Perché tanti tra i miei lettori criticano apertamente il Papa?

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di Costanza Miriano

Siccome nel mondo ci sono cose molto strane (c’è anche gente che non ama pane e salame, per dire), esiste, fra le stranezze degne di nota, fra le prove della mirabile varietà della specie umana, un mio fan club su facebook. Io, potete anche non crederci, non lo vado a guardare mai perché vorrei sotterrarmi dalla vergogna, e quando il mio telefono (animato di vita propria, questo ormai lo so) mi propone qualche post sulla schermata, divento rossa anche se sono sola. Qualche giorno fa però mi è apparso un post che mi chiamava direttamente in causa, così ho dovuto soffermarmi, e davvero ringrazio Maurizio perché mi permette di fare chiarezza su alcuni punti. Ecco la lettera:

Cara Costanza,

Ti scrivo dalla posizione di fondatore e amministratore pro tempore del Tuo fan club di Facebook.

Ho bisogno del Tuo aiuto.

L’intuizione di fondare un fan club in Tuo onore mi è venuta non appena ho letto l’ultima pagina di “Sposati e sii sottomessa”: è stato potente il desiderio di aprire uno spazio in cui potesse trovare dimora ogni testimonianza che parlasse dell’amore a Cristo, incontrabile carnalmente nella Chiesa viva, oggi come duemila anni fa.

Le tue parole sono state anzitutto questa luce che sapeva valorizzare tutto, ma proprio tutto – dall’accessorio (e quant’altro) in rigoroso stile ghepardato, fino alla più cristallina postura spirituale – dentro una contemporaneità altrimenti aspirata da un risentimento per l’essere, da una ribellione nichilista per la carnalità dell’esistenza, vissuta come un intralcio e un impedimento alla realizzazione personale.

In questo sei portatrice di qualcosa come un carisma speciale, il dono di una capacità di abitare l’umano senza censurare nulla.

Ora però è sempre più sconcertante fare i conti con la messe sempre crescente di follower che ambiscono a postare aspri attacchi al nostro Papa Francesco. Molti hanno inteso questo spazio anziché come un’opportunità per condividere e documentare i segni che quotidianamente ci mettono davanti agli occhi l’amore di Cristo per ciascun uomo, il ricettacolo di un livore verso il Pontefice che tradisce l’affermazione non già di una tensione all’unità del Popolo di Dio ma di un dogmatismo arido e dissipativo.

Mi intristisce rilevare, anche se non mi scandalizza, che la forza della Tua testimonianza sia in tal modo piegata a dare voce a una specie di retroguardia che si identifica in un conservatorismo che mescola antipapismo e becero tradizionalismo.

La mia educazione mi fa intendere il senso della storia come il luogo in cui la Chiesa prende una crescente coscienza della sua natura, della sua essenza, della sua ontologia. Chi si pone in maniera così esplicitamente ostile rispetto alla Chiesa attuale sembra ignorare che lo Spirito Santo non è un intermittente fumetto che aleggia nell’aere con una mera funzione estetica, ma ciò che informa la storia e la orienta verso il suo Destino buono.

Ma non è solo questo.

Pervengono ogni giorno numerosi post di denuncia di ciò che tutti abbiamo di fronte: ideologia gender, eutanasia, aborto, ecc.

Quasi mai dò spazio a queste posizioni, non certo perché io sia cieco o consideri queste cose secondarie o trascurabili. Ma ho chiaro che alimentare il circuito della denuncia in un ambito dove la pensiamo tutti allo stesso modo sulla sacralità della vita (e non mi dilungo altrimenti), sia qualcosa che non ci possiamo permettere. 

Se c’è la durezza dei tempi e se le leggi rappresentano questa inimicizia al cuore del cristianesimo, io ritengo che l’unica strada sia farlo rivivere, testimoniarlo, renderlo intercettabile come compimento dell’umano, qualcosa di massimamente desiderabile e bello. Ogni lotta va condotta con determinazione ma non perdiamo tempo a incalzare  con le denunce un nemico che potrà essere “sconfitto” solo se gli sarà possibile imbattersi nella convenienza umana della fede. Ossia in donne e uomini i cui volti siano attrattivi perché attratti e vinti dalla passione per Gesù. Questa non è una ritirata spiritualistica o blandamente testimoniale: ma la forma concreta del mandato missionario che istituisce la Chiesa in quanto tale.

Aiutami Costanza a servire al meglio questa causa, anche da questa postazione social. Vorrei che fosse inequivoco e semplice il mio messaggio: costruiamo insieme la Chiesa, ovunque ci troviamo, mantenendo fisso lo sguardo su Colui che non si attardò a denunciare l’ingiustizia o l’eresia del tempo, ma tutto di sè consegnò per fare il cristianesimo.

Maurizio Pangrazzi

Caro Maurizio, intanto grazie per le parole generose che hai per me, mi fai arrossire ogni volta, ma soprattutto grazie per i tanti spunti interessanti di riflessione. Sarò un po’, anzi molto lunga, ma mi offri una preziosa occasione di chiarimento, di cui ti ringrazio.

E’ vero, anche a me dispiace che tra le persone che mi apprezzano ce ne siano alcune (una piccola parte, a dire il vero) che, per dirla in soldoni, sono “contro il Papa”. Chi ama la sposa di Cristo, la Chiesa, non dovrebbe mai permettersi certe parole contro di lei. Come dici tu, lo Spirito Santo sa quello che fa, e non è compito nostro giudicarlo, ma stare meglio che possiamo nel tempo e nel posto di combattimento che ci è stato dato. Per noi l’amore per la Chiesa e per il suo capo visibile è parte integrante dell’amore a Cristo, e sappiamo che non possiamo salvarci se non attraverso questa Chiesa. Non si può essere “contro” il Papa perché la Chiesa è l’unico tramite che abbiamo per andare a Dio, attraverso i sacramenti, e le mani di ogni sacerdote per noi sono sacre, per quanto peccatore possa essere, non parliamo di quelle del Papa.

Soprattutto in questa settimana santa, poi, quando stiamo davanti alla strada misteriosa che Gesù ci fa vedere, stiamo davanti alla morte, davanti alla possibilità di vincerla col nostro stesso corpo, una cosa da far tremare le vene e i polsi, perdersi dietro le beghe ecclesiali è proprio un peccato, sia nel senso comune, cioè una cretinata, che nel senso della fede, cioè uno sbagliare obiettivo. È così grande la cosa che abbiamo per le mani, che dovrebbe far scomparire tutte le polemiche: noi possiamo diventare veri figli di Dio, cioè compiere il Battesimo! Nonostante le macchie della Chiesa, gli errori, gli sbandamenti, qui c’è la possibilità della vita eterna!

Detto questo, non sono io responsabile dei commentatori, nè posso, come credo anche tu, stare sempre incollata a leggere tutto, pronta a rimuovere i commenti inopportuni. A volte poi sotto certi post sono talmente tanti che non riesco nemmeno a leggerli tutti. Questo dunque è il primo punto: potrei chiudere qui, ma non mi basta. Nel senso che questo fatto mi interpella, e voglio aiutare le persone che si fidano di me a stare nella posizione più “da battezzati”.

Penso di non aiutarle negando un disorientamento che tanti in questo pontificato stanno vivendo, ma piuttosto cercando di capire qualcosa di questo disagio. Credo anche io, come dici tu, che lo Spirito Santo sicuramente sa quello che fa.

A me per esempio questo pontificato sta insegnando una nuova attenzione ai poveri: non che gli altri Papi della mia vita non ce l’avessero, ma certo Francesco ne ha fatta la sua priorità, e ciò è sicuramente prezioso, perché su questo saremo giudicati. Sto cercando di fare scelte concrete in questo senso, sempre troppo poco, ma almeno più di prima.

Però non possiamo negare anche qualche problema: lo dico sinceramente, alcune sue valutazioni squisitamente politiche (come giudizi espliciti su alcuni governi o leggi) o pastorali (vedi la questione comunione ai divorziati risposati) mi trovano davvero distante anni luce da lui, ma credo che in quei casi sentirsi lontani non sia un peccato, a patto di “custodire nel cuore” le perplessità su certi pronunciamenti, almeno noi che non siamo sacerdoti (non siamo noi a dover decidere chi può fare la comunione o chi no, per fortuna).

Il più grande punto di domanda per me rimane finora Amoris Laetitia, comunque. Su questo la mia posizione è: cercare – con l’aiuto degli altri – di stare meglio che posso nel posto che la mia storia, o meglio la Provvidenza, mi ha assegnato, e cercare di aiutare i fratelli come posso, senza farmi domande a cui non devo e non sono in grado di rispondere, continuando a testimoniare coi miei libri quello che vedo, e cioè che la vita secondo il Battesimo è molto meglio di tutto il resto.

Quando ho cominciato a scrivere mi è venuta la voglia di farlo perché vedevo tante coetanee, soprattutto colleghe giornaliste ingannate dalla mentalità del mondo, e mi pareva di avere alle spalle un esercito compatto: da una parte “noi”, peccatori come gli altri ma dentro la Chiesa, dall’altra “loro”, i lontani da conquistare con la ragionevolezza dell’annuncio sul matrimonio indissolubile, sulla sessualità aperta alla vita e tutto il resto. Adesso mi sembra di non averlo più questo esercito alle spalle, ma attenzione: non dobbiamo cadere nel tranello dei mass media, che di tutto quello che dice il Papa – a volte parole davvero dense, tipo la Patris Corde, o tante catechesi del mercoledì – rilancia e amplifica solo quello che sembra andare secondo il mondo, tacendo di tutto il resto.

Quanto ai punti di perplessità, e ce ne sono, penso che la questione centrale della Chiesa in questo tempo sia: come arrivare a quelli che non hanno conosciuto l’amore di Cristo, che sono sempre di più, e sempre più lontani? Le vie sono sostanzialmente due: parlare di Gesù, nella speranza di essere così convincenti e attraenti da far venire a qualcuno il desiderio di incontrarlo, oppure incontrare prima le persone sulle cose che abbiamo in comune, nella speranza che poi dall’amicizia possa nascere l’evangelizzazione. Il Papa, che continuamente ci invita a non fare proselitismo, ha scelto decisamente la seconda via. La storia dirà se avrà funzionato, cioè se dopo avere abbassato le difese contro la Chiesa, qualcuno avrà incontrato e riconosciuto l’amore di Cristo, che è l’unica cosa che conta: a che serve infatti un mondo non inquinato se hai il cuore inquinato? E chi te lo può redimere, salvare, guarire, se non Cristo?

Se devo essere sincera, dal mio minuscolo punto di osservazione non so se stia funzionando: cioè molte persone lontane dalla Chiesa trovano “simpatico” il Papa, ma non ne conosco molte che per questo si siano avvicinate ai sacramenti o alla preghiera. Qualche confessore mi dice però che ce ne sono, e magari lui ha più elementi di me per dirlo. Solo Dio sa.

Quindi non biasimo né tratto con sufficienza né distanza tutti coloro che hanno delle perplessità. Per me a fare la differenza è il cuore con cui si esprimono, queste difficoltà: c’è una grande distanza tra chi “sbraca” pieno di livore, e chi ti fa capire, magari con uno sguardo o un sospiro, che la confusione che si è creata su alcune questioni lo fa soffrire. Io so, come dicevo prima, che fra questi ci sono anche tanti sacerdoti e vescovi che per amore alla Chiesa tacciono, avendo dato alla Chiesa tutta la loro vita. A loro, quando qualcuno si confida con me, dico che quello che conta è che quello che abbiamo ricevuto come depositum fidei sta lì saldamente, e non è cambiato. Su tutto il resto, sarà Dio a giudicare, non certo io che non sono nessuno: sono solo una che ha scritto un allegro e scazzafrullone sunto dell’insegnamento della Chiesa sul matrimonio, sull’uomo e sulla donna. Ho cominciato scrivendone da ultima ruota del carro, da anonima cristiana, senza appartenenze né conoscenze. Pensa che prima del primo libro sapevo a mala pena che esistesse una cosa chiamata CL (il mio primo contatto con i ciellini è stato una volta che vedendo Epifanio, il personaggio di Antonio Albanese, un amico mi disse “questo sembra un ciellino”), il Cammino neocatecumenale dalle mie parti non pervenuto, mentre dell’Opus Dei pensavo fosse una sorta di setta (che stupore conoscerne poi la bellezza!). Ero cresciuta in parrocchia e non conoscevo niente e nessuno del resto della Chiesa. Solo, avevo sperimentato che le cose che avevo ascoltato ai corsi vocazionali di Assisi, da Suor Elvira a Saluzzo, o a Medjugorje, corrispondevano alla verità della mia vita. Le avevo verificate. Erano solide, razionali, funzionavano, e avevo voglia di dirle al mondo, che invece mi aveva infarcita di bugie.

Mi sono poi trovata tirata dentro una serie di dinamiche ecclesiali di cui ignoravo totalmente l’esistenza (per non parlare delle volte che lettori o recensori mi attribuivano citazioni o allusioni a letture che non avevo e non ho fatto). Allo stesso modo, così inconsapevolmente, ho detto sì quando alcuni amici mi hanno chiesto di dare una mano per il Family day: si stava discutendo in Parlamento una legge profondamente sbagliata, contraria alla verità dell’uomo e della donna; degli amici che stimavo e stimo mi hanno chiesto di essere della partita, non ho trovato ragioni per dire no.

Il fatto che la posizione politica della Cei e forse anche del Papa fosse contraria mi ha molto addolorato, ma continuo a pensare che fosse giusto provare a dare una mano, portare quel popolo in piazza, e lo rifarei tutta la vita. Questo forse è il solo punto della tua lettera che mi trova meno concorde con te, se è questo che intendi quando scrivi “Ogni lotta va condotta con determinazione ma non perdiamo tempo a incalzare  con le denunce un nemico che potrà essere “sconfitto” solo se gli sarà possibile imbattersi nella convenienza umana della fede”. In generale sì, è giusto. Testimoniare con la vita è la prima cosa. Dobbiamo vivere la nostra fede, e quando hai incontrato o almeno intravisto Gesù ti importa solo di lui, e capisci che tu hai un segreto, una cosa dolcissima nella stanza più interna del tuo cuore, che molti si sognano, e vorresti solo che anche loro annusassero questa felicità piena. E’ evidente che certe posizioni dei “lontani” vengono solo dalla mancanza che abita il loro cuore. E’ inutile star sempre a discutere per ribadire le nostre posizioni, così a vuoto, magari per il gusto della polemica sui social quando l’unica cosa che permetterebbe loro di capire sarebbe fare quell’incontro.

Ma, ed è un ma grosso come una casa, quando c’è una speranza di un risultato concreto, pur parziale (che c’è stato: il Family day ha scongiurato la presenza della stepchild adoption nella legge), è diverso: bisogna fare il possibile, whatever it takes, per usare un’espressione di moda. A qualunque costo. Si stava discutendo una legge, e il piano non era quello della testimonianza, ma della presenza pubblica: i politici dovevano sapere che c’era un popolo contrario a quella legge (che infatti ha severamente punito alle urne il governo che l’ha fatta affermare mettendo la fiducia). Non era il momento della testimonianza col vicino di casa, era un altro piano, e bisognava metterci la faccia.

Io per esempio mi sono guadagnata l’inimicizia di diversi vescovi, uno di loro, molto importante, mi ha letteralmente chiuso il telefono in faccia il giorno prima del Family Day (io mi illudevo che bastasse parlarci per fargli capire e avere la sua benedizione) e mi sono state sospese alcune collaborazioni giornalistiche. La vulgata è che si è scoperto che io “sono di destra”, ma io sono rimasta la stessa, non mi sono mai interessata di politica (mi sono dimessa dal comitato quando si stava pensando a come proseguire la battaglia sul piano politico) e non credo di essermi spostata a destra, perché non ero da nessuna parte, è che difendere i ricchi che si comprano i bambini è diventato “di sinistra”, ed essere contro le unioni civili è diventato fuori moda anche in larga parte della Chiesa.

E’ per questo che concordo con te quando scrivi che tutto dobbiamo consegnare di noi, e basta.

In questo spirito il nuovo capitolo della mia storia “pubblica” è la nascita del monastero wi-fi, che non è un movimento ma qualche occasione di incontro, nutrimento e preghiera per aiutare nel cammino chi sta totalmente dentro la Chiesa, per voler bene alla Chiesa, con la benedizione del Cardinale vicario di Roma, nella basilica omnium ecclesiarum urbis et orbis mater et caput, con il desiderio di far parlare molte voci diverse della Chiesa, ma tutti consacrati, quindi formati adeguatamente nella Chiesa: il ciellino, il neo cat, il carmelitano, il francescano, il domenicano, il filippino, il diocesano, l’agostiniana di clausura eccetera. La Chiesa è davvero ricchissima, è una sposa a cui lo sposo regala un sacco di gioielli, queste anime speciali.

Aggiungo che i soldi raccolti nelle occasioni di incontro sono andati all’Elemosiniere del Papa e al Cardinale (quindi ai poveri), per significare in modo concreto che noi vogliamo stare dentro la Chiesa in allegria e obbedienza, e che lavoriamo per la nostra conversione, partendo dalla preghiera e dall’ascolto della Parola per fare subito gesti di carità concreta (i “confratelli” in questo anno di pandemia si sono rimboccati le maniche e hanno aiutato gli altri con una generosità sconvolgentre, e anche questo mi conferma che il Monastero wifi, questa strana, buffa idea, è stato benedetto da Dio). Noi possiamo aiutare la Chiesa solo facendo bene quello che ci è chiesto nel nostro ruolo, e non si può far bene niente se non si parte dalla preghiera.

72 pensieri su “Perché tanti tra i miei lettori criticano apertamente il Papa?

  1. Guglielmo

    Grazie Costanza, non so come si possa criticare il Papa, chiunque sia. In una chiesa che ha avuto una storia difficile ma che sta in piedi, non perché è fatta da noi poveretti…..
    Il tempo penso che vada usato per curare quel pezzetto di giardino che ci è stato affidato e dare gioia ha chi ci sta vicino.
    Grazie per quello che fai.
    Ciao!

  2. Cara COSTANZA, quello che scrivi è per me sempre come un lungo sorso di acqua pura e fresca. Però sulle grandi difficoltà che questo Papa sta creando ai cristiani non penso che sia giusto tacere; e non credo neanche che sia giusto lasciare passivamente, rinunciando al proprio senso critico, che il Pastore porti fuori strada il suo gregge. Credo che la Divina Commedia sia una sorta di quinto Vangelo – comunque un testo fortemente ispirato dall’alto – e che Dante sia stato un cristiano appassionato e fervente: ciò non gli ha impedito di scrivere parole di fuoco contro Bonifacio VIII e molti altri pontefici. Saremmo obbedienti e reverenti se un nuovo Bonifacio VIII salisse al soglio di Pietro? E’ vero che noi non siamo nessuno per dire quello che la Chiesa deve fare: ma Ecclesia (“assemblea”) siamo tutti noi fedeli, e la parola del Papa è indiscutibile quando parla di fede e di teologia: ma hai notato quanto poco nel suo pontificato Francesco abbia parlato di teologia e quanto invece del “mondo” – specificamente di politica e di sociologia? Su queste materie mi sento del tutto abilitato a contraddirlo e a prendere le distanze da quel che sostiene. E anche a rimarcare i suoi insopportabili silenzi, che contraddicono l’ “essere profeta” che dovrebbe toccare a ogni cristiano, particolarmente – com’è ovvio – al Pastore della Chiesa cattolica.
    Con grande affetto e riconoscenza.

  3. Rino

    Grazie Costanza, come sempre, in una sintesi eccessiva ma non poi così sbagliata, a Lepanto a Vienna ed ora in quasi tutti i parlamenti ci è stato ed è ora richiesto di lottare ed anche duramente, punto. Solo misericordia? Solo giustizia? Le tue parole hanno chiaramente definito i due ambiti, sempre consapevoli delle nostre povertà.

    1. Carlo Massone

      Sono un nonno avanti con gli anni che la segue e ha stima di lei. Anche questa volta non mi ha sorpreso il suo commento che, mi sembra, esprima il suo disagio nell’affrontare il problema. Anche il mio disagio si aggiunge a un dolore acuto nei riguardi delle esternazioni dell’uomo vestito di bianco che guida una chiesa che non riconosco più. Una sola questione su tutto: il minimalismo mariano. Lei è solo madre e discepola, non è Regina, non appare da nessuna parte, e poi le litanie lauretane, solo devozioni di fedeli un po’ superstiziosi, e poi guai a pensare che sia Corredentrice…. E poi dire una cosa e far passare nei fatti l’idea esattamente contraria. E il silenzio incomprensibile di quasi tutti i consacrati che lei giustifica con il non voler giudicare il papa.
      Che il Cuore Immacolato di Maria trionfi presto.

    2. Marina umbra

      Perché tanti lettori di Costanza criticano il Papa? Perché sono cattolici. A te caro Maurizio fan stolto (in senso biblico della Miriano) consiglio di rileggerti il Catechismo e non i post di Enzo Bianchi. La tua posizione è molto comoda. È facile “testimoniare” non andando contro il mondo. GESU’ E MORTO PER LA VERITÀ. A quelli come te li invitano ai dibattiti perché la tua posizione fa comodo ai poteri forti. Io li chiamo i catto gonzi. Gli utili idioti. Scusa l asprezza ma forte ti pui ancora salvare.

    3. Maria Grazia

      Cara Costanza sottoscrivo ogni tua parola ma concordo anche con septmiuso 7…non si può parlare di salvare l’ecosistema se non attraverso la parola di Dio che ha creato questa meraviglia per noi….se non siamo il creatore non si ama la terra…l’universo

  4. Domenico Carlucci

    Brava Costanza.
    Certamente è necessario passare attraverso la Chiesa…. È pur vero che ci troviamo in un periodo molto particolare. La Chiesa è un arcipelago, di fatto, molto variegato…. purtroppo. Bisogna pregare.
    Voglio aggiungere delle mie considerazioni data l’importanza della questione. Non tanto per te…non ne hai bisogno…ma per altri che leggono.
    La confusione è tanta, tanti i fraintendimenti, tanta l’ambiguità. A tutti i livelli purtroppo.
    Non sta bene criticare il Papa, sicuramente. Ma è indubbio che ci troviamo di fronte a un Papa, o meglio Vescovo di Roma, particolare, in quanto a gesti, figure e vocabolario utilizzato …..e inculcato a forza nella Chiesa.
    È da notare che tra i suoi detrattori ci sono tante, davvero tante, persone di chiara fede, autentica dottrina, fedeltà al Magistero di sempre. Mai sentito dire a costoro, prima d’ora, anche mezza parola per eccepire ad un qualsiasi Pontefice. E guarda caso Egli piace proprio ai nemici della Chiesa, che la vorrebbero ridotta ad un’associazione filantropica. Come mai? Anche qui un caso più unico che raro.
    Oggi, termini evangelici una volta chiari e di senso univoco, spirituale, oggi assumono un significato sempre più psicologico, economico, sociale, politico…… Fede, Speranza, Carità, sono ancora virtù teologali? E termini come fratelli, amici, amore, conversione, pace,….sono ancora riferibili ad una comunità cristiana unità nello Spirito o non hanno forse assunto anch’ esse un senso sociopolitico? Tanto siamo “fratelli tutti”!
    Per non parlare della povertà, martellamento continuo…..,che tu giustamente citi. Chi sono i poveri che vuole Gesù,…quelli che non hanno soldi? Costoro sarebbero i beati?
    Giuseppe di Arimatea, “uomo ricco”,…”membro autorevole del Sinedrio”, non si è fatto forse “povero” dando la faccia in quella bolgia di gente delirante….? Se non fosse stato per lui Gesù stava ancora appeso… E quanti altri come lui la Chiesa deve ringraziare nella sua storia…!
    “I poveri sempre li avete con voi, ma non sempre avete me” …. dice Gesù. E Giuda che si scandalizzava per lo spreco di quel prezioso unguento, i cui soldi preferiva darli ai poveri, “disse questo non perché gli importasse dei poveri ma perché era ladro” (lo dice solo Giovanni questo, che conosceva bene sia Gesù che Giuda). È solo un esempio.
    Anche dopo otto anni, è sempre colpa di chi ascolta, ché non capisce bene? Mah, speriamo sia così!
    Intanto preghiamo per la Chiesa.

  5. daniele

    “E’ dai frutti che si giudica la bontà dell’albero”
    “Verranno a voi falsi pastori travestiti da pecore”.
    Mi dispiace ma non condivido le riflessioni che avete postato.

  6. Marco 29

    Criticare è sempre legittimo; perfino criticare il Papa per alcune sue prese di posizione (reali o presunte). L’importante è che prevalgano sempre il rispetto del ruolo, il dubbio e la prudenza.

  7. Stefania

    Chi sono io per giudicare?? Con questo si può giustificare tutto… anche la pachamama( solo per citarne una)???
    Mi dispiace ma non credo che sia una critica gratuita…siamo all’idolatria conclamata!
    Ma la Chiesa è e resterà sempre santa perché Dio è Santo!
    Rinascerà da un piccolo resto…

  8. Giustissime riflessioni… porteranno frutto?

    Comprensibile che non si possa stare dietro a tutti i commenti, ma c’è chi abitualmente “va giù pesante”, al limite dell’accettabile di chiunque parlasse.
    E sono “habitué”, quindi con costoro, varrebbe ben la pena che il “padrone di casa” applicasse almeno la “moral persuasion” (leggasi correzione fraterna) in nome di quanto su lungamente esposto. Non è che non ho mai letto in questi anni interventi anche drastici quando si è voluto farlo.
    Giusto perché chi si è attentato a farlo invece da commentatore a commentatore, ha solo inevitabilmente versato “benzina sul fuoco”.

    Poi si può anche andare avanti così, per carità, ma lasciar correre – non di rado – una bella serie di commenti “al veleno” (con relativi spalleggiamenti rimpalli reciproci, ironico gongolanti o falsamente addolorati), non fa altro che dar da intendere che “chi tace acconsente”.

    Ciò detto mi ritiro nella mia vicina lontananza e visto che tanto prossimi siamo alla Santa Pasqua, un sincero augurio a tutti e particolarissimo a Costanza e la Sua Famiglia, di esperienza di Resurrezione a Creature Nuove.

    1. Cristina Fascetti Fiorini

      Cara Costanza, apprezzo e condivido questo tuo intervento su un tema non facile. Aggiungo solo che da figli ritengo si possano e si debbano amare con tutto il cuore e onorare i genitori pur vedendone e palesandone, se necessario, limiti ed errori. E ciò resta comunque reciproco. La Chiesa è madre, noi siamo figli. Detto ciò, credo che rimanga fondamentale lavorare su di sé in profondità, cercare la nostra santità prima di quella degli altri. La santità della Chiesa non potrà che esserne la conseguenza.
      Ti auguro che sia davvero una santa Pasqua di gioia e restiamo pregate, che è sempre la parte migliore.

  9. Valeria Maria Monica

    Cara Costanza, la domanda è molto interessante: ” Perché tanti tra i tuoi lettori criticano apertamente il papa?”
    Una risposta potrebbe essere quella di Bariom: perché sei troppo misericordiosa e dai ospitalità a ogni sorta di brutti soggetti.
    Ma ci potrebbero essere anche altre risposte… E in fondo la domanda è più interessante delle risposte degli altri.
    Perché è una domanda a cui ciascuno deve rispondere per sé.

  10. Lia

    Grazie Costanza secondo me questo chiarimento ci voleva. Credo che lo Spirito soffia dove vuole e a noi compete di fare la parte che ci viene chiesta, anche se a volte è dura. Lo Spirito Santo che sa più di noi quello che fa ci darà la forza.

  11. AnnaMaria

    Mi viene in mente quando è stato eletto il nuovo Papa, io “filo Francescana” fui molto felice per la scelta del nome di Francesco, già questa scelta faceva intravvedere quale sarebbe la linea del nuovo Papa, e l’ha seguita questa linea, una Chiesa più povera, vicino alle miserie dell’uomo, che non giudica, ma accoglie. Il mio ricordo, però , che affiora ogni volta che leggo e sento critiche al pontefice è la risposta del mio amico africano, neobattezzato, quando gli chiesi: “ti piace il nuovo Papa” e lui mi disse “non mi deve piacere, il Papa è il Papa!” , al di là di quello che si può dire sulla sua idea e percezione di cristianità, la sua risposta per me fu uno smacco, mi ha insegnato molto e continua a farlo. Mi ha rimesso al mio posto, dove ci resto molto volentieri.
    Grazie
    ciao e Buona Pasqua di Resurrezione

  12. Francesco Paolo Vatti

    Gentile Dottoressa Miriano,
    Mi ritrovo pienamente fra i disorientati da questo pontificato, sin da quando parlò di sé come del Vescovo di Roma e non del Papa, per carità, ineccepibile formalmente, ma poco chiaro. E l’aspetto più problematico, per me, di questo pontificato è l’assoluta mancanza di chiarezza, le frasi falsamente semplici che, per essere comprese a fondo, richiedono una preparazione che io, pur non reputandomi sotto la media in questa preparazione, so di non avere. Penso, dunque, a chi non ha frequentato le catechesi da ragazzo, magari ha fatto un periodo in cui ha seguito poco anche le messe e via di seguito e mi domando cosa possa capire. Ricordo lo sconcerto che provai dal medico una volta, che un signore stava dicendo che il Papa avrebbe detto che si dovevano avere al massimo due figli…
    E’ anche vero che il mondo, con questo Papa,, ha scelto una strategia differente: ha colto perfettamente queste difficoltà e gioca sul Papa lasciato solo dal suo popolo, forzando le sue parole e usando solo quelle che gli fanno gioco, contribuendo a far crescere ulteriormente la confusione, ciò che poco aiuta.
    Grazie a un amico protestante col quale parlavo, mi sono reso conto, a un certo punto, delle mie contraddizioni: mi dicevo cattolico e criticavo apertamente il Papa. Così, mi sono studiato a fondo. La fedeltà al Papa è parte della mia fede e non posso dar retta a quel collega che mi ha pronosticato l’inferno per seguire il Papa. E, benché non sia il mio Papa preferito, non posso negare che sia il mio Papa. Ciò detto, erano miei Papi anche Alessandro Vi, Bonifacio VIII e altri che non furono proprio esemplari. E non penso che si faccia un buon servizio a nessuno tacendo i loro difetti. Peraltro, mi nausea anche come certi suoi seguaci lo difendano anche in ambiti dove una sana critica ci può stare senza che manchi il rispetto filiale: leggendo certe firme del giornalismo cattolico, si pensa di dover anche tifare per il San Lorenzo! Non è facile stare in equilibrio fra aspetti che mi creano problemi e la fedeltà comunque, ma penso sia la strada giusta. E ho cominciato a pregare per lui, penso sia anche questo qualcosa da fare.
    Spero di non essere stato troppo confuso anche io!
    Grazie mille!

  13. Cara Costanza, anche io sono un fedele di Cristo , che si tiene aggrappato alla Sua parola perchè vede nella Chiesa non più un SI, SI, NO, NO, ma : oggi SI ,domani , MAH, FORSE . Quindi una parola che viene cambiata a seconda magari degli interlocutori. Ma il Vangelo , lo so, è più forte di tutte queste dinamiche, e la PAsqua di Resurrezione lo dimostra, anno dopo anno.
    Ti chiedo, pero , da buon milanese, cosa vuol dire “scazzafrullone”. Magari esiste una parola in dialetto milanese adatta alla traduzione diretta. Grazie per i tuoi spunti di riflessione e BUONA PASQUA

  14. Cara Costanza,
    Non si può fare della lotta al Papa la propria missione. Apprezziamo quanto di buono dice, taciamo quando è il caso (cioè 9 volte su 10) ed esprimiamo, più che critiche, umili domande filiali quando non capiamo (ed una risposta, se la domanda è significativa, dovrebbe essere data).
    Noi non conosciamo le vie dello Spirito, dunque, umilmente, preghiamo per il Papa, per la Chiesa e per noi stessi. Facciamo la nostra bella testimonianza, al resto pensa il Signore con l’intercessione di Maria.
    Buona Pasqua

  15. Cara Costanza, mi ha colpito una tua frase: “Il più grande punto di domanda per me rimane finora l’Amoris Laetitia”. Lo era anche per me. Poi, inopinatamente, una casa editrice mi ha dato da tradurre dall’inglese un libro di Stephen Walford, che ora trovi su Amazon.it: “Papa Francesco, la famiglia e il divorzio”, con prefazione dello stesso Papa Francesco, Edizioni Amen, Palermo. Il libro è un’appassionata difesa dell’Amoris Laetitia fatta da un non addetto ai lavori, nel senso che Walford non è né prete né teologo, ma fa il pianista, ed è sposato (con una sola donna!) e padre di cinque figli. Nonostante la mia ignoranza teologica, traducendo il suo libro qualcosa nella zucca mi deve essere entrato, perché adesso ho cambiato completamente opinione su questa esortazione apostolica, e mi sento di raccomandare il libro di Walford a tutti. Anzi, se mi dai il tuo indirizzo, te ne spedisco una copia omaggio, così mi consentirai di fare espiazione per aver parlato male del Papa anni fa, da quell’asino presuntuoso che sono. L’offerta è estesa, fino a esaurimento scorte, anche a eventuali altri membri del blog che fossero interessati. Grazie.

    1. admin @CostanzaMBlog

      Chiedo ad admin la tua mail così ti mando l’indirizzo, grazie!
      Preciso che l’unico punto di domanda per me è la famigerata nota sui divorziati risposati, che ho trovato inopportuna perché nel foro della coscienza, in quei rarissimi casi di una persona che sincerissimamente cerca Dio, e che era già sposata con un matrimonio non nullo, e che si strugge profondamente dal dolore per non potersi comunicare al corpo di Cristo (non conosco nessuno, ma veramente nessuno, in questa condizione, e sì che incontro migliaia di persone), era già possibile discernere caso per caso con il confessore. non c’era nessun bisogno di scrivere quello che il mondo ha recepito come un “libera tutti”.

      1. Anche io sarei interessato al libro. Come Costanza, sono ancora perplesso per quel capitolo 8 e le sue note a pie’ di pagina, per le risposte non date a cardinali di Santa Romana Chiesa e per la sostanziale assenza di riflessioni ed indicazioni degne di nota nel resto dell’esortazione che giustificassero due sinodi ed un documento così lungo.
        Dunque, il libro mi incuriosisce.

        1. Massimo Ciani

          Certo Filotea62, ti spedirò il libro gratis con molto piacere, ma mi devi dare il tuo indirizzo completo. Nemmeno Costanza me lo ha ancora dato. Scrivimi a MaxCiani51@gmail.com (l’indirizzo funziona anche con le minuscole: maxciani51@gmail.com). Affettuosi auguri di una Santa Pasqua a tutte e due.

  16. Raffaella

    Non si può certo negare che la confusione regni sovrana.
    È un pontefice che NON conferma i fratelli nella fede.

  17. Pietro

    Infatti è uno “scomodo andazzo” dare il liberi tutti, ai divorziati e risposati e dire che va tutto bene lo stesso, è “uno scomodo andazzo” dire alle persone che hanno attrazione per persone dello stesso sesso “chi sono io per giudicare”. Eh già, scomodissimo prendersi gli appalusi del mondo.

    1. Massimo Ciani

      Pietro, nella fretta ho sbagliato parola: ho scritto andazzo, ma la parola giusta sarebbe stata tran tran, routine abitudinaria. Certo questo è il papa dell’anticonformismo, della rottura degli schemi prestabiliti. Ma è anticonformista anche il Dio di cui questo papa è vicario. Un Dio che provava una gioia particolare nel guarire i malati di sabato, violando gli ottusi divieti dei farisei. Un Dio il cui Padre ha prescritto la lapidazione per gli adulteri (Deuteronomio 17: 5), e che dice “Chi trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli” (Matteo 5: 17-19), ma poi si dimentica di quello che ha detto e quando i farisei gli presentano un’adultera colta in flagrante, si astiene dal condannarla alla lapidazione (Giovanni 8: 4-5). Un Dio che sconvolge le nostre convinzioni teologiche sul Purgatorio dicendo al ladro buono, che peraltro non nasconde le sue colpe, “Oggi tu sarai con me nel paradiso” (Luca, 23:43). Un Dio che ha detto a suor Faustina Kowalska: “Dì ai peccatori che quanto più gravi e orribili sono i loro peccati, tanto più loro hanno diritto alla mia misericordia”. Detto questo, non sto dicendo che mi piacciano proprio tutte le cose fatte o dette da Papa Francesco: però cerco di tenermi per me le mie perplessità, senza offenderlo.

  18. mentelibera065

    Mi sono avvicinato tardi alla Chiesa. Ho impiegato anni a capire e fare mio il rispetto e l’obbedienza per le parole dei Papi, prima Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI. Tutti intorno a me gli amici e fratelli di cammino di fede mi ammonivano che il Papa è il Papa, non il segretario di un partito. E che le sue parole vanno sempre prese in considerazione, secondo quanto previsto peraltro dal canone 752 del codice di diritto canonico :
    “Non proprio un assenso di fede, ma un religioso ossequio dell’intelletto e della volontà deve essere prestato alla dottrina, che sia il Sommo Pontefice sia il Collegio dei Vescovi enunciano circa la fede e i costumi, esercitando il magistero autentico, anche se non intendono proclamarla con atto definitivo; i fedeli perciò procurino di evitare quello che con essa non concorda”
    E’ stato faticoso accettarlo, per chi come me veniva da lontano. Ma alla fine il Signore mi ha aiutato, facendomi vedere nell’obbedienza la virtù che poteva avvicinarmi a lui.
    Poi è arrivato Papa Francesco, ed ho scoperto che una parte degli stessi che fino al giorno prima mi esortavano all’obbedienza per nella difficoltà di comprensione, non soltanto cominciavano a fare mille distinguo di tipo relativista, ma sempre più perdevano contatto persino col rispetto della persona del Papa, arrivando ad usare termini offensivi (Bergoglioni, etc ), che tutto erano meno che cattolici.
    Ho scoperto quindi che su molti temi l’adesione alla Chiesa era subordinata alla propria adesione ideologica. Fino a quando le cose collimavano andava tutto bene. Quando invece non collimavano più a rimetterci non erano le proprie idee ma la fede nella Chiesa. Nulla di diverso da quello che fanno i non credenti. Sicchè il fedele ecologista di fronte a “Laudato Si” grida alla parola di Dio ed il fedele non ecologista grida all’eresia. Entrambi invece dovrebbero, di fronte a magistero autentico che non si è inteso proclamare con atto definitivo, procurare di evitare quello che con esso non concorda (senza troppo clamore).
    Inutile dire poi che Internet, i Blog , I Forum, etc etc hanno amplificato a dismisura queste deviazioni , laddove un tempo sarebbero state limitate a qualche scambio di parere sulle scale della Chiesa o nei salotti.
    Detto questo credo che ognuno possa dire quello che vuole, ma sarebbe opportuno che le offese e le considerazioni beffarde ed ammiccanti contro il Papa e coloro che si limitano a difendere il ruolo e la responsabilità del Papa stesso vadano semplicemente stroncate sul nascere, perchè un conto è una opinione ben espressa, argomentata e rispettosa, ed un conto è una chiamata alle armi contro il Vicario di Cristo, alla cui scelta e selezione ha compartecipato lo Spirito Santo.

    1. Massimo Ciani

      Complimenti, mentelibera065. Non sarebbe stato possibile esprimersi meglio e in modo più chiaro.

    2. Francesco Paolo Vatti

      MenteLibera65, lei esprime molto bene il motivo del mio disagio. Sono fra quelli che ha sempre considerato il Papa come una figura a cui dovere obbedienza e rispetto e ho sempre sentito lontani da me i cattolici che attaccavano prima Paolo VI, poi Giovanni Paolo II e infine Benedetto SVI (Giovanni Paolo I non ha fatto a tempo a essere realmente attaccato). Poi è arrivato Francesco I e per me è cominciata la fatica. Alcune cose non riesco a capirle, lo stile comunicativo è lontano da me e le persone che ha scelto come interlocutori (un esempio preclaro, Scalfari) sono persone che non stimo e che ritengo pericolose. Alcune nomine pure mi hanno lasciato perplesso. La tentazione forte è stata proprio quella cui accenna lei, di legarmi a una posizione ideologica e, in ultima analisi, di non essere più realmente cattolico. Da lì lo sforzo di mantenere un equilibrio fra una critica che, comunque, in casa mia (forse complice il fatto che diversi fra i miei parenti sono preti, frati o suore) c’è sempre stata e si è sempre esercitata e il rispetto e l’obbedienza, che fanno parte del cattolicesimo. Non sempre mi riesce, ma penso che sia la cosa giusta da fare.
      sono un po’ più perplesso su tanti che difendono il Papa, ai quali non vedo che reverenza particolare potrei avere, tenendo anche conto che diversi sono talmente acritici da andare oltre il suo pensiero. Un esempio fra tutti: i guai che ha passato il povero messori per aver espresso qualche dubbio sull’uomo Bergoglio, pur esprimendo ad alta voce il rispetto per Francesco I. Non credo di dover avere per tutti i difensori del Papa lo stesso tipo di rispetto e riverenza che credo di dover avere per lui.

      1. mentelibera065

        Francesco : se qualcuno, in modo rispettoso e garbato, esprime gli stessi concetti che esprime il Papa è umano e cristiano che non sia attaccato ed offeso, perchè innanzi tutto siamo tutte persone civili e secondariamente attaccando lui si attacca , in modo indiretto ma ugualmente reale (grazie alla proprietà transitiva) il Papa che ha espresso quei concetti.
        Per quando riguarda Messori ed ogni altro giornalista/scrittore/teologo/studioso che si guadagna la vita tramite la sua attività di studioso ma anche tramite la scrittura di blog/libri etc etc , che vende anche grazie al fatto che è cattolico e seguito da un pubblico cattolico, ancora più per lui vale il concetto espresso dal canone 752. Non si può pertanto sorprendere se per le sue critiche , magari ostinate, viene criticato. Ne si può sorprendere qualora, se incaricato di qualche ruolo pubblico dove esercita la sua funzione su delega della Chiesa, venga richiamato alla evidenza del fatto che l’autorità che esercita e con cui parla vengano proprio dalla Chiesa.
        E’ infatti abbastanza strano che un sottoposto (sia esso laico ordinato) possa esercitare impunemente il dissenso manifesto e la critica continua nei confronti del proprio “datore di lavoro” (non trovo espressione diversa, mi scusi) e continuare all’infinito a ricoprire quell’incarico. Nessuno toglie a nessuno la possibilità di parlare, ma ovviamente non si possono ricoprire cariche particolari se si è in dissenso con chi quelle cariche ti ha assegnato. Che sia il direttore di un centro studi finanziato dal Vaticano, o un Vescovo, o un prelato assegnato ad un ministero particolare. Bisogna capire Francesco che spesso gli studiosi (di ogni genere e grado) sono anche essi tendenti a vendere il proprio “prodotto”, e per farlo devono avere un pubblico che di frequente si possono coltivare proprio in virtù dell’autorità che gli viene dalla Chiesa ufficiale. Se sei in contrasto con la Chiesa ufficiale puoi comodamente proseguire la tua attività in maniera esclusivamente privata. Mi sembra lapalissiano.
        Io ho sempre molta attenzione per gli aspetti economici e psicologici che sottendono certe critiche esacerbate , perchè l’uomo è debole ed una volta che abbia scoperto che per i suoi “dubbi contro la Chiesa” c’è un pubblico pronto a pagare e comprare, ed un giornalismo pronto a pubblicare ed a fare notizia, ben difficilmente riuscirà a rinunciare a quella notorietà. Non parlo certo di Messori, che è persona seria, ne di questo blog, ma mi vengono in mente personaggi (esempio Mons. Carlo Maria Viganò, ma non è il solo) che hanno fatto del dissenso clamoroso la loro “cifra” , e dopo 30 anni di onesta carriera anonima, di cui non si ricorda alcuna pubblicazione particolare o alcun (seppur lieve) segno di dissenso, improvvisamente, arrivati ad età e posizioni dove non possono più essere danneggiati, si scoprono censori di questo papato , o magari anche a ritroso degli altri e del CVII, e conoscitori di ogni branca dello scibile umano, dai vaccini al rapimento di Emanuela Orlandi.
        Mi scusi. lei ed il moderatore, per la lunghezza .
        Buona Pasqua.

    3. Maria Cristina

      Un vero cattolico non sara’mai contro il papa.
      Detto questo puo’capitare che un papa sia contro i veri cattolici? Qualcuno ha fatto un libro con l’ elenco di tutti gli insulti che papa Francesco nella sua grande bonarieta’e misericordia ha riservato ai cattolici non di suo gusto.
      Ma mondo un cattolico non puo’criticare e tantomeno insultare il papa. Ma il papa puo’offendere i cattolici?

  19. vale

    per fortuna non uso facebook

    mi associo a bariom per gli auguri di una Santa Pasqua a tutti.
    costanza,admin,e frequentatori più o meno assidui del blog.

  20. Luca Del Pozzo

    Carissima Costanza,
    condivido in toto ciò che hai detto e come lo hai detto nella tua risposta a Maurizio Pangrazzi. Vorrei solo aggiungere qualche considerazione, proprio partendo dalla lettera dell’amministratore del tuo Facebook fan club. Lettera che, lo dico molto francamente, mi ha lasciato parecchio perplesso. Per due motivi. Primo, perchè la critica rivolta ad un “dogmatismo arido e dissipativo” e ad una “retroguardia che si identifica in un conservatorismo che mescola antipapismo a becero tradizionalismo”, ricalca alla perfezione emanando lo stesso pungente odore di tappo il vecchio schema del “due pesi e due misure” per cui quando un pontefice viene criticato, per semplificare, da sinistra, è lui che sbaglia e i suoi critici sono tutti martiri del libero pensiero; quando invece il Papa è criticato da destra allora è lui che ha ragione e i suoi detrattori torto marcio. Nè è certo un caso se gli elogi nei confronti dell’attuale pontefice arrivano sovente da quegli stessi ambienti che magari, anni addietro, contestavano un giorno sì e l’altro pure la Chiesa e i papi di allora (Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI). Ma tant’è. Nihil novi sub soli. Il secondo motivo, e qui entro nel merito della faccenda, riguarda invece il fatto in sè, il fatto cioè che Pangrazzi vede nelle critiche a Francesco niente meno che un’ostilità nei confronti della Chiesa (come se Papa e Chiesa coincidessero, ma lasciamo stare) e una, come dire, miopia che impedisce di vedere l’azione dello Spirito. Ora tu Costanza ti chiedi, immagino volendo riassumere il succo della lettera di Pangrazzi, perchè tanti tuoi lettori criticano apertamente il Papa. Posso? Mi stupirei piuttosto del contrario. E chi, come Pangrazzi, resta sconcertato e si intristisce del fatto che ci siano persone, tante persone, che esternano malcontento, dubbi, perplessità, a volte in maniera anche fortemente polemica, dovrebbe chiedersi piuttosto se questo pontificato sta confermando i fratelli (e le sorelle, ci mancherebbe) nella fede, oppure no. Perchè quando c’è di mezzo Pietro questo, e solo questo, conta. Il resto è secondario. E poichè per molti, moltissimi, la risposta a questa domanda è “no”, fossi in Pangrazzi qualche riflessione ulteriore me la farei anzichè liquidare la pratica limitandosi a bollare di dogmatismo, conservatorismo, antipapismo e tradizionalismo chi soffre una situazione di oggettiva crisi della Chiesa tra le più drammatiche della sua bimillenaria storia, affibbiando stantie etichette che lasciano il tempo che trovano. Sofferenza che nasce primariamente dalla tanta, troppa confusione che c’è oggi nella chiesa, confusione che il compianto card. Caffarra (non esattamente uno sprovveduto) in una memorabile intervista al Foglio disse che “solo un cieco può non vedere”. C’è un equivoco di fondo che occorre sfatare una volta per tutte. Tra le tante narrazioni che negli anni sono state costruite attorno alla figura dell’attuale pontefice, quella sicuramente più suggestiva e che in un certo modo racchiude tutte le altre, vuole che con l’avvento di Francesco sul soglio di Pietro la Chiesa abbia iniziato una nuova era. Una sorta di “anno zero” a partire dal quale la Chiesa avrebbe intrapreso un percorso di radicale riforma non tanto (e non solo) delle strutture ma soprattutto nel senso di un ritorno al Vangelo, un Vangelo predicato e vissuto sine glossa (e la scelta stessa del nome Francesco testimonierebbe in tal senso). Insomma di là la “vecchia” Chiesa, la Chiesa della curia luogo di lotte intestine e di faide feroci, la Chiesa degli scandali sessuali e finanziari che oppone strenua resistenza al vento di rinnovamento e che non ne vuol sapere di cambiare, la Chiesa di vescovi e parroci rinchiusi nelle sacrestie e lontani dal popolo; di qua la Chiesa di Francesco, la Chiesa “ospedale da campo”, la Chiesa “in uscita”, che null’altro predica se non il Vangelo degli ultimi, dei lontani, di chi vive in periferia (geografica, esistenziale, sociale, ecc.). Guardando retrospettivamente gli otto anni di pontificato trascorsi si vedrà facilmente che sono tutti inquadrabili sotto tale lente prospettica, e come questo preciso schema narrativo si sia imposto nella maggior parte delle ricostruzioni mediatiche non solo in occasione degli scandali, che pure non sono mancati, ma anche per quanto riguarda l’ordinaria amministrazione. C’è tuttavia un “ma”. Dato dal fatto che ad una lettura appena più attenta il suddetto schema narrativo fa acqua da tutte le parti. Ed anzi esiste una distanza in alcuni casi siderale tra il modo dell’attuale pontificato di intendere il cristianesimo, e più ancora il cattolicesimo, e il Vangelo di Gesù Cristo. Distanza – inequivocabilmente misurabile non solo in Amoris Laetitia che è il caso più eclatante, ma anche nella Laudato sì come pure nella Fratelli tutti e in altri documenti, interviste, discorsi, ecc. – la cui radice ultima è riconducibile ad una delle delle frasi divenute ormai iconiche del nuovo corso: “la realtà è superiore all’idea”. Frase senza dubbio suggestiva e che altrettanto indubbiamente ha un suo fondo di verità, laddove si voglia sottolineare il fatto che il Vangelo, nella fattispecie, deve essere sempre “incarnato”, deve cioè essere calato nella realtà storica ed esistenziale delle persone contro una visione meramente “astratta” della fede, nozionistica e intellettualistica; allo stesso tempo però è una frase che può dare adito a sviste e fraintendimenti, laddove nel momento in cui il Vangelo viene calato nella realtà, il risultato è un qualcosa che non è più Vangelo. Insomma, un conto è vivere lo stesso Vangelo di sempre nelle differenti epoche storiche (e la storia della santità è forse il miglior esempio di questo assunto: non esiste un santo o una santa che non siano figli e figlie del proprio tempo, nè poteva nascere un San Giovanni Bosco nel ‘400 o un san Domenico nel ‘900); tutt’altra faccenda è storicizzare il Vangelo, assumere cioè la realtà come metro e misura della verità (col rischio concreto che in tal modo venga vanificata la Croce di Cristo e la sua opera redentrice, del tutto “inutili” se il Vangelo ti permette di vivere esattamente nella tua realtà così com’è, nella tua precisa condizione umana ed esistenziale senza alcun bisogno di convertirti; e forse non è un caso se la conversione morale – tacendo di altre declinazioni politicamente corrette – sembra essere scomparsa dall’omiletica e dal discorso pubblico ecclesiale, magari anche sulla scorta di una miope teologia dell’Incarnazione per cui la realtà viene in qualche modo ritenuta di per sé “divinizzata”). Che è esattamente ciò che sta accadendo nella Chiesa da otto anni a questa parte, fatte salve le debite eccezioni che pure vanno dette per amor del vero. Il limite di quella frase – “la realtà è superiore all’idea” – è che da essa discende quell’approccio per cui anziché parlare all’insegna del “sì, sì; no, no”, oggi si sente un pontificato che parla all’insegna del “sì, ma” , che cioè riafferma il principio (l’idea) subordinandolo però alla situazione concreta che si ha davanti (la realtà). Da qui l’Amoris Laetitia e tutto ciò cui abbiamo assistito prima e dopo. Da qui un approccio primariamente pastorale (né può essere altrimenti se la realtà è superiore all’idea, alla dottrina) che tende ad abbassare l’asticella del Vangelo alla statura della fede delle persone, anziché elevare le persone alla statura del Vangelo. Siamo passati dall’uomo a una dimensione di Marcuse alla Chiesa a una dimensione. Come se le cose di quaggiù fossero più importanti di quelle di lassù. E non è certo casuale se in cima all’agenda dell’attuale pontefice ci siano anziché i Novissimi i migranti, l’ambiente, la lotta contro le ingiustizie, i poveri. Prevengo l’obiezione: ma occuparsi delle cose di lassù non esclude, anzi, implica occuparsi anche delle cose di quaggiù, dal momento che Dio si è incarnato e la Chiesa cammina nella storia! Vero, ci mancherebbe. E le succitate tematiche, come pure altre, sono senza dubbio importanti; ma si tratta di tematiche che sono e restano squisitamente politiche, e in quanto tali secondarie (leggi bene: secondarie, non assenti) rispetto al proprium dell’annuncio cristiano. Va bene tutto, ma nel giusto ordine. Prima il cielo, poi la terra. O smetti di essere Chiesa per diventare una realtà umana e basta come tante. E allora succede, e purtroppo succede sempre più spesso, che quando senti certi discorsi e non sai che a parlare è il Papa (e lo stesso vale per tanti vescovi e parroci), potresti tranquillamente pensare di stare ascoltando di volta in volta un teorico dello sviluppo sostenibile, un esperto di coaching, un sindacalista, un’attivista dei diritti umani o uno dei tanti testimonial del nulla cosmico in giro per il mondo. Umano, troppo umano. E dire che se c’è una cosa che caratterizza e distingue (sì, distingue) i cristiani, è proprio il modo di leggere e interpretare la storia, personale e collettiva. Tutto il resto viene dopo, molto dopo. Pensare secondo Dio, non secondo gli uomini: a questo sono chiamati i cristiani. Tutti, nessuno escluso. E magari tornando anche a dire, oltreché pensare, qualcosa di cattolico. Se ciò non accade arriva la confusione, come puntualmente è arrivata e oggi regna sovrana nella barca di Pietro. A meno che Pangrazzi e quanti la pensano come lui ritengano normale che un personaggio come p. James Martin, alfiere dello sdoganamento dell’omosessualità nella Chiesa, sia consultore del dicastero della Comunicazione; o che Jeffrey Sachs, guru della sostenibilità e convinto abortista collabori con la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali; o che il pontefice regnante ritenga opportuno che le unioni samesex abbiano una copertura a livello civile, trascurando il non banale dettaglio che dando per scontato che non si tratta di unioni platoniche ciò comporta accettare o quanto meno essere (pilatescamente) indifferenti a che vengano consumati atti mortalmente peccaminosi; o la controversa dichiarazione di Abu Dhabi, che afferma che Dio ha voluto la pluralità delle religioni così come ha voluto uomini bianchi o neri; o che un simbolo pagano come la Pachamama sia stato accolto in Vaticano; o che a fronte di appelli a favore delle popolazioni del Myanmar colpite dalla repressione militare, non una parola si sia sentita quando gli sgherri del regime di Pechino manganellavano i manifestanti di Hong Kong; o che Kevin Farrell, stretto collaboratore dell’abusatore seriale T. McCarrick, stia a capo del dicastero per i laici, la famiglia e la vita; o che non ricordo quale prelato sia stato rimbrottato dall’allora sostituto Becciu per aver collegato il terremoto del 2016 alla legge sulle unioni civili (sulla quale stendiamo un velo pietoso su come fu gestita quella partita dalla chiesa), mentre non si ha memoria di interventi “correttivi” all’indirizzo di altre testate sedicenti cattoliche che su tematiche ben più gravi quali omosessualità, gender e dintorni hanno assunto da tempo posizioni a dir poco discutibili. L’elenco potrebbe continuare a lungo. Fatti a fronte di quali non solo è comprensibile ma anche doveroso che in alcune circostanze si levino voci critiche all’indirizzo del pastore supremo, come tante volte è accaduto nella storia (basti pensare a S. Caterina da Siena). Senza per questo, ovviamente, concedere nulla alla polemica livorosa o peggio. La testimonianza, l’ha già ricordato Costanza molto meglio di me, non sempre è sufficiente. “Il buon Dio – diceva Bernanos – non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. Il sale sulla pelle brucia. Ma le impedisce anche di marcire”. E’ questa la scelta che la Chiesa, oggi come ieri e come domani, ha innanzi a sé: Aronne o Mosè, ossia dare al mondo un po’ di miele dicendo ciò che il mondo vuole sentirsi dire anche a costo di dire ciò che non piace a Dio; oppure tornare ad essere sale, e sale che brucia sulla pelle, dicendo al mondo ciò che piace a Dio anche se ciò che dice non piace al mondo.

    1. Stefania

      Ringrazio Luca per la sua esposizione esaustiva, davvero un’analisi lucida, finalmente!…si si e no no…
      Questo ci ha insegnato Gesù, non ha detto forse, e quando si parla di misericordia si parla nel vangelo anche di peccato, di pentimento e di conversione.
      Mai stata contro il Papa in quanto tale ma al Papa è dovuta obbedienza,non cieca obbedienza.
      Prego per il trionfo del cuore immacolato di Maria Corredentrice!

    2. Antonio Spinola

      Pienamente d’accordo, parola per parola.

      Ma se è vero che per il Papa “la realtà è superiore all’dea”, allora mi chiedo: perché ha scelto di chiamarsi Francesco? Perché ha scelto “l’idea” (allettante ma semplicistica) di mettere nello stesso contenitore il papato e il grande Santo d’Assisi, senza curarsi di quell’ovvia “realtà” per cui due “figure” antitetiche (e indispensabili, separatamente) non possono coincidere nella stessa persona, pena l’implosione del sistema?

  21. Kosmo

    Io però non ho mai notato (sarà un mio problema!) tutto questo amore filiale quando il papa era Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, oppure anche Paolo VI con l’Humanae Vitae…
    Strano no?

  22. Alda

    Io non voglio parlare male del Papa, ma non “potendone” parlare bene mi limito a una riflessione…
    A me, lavoratrice nella vigna delle cinque di sera, avrebbe supportato di più una conferma “papale” che non lasciar intendere che Gesù mi avrebbe accettata anche com’ero prima.. Dove sta il nostro impegno allora? Il nostro volerci fare santi per Lui? Non ci riusciamo già così, figuriamoci senza sacrificio…

    1. mentelibera065

      Alda, se analizzi bene le tue parole le troverai in grande contraddizione proprio con la parabola a cui fai cenno.
      Ti reputi lavoratrice delle 17 di sera, ma inconsapevolmente critichi il padrone perchè paga quelli delle 17.30 con la stessa tua moneta, o addirittura perchè paga qualcuno che, a tuo dire, non ne avrebbe diritto. Questo Perchè giudichi la vita di una persona da un singolo peccato o da un singolo atto, ignorando che Dio, che è l’autore della giustizia e della carità, certo non giudica col nostro stesso metro (e per nostra fortuna direi altrimenti chi si salverebbe?).
      Eppure la parabola dice esattamente “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”
      Lo dico a te, ma anche a me stesso : Siamo forse invidiosi della Bontà di Dio, al punto di esser noi a giudicare gli altri se hanno lavorato poco o tanto o quasi nulla? Un divorziato risposato che doni ogni suo bene ai poveri da che parte del confine lo metti? Non sei certo tu a doverlo giudicare, per questo esiste Dio in Cielo, e sulla terra la Chiesa a cui viene dato questo potere.
      Attenzione perchè cosi dicendo fai capire che lavori nella vigna solo per ricevere il compenso, e non perchè questo ti riempia la vita e ti renda felice. Non lavori per stare vicino a Cristo, e con questo colmare la tua vita della gioia della consapevolezza di essere figlia di Dio, ma piuttosto ma lavori esclusivamente per ricevere un salario in cambio di una prestazione che altrimenti non faresti.
      Credo che tu abbia scelto davvero la parabola errata per descrivere la situazione.

      1. Alda

        M. L….. secondo me tu travisi apposta quello che leggi per poter polemizzare , come nel thread sul covid di qualche giorno fa…
        Io sono arrivata tardi a riallacciare i rapporti con Dio, appunto al crepuscolo della vita…
        Poi, semmai, sono invidiosi quelli delle 9 del mattino se Dio paga la stessa cifra ai “tardivi”, non il contrario… 😜

  23. andrea

    Secondo lei Costanza (non le esprimo qui la mia stima) uno che va a stringere un accordo con Lady Rothschild l’8 dicembre scorso è uno che ama i poveri? Uno che regala centinaia di dosi di “vaccino” ai poveri ama i poveri?
    Uno che va in tv a parlare di etica sui “vaccini” creati tra le altre cose, notoriamente, con l’aportazione di campioni di tessuto da feti vivi, sta dalla parte dei poveri?
    Ma dobbiamo imparare di nuovo dai bambini? e da favole come il lupo e i sette capretti?
    Costanza, si vergogna o ha paura di dire le cose?
    Lo Spirito non agisce in chi gli ha chiuso il cuore. Che poi Dio realizzi il suo disegno, è un altro conto

  24. giovanni

    Un confronto familiare mi ha portato a considerare come nell’articolo, e anche dopo, si parli spesso di Spirito Santo. Allora mi pare motivo di riflessione la risposta che Joseph Ratzinger diede nel 1997 alla domanda sull’azione dello Spirito Santo in Conclave. È lo Spirito Santo il responsabile dell’elezione del Papa?, gli fu domandato. Ratzinger, non rinunciando nel finale a una certa ironia, rispose così: «Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto».
    Poi i disegni Superiori non è dato conoscerli, ora.

  25. latreutico

    ho qualche idea

    “le proiezioni di animali sulla facciata della Basilica Vaticana; l’ingresso dell’idolo della pachamama portato a spalle da Vescovi e chierici; l’offerta dedicata alla Madre Terra posta sull’altare della Confessione durante una Messa presieduta da Bergoglio; la diserzione dell’altare papale da parte di colui che rifiuta il titolo di Vicario di Cristo; la soppressione delle celebrazioni con il pretesto della pandemia e la loro sostituzione con cerimonie che ricordano il culto della personalità dei regimi comunisti; la piazza completamente immersa nelle tenebre per allinearsi ai nuovi riti dell’ecologismo globalista. Questo moderno vitello d’oro attende il ritorno di un Mosé che scenda dal Sinai e restauri nella vera Fede i Cattolici dopo aver scacciato i nuovi idolatri, seguaci dell’Aronne di Santa Marta. E non si osi parlare di misericordia o di amore: niente è più distante dalla Carità dell’atteggiamento di chi, rappresentando l’autorità di Dio in terra, ne abusa per confermare nell’errore le anime che Cristo gli ha affidato con l’ordine di pascerle. Il pastore che lascia aperto l’ovile e incita le pecore a uscirne mandandole nelle fauci dei lupi rapaci è un mercenario e un alleato del Maligno, e ne dovrà render conto al Pastore Supremo.”

  26. Francesco .Martucci

    Quando 16 anni fa il cardinale RATZINGER venne eletto PAPA, il MANIFESTO lo insultò pesantemente con un titolo a tutta pagina: IL PASTORE TEDESCO!
    Nessuna delle anime belle che oggi si scandalizzano per le critiche teologiche rivolte a Papa Francesco si scandalizzò, si stracciò le vesti o osò manifestare il benché minimo disappunto per tanta gratuita infamia. Tutto andava bene Madama la marchesa …. era mera e libera espressione di pensiero. Oggi, invece, i medesimi “cattolici adulti”, che urbi et orbi sui media sdegnosamente prendevano le distanze dalla CEI di mons. Ruini e da Papa Benedetto XVI al referemdum sulla fecondazione assistita, storcono il muso ed arricciano il naso se poco poco si osa porsi qualche domanda su qualche espressione infelice sfuggita al Santo Padre. Da Paladini della libertà di pensiero e di contestazione permanente effettiva a Papa Giovanni Paolo II si sono tramutati in pasdaran dell’ortodossia bergogliana. Una stomachevole forma di ipocrisia, uno smaccato doppiopesismo che provoca pesanti conati di vomito… bleah
    Premesso che io sono più peccatore di loro…
    Premesso che Cristo è morto sulla croce non solo per me, ma anche e soprattutto per loro….
    Non si può tacitare il pubblico errore con l’alibi di non offendere o stigmatizzare il peccatore….

    1. Raffaella

      Giustissimo, dove eravate voi tutti(clero compreso)adoratori di Bergoglio quando l’immenso Papa Ratzinger veniva insultato, sbeffeggiato, ridicolizzato ?

      1. Massimo Ciani

        Solo una precisazione: non sono un adoratore di Bergoglio, e ho sempre amato, e continuo ad amare, Papa Ratzinger. Anzi, quando lavoravo in ufficio, qualche collega mi chiamava (alle mie spalle) “Ratzinger” per mettermi alla berlina.

    2. Francesco Paolo Vatti

      Francesco Martucci: è proprio quello che intendevo quando dicevo di non estendere ai difensori del Papa il rispetto a lui dovuto…

    3. mentelibera065

      F. Matteucci: Non mi risulta che “Il Manifesto” sia una testata cattolica, e sono quasi certo che 16 anni fa nessuno, tantomeno lei , abbia fatto la statistica di quanti cattolici abbiano protestato contro il manifesto stesso, e a quale “scuola di pensiero” appartenessero. Peraltro non erano neppure così diffusi social e smartphone…direi che è complicato da calcolare. Ma nel caso che lei fosse personalmente e pubblicamente intervenuto da qualche parte , che non fosse il salotto di casa o la panchina dell’oratorio dopo la messa domenicale e prima dell’acquisto del dolce in pasticceria, la prego di linkare questo intervento che leggerò molto volentieri.
      Per quanto concerne il resto è certamente possibile criticare il Papa e la CEI, anche Ratzinger, per dei singoli fatti o pronunciamenti, in modo ovviamente consono al ruolo e con moderazione. Molto diverso è invece quello che si sta facendo con Francesco, che viene criticato per ogni parola che pronuncia e atto che compie, mentre invece quand’anche pronuncia parole condivise o compie atti condivisi viene ignorato o sbeffeggiato, preferendo citare , anche sotto le feste (come purtroppo spesso accade) le parole di questo o quel prete , questo o quel papa del passato, questo o quel santo del passato, invece che commentare le parole del Papa odierno seppur totalmente ortodosse.
      In 8 anni , considerando almeno 300 omelie l’anno, il papa ha pronunciato almeno 2400 omelie, per non parlare degli scritti vari e degli interventi di altro tipo. E’ normale che non si trovi neppure una occasione in cui si possa commentare positivamente , senza altro dire, le sue parole?
      O forse si è deciso che questo Papa , che prima di essere papa è stato seminarista, ha poi affrontato gli esami universitari ed il giudizio dei formatori del suo seminario, che hanno pubblicamente testimoniato che fosse degno di diventare prete il giorno della sua ordinazione, è stato ritenuto idoneo dalla Chiesa a guidare una parrocchia, poi una diocesi , poi una Conferenza Episcopale, e poi, dai suoi pari cardinali in rappresentanza di tutto il mondo del cattolicesimo, è stato ritenuto degno di diventare Pontefice, successore apostolico di Pietro, non sia in grado, per lei come per altri , di dire una sola cosa giusta? Tutto questo mentre invece lei, come altri, che non avete passato alcuna selezione, non dovete rispondere ad alcuna responsabilità, non avete dedicato tutta la vostra vita alla cura di alcun gregge e non vi siete sottoposti ad alcun giudizio, avete invece sempre una parola giusta e cattolica e corretta?
      Si faccia una domanda e si dia una risposta.
      Ovviamente questo post, che è l’ultimo sull’argomento, lo scrivo per lei come per molti altri.
      Buona Pasqua.

  27. Valeria Maria Monica

    A quanto si percepisce ormai la Chiesa è divisa non in due, ma in TRE categorie di pensiero: da un lato i “più papisti del papa” , all’altro estremo coloro che, dopo averlo vagliato, hanno perso ogni fiducia in Francesco, e in mezzo un grande gruppo di fedeli sconcertati, smarriti, e profondamente feriti da questa lacerazione della Chiesa e dal trauma di vedere rifiutata la persona del papa proprio dai loro più vicini fratelli nella fede, proprio all’interno del piccolo gregge che con tutte le sue forze cerca di seguire su questa terra il Signore Gesù.
    Questa lacerazione del Corpo di Cristo non si risanerà presto, perché ciascuno di noi ha scelto dove collocarsi in base a una lunga riflessione e a una scelta di coscienza, ma oggi che è Giovedì Santo più provo la vergogna e il dolore di questa lacerazione, e, anche se non riesco a confidare che Francesco stia confermando la Chiesa nella fede, rispetto il pensiero e la coscienza degli altri.
    E dal momento che in questo spazio pubblico ho spesso aggredito e mortificato, nella foga della discussione, chi esprimeva una idea diversa dalla mia, sento di dover chiedere oggi perdono a tutti i fratelli e le sorelle che ho offeso.
    Dio vede nei nostri cuori il sincero desiderio di seguirlo che tutti abbiamo, e ci illuminerà.

    1. Francesco Paolo Vatti

      Valeria Maria Monica: mi pare che esprima molto bene la lacerazione e anche il mio sconcerto-smarrimento (mi riconosco molto bene nelle sue parole, di cui la ringrazio). Purtroppo, però, temo che la lacerazione venga da molto più lontano di Bergoglio: alcuni interventi mettono bene in luce che molti in passato, anche fra i cattolici, hanno attaccato altri Papi. Il brutto è che oggi chi ha più perplessità è chi finora è stato più ortodosso, ha cercato di essere più fedele al Vangelo e agli insegnamenti della Chiesa. Questo, oltre a essere triste, crea uno stato di contraddizione, difficile però da risolvere.
      Buona Pasqua!

      1. Le lacerazioni sempre ci sono state, sino ad arrivare agli scismi, il problema è che oggi la (pseudo) comunicazione, i (psuedo) guru, nella Chiesa sono del tutto simili a quelli del mondo e per ognuno, compresi noi piccoli commentatori, esiste un facile palcoscenico e una possibile più o meno vasta platea.

        Per non parlare dei dissolti concetti di umiltà, prudenza, carità e anche obbedienza, atteggiamento che per il Cristiano riassume tutta una serie di valori (vedi anche i primi citati) che permettono allo Spirito di creare e animare un solo Corpo.

        Oggi abbiamo milioni di spiriti diversi tanti quanti in Italia sono i presidenti del Consiglio o gli allenatori della Nazionale.

        Meno male che almeno di calcio non ne capisco un tubo, né la cosa mi interessa.

        Certo è che non si arriva alla Resurrezione, a Vita Nuova, senza passare per la morte… anche quello del proprio io.

        1. Valeria Maria Monica

          Si, ma c’è una bella differenza tra il discutere su qualsiasi altro argomento “terreno”, ( perché poi alla fine i dissidi si appianano sempre, se si vuole) e il ritrovarsi a discutere del contenuto della nostra fede con i nostri stessi fratelli.
          Per chi ama la Chiesa, è una esperienza che distrugge, vedersi messi l’uno contro l’altro proprio dalla persona di colui che sulla Terra dovrebbe essere il cemento della nostra unità e il garante della nostra fede.
          Eppure, con il pontificato di Francesco, vediamo succedere proprio questo: che più siamo cristiani convinti – almeno nel desiderio – e più di frequente succede che ci sia impossibile seguire qualcuno che la nostra coscienza ci fa percepire come ambiguo, infido e non autentico. Qualcuno che appare, a tutti gli effetti, annunciare un Vangelo diverso da quello che abbiamo appreso da Paolo.
          Che Dio ci perdoni se stiamo sbagliando, ma Lui sa che ciò che ci rende impossibile seguire Francesco è proprio il nostro desiderio di fedeltà a Cristo e alla Chiesa.
          E che ci illumini a parlare con chiarezza e fermezza nei contesti opportuni, e a tacere con prudenza e misericordia là dove non ne verrebbe alcun bene.

        2. Francesco Paolo Vatti

          Certo è che non si arriva alla Resurrezione, a Vita Nuova, senza passare per la morte… anche quello del proprio io.

          Mi domando,però, Bariom, se questa sia l’unica causa delle difficoltà e del dissenso di alcuni di noi. Difficile capire se il palcoscenico dato da internet sia la spinta per il dissenso, anche perché questo palcoscenico è precedente a Francesco I e mi sembra strano che, se questa fosse la molla, non sia scattata nelle stesse persone anche con gli altri Papi.
          Mi domando anche se l’obbedienza non possa prevedere anche la critica e il dissenso (poi faccio come mi dici).
          Però è un momento che faccio più fatica del solito a discernere e dunque non so.

          1. Non ho detto che il dibattere spesso vuoto e vacuo si l’origine del malessere, ma di certo non aiuta quasi per nulla a fare chiarezza.

            E quando si fa fatica a discernere cosa è meglio fare?
            Tacere e pregare, proprio per aver il discernimento che ci manca.

            L’obbedienza può precedere tante cose (o forse no), ma anche lì ci vuole discernimento e nel dubbio di nuovo “ubi maior minor cessat”.

            Di certo questa è la notte del silenzio.

        3. Antonio Spinola

          A differenza degli animali, noi umani (Papa compreso) siamo dotati di intelligenza e di ragione. L’intelligenza ci permette di cogliere la realtà dell’essere nel suo insieme, senza errori e senza mediazioni, i dettagli invece li coglie la ragione, e la ragione è sempre fallibile.
          Dunque, quando critichiamo il Papa non critichiamo l'”essere” (infallibile) del Papa ma i dettagli (fallibili) dell’agire del Papa. E in ciò anche noi, come il Papa, usiamo la ragione sapendo che è fallibile. Il rispetto è assicurato e l’umiltà è dunque implicita.

  28. ola

    Trovo l’Analisi di Luca del Pozzo condivisibile, da parte mia aggiungo solo due punti di riflessione:

    – nell’analisi del “modo dell’attuale pontificato di intendere il cristianesimo, e più ancora il cattolicesimo” farei riferimento piu’ al Magistero che al gossip (giustamente LdP parla di “narrazione”). Riprendo l’esempio della pachamama: Per Papa Francesco e’la pachamama, per San Giovanni Paolo II era il Buddha, e anche lui e’stato (giustamente? a torto? giustamente ma troppo aspramente? ai posteri l’ardua sentenza…) criticato, ma oggi non ce ne ricordiamo o lo passiamo in secondo piano perche’il Magistero del Santo era molto piu’cristallino del Magistero attuale… Per lo stesso motivo consideriamo Alessandro VI tutto sommato un Papa ragionevole. Quindi forse ripartire dal Magistero potrebbe essere una possibilita’di sintesi.

    – considerare che il mondo e’volubile, e quando non ha ottenuto quanto ha voluto – es. Querida Amazonia -> no viri probati, no sacerdozio femminile, oppure AL -> nessuna apertura sull’omosessualità’ e’stato naturalmente subito pronto a tirare pietre a qualunque Pontefice incluso ovviamente l’attuale. Noto che ultimamente si citano spesso i vescovi tedeschi… provare a vedere quanto e’amato Papa Francesco in Germania al momento potrebbe riservare sorprese :).
    Ma perché stupirsi? Anche qui, sempre citando il commento di LdP, “nihil novi sub soli”.

    Buon Giovedi’Santo.

  29. Che non si possa criticare il Papa si é peró iniziato a dirlo solo 8 anni fa. Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI venivano criticati, anzi offesi, apertamente sia dentro che fuori dalle chiese.
    Grillo e Mancuso, che della critica a Benedetto XVI ne hanno fatta una bandiera, vengono invitati a tenere esercizi spirituali nei conventi e sono “ospiti fissi” delle Ed.Paoline e altre riviste “religiose”

  30. Pier

    A mio parere il problema centrale è stabilire le priorità. La priorità è dare testimonianza.a Gesù Cristo, figlio di Dio.
    Nessuno, nemmeno il papa può contraddire alcuna Verità. In questo caso l’obiezione, la critica, l’osservazione non solo è opportuna ma dovuta. Non si può tacere (come fece Santa Caterina da Siena). Ovviamente nella forma dovuta. Come quella dei Dubia… che purtroppo attendono ancora una misericordiosa risposta.
    Manca proprio il Dialogo all’interno della chiesa. Quel dialogo tanto cercato quasi come obiettivo con chiunque ma così latente tra cattolici.
    E purtroppo il dialogo ha due attori: mi sembra evidente ove manchi apertura in questa situazione.
    Grazie degli spunti e del confronto sempre utile.
    Da mihi animas cetera tolle

  31. Marina umbra

    Perché tanti lettori di Costanza criticano il Papa? Perché sono cattolici. A te caro Maurizio fan stolto (in senso biblico della Miriano) consiglio di rileggerti il Catechismo e non i post di Enzo Bianchi. La tua posizione è molto comoda. È facile “testimoniare” non andando contro il mondo. GESU’ E MORTO PER LA VERITÀ. A quelli come te li invitano ai dibattiti perché la tua posizione fa comodo ai poteri forti. Io li chiamo i catto gonzi. Gli utili idioti. Scusa l asprezza ma forte ti pui ancora salvare.

  32. Francesco Paolo Vatti

    Ho riflettuto ieri sera e stamattina appena alzato (grazie anche a Bariom e a mia moglie con la quale avevo parlato ieri sera). Devo anche dire che molti dei motivi di disagio, per me, vengono dalla selezione delle cose che il Papa dice che vengono comunicate dai mezzi di comunicazione (che -ovviamente- sono quelle che colpiscono di più, quindi quelle che a me piacciono meno). Devo, per onestà, anche dire che nella mia rete LinkedIn c’è un signore che ogni giorno riporta una o più frasi di personaggi religiosi. E questo signore ha la capacità di trovare dei bellissimi pensieri dell’attuale Papa, che sono molto diversi da quelli che vengono tutti i giorni comunicati dai giornali.
    Forse dovremmo andare più a fondo per capirlo di più….

  33. Antonio Spinola

    Sono stato educato a non criticare né lodare niente e nessuno estrapolando un pensiero dal contesto o dall’insieme dei fatti, degli atteggiamenti e delle cose dette. Perché è solo guardando a quest’insieme che si può recepire con precisione un messaggio. Questo dovrebbe essere il modo normale di porsi davanti ai Sacri Testi (e ai Vangeli in particolare), del magistero e della storia della Chiesa.
    Ecco perché davanti all’insieme delle interviste, dei gesti e degli scritti di questo Papa, col passare del tempo mi sono chiesto e continuo a chiedermi: qual’è il messaggio? è lo stesso messaggio dei Vangeli? è un messaggio che nutre e fortifica la mia debole fede? è un messaggio che mi chiude nel mondo materiale o che mi apre a qualcosa che lo trasfigura e lo supera?

  34. Valeria Maria Monica

    Caro Vatti, sarebbe piaciuto anche a me arrivare alle conclusioni che c’è un Francesco “buono”, quello vero, nella cui guida possiamo avere piena fiducia, e un “Francesco “cattivo” inventato dai media che distorcono il suo insegnamento.
    Ma per quello che vedo, non è purtroppo così.
    È vero che ogni tanto Francesco “dice qualcosa di cattolico”, ma questo fa appunto parte della insidiosa ambiguità che è la cifra caratteristica del suo pontificato ( e comunque ci sono ghost writer anche in Vaticano, che gli scrivono quei discorsi che a volte lui mette ostentatamente da parte per parlare a braccio.)
    Questa ambiguità è evidentente voluta e consapevole, per la sua coerenza nel perseguire determinati risultati, e per la sua pervicacia lungo otto anni di pontificato.
    Ora, nella Chiesa c’è spazio per tutti, ma ogni organo ha la sua funzione, e se il vicario di Colui che è l’unico Capo della Chiesa rifiuta, deliberatamente, di svolgere il suo ministero, ai fedeli non rimane altro che rivolgere gli occhi a Cristo e al magistero di duemila anni di cammino della Chiesa, ritirando ogni fiducia nel vescovo di Roma pro tempore, e, se se ne presenta la necessità, mettere in guardia anche i fratelli dalle deviazioni dottrinali di questo pastore eccentrico che appare determinato a plasmare la Chiesa a immagine della sua sensibilità e delle sue convinzioni, più che ad amarla in tutte le sue sfaccettature, a servirla e a guidarla solo verso Cristo.
    Io non odio Francesco, e sono ben felice di non dover decidere se, in lui, è la ingenuità o la malizia che gli impediscono di essere un vero pastore,  ma vedo con angoscia tutto il male che sta facendo ai fedeli, e vedo l’avvio di processi distruttivi della fede del popolo di Dio che, ora che sono stati innestati, continueranno a portare frutti avvelenati molto oltre la fine del suo pontificato.
    Penso che in un mondo neopagano che approva mali gravissimi come aborto, eutanasia, perdita di fedeltà agli impegni del matrimonio, comportamenti sessuali disordinati, consumo di droghe, i fedeli abbiano bisogno di un richiamo forte a come devono GIUDICARE da cristiani questi comportamenti, (e astenersene, ovviamente) invece  il magistero di Francesco non solo non ha fatto cambiare idea ai lontani, ma ha assecondato l’ulteriore disorientamento dei cattolici, già abbastanza confusi e indottrinati dalle “Catechesi del mondo”. Non so se è capitato anche a voi di sentirsi rispondere “Ah, ma con Francesco adesso non è più così”, parlando ad esempio di convivenza al di fuori del matrimonio.
    Ma lo sviamento di Francesco non riguarda solo la morale, ma arriva al contenuto della nostra fede: penso alla dichiarazione di Abu Dhabi e al fatto che è stata recepita come: “Le religioni sono tutte uguali”, a Querida Amazonia e alla sua idea di popolo come luogo di salvezza,  penso alla disinvoltura in tema di intercomunione e ai gesti di pubblica mancanza di reverenza verso l’Eucarestia, penso alla trascuratezza verso il culto mariano, penso alla devastazione della liturgia, penso al cammino furtivo verso la ordinazione delle donne e il riconoscimento nella Chiesa della omosessualità come specifica vocazione…
    E non apro nemmeno il discorso dei gesti  e delle azioni di governo, perché anche se gravi, non sono questi che mi hanno costretto, in coscienza, a rifiutare l’insegnamento di Francesco, a rifiutarlo in blocco, perché, anche se ogni tanto “dice qualcosa di cattolico”, con tutta la ricchezza di saggezza e di santità di duemila anni di Chiesa a cui possiamo bere a larghi sorsi, perché sorseggiare cauti un’acqua parzialmente inquinata e avvelenata?
    E comunque dopo tanti commenti non ho letto nessuno che abbia difeso il contenuto del pontificato di Francesco: le voci contrarie sostanzialmente dicono: “Non avete il diritto di esprimere opinioni negative sul Papa, e se lo fate siete cattivi cristiani e/o meschini leoni da tastiera in cerca di palcoscenico”.
    Beh, una cosa è certa: il divieto di parlar male del pontificato di Francesco è già legge tacita nella Chiesa, ci sono nella Chiesa veramente pochissimi spazi dove si possa discutere apertamente di questo. Sicuramente non possono farlo i chierici, né i leader di movimenti ecclesiali o gli incaricati di qualsiasi incarico o ministero nelle diocesi.
    Questo non è segno di salute della Chiesa. La verità si difende da sola. Di che cosa ha paura, allora, una Chiesa che non vuole neanche sentire il grido di dolore di una parte dei suoi figli?

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