La dolce morte non esiste

di Giacomo Bertoni

Lavoro, palestra, apericena, casa, vacanza. Finalmente siamo liberi. Finalmente la nostra vita è veramente nelle nostre mani. Quali altre generazioni, fra quelle che ci hanno preceduti, hanno avuto a disposizione la stessa nostra libertà, unita alla stessa generosità di risorse che caratterizza il nostro tempo? Non possiamo solo sognare un lavoro di successo, possiamo anche provare a ottenerlo. E se non arriva in Italia, arriverà magari in un altro Paese.

Possiamo cambiare il nostro fisico, con sessioni in palestra per scolpirlo, integratori per potenziarlo e chirurgia estetica per trasformarlo. Possiamo cambiare città, lavoro, amicizie, relazione, possiamo ricominciare da capo più e più volte la nostra vita. È un po’ come rinascere, e spetta solo a noi decidere quando e come farlo. Certo, ogni tanto qualche lampo di consapevolezza abbaglia. Magari mentre in un’anonima palestra corriamo su un tapis roulant con le cuffie nelle orecchie e la musica ad alto volume: c’è sempre una piccola pausa fra una canzone e l’altra, e lì, a volte, la mente fa in tempo a lanciare qualche fastidioso interrogativo. Oppure mentre aspettiamo di passare da un impegno a un altro, da un’uscita a un’altra, in quei pochi secondi di vuoto le domande irrompono impetuose. Dove stiamo andando? È davvero questa la strada giusta per noi? E se il mio lavoro, la mia cerchia di amicizie, le battaglie per le quali sto combattendo in realtà fossero sbagliate? Chi mi vuole bene? Chi mi ama? Ma ecco subito un macigno di nuove stimolazioni su quei punti interrogativi che fanno tremare il nostro cielo di carta. Se non ci sono impegni vicini ci pensa una notifica sullo smartphone a riportare la testa sul solito tran tran.

Non serve essere complottisti per intravedere un disegno dietro tutto questo: c’è qualcuno a cui fa comodo che siamo così concentrati su questa miriade di specchietti per le allodole da non sentire più la voce della nostra coscienza? Della nostra ragione, del nostro cuore? Qualcuno guadagna, in potere e denaro, da una società fatta di pedine efficienti, impegnate a lavorare tanto per soddisfare i nuovi padroni e poi, una volta in ferie, a spendere i soldi guadagnati nei marchi e nei negozi dei loro padroni? Persino una serata al cinema è diventato un passatempo raro. Meglio guardare un film a casa, da soli, con lo sguardo fisso sul proprio smartphone, piuttosto che stare in una sala con altre persone, sentire i loro discorsi, vedere i loro volti.

Se poi qualcosa va a incrinare il nostro senso di onnipotenza soggettiva, senso che dovremmo aver perso per sempre entro i 6 anni, allora quale miglior medicina del vittimismo, dell’additare un nemico esterno, crudele, scorretto? Se qualcuno osa ricordare che non sono i nostri desideri la misura del mondo, allora diventa un nemico da eliminare, un nemico da zittire, da cancellare dalla vita pubblica. Le dittature non devono essere per forza violente, soprattutto durante la loro genesi. Le dittature nascono nel torpore delle coscienze, sorgono all’alba, quando le sentinelle abbassano per un attimo la guardia dopo la tensione della notte. E i dittatori da subito trovano validi alleati nel mondo dell’informazione, dello spettacolo, della cultura e della comunicazione.

Qualcuno si allinea per paura, qualcuno per convenienza, qualcuno perché senza una propaganda da rilanciare non avrebbe nient’altro da dire. E così, articolo dopo articolo, canzone dopo canzone, talk show dopo talk show, il pensiero unico avanza, nutrendosi di aggiustamenti della realtà, ogni giorno un poco più grandi. Basta alzare lo sguardo verso l’Olanda di Noa Pothoven, il Belgio degli oltre 480 pazienti con problemi mentali soppressi, verso l’Inghilterra di Charlie Gard e Alfie Evans o la Francia di Vincent Lambert. Più paura di questa onda nera la fanno i discorsi di chi la giustifica, di chi la minimizza o cerca di farla sembrare luminosa. La dolce morte non esiste, la cultura dello scarto invece sì. Una cultura capace di farsi dittatura, con le stesse dinamiche degli orrori che hanno segnato il Novecento.

Servirà coraggio, una montagna di coraggio, ma prima è necessario risvegliare le coscienze per scoprire che da questa gabbia si può uscire, che questa rotta si può invertire prima che sia troppo tardi. Ci sono verità da riscoprire, ferite da sanare, volti da riconoscere e vite da difendere. Ci sono giovani che, nonostante le ore passate ad ascoltare cantanti, youtuber e influencer allineati, anelano a parole di vera speranza. Ci sono ragazzi che si ritrovano a metà vita nella nebbia e cercano cartelli stradali sicuri. Ci sono famiglie che improvvisamente vengono lasciate sole davanti a una sofferenza e sperano che una mano amica si tenda nella loro direzione. Ci sono anziani abbandonati, visti e considerati solo come un costo, che ancora sognano di poter tramandare la loro esperienza. C’è solo da ricominciare tutto. Tagliando i fili dei burattinai, riaccendendo il cuore, guardando il cielo.

 

11 pensieri su “La dolce morte non esiste

  1. 61angeloextralarge

    Grazie. Che questo post non resti solo l’attimo durante il quale la coscienza parla!

  2. Margherita Roberti

    Grazie! Sì, guardiamo in alto perché il cielo non è muto o indifferente: veglia spiando ogni nostra richiesta di aiuto, non chiedendo che di tenderci la mano. La salvezza è solo in Dio, che abbiamo dimenticato, per mettere noi al suo posto…

  3. Cito il parroco all’incontro finale pre-Cresima, rivolgendosi ai ragazzi ad un certo punto ha detto ispirato : “non siamo più Homo Sapiens Sapiens, oggi siamo Homo Recurvus, tutti curvi co ‘sto telefonino in mano….”

    …della morte poi….solo pochi ne parlano apertamente e con “sprezzo del pericolo”….tutti gli altri o ti guardano come un invasato o, come dice Don Leonardo, fanno gesti apotropaici……:D

  4. Valeria Fusetti

    Tutto vero, ma… manca qualche cosa, mancano i genitori di Alphie e di Charlie che ancora combattono per i loro figli che sono in Cielo, aiutando altri genitori a difendere i loro, di figli, che sono ancora qui. Mancano i genitori di Lambert, che si battono per impedire l’ assassinio “legale” del figlio. E di altri figli.E altri ce ne sono, in giro per il mondo che si battono come leoni: come Leoni di Giuda. È un esercito quasi occulto, perché raramente ha pubblicità, ma è un esercito che esiste, per il quale si deve pregare, sia che se ne conoscano i membri sia che non li si conoscano, perché è un esercito suscitato dal Signore. Perciò è un esercito che ha già vinto, perché come l’ esercito di Gedeone a Madian, vinse per la potenza del Signore. Così anche oggi vi è un esercito potente, di uomini e mezzi, ma che come a Madian, è una potenza umana, effimera. È la potenza che nasce dai buoni doni di Dio, e di cui si abusa per glorificare il dio di questo mondo. Colui che Nostro Signore ha già visto cadere come folgore, e che Maria Santissima tiene sotto il suo piede. Quando sono triste, ed ho il cuore pesante penso ad Alphie, e alla vittoria che nel nome del Signore quel piccolo angelo ha donato al mondo. Anziché stroncata, la Fede dei suoi genitori è rinata. Abbandonati ed osteggiati dal vescovo che avrebbe dovuto dare loro la forza della Chiesa, questa forza l’ hanno trovata in un umile parroco che, come il giovane Samuele nel santuario di Scilo, ha risposto alla chiamata di Dio ” Eccomi Signore”. E come quello rivolto a Samuele, era un richiamo flebile, tra i sogni di un fanciullo, che avrebbe potuto girarsi dall’ altra parte e ricominciare a dormire. E un esercito di Combattenti del Rosario si è alzato a combattere la ” buona battaglia spirituale” nelle case, nelle piazze, nelle Chiese… che spettacolo è stato per un mondo che credeva di avere sconfitto Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo ! Alphie è comunque morto, mi ha buttato in faccia una povera amica atea. Poverina che non vede l’ evidenza: che la sua anima, quella parte di lui che è conosciuta da Dio sin dalla fondazione del mondo, ora è in Cielo a godere della vista del Padre, faccia a faccia. E questo gaudio ineffabile lo condivide (o lo condimoltiplica?) con tutti i Santi ed i Beati, come San Paolo ci assicura (e lui fu rapito in estasi in Cielo …!), con i quali ora fa il tifo per i suoi cari ed amati genitori, e per tutti noi. Tutti noi che tra alti e bassi, tra le ferite del peccato, e l’ incomparabile forza della Grazia cerchiamo di continuare il buon combattimento, nella beata speranza, tesoro della nostra vita in Cristo dove siamo “più che vincitori”.

  5. the_punisher_020

    Ma i burattinai (consapevoli o meno) sempre esisteranno perche’ in questo mondo da sempre impera la battaglia tra il bene ed il male.
    Il vero burattinaio, il vero male, quello che tende a farci credere che il destino dell’uomo si concluda dentro la bara, ha buon gioco, tant’e’ vero che tutti anelano alla bella vita e consequenzialmente alla bella o dolce morte.

  6. rosa

    Mi rivolgo alla giornalista accreditata presso la Sala Stampa del Vaticano: prima che succedano le solite “confusioni” come con il caso Amoris laetitia, si potrebbe iniziare con una controinformazione prima che l’informazione inizi a de-informare?

  7. NonnaAnna Maria

    Mi unisco col mio pensiero ,
    Per dire che una gioia mi nasce dal cuore, perché i pensieri che mi hanno preceduto, emettono un “aria” di Amore che viene da Dio!
    Questo è un po la conferma che il Monastero Wi Fi, è attivo anche nelle nostre umili celle, ciascuno unito cogli altri in una comunione fraterna.
    Rendiamo grazie a Dio!

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