di Costanza Miriano
Forse se non avete ancora aperto i giornali potete non saperlo, ma a breve ve lo diranno in tutte le salse, oggi è l’IDAHOT, acronimo delle parole inglesi che servono per dire che è la giornata internazionale contro l’omofobia e tutta quella miriade di sigle per indicare la stessa cosa. Il fuffaday. Già, perché l’omofobia non esiste – non esiste nessuna fobia, nessuna patologia. Esistono invece posizioni culturali che possono legittimamente non essere condivise, ma che hanno un ampio fondamento scientifico e una lunga storia e serie motivazioni, di chi ritiene che l’attrazione verso lo stesso sesso non sia una variante della sessualità umana. Ma siccome nessuno può imporre a nessun altro cosa pensare, l’argomento dovrebbe essere chiuso qui, senza bisogno di giornate mondiali.
Però anche l’IDAHOT a qualcosa serve: è un’ottima occasione per parlare di un libro che esce fra una settimana esatta (ma è già disponibile in ebook), un grande libro di Daniel C. Mattson che si chiama Perché non mi definisco gay, Come mi sono riappropriato della mia realtà sessuale e ho trovato la pace, edito in Italia da Cantagalli con la prefazione del Cardinal Robert Sarah e presentato a Roma e Milano in varie date che trovate qui https://www.nonmidefiniscogay.blog/wp/
E’ innanzitutto una storia, appassionante e intima, di un uomo che ha il coraggio di mettersi davvero a nudo, senza risparmiare particolari, e di questo gli siamo davvero grati. E’ un grande servizio a chi vive storie simili alla sua, e intuisco il sacrificio che deve essere costato. E’ la storia di un bambino che si sente inferiore agli altri, a disagio, ma che non è sfiorato dall’idea di essere omosessuale, o di avere rapporti con degli uomini:
“La ragione più grande per cui rifiuto di definirmi gay è semplice: penso che non sia oggettivamente vero. Focalizzarsi sui sentimenti porta le persone lontano dalla loro realtà di figli di Dio nati maschi e femmine. Dobbiamo imparare a distinguere la nostra identità dalla nostra attrazione sessuale, dal nostro comportamento. Non è quello che “sentiamo” che deve regolare la nostra vita, altrimenti passeremmo col semaforo rosso solo perché, appunto, ce lo “sentiamo”. Esiste una oggettiva verità che ci protegge, fatta per il nostro bene”.
Vedere come questa storia si evolve è intrigante come un romanzo, e senza rovinare il gusto di leggere posso dire che il contesto culturale e le forti pressioni hanno avuto un grande peso nella storia di Daniel, e in come le ferite della sua storia personale lo hanno portato a scegliere alcune condotte per “ripararsi”. Proprio per questo segue una sezione del libro di acuta, informatissima e intelligente analisi degli strumenti della propaganda omosessualista, che si gioca innanzitutto sulla scelta delle parole – gay e omofobia sono fra queste. Infine c’è la proposta di fede, attraverso la quale si intuisce come in ogni cammino, anche quelli apparentemente davvero pesanti da percorrere, c’è la possibilità di un’intimità privilegiata con Dio.
Il grande ricatto emotivo delle persone che vivono problemi con la propria sessualità è: se non mi accetti come sono, non mi vuoi bene. Quindi sei omofobo. Il fatto che tutti dobbiamo essere accettati come siamo, però, è una delle grandi balle della contemporaneità, di questa grande palude in cui sembra che l’inconscio debba necessariamente e sempre avere libero sfogo. Per millenni l’uomo ha invece avuto in qualche modo la consapevolezza di dover fare un grande lavoro su di sé, di doversi migliorare: prima dell’anno zero questo si traduceva con l’imperativo dell’eroismo, dell’onore, del superare le colonne di Ercole. Dopo l’anno zero, grazie alla redenzione e alla verità che Cristo è venuto a portare all’uomo tutto ciò si è tradotto con “rinnega te stesso” se vuoi veramente “la gioia piena”. Amare quindi non significa mai dire “tieniti i tuoi problemi” facendo pat pat sulla spalla. Questo non è amore. Amare è accompagnare, ma nel cammino verso la verità di ciascuno, non nel nulla. Amare una persona che prova attrazione verso lo stesso sesso non significa avallare le sue convinzioni, ma stare vicini nell’amicizia e annunciargli – se ce lo chiede – la verità.
Abbiamo chiesto al Cardinal Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito per la congregazione della dottrina della fede, la massima autorità quanto alla dottrina della Chiesa, qualche parola netta. Il cardinale presenterà il libro di Mattson a Roma il 25, e ci ha ricevuti a casa, fra un viaggio e l’altro.
Costanza Miriano: Vostra Eminenza, partiamo dall’attualità: domani è la giornata mondiale contro l’omofobia. Sappiamo che la parola è stata inventata in America nel 1971, ma sappiamo anche che le persone che provano attrazione verso lo stesso sesso a volte davvero vivono nella sofferenza. Noi cristiani, chiamati ad amare tutti, come dobbiamo comportarci su questo tema?
Gerhard Ludwig Müller: L’omofobia, semplicemente non esiste, è chiaramente un’invenzione, uno strumento del dominio totalitario sulla mente degli altri. Al movimento omosessualista mancano gli argomenti scientifici, per questo hanno costruito un’ideologia che vuole dominare, cercando di costruire una sua realtà. E’ lo schema marxista, secondo cui non è la realtà a costruire il pensiero, ma il pensiero che costruisce la realtà. Quindi, chi non accetta questa realtà deve essere considerato malato. Come se, tra l’altro, si potesse agire sulla malattia con la polizia o con i tribunali. D’altra parte in Unione Sovietica i cristiani venivano chiusi nei manicomi: sono i mezzi dei regimi totalitari come il nazionalsocialismo e il comunismo. Oggi in Nord Corea la stessa sorte tocca a chi non accetta il pensiero dominante.
CM: Ci sono alcuni vescovi che hanno appoggiato veglie o altre iniziative “cattoliche” contro l’omofobia. Alcuni ne conosco personalmente e sono per quello che posso capire molto aderenti alla dottrina. Perché secondo lei accettano di stare a questo gioco, perché già accettare la parola omofobia significa accogliere una certa visione ideologica?
GLM: Alcuni vescovi oggi non hanno il coraggio di dire la verità e si lasciano intimidire: non capiscono che l’omofobia è un inganno che serve a minacciare la gente. Ma noi cristiani non dobbiamo avere paura delle minacce: nei primi secoli i seguaci di Cristo venivano gettati in carcere, o fatti dilaniare dalle belve. Oggi si dilania la gente con lo psicoterrorismo, approfittando dell’ignoranza. Però da un vescovo, un sacerdote possiamo aspettarci che sia in grado di non andare dietro a queste ideologie. Noi siamo quelli che cercano, con la grazia di Dio, di amare tutte le persone, comprese quelle che provano attrazione verso lo stesso sesso, ma deve essere chiaro che amare non è obbedire alla propaganda genderista.
CM: Il libro di Mattson dedica un ampio capitolo proprio a smontare le parole della propaganda, a cominciare dal titolo: perché non mi definisco gay. Lei sarà presente alla presentazione del volume a Roma, con l’autore. Cosa ne pensa?
GLM: Mattson è un uomo che basa le sue parole sulla sua propria esperienza, e questo vale più di tutte le ideologie. La sua storia mostra anzi come queste ideologie siano forti ed esercitano una oppressione nei confronti di tutti coloro che hanno problemi con la propria sessualità. Si possono avere problemi per diverse cause, ma la realtà è che si è solo o uomo o donna. Esistono due sessi, questa è la realtà. Il resto sono interpretazioni. Papa Francesco viene molto frequentemente citato nella sua intervista rilasciata in aereo, quel famoso “chi sono io per giudicare…?”. Ma il Papa ha detto la stessa cosa che è nel Catechismo: ogni persona merita rispetto perché è a immagine di Dio, e noi non possiamo usare le persone per nessuno scopo. Ma nello stesso momento Francesco ha parlato di lobby gay. Ed è vero, purtroppo. Noi abbiamo avuto alla Congregazione per la dottrina della fede un collaboratore, si può dire pubblicamente perché lui stesso ha fatto con grande rumore outing, dicendo “io sono gay”, ma non ha mai chiesto nessun aiuto né accompagnamento. Mattson invece al contrario afferma “io non voglio definirmi gay” perché sa innanzitutto che gay è una falsa espressione che esprime disprezzo, e poi perché nonostante questo problema di attrazione verso lo stesso sesso, non è l’attrazione che definisce una persona. Una persona è sempre molto più di questo. Noi siamo creature che grazie alla redenzione abbiamo la vocazione alla vita eterna. E chi vive questa attrazione deve vivere in castità, cosa a cui sono chiamati tutti i cristiani che non vivano in un valido e vero matrimonio.
CM: Perché questo tema occupa i primi posti delle agende politiche dell’Occidente? Sembra che sia la priorità di tutti i governi?
GLM: I nostri politici in Europa devono occuparsi di tante persone che sono senza lavoro, della denatalità, delle famiglie, di tanti problemi seri, e invece si preoccupano di trasformare le nostre democrazie in sistemi totalitari. Le ideologie in sé sono violente. Come può un Parlamento stabilire cosa è vero e cosa no? Come può affermare che due più due fa cinque?
CM: Uno dei tanti passaggi interessanti del libro mette in correlazione la diffusione in massa della contraccezione e l’affermarsi della ideologia genderista. Ne approfitto per farle una domanda su un tema che mi sta molto a cuore. Lei sa meglio di me come nella Chiesa ci siano forze avverse alla Humanae Vitae, che ne chiedono una revisione. Che ne pensa? Come spiega questo fenomeno?
GLM: Lo spiego con la mondanizzazione della Chiesa: per alcuni dei pastori la Chiesa è solo materiale per fare politica, per piacere. Per loro il rispetto delle masse vale più del rispetto della Parola di Dio. Sono contro la creazione. Io paragono chi vuol rivedere HV per compiacere le masse con chi ha fatto i compromessi durante i regimi totalitari. Invece i testimoni hanno la responsabilità della verità rivelata. L’Humanae Vitae è stata profetica, tutti i pericoli che prevedeva si sono realizzati e sono entrati nella vita moderna: il nichilismo, il materialismo. Manca il senso superiore dell’esistenza umana e quindi dietro le facciate c’è il vuoto. Invece il vero piacere è ogni parola che viene dalla bocca di Dio, e se noi smettiamo di annunciare dove è il vero piacere, dove è la vera gioia, saremo responsabili dell’infelicità di tanta gente. Se i pastori non vigilano, vincono i lupi. Con i lupi non si possono fare compromessi, magari per salvare qualche pecora. Con l’illusione di non perdere qualcuno, si perde tutto il gregge. Non è questa la logica di Gesù. Lui per non perdere nessuna pecora ha sacrificato se stesso, non le pecore.
CM: I pastori che aprono alla contraccezione di solito lo fanno ribadendo che è, sì, un male, ma che in casi estremi…
GLM: Questa è solo una tecnica per aprire la strada: si fa un ragionamento solo emotivo, basato su situazioni estreme. Anche in situazioni estreme un buon pastore trova una soluzione unica e particolare per preservare l’intrinseca unità tra procreazione e sessualità. Invece il trucco di teologi e vescovi che attaccano la dottrina è di emozionalizzare… Per esempio cominciano a dire che c’è un padre di quattro figli, che ha perso il lavoro, e la moglie è malata… e allora si fa una discussione sull’onda dell’emotività e del caso singolo. Ma questo non è un modo serio di affrontare le questioni.
GRAZIE COSTANZA! DIO TI BENEDICA PER QUELLO CHE FAI!
ottima intervista
Nell’articolo si afferma :
“non esiste nessuna fobia, nessuna patologia. Esistono invece posizioni culturali che possono legittimamente non essere condivise, ma che hanno un ampio fondamento scientifico e una lunga storia e serie motivazioni, di chi ritiene che l’attrazione verso lo stesso sesso non sia una variante della sessualità umana”.
Se è per questo anche il razzismo non è una malattia, eppure (esattamente come per l’omofobia) , nel corso della storia omosessuali e persone di colore sono state uccise, imprigiornate, malmenate, discrinate , beffeggiate, etc etc., in varie nazioni, sotto vari regimi, in modo sistematico dalla stato o privato da singoli gruppi o singoli cittadini.
Qualcuno può dire no ? Dai triangoli rosa sulle divise degli omosessuali nei campi di concentramento nazisti, alle decine di nazioni dove la pratica omosessuale è reato e comporta da una multa fino a pene detentive anche gravissime (Cameun, Uganda, Burundi, Qatar, etc etc)
Definire l’omofobia come una semplice “posizione culturale” sarebbe anche giusto, se poi questa non sfociasse in tutto quello che ho elencato prima. Ed il negarlo non fa che fare il gioco delle associazioni gay, che dal vittimismo traggono linfa vitale portare avanti le loro istanze, legittime o illeggitime o innaturali, coinvolgendo coloro che gay non sono ma che , inevitabilmente (di fronte a certe affermazioni) finiscono per simpatizzare per loro.
Esattamente come le persecuzioni religiose, che spesso sono subite anche dai cristiani per il solo fatto di essere cristiani, anche gli omosessuali (indipendemente da quello che pensiamo di loro) hanno diritto a non essere discriminati per la loro situazione. Se accettiamo che per comportamenti o pensieri privati tra adulti si possa essere discriminati , e che certe mentalità non siano punite in modo “speciale” (rispetto ad un reato “normale”) , come faremo a protestare quando qualcuno dirà che è vietato professare la fede cristiana e fare celebrazioni ?
Condannare l’omofobia va esattamente nel senso che dice il card Muller :
“Papa Francesco viene molto frequentemente citato nella sua intervista rilasciata in aereo, quel famoso “chi sono io per giudicare…?”. Ma il Papa ha detto la stessa cosa che è nel Catechismo: ogni persona merita rispetto perché è a immagine di Dio, e noi non possiamo usare le persone per nessuno scopo”
Quindi se ogni persona merito rispetto perchè è immagine di Dio, atteggiamenti che giustifichino culturalmente discriminazioni di qualsiasi tipo, fin’anche vessazioni fisiche o psicologiche, vanno perseguiti chiunque ne sia vittima : cristiano, omosessuale, persona di colore, etc etc.
Tra questi atteggiamenti rientra il negare l’esistenza dell’omofobia.
E chi banalizza questo tema non opera la Giustizia.
Salve
È arrivato l’affumicatore. Tutto il tuo ragionamento è un cumulo di ambiguità, se non si parte con la definizione di “omofobia”. Che non c’è, ma nella pratica è usata in modo fascista, per impedire a chi dissente di esprimere la propria opinione, incluso quelli che cercano di salvare i propri bambini dalle depravazioni che vogliono insegnar loro a scuola. Questo è stato ripetuto alla noia, anche in questo sito, e solo un propagandista in malafede può ancora far finta di non saperlo.
Per il resto, nelle nazioni africane dove il semplice comportamento omosessuale è ancora reato, i vescovi si sono mossi per contrastare questo stato di cose.
PS Sarebbe il caso di ricordare il nazismo per come era veramente, e non per come fa comodo. Si ricorda che molti omosessuali finirono nei campi di concentramento, il che è vero: ma non si ricorda che all’inizio molti omosessuali – e qui si dovrebbe parlare di vere e proprie lobby – erano nazisti e non per caso, in quanto si trovavano perfettamente integrati nel complesso di idee gnostico-pagane del nazismo. Le Sturmabteilung, note come SA o più popolarmente “camicie brune”, che contribuirono grandemente all’ascesa al potere di Hitler e si macchiarono di gravissimi crimini, erano guidate da Ernst Röhm, noto omosessuale, uno nel cerchio dei pochi intimi del Führer che potevano permettersi di dargli del tu. L’omosessualità di Röhm non era un fatto incidentale, nel senso che tutta la sua organizzazione, le SA, ne era impregnata. Tant’è che quando poi arrivò il regolamento di conti con le SS e centinaia di persone al vertice dell’organizzazione furono uccise in una sola notte (quella dei “lunghi coltelli”), molti furono assassinati mentre erano “impegnati” in festini omosessuali.
La persecuzione degli omosessuali in modo sistematico iniziò solo dopo questa resa dei conti interna. Il regime si inventò che il Führer non sapeva queste cose, ma quella scusa fu così commentata: “Il Führer si mostrò scioccato quando seppe dell’omosessualità di Röhm… Chissà come sarà scioccato quando saprà che Göring è grasso, che Rudolf Hess è stupido e che Goebbels zoppica.”
Traparentesi, ci si dimentica anche di dire che l’accusa di essere omosessuale fu usata in molti casi come pretesto, totalmente inventato, per spedire nei campi di sterminio persone che davano fastidio e che non erano immediatamente riconducibili a gruppi come ebrei, socialisti o comunisti. Molti preti cattolici finirono condannati falsamente con quell’accusa.
Altri riferimenti si possono trovare qui:
http://www.lanuovabq.it/it/il-nazismo-perseguito-gli-omosessuali-ma-in-origine
Fabrizio, mi sembra che anche tu abbia confermato che in passato ed anche al presente esistano atteggiamenti e persecuzioni contro le persone per il solo fatto di essere omosessuali. Se questa non vuoi chiamarla omofobia, puoi trovare un altro termine che ti aggrada di più, ma il senso non cambia.
Per quanto riguarda l’italia, un conto è dissentire fermamente ma educatamente col comportamento di qualcuno, lasciandogli però la libertà di esprimerlo
Un altro conto è “provare fastidio” per la sola presenza di persone come noi, per il fatto che si muovono o vestono in modi particolari, e da questo “provare fastidio” mettere in essere azioni o omissioni che creino i presupposti “ambientali” favorevoli perchè gli stessi siano poi colpiti o discriminati, e qualche volta persino perseguitati.
Si vuole forse negare che molte persone provano un “fastidio fisico” (“mi fanno schifo!”) nel vedere da vicino o parlare con persone spiccatamente omosessuali?
E si vuole forse negare che questo atteggiamento sia di fatto anti-cristiano, in quanto si disprezza l’uomo invece che il peccato, peraltro presunto?
Ripeto : il termine omofobia è solo una convenzione, ma questi atteggiamenti , assolutamente contrari al considerare l’altro un fratello, sempre e comunque, sono contrari sia alla fede cattolica che agli obiettivi di giustizia e pacifica convivenza che uno stato deve perseguire.
E chi insiste nel negare l’esistenza certi atteggiamenti dimostra , sotto sotto, di approvarli o quantomeno non respingerli.
Ogni tentativo di negare o minimizzare la realtà vibile agli occhi di tutti è controproducente rispetto ad una opposizione alla realtà stessa, e produce l’innalzamento di barriere utili a nessuno, o meglio…utili per altri scopi. Questo vale per l’omofobia, il femminicidio, e quant’altro. La sensazione, infatti, è che certe negazioni o iperbole siano fatte al solo scopo di fare battaglie di bandiera che raggiungano scopi terzi, tutti interni agli ambienti cattolici, e non per portare una luce sui fatti allo scopo di creare un ambiente favorevole alla reale soluzione o limitazione dei problemi (o peccati).
Potrei anche capire quello che sostiene Mentelibera, se non fosse per un paio di “piccoli” particolari. Se si dicesse solo “Omofobia = violenza e/o discriminazione contro gli omosessuali” potremmo anche trovare un punto di accordo. Ma (proposta Scalfarotto docet) viene definito così anche chi, “con le sue idee”, favorisce il diffondersi del disprezzo verso gli omosessuali, con tutto ciò che ne deriva. Se ho capito bene, è quello che anche Mentelibera sostiene. E allora no, non ci sto più. Perchè vedi, Mentelibera: se un giorno nasce un gruppo di sciroccati che si mette a pestare tutti i fumatori, non sarei affatto d’accordo con il politico illuminato di turno che proponesse una legge contro la “pnigofobia” perchè chi dice che il fumo fa male, sotto sotto, giustifica le violenze di chi le compie. Aggiungo questo: credo che, da un punto di vista giuridico, non ci DEBBANO essere distinzioni sui reati legati alle persone verso cui li compi, bensì solo sulle motivazioni: futili / non futili. Se ciò che mi spinge alla violenza è solo (!) il disprezzo verso l’altro, c’è già l’aggravante “per futili motivi”. Altrimenti cadiamo nell’assurdo: la banda di criminali che qualche tempo fa ha aggredito e rapinato una coppia omosessuale deridendola ha riservato lo stesso trattamento, poche ore dopo, a una donna. Lì era meno grave perchè lei non era gay? Si può fare distinzione sensata, secondo me, solo se la persona è in oggettive condizioni di inferiorità e/o debolezza: il bambino, l’anziano, l’incapace…
Fabrizio, mi sembra che anche tu abbia confermato che in passato ed anche al presente esistano atteggiamenti e persecuzioni contro le persone per il solo fatto di essere omosessuali. Se questa non vuoi chiamarla omofobia, puoi trovare un altro termine che ti aggrada di più, ma il senso non cambia.
Tu se specializzato nel distorcere le cose. Da quanto esiste l’uomo sulla terra sono sempre esistiti atteggiamenti di antipatia contro qualche gruppo identificabile in qualche modo. Ma l’antipatia è cosa diversa dal perseguitare, e senza arrivare all’estremo è anche diverso dal discriminare o mobbare per esempio sul lavoro. Non per tutti questi casi è stato coniato il termine “-fobia”, perché altrimenti ci vorrebbero pagine e pagine di vocabolario. Quindi definire correttamente il senso delle parole non è cosa irrilevante, ma il centro del problema.
Che sia giusto o sbagliato avere simpatie o antipatie è cosa da discutere su un altro piano, ma su quello dei cosiddetti “diritti umani”, per lo meno fino all’altro ieri perché ora vediamo finalmente cosa sono questi “diritti umani” (*), ognuno ha il diritto di dissentire da chicchessia, per qualsiasi cosa faccia, di avere le proprie simpatie e le proprie antipatie, di frequentare o no chi gli pare, senza bisogno di rendere conto a nessun altro. Il che, ripeto, non vuol dire discriminare né perseguitare. Quindi…
Si vuole forse negare che molte persone provano un “fastidio fisico” (“mi fanno schifo!”) nel vedere da vicino o parlare con persone spiccatamente omosessuali?
… non si vuole proprio negare un bel niente. È che tu stai spudoratamente mettendo cose che non c’entrano niente nello stesso calderone.
Faccio presente che esistono gruppi di attivisti molto noti che sono, per esempio: contro i cacciatori, contro chi mangia carne, contro chi veste abiti fatti di pelle animale, contro chi fuma (vedasi commento precedente), e ogni giorno ce n’è sempre una nuova (per esempio, ora lentamente si sta delineando l’ostracismo contro chi ha un’auto diesel). L’ostilità contro i primi due gruppi sociali in particolare va ben oltre l’esprimere antipatia, e basta andare a vedere gli slogan pesanti che lanciano i militanti di certe organizzazioni. Eppure non solo non si sente parlare di “cacciatorofobia” o “onnivorofobia”, anzi, si ritiene che questi portatori di pensiero siano il bene e il bello.
Su un piano diverso, cattolicamente parlando, rimane che cacciare, mangiare carne, vestire abiti in pelle, fumare, guidare auto diesel – salvo eccessi specifici – non sono comportamenti peccaminosi in sé. Compiere atti omosessuali sì. Quindi è perfettamente ovvio che non si criticano i primi, ma i secondi.
(*) In Canada il premier progressista Trudeau, che è la punta di diamante del fronte dei “diritti civili”, è arrivato a dire esplicitamente che tra garantire il diritto di aborto e il diritto di libertà di parola, lui ha tranquillamente intenzione di sacrificare il secondo, per negarlo a chi vuole contestare il primo. Ecco cosa è una vera discriminazione.
Non c’è stata solo la persecuzione nazista dei gay, ce ne è stata tanta altra prima e dopo. O vuoi negare anche questo?
Inoltre io diffido del soffermarsi troppo sulle questioni terminologiche-etimologiche perché tutti sanno benissimo che la lingua si evolve e le parole acquisiscono, perdono e cambiano significati col tempo e, oggi, omofobia ha assunto, in tutti i dizionari, anche il significato di generica avversione verso i gay.
Ho letto (e l’ho visto ricordato su un altro blog) che il concetto di mutevolezza della lingua fu trattato per primo, in modo organico, da Vincenzo Monti all’inizio dell’800.
Poi, signori miei, se il termine “omofobia” inteso in un significato così esteso, è da considerarsi troppo ambiguo, allora perché non scrvere una bella mail all’Accademia della Crusca, segnalando l’uso improprio del vocabolo? Sul relativo sito l’ho visto l’indirizzo mail.
NB: parlo sul serio non ironicamente.
Così loro lo cancellano da ogni vocabolario anche mentale?! 😜
@exdc
Vedo che fai a gara con mentelibera per chi trolleggia meglio oggi.
Non c’è stata solo la persecuzione nazista dei gay, ce ne è stata tanta altra prima e dopo. O vuoi negare anche questo?
Come chiunque dotato di un minimo di comprensione dell’italiano può capire benissimo, io non ho negato niente, ma ho rimesso le cose nella giusta prospettiva: molti omosessuali, comprese intere organizzazioni, sono state parte della rivoluzione nazista e poi sono stati divorati dalla stessa rivoluzione. Il che è una cosa che accade in tutte le rivoluzioni, per qualche gruppo sociale. La realtà storica dà fastidio?
Sulle altre persecuzioni “prima e dopo”, illuminaci.
Il problema poi non è certo risolvibile dall’Accademia della Crusca, che se fosse filata almeno dai giornalisti non vedremmo lo scempio quotidiano della lingua. Il problema è l’uso legale del termine, come lo potrebbe definire il Parlamento.
Non dire sciocchezze, mente libera. Non mescolare le pere con le mele. Le persone “omosessuali” non esistono mentre invece esistono le persone di colore. Le perone “omosessuali” “sono” omosessuali nel senso che praticano l’omosessualità (che in realtà è omoerotismo!), ma l’ “omosessualità” è solo un comportamento, non fa parte dell’identità di una persona. Le persone di colore, invece, non praticano il colore, sono semplicemente negri. La negritudine è parte della propria identità, non è un comportamento.
La differenza tra comportamento ed identità è abissale. Il comportamento può essere sbagliato come, in effetti, è certamente sbagliato il comportamento omoerotico. L’identità, come ad esempio l’essere negri, non è affatto sbagliato: è un modo di essere persona, cioè ad immagine di Dio.
Ora è certamente vero che, sia le persone omoerotiche, sia i negri, hanno certamente subito ingiuste persecuzioni. Ma il fatto che una persona sia stata ingiustamente perseguitata non ne fa automaticamente un santo. Si può essere ingiustamente perseguitati ed andare all’inferno. Proprio quello che succede a coloro che si definiscono gay, oppure “omosessuali” (in realtà omoerotici).
Cent’anni.
Anche praticare una religione è un “comportamento”, ma a nessuno verrebbe in mente di negare che esistano i cristiani, e che non siano mai stati perseguitati.
In realtà la razza biologicamente non esiste, ma esistono i razzisti, eccome se esistono.
Forse l’omoessualità , dal punto di vista puramente biologico, non esiste, ma esistono certamente gli omofobi.
D’altra parte la padania non esiste, eppure per anni si è sentito parlare di padani, e se si parlava con loro essi si sentivano diversi dagli “altri”, anche se nessuno ha mai stabilo un confine certo. Erano cioè i padani ad autodefinre gli altri “non padani”.
Per il nostro discorso quindi, che è sociale (perchè l’omofobia come il razzismo è un fatto sociale) non conta se una cosa sia accertabile scientificamente, se poi è la società che ne attesta l’esistenza con il suo comportamento reale, al punto di creare azioni e reazioni, gruppi e controgruppi.
Per quanto riguarda l’accesso all’inferno, quello di sicuro non dipende da noi ma da decisioni superiori, mentre se utilizzare o meno il colore, la tendenza sessuale o la religione per discriminare qualcuno, quello dipende da noi.
E la discriminazione, magari subdola e camuffata da altro, non è un atto conforme al vangelo ed al CCC, che sono testi che tanti citano ma pochi leggono, evidentemente.
E la discriminazione, magari subdola e camuffata da altro, non è un atto conforme al vangelo ed al CCC, che sono testi che tanti citano ma pochi leggono, evidentemente.
Quello che è evidente è che tu sei un mistificatore.
http://www.lanuovabq.it/it/omofobia-la-pretesa-di-pregare-per-una-imposizione
L’omofobia è una costruzione concettuale e linguistica tendente a paragonare il cosiddetto “odio” contro gli omosessuali al cosiddetto “odio” contro gli stranieri (xenofobia), oppure a quello contro le altre etnie (razzismo). Il concetto quindi equipara l’essere omosessuale con l’essere straniero o con l’essere di pelle nera o gialla. In questo modo l’omosessualità diventa naturale e qualsiasi critica contro di essa si trasforma in violenza omofoba. Inoltre tende a considerare violenza la stigmatizzazione dei comportamenti omosessuali, l’opposizione a proteggerli e promuoverli per legge, l’idea di ogni giusta discriminazione nei confronti delle persone praticanti l’omosessualità. L’espressione “giusta discriminazione” nasce indirettamente dal magistero della Chiesa secondo cui le persone omosessuali non devono essere sottoposte a “ingiusta discriminazione”, il che fa pensare che esista una giusta discriminazione.
Se guardiamo poi alla realtà intorno a noi, ci chiediamo dove sia tutta questa omofobia contro la quale alcuni vescovi si sentono chiamati a presiedere veglie di preghiera. Oggi, al contrario, ad essere discriminata è l’eterosessualità. Le fiction televisive sono farcite di situazioni omosex, hotel e locali gay-fiendly si moltiplicano, la sessualità sterile è promossa mentre quella fertile viene scoraggiata, moltissimi Stati, tra cui l’Italia, equiparano totalmente le coppie omosessuali e quelle eterosessuali sul piano giuridico, sociale e politico, c’è una dittatura omosessualista che impedisce di dire la propria sulla verità dell’omosessualità e perfino gli ordini professionali – dagli psicologi ai giornalisti – impongono di parlarne solo in un certo modo, i rapporti internazionali descrivono l’Italia come uno dei Paesi maggiormente aperto ai gay al mondo, le lobby gay rendono la situazione omosessuale qualcosa di profittevole nel lavoro o nella carriera. L’omofobia, oltre ad essere una creazione ideologica come concetto, è anche una invenzione imposta. Perché si deve fare una veglia di preghiera per una invenzione imposta?
All’esistenza di limitati casi di violenza fisica o psicologica contro le persone omosessuali fa riscontro invece una sistematica forma di discriminazione culturale, economica, fiscale perfino, contro la coppia eterosessuale e specialmente contro quella aperta alla vita. Nelle diocesi nessuna veglia per la famiglia o per la vita, ma veglie contro l’omofobia.
Sono perfettamente in linea con te.Basta denunciare .il centro è l’uomo che crea la vita. Gli omoerotici non hanno nei loro rapporti questa possibilità.L’uomo e la donna sono il centro dell’esistenza, solo loro vanno privilegiati.Un uomo che utilizza l’apparato digerente ed escretorio come organo sessuale va aiutato e consigliato a cambiare.Oggi se dico, in alcuni paesi, che la famiglia è :Uomo donna e figlo mi arrestano.Bisogna cominciare a tirare fuori le spade.
Roberto!!! Che piacere risentirti…
@mente libera
Ha ragione Fabrizio, sei un mistificatore. Non ho mai negato che le persone omoerotiche siano state ingiustamente perseguitate, anzi, l’ho affermato nel precedente commento: Ora è certamente vero che, sia le persone omoerotiche, sia i negri, hanno certamente subito ingiuste persecuzioni.
Quindi non nego che le persone omoerotiche siano ingiustamente discriminate o, addirittura, perseguitate (ma bisogna anche dire che, almeno in Italia, questo è avvenuto nel passato, mentre oggi è semmai vero il contrario!). Quello che ho detto è che non è giusto equiparare la condizione omosessuale (posto che di condizione possa trattarsi) al dato di fatto di essere negri. Il perché è evidente:
1) essere negri è un modo di essere persona, quindi attiene alla propria identità che non può mutare e che è sempre, certamente, una cosa buona.
Viceversa,
2) ”essere omosessuali” (in realtà omoerotici) indica solo un comportamento che, a differenza dei caratteri identitari, può mutare per fortuna (dipende dalle scelte della persona!), ma, soprattutto, può essere ed è, in effetti, profondamente sbagliato sia dal punto di vista biologico, sia dal punto di vista esistenziale e sociale e sia anche dal punto di vista morale.
Di conseguenza la Chiesa e noi cattolici abbiamo sempre il dovere (non solo quando ci chiedono il nostro parere) di giudicare e condannare senza riserve il comportamento “omosessuale” (in realtà omoerotico). Siamo nel mondo per insegnare la verità, non per battere una pacca sulle spalle dei peccatori.
Non puoi davvero, lealmente, pensare che io o il cardinal Muller o qualunque altra persona che tenti di essere cristiana giustifichi anche minimamente derisioni maltrattamenti e robe del genere. Non ci credo che lo pensi davvero. Però posso dire che io non ho mai assistito davvero a casi di discriminazione. Anzi. C’è una sorta di pregiudizio positivo verso le persone che esplicitano in modo evidente la loro omosessualità in molti ambiti. La moda lo spettacolo il giornalismo per esempio. Omofobia è un modo per etichettare come malato – “fobia” dice questo – chi ha idee diverse da quelle che ci vogliono imporre sulla omosessualità. Contro i maltrattamenti, le percosse, la violenza verbale contro chiunque, indipendentemente da sesso razza eccetera, basta già la legge esistente, non c’è bisogno di altro.
Costanza , non so se la domanda era rivolta a me,
Ovviamente non mi verrebbe mai in mente di pensare che voi possiate giustificare certi comportamenti, ed anzi mi scuso se ho dato questa sensazione.
Ma allo stesso tempo ma posso dire tranquillamente che , avendo una certa età, ricordo benissimo le derisioni ed i maltrattamenti che , insieme ad i compagni, abbiamo fatto subire ad un compagno delle medie che aveva “movenze” un po particolari. Era moda comune farlo, si faceva tra compagni e tra amici che giocavano in strada (quando ancora si giocava in strada) e solo più tardi ho capito quanto male avevo fatto.
Se oggi queste cose (che chiameremo “bullisimo”) accadono di meno, è solo perchè si è diffusa una maggiore conspevolezza nell’intera società, anche grazie ai cattolici , ma anche grazie a tanti non cattolici e a quella cultura della comprensione tanto bistrattata e umiliata col termine “buonismo”.
E’ compito di ogni cattolico non dare la sensazione che la condanna dell’omosessualità sia anche una forma di approvazione del disprezzo verso gli omosessuali, e penso che in questa missione a volte si zoppichi un po, sopratutto sui blogs.
Chi vive oggi in certi quartieri o città non può comprendere cosa sia la jungla di altri quartieri ed altre città, e come ci voglia poco per tornare a certe mentalità diffuse. Basta pensare all’utilizzo dispregiativo del termine che inizia con la “Fr”, ed a come sia esso diffuso nella mente e nella subcultura, con senso negativo. Si può negare ? Non più tardi di qualche mese fa un allenatoe di serie A ha dato del “Fr” all’allenatore dell’altra squadra. Evidentemente era un termine con accezione negativa, con lo stesso peso negativo di “stupido, idiota, etc etc”.
Quindi, tornando al vostro articolo, poichè le cause di razzismo e discriminazioni religiose sono aggravanti dei reati , è giusto che anche l’omofobia (o sessismo , o chiamatelo come vi pare) sia una aggravante, come la tanto vituperata legge prevedeva di fare.
Forse non lo sa nessuno, ma la richiesta della legge contro “l’omofobia” in realtà chiedeva soltanto di aggiungere le ragioni di discriminazione sulla tendenza sessuale alla legge 122 del 93 che già prevede altre aggravanti :
“Art. 3. – 1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, anche ai fini
dell’attuazione della disposizione dell’articolo 4 della convenzione, è punito:
a) con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee
fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a
commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali,
etnici, nazionali o religiosi;
b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni che, in qualsiasi modo,
incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla
violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”
“Reati contro la persona – Aggravante della finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso – Configurabilità – Condizioni. L’aggravante della finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso (articolo 3 del Dl n. 122 del 1993, convertito dalla legge n. 205 del 1993), è configurabile quando essa si rapporti, nell’accezione corrente, a un pregiudizio manifesto di inferiorità di una sola razza; mentre non ha rilievo la mozione soggettiva dell’agente, né è necessario che la condotta incriminata sia destinata o, quanto meno, potenzialmente idonea a rendere percepibile all’esterno e a suscitare il riprovevole sentimento o, comunque, il pericolo di comportamenti discriminatori o di atti emulatori, giacché ciò varrebbe a escludere l’aggravante in questione in tutti i casi in cui l’azione lesiva si svolga in assenza di terze persone.
• Corte di cassazione, sezione V, sentenza 28 dicembre 2009 n. 49694.”
Come è ben visibile la discriminazione razziale o nazionale, che non sono certo caratteristiche biologiche, è comunque punita con una aggravante.
Una aggressione per cause religiose è più grave di una aggressione per motivi di antipatia o per uno sgarbo reciproco. Dietro c’è una ragione, che è la stessa dell’aggravante sull’omofobia : stroncare l’aggressione dell’uomo contro l’uomo perchè “diverso” !
Mi scuso per l’essere cosi prolisso, credo di aver detto tutto…finisco qui ! 🙂
Salve.
Senti, ma credi che siamo veramente tutti fessi qui?
a) con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee
fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a
commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali,
etnici, nazionali o religiosi;
Questo passaggio implica che se uno sostiene che compiere atti omosessuali è peccato mortale, rischia la galera! È proprio anche da questo passaggio che si nota l’assurdità della legge, perché il paragone sarebbe con uno che sostiene che essere nero, asiatico o pellerossa è peccato mortale. Salta agli occhi immediatamente la differenza tra chi discrimina sulla base di un dato immutabile e fissato (il colore della pelle, l’etnia) e chi compie un atto.
se ho ben capito, dovrei essere denunciato perché dico che l’omoerotismo è un peccato,anche se la religione che professo sostiene questo.anzi, è un’aggravante.
bene. voglio vedere come la metterete con l’islamofobia( visto che l’islam sostiene la medesima idea sull’omoerotismo. con conseguenze un tantinello più severe).
sarebbe curioso vedere in un tribunale quale sarebbe la discriminazione vincente: chi sostiene l’omosessualità( tanto per utilizzare i termini comuni) contro,che so, un imam che la condanna e che a sua volta può portarti in tribunale per islamofobia.
( tralasciando il ridicolo avvenuto al “cassero” a bologna qualche giorno fa tra arcilesbica e arci gay sull’utero in affitto)
Allora facciamo una giornata contro tutte le persecuzioni, che comprenda quelle di razza, di sesso, di tendenza sessuale, di peso (grassofobia ), di salute mentale (matti), di vita (aborto ) e non una specifica sull’ omofobia. Questo vuol gia’ dire che si vuole strumentalizzare la cosa per fini propagandistici e ideologici. Assurdo tirare fuori la storia del Razzismo, di fatto assimilando omofobia con odio razziale. Potevi tirare fuori le malattie psichiche (anche i matti sono stati molto perseguitati nella storia), ma non lo hai fatto perche’ tutti sono d’ accordo nel considerare le malattie psichiche come malattie, e tutti sono in grado di capire che non volere la persecuzione dei pazzi non significa non riconoscerli malati di mente. Comodo passare al razzismo. Ma disonesto.
Ottimo articolo e chiarissima la posizione del cardinale.
Il dato esperienziale è poi inequivocabile: questo termine serve solo a “bloccare” sul nascere qualsiasi tentivo di fare ragionamenti o approfondimenti o anche solo scambiarsi banalmente le proprie opinioni. Appare inoltre termine “funzionale” alle prese di posizione e agli atteggiamenti dell’omosessualista di turno o delle persone (non poche…) che della vita degli omosessuali in genere interessa ben poco limitati come sono al proprio orticello di “bastian contrario a priori” …
L’omofobia non esiste. L’omosessualità non esiste. Le persone omosessuali non esistono.
Esiste l’attrazione erotica per persone del proprio sesso. Possiamo, secondo me DOBBIAMO, chiamare questo tipo di pulsione “omoerotismo” e parlare di “persone omoerotiche”, perché di questo si tratta, di erotismo e non di sessualità. La sessualità è l’insieme dei caratteri fisici e psichici che, all’interno di una specie, DISTINGUE il maschio dalla femmina. Tutto quello che riguarda la sessualità deve necessariamente fare riferimento alla differenza che distingue il maschio dalla femmina. Se manca questa differenza manca il presupposto della sessualità. Così anche il “comportamento sessuale” non può non essere riferito al dualismo maschio/femmina. In mancanza di dualismo maschio/femmina non c’è sessualità. Può esserci erotismo, ma non c’è sicuramente sessualità. D’altronde l’erotismo può fare benissimo a mano della differenza maschio/femmina e può sussistere anche con riferimento ad animali, cadaveri, bambini, cose, situazioni particolari e quant’altro. Ma in ognuna di queste cose, com’è evidente, deve parlarsi di erotismo, non di sessualità.
Giustamente il cardinale Gerhard Ludwig Müller, parlando dell’omofobia, dice che non esiste. Anzi, peggio: dice che è “uno strumento del dominio totalitario sulla mente degli altri”, “un’ideologia che vuole dominare , cercando di costruire una sua realtà. E’ lo schema marxista, secondo cui non è la realtà a costruire il pensiero, ma il pensiero che costruisce la realtà. Quindi, chi non accetta questa realtà deve essere considerato malato”. E qual è la “realtà” che dovremmo accettare? E’ l’omosessualità, naturalmente, cioè una sessualità che non esiste, che contraddice se stessa, in ossimoro, A = non A.
Bene, io dico che coloro che definiscono se stessi gay o “omosessuali”, sono semplicemente nemici della realtà, nemici dell’intelligenza, nemici di Dio. E nemici nostri. Ed è vergognoso che oggi ci siano vescovi come Camisasca (RE) che si schierano ormai apertamente contro di noi ed in favore dei nemici di Dio.
Gabbana: “Sono un uomo, non chiamatemi gay. La parola gay è stata inventata da chi ha bisogno di etichettare”
https://www.informarexresistere.fr/gabbana-sono-un-uomo-non-chiamatemi-gay-la-parola-gay-e-stata-inventata-da-chi-ha-bisogno-di-etichettare/
Anche Zeffirelli, mi pare, si espresse contro l’uso della parola gay
aggiungo che se si cominciasse a riutilizzare le parole per quel che in realtà significano,come fa notare ,per es, fra centanni, tali questioni sarebbero notevolmente più chiare.
muller ,giustamente,nota come :”lo schema marxista, secondo cui non è la realtà a costruire il pensiero, ma il pensiero che costruisce la realtà”.
infatti non ho mai capito ( vedi: razza Raggruppamento di individui che presentano un insieme di caratteri fisici ereditari comuni. Nel caso dell’uomo, tali caratteri si riferiscono a caratteristiche somatiche (colore della pelle, tipo di capelli, forma del viso, del naso, degli occhi ecc.), indipendentemente da nazionalità, lingua, costumi, ma il concetto di r. umana è considerato destituito di validità scientifica, dacché l’antropologia fisica e l’evoluzionismo hanno dimostrato che non esistono gruppi razziali fissi o discontinui. Al contrario, i gruppi umani mutano e interagiscono continuamente, tanto che la moderna genetica di popolazioni (➔ popolazione) si focalizza su modelli di distribuzione di geni specifici anziché su categorie razziali create artificialmente.http://www.treccani.it/enciclopedia/razza/)
come si faccia ad utilizzare continuamente il termine “razzismo” in luogo di “discriminazione”.
se non in un idea di neolingua che,come ricordava orwell in 1984, serve a ridurre la possibilità di pensare.
@vale
La questione della razza è molto più complessa, perché anche lì si è abbattuta la scure del pol. corr. Per esempio, se si va a leggere a proposito di certe malattie che hanno predisposizioni genetiche, si trovano tranquillamente – evidentemente la scure non ha ancora completato il proprio lavoro – riferimenti alle razze.
Lasciando perdere questo specifico campo, è proprio come dici, e come dice Fra’: bisogna usare i termini e la categorie solo nel contesto in cui hanno senso. Per esempio, le questioni di genetica hanno senso nello studio delle malattie e delle prestazioni fisiche, e basta. Prendere termini e semantica da correnti ideologiche estranee al cristianesimo è il primo modo di farsene infettare.
Quello che si può osservare è che quando Cristo ragiona in termini di categorie (p.es. nelle Beatitudini: poveri in spirito, afflitti, miti, affamati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati per causa di giustizia), queste sono categorie dello spirito: non sono classi sociali o politiche, non sono razze, non sono raggruppamenti genetici, o distinzioni tra nobili e plebei, ma singole persone che aderiscono o non aderiscono alla chiamata dello Spirito Santo. E possono farlo in un momento, cambiare idea successivamente e poi tornare sui propri passi, decidendo ogni volta in piena libertà: non sono certo ingabbiati. L’altro momento in cui ragiona in termini di categorie è quando parla del Giudizio e divide quelli che stanno alla sua destra da quelli che stanno alla sua sinistra: ma, di nuovo, sono quelli che si sono autonomamente collocati in una delle due posizioni accettando o rifiutando liberamente la sua Parola senza essere condizionati da questioni di altro tipo, e hanno perseverato.
👍🏻
@f.giudici
anche. ma si parla di razze in senso di grandi gruppi razziali in relazione a grandi aree geofrafiche( ad es. caucasico,mediterraneo,amerindo,ecc.)(x la genetica: ad es. anemia mediterranea, falciforme,ecc. che statisticamente sono più diffuse in determinate aree geografiche ).
quanto al fatto che vi siano alcune caratteristiche genetiche che appartengono solo a tali megagruppi o anche a gruppi più ridotti( ad es.: slavi,mongolici,indo iranici,semitici,ecc.dovrebbe essere vero poiché non si spiegherebbero altrimenti le ricerche su armi biologiche mirate a gruppi etnici caratterizzati da marcatori genetici unici delle quali ho avuto notizia)
Precisamente il Signore chiamerà le altre nazionalità e dividerà le pecore dai capri.I veri cristiani non saranno giudicati,perché hanno conosciuto Lui.Le altre nazionalità non lo hanno conosciuto e saranno giudicati delle scelte che hanno fatto con il lume della coscienza
ovviamente un’idea…sigh.
L’ha ribloggato su l'ovvio e l'evidente.
Molto chiaro il cardinal Müller (fossero tutti chiari come lui…)
Il termine “omofobo”, viene oggi applicato in modo “facista” a chiunque non si adegui all’imperante “gay è bello” (buono e giusto), basta solo sollevare un “ma”, un dubbio… e sei un “omofobo”, nuovo moderno marchio di infamia e ti tappano la bocca.
L’assurdo è che – come il caro Mentelibera – qualcuno è convinto che è un semplice “render pan per focaccia” (avete bollato noi come omosessuali, bolliamo voi come “omofobi”), come se seguire la propria disordinata sessualità, fosse lo stesso che affermare che non è cosa buona.
Piccolo, piccolissimo appunto: “Amare una persona che prova attrazione verso lo stesso sesso non significa avallare le sue convinzioni, ma stare vicini nell’amicizia e annunciargli – se ce lo chiede – la verità.”
Amare una persona, come Cristo ci ha amati, è annunciarli la Verità anche se NON ce lo chiede… con amore, misericordia, senza giudizio, ma “guai a me” se non annunciassi il Vangelo, dicendo la verità.
La verità è anche che praticando certe scelte (non solo quella della pratica omosessuale), si mette a serio rischio la sopravvivenza dell’anima nostra e non di rado, si fa della nostra vita un’inferno.
Bellissimo articolo, pieno di spunti di riflessione! Bellissima l’intervista. Ogni tanto un bagno di chiarezza ci vuole proprio: grazie mille!
Tanto poi ci pensa l’IKEA…
“Diversity Celebration” è il nome del concorso a premi indetto da Ikea arredamenti (per la sede di Bari) che sta facendo discutere in Puglia.
L’iniziativa è patrocinata dal Comune del capoluogo pugliese, seppure si tratti di un patrocinio gratuito e consiste in un concorso rivolto alle sole coppie pugliesi che hanno in progetto di contrarre un’unione civile, dunque, coppie omosessuali, che prevedono di stipulare l’unione entro il 25 agosto e hanno difficoltà a racimolare il denaro necessario per realizzare il loro progetto.
In palio, l’Ikea, mette a disposizione buoni del valore totale di circa 5000 euro che comprendono: un banchetto di nozze di circa 3000 euro che si svolgerebbe all’interno della sala ristorante dello stesso mobilificio, un viaggio di nozze nei paesi scandinavi del valore di 1200 e un buono da 500 euro da spendere all’interno del mobilificio.
😉
L’ etichettare un intero gruppo di persone umane e inventarsi che sono un gruppo a se’ stante rispetto agli altri solo a partire dalla attivita’ erotica , questo e’ ila vera assurdita’ . Bene ha fatto Gabbana a definirsi primariamente “ un uomo” un essere umano , come fondamentale, non gay che e’ solo un accidente fra gli altri. Forse che gli antichi greci si definivano gay o Socrate si presentava come pederasta?
In realta’ al giorno d’ oggi sono gli stessi militanti dell’ ideologia LGT che si sono cuciti addosso il “ triangolo rosa” e lo mostrano a tutti con sfida quasi che per prima cosa si dovesse notare che sono “ gay” e poi secondariamente che sono persone umane.
Lo sbattere aggressivamente in faccia agli altri i propri gusti sessuali ( e questo vale anche per gli etero) questa si’ che e’ una malattia: una forma patologica di esibizionismo e narcisismo.
Mi piacerebbe anche chiarire una cosa. la contrarietà della Chiesa alle pratiche omosessuali (qualcuno ha parlato giustamente di omoerotismo e non di omosessuali) non è mai stata e non è tuttora un attacco a chi si dia a queste pratiche. Purtroppo questa convinzione è figlia di una concezione sbagliata di misericordia. Al contrario è proprio un atto di misericordia spirituale, è un dire a queste persone: “guarda che se continui così sei in pericolo!”. Dovrebbe essere un grido accorato per aiutare il fratello a uscire da una situazione di peccato che potrebbe portarlo all’inferno. Ricordo che l’anno scorso, per la Quaresima, il Cardinal Scola fece leggere ogni settimana un’opera di misericordia spirituale. Nel clima attuale, rimasi stupito di sentire (confesso che le avevo dimenticate) che vi rientra correggere gli erranti. Questo è lo spirito con cui la Chiesa ci dice di stare lontani!
Le discriminazioni di cui gli omosessuali sono statii oggetto nel passato non possono mica giustificare le discriminazioni che il loro movimentio vuole adottare, e già attua, nei confronti di chi da un giudizio negativo sull’attività omoerotica .oltre alla libertà’ di parola, si vuole negare libertà alla scienza che, sulla base di studi seri aveva messo in relazione, come disturbo della personalità, la tendenza omosessuale maschile con la presenza di un padre assente o insignificante e di una madre possessiva. Lo psicologo che condivide tale impostazione rischia la radiazione. Anche la liberta’ di cura viene lesa perché si perseguitano gli psicoterapeuti che su richiesta del paziente adottano terapie riparative nei confronti del disturbo, che hanno dato in molti casi buoni risultati. Che vescovi e sacerdoti si mostrino proni davanti alle iniziative pubbliche dei c.d. gay, tra l’altro violentemente offensive nei confronti della religione cattolica, e’ solo dimostrazione, non di carità evangelica, ma solo di sudditanza e paura verso una tendenza dominante che non si ha il coraggio di contrastare,
A proposito di quel che dicevo sopra:
https://twitter.com/FilSava/status/997046544389099521
Riporto al proposito un post del prof. Viglione
Massimo Viglione
Una questione da affrontare seriamente e uniti
La parola “fobia” è la legna del rogo con cui ci bruceranno.
La pira sono i diritti umani. Che non conoscono confini, altrimenti non sarebbero diritti umani: e così ogni categoria esistente avanza diritti. Senza fine, perché hanno rifiutato l’ordine morale.
Se noi lasciamo passare tranquillamente il concetto di “omofobia”, come quello di “xenofobia”, come se fossero veri o normali, ben presto non potremo più parlare né difenderci.
Tutti coloro che accettano tali concetti, seppur criticamente, sono le quinte colonne del rogo.
L’omofobia non esiste. Così come la xenofobia. Esistono persone che a volte sono violente e che, in caso, vanno punite, se giusto, secondo i termini di legge.
Ma omofobia e xenofobia sono neologismi nominalistici inventati solo qualche anno fa per uccidere la nostra libertà.
Che poi è lo scopo del nominalismo, insieme all’inganno delle “masse”.
Libertà di pensiero, di parola. Poi, un giorno, anche fisica e morale. Infine, pure quella sessuale.
Se non lo capiamo e non reagiamo facendo fronte unito, siamo già come legna secca per la pira del leviatano mondialista e del totalitarismo genderista.
Bisogna pensare come procedere a livello legale per difenderci da futuri attacchi giudiziari. E’ interesse di tutti, questo.
Non usiamo questi termini. Non abituiamoci. Reagiamo. Altrimenti siamo finiti.
Non esistono fobie. Ma esistono nemici della libertà e della Verità. (MV)
Ecco. Come volevasi dimostrare. E poiché i vescovi pregano con i gay chi prega secondo la Legge di Dio viene accusato di oltraggio alla religione cattolica! Sembra un incubo ma è invece realtà!
https://gayburg.blogspot.it/2018/05/il-codacons-denuncia-la-preghiera.html
E’ il caso di leggerlo tutto il DELIRANTE comunicato… tanto per farsi l’idea.
Impressionante! Una liturgia riparatoria per una manifestazione apertamente antireligiosa è vista come odio verso i partecipanti alla manifestazione, si usa la religione per i propri fini personali e politici (il Codacons la usa come instrumentum regni), solo dire non sono d’accordo è odio? Mamma mia!
Non è tanto una manifestazione “anti-religiosa” in senso stretto (anche se in più di una occasione queste manifestazioni lo sono state e anche blasfeme, laddove si accostavano immagini e figure sacre a atteggiamenti o “abbigliamenti” inqualificabili – vedi immagini di “marie” agghindate da drag-queen o simili), ma manifestazioni pubbliche di ciò che sappiamo essere fuorviante e nocivo per la salute dell’Uomo, dal punto di vista psicologico e spirituale (per non parlare della mentalità dei giovani ancora in via di formazione).
Le “preghiere di riparazione” quindi, non sono affatto “contro” qualcosa o qualcuno, ma sono sostanzialmente preghiere di *intercessione*.
La stessa preghiera di intercessione presso Dio, che fu di Cristo: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno…” (tralasciamo il fatto che ci sarà anche chi sa bene ciò che fa… questo non sta a noi giudicare).
Vi è poi l’aspetto di riparazione delle “offese recate a Dio” e l’invocazione della Sua Clemenza e Misericordia.
Mi si sa, certi animi che non vedono nulla di bene in tutto ciò, non si limitano ad “alzare le spalle”, come chi farebbe razionalmente chi sente pregare in “qualcosa” in cui non crede, ma proprio perché animati da un spirito che è contrario allo Spirito che è Luce, si deve scagliare contro chi vede come un nemico, accusandolo di un odio che non esiste, ma che per primo alberga nel loro cuore e che neppure vede.
Nelle discussioni sulla omosessualità si confondono diversi livelli di discorso, tra il morale il giuridico ed il teologico. Latita, per lo più, un livello che chiamerei, in mancanza di un termine migliore, antropologico-metafisico: ossia sulle implicazioni metafisiche dell’antropologia. Il problema, tra quelli che potremmo chiamare omo-simpatizzanti e e omo-antipatizzanti, non riguarda in effetti questioni giuridiche, e neppure morali (chi mai, tra gli antipatizzanti “a modino”, come dicono in Toscana, ha mai auspicato comportamenti nei confronti degli omosessuali che non siano atteggiati alla massima cortesia?). Quella che per gli antipatizzanti è inaccettabile è la pretesa di considerare l’erotismo tra persone delle stesso sesso “normale”: se lo fosse, infatti, si renderebbe indifferente l’oggetto del desiderio, e ne seguirebbe quindi per logica conseguenza un erotismo privo di ogni connotazione di diversità, per cui quello etero finirebbe per essere assimilato a quello omo. O è normale l’uno o è normale l’altro, tertium non datur: è come dire, o il sesso è per natura legato alla procreazione o non lo è. Mantenere che non lo è significa negare la realtà biologica delle cose; ovviamente, non la si può negare di fatto, ma la si sveste di ogni significato.
Storicamente, a questa posizione è stato dato un nome: gnosticismo. Quelli che si proclamavano gnostici (conoscitori) tra il secondo ed il quarto secolo dopo Cristo, consideravano la natura corporea con le sue determinazioni, nel nostro caso quelle sessuali, cosa cattiva, creazione di un dio pasticcione o malvagio, dalla quale però un dio superiore libera i pochi eletti: gli “spirituali”, in quanto distinti dagli “psichici” e dagli “ilici”, sui quali hanno per natura il diritto di comandare. Questa negazione del valore simbolico del corpo fu sconfitta dalla Chiesa dei primi secoli, ma si ripresenta periodicamente nella sua storia: per esempio nel XII secolo, con movimenti che vanno sotto vari nomi, come Albigesi, Catari ecc.. La Chiesa li represse (cattiva!), per intolleranza nei confronti dei dissenzienti; almeno stando alla vulgata storica che ci viene ammannita a scuola. Quel che questa vulgata non ci dice, è che la repressione ci fu, ad opera di principi cristiani ortodossi, a causa degli abusi dei quali i Catari si erano resi colpevoli, per l’intrinseca tendenza degli “spirituali” a rendersi dominatori dell’intera società.
Il caso della omofilia è dunque una prova del carattere eminentemente “gnostico” della cultura oggi dominante, nella quali pochi “illuminati” intellettuali pretendono di imporre la svalutazione del corpo all’intera società: così negata nel suo stesso essere società. Mi piace quindi che il cardinale Mueller parli al riguardo di una tendenza al totalitarismo. In essa, come negli altri totalitarismo del secolo scorso, si ripresenta la tentazione gnostica di dichiarare il mondo, come lo conosciamo nella nostra corporeità, cattivo, tutto perciò da rifare alla luce dell’indifferentismo spirituale (o piuttosto preteso tale).
“o il sesso è per natura legato alla procreazione o non lo è. Mantenere che non lo è significa negare la realtà biologica delle cose… a questa posizione è stato dato un nome: gnosticismo.”
Un’implicazione metafisica gravida di conseguenze, finemente colta dal prof Salzano, che in tempi “normali” (ormai ahimè remoti) avrebbe fatto scattare tutti i sistemi di allarme di una Chiesa in difesa dell’umanità e del Creato. Invece…
2 cose….
la prima: chi vive Contro la legge di Dio, peccando in opere, azioni o omissioni…. non entrerà nel regno di Dio.
La seconda: vi propongo il pensiero di un Santo in merito ad un certo clero che, ahimè, esisteva anche allora.
I fioretti di San Luigi Orione
«Abbasso i preti!»
In una località del varzese (Valle Staffora), la popolazione, quasi tutta “rossa”, detestava i preti in massa. Don Orione ci andò a predicare e mise in atto una delle sue trovate originali e non prive di ardimento. Cominciò la predica così: «Abbasso i preti! Sì, abbasso i preti! Certo: Abbasso i preti!».
Gli ascoltatori si guardavano trasecolati e gli elementi più spinti toccandosi di gomito ghignavano: bene, benissimo! Ma don Orione continuò: «Abbasso i preti se fanno quello che non dovrebbero fare…; se danno da dire con la loro condotta…; se mancano gravemente al loro dovere… Ma sentite, brava gente: se invece sono pari alla loro missione, operano il bene, rappresentano degnamente Gesù Cristo… (e qui una mirabile esposizione delle attività sacerdotali), allora: Viva il sacerdote!».
E si prese tutto quello che, da principio in pura linea teorica, aveva accordato, conducendo l’intera popolazione ai santi sacramenti.
Morale? Come disse San Paolo: Avanti con Coraggio!
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Che cosa deve fare dunque una persona omosessuale, che cerca di seguire il Signore? Sostanzialmente, queste persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, unendo ogni sofferenza e difficoltà che possano sperimentare a motivo della loro condizione, al sacrificio della croce del Signore. Per il credente, la croce è un sacrificio fruttuoso, poiché da quella morte provengono la vita e la redenzione. Anche se ogni invito a portare la croce o a intendere in tal modo la sofferenza del cristiano sarà prevedibilmente deriso da qualcuno, si dovrebbe ricordare che questa è la via della salvezza per tutticoloro che sono seguaci di Cristo.
In realtà questo non è altro che l’insegnamento rivolto dall’apostolo Paolo ai Galati, quando egli dice che lo Spirito produce nella vita del fedele: « amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé » e più oltre: « Non potete appartenere a Cristo senza crocifiggere la carne con le sue passioni e i suoi desideri » (Gal 5, 22. 24).
Buona Pentecoste a tutti…
L’ha ribloggato su harvest60.
parliamo di camisasca? no eh !
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Quando ci si rivolge a una personalità col caso vocativo, per esempio per rivolgerle una domanda, come all’inizio di questa intervista, la si chiama “Eccellenza”, “Eminenza”, “Altezza”, “Maestà”, “Santità”: NON “Vostra Eccellenza”, “Sua Santità” eccetera. Lo stesso in altre lingue. In inglese dicono sempre “Your Excellency” etc., ma noi parliamo italiano. Purtroppo da noi questi titoli si sono persi e dunque ormai si scimmiotta l’inglese, grazie anche ai doppiaggi sciocchi dei film.