Attrazione per lo stesso sesso

 

Caravaggio - Vocazione di san Matteo
Caravaggio – Vocazione di san Matteo

di Costanza Miriano

Siccome sulla misericordia siamo tutti d’accordo, più o meno come sul no al degrado, facciamo un piccolo esercizio pratico. Parliamo piuttosto di come volere bene, fattivamente, concretamente, a qualcuno in carne ed ossa.

Posto che l’attrazione verso lo stesso sesso è un’inclinazione oggettivamente disordinata (Catechismo della Chiesa Cattolica), che l’esercizio di questa attrazione fa sbagliare direzione alla vita di un uomo (è il significato etimologico della parola peccato), posto che tale attrazione, che pure conserva delle radici misteriose, nasce prevalentemente in relazioni ferite nell’infanzia che l’inclinazione stessa tende a riparare, riproponendo però e quindi cronicizzando la ferita originaria che voleva tamponare (ampia bibliografia specialistica), posto che l’attrazione omosessuale è una maschera e non la verità dell’amore (Platone, Simposio e larga compagnia), come possiamo volere il vero bene di una persona cara che prova attrazione verso persone del suo stesso sesso? Abbracciare non può voler dire “bene, rimani in questa dinamica che non lenisce le tue sofferenze”. Più che amore questo è non curarsi del destino dell’altro.

Nella nostra cultura, affetta da analfabetisimo affettivo, cioè da un’idea infantile e sterile dell’amore – per due motivi: la fissazione romantica e il narcisismo emotivistico – siamo completamente dimentichi, anche tanti “etero”, del valore della differenza tra maschile e femminile, che però guarda caso è l’unica feconda, e può originare l’unico amore che dice all’uomo la verità su se stesso. L’alternativa è un uomo che continua a cercarsi nel luogo sbagliato, cioè dentro di sé, invece che andare verso l’altro, segnaposto del totalmente Altro.9788870949346_0_0_1590_80

A ricordarlo all’uomo contemporaneo è rimasta solo la Chiesa, che ha le idee molto più chiare di tanti cattolici, spesso inconsapevolmente imbevuti di un’ingegneria sociale “che con la sua mania di sperimentare diviene causa di molta sofferenza alle persone”, come scrive Juan José Pérez Soba nella sua postfazione al libro di John F. Harvey, Attrazione per lo stesso sesso, Accompagnare la persona, Edizioni Studio Domenicano. Lungi dallo sposare un atteggiamento di falsa misericordia che assomiglia tanto alla rimozione del problema, la Chiesa come madre non può dimenticare nessuno dei suoi figli, tanto meno quelli in difficoltà. Lo ricorda con coraggio, prendendosi insulti di ogni genere (ne so qualcosa nel mio piccolo), perché il tabu più intoccabile in assoluto è rimasto quello dell’autodeterminazione dell’identità sessuale, e del diritto alla felicità – un ossimoro – affettiva, generativa, sentimentale, emotiva. Lo ricorda, la Chiesa, innanzitutto tenendo sempre distinto l’amore a ogni persona dal giudizio sulle sue azioni. Lo fa non riducendo mai una persona alla sua inclinazione. Lo fa annunciando alle persone che provano un’attrazione omosessuale che non sono costrette a definirsi in funzione di questa, perché siamo sempre più grandi delle nostre emozioni, e comunque una persona può sempre scegliere di non esercitare la propria genitalità. Lo fa in modi diversi, mantenendo sempre ferma la dottrina, suggerendo cammini pastorali diversi ma chiari e netti. Uno di questi, i cui contorni sono definiti nel libro di cui sopra, è Courage, “un itinerario importante – dice l’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Zuppi, che ne firma la prefazione – perché la Chiesa vuole essere vicina e materna a tutti, e se ci sono persone che vogliono affrontare la propria attrazione è prezioso fornire un itinerario pastorale. Certo, non è l’unico, perché richiede consapevolezza e decisione”. Courage è un percorso concepito in oltre cinquanta anni di attività negli Stati Uniti da padre Harvey, un oblato di san Francesco di Sales, e ora promosso dai vescovi cattolici in cinque continenti. L’obiettivo è aiutare queste persone a vivere nella castità, trasformando le energie affettive in servizio agli altri, fratellanza, amicizia, testimonianza. Gli strumenti proposti, attraverso un cammino in dodici punti lungamente sperimentato, sono preghiera e sacramenti, insomma una vita spirituale piena e ricca – quella peraltro alla quale sono chiamati tutti i battezzati – e soprattutto un accompagnamento di amicizia vera, perché senza una compagnia non si va a Dio. “Non è un comando – sottolinea monsignor Zuppi – è solo una proposta, ma è molto seria”: il cammino infatti è fondato su solide basi dottrinali e teologiche, ma ha un approccio multidisciplinare (psichiatri psicologi antropologi filosofi popolano la ricca bibliografia del volume): “l’abbondante grazia di Dio aiuterà a indirizzare tante anime verso la felicità dell’Amore, proposto a tutti – dice Zuppi – possibile per chiunque, liberante, giogo dolce e leggero, proposta di quel “seguimi” che è la prima e ultima parola di Gesù a Pietro e a ogni chiamato”.

“La Chiesa – dice Alberto Corteggiani, responsabile italiano di Courage – affida ai vescovi, in quanto successori degli Apostoli e segno visibile di quella Verità che salva, il compito di creare contesti sicuri, come i gruppi di condivisione Courage, in cui le persone possano aiutarsi reciprocamente, sotto la guida paterna dei loro pastori, a scoprire la loro autentica vocazione all’amore. Quell’amore che è casto, come ha coraggiosamente ricordato papa Francesco parlando ai giovani torinesi. Offrire un’alternativa positiva all’ideologia gay fatta propria dai principali media, evitando il muro contro muro, passa anche attraverso questi gesti positivi di autentica accoglienza. In questo modo i vescovi contraddicono nei fatti l’idea falsa secondo cui la Chiesa condannerebbe come ‘persone sbagliate’ chi prova attrazione per lo stesso sesso. Al contrario la Chiesa afferma che la persona è sempre buona, a prescindere dal suo comportamento o orientamento sessuale, e proprio per questo mette in guardia da quegli atteggiamenti che possono distruggerla causandone l’infelicità”.

Le persone con a.s.s. non sono quindi cristiani di seconda categoria, anzi, sono chiamati a un cammino che o è radicale, o non è. Courage (per contatti courageitalia.it) non si pone come obiettivo primo l’inversione della tendenza, ma trasmettere la certezza dell’amore totale e incondizionato di Dio, che sta sempre dalla nostra parte. In questo atteggiamento di fondo di grande tenerezza padre Harvey ci va giù duro, senza preoccuparsi proprio per niente del pol corr: “l’uomo che si identifica come omosessuale continua a nutrire odio verso se stesso, si odia profondamente, spesso si annega nell’alcool o prende in considerazione il suicidio. Questo spirito di autocondanna genera amarezza verso la società e, per chi crede, verso Dio” (non è dunque la supposta omofobia né lo stigma sociale a rendere infelici certe persone, né l’ottenimento dei cosiddetti diritti civili è la soluzione); sottolinea con forza che nessuno studio ha potuto provare l’esistenza di un’a.s.s. di origine genetica, ossia innata, dice che gli atti omosessuali sono per loro natura fonte di frustrazione perché si cerca nell’altro ciò che manca a se stessi, ma la relazione fra due persone con la stessa ferita non è duratura, l’omosessuale promiscuo ha paradossalmente paura dell’intimità (io tenderei a dire che questo vale anche per gli eterosessuali, cioè per chiunque viva la sessualità in modo egoistico e non aperto alla fecondità), non è ingiusto che chi faccia propaganda omosessualista in modo aperto sia discriminato quanto alla collocazione di bambini per adozione o affido, o per l’assunzione di insegnanti o allenatori (Deo Gratias! Discriminare vuol dire discernere, ed è segno di prudenza e intelligenza!), e infine “la Chiesa si oppone sia all’ingiusta discriminazione delle persone sia a qualsiasi legislazione sui presunti diritti gay”. Quanto al riorientamento dell’attrazione, è tenuto sullo sfondo, cioè ritenuto da incoraggiare ma non obbligatorio: che la ferita guarisca non è scontato, ma che noi siamo più grandi della nostra ferità, questo sì, è certo.

 

84 pensieri su “Attrazione per lo stesso sesso

  1. Ottimo…

    Almeno sino a che libri e esperienze come quella presentata non verranno condannati da qualche illuminato giudice di qualche illuminato tribunale, passando per qualche illuminata legge o anche senza… (giacché ormai i giudici “legiferano”).

    1. Luigina

      Per chi conosce lo spagnolo consiglio la visione di “Te puede pasar a tí – Ruben García” del regista spagnolo Cotelo. Tra le varie esperienze ci sono anche persone contente di essersi affidate a Courage.

    2. Piero

      Non e’ “strano” che fino a qualche anno fa gli “illuminati” dicevano esattamente il contrario?

  2. fra' Centanni

    Il modo migliore di voler bene a qualcuno è dirgli la verità. Non esiste un dono più grande. Per questo motivo , per dirgli la verità, l’altro giorno ho tentato di scuotere Luigi igiul:
    https://costanzamiriano.com/2016/12/31/te-deum-laudo-per-mio-marito/#comment-122387

    Ricordati Luigi: chi ti batte una pacca sulle spalle invece di rimproverarti, ti fa del male e non ha a cuore la tua salvezza. L’altro giorno, quando hai voluto esprimere la tua lode a Dio per il tuo compagno, hai detto una sciocchezza enorme, bisogna che tu lo capisca. Io non ti condanno per la tua tendenza omosessuale. Non ti condanno nemmeno per la tua relazione omosessuale. Però devo dirti che la tua tendenza è un disordine, una ferita. La tua relazione, invece, è veleno, il tuo compagno sarà la tua morte, se non te ne allontani. O, almeno, se non tenti di allontanartene. Questa è la verità di cui la Chiesa (ben prima e meglio di me) ti fa dono. Nessuno ti obbliga, nessuno ti condanna. Però la Chiesa ti dice la verità. E non sto dicendo che sia una bella verità, una verità facile. Ma ricordati anche che non sei l’unico a soffrire, nel mondo. Forse non sei nemmeno quello che soffre di più.

  3. Fabrizio Ragnedda

    Grazie Costanza !
    invito tutti leggere , o rileggere , Luca di Tolve “Ero gay” , si trova risposta a tante domande e molto di più

  4. Elisabetta

    Mi chiedevo se secondo voi, l’analfabetismo affettivo è anche quando un genitore non rimprovera i figli perché gli dispiace (i figli so’ pezz’e core).

  5. vale

    Il fratello del re vuole prima un paggio, poi si invaghisce della genialità di Vatel e lo manda a chiamare.

    Il maestro di cerimonia( Vatel) gli fa rispondere: “Non c’è anima tanto debole che non sia in grado di avere un potere sulle passioni .

    . Ditegli che entrambi viviamo qualcosa di veramente terribile, il desiderio dell’assoluto, del sublime, del perfetto.

    Per questo lui svolazza da persona a persona ed è ancora per questo che io non mi concedo a nessuno”.

    Il fratello del Re gli risponderà: “Voi mi capite come nessuno dei miei amici riesce a capirmi”. Vi auguro di trovare la perfezione. Lo so che io cerco nei posti sbagliati.

    Ma quando sarò disperato, ricorderò che esiste un uomo che sa leggermi nell’animo”.

    dal film “Vatel”

    1. Bellissima citazione vale 😉

      Vorrei concretizzarla perché non sembri solo un “scena da film” o di qualche ispirato racconto…

      Talvolta il Signore ci concede di “leggere nell’animo” di un’altra persona (è un dono dello Spirito). Talvolta chi ha l’animo inquieto accetta questa “lettura”, talaltra no, ma difficilmente la cosa non lascia un segno.

      Ma quando il loro cuore sarà disperato, facilmente torneranno da chi ha avuto questo discernimento.
      Ancora più prezioso e importante è aver trasmesso che c’è Uno che sempre ha (è) questa chiarezza e questa luce, al di là di chi porta il messaggio: Cristo Signore.

      1. Fabrizio Giudici

        Avevo già citato l’episodio, ma vale la pena ri-citarlo, visti i commenti di vale e Bariom. Ora c’è anche una traduzione non mia in italiano, che posso ricopiare.

        http://cardinalburke.blogspot.it/2016/12/la-delicatezza-e-il-rispetto-del-card.html

        In un articolo su Celebrate Life Magazine, intitolato “Uscendo da Sodoma”, Eric Hess, uno dei principali attivisti gay nella storia del Wisconsin (Stati Uniti), racconta lo stile spirituale del cardinale Raymond Leo Burke con gli omosessuali.

        [… N]el 1995 Eric ha messo in una scatola la Bibbia e tutte le immagini religiose che conservava dall’infanzia e le ha inviate al vescovo di La Crosse, Wisconsin, con una lettera in cui dichiarava di rinunciare alla Chiesa cattolica.
        “Con mia grande sorpresa”, riconosce oggi Eric, “l’allora vescovo, Raymond Leo Burke, mi rispose con un’altra lettera nella quale mi faceva arrivare la sua tristezza; diceva che rispettava la mia decisione e che l’avrebbe notificata alla parrocchia nella quale ero stato battezzato, e affermava che avrebbe pregato per me e che desiderava che arrivasse il momento in cui mi sarei riconciliato con la Chiesa”.
        Eric, che all’epoca era uno dei principali attivisti gay del Wisconsin, ricorda di aver pensato “Che arrogante!” e di aver replicato al vescovo con un’altra lettera accusandolo di molestie.
        “I miei sforzi per scoraggiarlo caddero nel vuoto”, ricorda Eric, perché il presule gli inviò una nuova lettera assicurandogli che non gli avrebbe riscritto, ma che se un giorno avesse voluto riconciliarsi con la Chiesa lo avrebbe accolto a braccia aperte.

        […]

        Alla fine, “il 14 agosto 1998, la grazia divina è entrata nella mia anima in un ristorante cinese, dove mi trovavo con quello che era il mio compagno da più di otto anni; quella sera il Signore mi ha portato fuori da Sodoma, verso il tribunale della sua grazia che sana: il santo sacramento della Penitenza. Il sacerdote che avevo consultato mi aspettava lì. Mentre andavo verso di lui, una voce interiore ha parlato al mio cuore; era gentile, gioiosa e chiara nella mia anima. Mi diceva: ‘Questo sacerdote è l’immagine di ciò che potresti diventare se solo tornassi a Me’”.
        Tornando a casa quella sera, Eric ha detto al suo compagno: “Ho bisogno di tornare alla Chiesa cattolica”.
        Più tardi ha chiamato il vescovo Burke “perché fosse il primo a sapere che stavo tornando alla Chiesa”, e ha preso un appuntamento.
        “Un mese dopo la mia riconciliazione con Dio e con la Chiesa sono entrato nell’ufficio del vescovo, e lui mi ha abbracciato. Mi ha chiesto se ricordavo tutto ciò che gli avevo inviato in una scatola anni prima. Ovviamente lo ricordavo, e il vescovo me lo ha restituito dicendo che aveva sempre pensato che sarei tornato”.

        1. FANTASTICO!

          Così opera la Grazia e la Bontà di Nostro Signore, che può operare senza di noi, ma raramente senza di noi opera.

  6. exdemocristianononpentito

    Comprendo la posizione di fra100anni, perché, sinceramente non capisco (pur nel rispetto della persona di Luigi igiul) come possa un omosessuale “praticante” incaponirsi a definirsi “cattolico”, infatti, mentre non ci sono problemi per un omosessuale ” non praticante” , che vive in castità (pur nel tormento), per uno che vive la propria omosessualità, definirsi “cattolico” pone problemi, non solo di ordine pratico ma anche di ordine logico (obiettiva contraddittorietà fra fede e comportamento): insomma se uno vuol far sesso come gli pare, esca da Chiesa, perche continuasre a permanere in essa, sarà una tribolazione continua.
    Ciò mi ricorda un mio conoscente in quale era, al tempo stesso, socialista, massone ma anche cattolico osservante e membro del “gruppo di preghiera del padre Pio”!! Non vi prendo in giro, credetemi! Poi, ad un certo punto, mi raccontò che il suo parroco, si era un po’ i…….o e gli aveva ingiunto di scegliere da che parte stare.

    1. Thelonious

      “sinceramente non capisco come possa un omosessuale “praticante” incaponirsi a definirsi “cattolico””.
      Può definirsi cattolico come potrebbe definirsi cattolico un qualunque altro peccatore, che commette anche peccati gravi.
      Perché un conto è l’appartenenza (magari ideale, magari come desiderio) e un conto è l’incoerenza morale. Certo, uno se vive una condizione di oggettivo disordine non può accostarsi ai sacramenti, ma perché negargli di esere cattolico?

      Un conto diverso, invece è l’appartenenza alla Massoneria, perché in questo caso non si tratta di incoerenza morale, ma di battaglia ideale contro la Chiesa.

      Ad ogni modo sono io che non capisco perché volete “sbattere fuori” dalla Chiesa.
      Per certi peccati c’è la scomunica latae sententiae (come per esempio l’appartenenza alla Massoneria, o la pratica dell’aborto) per altri no.
      Che problema ti pone, scusa?

      1. fra' Centanni

        In realtà quello che ha fatto Luigi igiul lodando Dio per il suo compagno è esattamente quello di cui parli tu, Thelonius: una battaglia ideale contro la Chiesa.

        1. Luigi igiul

          @fra’ Centanni
          torno a ribadire che nell’altro post ho voluto comunicare SOLO il mio sentire alla luce della lettura di un articolo. Vedo che però continua a investire le mie parole di un senso che nelle mie intenzioni è totalmente estraneo. In questo senso, ritengo di non dover porre le mie scuse ad alcuno qui.

    2. fra' Centanni

      In effetti, caro exdemocristianononpentito, il problema non consiste nel praticare l’omosessualità (anche se è un peccato spaventosamente grande), perché chi pratica l’omosessualità può sempre pentirsi, chiedere perdono a Dio proponendosi di non praticare più l’omosessualità e ricevere l’assoluzione. Nessum problema. Io, infatti, non mi sono inquietato affatto per l’ammissione, da parte di Luigi igiul, di praticare l’omosessualità. Quello che mi ha fatto sbarocciare è stata la pretesa di lodare Dio (pubblicamente, oltretutto!) per la presenza nella sua vita del suo compagno: questo è semplicemente diabolico e Luigi igiul, se davvero volesse dare testimonianza di carità, dovrebbe chiedere scusa a tutti.

  7. AlessandroII

    Questo scritto mi piace in quanto rappresenta chiaramente la posizione della chiesa, ovvero che (senza troppi giri di parole) un omosessuale per essere in grazia di Dio o si mantiene casto oppure diventa eterosessuale.

    Però lasciate in pace lo Stato e le sue leggi. Libera Chiesa in Libero Stato.

    Alessandro

    1. Antonio Spinola

      @AlessandroII
      Però lasciate in pace lo Stato e le sue leggi. Libera Chiesa in Libero Stato.

      E perché mai? Mica la Chiesa intende imporre allo Stato dei dogmi di fede!
      Non è forse socialmente ragionevole la posizione della Chiesa riguardo al modo di trattare l’omosessualità? Non è forse un danno sociale la propaganda e l’attivismo omosessualista? Non è forse un bene per la collettività umana che la Chiesa si preoccupi di tutti e non solo dei cattolici?

    2. Luigi igiul

      @AlessandroII
      “Un omosessuale per essere in grazia di Dio o si mantiene casto oppure diventa eterosessuale”.

      Immagino che non si sia reso conto di quanto manchi di senso l’ultima parte della sua affermazione (oppure diventa eterosessuale): so che ci sono persone che affermano di essere riusciti nella volontà di riorganizzare il proprio orientamento affettivo-sessuale, ma mi creda non è qualcosa che si sceglie come fosse una camicia da indossare. E non serve citare le esperienze dei vari Di Tolve (che rispetto), perché potrei controcitale molti di quanti non ci sono riusciti. Di questi io sono il primo: ho letto e riletto le opere del Nicolosi, affrontato psicoterapia e tanto altro, ma il risultato è stato un fiasco completo. A distanza di anni, vedo quanto il mio cammino abbia subito un’impennata positiva da quando ho capito che farmi la guerra è servito solo ad alimentare rabbia e disperazione.
      Probabilmente leggendomi, qualcuno sentirà il dovere di dire la sua. In tal caso, prima di scrivere, quel qualcuno rifletta bene sulle parole da digitare perché – e lo dico con tutta la durezza e determinazione di cui sono capace – non concedo a nessuno l’arroganza di venire a sentenziare sulla mia ESPERIENZA.
      Si badi bene che non sto affermando nulla che vada contro la dottrina della Chiesa, visto che – mi sembra – di non aver obiettato a nessuno di quelli che mi hanno messo in guardia (vedasi fra’Centanni in primo luogo): solo ci tengo a difendere il mio vissuto che, in quanto passato, non può essere cambiato. Su tutto il resto accolgo quanto mi viene detto attraverso queste pagine.

      Cordialmente

      1. Beatrice

        @Luigi igiul

        Non mi è piaciuto il modo in cui Fra’ Centanni ha risposto al tuo commento sulla lode a Dio per il tuo compagno l’altro giorno, così come non mi piacciono tutti quelli che ci danno subito degli omofobi invece di sentire le nostre ragioni. Sarei intervenuta, ma ho visto che l’avevano già fatto in modo perfetto Bariom e Giusi. Per me puoi dire liberamente tutto ciò che pensi, non mi scandalizzi, forse perché, come ho già accennato, una volta ero favorevole al matrimonio omosessuale (ma mai ad adozione e utero in affitto). Io non penso che tu volessi provocare dicendo quella frase nè tantomeno bestemmiare, perché credo che tu sia davvero sincero nel ringraziare Dio per la felicità che hai trovato col tuo compagno. Non penso neanche che tu volessi ricevere pietà o pacche sulle spalle rivelando il tuo sentire, penso che tu volessi farci capire che i sentimenti che provi per il tuo compagno sono in tutto e per tutto identici a quelli che Costanza prova per suo marito, ragione per cui non ti spieghi perché per te sia peccato provare ciò che ad altri è consentito. Silvana De Mari ti può dare le ragioni mediche che ti spiegano la differenza, la Chiesa ti può dare le ragioni teologiche, ma, tranquillo, non te le ripeto, primo perché non ne sarei in grado, secondo perché penso che tu le conosca già e non ti abbiano convinto.
        Tu dici che nessuno di noi può giudicare le tue scelte e hai ragione, anch’io ho commesso tanti errori nella mia vita e non sai quanto faccia male quando qualcuno spara sentenze nei miei confronti senza sapere nulla della sofferenza che si cela dietro tali sbagli, di cui senz’altro porto la responsabilità. Io non lo so se nella tua situazione avrei fatto scelte diverse, siamo bravi tutti a dire agli altri come portare una croce, salvo pregare subito Dio che ce la tolga quando la croce viene affidata a noi. Capisco benissimo perché tu non riesca a rinunciare alla felicità che hai trovato. Per tanto tempo ho creduto da bambina che il mio più grande sogno fosse quello di incontrare il principe azzurro, finché alle scuole medie non scoprii che non esiste affatto il principe azzurro. Alle scuole superiori il mio rapporto con l’altro sesso peggiorò ulteriormente e se a questo ci aggiungiamo il rapporto conflittuale con mio padre e con mio fratello completiamo il quadro che spiega perché giunsi alla conclusione che non mi sarei mai sposata, che non avevo per nulla bisogno di un uomo e che, in quanto donna moderna e indipendente, bastavo a me stessa. Poi è successo che mi sono innamorata e queste mie granitiche certezze da donna del ventesimo secolo sono miseramente crollate, mostrandomi come in realtà avessi davvero bisogno di essere amata. Me lo ricordo bene quanto è bello essere innamorati, quella sensazione di esaltazione che si prova al pensiero che c’è qualcuno per cui la tua esistenza cambia le cose e allora dopotutto tu sei al mondo per una ragione e allora dopotutto non è così male vivere. Non entro nei dettagli della mia vita privata, ti dico soltanto che tutti i miei sogni d’amore per una ragione o per l’altra sono crollati miseramente. Ed è stato a quel punto, quando mi resi conto di aver perso tutto ciò a cui più tenevo che capii di essere davvero diventata la donna libera e indipendente che desideravo essere. Ormai mi era chiaro che no, non sono autosufficiente, che no, non basto a me stessa, ma improvvisamente realizzai che nella mia vita c’era già l’unico uomo di cui avevo veramente bisogno, anche se definirlo uomo è riduttivo. Gesù mi ha salvata tante di quelle volte che ho perso il conto, per questo ora cerco con tutti i miei limiti di esserGli fedele quanto posso. I miei sogni di bambina che uno dopo l’altro si sono infranti nel corso di questi anni erano dopotutto sogni piccoli piccoli, ma il sogno più grande di tutti lo potevo ancora realizzare: tornare alla casa del Padre. Questo sogno grandissimo lo puoi ancora realizzare anche tu. La solitudine smette di fare paura quando si è intimamente certi di essere amati dalla notte dei tempi di un amore senza limiti. L’augurio che ti faccio è quello di riuscire a farlo il salto che ora ti spaventa fare, perché, non ti mentirò, senza quel salto rischi grosso. La felicità che provi ora non ha nulla a che vedere con quella che proveresti nell’abbracciare pienamente la vita del Vangelo, i Santi sono lì a testimoniarlo. Già il fatto che frequenti questo blog ti fa onore, perché penso sia per te durissima leggere certe cose: io lo reputo un buon segnale, indica che sei in cerca della Verità, anche se fatichi ancora ad accettarla nella sua interezza, ma le vie del Signore sono infinite e magari arriverà il giorno in cui con l’aiuto della Grazia riuscirai a trovare la forza di mettere in pratica quello che oggi trovi difficile fare, compiendo la volontà del Padre fino in fondo come fece Gesù nel Getsemani, perché noi tutti sappiamo che senza la croce non può esserci resurrezione.

        1. Luigi igiul

          @Beatrice cara,
          mi permetta di usare questo termine affettuoso sebbene non la conosca.
          La ringrazio per la sensibilità che ha avuto nei miei riguardi e per la comprensione. Avrei alcune cose da obiettare/correggere, ma non occorre. Davanti al modo che ha scelto per parlarmi, non posso fare altro che tacere…
          È questo lo stile che apprezzo in una conversazione/dialogo (importa poco in questo caso che si tratti di uno scambio mediato dalla realtà virtuale): a seconda di come si parla a qualcuno, si ottiene come effetto la apertura o chiusura al dialogo. È lo stile che ho appreso quando ero in convento.
          Con le sue parole è riuscita a mettere in luce e sottolineare aspetti che sperimento quotidianamente nelle mie riflessioni. Con tutto ciò che queste comportano.
          Che dire ancora?
          Semplicemente grazie.

          Ps: ho rischiato di non accorgermi di questo suo commento perché oggi non mi sono collegato e quando l’ho fatto era già passato dalla lista degli ultimi interventi. Ma siccome sono curioso come una faina, mi sono messo a scrollare questa pagina e, fortunatamente, ho l’trovata! 😉

  8. Platone e larga compagnia o
    Simposio e larga compagnia?

    Quanto alla misericordia: nessuna misericordia!
    Se non in presenza di sincero pentimento.
    Ma come si fa a diagnosticare con certezza il sincero pentimento?

    1. Giusi

      Alvise la misericordia è la Verità. La scelta del peccato o peggio la sua rivendicazione come cosa giusta dannano. Il sincero pentimento lo valuta Dio. Non è possibile prenderlo in giro.

      1. …se il sincero pentimento lo valuta Dio, perché allora si permettono di valutarlo (o svalutarlo)
        anche tanti uomini? O l’importante è che si mostri il pentimento (secondo la doppiezza cattolica)?

        1. Alessandro

          Il pentimento sincero lo valuta Dio ma Dio non ha fatto gli uomini immancabilmente e totalmente rimbecilliti, tanto che essi non possano in alcun modo valutare rettamente se un pentimento è sincero o non lo è.

          Se ad esempio Tizio è adultero e nel sacramento della confessione non si impegna a desistere dall’adulterio, giustamente il sacerdote non può impartirgli l’assoluzione, perché giustamente il sacerdote valuta che Tizio non è sinceramente pentito della propria condotta adulterina. Come potrebbe essere sinceramente pentito della propria condotta adulterina chi non manifesta il fermo proposito di porre fine a tale condotta?

          Che poi Tizio riesca o no a mantenere il proposito è un’altra questione, ma se manca il proposito di non ricadere (con l’aiuto di Dio) in una condotta peccaminosa, certamente non c’è sincero pentimento quanto a tale condotta.

  9. Tafuri

    È un gran bell’articolo, chiaro e inequivocabile. Grazie poi per PolCor, che anche solo per come suona è potente ed evocativo, direi orwelliano. Che Dio ti benedica.

  10. Francesco

    che dire, Costanza…….Coraggiosa (quindi cattolica) però cercati un buon avvocato. Il campo che hai coraggiosamente (e rigorosamente) trattato, perlomeno è minato. Brava!

  11. enrico venturoli

    Chi sono io per giudicare? dice Bergoglio. Un conto è la tolleranza e la comprensione, un altro è arrivare a degli estremismi per cui nasciamo senza sesso che si forma nel tempo e quindi niente azzurro e niente rosa; e su questo lo stesso Bergoglio colpevolmente tace, come su tante altre tendenze che stanno scristianiizzando il mondo. Cerco di essere comprensivo e per un mio caro temo più la solitudine che non l’eventalità di una convivenza, rispettosa, se possibile, con una persona della stesso sesso.

    1. E perché di grazia temere più la solitudine rispetto una convivenza con una persona dello stesso sesso, quando dire “rispettosa se possibile” induce a credere che potrebbe anche non esserlo?

      (Rispettosa poi di cosa? Stiamo parlando del 6° comandamento?)

      1. exdemocristianononpentito

        Io ponevo la questione dal punto di vista dell’omosessuale medesimo: se si pente, ossia se ritiene che il suo comportamento (non orientamento) sessuale sia sgradito al Dio della religione cattolica e si propone di cessare detto comportamento (anche se dopo un po’ ci “ricasca”), allora può effettivamente dire di essere “dentro” la Chiesa cattolica, ma se pretende di attuare, praticamente e volutamente, la sua omosessualità, e nel contempo dire di essere cattolico, ciò mi sembra una vera e propria contraddizione in termini. La Chiesa di Roma accetta l’omosessualita in sé, purché non sia praticata e affermata come “cosa buona”: tutto qui. Ritenere l’omosessualità cosa ben accetta a Dio sarebbe possibile nell’ambito del cristianesimo (i valdesi so che sono più possibilisti) ma non nell’ambito del cattolicesimo.

  12. Chi soffre di quest’disordine , è un infelice, certamente dovuto a qualcosa che ha profondamente turbato la sua vita ne’infanzia, si sa che non è un bene, e la chiese lo dice, …..ma sapiamo che anche nella chiesa c’è questa sofferenza….e non dite che non è vero !!!…… solo Dio conosce il loro cuore, e solo Dio gli può guarire……parlarne è sempre anche un ascoltare….

  13. Gabriella

    Grazie Costanza per la tua serietà e per il tuo zelo!!!
    Grazie perché ci sei e parli col cuore di cose delicate e non ti fermi davanti alle critiche e agli insulti.
    Grazie perché aprire la posta e trovare te con qualcosa di nuovo per me mi apre sempre il cuore agli altri….grazie!

  14. enrico venturoli

    Ogni rapporto potrebbe essere non rispettoso. La solitudine è disperazione, specie quando l’età ti impedisce di vivere una vita decente ed autosufficiente.

    1. La solitudine è CERTAMENTE disperazione quando la si vive senza Dio.

      Quando la si esorcizza appoggiati ad altra persona, è sempre una “stampella” che può cedere da un momento all’altro.
      Come ricorda la Scrittura “maledetto l’uomo che confida nell’uomo”
      (che pone nella carne il suo sostegno
      e dal Signore si allontana il suo cuore).

  15. Digital

    Tanti ritengono, ingiustamente, che la Chiesa sia disumana perché “obbliga” gli omossessuali ad una castità forzata a differenza dei consacrati che ne hanno fatto una scelta di vita.
    Pertanto, erroneamente ritengono che essi siano la categoria più sventurata sulla faccia della terra proprio perché solo su di essi incombe una tale sciagura (visto dal punto di vista del non credente o del credente secolarizzato).
    Invece, non è così…perché la castità riguarda tutti (sempre e non per un periodo determinato) anche gli eterosessuali sposati e non.
    Mentre per i non sposati è facilmente comprensibile capire la loro chiamata alla castità, che si estrinseca nell’astensione dai rapporti prematrimoniali, invece, per gli sposati si pensa ingenuamente che essi abbiano “campo libero”.
    Tuttavia, non è così perché spesso si fa confusione e/o non si conosce la differenza tra continenza e castità. La prima significa astensione da rapporti sessuali, mentre la seconda si realizza (per gli sposati) nell’uso della sessualità a fini procreativi.
    Pertanto il problema della castità riguarda indifferentemente tutti in ogni momento della propria vita, a seconda della propria condizione. Questo perché la castità altro non è che l’uso corretto della propria sessualità. Di conseguenza, nessuno è esonerato dall’essere casto!
    Cambiando, invece, tema credo che il Papa sia stato mal interpretato quando disse, riferito ad un omossessuale: “chi sono io per giudicare”. Da questa frase molti hanno sentenziato una mancata condanna dell’omosessualità da parte della Chiesa. Ma quella frase va riferita all’omosessuale e non all’omosessualità. E relativamente a quest’ultima va detto chiaramente che si tratta di una patologia che fino ai primi anni novanta (e non nel lontano medioevo) era tale anche per l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

    1. fra' Centanni

      Ottimo, Digital. La sessualità non può essere disgiunta dal fine procreativo: per nessun motivo ed in nessun modo. Chi, in qualunque modo, ostacola la fertilità o la fecondazione commette adulterio. Non ci sono deroghe o eccezioni a questa regola. La sessualità è per la procreazione. Chi non vuole procreare, neanche abbia rapporti sessuali.

      Sull’erotismo asessuato (omosessualità): più che di malattia, parlerei di comportamento scoortto da un punto di vista biologico, esistenziale e morale. Se di malattia vogliamo parlare, allora bisogna parlare di malattia psichiatrica, del comportamento.

      1. Thelonious

        @fra’Centanni: la sessualità ha DUE finalità: unitivo E procreativo.
        Quindi è riduttivo dire che la sessualità ha SOLO fine procreativo come è riduttivo dire che ha SOLO fine unitivo.

        ET-ET, non AUT-AUT.

        1. Si, è così…

          Il fine “unitivo”, che non dovrebbe – uso il condizionale – mai essere disgiunto da quello procreativo, in quanto a possibilità – che il Buon Dio dispone – di divenire fecondo nella funzione procreativa, è molto importante nella coppia ed ha implicazioni spirituali (e ovviamente affettive) non indifferenti.

        2. Fabrizio Giudici

          “dire che la sessualità ha SOLO fine procreativo”

          È vero, ma non è quello che ha detto fra. Ha detto che “non può essere disgiunta”. Sotto ha scritto “è per la procreazione”, ma i senso è quello della non disgiunzione che ha precisato prima. Come ha confermato Bariom sotto, e come è scritto nel catechismo al 2366:

          […] « qualsiasi atto
          matrimoniale deve rimanere aperto per sé alla trasmissione della vita ».113
          « Tale dottrina, più volte esposta dal Magistero della Chiesa, è fondata
          sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può
          rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il
          significato unitivo e il significato procreativo ».114

          Quindi state dicendo tutti proprio la stessa cosa.

          @Digital
          Pertanto, erroneamente ritengono che essi siano la categoria più sventurata sulla faccia della terra proprio perché solo su di essi incombe una tale sciagura

          Anch’io apprezzo l’intervento di Digital, qualche cosa di simile volevo già scriverla da qualche giorno, proprio per sottolineare che ciò che viene richiesto alle persone con tendenze omosessuali non è molto differente da quello che viene richiesto agli altri.

          Digital ha richiamato la castità matrimoniale. Ma aggiungiamo altro! La castità di chi ha ritenuto di non sposarsi perché non ne ha la vocazione, o semplicemente non ha trovato una persona adatta. Le dolorose rinunce, prima di tutto sul piano affettivo, degli eterosessuali che si innamorano di una persona già sposata e, subordinando correttamente l’amore per l’altro all’amore per Dio e la sua Legge, evitano di infilarsi nel peccato mortale, tirandosi dietro altri e sfasciando famiglie. E le rinunce di chi è fidanzato (ufficialmente o no) e a un certo punto scopre che quel rapporto non ha sbocchi correttamente inquadrabili nel piano divino e rinuncia. Dite: sono pochi? Mica tanto, secondo me. A parte il fatto che non sono sotto i riflettori mediatici, quindi sono “invisibili”, comunque qui “peschiamo” da un bacino del 97% di eterosessuali, a contrasto con il 3% di persone con tendenze omosessuali (mi riferisco a recenti statistiche dei ministeri della sanità UK e USA). Quindi, scommettiamo che questi eterosessuali che fanno scelte giuste ma dolorose sono molti di più degli omosessuali? Chissà perché non sono altrettanto “periferie” degli altri?

          1. ola

            @Thelonious quoto la risposta di Fabrizio e aggiungo che probabilmente anche scrivendo “Chi non vuole procreare, neanche abbia rapporti sessuali.”, Fra intendeva “Chi non vuole rimanere aperto alla procreazione, neanche abbia rapporti sessuali.”, nel senso definito dalla Humanae Vitae.

          2. @Fabrizio vedi, “gli eterosessuali che si innamorano di una persona già sposata”, certo si può dire al cuor non si comanda…

            Ma questo è il caso dove più che la castità (che certo è anche degli occhi e del cuore) come già detto, è necessario applicare con forza il combattimento contro la *concupiscenza* con la *continenza*, perché di fatto non ci si può permettere di innamorarsi della donna di un altro… Per quanto casti possiamo credere siano i nostri sentimenti (spesso ci si inganna da soli), si sta “desiderando la donna d’altri” (con quel che ne consegue rispetto l’adulterio già commesso nel cuore).

            E uno di quei casi dove l’Uomo, ma anche la Donna, virili e amanti prima di tutto della Legge del Signore, farebbero bene subito a “battere in ritirata”, non illudersi di poter sostenere il combattimento.

            In quel caso la forza la si esercita, non nel “tener botta” in una situazione infida, ma combattendo contro se stessi e le proprie pulsioni.

            Mai come in questi casi trovo concretissima la Parola che dice (se la tua mano ti è di scandalo tagliala…”.
            Non si tratta certo di tagliare la nostra mano o testa, per non aver pensieri, ma piuttosto troncare di netto ogni possibilità di relazione con l’altra persona, anche magari del tutto inconsapevole.

            Perché ripeto, se non siamo “capponi” (come direbbe fra’) non possiamo raccontarci di esserci trovati innamorati “senza accorgercene”.

            Quanto all’affermazione di fra’ sul rapporto “procreativo” che ho in qualche modo confermato in linea con il CCC, ciò che è importante comprendere e non fraintendere, è che ci si accosta alla propria Sposa o Sposo, mossi dal desiderio *unitivo*, per “fare l’amore” come usa dire, mossi appunto dall’Amore, aperti all’aspetto procreativo che non può essere disgiunto.

            Per quanto non sia certo scorretto unirsi nella ricerca di una fecondità fisica, non bisogna cadere nell’errore di pensare che è l’aspetto procreativo il prevalente.

            Il CCC per come si esprime lo fa intendere con chiarezza.

            1. Fabrizio Giudici

              @Bariom

              Esatto, tagliare subito. Ma tieni presente che uno può trovarsi in una situazione difficile a prescindere da un comportamento imprudente iniziale. Magari è raro, ma non impossibile, che la scintilla scatti per una persona che non si sa che è sposata (banalmente, magari perché non porta la fede?). Oppure – roba molto più probabile – un fidanzamento non va a buon fine, e l’altro si sposa. E poi, vedo che oggi a vent’anni è “normale” aver avuto già vari “fidanzamenti”. Mettiamo pure che un buon cattolico ha mantenuto sempre la castità: dunque non ha fatto niente di immorale. Ma questo alto numero aumenta la probabilità di ritorni di fiamma futuri. Robe viste in amici e conoscenti, un sacco di volte…

              Tutte cose che vanno combattute subito, come dici. Proprio per questo, dimostrano che anche l’eterosessuale cattolico è chiamato a lotte dolorose, anche quando non va a cercarsi guai. Solo che poi non va in giro a piangere in pubblico su quanto è dura la prova che la Chiesa gli chiede.

    2. @Digital, la castità non è solo e non è tanto un atteggiamento di comportamento, ma anche e prima di tutto un “atteggiamento” del cuore e dello spirito (da cui consegue un casto comportamento).

      Per assurdo (ma mica tanto) potremmo avere il più casto dei comportamenti con il più lussurioso dei cuori (o i più lussuriosi dei pensieri).

      La continenza (che può anche sconfinare la campo strettamente sessuale) è un “esercizio” destinato a sconfiggere primariamente la “concupiscenza”.
      Il continuo esercizio della continenza, ha quindi una grossa influenza e porta grandi benefici alla castità stessa.

      1. Digital

        @fra’ Centanni, secondo me chi ostacola la fertilità o la fecondazione commette qualcosa di molto più grave dell’adulterio visto che ad un tuo potenziale figlio/a hai impedito non solo la vita terrena (cosa che avviene con l’aborto o l’omicidio) ma anche quella eterna, qualora proprio in quel giorno in cui si è avuto un rapporto sessuale “protetto” Dio aveva deciso di donarti un figlio/a.

        @Bariom, che la castità sia prima di tutto un “atteggiamento” del cuore e dello spirito io lo davo già per scontato ma hai fatto benissimo a sottolinearlo! Io ho preferito soffermarmi su altri aspetti 🙂

        1. Thelonious

          @Digital: “secondo me chi ostacola la fertilità o la fecondazione commette qualcosa di molto più grave dell’adulterio visto che ad un tuo potenziale figlio/a hai impedito non solo la vita terrena (cosa che avviene con l’aborto o l’omicidio) ma anche quella eterna, qualora proprio in quel giorno in cui si è avuto un rapporto sessuale “protetto” Dio aveva deciso di donarti un figlio/a”

          Non esageriamo, suvvia ! Chi utilizza metodi contraccettivi pecca contro la purezza e contro la santità del matrimonio, perché non rispetta le due finalità unitiva e procreativa dell’atto coniugale, ma non commette possibili “impedimenti potenziali di vita eterna” perché quelle persone non sono ancora nate e neppure concepite.
          Sarebbero, semmai “nella mente di Dio”, come dicevano i nonni.

          Atteniamoci al Catechismo please, non inventiamoci articoli nuovi… 🙂

          1. Concordo con Thelonious.

            Peraltro Dio che è Onniscente, ben conosce i nostri limiti ed errori presenti e futuri.
            E’ ben triste e un po ridicolo pensare che si possa “stoppare” la creazione di una Vita Eterna perché proprio in “quel momento lì”, il Padreterno aveva “una vita pronta” e noi gli abbiamo scombinato i piani!

            O peggio, quella vita va “perduta”… 🙁

            1. Fabrizio Giudici

              Di mio, mi ritrovo sulle posizioni di Thelonious e Bariom, in particolare per i motivi che ha spiegato Bariom. Tuttavia, l’opinione di Digital non è così peregrina, perché mi ha ricordato un articolo letto tempo fa, contenente opinioni opposte di alcuni teologi:

              http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351039

              Quindi, evidentemente c’è qualcosa di non così immediatamente ovvio (che io non capisco). Lo riporto, dopodiché io non sono in grado di dire altro (se non che, sui peccati mortali, le classifiche hanno senso relativo: se uno finisce all’inferno con un “punteggio” un po’ meno peggio di altri non è che sia una gran consolazione).

              L’altro intervento a cui ha risposto Bariom non solo non è arrivato per email neanche a me, ma non riesco a trovarlo sulla pagina… comunque anche in questo caso non posso che ritrovarmi con quello che ha scritto Bariom; che si può sintetizzare con il proposito di “fuggire le occasioni di peccato”, che esprimiamo in confessione. Ricordo che chi si mette volontariamente in una condizione di peccato mortale, senza necessità, già rischia di compere peccato mortale, anche se il peccato “primario” non viene commesso:

              http://www.iltimone.org/32587,News.html

              E Cristo disse che si commette adulterio già con il pensiero. Quindi… prudenza.

              1. Come vedi Fabrizio, mai dire mai… 😉

                Cmq rispetto la problematica dell’articolo primo che riporti (http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351039), la questione è mal posta.

                Qui (lì nell’articolo) non si tratta di fare la scaletta a punti dei peccati quanto gravi nella scala da 1 a 10 (un po’ come dici “se uno finisce all’inferno con un “punteggio” un po’ meno peggio di altri…”) e quindi la contraccezione è -/+/= all’aborto, ma cadere nella trappola “piuttosto che abortire, vai avanti con la contraccezione a vita (o quando ti pare)!”.

                Perché contraddice l’imperativo a perseguire la santità o quanto meno sempre il maggior bene, NON il “minor male”.

                1. Io poi non vedo più il mio “avatar” sostituito dal generico pittogramma automatico…
                  Non che sia di fondamentale importanza.

                  Anche voi lo vedete così?

          2. fra' Centanni

            Secondo me voi non tenete nel debito conto quanto immense sono le conseguenze della nostra libertà. Dio ha deciso di dare la vita servendosi dell’amore tra un maschio ed una femmina, questo è un fatto. Di conseguenza, chi si astiene dall’avere rapporti sessuali evita di procreare, ma lo fa in maniera legittima, perché Dio non ha mai specificato in quali giorni si deve avere rapporti. Invece chi usa anticoncezionali contrasta direttamente ed efficacemente la volontà di Dio impedendo, di fatto, la creazione di una nuova persona.

            1. Questo potrebbe essere vero al limite se ad ogni rapporto sessuale corrispondesse automaticamente e matematicamente la creazione di una nuova vita.

              Ma sappiamo che non è affatto così.

              All’estremo se una coppia evitasse di avere rapporti per tutta la vita per non procreare, non è che si troverebbe ad aver compiuto la Volontà di Dio.

              Poi tu attieniti pure alle regole che ti sei dato, o a quel che credi giusto, ma per essere NEL giusto, devi stare (anche tu) a ciò che la Chiesa ci insegna.

              Fermo restando che la contraccezione non è pratica ammessa

              1. fra' Centanni

                E cosa insegna la Chiesa? Che la contraccezione è sempre peccato mortale, altro che pratica non ammessa. La contraccezione è un peccato gravissimo, che si oppone direttamente al piano di Dio.

                Chi usa anticoncezionali si oppone sempre ed efficacemente alla volontà di Dio, Che ha creato la sessualità per la procreazione. Viceversa, se una coppia decidesse di astenersi per tutta la vita (dopo aver debitamente consumato), non contrasterebbe in alcun modo la volontà di Dio.

                E’ peccato mortale la contraccezione, non è peccato astenersi.

                1. E chi detto che la contraccezione NON è peccato grave??

                  Per il resto lasciamo perdere che quando parti per i tuoi drittoni chi ti ferma?

            2. Thelonious

              Secondo me tu non tieni conto del fatto che esiste un Catechismo della Chiesa Cattolica, che rappresenta la summa della fede e della morale secondo l’insegnamento di Cristo e custoditi dalla Chiesa.

              Abbi pazienza se do più credito a quello che è scritto lì dentro piuttosto che alle tue opinioni personali.

              1. il commento precedente era per fra Cent’anni, che scambia spesso le sue personalissime opinioni con gli articoli del CCC.
                E chi non è d’accordo con fra Cent’anni è un apostata, o un cappone, o un cappostata.

                  1. ola

                    “Viceversa, se una coppia decidesse di astenersi per tutta la vita (dopo aver debitamente consumato), non contrasterebbe in alcun modo la volontà di Dio.”
                    Sei sicuro? ( Domanda non retorica ). In teoria chi si sposa dovrebbe anche impegnarsi ad accettare i figli che Dio intendera’donargli.

                    1. Già… in quel caso no (secondo fra’) solo perché non compiono “l’atto”.
                      La chiusura alla vita del cuore (atto egoistico) non ha alcun peso.

                      Tutte questioni che non hanno importanza per chi guarda solo a che le opere siano secondo la legge.

                    2. fra' Centanni

                      Rispondo ad Ola perché le obiezioni di Thelonius e Bariom sono semplicemente insussistenti.

                      Hai ragione Ola, chi si sposa deve (non dovrebbe !) accettare i figli che Dio gli dona. Ora poniamo il caso di una giovane coppia di sposi che, dopo aver debitamente consumato ed avuto un figlio, decidono insieme di votarsi alla castità continente. Il motivo non è importante ma supponiamo che prendano la decisione di essere continenti per il resto della vita come adempimento di un voto fatto per ricevere una grazia.

                      In realtà la decisione della castità continente potrebbe essere tranquillamente giustificata anche dal fatto che hanno scoperto di avere anomalie cromosomiche che metterebbero a forte rischio la salute di un eventuale futuro figlio. Anche in questo caso sarebbe perfettamente lecito astenersi per il resto della vita.

                      Ovviamente, pur essendo giovanissimi, non avendo rapporti sessuali non avranno figli. Bene! Dove sarebbe il problema (morale)? Casa farebbero di contrario a quello che insegna il CCC? Niente! Non c’è nessun problema, non hanno violato né violano in alcun modo la legge di Dio astenendosi per tutta la restante vita, anzi: il loro sacrificio sale a Dio come offerta (certamente!) gradita.

                    3. @Fra’ come sempre poni casi particolarissimi dove andare a cercare validità delle tue affermazioni che ritieni apodittiche e lo fai con poca prudenza dato che chi legge potrebbe pensare che così è, mentre particolarissime situazioni andrebbero indagate e approfondite con un confessore o un direttore spirituale.

                      Vedi il caso di astenersi per chiedere una grazia. Perché astenersi da una cosa che Dio benedice e vuole e che è buona giusta – per esempio avrebbe in serbo ben più di un figlio per la coppia in questione?

                      In queste sofistiche capriole spesso si annidano sofismi del demonio che ti fa credere di fare cose buone (perché stupido non è) e ti trae in inganno.

                      Ma tu procedi pure come sempre e non soffermarti a considerare le altrui insussistenti obiezioni altrui.

                    4. fra' Centanni

                      Quello che mi preme mettere in evidenza è il fatto che la contraccezione è sempre un gravissimo peccato, mentre invece l’astinenza dai rapporti, se legittimamente motivata, è sempre lecita. Il peccato di chi fa contraccezione non consiste nel non volere figli (anche chi si astiene non vuole figli), ma nel disgiungere la sessualità dal fine procreativo. Questo è gravissimo perché contravviene in modo radicale la volontà di Dio. Secondo me è anche più grave dell’aborto perché la contraccezione implica la premeditazione in una situazione di piena libertà, mentre invece la gravità dell’aborto potrebbe essere attenuata da una situazione di grande difficoltà dei genitori.

                    5. Non si capisce poi secondo quale logica (a parte la tua) un aborto che è CERTAMENTE soppressione di una vita, dovrebbe essere “meno grave” di una contraccezione (che si ben chiaro NON reputo buona) che in via ipotetica – giacché sappiamo, ma sembra tu no, che non ogni rapporto sessuale implica automaticamente una nascita – impedirebbe IMPEDIREBBE NON SOPPRIME (!) una possibile POSSIBILE NON CERTA vita.

                      Come non si capisce (ma si capisce nella TUA logica che definirei farisaica), perché si può avere misericordia per chi commette un aborto e non per chi usa la contraccezione?!

                      In ogni caso la Chiesa si pronuncia chiaramente su questi due gravi peccati e come giusto sa avere misericordia di entrambi, ma di certo non accomuna l’aborto alla contraccezione.

                      Ma qui siamo difronte al CCF (catechismo della chiesa di fra’).

                    6. fra' Centanni

                      @Bariom

                      Non ho detto di astenersi per chiedere una grazia, ma di astenersi per adempiere ad un voto. Insomma, per grazia ricevuta. Dove sarebbe il problema? E’ vero che Dio benedice e vuole la sessualità tra moglie e marito, ma non la impone, fatta eccezione per la consumazione (necessaria per la validità del matrimonio). Men che meno, la impone per tutta la vita! Di conseguenza, una volta consumato il matrimonio, gli sposi possono liberamente decidere di astenersi per molti diversi motivi, tutti perfettamente leciti. Prima ho fatto l’esempio dell’adempimento di un voto, poi quello di una coppia di sposi che scopre di essere portatrice sana di gravissime malformazioni genetiche. Anche in questo secondo caso, evidentemente, è perfettamente lecito astenersi dai rapporti sessuali e, magari, offrire a Dio il sacrificio.

                      Adesso faccio un altro esempio. Poniamo il caso di due sposi che non hanno (più) voglia. Dopo un primo periodo di innamoramento e passione (non necessario in realtà), i due sposi si raffreddano senza volerlo. Oppure non sono mai stati innamorati ed appassionati. I motivi possono essere diversi anche senza alcuna patologia. Vuoi un esempio? Eccotelo: i due hanno sempre avuto pulsioni omosessuali. Tuttavia, essendo cattolici e volendo fortemente una famiglia, hanno deciso di sposarsi. Dopo aver avuto il tanto sospirato figlio, decidono insieme di non aver più rapporti sessuali. Anche in questo caso: c’è qualche problema (morale)? No di certo. E dunque? Lo ripeto, lo ribadisco e lo sottolineo: gli sposi possono sempre legittimamente astenersi dai rapporti sessuali, se l’astensione è legittimamente motivata, cioè non in contrasto con la volontà di Dio. Viceversa, la contraccezione è sempre gravemente illecita perché separa il fine procreativo dalla sessualità, la quale, anche mantenendo il fine unitivo, scade nel semplice e gravemente immorale erotismo.

                    7. Ma tu leggi quello che scrivo o vai avanti come un disco rotto di nuovo citando esempi che presumo autobiografici (il che spiega perché tanta pervicacia)?

                      Ti saluto, dialogare con un sordo è tempo perso.

  16. Antonio Spinola

    Il rapporto omosessuale è emblematico della separazione completa fra sessualità e generazione, problema sociale dalle conseguenze antropologiche devastanti, qualcosa che può trascinare l’umanità in un abisso etico che va molto al di là del rifiuto di singoli precetti morali della Chiesa.
    Come dice Luc Boltanski nel suo libro “La condizione fetale. Una sociologia della generazione e dell’aborto”, liberata dalla riproduzione, la sessualità può diventare una pratica essenzialmente ludica, senza norme limitative, norme presenti storicamente in tutte le società conosciute.

    1. Digital

      @Bariom

      Vorrei soffermarmi sull’adulterio del cuore di cui hai parlato. Ebbene, non è detto che se uno si è innamorato di una persona sposata necessariamente la desideri sessualmente e quindi proprio per questo commetta l’adulterio nel proprio cuore.
      Ti porto quello che è successo alla mia vita. Io celibe (e lo sono tutt’ora) e lei sposata e separata. Le nostre vite si incontrano e ci innamoriamo perdutamente. Ebbene, questa persona non l’ho mai desiderata sessualmente. L’unico mio desiderio si limitava al semplice bacio.
      Ora, non credo che il semplice bacio sia un atto sessuale altrimenti neanche i fidanzati potrebbero mai baciarsi e non mi risulta che la Chiesa lo faccia rientrare nell’ambito della fornicazione.
      Inoltre, se la Chiesa ha sempre concesso ad una coppia “irregolare” di accostarsi alla comunione nel caso in cui vivessero la propria relazione in castità (che in questo caso coincide con la continenza) allora, secondo me, vuol dire che non si è mai posta un problema di adulterio del cuore.
      Anzi, col nuovo corso che ha intrapreso la Chiesa, sotto l’attuale pontificato, si è fatto un ulteriore e pericoloso passo in avanti prevedendo la possibilità di permettere ad una coppia “irregolare” di accostarsi alla comunione anche nel caso in cui vivessero la propria relazione non in castità, quindi, in adulterio conclamato!
      Ritornando alla mia vita ti dico che quel mio desiderio non si è mai realizzato perché sapevo che il suo compimento avrebbe “sporcato” la relazione che intrattenevo con questa persona.
      Pertanto, ritengo di non aver mai adulterato, neanche semplicemente con il cuore, tuttavia, non escludo che possa anche sbagliarmi.

      1. @Digital,

        ti rispondo solo ora perché per qualche motivo non di tutti i commenti mi arriva un feedback, come nella maggioranza dei casi…

        Tu mi parli ed esponi la tua particolare esperienza e la tua vita (cosa ovviamente che non eri tenuto a fare é che io ti sollecitavo in alcun modo), io peraltro ho scritto cose che si basano sulla mia di esperienza (Fabrizio sullo stesso tema ha detto la sua opinione/esperienza), ma non è a me che devi alcuna giustificazione.
        Quindi non saprei che risponderti senza entrare nello specifico di quel che dici, ma ciò potrebbe sembrare un sentenziare sulla tua vita, cosa che non sono certo chiamato a fare e neppure mi interessa (nel senso buono).

        In questi casi anche andare a cercare cosa è ammissibile e cosa no, con il “bilancino”, solo per segnare dei precisi limiti o talvolta trovare giustificazioni, è lavoro da farisei o “azzeccagarbugli”.

        Un semplice bacio è ammissibile tra fidanzati? Se ciò in uno dei due dovesse scatenare concupiscienza ed una serie di irrefrenabili fantasie (che si possono portare avanti anche in momenti dversi), bene sarebbe che costui/costei evitasse il più possibile, non trovi?
        Per un alcolizzato è cosa innocua bere solo un “bicchierino”?

        E’ questa una “legge” in più? Un inasprimento delle regole? No affatto, è una presa di coscienza di sé, dei moti del proprio cuore e di ciò che questi “moti” producono con la possibile conseguenza di allontanarci dalla Grazia di Dio, sapendo che Questa è la cosa più importante in assoluto – sempre che per noi lo sia…

        Tu dici che eri innamorato e potevi desiderare solo un bacio ed essere assolutamente “puro” nei tuoi sentimenti… buon per te, io per la mia esperienza e per quel che conosco l’Uomo, la vedo una cosa molto improbabile.
        In ogni caso l’innamoramanto ha sempre inevitabilmente una componente di desiderio, di dono e anche di possesso (nel senso positivo) dell’Altro/Altra (anche Dio è un Dio geloso che ci vuole tutti per Sé).
        Quindi pulsione sessuale o non pulsione sessuale, la domanda è: si possono nutrire simili sentimenti per una donna (nel caso dell’uomo) che “è di una altro”? Secondo quanto la Chiesa ci insegna il/la saparato/a, appartiene sempre comunque ad una altro/altra secondo il principio della indissolubilità del Sacramento.

        Io so che quando sono rimasto vedovo, dopo che il Signore mi ha dato chiarezza sul fatto che era buono per me (e i miei figli) di cercare nuovamente una aiuto a me simile, ho escluso a priori di incontrare donne separate e non perché siano “cattive”, ma perché non potevo pensare ad una relazione che avrebbe potuto, a priori complicare – se non arrestare – il mio cammino di fede. Così ho affidato a Dio la mia “ricerca”.
        Posizione troppo dura, drastica? Forse, ma torniamo alla Parola sulla mano o sull’occhio che ti dà scandalo, dove lo scandalo non è dato dagli altri, ma da te stesso rispetto l’Amore di Dio.

        Come sempre nella vta, soprattutto quella orientata dallo Spirito, si tratta di un bel combattimento…
        Ciao

  17. Antonio Spinola

    A cominciare dagli anni ’70, all’interno del mondo cattolico (specie nei corsi prematrimoniali), si insiste molto sul “valore unitivo” dell’atto sessuale all’interno del matrimonio, ma lo si fa quasi sempre in modo subdolo, per spingere la Chiesa a cambiare opinione sull’uso dei sistemi anticoncezionali, e non è bastata la F.C. a mettere le cose a posto. Col senno di poi, visti realisticamente gli esiti, ritengo quest’idea del valore unitivo (legato o no all’aspetto procreativo) una falsità (o ingenuità) che qualsiasi seria indagine sociologica potrebbe facilmente provare, basta guardarsi intorno. E d’altronde lo stesso si può dire a proposito dei figli come valore unitivo: basta vedere quanti sono i separati e i divorziati con più di un figlio.
    Ciò che tiene uniti è solo amarsi (anche senza la maiuscola) rispettarsi e donarsi, non “fare l’amore”, è sentirsi vicini anche se migliaia di chilometri ci tengono momentaneamente separati, ma non ci possono dividere.
    Di certo poi una separazione tra atto sessuale e progetto procreativo crea una separazione netta nella coppia, essendo impedita la piena donazione del proprio corpo, e trasformando il rapporto sessuale in una egoismo a due.

    1. @Antonio c’è solo una piccolissima differenza, che il valore “unitivo” è e rimane SEMPRE innestato in Cristo!

      Da Lui santificato e portato ad una valenza di unione spirituale che il mondo non conosce.

      Anzi il mondo cade nell’inganno contrario “se non si funziona a letto” il matrimonio non sta in piedi.

      Neppure vale dire che questo valore non è tangibile dato che tante sono le coppie anche di credenti che si separano, giacché per queste, in cui incontrovertibilmente è la stessa Fede ad essere messa in crisi, non c’è valore unitivo che tenga, giacché è già stata rotta l’unione (almeno di uno dei due) con Cristo e con la Volontà del Padre sulla coppia.
      Volontà che trovava compimento nel sacramento del Matrimonio appunto con tutto quel che ne consegue.

      Possiamo forse smettere di pregare? No.
      Talvolta nella preghiera il Signore regala un rapimento del tutto particolare, per alcuni persino l’estasi in una unione dello Spirito particolarissima.

      Ecco. Marito e moglie possono smettere di amarsi (lasciamo stare il si, lo fanno che ha a che fare con la natura decaduta e i nostri peccati) e lo fanno tutti i giorni in tanti modi e anche questo nel tempo ha un forte valore unitivo.
      Nell’unione sessuale, abbiamo il “rapimento” e l’ “estasi”.

      Il valore unitivo lo riscontriamo anche nel senso contrario e negativo, laddove i rapporti sessuali divengono ossessione e egoistico senso del possesso con tutto ciò che la cronaca nera ci mette di fronte.

      I legami psicologici dei rapporti sessuali credo in psicologia siano ben noti ed è per questo che l’invito (ormai desueto a quanto pare anche da parte dei genitori) ai nostri giovani a mantenersi nella castità, non è mai abbastanza pressante.
      Non solo per non contravvenire ad una preciso precetto e ritrovarsi a vivere in peccato mortale, ma anche perché la sessualità crea lacci e lacciuoli, vincoli e schiavitù che tolgono del tutto il discernimento sulla propria vita e in particolare su chi sia lo Sposo o la Sposa a loro destinata (si comprenda bene il termine “destinata”).

      1. “Marito e moglie possono smettere di amarsi” ? era ovviamente una domanda a cui seguiva la risposta “si amano tutti i giorni” e lo fanno ecc, ecc.

        1. Antonio Spinola

          @Bariom quanto dici completa e chiarisce meglio ciò che intendevo: il rapporto coniugale in sé e per sé non ha alcun valore unitivo; invece, che l’abbia sempre e comunque è quanto è stato fatto passare, per scaltrezza o ingenuità di una diffusa prassi pastorale che dal 1968 evita di parlare di contraccezione, in ossequio alla propaganda mondana, per non irritare i fedeli. A te non risulta?
          E, per venire a noi, quando ad esempio in A.L. Papa Francesco dichiara “…spesso abbiamo presentato il matrimonio in modo tale che il suo fine unitivo, l’invito a crescere nell’amore e l’ideale di aiuto reciproco sono rimasti in ombra per un accento quasi esclusivo posto sul dovere della procreazione.” non mi ci ritrovo, non capisco a quali tempi e a quali luoghi si riferisca il Papa, non certo agli ultimi 50’anni nella realtà che conosciamo. Per esperienza personale – credo largamente condivisibile – devo dire che è accaduto esattamente l’opposto.

          1. Caro Antonio,

            per quanto non sia un giovincello io sono “rientrato” nella Chiesa “solo” una trentina di anni fa, quindi la mia conoscenza diretta sulla Pastorale arriva lì (tralasciando quello che posso aver letto…).

            Quanto al periodo a cui si potrebbe riferire il Papa, io ricordo che riguardo l’argomento ci si riferiva a molto, molto prima del ’68 citando la frase “non lo fo per piacer mio, ma per far piacere a Dio”.
            Da qualche parte deve essere uscita… 😉

  18. Digital

    @Bariom

    Tranquillo, ho esposto la mia esperienza di vita solo perché volevo confrontarmi con qualcun altro su un pezzo del mio passato e cercare di guardarlo con altri occhi anche perché essendo parte in causa potrei naturalmente difettare di obiettività.
    Ritornando per un attimo al discorso del bacio, sono d’accordo con te quando dici che il bacio potrebbe essere espressione di concupiscenza (come il classico bacio alla francese) ma io naturalmente mi riferivo a quello che comunemente viene definito il “bacio casto”. Comunque, non è questo il nocciolo della questione.
    Lo è, invece, la domanda che tu poni a tutti noi: “si possono nutrire simili sentimenti per una donna (nel caso dell’uomo) che “è di una altro”?” A mio avviso, la risposta sarebbe sicuramente negativa se il matrimonio cristiano si fondasse sul sentimento dell’amore.
    Invece, come ben sappiamo ed a differenza di quello che crede la società attuale, il matrimonio non si basa sull’amore bensì sulla volontà! Infatti, il sacerdote durante la celebrazione del matrimonio non dice ai futuri sposi “sei tu innamorato di …” ma “vuoi tu sposare…”. Questo perché i sentimenti non rientrano nella disponibilità dell’uomo e quindi non ci si può impegnare in qualcosa su cui non si ha nessun potere su di essa.
    Pertanto, l’appartenenza al proprio coniuge può essere solo fisica (nel senso che non può essere toccata carnalmente da qualcun altro) e spirituale (cioè la dedizione di un coniuge deve essere indirizzata esclusivamente al proprio coniuge). Questo perché sia sull’aspetto fisico che spirituale può agire la propria volontà sulla quale si basa il matrimonio e la cui mancanza costituisce valido motivo di annullamento del matrimonio (a differenza della mancanza d’amore).
    Invece, discorso diverso va fatto per l’aspetto sentimentale che come ben sappiamo fuoriesce dalla disponibilità dell’uomo e di cui trova conferma anche nel famoso adagio popolare “al cuor non si comanda”. Di conseguenza, nulla è imputabile ai sentimenti di una coppia “irregolare”.
    D’altronde capisco il tuo scetticismo che non trovo per nulla esagerato, anzi preferisco la tua radicalità al lassismo dell’AMORIS LAETITIA. Tuttavia, allo stesso tempo, io ritengo che possa nascere un amore puro anche in una coppia “irregolare” cosa che anche tu non escludi ma lo ritieni altamente improbabile.

    1. @Digital,

      guarda che io parlavo di una cosa diversa…

      Non mi sono messo a giudicare il tipo di “amore” che esiste tra un uomo e una donna al di fuori del Sacramento – troppo complesso e vasto l’argomento, ma mi sono soffermato esclusivamente sul nocciolo della domanda che hai sottolineato e che specifico ancora meglio:

      E’ lecito per un uomo o donna Cristiani, nutrire/coltivare sentimenti di amore* per uomo o donna separati – che per la Chiesa restano uomini e donne SPOSATI?
      *Si intende amore tra uomo e donna come quello che si coltiva (o si dovrebbe) tra Fidanzati, percorso che ha peraltro una precisa funzione e scopo.

      Non mi pare ci siano tante risposte possibili e non comprendo bene dove starebbe la differenza su un Matrimonio basato sull’amore piuttosto che sulla volontà…
      Cioè comprendo bene quale sia la differenza e concordo che al sentimento di amore* vada “applicata” poi una precisa volontà, ma nel contesto della specifica domanda, il Matrimonio altrui c’è, punto (Matrimonio ancora in essere anche per i separati/divorziati).

      *Meglio sarebbe parlare di innamoramento, che è comunque un sentimento che è Dio a suscitare nell’uomo e nella donna, se correttamente indirizzato e vissuto.

      Sui baci casti o meno casti, francesi o di altra nazionalità, non mi arrampicherei troppo sugli specchi 😀
      Certo può esistere un bacio casto ( meglio allora limitarsi a quelli sulla guancia o sulla fronte 😉 ), ma i baci son come le ciliegie… una tira l’altra e se non ci si ferma, ci si ritrova con un bel mal di pancia!

  19. Digital

    Questa mattina ho pubblicato un mio commento ma vedo che si è perso. Ho provato a ripubblicarlo ma mi esce un messaggio che mi dice che non è possibile perché identico ad un precedente.
    Ci sono dei problemi?

    1. admin @CostanzaMBlog

      Il suo commento era finito nello spam, l’ho recuperato e pubblicato.
      Saluti

  20. Digital

    @Bariom

    Effettivamente c’è stato un fraintendimento e c’è stato per causa mia perché avrei dovuto fare una premessa (che non era per nulla scontata) che invece ho omesso.
    Ossia, che l’Amore non è un sentimento bensì una virtù e che non va confusa con l’innamoramento (o passione, se vissuto con concupiscenza) che invece è un sentimento.
    La virtù implica necessariamente l’uso della volontà (elemento costitutivo del matrimonio) perché richiede uno sforzo per fare qualcosa contro natura.
    Invece, l’innamoramento (elemento accessorio del matrimonio) ti porta a fare ciò che la tua natura chiede e, quindi, conseguentemente, non richiede alcuno sforzo, anzi l’uomo ne è trascinato.
    Sulla base di questa debita premessa io trovo conciliabile provare un sentimento per una persona sposata purché rimanga in un determinato alveolo, che è quello della castità (non solo fisica)! Questo perché non va ad inficiare l’Amore verso il marito perché essa ha un’altra natura (cioè è una virtù).
    Se invece l’Amore e l’innamoramento avessero avuto la medesima natura allora le due cose sarebbero state inconciliabili.
    Comunque su una cosa siamo d’accordo: “l’innamoramento, è comunque un sentimento che è Dio a suscitare nell’uomo e nella donna, se correttamente indirizzato e vissuto”.

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