Lettera immaginaria di un Papa agli imprenditori

Sul quotidiano La Verità di  sabato 8 ottobre a pagina 12 è stata pubblicata la prefazione al libro di padre Robert A. SiricoLa vocazione dell’imprenditore“, una immaginaria lettera di un Papa agli imprenditori fatta dal banchiere ed economista Ettore Gotti Tedeschi.
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di Ettore Gotti Tedeschi   
“Carissimi figli imprenditori, noi pensiamo che l’impresa sia un valore comune e debba essere gestita e sostenuta come tale. Noi comprendiamo che la crisi economica in atto ha frenato o persino impedito lo sviluppo necessario a creare occupazione e benessere. Noi comprendiamo anche che spesso, seguendo le regole consumistiche imposte per compensare il crollo delle nascite con la crescita dei consumi individuali, abbiate accettato di produrre beni superflui, spesso indebitandovi troppo, spesso cercando il profitto a breve.
Ma noi non crediamo che sia l’impresa ad aver responsabilità della crisi, e ora debba sopportarne invece gli oneri. Perciò, proprio in questo difficile momento, vi vogliamo incoraggiare e vogliamo mostrare apprezzamento per il vostro ruolo, vogliamo riabilitare la dignità e moralità dell’imprenditore affinché non desistiate, non vi scoraggiate e non fuggiate la vostra vocazione imprenditoriale, per il bene comune. Noi crediamo che il valore dell’imprenditorialità sia oggi più che apprezzabile, sia eroica. Noi ben sappiamo che solo attraverso l’impresa privata si crea vera ricchezza indispensabile per essere realmente distribuita. Ma l’impresa è un mezzo cui va dato un fine, un senso, affinché detta ricchezza sia creata bene e serva all’uomo, al suo benessere integrale, e sia possibile distribuirla, secondo leggi economiche, per il bene comune, di tutti.
Se ciò non avvenisse e lo strumento economico diventasse fine, come è successo, si creerà ingiustizia e nuova povertà, dando poi la colpa all’impresa o al mercato, quando questi invece sono solo mezzi, strumenti, che non sono né etici, né non etici, essendo l’uomo che li usa a renderli tali. Pertanto, parafrasando ciò che scriveva nella Caritas in Veritate Benedetto XVI, non è l’impresa che deve esser riformata, ma è il cuore dell’imprenditore. E per poterlo fare è necessario capire la Verità. E quello è compito nostro, della Chiesa, che deve riuscirci con un magistero chiaro e conforme alla dottrina, con i sacramenti che sono il mistero di nostro Signore, con la preghiera a Dio Padre. 
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Cari amici imprenditori, io so bene che la crisi economica è stata originata da crisi di valori morali, e di questo un po’ di responsabilità è anche nostra quando abbiamo ridotto l’insegnamento della dottrina, quando abbiamo adattato ai tempi i sacramenti, quando non abbiamo insistito sul valore della preghiera. Ecco figlioli, questa nostra mancanza ha permesso alla gnosi di avanzare e vincere, negando le leggi naturali, anzi sovvertendole grazie al neomalthusianesimo ambientalista anti-uomo e pro-decrescita economica. Mai, mai, avremmo dovuto concedere esagerata comprensione allo scoraggiamento della vita umana e della famiglia. Mai avremmo dovuto lasciar creare le condizioni di presa di autonomia morale da parte degli strumenti economici, scientifici, che arrivarono persino a prevalere sulla crescita di sapienza dell’uomo e fargli pensare di poter gestire strumenti sofisticati senza aver la maturità per riuscirci. Mai avremmo dovuto permettere, quale autorità morale, i fallimenti della civiltà cattolica e conseguentemente della morale cattolica.
Vediamo ora, figlioli, quali raccomandazioni vi dà il vostro Papa: anzitutto vi siamo vicini per le difficoltà che vivete e per le enormi responsabilità che avete su di voi. Coraggio pertanto! Vorremmo anche rendervi partecipi di una preoccupazione sul problema della disoccupazione giovanile. Non vogliamo fare richiami generici e irrealistici, che possano far pensare a proposte antieconomiche o anti imprenditoriali. Ben sapete, meglio di me, che l’occupazione si tutela sviluppando l’impresa e rafforzandola competitivamente. Ciò con valori di responsabilità personale e di merito, non di assistenza e protezione. Ma, mi chiederete, qual è il suggerimento? È il seguente, che troverete nella conclusione dell’enciclica Caritas in Veritate“L’amore di Dio ci dà il coraggio di operare e proseguire nella ricerca del bene di tutti. Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio”.
Capisco la vostra perplessità, ma è un pastore che vi parla, non un presidente di Confindustria. Ma è un pastore che non vuole consolarvi, vorrebbe invece riuscire a contagiarvi con la nostra vicinanza e preghiera. Vorrei ora anche sorprendervi.
Voi imprenditori siete sempre alla ricerca di strategie vincenti, bene, vorrei perciò proporvi di considerarne una nuova, da molti ignorata: la grazia. L’addendo che rende ogni futuro imprevedibile e sorprendente. Vi invito a pensare (senza smettere di agire naturalmente) che la fiducia in Dio, unitamente a un la-voro ben fatto, possa diventare un vantaggio, così come preoccuparsi della vita spirituale e famigliare dei vostri dipendenti. Avete mai pensato che questa attenzione possa generare più produttività, meno costi, meno rischi? Vorrei cercare di spiegarvi, cari imprenditori, che testimoniare con coraggio l’identità cristiana nell’imprenditoria produce valore aggiunto reale e sostenibile. Un imprenditore cristiano infatti considera l’impresa un mezzo e considera il famoso profitto un indispensabile strumento di misura della “performance” dell’impresa, nonché il necessario risultato per farla crescere e affermare, ma anche, e certamente, la giusta remunerazione di chi ha investito e rischiato. Dando per certo che non devo convincervi che impresa e profitto sono strumenti, vorrei solo richiamare l’attenzione sul valore che desidererei poneste al fine che questi strumenti devono avere per essere efficaci, cioè al-la dignità umana dei vostri dipendenti, fornitori, clienti, investitori, ecc., è proprio quella che provoca il valore della vostra impresa e della vostra vocazione di imprenditori.
Questo valore si chiama fiducia. Proprio ciò che nel nostro mondo manca, diventando la vera risorsa più scarsa. Ma questa risorsa scarsa non è una materia prima difficile da trovare e cara, non è danaro o finanzia-menti difficili da ottenere: essa è in voi, voi possedete la risorsa più scarsa in natura. Trovatela e trasformatela in un vantaggio competitivo dunque, e ricominciate a creare valore, sviluppo e ricchezza! Immaginate una strategia di sviluppo della vostra impresa centrata (e realizzata coerentemente) sul vantaggio “fiducia”, non come espressione falsa di marketing “etico” che ben sapete non esiste, perché uno strumento non può, di per sé, essere etico. Fa-te in modo che il mondo torni ad aver bisogno delle vostre capacità valorizzate dalla risorsa “fiducia”. Avete ben compreso che gli attuali modelli economici che sembrano vincenti, in realtà non sono sostenibili (costi troppo bassi, tecnologie troppo alte…), e non lo sono perché ignorano leggi naturali e la dignità dell’uomo non valorizzandola, considerandolo mezzo di produzione, di consumo, di investimento, ma sempre mezzo.
Vi esorto figli cari, date esempio al mondo di come si governa un’impresa con modelli cristiani di lealtà, trasparenza, sicurezza, qualità, capacità innovativa, senso di responsabilità, ecc. Accorreranno a voi per lavorare, per comprare i vostri prodotti, per potervi fornire, per potervi finanziare, investire su di voi… Vedete cari imprenditori, il bene dell’uomo, grazie all’impresa, non è bene perché Dio lo vuole, Dio lo vuole perché è bene per l’uomo. È la ragione, credetemi, che spiega cosa è il bene. Vi giunga, oltre a questo incoraggiamento, anche la mia benedizione”.
La Verità sabato 8 ottobre 2016 p. 12

39 pensieri su “Lettera immaginaria di un Papa agli imprenditori

  1. Johnny

    “non è bene perché Dio lo vuole, Dio lo vuole perché è bene per l’uomo”.
    Chi decide ciò che è bene? La ragione?

    1. rosa

      Negotiamini dum venio la parabola delle mine.
      Se vuoi un approccio meno tautologico ed autoreferenziale ti consiglio Giacomo Todeschini Come Giuda. La gente comune e i giochi dell’economia all’inizio dell’età moderna .

  2. vale

    risposta di un ex imprenditore a S.S.Papa Francesco:

    tutto vero. se vi fosse ancora un qualcosa per cui valesse la pena farlo.

    purtroppo non c’è.

    hanno appena assegnato il nobel per l’economia a due persone per i loro studii sulla teoria dei contratti.

    come è arcinoto a tutti, in Italia, i contratti valgono pochino. e sono tutelati ancora meno. non essendovi più certezza del diritto se non quella di distruggere salvo poi dire che si è sbagliato.

    nel frattempo sono andate distrutte aziende e rovinate reputazioni,vite e famiglie.

    Vede,Santità, quando leggo sui giornali che la banca d’italia era al corrente dei problemi, per esempio ,della banca pop. di vicenza e non ha fatto un tubo, vuol dire che, semplicemente chi sbaglia non paga e chi imbroglia gode.

    almeno su questa terra.

    quando vedo la foto di due figure affiancate ( su Libero ,mi pare): Portinaio di palazzo chigi-o quirinale- 10400 euro al mese ed a fianco il pompiere che scava ad Amatrice 1200 euro al mese vuol dire che non esiste più alcun senso morale di diritto e di ragione in questo paese.

    o se preferisce, quando guardo le inchieste di report ( l’ultima sulla presa per i fondelli dell’agricoltura bio in Italia)

    questo è un paese, oramai, totalmente irreformabile. come sosteneva Mons.negri non bisogna più puntellare più l’impero.

    e come ricordava un altro premio nobel per l’economia, l’evasore fiscale-in talune occasioni- è un patriota.

    ho ceduto l’azienda, anzi,l’ho regalata come han fatto altri miei colleghi , ai dipendenti( siano essi manager o operai).

    non credo che ce la faranno. a meno che non si leghino a doppio filo a qualche partito.ed a quel punto,l’azienda vivrà-sevivrà-di favori statali.

    io me ne vo’ da questo paese.

    ho contribuito a mantenerlo per trent’anni mantenendo farabutti con stipendi scandalosi che non hanno mai versato una lira o un euro per la propria pensione.

    e rubavano pure.

    ed in più han mandato in malora il paese.

    e quelli che accorrono per lavorare sono magari extracomunitarii che quando gli spieghi che prima gli faccio fare un corso d’aggiornamento e di lingua se no come fanno ad usare macchinari e computer, mi infamano dicendo che sto insultandoli e sminuendo la loro dignità ( accaduto in germania ).

    Sperando che Dio v’aiuti.

    io ho già dato.

    1. Cavaliere di San Michele

      @vale

      Leggendo quanto sopra, mi viene in mente un racconto di Guareschi, mi pare fosse intitolato “la fornace”….

      …ed allora eravamo solo all’inizio!

      Un altro bell’esempio di cosa fossero gli imprenditori (cristiani) che hanno fatto la floridita’ dell’Italia e sono stati sempre considerati solo “i ricchi” si puo’ leggere ne “Il cavallo rosso” di Corti

  3. fra' Sereno (François Marie)

    Sarebbe stato più corretto intitolare questo articolo “Lettera di un Papa immaginario agli imprenditori”.
    Un giornale che chiama sé stesso “la Verità”, mentre Benedetto XVI che non ha certo paura di dire che la Verità esiste, si autodefinisce “solo” “Collaboratore della Verità” non ha certo molto il senso del ridicolo.
    Un papa immaginario che usa il Noi di maestà, quarant’anni dopo che Giovanni Paolo II l’ha mandato nel dimenticatoio della storia, non è certamente serio.
    Ci sono alcune idee buone in questo articolo ma poche, e sarebbe stato più semplice e intellettualmente onesto dire: “riflessioni di Gotti Tedeschi agli imprenditori”. Oppure di citare il papa non immaginario attualmente in carica che parla molto meglio al mondo dell’economia.
    Un caro abbraccio ai nostalgici della civiltà cattolica che Benedetto XVI e san Giovanni Paolo II, ahimè, hanno lasciato perdersi sotto il loro servizio petrino alla Chiesa e al mondo. Segno che i fenomeni sono alquanto più potenti e diversi da come analizzati dal nostro autore.
    fra’ Sereno (François Marie)
    fratefrancescomaria@libero.it

    1. Miles

      Concordo integralmente col suo intervento, Frà Sereno.

      Una domanda: cosa intende con “hanno lasciato perdersi”?

      Concordo anche in pieno sul plurale maiestatis, ma se fosse eletto Papa un Cardinale stile Burke o Sarah non escluderei che si tornerebbe a quello. 🙂

      Non a caso questo Concistoro è stato tenuto proprio perché il Papa vuole dare una “forma” ben definita alla Chiesa, anche in vista del prossimo Conclave (e dato che il Papa ha 80 anni -a Dicembre- potrebbe vivere altri 10-15 anni come anche solo 3-5 anni, perciò non sappiamo quanto sia vicino detto Conclave).

        1. Miles

          Di sicuro il Papa sta indebolendo sempre più il potere della Curia romana (che in passato aveva un potere davvero elevato; troppo) e altrettanto sicuramente sta cercando di “sigillare” il prossimo Conclave (nel quale, se l’ho vista giusta, verrà eletto il Cardinale Tagle) per evitare l’elezione di un Papa di idee antitetiche alle sue.

          Staremo a vedere: bisogna semore ricordarsi che la Chiesa non è una struttura solamente umana, il “padrone” è uno solo, Cristo, perciò staremo a vedere la forma che prenderà la Chiesa, consapevoli che alla fine sarà fatta la volontà del Signore.

          Se questa volontà è in direzione di una Chiesa più “aperta” oppure, al contrario, se sarà in direzione di una Chiesa più conservatrice, in entrambi i casi dobbiamo accettarlo, indipendentemente da quello che noi vorremmo.

          1. Alessandro

            “nel prossimo Conclave verrà eletto il Cardinale Tagle”

            Il catto(?)troll è pure veggente.

            E ci dica, lei che vede e sa: quando si terrà il prossimo Conclave? Ha informato il Santo Padre Francesco? Ha già allertato il cardinale Tagle?

      1. Alessandro

        Riecco il troll catto(?)modernista all’opera.

        Questa volta se la prende con due cardinali esemplari come Sarah e Burke.

        Sì, davvero un meraviglioso Concistoro, in cui il Papa che tuona contro la teoria del gender creerà cardinali chi non muove un dito per contrastarla (anzi…); non solo: i vescovi che, come è loro dovere, si espongono pubblicamente per avversarla vengono lasciati senza porpora:

        “Perché certe dichiarazioni molto forti del papa non trovano poi riscontro nella scelta degli uomini?

        In Georgia ha parlato di una guerra mondiale contro il matrimonio portata avanti dall’ideologia “Gender”.

        Uno dei luoghi in cui questa guerra mondiale è più violenta sono gli Stati Uniti, dove l’amministrazione Obama (e quella possibile di Hillary Clinton) esplicitamente vogliono ridurre il campo di azione delle religioni.

        Bene, pensi: fra i nuovi cardinali potrebbero esserci allora, arcivescovi di città importanti come Los Angeles e Filadelfia, noti per la chiarezza delle loro posizioni.

        Invece no: le nuove berrette vanno a Cupich, di Chicago, e Tobin, di Indianapolis. Entrambi in lista progressista. Di sicuro non noti per l’impegno nella battaglia per vita, famiglia e contro l’indottrinamento ideologico gender.

        Ma come? Non c’era una guerra mondiale contro la famiglia? C’è un incendio, e mandiamo ad affrontare le fiamme persone che soffrono di fobia per l’acqua?

        Un discorso assolutamente analogo può essere fatto per il nuovo cardinale di Bruxelles, De Kesel. Il suo predecessore è stato aggredito fisicamente, per la sua posizione contro il Gender, ma niente berretta. Anzi via di corsa allo scadere esatto del mandato.

        De Kesel, che finora è noto soprattutto per aver distrutto una comunità sacerdotale fiorente di vocazioni e amata dalla gente, invece diventa subito cardinale.”

        http://www.marcotosatti.com/2016/10/10/nuovi-cardinali-usa-belgio-scelte-in-una-sola-direzione-il-governo-ombra-del-papa/

        “La torta in faccia che si buscò sei anni fa l’arcivescovo di Bruxelles André-Joseph Léonard, dileggiato per le sue posizioni tradizionali sia in dottrina che in pastorale, ha trovato oggi una ben più sostanziosa replica nella porpora conferita da papa Francesco al suo successore e rivale progressista, Jozef De Kesel.

        Nei precedenti concistori, aveva ripetutamente creato sconcerto il rifiuto di papa Jorge Maria Bergoglio di far cardinale Léonard, nonostante l’importanza della sede da lui governata e le qualità della persona. Si disse che il nuovo papa non volesse più privilegiare le diocesi storicamente cardinalizie, a vantaggio delle “periferie”.

        Ma con De Kesel questo scrupolo è prontamente caduto. Titolo di merito del neocardinale è d’essere pupillo di Godfried Danneels, predecessore di Léonard e capofila della “mafia” – definizione sua – di San Gallo, il club cardinalizio dei grandi elettori di Bergoglio nel conclave fallito del 2005 e in quello riuscito del 2013.

        Anche alcune grandi diocesi tradizionalmente cardinalizie sono state premiate con la porpora. Ad esempio quella di Madrid, il cui arcivescovo Carlos Osoro Sierra, lì collocato dallo stesso Bergoglio, sì è guadagnata la promozione anche per aver lasciato esposti al pubblico ludibrio, senza prenderne le difese, due suoi vescovi suburbicari colpevoli di aver criticato i matrimoni omosessuali.

        Ma a far più scalpore è il conferimento della porpora al titolare di un’altra grande diocesi storicamente cardinalizia, quella di Chicago.
        Il premiato è Blase J. Cupich, cioè l’uomo su cui Bergoglio ha puntato di più per rovesciare a proprio vantaggio gli equilibri di forze dentro la conferenza episcopale degli Stati Uniti. Non solo. I nuovi cardinali statunitensi sono ben tre su tredici.
        E uno di questi, Joseph W. Tobin, arcivescovo di Indianapolis, ha ottenuto la sua rivincita dopo essere stato estromesso nel 2012 dalla curia vaticana – dove era il numero due della congregazione per i religiosi – per aver scopertamente appoggiato le suore americane ultraprogressiste.”

        http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/10/09/tredici-nuovi-cardinali-piu-quattro-vincitori-e-vinti-del-prossimo-concistoro/

        Davvero un bel Concistoro, non c’è che dire…

    2. Luigi

      “Un papa immaginario che usa il Noi di maestà, quarant’anni dopo che Giovanni Paolo II l’ha mandato nel dimenticatoio della storia”

      A me non pare:
      http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/la/motu_proprio/documents/hf_ben-xvi_motu-proprio_20070707_summorum-pontificum.html
      Il plurale maiestatis, con tanto di iniziale maiuscola, mi sembra esserci tutto.
      Forse anche Benedetto XVI è poco serio?

      In ogni caso, da nostalgico della civiltà cattolica nonché lettore de “la Verità” (finché si può scrivere), ricambio l’abbraccio.

      (En passant, non è certamente solo verità, quello che si trova scritto su tale quotidiano. Ma sicuramente c’è meno menzogna che sugli altri. Oggi ho scoperto che vi collabora perfino Diana Johnstone; non mi resta che attendere il promesso Renaud Camus).

      Ciao.
      Luigi

      1. Fabrizio Giudici

        @Luigi “da nostalgico della civiltà cattolica nonché lettore de “la Verità””

        Solidarizzo. Ma soprattutto provo tristezza per i sostenitori delle magnifiche sorti e progressive, specialmente se sono cattolici.

    3. Pierangelo

      L’artiglieria catto-tradizionalista è all’opera : spara cannonate contro l’attuale Papa reo di non piacere a lorsignori.
      Ma vi rendete conto che è stato eletto in un regolare conclave con l’assistenza dello Spirito Santo ?
      State andando fuori binario e non ve ne accorgete.

      Pierangelo

      1. Alessandro

        Smettiamola con questo ragionamento sballato (svolto più o meno esplicitamente):

        – il Papa è eletto con l’assistenza dello Spirito Santo
        – quindi quello che fa e dice è ispirato dallo Spirito Santo

        conclusione: chi critica il Papa critica lo Spirito Santo che l’ha eletto tramite i cardinali e ne guida l’azione.

        – Joseph Ratzinger nel 1997:

        “Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci.
        Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata.
        Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto”

        – Il Magistero infallibile (si veda Catechismo nn. 890-892) insegna che il Papa è assitito dallo Spirito Santo solo 1) quando impartisce il Magistero infallibile della Chiesa ed opera in conformità ad esso; 2) quando, pur non impartendo un insegnamento infallibile, propone, nell’esercizio del Magistero ordinario, “un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi” (n. 892).

        Pertanto, quando il Papa operasse, in parole e atti, in modo contrastante col Magistero infallibile della Chiesa (o contrastante con quel Magistero ordinario e autentico che, sebbene non proposto come infallibile, è tale da condurre “ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi”, cioè a una migliore intelligenza del Magistero infallibile), egli senza dubbio in questo operare non sarebbe guidato dallo Spirito Santo.

        Questo non è “cattotradizionalismo”: è Catechismo della Chiesa Cattolica.

        1. Secondo me questo continuo richiamo alla Spirito Santo sfiora l’eresia, come se il Papa fosse l’incarnazione stessa dello Spirito Santo.

          1. Alessandro

            @Paulbratter

            Non scomoderei l’eresia; si tratta, nella maggioranza dei casi, di semplice ipocrisia smaccata (leggi: faccia di tolla da manuale), praticata da laici, preti, vescovi, cardinali.

            Quando il Papa regnante era Benedetto XVI, criticare il Papa non solo non era esecrato come un infame oltraggio allo Spirito Santo ma era considerato un atto doveroso, roba da cattolici adulti, maturi, che non seguono il Papa come pecoroni ma vagliano criticamente le sue parole e il suo operato alla luce dello Spirito: si pretendeva di criticare BXVI in nome dello Spirito “che soffia dove vuole”!

            Ora che il Papa regnante è Francesco, i detrattori di BXVI seguono il Papa come pecoroni qualsiasi cosa dica e faccia, pure quando si contraddice (ricordano i trinariciuti di Guareschi: “contrordine, compagni!”), ogni critica al Papa (anche la più accuratamente argomentata) è liquidata senz’altro come esecrando ignobile insulto allo Spirito Santo, o quantomeno come deplorevole mancanza di fiducia nello Spirito Santo che assiste sempre il Papa ecc.

            Poi ci sono i faciloni, dalla fede routinaria e superficiale, che non si interrogano minimamente sulle plateali contrapposizioni tra Giovanni Paolo II e Francesco (vedi ad es. la questione della Comunione ai divorziati risposati), e si illudono che seguendo a ogni passo Francesco si possa concordare con San Giovanni Paolo II.

            Ci sono poi i papolatri in buona fede, che non sono faciloni, che si sforzano sinceramente di non praticare una Fede superficiale, e che pertanto non possono non essersi accorti (dopo tre anni e mezzo di pontificato) che non è tutta colpa dei media laicisti perversi che travisano ad arte le parole e i gesti del Papa, ma che oggettivamente nell’operato Francesco c’è qualcosina (eufemismo) che non va.
            Ciò provoca in loro un grave disagio, perché da un lato essi desiderano sinceramente essere filialmente fedeli al Papa, dall’altro avvertono (più o meno distintamente, ma in modo comunque doloroso) che il Papa fa cose che oggettivamente non concordano con la Fede che essi sinceramente e fervidamente professano.

            La lacerazione interiore di costoro è grande, e c’è da pregare molto e con grande affetto affinché questo tormento non li perda, sospingendoli ad allontanarsi dall’ortodossia cattolica e dalla Chiesa.

            Il sottoscritto stesso, pur non essendo mai stato papolatra (retrospettivamente: molto più per vicende biografiche che per meriti propri), avverte – e l’ha già dichiarata a più riprese – la fatica del dovere di comporre la devozione filiale al Santo Padre (e ciò che essa comporta) con l’impossibilità ad assecondare i gravi e dannosi errori che – ne sono intimamente convinto, ne ho discusso a lungo qui – Francesco sta commettendo.

            1. Alessandro

              Aggiungo: poi, ovviamente, c’è chi non rientra perfettamente in alcuna delle categorie che ho indicato, ma sta sui confini tra l’una e l’altra…

              In genere, i più nocivi per i fedeli (e per sé stessi) sono quelli che, piccandosi di essere esperti di cose teologiche (il che li accredita pericolosamente agli occhi del semplice fedele), si adoperano indefessamente per dimostrare il falso, cioè che Francesco di errori gravi non ne ha fatti e non ne fa; anzi: che sono tutte leggende metropolitane messe in circolo da tradizionalisti retrogradi.

              1. Bri

                @alessandro

                … beh dai … almeno non sono tra i più nocivi … dato che mi son sempre pubblicamente smarcato da qualunque mia supposta competenza teologica

                Ad ogni buon conto io mi annovero (e immagino anche una buona fetta degli ingiustamente definiti papolatri) tra coloro che invitano non tanto ad astenersi dalle critiche quanto ad usare modi più accorti e toni più delicati e magari ogni tanto a dubitare delle proprie certezze, sai mai che uno si stia sbagliando a prescindere dalle argomentazioni addotte e dai copincolla magisteriali presentati.

                Purtroppo questa mia (e di altri) posizione è sempre stata travisata e contrastata additandola come papolatria

                Perchè?

                1. Alessandro

                  @bri

                  Lungi da me pretendere di esaurire, indicando quelle “categorie”, lo spettro delle posizioni che si assumono nei confronti del Papa.

                  Mi sono limitato, dando seguito a una osservazione di Paul Bratter, a indicare quelle che mi paiono le più diffuse posizioni nei confronti del Papa di quanti sono convinti (o almeno paiono esserlo) che il Papa non possa sbagliare (o quantomeno non possa fare errori gravi) poiché, in quanto Papa, beneficia dell’assistenza dello Spirito Santo.
                  Chiamo papolatria – mi pare a buon diritto – questa convinzione sviata.

                  Mi dici che non sei papolatra, e me ne rallegro; niente meraviglia, dunque, che tu, non essendolo, non ti riconosca in alcuna delle categorie di papolatri da me indicate.

                  Quindi tu, non essendo papolatra, non metti in dubbio in linea di principio che il Papa possa commettere errori gravi.

                  Giusto che tu chieda che le critiche siano formulate nei modo opportuni ecc. (sbagliato, invece, sarebbe se la richiesta sconfinasse nel pretendere che l’urbanità e la costumatezza dei modi sia tale da impedire di fatto la formulazione di ogni critica)

                  Un’annotazione fondamentale, però: l’invito a “dubitare delle proprie certezze”, praticato così com’è formulato, cioè in modo assoluto, condurrebbe a una situazione umanamente insostenibile. Quando una persona ha maturato, dopo attenta ponderazione, delle certezze, è insano che si dia sistematicamente a dubitare di quelle certezze, poiché un uomo che sistematicamente dubita delle certezze che ha precipita nella psicopatologia.

                  Mi spiego con un caso concreto: una volta acquisita, dopo attenta e approfondita valutazione, la certezza che il Papa compie un grave errore sulla Comunione ai divorziati risposati, non c’è alcun bisogno di darsi al dubbio sistematico al riguardo, ricominciando sempre daccapo a vagliare, soppesare, valutare, in una snervante fatica di Sisifo che rende impossibile l’acquisizione di ogni certezza e macera il cervello (parlavo appunto di psicopatologia).

                  Una volta acquisita, dopo attenta e approfondita valutazione, la certezza che il Papa compie un grave errore sulla Comunione ai divorziati risposati, non c’è dunque bisogno di consegnarsi al dubbio in proposito: il Magistero autentico al riguardo è lì, accessibili a tutti, non cambia, e attesta oltre ogni ragionevole dubbio che questo grave errore il Papa lo commette.
                  Pertanto il sottoscritto non si darà sempre daccapo, incessantemente, a rimettere in discussione una certezza già acquisita dopo attenta valutazione oltre ogni ragionevole dubbio.

                  Nondimeno, il sottoscritto ascolterà le obiezioni di quanti la pensano diversamente, poiché 1) confutare queste obiezioni può essere d’aiuto al fratello che obietta; 2) le obiezioni possono contribuire non a elidere le certezze maturate, ma a precisarle sempre meglio.

                  Debbo peraltro segnalare che il “dubitare delle proprie certezze” (senza debordare nella psicopatologia, beninteso 😉 ), se vale, vale anche per chi è certo che il Papa non stia commettendo gravi errori (vedi mai che poi si scopre che questa certezza era fasulla, e che lo si poteva capire benissimo rivolgendosi al dettato del Magistero autentico al riguardo…)

                  Un saluto

                  1. @alessandro
                    Grazie e mi trovo d’accordo
                    Avrei dovuto precisare meglio la faccenda di dubbi e certezze
                    Ci provo adesso
                    Ci sono commenti che nascono impetuosi e reattivi che anche solo per questioni legate al poco tempo trascorso tra una “notizia” e il commento stesso suggeriscono l’impossibilità pratica di averci riflettuto a sufficienza magari prendendosi il giusto tempo per “dubitare delle proprie certezze”
                    A questi mi riferivo in modo percentualmente più rilevante
                    In maniera minoritaria ritengo comunque che il dubitare sia un utile esercizio per capire chi siamo, come pensiamo e cosa stiamo davvero facendo. Ovviamente questa mia certezza non può che essere messa in discussione da me per primo 😀
                    Dai, fuor di involuzioni, il senso è che ci vuole la giusta misura tra dubbi e certezze

                  2. @alessandro
                    Stavo trascurando un passaggio importante

                    “Quindi tu, non essendo papolatra, non metti in dubbio in linea di principio che il Papa possa commettere errori gravi.”
                    Certo che no. L’infallibilità papale è come l’hai sempre ricordata anche tu.

                    Ma dall’ammettere la possibilità di errore alla certezza che uno sia stato commesso ce ne passa, soprattutto per un rispettoso ignorante di teologia come me. E mentre passa, osservo, aspetto, leggo, dibatto e contrasto da dubbioso “debole” quelle che mi sembrano certezze “deboli” e in modo maggiore contrasto a prescindere certi modi di porsi poco appropriati
                    Il tutto in un processo di comprensione (?), riflessione(?) personale che spero mi sarà utile, più che in questo momento, quando tra qualche anno mi rileggerò
                    Come già scrissi, un po’ vi sto usando

                    1. Alessandro

                      @bri

                      Ok, ricevuto.

                      Permetti che ripeta una cosa che sono solito richiamare perché mi pare della massima rilevanza: giusto informarsi, seguire con pazienza e passione discussioni e dibattiti, ma una parola vincolante su ciò che un fedele cattolico è tenuto a credere non può venire da alcuna discussione, nemmeno la più colta. Il fedele cattolico, per sapere che cosa è tenuto a credere e come deve comportarsi, non è tenuto ad attendere che il carosello delle discussioni cessi e si pervenga a un accordo unanime (altrimenti il malcapitato fedele dovrebbe aspettare le calende greche, rimanendo frattanto in una perniciosa situazione di dubbio su questioni essenziali della propria Fede…)

                      Il fedele cattolico è tenuto a credere ciò che insegna il Magistero autentico della Chiesa, che al riguardo della Comunione ai divorziati risposati non è solo sbozzato o lacunoso o reticente, ma chiarissimo. Proprio per dissipare ogni dubbio, di recente i Papi e la Congregazione per la dottrina della Fede vi sono tornati a più riprese.

                      – Del 1981 è “Familiaris consortio” (esortazione apostolica di Giovanni Paolo II), con il suo n. 84

                      – Del 1984 è “Reconciliatio et Poenitentia” (esortazione apostolica di Giovanni Paolo II), con il suo n. 34

                      – Nel 1994 è intervenuta la Congregazione per la Dottrina della Fede con la “Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica circa la recezione della comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati”, nella quale, come puoi vedere, vengono inequivocabilmente bocciate tutte le proposte di “soluzione” caso per caso in foro interno avanzate nelle odierne discussioni e sventuratamente avallate e accolte da alcuni vescovi, a dispetto del Magistero autentico

                      – Nel 2000 è intervenuto il Pontificio consiglio per i testi legislativi, con una “Dichiarazione circa l’ammissibilità alla santa Comunione dei divorziati risposati” che notifica l’interpretazione autentica del Codice di Diritto Canonico, canone 915 (quello su quanti “ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto”)

                      – Del 2003 è l’enciclica di Giovanni Paolo II Ecclesia de Eucharistia, che al n. 37 ribadisce quanto precisato nel 2000 dal Pontificio consiglio per i testi legislativi

                      – Del 2007 è l’esortazione apostolica Sacramentum caritatis, nel cui n. 29 quale Benedetto XVI ribadisce quanto insegnato da Giovanni Paolo II al riguardo.

                      Dimenticavo: il Catechismo della Chiesa Cattolica si esprime al n. 1650.

                      Siamo dunque dinnanzi a un Magistero autentico solido e irreformabile, che ribadisce una tradizione ininterrotta ed è stato precisato di recente accuratamente, a più riprese e oltre ogni ragionevole dubbio.

                      Pertanto tutto ciò che in Amoris laetitia sembrasse o fosse in contrasto con tale Magistero non ha in alcun modo il potere di vincolare il fedele, anzi dal fedele va respinto come contrario al Magistero autentico della Chiesa (trattasi di semplice opinione personale sbagliata di Papa Bergoglio).

                1. Cavaliere di San Michele

                  Non e’ l’unica cosa preoccupante, temo. Nella lettera d’invito all’evento cioe’ all’udienza che sostituisce il programmato Dies Academicus dell’Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia, si puo’ leggere:

                  “E’ un momento privilegiato per tutti noi poter ascoltare dal Santo Padre le linee guida per il rinnovamento e l’ulteriore sviluppo con cui lui vuole iscrivere l’azione dell’Istituto sempre piu’ chiaramente nell’orizzonte della misericordia”

                  La lettera e’ del Gran Cancelliere mons. Vincenzo Paglia, da poco in quel ruolo sostituendo, in deroga agli Statuti dell’Istituto, il card. Vallini. Non ci dimentichiamo cos’e’ l’Istituto, per cosa lo ha voluto S. Giovanni Paolo II, non ci dimentichiamo che questo bastione dell’ortodossia e’ stato praticamente ignorato nei due Sinodi per la Famiglia e praticamente commissariato quest’estate:

                  http://www.lanuovabq.it/it/articoli-dicastero-per-laici-famiglia-e-vita-ecco-le-nomine-17133.htm

                  per chi sapesse il tedesco:

                  http://www.katholisches.info/2016/08/19/gestuermt-und-gedemuetigt-der-umbau-des-instituts-johannes-paul-ii-durch-franziskus-und-die-sexuelle-revolution-im-vatikan/

                  Non so voi, ma a me una frase come quella di sopra mette i brividi.

                  1. Alessandro

                    Non dimentichiamo che il fondatore e primo preside dell’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia è stato, per volontà di Giovanni Paolo II stesso, quel Caffarra che ora, da cardinale, è firmatario di una Supplica filiale a Francesco nata palesemente per contrastare gli svarioni dottrinali dell’Amoris laetitia al capitolo 8 e ribadire il Magistero autentico della Chiesa:

                    http://www.supplicafiliale.org/

                    Insomma: pretendere che l’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia si “converta” al capitolo 8 di Amoris laetitia, che è incompatibile con il Magistero autentico della Chiesa ribadito e precisato con infaticabile slancio apostolico da Giovanni Paolo II, equivale a togliere la ragion d’essere stessa dell’Istituto, cioè a minacciarne l’ortodossia cattolica.

                    1. Cavaliere di San Michele

                      Esatto. Per questo, commentando il cambio di guida, l’articolo tedesco usava fin dal titolo parole forti come “espugnato” ed “umiliato”…

                    2. Giusi

                      Ne ha scritto pure Magister:

                      Contrordine. Al posto del cardinale Sarah ci sarà il papa

                      C’era da aspettarselo. Perché nel frattempo, in estate, l’istituto è stato terremotato. Il papa gli ha messo in cima, come gran cancelliere, un suo famiglio, monsignor Vincenzo Paglia, contemporaneamente promosso anche a presidente della Pontificia accademia per la vita:

                      > Ultimi fuochi di Paglia. Con una doppia nomina in arrivo

                      E poco dopo è stato sostituito anche il preside dell’istituto, con PierAngelo Sequeri al posto di Livio Melina.

                      Il risultato è che ora Paglia si fa vanto a destra e a manca di aver ottenuto lui dal papa che venga di persona a tenere la prolusione e a inaugurare il “nuovo corso” nel segno della modernità e dell’apertura, al posto dell’antiquato e chiuso Sarah.

                      http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/10/13/contrordine-al-posto-del-cardinale-sarah-ci-sara-il-papa/

      2. Fabrizio Giudici

        @Pierangelo
        “Ma vi rendete conto che è stato eletto in un regolare conclave con l’assistenza dello Spirito Santo ?”

        Ti è stato già chiaramente spiegato che quello che intendi per “assistenza dello Spirito Santo” è sbagliato. Ti è stato spiegato che ci sono stati, casi rari fortunatamente, papi che regolarmente eletti nello stesso modo hanno sostenuto tesi eretiche, che poi fortunatamente sono state fatte ritirare (Giovanni XXII). Che ci fu un papa (Onorio I) che, regolarmente eletto, è stato poi dichiarato eretico dopo la sua morte con tanto di anatema dai successori e da un concilio. Tutti casi ben noti e documentati, discussi durante il Concilio Vaticano I e, quindi, non sono in contrasto con il dogma dell’infallibilità papale, se ben compreso. Dogma che riguarda, peraltro, questioni di fede e non di economia o altre scienze. Invece la tua papolatria è così pertinace che vorresti sostenere che il Papa è esperto di tutto lo scibile umano ed infallibile.

        Hai intenzione di sostenere, argomentando le tue tesi, che quello che ho scritto sopra è falso? Se sì, fallo. Se no, perché continui a dare dei ciechi gli altri, quando il cieco sei tu?

        @vale “Vede,Santità, quando leggo sui giornali che la banca d’italia era al corrente dei problemi, per esempio ,della banca pop. di vicenza e non ha fatto un tubo, vuol dire che, semplicemente chi sbaglia non paga e chi imbroglia gode.”

        Su “La Verità” di oggi prosegue una serie di interessanti articoli sulla “Banca Popolare di Vicenza”.

  4. …all’nizio dell’etá moderna c’è l’inizio dell’economia moderna, non dei “giochi dell’economia”,
    la quale economia moderna funziona, appunto, nella maniera in cui è strutturata e in cui Marx
    scoprì la struttura materiale della storia, con tutte le sue implicazioni, checché ne dicano i Francescani,
    i quali furono (e sarebbero oggi, in quella forma) (e non a caso) invisi allo stesso potere ecclesiastico, checché ne avesse a dire Gotti Tedeschi.

  5. Roberto

    “Non t’impicciare degli affari dei nostalgici della civiltà cattolica, perché sono astuti e suscettibili.” (cit.)

    Sicuramente anche padre Robert Sirico, autore del libro la cui prefazione è costituita da questa lettera immaginaria (tanto per dare, a coloro ai quali potrebbe essere sfuggita, la giusta collocazione del testo… ), sarà una persona poco seria.

    1. Catherine

      Roberto: all’inizio dell’articolo, è ben chiaramente indicato da dove arriva il testo….
      per il resto, sarò un po’ semplice, e non certo esperta di imprenditoria, ma a me è parso una bella “lettera”, che inoltrerò ad alcuni miei conoscenti che potrebbero farne buon uso. devo dire che mi fa bene al cuore che gente che se ne intende ragioni così, sarebbe bello che questo modo di procedere diventi “abitudine”… va bene, non dobbiamo illuderci, ma perché non sperare? grazie comunque a chi porta buone notizie, Catherine

      1. Roberto

        Catherine: non hai colto il senso del mio commento, probabilmente sono voluto essere un po’ troppo involuto nella mia ironia. Ero in polemica con il commento di fra’ Sereno, sopra; avrei dovuto postare ‘attaccandomi’ a lui.

  6. Annarita

    Questa lettera rimarrà immaginaria per un po’, poi arriverà un Papa, finalmente, che parlerà nuovamente così. Oppure la fine del mondo è prossima, visto l’apostasia in atto con conseguenze disastrose su tutta la civiltà umana, tornata alla barbarie. Fa sperare la promessa della Madonna: il mio Cuore Immacolato finalmente trionferà. Dunque in attesa di un Papa che parli così, teniamoci forte alla tradizione.

  7. Antonio Spinola

    Qualsiasi discorso sull’economia, se non parte dal rischio della libertà individuale, è un’imbroglio.
    Certo, nella condizione assolutamente “servile” in cui la Stato ha ridotto i suoi cittadini, sarà sempre più difficile per i nuovi “Mosè” convincere i nuovi schiavi a preferire il rischio della fame nella libertà piuttosto che la certezza delle cipolle stando in catene.
    Ma ciò che più stupisce è che proprio la Chiesa sembra far fatica a capire che senza libertà ogni discorso sull’economia diventa vuota retorica. E libertà significa competizione, rischio, perdita e guadagno, fallimento e riscatto. Tutte cose ben note 2000 anni fa a Pietro e ai suoi soci.
    E magari ci fosse un Pietro oggi che, preoccupato per la disoccupazione, incoraggiasse il rischio di quella libertà che è l’impresa economica, e non avesse paura di chiedere allo Stato (all’UE e a tutta la pletora delle agenzie sovranazionali) di fare uno, due, cento passi indietro in tanti campi forzosamente occupati e devastati dalla burocrazia, dal clientelismo e dal dirigismo irresponsabile.
    Anche questo in fondo mi pare il senso della lettera.

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