di San PIO X
[…] Ma sono ancor più strane, nello stesso tempo spaventose e rattristante, l’audacia e la leggerezza di spirito di uomini che si dicono cattolici, che sognano di rifare la società in simili condizioni e di stabilire sulla terra, al di sopra della Chiesa cattolica, il regno della giustizia e dell’amore
, con operai venuti da ogni parte, di tutte le religioni oppure senza religione, con o senza credenze, purché dimentichino quanto li divide, le loro convinzioni religiose e filosofiche, e mettano in comune quanto li unisce, un generosi idealismo e forze morali prese dove possono
.
Quando si pensa a tutto quanto è necessario in forze, in scienza, in virtù soprannaturali per istituire la città cristiana, e alle sofferenze di milioni di martiri, e alle illuminazioni dei Padri e dei Dottori della Chiesa, e alla dedizione di tutti gli eroi della carità, e a una potente gerarchia nata dal Cielo, e ai fiumi di grazia divina, e il tutto edificato, collegato, compenetrato dalla Vita e dallo Spirito di Gesù Cristo, la Sapienza di Dio, il Verbo fatto uomo; quando si pensa, diciamo, a tutto questo, si è spaventati nel vedere nuovi apostoli intestardirsi a fare di meglio mettendo in comune un vago idealismo e virtù civiche. Che cosa produrranno? Che cosa sta per uscire da questa collaborazione? Una costruzione puramente verbale e chimerica, in cui si vedranno luccicare alla rinfusa e in una confusione seducente le parole di libertà, di giustizia, di fraternità e di amore, di uguaglianza e di umana esaltazione, il tutto basato su una dignità umana male intesa. Si tratterà di un’agitazione tumultuosa, sterile per il fine proposto e che avvantaggerà gli agitatori di masse meno utopisti. […]
Temiamo che vi sia ancora di peggio. Il risultato di questa promiscuità nel lavoro, il beneficiario di quest’azione sociale cosmopolitica, può essere soltanto una democrazia che non sarà né cattolica, né protestante, né ebraica; una religione […] più universale della Chiesa cattolica, che riunirà tutti gli uomini divenuti finalmente fratelli e compagni, nel “regno di Dio”. – Non si lavora per la Chiesa: si lavora per l’umanità
.
fonte Museo San Pio X
Questa analisi va ben intensa e collocata nel contesto in cui fu espressa. È chiaro il riferimento agli ideali propugnati con forza,allora come ora, dalla massoneria.Questa nei secoli precedenti aveva acquisito una grandissima influenza culturale e politica e nell’Ottocento era divenuta in gran parte forza ispiratrice degli Stati liberali europei. Aveva ingaggiato una lotta con la Chiesa, con l’obbiettivo di arrivare all’estinzione del Cristianesimo per il bene dell’umanità, raccolta in una superiore religione di fratellanza. È un pericolo ancora oggi forte, ma noi cristiani non dobbiamo lasciarci irretire dalla paura. Il Signore ci ha promesso di rimanere con noi ogni giorno. Se per paura ci rinchiudiamo nelle case o nelle chiese facciamo solo il gioco del male. Se qualcuno vuol discuterne o correggere qualcosa lo ringrazio.
Il Sinodo della pace universale! Aiutatemi!
http://www.interris.it/2016/04/27/92299/posizione-in-primo-piano/primopiano/papa-francesco-a-sorpresa-propone-un-sinodo-sulla-pace.html
Con tutto il rispetto per San Pio X e pur riconoscendo la fondamentale giustezza di ciò che egli afferma, penso che questo testo rispecchi troppo il clima del suo tempo per essere riproposto “sine glossa” oggi. A mio umile giudizio c’è il pericolo che una dottrina giusta se contenuta nei limiti dell’obiettivo a cui essa è rivolta, finisca per non essere più così accetabile se pretende di estendersi oltre i confini in cui dovrebbe rimanere. E temo che vi sia, nel testo in questione, proprio a causa dei condizionamenti del tempo, proprio la tendenza a uscire dai suoi legittimi limiti.
Che un falso idealismo umanitario fondato su principi vaghi ed ambigui sia da condannare, e ancor più lo siano «una democrazia (…) né cattolica, né protestante, né ebraica» o, peggio, «una religione (…) più universale della Chiesa cattolica», è senz’altro giusto ed è anche opportuno che oggi venga ribadito. Ma a me sembra che il testo abbia la tendenza ad allargare la condanna ad ogni collaborazione con il bene che si trova fuori dei confini visibile della Chiesa Cattolica, nella presunzione che questo “bene” di fatto non esista, in quanto tutto il bene si trova esclusivamente nel cattolicesimo. Ciò non è detto esplicitamente nel testo, ma non viene forse suggerito? Se questo, come credo, è il caso, credo che sia molto opportuno mettere in chiaro i limiti di documenti che troppo risentono del tempo.
I limiti, a mio giudizio, sono proprio causati dall’eccessiva chiusura della dottrina espressa nel testo al riconoscimento del bene presente fuori della Chiesa visibile e, quindi, all’accettazione di ogni e qualsiasi forma di comunicazione e collaborazione con ciò che appare sostanzialmente come esterno e nemico. Che questa posizione debba essere riveduta lo dimostra non il dettato di un Concilio posteriore a Pio X, ma la stessa autorità a cui egli si appella. Egli parla delle «illuminazioni dei Padri e dei Dottori della Chiesa», ma sembra non tener conto di quanto i Padri e i Dottori hanno attinto dalle tradizioni culturali del mondo “pagano” e cosa hanno insegnato sul valore della cultura e della religione presente fuori della Chiesa.
San Giustino martire insegna che tutti gli uomini vissuti primao al di fuori del cristianesimo, usufruiscono però della “luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo”, cioè della luce del Verbo divino, e perciò di Cristo. Dunque, tutto ciò che di buono e di vero hanno fatto o detto lo hanno fatto o detto in quanto inconsapevoli discepoli di Cristo. Per questo San Giustino, riecheggiando San Paolo, afferma: «tutto è nostro», cioè ogni cosa buona presente nel mondo ci appartiene. E un detto di origine patristica, ripreso anche da San Tommaso d’Aquino, afferma: «Ogni verità, da chiunque sia stata detta, viene dallo Spirito Santo». E non ha San Tommaso, insieme a tanti altro dottori della Chiesa, fatta propria tanta parte del pensiero di Aristotele, come prima di lui i Padri avevano fatto propria tanta parte del pensiero di Platone? Addirittura Clemente Alessandrino ed Origene insegnavano che i filosofi greci erano stati per i pagani quello che i profeti erano stati per gli ebrei.
Non è affatto una novità, ma è, al contrario, una dottrina antichissima e oggi dementicata, la dottrina della rivelazione primitiva. Secondo questa dottrina, ricordata tra gli altri dal card. Gerdil, grandissimo pensatore cattolico del Settecento, le varie religioni del mondo non sono altro che corruzioni della rivelazione primitiva fatta agli uomini da Dio all’inizio del mondo, con la quale gli uomini erano istruiti delle principali verità sulla religione e sulla morale. Per questo in tutte le religioni si conservano germi di verità. E il Gerdil cita, tra le altre cose, ad esempio di questa permanenza di germi di verità, il detto di un autore classico che afferma: coloro che più temo gli dei sono anche coloro che meno temono gli uomini. E il Gerdil non teme di invocare a conferma delle sue dottrine autori protestanti o illuministi, quando dicono il vero, come Grozio, Locke, Bayle, Elvezio e altri ancora.
Del resto un autore del tempo di Pio X, il vescovo fieramente antimodernista e sincero ammiratore del papa, Paul Wilhel von Keppler, nel suo meraviglioso capolavoro “Più gioia” (1909) – ora disponibile in rete in traduzione inglese: https://archive.org/stream/kepplermorejoy00keppuoft#page/n1/mode/2up –
nella sua appassionata denuncia dei mali dei tempi moderni non si fa alcuno scrupolo di utilizzare l’opera di autori protestanti, o anche fuori della fede cristiana ortodossa, come Goethe, Schiller, Emerson, Peabody, Ruskin, Förster, Euken etc. E anzi, si può affermare con sicurezza che gi autori che maggiormente lo hanno ispirato, e che più spesso cita, sono Ruskin e Förster. Del resto quest’ultimo rocevette la personale benedizione di tre papi: Pio XI, Pio XII e Giovanni XXIII.
Per una visione più aperta delle problematiche sopra ricordate, mi permetto di rinviare ad un articolo tratto dal mio volume “La luce splende nelle tenebre” (Aracne ed. 2014):
https://massimolapponi.wordpress.com/contingenza-e-necessita-o-potenza-ed-atto-il-rapporto-della-chiesa-con-la-storia-meditazione-sulla-festa-dellepifania/
scusi don Massimo ma cosa esattamente le sembra anacronistico nella “presunzione che questo “bene” di fatto non esista, in quanto tutto il bene si trova esclusivamente nel cattolicesimo.” ?
Ai tempi di Pio X questo bene non esisteva e oggi invece sì?
Quello che lei contesta secondo me non è legato ai tempi, ma può essere contestato in assoluto, oggi come ai tempi in cui Pio X lo scriveva.
Padre, a mio avviso Lei pone un giusto problema interpretativo, ma poi sbaglia pretendendo di “tirare le orecchie” al Papa di allora. Il testo, indirizzato ai Pastori francesi, va letto nel contesto in cui fu scritto, con l’esigenza per la Chiesa di confrontarsi con un liberalismo indifferente o apertamente ostile alla religione, influenzato dalla massoneria. Questa preoccupazione ispiro in quel periodo il romanzo “Il Padrone del Mondo” di Robert Hugh Benson, più volte citato dall’attuale Pontefice, segno che, nella sua matrice più profonda questo pericolo per la fede è sempre attuale.
Forse mi sono espresso male. Intendevo dire che si può capire che ai tempi di Pio X potesse essere diffuso in certi ambienti più timorosi e chiusi verso l’esterno questo pegiudizio, mentre oggi un atteggiamento simile appare incomprensibile – anche se di fatto esiste. Ovviamente, come è contestabile oggi, era ugualmente contestabile allora.
Non capisco come si possa desumere dal testo citato che San Pio X neghi l’esistenza di indizi e riflessi delle Verità Rivelate in culture precedenti o non-cristiane. Mi pare una forzatura.
Nessun pregiudizio dunque, piuttosto nel testo si nega recisamente che DOPO CRISTO si possa costruire alcunché di Buono sulle sabbie mobili di un’alleanza poliedrica al cui centro non si trova il Verbo di Dio incarnato.
Io leggo questo brano di San Pio X sinceramente come attualissimo…
Leggendolo così “a caldo” e riallacciandomi anche la Vangelo odierno. là dove il Signore dice:
«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.
Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze.
Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità!»
Lo vedo attuale per la mia vita, nell’invito a non scambiare “lucciole per lanterne” o, rispetto al mondo, a non credere che la Salvezza verrà da un’utopica (pericolosa chimera) di un mondo “democraticamente buono”, fatto di un “vago idealismo e virtù civiche”…
Cose che sinceramente in cuor mio non credo, né che mi paiono in alcun modo realizzarsi oggi, ma ad ogni buon conto il richiamo non è mai vano, perché credo il pericolo ci sia è c’è certamente per chi non ha ancora incontrato Cristo e che questo inganno della salvezza che viene da un “mondo giusto” si sente continuamente proporre e riproporre, tanto che vengono fatti passare per “ingiusti” coloro che annunziano un’altra Verità… o sbaglio?
Sinceramente non ravvedo in queste sagge parole di San Pio X (così come altri hanno commentato), un discrimine, un “il bene è SOLO e SEMPRE nella Chiesa”…
Il “Sommo Bene” lo è certamente, la Verità Tutta Intera certamente, ciò da cui deriva ogni Bene sulla Terra – Cristo – altrettanto certamente, quindi per chi è e vive nella Chiesa di Cristo, nulla c’è da aggiungere…
Ma di nuovo, e tornando al Vangelo, non è solo “appartenere” a questa Chiesa che può metterci a scanso del pericolo di sentirci dire: “Non vi conosco, non so di dove siete…”.
Quindi ben venga l’attualizzazione delle parole nel “tempo che fu”, ma ancor meglio l’attualizzazione di parole che paiono profetiche sotto alcuni aspetti, per il Tempo che viviamo.
Ovviamente può darsi che abbia letto nelle parole di Pio X più di quanto intendessero dire. Ripeto che condivido la sua preoccupazione di fondo e capisco che il testo deve essere contestualizzato all’ambiente e alle persone a cui era diretto. Ma a me sembra che al suo tempo vi fosse una certa tendenza a un’eccesiva chiusura e che essa si manifesti in qualche misura in questo testo. Mi sembra che Massimiliano stesso all’inizio abbia espresso un certo disagio per questo. Oggi il clima è molto diverso, e ciò non va inteso, a mio giudizio, in senso soltanto negativo. Certamente esiste, e come! un falso “ecumenismo” e un falso “dialogo”, ma “abusus non tollit usum”. Ci può e ci deve essere un sano ecumenismo e un sano dialogo, e questo al tempo di Pio X era guardato con eccessivo sospetto. Del resto Pio X è stato oggetto di critica anche al suo tempo per qualche eccessiva asprezza – ciò che non toglie nulla alla sua santità. Confesso che le parole “non c’è nulla da aggiungere” non mi suonano bene. Non si interpreti male questo disagio. Forse la lettura dell’articolo che ho segnalato, come anche del bellissimo volume del Keppler “Più gioia”, può aiiutare a chiarire meglio i problemi implicati.
@Don Massimo mi faresti cosa grata nel chiarire cosa “non ti suona bene” nella frase “non c’è nulla da aggiungere”…
Forse mi sono espresso male, forse non l’hai intesa bene, forse ho detto cosa errata…
Grazie.
prima di San Pio X qualcuno disse che “senza di Me non potrete fare nulla di buono”… quindi il Buon Papa attualizzó in questo testo ciò che Gesú fece giá intendere…ma neanche dobbiamo meravigliarci più di tanto se anche qualche ministro di Dio reputa “illuminanti” altre religioni (anzi qualcuno “famoso” addirittura esorta a “fare come fanno altre religioni” in termini di spiritualità), infatti anche di questo il famoso Papa fu piuttosto profetico, indicando nel “modernismo” (che oggi si é notevolmente evoluto nelle sue sfaccettature) come uno dei mali maggiori per la Chiesa.
giusto per la.cronaca, sono.decenni che il “mondo” cerca la “pace” ed il benessere, per fare questo si sta costruendo una babele spirituale che nella sostanza ambisce a “rimuovere” forzatamente il cristianesimo da ogni nazione, e lo fa ormai anche con leggi molto.molto gravi… veh questo stesso mondo “da solo” vorrebbe portare la “pace”, la “fratellanza” ed io benessere… hmmm si si, come no
@donmassimol
“Oggi il clima è molto diverso, e ciò non va inteso, a mio giudizio, in senso soltanto negativo.” ? Sicuro?
Oggi dilaga la cristofobia e le cose andranno ovviamente peggio; ci sarà meno giustizia, meno libertà e meno pace.
Ma, anche se andasse diversamente, anche se da una sempre maggiore apertura dei fedeli e della Chiesa a credenze filosofie e ideologie frutto del pensiero umano, ne potesse derivare un’organizzazione sociale più giusta e pacifica, dove uguaglianza fraternità e libertà dovessero davvero realizzarsi su tutta la terra, e l’uomo finalmente soddisfatto di ciò che ha ottenuto non sentisse più alcun bisogno, nemmeno il bisogno del pentimento e dell’Amore di Dio, nemmeno il bisogno di essere salvato… che ne sarebbe di quest’uomo?
Quest’umanità cieca in fuga da Cristo, rincorre solo un’utopica società “samaritana” che si prenda cura di ogni sua necessità, ma cadrà in quell’abisso infinito che la separa da Dio per il crollo di quel millenario ponte salvifico, se i cattolici trascurano di custodirlo difenderlo e indicarlo.
Il mondo, senza “conversione” a Cristo, prepara da sé il suo inferno. Lo dovremmo sapere, lo dovremmo credere e lo dovremmo gridare senza posa.
Gentili Signori e Signore, ma come vi piace scrivere e buon divertimento con la penna. ma vedete se ci entra in testa che e’ “arrivato il temporale chi sta bene e chi sta male”= l’ Apocalisse e i fatti d’ora corrispondono all’avverarsi delle profezie. Dopottutto l’Apocalisse deve pur avverarsi. Vedete voi/noi di non trovarvi a scrivere quando l’arca di Noe’ chiude il boccaporto.Ridete se volete; lo fecero anche al tempo del Diluvio e solo 8 persone si salvarono. Vigiliamo e preghiamo per trovarci in grazia di Dio al tempo della prova: rapida e terribile. Cordiali saluti.e prepariamo fieno per i quattro cavalli che mangiano molto. Paul
Sig. Paul,
l’Apocalisse certamente dovrà trovare il suo compimento, quanto al restar fuori dall’Arca, lei usa la metafora sbagliata….
Dovrebbe sapere che per la stessa Parola di Dio non da un nuovo diluvio dobbiamo guardarci:
«Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra». Genesi 9,11
Mi consola notare che anche lei, sempre così pronto a richiamare gli altri alla sana Dottrina e agli insegnamenti catechetici ecc, ecc, mi “scivola su una buccia di banana”… insomma, è fallibile come noi tutti impegnati (come lei del resto) a scrivere su tastiera 😉
Chiedo scusa, ma sono in Sri Lanka e qui c’è un diverso fuso orario. Ripeto che condivido la condanna aftta da San Pio X di un umanesimo globale che pretende di sostituire il cristianesimo e che di fatto non può portare che male all’ennesima potenza. Quello per cui temo che il santo pontefice possa aver ecceduto – ma ovviamente si tratta soltanto di una mia opinione – è nell’avere allargato la condanna dal dialogo falso e ingannatore, che mira ad nascondere la verità e a cercare un miraggio di pace e di civiltà, ad ogni genere di dialogo e di apertura a valorizzare quanto c’è di buono fuori della Chiesa visibile. Vorrei spiegare, se riesco, a Barion le ragioni del mio disagio di fronte alla frase “non c’è nulla da aggiungere”. Gesù stesso aveva promesso agli apostoli che, non essendo pronti a ricevere tutta la verità, sarebbero stati guidati dallo Spirito Santo per progredire nella conoscenza del suo mistero. Si potrebbe pensare che questo progresso debba avvenire esclusivamente attraverso una riflessione interna alla Chiesa. Ma non credo che sia così. A parte quanto dice Newman sul problema dello “sviluppo della dottrina cristiana”, teniamo presenti fatti storici innegabili. Nel tredicesimo secolo fu l’introduzione in occidente dell’opera di Aristotele a stimolare enormemente lo sviluppo dottrinale della Chiesa. Se tale è stato l’infusso di un pensiero “pagano”, non si vede perché non possa stimolare positivamente l’approfondimento del mistero cristiano nella Chiesa l’influenza di forme di pensiero e di esperienza umana sviluppatesi in un ambiente cristiano, anche se non necessariamente cattolico. Pensiamo, ad esempio, all’opera umnizzatrice dei rapporti umani portata avanti da tante scrittrici potentemente influenzate dal cristianesimo, come ad esempio Harriet Beecher Stowe. Qui non si può ravvisare alcuna “costruzione puramente verbale e chimerica”! Ma il discorso si fa necessariamente ampio. Mi permetto, perciò, di riportare qui di seguito la presentazione di un volume pubblicato recentemente in forma di ebook. Si tratta di un’opera scritta nell’Ottocento dal grande sacredote-filosofo Alphonse Gratry. Penso che il senso profondo dell’opera possa aprire una prospettiva che, senza nagarla, va oltre quella, fondamentalmente difensiva, di San Pio X.
È in programma, da parte dell’Editore Chorabooks, per il 24 aprile, Giovedì Santo, la pubblicazione in forma di ebook del volume di Alphonse Gratry (1805-1872) “Sacerdote di Cristo: Henri Perreyve (1831-1865) prete dell’Oratorio”. La data è stata scelta apposta, essendo il volume in questione una splendida celebrazione del sacerdozio cattolico.
Non risulta che quest’opera, pubblicata per la prima volta nel 1866, sia stata mai prima d’ora tradotta in italiano, come è invece il caso di molte altre opere dell’illustre oratoriano.
Il destino di Alphonse Gratry è veramente singolare. Questo sacerdote, fervente e geniale – di cui Leone XIII ebbe a dire: «fu un grande ingegno e un nobile cuore» – se da una parte fu per moltissimi, e in particolare per la gioventù studiosa cattolica, una guida luminosa e una fonte di ispirazione, la sua posizione in qualche modo unica nel panorama spirituale del secolo XIX lo rese un po’ alla volta estraneo alle tendenze che andavano sempre maggiormente affermandosi, cosicché si giunse infine a dimenticarlo.
Forse la spiegazione di questo ingiusto oblio è nel fatto paradossale che egli era troppo “moderno”. La cosa può sembrare strana, ma si capirà meglio se si precisa che egli fu “moderno” nel senso più vero della parola: egli fu, cioè, luminosamente moderno, capace, come pochi altri, di rispondere adeguatamente alle più essenziali istanze dei nuovi tempi. Al contrario, molti dei più acclamati “maestri” delle folle troppo spesso sono “moderni” soltanto nel senso che si adeguano alle mode dominanti. La loro “modernità”, perciò, anziché illuminare, finisce per confondere e annebbiare la vista.
Ma, se pure in modo originale, Gratry fu moderno, e per questo si distinse anche da certe tendenze molto forti, presenti nella Chiesa, le quali, per quanto abbiano avuto grandissimi meriti, non hanno avuto, però, la stessa consapevolezza delle sfide che il mondo moderno poneva al pensiero e alla vita dei credenti.
Questa caratteristica dell’opera del Gratry si manifesta meravigliosamente nel volume sul suo confratello, morto in giovane età, Henri Perreyve, che, più che una biografia, è una profonda e geniale meditazione sul sacerdozio cattolico.
Ma in che senso, dunque, Gratry è “moderno” in modo più unico che raro? Nel senso che egli ha saputo valorizzare al massimo i tempi moderni senza scendere in alcun modo a patti con quanto di malsano e di corrotto vi è nella modernità. E, ciò facendo, egli ha messo in luce in modo mirabile il ruolo fondamentale del sacerdozio cattolico nella società moderna.
Vale la pena di seguire il filo conduttore del suo pensiero.
Come in tutta la storia del mondo – egli osserva – anche nel nostro tempo vi sono tendenze che lo qualificano. Vi è, infatti, nel mondo contemporaneo un movimento che trascina, in un modo o nell’altro, tutti gli uomini e tutti i popoli. Ora, ogni movimento, nessuno escluso, viene da Dio, anche se poi gli uomini lo corrompono e, invece di adempiere la missione che Dio affida a ciascun secolo, lo pervertono verso i propri fini meschini.
Chi ha un po’ di familiarità con la filosofia, dovrebbe riconoscere dietro l’affermazione del Gratry che ogni movimento, nessuno escluso, viene da Dio, un’eco della dottrina aristotelica, fatta propria e rinvigorita da San Tommaso d’Aquino. Il pensiero espresso dal Gratry, infatti, richiama in modo particolare la prima della famose “cinque vie” di San Tommaso. Ma come la dottrina aristotelico-tomista viene immensamente dilatata dall’applicazione che ne fa il Gratry!
Non solo il movimento fisico del mondo, ma lo stesso spirito umano nella sua storia è mosso da Dio creatore! E il fatto che, con il suo libero arbitrio, l’uomo finisca così spesso per usare lo slancio a lui dato dall’ispirazione divina per perdersi verso fini inutili o dannosi, non toglie nulla alla sublimità del movimento impresso dalla Prima Causa.
Ma se il movimento iniziale è divino, e se seguirlo nella direzione voluta da Dio significa attuare il suo piano nella storia del mondo, è chiaro che la perversione che ad esso ha conferito la colpa dell’uomo non fa che frenare tragicamente il cammino dell’umanità sulla strada voluta dal Creatore.
Ecco, dunque, il più grande dovere dell’uomo: rettificare le storture introdotte dal cattivo uso del libero arbitrio umano per ritrovare e attuare il disegno originale di Dio. Se il movimento, come tale, è divino, esso può essere offuscato dalla sua degradazione, ma non può essere cancellato nella sua originaria bontà.
Ma a chi spetta in modo eminente e sostanziale operare questa purificazione del movimento del mondo? Ovviamente al sacerdozio cattolico, il quale non si occupa di questioni particolari della vita umana, ma va direttamente al suo centro, al suo significato essenziale!
Per questo, osserva il Gratry, l’attuale – e che direbbe oggi! – scarsezza del clero cattolico causa un enorme ritardo nel progresso del genere umano! E per questo, tra i doni propri del sacerdozio, quello che maggiormente deve essere stimato, e che fu prediletto dal giovane Henri Perreyve, è il “dono della profezia”, con il quale si diviene capaci di parlare agli uomini del proprio tempo per mostrare loro in quale modo mirabile l’eterna dottrina cristiana sveli il segreto delle vere aspirazioni, della vera vocazione divina del proprio tempo.
Se il sacerdozio non farà questo – osserva il Gratry – se oltre a condannare la perversione, condanna anche il movimento divino, se perciò parla una lingua che il mondo non può intendere, allora i secoli a venire vedranno una progressiva emarginazione della Chiesa dal mondo, fino a quando finalmente non si prenderà coscienza dell’errore commesso.
Gli ideali di libertà del secolo XIX, nei quali il Gratry vedeva riflettersi la tragica dialettica del movimento iniziale e della sua perversione, non sono più esattamente quelli dei nostri tempi. E tuttavia essi sono i loro antenati, e ancora sentiamo presente la loro ispirazione nel clima della società attuale. Per questo il pensiero del Gratry, quale è espresso nel volume su Henri Perreyve, appare profondamente attuale e, riletto oggi alla luce di una più sofferta coscienza del dramma dei tempi nuovi, costituisce una mirabile illuminazione, per il clero cattolico e per la gioventù in ricerca, sulle vie da seguire per adempiere la missione più alta che Dio abbia affidato agli uomini.
Caro Don Massimo, anzitutto le affido un saluto al paese (lo Sri Lanka) di cui ho un vivido ricordo dal mio pur lontano viaggio di Nozze…
Tornando brevemente alla mia frase “incriminata” 😉 pur dovendo ammettere la mia ignoranza su taluni autori che lei cita nell’illustrare il suo pensiero, non ravviso però nei concetti fondamentali, un conflitto insanabile…
Ho già scritto che sono convinto che ogni bene, o ogni altro bene, che possiamo “trovare” sulla terra e nel tempo ci viene da Dio – peraltro questo ci insegna la Chiesa – ciò implicitamente ammette che un del “buono”, “fuori della Chiesa”, possiamo sempre trovarlo.
Né penso che nella Chiesa non esista e non debba esistere un progresso, ma sarebbe meglio dire un progredire.
Giustamente lei ricorda “Gesù stesso aveva promesso agli apostoli che, non essendo pronti a ricevere tutta la verità, sarebbero stati guidati dallo Spirito Santo per progredire nella conoscenza del Suo Mistero.”
Ma è appunto qui il discrimine… quale dovrebbe essere il vero progresso, il progredire di tutta l’Umanità? Il tendere a Cristo sino al compimento di un Tempo che vedrà il Suo ritorno.
seppure resta la tremenda domanda: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Possiamo tornare alle letture di questa Domenica, giacche avevo già citato il Vangelo:
Isaia 66,18-21
«Io verrò a radunare tutti i popoli e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle genti di Tarsis, Put, Lud, Mesech, Ros, Tubal e di Grecia, ai lidi lontani che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunzieranno la mia gloria alle nazioni. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutti i popoli come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari al mio santo monte di Gerusalemme, dice il Signore, come i figli di Israele portano l’offerta su vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra essi mi prenderò sacerdoti e leviti, dice il Signore.»
Come lei stesso fa notare ecco l’insostituibile funzione sacerdotale che è di tutti i Battezzati, l’Annuncio prima di tutto, ma anche la Profezia come giustamente lei dice e aggiungo quello che possiamo chiamare il Discernimento.
Discernimento su ciò che è “bene”, ciò che è “buono”, anche fuori della Chiesa. Bene e buono per l’Umanità tutta.
Poi ci sono accadimenti, spinte, scoperte, istanze, emergenze anche, sempre nuove, “segno dei Tempi”, che impongono alla Chiesa un discernimento e questo discernimento, può in taluni casi, anche fare progredire la Chiesa stessa, ma verso cosa?
Di nuovo verso il Mistero di Cristo… il Mistero della sua Incarnazione che sempre si rinnova e rimane come UNICA risposta alle istanze dell’Uomo.
Su cosa basa e baserà anche per il futuro, la Chiesa il Suo Profetico, Sacerdotale Discernimento? Sul Deposito della Fede e sull’assistenza dello Spirito Santo, nella Sua funzione di “lumen gentium”.
A questa “capacità”, a questo “talento” (a questo mi riferivo), cosa c’è da “aggiungere”?
Nulla … c’è solo da spenderlo e farlo fruttificare.
Un abbraccio.
…direi che, più che la Massoneria, fosse, allora, il Socialismo, che faceva paura ai preti!
San Giustino qualche anno fa è stato il mio santo protettore (mi riferisco ad una celebrazione che si fa ad inizio anno in una chiesa di Padova durante la quale il sacerdote consegna ad ognuno un santo pescato “a caso” dopo aver benedetto la cesta che li contiene), pertanto ho letto qualcosa: le due apologie e il dialogo con Trifone. Può darsi che non abbia capito niente ma non vedo antitesi con quello che dice il grande San Pio X anzi! Il dialogo di cui parlava San Giustino è l’esatta antitesi di quello proposto oggi della serie “ognuno preghi il suo dio”….. San Giustino vuole mostrare che la Verità non sta nella filosofia pagana ma nella parola profetica dell’Antico Testamento e che la sua vera interpretazione è quella cristiana che tutta converge e si esaurisce in Cristo. E’ questo il “perno” del dialogo, l’unico possibile: il cristianesimo è l’unica vera filosofia e lo è da sempre. Quando scrisse le due apologie ad Antonino Pio e al Senato fece quello che chiede Gesù: andate e predicate la buona novella, presentò loro il credo cristiano e i motivi della sua credibilità non disse: troviamoci ad Assisi e voi pregate Giove mentre io prego Cristo… Gli tagliarono la testa: è uno dei martiri di cui parla San Pio X nel suo attualissimo discorso che descrive esattamente quello che si sta verificando oggi. Insomma San Pio X e San Giustino parlano dell’esatto contrario si questa roba qua che temo verrà sancita nell’annunciato Sinodo della pace universale…… Spero sempre che sia un incubo e che a un certo punto mi svegli……
@Giusi
Anche nella mia parrocchia (io abito in provincia di Monza e Brianza) c’è questa usanza di dare un’immaginetta con il santo protettore dell’anno durante la messa del 1 gennaio. Io la trovo un’usanza molto bella che da noi prima non c’era, ma è stata introdotta solo da poco per volere del nuovo parroco. Quest’anno sono sotto la protezione speciale di Sant’Anna.
Io la prendo molto sul serio, mi informo e prego il santo tutto l’anno. Qualche anno fa una mia congiunta è stata in pericolo di vita. Non solo i santi protettori mio e dei miei parenti cadevano tutti nel periodo di ricovero – operazione ma, cosa sconvolgente, la congiunta stessa è tornata al lavoro, perfettamente guarita, nel giorno della sua santa protettrice!
Insomma, all’inizio dell’anno, quelli già lo sapevano e hanno fatto una cordata!
Caro Bariom, mi sembra proprio che stiamo dicendo la stessa cosa! Ricambio!
Ahimé, quanti danni ha portato l’umanesimo fine a se stesso e non sufficientemente fondato sul mistero dell’Incarnazione!
Dire che il cristianesimo è la sola vera filosofia non è affatto in contraddizione con l’affermazione che, poiché Cristo è la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, chi non ha avuto la fortuna di conoscere Cristo attraverso la predicazione apostolica, consce ugualmente in qualche modo Cristo attraverso la luce del verbo di Dio che lo illumina. E se, dunque, segue questa luce e si comporta secondo quanto essa gli indica, senza saperlo è in qualche modo discepolo di Cristo. Dire, poi, come diceva la teologia classica, che tutte le religioni contengono un ricordo, se pure pscurato, della rivelazione primitiva e che quindi contengono germi di verità che preparano al Vangelo, non significa dire che tutte le religioni sono uguali e che va bene che tu preghi Giove mentre io prego Cristo. Quanto al video del papa, anche a me sembra molto discutibile e in contraddizione con quanto giustamente viene affermato da San Pio X nel documento citato. C’è, però, da sperare che lo Spirito Santo guidi anche ora la sua Chiesa a saper fare quel giusto discernimento di cui parlava Bariom.
con o senza credenze, purché dimentichino quanto li divide, le loro convinzioni religiose e filosofiche, e mettano in comune quanto li unisce, un generosi idealismo e forze morali prese dove possono.
si vedranno luccicare alla rinfusa e in una confusione seducente le parole di libertà, di giustizia, di fraternità e di amore, di uguaglianza e di umana esaltazione, il tutto basato su una dignità umana male intesa. Si tratterà di un’agitazione tumultuosa, sterile per il fine proposto e che avvantaggerà gli agitatori di masse meno utopisti. […]
Temiamo che vi sia ancora di peggio. Il risultato di questa promiscuità nel lavoro, il beneficiario di quest’azione sociale cosmopolitica
a quanto pare ad “avvenire” se ne sono dimenticati:
http://www.antoniosocci.com/dio-avvenire-dei-ciellini-oggi-allah/
su avvenire del 19 agosto: editoriale “…infatti per chiunque creda- cristiano,islamico o ebreo- Dio e uno ,grande, potente,misericordioso. le differenze sono semmai a riguardo dell’io.”
ecco, questa, da parte dei vescovi galantinizzati, mi mancava…
“con o senza credenze, purché dimentichino quanto li divide, le loro convinzioni religiose e filosofiche, e mettano in comune quanto li unisce, un generosi idealismo e forze morali prese dove possono.”
Ci provo anch’io a dare la mia versione e tentare una sintesi, ovviamente per caratura teologica non paragonabile a quella di don Massimo: se il fine e’il bene massimo, quindi la cura e la salvezza delle anime, allora non puo’esserci dubbio che le altre religioni non possono aggiungere nulla alla perfezione espressa dall’insegnamento della Chiesa voluta e fondata da Cristo stesso. Se il fine e’circostanziato e materiale – es. e’giusto in una ipotetica guerra tra cristiani e musulmani siglare una pace? e’giusta una collaborazione fra aziende europee e arabe per creare un pozzo in Africa? allora il “dialogo” inteso come collaborazione non dovrebbe essere escluso a priori. Giusto?
Mi colpisce molto quando San Pio X dice “…Si tratterà di un’agitazione tumultuosa, sterile per il fine proposto e che avvantaggerà gli agitatori di masse meno utopisti. […]” perché mi fa pensare a Gesù che dice “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.” Oggi più che in altre epoche il cristiano non può essere un allocco, un ingenuo, uno disposto a credere senza riserve che ogni uomo che incontra per la strada o che parla in tv o attraverso i giornali con il titoli di professore, o che arriva con un barcone dopo aver conosciuto la guerra, la fame la persecuzione, conosca la verità o parte della verità e che mettendoci tutti assieme possiamo un costruire questo puzzle di pace e amore, basandoci prima sui nostri buoni sentimenti o sul diritto naturale prima che su Cristo. Così che mentre gli uomini con buone intenzioni (di cui è lastricata la via per l’ inferno…) si abbracciano e discutono in modo politicamente corretto aperto ad ogni vento di dottrina (dice San Paolo una cosa tipo…”cavete ne quis vos decipiat per philosofiam et inanes seductiones secundum elementa mundi – fate attenzione a non farvi ingannare dalle filosofie dalle false seduzioni secondo le idee del mondo”) i potenti di questo mondo sanno bene come approfittarsene per instillare i semi di una verità anticristica mascherata con le parole che proprio San Pio X cita (libertà, giustizia , fraternità, amore – parole d’ordine della rivoluzione francese che molti ha ingannato, non solo quando si è compiuta, ma ancora oggi inganna attraverso i libri ed alcuni professori di scuola). Forse che oggi i cristiani non vengono consegnati ai tribunali ed ai governatori per essere flagellati (qui da noi in occidente è una flagellazione morale più che fisica…) e soprattutto per dare testimonianza davanti ai potenti ed ai pagani? Se dunque quando gli stati fanno leggi anticristiane come quelle quelle sull’aborto, sull’eutanasia, sui matrimoni civili, sull’ omofobia, sull’educazione al gender etc…i cristiani non testimoniano Cristo, non alzano la voce e non gridano come gridava San Giovanni Battista nel deserto, ma se ne stanno buoni buoni ad ascoltare con rispetto ed ammirazione ogni parola che esce non dalla bocca di Dio ma dalle bocche di altri uomini, alcuni buoni, alcuni cattivi, alcuni saggi altri sciocchi, acluni santi, altri empi etc…senza distinzione dando alle loro parole la stessa importanza nel nome di un ingenuo ecumenismo, non fanno un servizio a Cristo, non sono astuti ma ingenui. Dunque sveglia fratelli cristiani, conduciamo la buona battaglia della fede che ogni cristiano sa non essere contro altri uomini, ma, con le parole di San Paolo “contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti”.
Quello che scrive Ola mi sembra giusto, ma riduttivo. Si potrebbe richiamare l’esempio di Louis Massignon, che, lontano dalla fede, si convertì a Cristo, e divenne anche sacerdote, impressionato dalla testimonianza di fede sincera in Dio di una famiglia mussulmana che aveva incontrato nel deserto. Sono temi che andrebbero approfonditi e penso che un forum non sia il luogo adatto. Per quanto riguarda altre prospettive, ricordo che un uomo come Pasolini si espresse senza mezzi termini contro l’aborto e oggi un filosofo laico come Diego Fusaro è fieramente avverso alla colonizzazione ideologica del gender.
Certo, donmassimo, se per altre prospettive ti riferisci a quello che ho scritto io, ti ringrazio per gli esempi che porti anche se ammetto di conoscere solo Pasolini e molto poco. Probabilmente mi sono espresso male; non intendevo dire che solo il cristiano possieda la verità per il solo fatto di essere cristiano e che nessuno di coloro che non è cristiano non abbia voce in capitolo per dare la sua ricetta per un mondo migliore. Dico solo che gli uomini tutti, compresi i cristiani,o quelli che si dicono per convenienza o per superbia cristiani o che si credono in buona fede cristiani (solo il Buon Dio può giudicare…ma dall’altro lato un cristiano si riconosce per i segni che da), sono alcuni buoni, alcuni cattivi, alcuni saggi altri sciocchi, alcuni santi, altri empi etc…ed il cristiano deve discernere con molta attenzione e non con leggerezza tra gli argomenti, le ipotesi, le teorie, le filosofie, le morali, gli insegnamenti che provengono da altre fedi o altre filosofie…deve discernere dicevo con molta attenzione. Oggi invece va molto di moda il relativismo (come ha indicato più e più volte Benedetto XVI) e sembra che una parte maggioritaria delle persone, anche tra i cristiani, siano propense a dare uguale peso ad ogni teoria, ad ogni buon sentimento o sentimentalismo. Non apprezziamo il tesoro di Sapienza che Dio ha messo nelle nostre mani e che viene custodito attraverso la Chiesa. Con parole molto semplici direi che non abbiamo più un po di amor proprio, o meglio di amor cristiano, non abbiamo una fede salda e ci mettiamo in dialogo con tutti, pronti ad accogliere bonariamente, con gioiosa ed ingenua incoscienza qualsiasi nuova idea vestita di qualche strass di libertà e fraternità. Esagerando un po’ oserei dire che quasi quasi diamo più credito alle parole del Dalai Lama che a quelle dei nostri vescovi, a quelle di qualche Imam moderato che a quelle del catechismo della Chiesa Cattolica. Ecco allora che coloro che siedono sui troni e che reggono Principati e Potestà accusano di chiusura e di fondamentalismo, chi vuole essere fedele a Cristo ed al suo insegnamento in modo radicale o lo apostrofano con parole come omofobo o retrogrado e lo perseguitano con leggi inique, con l’intento di mettere a tacere l’insegnamento ereditato da Cristo che disse “non potete servire a Dio e a Mammona” e disse anche ” andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”. Chi ricorda perfavore a Renzi -che si dice cattolico- che per un cristiano viene prima il Vangelo e poi la costituzione? Chi ricorda all’Europa che le sue radici sono soprattutto cristiane? Chi si ricorda che Gesù disse “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada!” (Matteo 10,34).
Bariom coglie nel segno nel dire: “il Mistero della Sua Incarnazione che sempre si rinnovae rimane come UNICA risposta alle istanze dell’Uomo.” (il grassetto è mio).
Infatti quale altro “rinnovarsi” può essere vero e vitale per la Chiesa al di fuori di questo?
Signor Bariom,
«Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra». Genesi 9,11
Bravissimo, meno male che vediamo che la Sacre Sritture nella loro Rivelazione Divina sono ancora vive e speriamo credute sempre piu’ in modo integrale.
Su dai non cerchiamo il pelo nell’uovo e nulla da dire a riguardo.
Ma non era il mio intento, interesse citare la Sacra Srittura parola per parola solo far capire che la Giustizia di Dio puo’ sempre avverarsi secondo i suoi voleri.
( Per di piu’ le metto una pulce nell’orecchio: ha mai pensato che Dio possa cambiare di parere? Bella questa eh! Penso faccia anche senso nella teocrazia, mah?….se ha tempo veda lei. )
Penso che se al Padre Eterno non gli piace piu’ usare ‘acqua in abbondanza ha altri trucchi, nel suo infinito arsenale bellico: fuoco, terremoti, particolarmente effettivo il gas sui primogeniti egiziani, su Sodoma e Gomorra vulcano o fuoco dal cielo, glielo chiedero’ al Signor Lot quando vado dall’altra parte, per ristabilire ordine in piazza.
Cordiali saluti e in piacevole estate,Paul.
Caro Paul,
non c’è dubbio che Dio disponga di un vasto “arsenale” per elargire la Sua Giustizia e la Sua Misericordia, ma nello specifico “caccerò la sua pulce dal mio orecchio” rigettandola come menzognera, di nuovo appoggiato alla Scrittura dove dice:
«Dio non è un uomo da potersi smentire,
non è un figlio dell’uomo da potersi pentire.
Forse Egli dice e poi non fa?
Promette una cosa che poi non adempie?»
Numeri 23,19
Buona Estate anche a lei (per quel che ne rimane) 😉
Signor Bariom,
grazie della risposta, la penso anch’io cosi’ : carta canta.
Mi rimane un granello di sabbia nella scarpa ed e’ che c’e’ sempre il fattore limitazine degli attributi infiniti di Dio di non poter cambiar “mente”.
( il che sarebbe a dire che il cambiar mente (fare e disfare, c’era il nulla e non gli piacque piu’e creo’ l’universo e quando si stufa dell’universo chissa’ cosa fara’ di nuovo…e senza fattori spazio o tempo e materia d’inciampo ) non e’ concesso a Dio perche’ ha pensato tutto prima.
Per la congnizione razionale umana e’arrivta all’apice del suo massimo che puo’ pensare.
Ora non so se a Dio interessa il nostro razionale, indipendentemente dal fatto di essere sua immagine e somiglianza…e al tempo stesso polvere a polvere: Mistero ed e’ cosi’: per ora che sono ancora vivo e mi va bene cosi’ in Fede )
Non penso, indipendentemente dal Suo parlare in termini veri e comprensibili all’uomo , abbia nel suo Essere=IO SONO COLUI CHE E’ limitazioni.
Supporto a questo mio preteso modo di pensare la meravigliosa baratteria di Lot con il Signore, solo a titolo di pallido spiriaglio nel Mistero di Dio. ( Le mie vie non sono le vostre vie…)
A dir la verita’ tralascio sempre questi pensieri: piacevoli, ma spiritualmente non tanto necessari per me.
Mi perdo in questi pensieri quando mi saltano in mente o qualcuno mi accende la curiosita’ e mi servono di meditazione. preghiera e di adorazione interiore a Dio e lascio ad altri Illumiati di rompersi il cervello a riguardo il Mistero Dio.
Come sempre gl’errori sono solo miei.
Cordiali saluti, Paul
Quanto alle sue pur lecite domande sulla “natura di Dio”, sul “Suo vero Essere” (ammesso che queste definizioni abbiano senso), la rimando alla leggenda di Sant’Agostino e del bimbo in riva al mare

http://www.cassiciaco.it/navigazione/iconografia/tematiche/trinita/02_spiaggia.html
che lei certamente conosce 😉
Cordiali saluti.
Signor Bariom, ha fatto centro, lo volevo menzionare perche’ ho sempre devozione per santa Monica e suo figlio, ma non volevo essere prolisso.
Se la memoria funzioana mi pare che Sant’ Agostino abbia scritto : …piu’ una persona pensa di avvicinarsi al Mistero di Dio e piu’ si allontana…. Grazie delle comunicazioni e buona sera, Paul
Comunque sia, l’incontro dialogante con la modernità e le diverse fedi religiose e politiche del secolo ci fu eccome! Si fa persino un Concilio per ribadirne un’imprescindibilità che, nonostante l’intenzione “pastorale”, assurse a valenza dogmatica vincolante.
Così, in Italia e nel mondo già felicemente cristianizzato, i profeti del dialogo aprono la strada a compromessi sempre più audaci con le forze anticristiane. Con governi a guida cattolica (da noi dal 1944 in poi) si arriva presto a legalizzare pornografia divorzio e aborto (tutta roba di Pannella), e oggi siamo orgogliosamente approdati al matrimonio omosessuale. Next stop: droga e eutanasia.
San Pio X aveva profeticamente avvertito che l’agenda del dialogo sarebbe presto passata in mano nemica, e così è stato. Non per niente oggi il “mondo” plaude a un Papa che mostra di essersi rassegnato proprio a questo.
@donmassimol
Il suo primo intervento mi aveva lasciato un po’ perplesso, ma da quello che poi ha scritto nella successiva discussione, insieme ai commenti degli altri, penso di aver capito il suo punto. Lei dice che non si può probabilmente raggiungere in un forum un livello di analisi sufficiente; vero, ma ci si può provare.
Io francamente non vedo mai, nella storia della Chiesa, un rifiuto a priori nel considerare quanto di buono può esservi nel pensiero di non cattolici. Rimanendo nei secoli recenti, non mi pare che la musica del luterano Bach sia mai stata ostracizzata formalmente (altro è l’atteggiamento di singoli prelati); anzi, mi pare che la sua diffusione in ambito liturgico cattolico sia stata favorita dal motu proprio “Tra le sollecitudini”… proprio di Pio X. Come non è ostracizzata oggi neanche negli ambiti più “tradizionalisti”, ovvero quelli che sarebbero chiusi a priori e refrattari ad ogni interazione con quanto è fuori dalla Cattolica. Negli stessi ambiti si trovano abbondanti riferimenti agli anglicani T. S. Eliot o C.S. Lewis. Ancora ieri leggevo in un sito tradizionalista ampi riferimenti al luterano Kierkegaard per la critica all’idealismo tedesco. I cattolici tradizionali e pre-conciliari Chesterton e Tolkien, tra i riferimenti preferiti pure dei tradizionalisti, frequentavano tranquillamente circoli letterari insieme a protestanti, anglicani ed atei. Andando sempre a casaccio, perché non è possibile fare una lista esaustiva, numerosi sono gli scienziati cattolici che diedero contributi determinanti in campi come la genetica e la cosmologia, che spesso erano anche preti. Radio Vaticana fu fondata da Pio XI e l’attuale centro gestionale da Pio XII: ancora preconciliari.
Insomma, questa cosa di una Chiesa che prima del concilio era chiusa in sé stessa e rifiutava ogni “modernità” a priori mi sa tanto di bufala. Una narrazione post-conciliare che non ha riscontro nella realtà.
Era una Chiesa che discerneva – come avete scritto – cosa vagliare e cosa no ponendo il suo Magistero come chiave di giudizio. Non chiudeva in modo assoluto. Mi pare che San Pio X nel brano citato non facesse altro che ribadire questo concetto.
A guarda il caos in cui siamo immersi oggi, mi pare evidente che troppi in seno alla Chiesa questa capacità l’hanno persa. Forse proprio perché, nella furia post-conciliare, hanno creduto di poter fare a meno di quegli avvertimenti che, tra altri, San Pio X aveva dato.
Inoltre credo che per eliminare un’ambiguità del ragionamento sia necessario distinguere tra persone e sistemi religiosi/politici/ideologici. Una cosa è apprezzare Bach, Eliot, Lewis e riconoscere che lo Spirito Santo ha agito in loro. Altro è apprezzare il luteranesimo o l’anglicanesimo. Bach, Eliot e Lewis hanno lasciato agire lo Spirito Santo _nonostante_ professassero religioni eretiche; non in virtù di questo fatto. Posso trovare qualità positive e ispirazione in un uomo musulmano? Sì. Posso trovarne nell’Islam (che non siano già chiare nel Cattolicesimo)? No. Posso essere amico di un uomo islamico, ebreo, ateo, luterano? Certamente sì. Posso essere amico delle religioni islamica, ebrea, luterana, o dell’ateismo? Certamente no (*).
Infine… Se è quindi vero che possiamo trovare spunti ed ispirazioni al di fuori del cattolicesimo, ma solo con attento discernimento, mi chiedo: ma dobbiamo proprio andarle a cercare fuori casa? Non è che è un po’ una mania, e che spesso basterebbe guardare meglio in casa propria? A volte sento qualcuno che, preso da un serio desiderio di migliorare il modo di pregare, vagheggia viaggi in oriente, magari in qualche monastero tibetano. Certo, un monaco buddista può insegnare un modo di vita frugale, magari una tecnica per migliorare la propria concentrazione durante le preghiere, eccetera; un cattolico ben formato può essere in grado di limitarsi ad apprendere queste cose senza lasciarsi contaminare da altre. Ma è necessario andare in Tibet? Cos’è, in duemila anni di tradizione monastica non abbiamo niente da offrire? Al massimo, andando a guardare le Chiese Orientali? Il buon Occam non diceva che è meglio arrivare ad una soluzione attraverso la via più semplice possibile? Perché, dunque, prendersi rischi inutili? E poi: che testimonianza diamo ai non cattolici se mostriamo questa foga continua di cercare cose fuori dalla nostra Tradizione? Non stiamo indirettamente dicendo che non abbiamo la Verità tutta intera? Ora non riesco a ritrovarla, ma tempo fa un sito cattolico americano pubblicò una vignetta eloquente. Si vedeva lo stesso personaggio che leggeva varie cose. Islam? Ah, che fascino. Buddismo? Ah, la mistica cosmologica. Taoismo? Che perfezione di equilibrio. Cattolicesimo? Che noia, una religione!
(*) A proposito di amici, nemici e distinzione tra persone e sistemi ideologici, giusto ieri Chiesa e post-concilio pubblicava questo pezzo, che riporta il concetto all’esegesi della massima evangelica “amate il vostro nemico”. Nell’esempio si parla di rapporti con l’Islam, ma è chiaro che il senso del discorso vale in generale per qualsiasi sistema di idee.
“Nemico [in senso politico] non è il concorrente o l’avversario in generale. Nemico non è neppure l’avversario privato che ci odia in base a sentimenti di antipatia. Nemico è solo un insieme di uomini che combatte almeno virtualmente, cioè in base ad una possibilità reale, e che si contrappone ad un altro raggruppamento umano dello stesso genere. Nemico è solo il nemico pubblico, poiché tutto ciò che si riferisce ad un simile raggruppamento, e in particolare ad un intero popolo, diventa per ciò stesso pubblico. Il nemico è l’hostis, non l’inimicus in senso ampio; il polemios non l’echtros. La lingua tedesca, come altre, non distingue fra “nemico” privato e politico, cosicché sono possibili, in tal campo, molti fraintendimenti ed aberrazioni.
Il citatissimo passo che dice “amate i vostri nemici” (Mt 5, 44; Lc 6, 27) recita “diligite inimicos vestros”, “agapate tous echtrous hymon”, e non “diligite hostes vestros”: non si parla qui del nemico politico. Nella lotta millenaria fra Cristianità ed Islam, mai un cristiano ha pensato che si dovesse cedere l’Europa, invece che difenderla, per amore verso i Saraceni o i Turchi. Non è necessario odiare personalmente il nemico in senso politico, e solo nella sfera privata ha senso amare il proprio “nemico”, cioè il proprio avversario. Quel passo della Bibbia riguarda la contrapposizione politica ancor meno di quanto non voglia eliminare le distinzioni di buono e di cattivo, di bello e di brutto. Esso soprattutto non comanda che si debbano amare i nemici del proprio popolo e che li si debba sostenere contro di esso” (Carl Schmitt, “Il concetto del politico”, 1932, tr. it. in C. Schmitt, “Le categorie del ‘politico’, Il Mulino, 1972, pp. 111-2).
Signor Atonio Spinola,
qualsiasi attivita’ della Santa Cattolica Apostolica Chiesa Romana che metta in qualsiasi forma o maniera, minima o massima la possibilita di una fessura al Deposito della Fede ha il nome di sempre:Apostasia.
Oggi l’Apostasia, quasi generale, ha la forma di “Fumo di Satana entrato nella Chiesa” ( Beato Papa Paolo VI ): confusione dottrinale, secolarismo e in via di generale progresso democrazia cristiana come surrogato all’Ecumenismo.
Ripetendomi, l’Apocalisse e’ gia in moto.
Preghiamo fratelli e cordiali saluti, Paul
@Fabrizio Giudici. Sono sostanzialmente d’accordo con lei. In particolare, a parte una chiusura che (forse a torto) mi è sembrato avvertitre in certi atteggiamenti di Pio X, Pio XI e di altri, ho sempre avuto chiaro che l’apprezzamento – insieme con il discernimento – del bene presente al di fuori della Chiesa visibile (sottolineo l’aggettivo) non è affatto una scoperta del Concilio Vaticano II, come non lo è un sano ecumentismo cattolico – basta guardare il film degi anni quaranta “Le chiavi del paradiso”. Qualche sfumatura di dissenso credo di sentirla nella valutazione delle confessioni reigiose cristiane non cattoliche e delle religioni. Ripeto che qui il discorso sarebbe lungo. In questo genere di questioni il mio punto di riferimento principale – non l’unico – è il pensiero di Vladimir Solov’ëv, che ha elaborato una mirabile filosofia delle religioni. Qualche anno fa, proprio sulla scia della scoperta del pensiero suo e di altri dimenticati “hegeliani neo-ortodossi” (non reagisca subito negativamente a questi aggettivi!), scrissi un articolo che riassume punti di vista fondamentali, che poi ho sempre tenuto presenti. Lo puö trovare qui:
https://massimolapponi.wordpress.com/verranno-dalloriente-e-dalloccidente-riflessioni-sul-mistero-del-natale/
Scendendo più al pratico, notiamo che le stesse circostanze storiche e cultutali permisero a certe correnti del protestantesimo di sviluppare in anticipo alcune linee di pensiero che, di diritto, sono pienamente conformi alla dottrina cattolica. Così il vescovo cattolico Keppler poteva far propria senza problemi tutta la problematica estetica, morale e sociale che autori quali John Ruskin, George Peabody o Friedrich Wilhelm Förster avevano elaborato fuori del cattolicesimo – fondandosi su quanto di cattolico era sempre presente nelle loro tradizioni protestanti. È vero che Förster è protestante per modo di dire, ma è certo che nessun cattolico ha scritto un libro assolutamente ineguagliabile sul problema della moderna crisi sessuale come il suo “Etica e pedagogia della vita sessuale” – ora disponibile in rete in traduzione inglese: https://archive.org/stream/marriagesexprobl00foerrich#page/n5/mode/2up – tanto che il servo di Dio Mons. Fulton Sheen scrisse una prefazione altamente elogiativa per l’edizione americana del 1936. Non mi prolungo, ma vorrei concludere raccontando quanto un mio professore mi riferiva quando ero soltanto dodicenne – dunque prima del Concilio o al suo inizio. Un viaggiatore italiano era stato in Turchia e aveva osservato che, mentre i “cristiani” occidentali in un luogo di preghiera fumavano e scherzavano, i mussulmani, inginocchiati con la faccia a terra, mostravano il più sincero timor di Dio. Del resto, ho visto anche io un gruppo di “pellegrini” francesi fumare e scherzare in una chiesa, mentre il loro sacerdote invano si sforzava di richiamarli a un po’ di devozione cantando un inno eucaristico in cui si trovano le parole: (Jésus) prisonier de son amour.
Rev. Don Massimo,
Ritorniamo quanto prima, che dico, urgentemente al catechismo integrale di Parola, Tradizione e Magisterio Ufficiale della Santa Cattolica Apostolica Chiesa Romana per salvare almeno il salvabile.
Questo e’ tutto quello che serve per la salvezza delle anime a guadagnarsi la Vita eterna.
“Se non sarete semplici come questi fanciulli non entrerete nel Regno dei Cieli” : no strumentalizzazioni o senso figurato alla perfetta pedagogia del Maesto, ma pura Verita’ dalla fonte della Verita’.
Come si divertono Satana e le Forze del Male a mettere in confusione il Gregge di Cristo e siamo solo a meta’ strada dell’Apostasia Generale=Globale: ai nemici della Chiesa gia sbava loro la bocca aperta.
A questa realta’ fa Chiave l’illuminato monito del Sommo Pontefice Francesco: Siamo fuori strada.
Povero “Signor “ Geremia come soffre.
Cordiali, rispettosi saluti,
Paul
@ ola
te lo segnalo un esempio- di dialogo, naturalmente, con islam moderato ed integrato in europa. per la precisione in Italia.
anche il ministro giannini,l’anno scorso, l’aveva definita- l’università islamica di lecce: ” un esempio di diplomazia culturale”
il centro di documentazione ebraica di milano riporta le parole che seguiranno (a scoprirle è stato dall’ambasciatore di israele a roma.)
il post su facebook,dopo la diffusione della notizia, è stato cancellato.( e ti credo…): cmq la notizia è:
“Raffaello yazan abdallah villani responsabile della segreteria della fondazione università islamica di lecce e referente dell’associazione mediterraneo islam italia ha scritto:
“”un altra soluzione finale ma questa volta fatta bene…ci vorrebbe. ma per i sionisti…solo per loro. sterminio completo. gli ebrei reali sono vittime.”
( il foglio di oggi. pag.1 “all’università islamica d’italia c’è chi invoca la “soluzione finale per i sionisti” di g. meotti)
ecco un altro esempio di islam integrato e-va da sé- moderato.
( a proposito, su quanti giornali o telegiornali è riportata la notizia?)
chapeau
@vale
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/segretario-delluniversit-islamica-allah-uccidi-i-nemici-1298245.html
Se le farneticazioni di un funzionario di una fondazione sian da prendere a modello di notizia …
Prendiamo anche le parole del suo presidente a commento dell’accaduto
Un sassolino su un piatto della bilancia, uno sull’altro
Uno di qua, uno di là 🙂
“Resta il fatto, non di poco conto, che nessun dirigente dell’università si sia mai accorto dei post estremisti di Villani quando sarebbe bastato dare una semplice occhiata al suo profilo Facebook.”
Proprio così
@Alessandro
Sai tu se lo conoscevano quando l’hanno assunto/cooptato altro?
Sai tu se era il nipote del coinquilino del genero del figlio di un amico di Vendola?
Sei facebook-amico di tutti i tuoi colleghi/amici della vita reale?
Leggi tutti i post dei tuoi conoscenti?
@Bri
non sono su facebook.
“Sai tu se lo conoscevano quando l’hanno assunto/cooptato altro?”
Quindi la fondazione assume una persona che non conosce e ne fa il suo segretario? Che istituzione sventata, non all’altezza della fama…
@Alessandro
Che tu non sia su facebook non è una risposta alle domande che ho posto (peraltro il presidente della fondazione è su facebook)
Fama? Per un ente che ha 18 mesi di vita. Eh, dai. Magari piuttosto ricorderai la fama che s’è guadagnata l’Università di Bari?
http://www.repubblica.it/scuola/2010/09/24/news/parentopoli_atenei-7372673/
“Che tu non sia su facebook non è una risposta alle domande che ho posto (peraltro il presidente della fondazione è su facebook)”
Bene, quindi se è su facebook avrebbe dovuto accorgersi molto prima degli spropositi che vi andava scrivendo da tempo il suo segretario…
“Fama? Per un ente che ha 18 mesi di vita. Eh, dai.”
Secondo te quindi un ente che ha 18 mesi di vita non può godere di fama e perciò il suo segretario può dire le fesserie che vuole senza che il presidente manco se ne accorga. Sarei curioso di sapere dal presidente in questione che ne pensa di questa tua singolare opinione sull’ente che presiede.
La verità è che sarebbe stato gradito e doveroso, da parte del presidente, un mea culpa per essere stato tanto sprovveduto da non accorgersi molto prima delle scempiaggini che andava scrivendo il segretario della fondazione che presiede.
@Alessandro
Confermo che per me un ente di 18 mesi che sta iniziando l’attività ora, non gode di alcuna fama. Giudicheremo dai frutti. Per ora questi non ci sono.
Non trovo alcun nesso logico tra godere di fama e un presidente che non controlla la vita social del suo segretario. Quindi la frase che comincia con “Secondo te” non è in realtà “secondo me” e quindi possiamo risparmiarci la raccolta del parere del presidente su un non mio pensiero.
Infine due domande secche: pensi che il presidente condivida le idee del suo segretario? pensi che tra i suoi colleghi qualcuno fosse a conoscenza delle idee del segretario?
Rispondo anche io: non ho modo di saperlo. molto probabile.
Penso che 1) sia molto improbabile che i colleghi del presidente non fossero a conoscenza delle esternazioni internettare del segretario 2) un presidente che non riesce nemmeno a venire a conoscenza delle farneticazioni scellerate del suo segretario dovrebbe dimettersi, o quantomeno fare un robusto mea culpa, e non limitarsi a prese di distanza dalle farneticazioni stesse.
Punti 1 e 2 a mio giudizio, punti difficilmente contestabili…
Punto 3, se e quando un presidente (di ciò che sia) venisse a conoscenza di simili gravissime affermazioni – più che dimettersi – dovrebbe immediatamente togliere l’incarico di segretario a chi le ha esternate… unico credibile modo per una concreta affermazione di “presa di distanza”.
@alessandro
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/cronaca/16_agosto_24/universita-islamica-indietro-tuttatroppe-difficolta-addio-lecce-6f631f64-69c6-11e6-a6eb-2a38e644bd2d.shtml
beh,certo che vuoi che rispondano ha ragione sterminiamo israele?
ma questi “così detti” singoli casi stanno diventando un po’ tantini, mi pare.
forse non sono solo ” singoli casi”.
@vale
guarda Vale, per ogni tantino che metterai, io ne metterò un tantino sull’altro piatto
Così che tutto resti in armonioso equilibrio
Ma non perchè penso d’aver ragione, o che si debba negare che esistano questi casi
Solo perchè, per FORTUNA, e ci sono ombre e ci sono luci
continua a mettere pure sull’altro piatto. non modificherai di nulla quello che mons. camillo ballin ,vicario apostolico dell’arabia del nord ha detto al meeting:
“in quarantasette anni non ho mai convertito nessun musulmano. in tutto questo periodo ho avuto solo 4/5 richieste. ma i primi due erano delle spie incarivate di verificare se intendevo convertire musulmani ( in arabia c’è la morte, per questo. nota mia) gli altri erano interessati ad avere un passaporto europeo. per cui non ho mai accettato nessuno.”( da “il foglio” di oggi.
certo c’è anche il discendente di maometto re hassan II del marocco che dice che condanna l’uccisione di persone innocenti e condanna i vari gruppi che pretendono di incarnare il vero islam promuovendo la diffusione di un’ideologia estremista.
e l’ayatollah iraniano shirazi ha scritto al Papa per irngraziarlo di aver distinto l’islam e terrorismo.
(ma saranno parole veritiere?)
in qatar le chiese- una per ogni confessione religiosa- sono costruite una accanto all’altra, in una zona ben delimitata, con il divieto di esibire all’esterno campanili e croci ed aperte solo allo straniero.
le famose primavere arabe son diventate rivoluzioni fondamentaliste. sul futuro solo nebbia. anche perché i moderati non si sono mai espressi. cosa hanno fatto o detto i moderati? sono venuti in chiesa-dopo l’uccisione di quel sacerdote- ma per me è stato più un evento emotivo che una vera presa di posizione. … occorre una presa di posizione molto più seria molto più radicale da parte di questi moderati…ma questo non è successo e mi sembra che non stia succedendo”
lo stesso imam di nimes,hocine drouiche, dice” dai musulmani non è arrivato un vero impeegno a trovare una soluzione al grande problema della radicalizzazione e dell’odio al punto che è oramai difficile distinguere l’islam dall’islamismo” ( aggiungo io : ammesso e non concesso che siano due cose differenti).
il tuo futuro è quello tanto ben descritto da bat ye’or nei suoi libri.
e la tregua concessa è solo temporanea.
contenti voi….
( tanto per chiarire , un po’ di islam reale: http://islamicamentando.altervista.org/dottrina-islamica-conquista-conversione/
Abu’l-Hasan al-Mawardi, famoso giurista di Baghdad, morto nel 1058, ha scritto:
Gli infedeli di Dar al-Harb sono di due tipi: Quelli che sono stati raggiunti dalla chiamata dell’Islam, ma l’hanno rifiutato e hanno preso le armi. Il comandante dell’esercito ha la possibilità di combatterli in uno dei due modi che egli giudica essere nel miglior interesse dei musulmani e più tremendo per gli infedeli: può scacciarli dalle loro case e infliggere loro danni notte e giorno, distruggendo e bruciando, oppure può dichiarare guerra e combatterli. Quelli che non sono stati raggiunti dall’invito dell’Islam, sebbene siano poche persone oggigiorno … se rifiutano di accettarlo dopo essere stati chiamati, la guerra sia condotta contro di essi ed essi siano trattati come quelli raggiunti dalla chiamata.
Abu’l-Hasan al-Mawardi, al-Ahkam as-Sultaniyyah. The Laws of Islamic Governance, London, Ta-Ha Publishers Ltd., 1996, p. 60
Il musulmano deve battersi con l’intenzione di sostenere la religione di Allah … e di distruggere ogni altra religione che ad essa si opponga “onde farla prevalere su ogni altra religione, anche se ciò dispiace agli infedeli” (Corano, Sura 9, 33).
Abu’l-Hasan al-Mawardi, al-Ahkam as-Sultaniyyah. The Laws of Islamic Governance, London, Ta-Ha Publishers Ltd., 1996, p. 70
l-Mawardi, trattando della conquista di Dar al-Harb durante la guerra santa, indica il modo di trattare gli abitanti vinti.
Se dopo la sconfitta si convertono all’islam, loro e la loro terra divengono parte di dar al-Islam. Se invece rimangono infedeli allora le loro donne e i loro bambini siano fatti prigionieri, le loro ricchezze siano fatte bottino di guerra, e coloro che non si sono arresi siano messi a morte. Riguardo a coloro che si sono arresi il comandante ha quattro possibilità: tagliare loro la testa, ridurli in schiavitù e sottomertterli alla legge della schiavitù per quanto concerne la vendita e la manomissione, scambiarli con altri prigionieri o richiedere un riscatto, ed infine concedere il proprio favore dando loro il perdono.
Abu’l-Hasan al-Mawardi, al-Ahkam as-Sultaniyyah. The Laws of Islamic Governance, London, Ta-Ha Publishers Ltd., 1996, p. 76
Secondo al-Mawardi esiste anche un’altra possibilità: che paghino un tributo per avere la pace. Tuttavia il pagamento del tributo una tantum non li garantisce. Gli infedeli devono pagare ogni anno, solo allora potranno vivere al sicuro dalla guerra santa, almeno finché pagheranno regolarmente. In caso di interruzione del pagamento la guerra santa ricomincia.
Al-Mawardi indica i tre modi di acquisizione della terra di Dar al-Harb da parte dei musulmani:
– acquisizione con la forza e la violenza, quando gli abitanti siano stati messi a morte, fatti prigionieri, o siano stati costretti alla emigrazione;
– acquisizione senza violenza, quando gli abitanti abbiano abbandonato la terra per timore;
– acquisizione mediante trattati.
Il Corano stesso prescrive che nessuna pace sia fatta con gli infedeli fino a che i musulmani sono più forti:
Non siate dunque deboli e non proponete la pace mentre siete più forti. Allah è con voi e non diminuirà il valore delle vostre azioni. Corano 47, 35
bn Khaldun, morto nel 1406, ha scritto:
Nella comunità musulmana il jihad è un dovere religioso, a causa dell’universalità della missione musulmana e dell’obbligo di convertire tutti all’Islam o con la persuasione o con la forza.
Ibn Khaldun, The Muqudimmah. An introduction to History, New York, 1958, vol. 1, p. 473
e , per finire in bellezza, uno un po’ più recente:
Ismail al-Faruqi, palestinese, professore di Studi islamici e Storia della religione nella Università di Temple dal 1968 al 1986, ha scritto
Tutti i musulmani sperano che un giorno lo Stato islamico includa il mondo intero. La Pax Islamica che lo Stato islamico offre è più affidabile di quella delle Nazioni Unite … Per contra, la Pax Islamica è dominata dalla legge, nata dalla natura e dalla necessità, ha tribunali aperti a tutte le istanze, ed è sostenuta da un potente esercito universale.
La dottrina del Jihad o Guerra Santa è valida nell’Islam.
Ismail Raji al-Faruqi, Islam and Other Faiths , ed. by Ataullah Siddiqui, (Herndon, VA), 1998, p. 100
L’Ayatollah Khomeiny, morto nel 1989, ha scritto sul legame tra guerra santa e Stato islamico:
La guerra santa significa la conquista dei territori non musulmani. Essa deve essere dichiarata dopo la formazione di un governo islamico degno di questo nome, sotto la direzione dell’Imam o su suo ordine … Ma che il mondo intiero sappia bene che la supremazia universale dell’Islam differisce notevolmente dalla egemonia degli altri conquistatori. Occorre dunque che il governo islamico sia creato sotto l’autorità dell’Imam affinché possa intraprendere questa conquista che si distinguerà dalle altre guerre di conquista ingiuste e tiranniche lontane dai principi morali e civilizzatori dell’Islam.
Ayatollah Khomeiny, Principes politiques, philosophiques, sociaux et religieux, Editions Libres-Hallier, 1979, Citations politiques et philosophiques
Stato Islamico costituzionale e democratico
L’Ayatollah Khomeiny ha chiaramente indicato la natura democratica e costituzionale dello Stato islamico:
Il governo islamico non può essere totalitario o dispotico, ma costituzionale e democratico. In questa democrazia, tuttavia le leggi non dipendono dalla volontà del popolo, ma unicamente dal Corano e dalla Sunna del Profeta. La Costituzione, il Codice Civile e il Codice Giudiziario non possono ispirarsi che alle leggi islamiche contenute nel Corano e trascritte dal Profeta, ed esse sole devono essere applicate scrupolosamente. Il governo islamico è il governo del diritto divino, e le sue leggi non possono essere cambiate, né modificate, né contestate.
In questo risiede la differenza radicale tra un governo islamico e i differenti governi monarchici o repubblicani dove coloro che sono eletti, rappresentanti del popolo o dello Stato, propongono e votano leggi, mentre nell’Islam la sola Autorità competente è l’Onnipotente e la sua volontà divina … In un governo islamico che si rispetti il potere legislativo, che è una delle tre componenti di ogni sistema costituzionale con l’esecutivo e il giudiziario, è sostituito da un “Consiglio religioso di pianificazione” che trasmette a ogni ministero le leggi islamiche che lo riguardano, gli indica il suo programma conformemente alla religione e stabilisce alla base l’insieme dei programmi per la politica generale del paese.
Ayatollah Khomeiny, Principes politiques, philosophiques, sociaux et religieux, Editions Libres-Hallier, 1979, Introduction
buon dialogo.
ops ,il re attuale del maroccoè maometto VI.
Gentile Signore/a Vale,
ripetendomi, un Papa, non ricordo il nome, avverti’ durante il suo pontificato, l’ Europa a non aprire le porte all’ Islam, non tanto perche’ la Chiesa e’ contraria a questi fratelli o alla loro religione, ma solo perche’l’Islam=Corano non ammette la convivenza con popoli di differnte religione/i o che non vogliono convertirsi all’Islam.
Questa mentalita’ e fede loro e cosi’ radicata perche’ ci sono sentenze contenute nel Corano a questo riguardo.
In una parola di conoscenza comune siamo sempre gli stessi INFEDELI dei tempi passato come lo siamo ora.
Persone mussulmane che vivono in Nazioni non mussulmane sono solo pedine nascoste pronte ad agire in supporto della loro fede se capita l’occasione o occultamente creare la/le situazione/i di difendere l’Islam.
Lo difendano in piena liberta’, ma non esplodendo gente per le strade in nome di Hallah che e’ grande.
Hanno gli europei meditato e fatto attenzione a questi profetici avvertimneti del Santo Padre?
NO!
Ora godiamoci le conseguenze, aggiungo irreversili: se sbaglio qualcuno mi mostri la possibilita’ di Pace fra i popoli.
Orrenda,sanguinosa storia ora in atto per non aver ascoltato il saggio avviso di un Papa.
Mi affido a voi per voler capire che ho scritto solo in termini di conoscenza dei fatti.
Rimarrei veramente male e responsabile se, in qualsiasi modo o maniera, si possa percepire intolleranza verso qualsiasi fratello.
Vigiiliamo e preghiamo e chiediamo alla Santissima Trinita’ di usarci Misericordia contro questo flagello.
Cordiali saluti, Paul
@Vale
In primis, un sorriso e un abbraccio: da un lato perchè ti sei preso la briga di scrivere tutto quanto sopra e di far(mi) conoscere un bel po’ di cose dall’altro perchè un sorriso e un abbraccio ogni tanto ci vogliono.
Ora non so se sia il caso di provare a rispondere punto per punto o se basta questo:
http://www.huffingtonpost.com/akbar-ganji/secularism-islam-islamic-state_b_6426300.html
Poi, piuttosto, ti butto lì una lettura “storica” con tutti i limiti della sintesi in 5 righe:
. Shah, secolare, filo-americano che ne cura (garantisce?) gli interessi petroliferi
. per rovesciarlo Khomeini e i suoi “supporter di sinistra” demonizzano gli Stati Uniti (“Great Satan”) e creano l’odio che ancora oggi è diffuso nel mondo islamico fondamentalista
In fondo una lotta di potere in cui un contendente ha strumentalizzato quanto utile alla sua causa e di cui 40 anni dopo rimangono gli effetti.
ringrazio candiago e bri
ma nessuno- cmq non io- mette in discussione che vi siano anche altri e potenti interessi nella situazione che si è creata.
quel che sostengo è che vi sono certamente singoli musulmani con cui si possono trovare punti d’incontro.
non è così per le istituzioni che li rappresentano. queste hanno altri scopi. e per noi,in italia ed europa, questi scopi, non promettono nulla di buono. ed i “cosi detti” musulmani moderati-tranne pochissime eccezioni- si adegueranno.
inoltre,aggiungo, come accadde a maaloula in siria al confine col libano ( località famosa perchè vi si parlava ancora l’aramaico del I° sec. d.c.) i cittadini di fede islamica che convivevano da decenni in pace con i cristiani -e sicuramente vi erano molti rapporti di amicizia fra di loro-del luogo, appena venne l’isis,o is, o daesh o come vi pare, non mossero un dito-tranne, forse, qualche eccezione- per difenderli.
per la cronaca riporto da un articolo di oggi del “foglio” una sintesi sull’islam italiano ( c’è ancora qualcuno che fa giornalismo in italia. quasi incredibile):
“scuola di imam” le guide religiose dell’ucoii che formano i predicatori italiani hanno un problema: sono yemenite,
“…a parte che in passato, l’ucoii,ha invitato in italia il predicatore kuwaitiano t. al-suwaidan, finito nella black list di schengen per il suo radicale antisemitismo, l’associazione delle guide religiose ( la scuola o madrasa si trova a s.giovanni lupatoto -verona) è fuidata da uno yemenita shaik anwar al nehmi, è la guida spirituale del consiglio islamico di verona.
…tale imam non è un imam fai da te: si è laureato in scienze islamiche all’università di sana’a,jamiat al-iman, ateneo fondato dallo sceicco SALAFITA finito nella black lista americana e definito “global terrorist” già nel 2004 per il suo sostegno ad al qaeda.
vi è il problema della filiera yemenita, dei sapienti yemeniti residenti in italia per motivi di studio.
è yemenita l’imam del centro islamico di brescia di via corsica spesso “attenzinata” dalla digos e dai servizi segreti: si chiama hamin el hazmi ed è il vicepresidente dell’associazione veronese e membro di un’ altra istituzione della FRATELLANZA MUSULMANA : L’UNIONE INTERNAZIONALE DEGLI ULEMA , fondata dal superfratello musulmano yussuf qaradawi. anche lui non conosce l’italiano ( nota mia:son quelli che chiedono allo stato italiano il riconosciment. il mistero degli interni vorrebbe che almeno predicassero in italiano-come in francia).
ugualmente yemenita è l’imam di piacenza yaseen ben thabit e come lui quello di saronno che ha trasformato un ex capannone industriale in moschea, najib al barid anche lui laureato nella famosa università yemenita.
sono alcuni esempi di predicatori yemeniti che riconducono ALL’ALA PIU’ DURA DELLA FRATELLANZA e da anni formano imam e guide spirituali delle moschee dell’ucoii.
inoltre,DETTAGLIO NON IRRILEVANTE,l’associazione veronese delle guide religiose, è sponsorizzata sul profilo della Fioe,federazione delle organizzazioni islamiche europee che è ESPRESSIONE EUROPEA DEI FRATELLI MUSULMANI ( per intenderci quelli da cui sono nati hamas e decine di gruppi terroristici).
Valentina Colombo, la più nota esperta della fratellanza musulmana in italia commenta: “la presenza di imam yemeniti in italia non fa ben sperare per la formazione di un islam italiano la maggior parte di loro anche quelli residenti in iatalia da molti anno, non parla italiano (tanto per dire che voglia di integrazione c’è, aggiungo io).
nella consulta per l’islam del ministero dell’interno c’è anche la figlia del presidente della comunità islamica di trento, breigeiche, uno dei fondatori dell’ucoii e portavoce dell’associazione delle guide spirituali che vorrebbe accreditarsi al viminale.”
come vedete non è solo un singolo funzionario dell’università islamica di lecce, il problema.
è gran parte del mondo musulmano con i suoi più alti rappresentanti in italia.
e adesso immaginate cosa insegnano nelle loro scuole, università e sermoni.
@vale
Mi sa che se i Sauditi vanno avanti così questi non troveranno più uno Yemen in cui tornare a insegnare (solo per ribadire la complessità degli scenari)
@vale grazie 1000 ma il mio intervento non si riferiva ne all’islam moderato, ne a quello non moderato. Ho solo chiesto: e’lecito per esempio fare affari – onesti, si intende, se no la domanda e superflua – con aziende di paesi non cattolici? E’giusto per esempio per un politico cattolico visitare l’Arabia Saudita o la Cina?
Fabrizio per esempio da’ una risposta limpida: “Posso essere amico di un uomo islamico, ebreo, ateo, luterano? Certamente sì. Posso essere amico delle religioni islamica, ebrea, luterana, o dell’ateismo? Certamente no.”
Che a pelle e’anche quello che sento io, ma sarei curioso di sapere se questo sentimento e’anche fondato teologicamente. E a questo mi sembra rispondano sia don Massimo sia Fabrizio, ovviamente con sfumature diverse.
Signore/a Ola,
veda lei che discernimento le danno le parole di Gesu’ Cristo messe in pratica con onesta’ e senza malizia: “ lasciate che il grano cresca con la zizzania …alla fine i miei angeli li separeranno.
Viviamo fra bene e male, a noi fare nella situazione una vita ed agire virtuoso.
( Pensiamo ai cristiani al tempo di Nerone e ai martiri cristiani ed altri che ora vivono la tragedia Siriana ed altre simili situazioni in giro per il Mondo: nulla di nuovo, ma sempre la stessa lotta per la conquista della Vita eterna: costi quel che costi. )
Cordiali saluti, Paul
Signor Paul,
grazie per la puntuale risposta.
@ Bri
Lei dice “Un sassolino su un piatto della bilancia, uno sull’altro… per FORTUNA, e ci sono ombre e ci sono luci”
Spiace deluderla ma SFORTUNATAMENTE le “ombre” sono masse, folle immense…
“L’11 settembre 2001 ero in Bangladesh nel lebbrosario di Dhanjuri… Le Missionarie dell’Immacolata …quel giorno non avevano ascoltato la radio: non ho saputo nulla degli attentati suicidi alle due Torri di New York. Il giorno dopo, andando in auto a Dinajpur, attraversando villaggi e cittadine lungo la strada, centinaia e migliaia di persone manifestavano in corteo col volto gioioso e trionfante. Ci chiedevamo perché.
Ho poi saputo che, mentre l’Occidente era inorridito …, le folle islamiche in molti paesi dell’islam, vedendo le stesse scene, scendevano in piazza per esprimere la loro gioia per la vittoria dell’islam contro il grande Satana! Pare impossibile ma è così, non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla realtà dei fatti!”.
(P. Piero Gheddo PIME “La sfida dell’Islam all’Occidente” p.143-144)
@AntonioSpinola
http://www.ilcattolico.it/rassegna-stampa-cattolica/gli-amici-scrivono/come-dobbiamo-rispondere-alla-sfida-che-l-islam-oggi-rappresenta-per-i-popoli-occidentali.html
Non usiamo stralci di libri per dare valore alle nostre tesi
Il Gheddo pensiero mi pare molto più articolato e complesso e costruttivo che non merita di saper usate le sue parole SOLO per affermare che l’islam gongola se muoiono degli occidentali
@ Bri
Conosco Padre Gheddo e credo si sapere cosa pensa. E’ un uomo di fede, colto, generoso e concreto anche se non può permettersi di rinunciare a proporre una speranza…
Ma sa anche che questa speranza è strettamente legata al sogno di un occidente che torna pentito a Cristo, capace di attrarre a Lui tutti i popoli che rifiutano di passare per quell’unica e stretta Porta.
Purtroppo accade il contrario.
@AntonioSpinola
Sai, non capisco quell'”anche se”.
E che costrizione è quella per cui un sacerdote “non può permettersi di rinunciare a proporre una speranza”?
Forse che noi fedeli invece sì, ce lo possiamo permettere? No, dai, davvero, no.
Mi permetto questa rettifica:
“E’ un uomo di fede, colto, generoso e concreto che non rinuncia mai a proporre una speranza”
E sull’onda aggiungo che quel che manca in certi commenti è proprio questo: la speranza (*).
Solo certezze e riflettori puntati sul “male” altrui e nessun dubbio né concessione del possibile bene (in merito che belle anche le parole di Don Massimo qui sotto)
(*) il che NON rende tali commenti falsi o sbagliati, sia chiaro. Li lascia appunto così nudi di speranza.
@Bri
Da cristiano dovresti sapere che la speranza nasce necessariamente dalla croce, non vuole nascondere il male che esiste nel mondo, ma aiuta ad accettarlo perché Dio se ne è fatto carico e l’ha vinto una volta per tutte, per questo in teoria noi che diciamo di seguire Cristo dovremmo essere in grado di affrontare qualsiasi sofferenza fisica o morale, poi certo nella pratica ciò è molto difficile da attuare e sono io la prima ad avere problemi in questo senso, ma per fortuna c’è sempre Chi mi tende la mano ogni volta che cado. I cristiani non sono tenuti a dire sempre e solo cose positive per non allarmare le persone, ma sono tenuti a dire sempre la verità anche se è scomoda e inquietante, perché, come disse Gesù, “la verità vi farà liberi”.
@Beatrice
Cara, concordo what else? 🙂
Distinguo solo che forse non è questione di dire solo cose positive quanto di non FERMARSI a quelle negative
La speranza porta la mente oltre il male e ti deve IMPEGNARE a tracciare sentieri anche per altri (con tutti i nostri limiti e lo sappiamo)
Ah, anche nei piccoli commenti tra utenti su un blog si intende 🙂
Sperando l’insperabile? 😉
@Bariom
Non ho capito
Sarà il sonno? 🙂
@ Bri
Benedetto XVI all’inizio di “Spe Salvi”, per spiegarci qual’è la “speranza” che cambia tutto anche quando non cambia apparentemente niente, parla di Giuseppina Bakhita che da schiava incontra un “paron” tutto diverso: il Dio di Gesù Cristo. Un Padrone che la attendeva e la amava come sua figlia. “Ora lei aveva « speranza » – non più solo la piccola speranza di trovare padroni meno crudeli, ma la grande speranza: io sono definitivamente amata e qualunque cosa accada – io sono attesa da questo Amore. E così la mia vita è buona.”
Questa è la speranza che non ci possiamo permettere di perdere, perché è l’unica certa e garantita.
@AntonioSpinola
Non è questione di perderla è questione di non nasconderla.
E’ questione di trovarla→non perderla→non nasconderla=viverla 😉
@Bariom
Sai Bariom, ci pensavo, e non è che concepisco tanto il perderla: per me è più un rinunciarvi che un perdere, una scelta più che un caso. E la rinuncia a qualcosa di tal valore non la concepisco altrettanto.
Se credi, credi. E questo peraltro non ti rende meno peccatore. Ma una volta che credi come fai a perdere la speranza?
Forse se perdi la fede. Ma anche qui: come fai a perdere la fede?
Credi in Gesù? In quel che è venuto a dirti e ha fatto per te? Basta. Fine della storia.
Da qui poi ci si fa la nostra strada di cadute e miserie e sorrisi ben sapendo di non essere mai soli
PS.
Il tu non è rivolto a te bensì è da intendersi come impersonale 🙂
Ciò che dici caro Bri certamente non è privo di senso… eppure, come “perdere la Fede” e con Essa ovviamente la Speranza?
Forse può venirci in aiuto la Parabola del Seminatore dal Vangelo secondo Matteo:
«Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda».
Certo mi obbietterai non è esattamente la Fede che viene “seminata”… ma possiamo fare un assioma credibile non trovi?
Infondo non credo che la Fede sia qualcosa che “trovi” o meglio che ti viene donato, te la “infili nel taschino” o te l’appendi al collo come amuleto e “sei a posto”…
Mantenere viva la Fede è un combattimento perché molte sono le insidie, i tranelli del Maligno e le nostre debolezze. Quando parlo di “perderla” quindi non parlo tanto di una abiura – che è certamente fatto grave perché decisamente volontario, una presa di posizione – ma di uno “scoramento”, un indebolimento, una perdita appunto della Speranza e persa quella difficile dire “ho Fede”…
Ci sono situazioni (e tu credo lo sappia meglio di me…) in cui la Speranza (o la Fede) viene messa a dura prova… talvolta si soccombe.
Dobbiamo per questo sempre sperare (questo si) che il Signore abbia Misericordia di questi momenti e ci doni la Grazia del Pentimento per tornale a Lui con ritrovata fiducia.
@Bariom
Sappi che mi piace così tanto farti da spalla che lascio il tuo commento a ispirazione della giornata per tutti
Grazie
😉 Dici un po’ come Gianni e Pinotto? Speriamo ci salvino gli argomenti, che non sono del tutto farina del nostro sacco… 😀
@Bri
Ma è proprio perché P. Gheddo non è Matteo Salvini che mi sembrano particolarmente illuminanti le sue parole! Dato che il sacerdote non ha pregiudizi di sorta sull’Islam e men che meno sui musulmani, non possiamo dubitare sulla veridicità della sua testimonianza. Davvero non trovi inquietante che all’indomani dell’11 settembre ci fossero, in determinati paesi a maggioranza islamica, folle in festa per la strage compiuta dai jihadisti di Al Qaida?
Un’altra persona non sospettabile di simpatie per la destra nazionalista che ha fatto considerazioni interessanti sul terrorismo islamista contemporaneo è Mentana, di cui riporto alcune frasi comparse sulla sua pagina facebook:
22/03/2016 (dopo gli attentati a Bruxelles)
“Gente che decide di morire per fare una strage tra persone sconosciute e pacifiche. Nulla e nessuno può giustificare questo fanatismo criminale. A questo punto accendere candele e intonare l’ennesimo “Je suis…” non serve a nulla. Il nullismo europeo porta solo altra acqua al mulino dell’Isis, proprio come il lassismo imbelle delle democrazie europee 80 anni fa aprì la strada ai nazisti. Non li batteremo mai dicendo “noi siamo noi”. La risposta identitaria non ci salverà. E neanche le mille dietrologie su “chi li ha creati”, “chi li sostiene”, “chi li paga”. Il mito della loro invincibilità sta alimentando altre simpatie nel mondo islamico profondo, specie tra i giovani. Dopo ogni strage facciamo mille proclami, poi dopo due settimane li accantoniamo. La pace è il nostro stato di natura, ma non è la condizione dei jihadisti. Fare la guerra a chi vive in pace è facilissimo, fare la pace con chi ci ha dichiarato guerra è impossibile. “Non cambieranno il nostro modo di vivere”. Quello dei disegnatori di Charlie Hebdo, degli avventori dell’Hyper Kacher, dei ragazzi del Bataclan, dell’aeroporto e del metrò di Bruxelles l’hanno cambiato, cancellandolo. Servono risposte vere e condivise, non la retorica della parte giusta.”
25/07/2016
“La situazione si deteriora, ma qualcuno continua a darne una lettura minimalista, quasi surreale. A leggere alcuni commenti sembra che la causa prima degli attentati più che lo Stato Islamico sia lo Stato Depressivo. Vogliono sconfiggere il terrorismo col Prozac”
26/07/2016
“Andare a sgozzare un anziano prete in una chiesa cattolica francese in nome dell’Isis. I due terroristi hanno compiuto un’azione che ha significati simbolici chiari. Si completa il quadro degli attacchi in Europa: un giornale satirico, un supermercato di cibi ebraici, uno stadio di calcio, un teatro di musica giovanile, un caffè, un aeroporto, una stazione del metrò, un treno, una festa di piazza, un festival di musica, e ora una chiesa. Parlare di isolati, di disperati, di emuli non ha senso: nessuno ha mai imitato l’attentato precedente”
@Beatrice
Rispondo in fretta alla domanda (*) sulla parte di Mentana mi riservo di tornarci dopo cena 😉
No, non lo trovo inquietante. Lo trovo consequenziale. E infatti non ho scritto che Padre Gheddo abbia reso una falsa testimonianza. Ho solo chiesto di non usare quella testimonianza fuori dal suo pensiero completo.
@ola “Posso essere amico di un uomo islamico, ebreo, ateo, luterano? Certamente sì. Posso essere amico delle religioni islamica, ebrea, luterana, o dell’ateismo? Certamente no.”
La risposta richiederebbe un discorso un po’ ampio. Già in un intervento precedente avevo rimandato al pensiero di Vladimir Solov’ëv, grande filosofo delle religioni – viene citato tra i grandi pensatori cristiani anche nell’enciclica “Fides et ratio” di Giovanni Paolo II. Mi limito qui a fare un’osservazione di buon senso. Quanto c’è nella religione ebraica che appartiene anche a noi? Penso moltissimo. Già nel 1960 l’ormai noventenne – ma lucidissimo – Förster osservava con grande preoccupazione la tendenza del pensiero e del sentimento cristiano a dimenticare il legame inscindibile che lo lega alla sacralità intangibile delle leggi divine solennemente sancita nell’Antico Testamento. Ovviamente nella dottrina cattolica queste cose ci sarebbero. Ma quanti, e non da oggi, vedono soltanto l’abbassamento di Cristo e il suo “volto umano”? In questo senso la religione ebraica può ricordarci quanto ci appartiene e che oggi si rischia di perdere. Qualce cosa di analogo si potrebbe dire del luteranesimo e anche dell’Islam. Che nel primo vi siano molte cose che anche noi accettiamo, non c’è dubbio. Perché dunque non dovremmo apprezzarle se ve le troviamo? E se certe cose che abbiamo in comune nel luteranesimo hanno avuto grandi sviluppi – qualcuno ha ricordato la musica di Bach – perché non dovremmo amare a fare nostri anche questi sviluppi? Lo stesso Isam ha accentuato, rifiutando il mistero dell’Incarnazione, la trascendenza di Dio. Ora anche per noi sarebbe importante la trascendenza di Dio, ma sappiamo bene come per certi teologi “cattolici” la cosa non è così pacifica. In questo caso l’Islam potrebbe ricordarci ciò abbiamo ma che rischiamo di svendere. Ovviamente non è la stessa cosa per l’ateismo.
Caro donmassimol, lei ha ragione.
In linea teorica, guardando all’ortodossia, all’ebraismo e per certi versi anche all’islam, moltissimi cattolici (probabilmente la maggioranza pure dei presbiteri e dei vescovi) potrebbero forse accorgersi di quanto grandioso fosse quel patrimonio teologico, liturgico, devozionale che hanno rigettato… E potrebbero forse decidersi di tornare al catechismo e alla tradizione nella sua pienezza e completezza.
La storia recente, l’esperienza pratica, la ricerca sociologica e un certo realismo sulle dinamiche della comunicazione in tempi di massmediacrazia, ci avvertono che non succederà questo solo perché lo desideriamo.
Possiamo confidare e sperare solo nel Salvatore.
Comunque, ho letto nel suo contesto la lettera da cui il presente post è tratto (sopra il link c’è, eh)
Si tratta di una condanna mirata al movimento del Sillon che non conosco se non per wikipedia di 5 minuti fa
Mi perdoni dunque @admin se oso, però estrapolare da un contesto qualche cosa per proporne una riflessione generalizzata non sempre rende giustizia (*) a chi ha detto quelle parole con una intenzione non generale ma particolare: nello specifico non tanto condannare tutti i movimenti dell’epoca o futuri simil-Sillon ma IL Sillon.
(*) anche perchè dai commenti par di capire che nessuno si sia preso la briga di seguire il link
Commento fuori luogo, perché è ovvio che il Papa, rampognando un determinato movimento situato in un determinato periodo storico, ne lamenta deviazioni le quali possono riprodursi anche in altro contesto storico e in altre realtà, e il fatto che nuovi siano contesti e situazioni non toglie che quelle deviazioni, proprio in quanto deviazioni, vadano SEMPRE lamentate e riprovate.
Non è chi non veda che, mutatis mutandis, si stiano riproponendo oggidì con perniciosissimo vigore, fino ad ammaliare rovinosamente moltitudini di credenti, le degenerazioni da Pio X stigmatizzate con queste parole:
“Quando si pensa a tutto quanto è necessario in forze, in scienza, in virtù soprannaturali per istituire la città cristiana, e alle sofferenze di milioni di martiri, e alle illuminazioni dei Padri e dei Dottori della Chiesa, e alla dedizione di tutti gli eroi della carità, e a una potente gerarchia nata dal Cielo, e ai fiumi di grazia divina, e il tutto edificato, collegato, compenetrato dalla Vita e dallo Spirito di Gesù Cristo, la Sapienza di Dio, il Verbo fatto uomo; quando si pensa, diciamo, a tutto questo, si è spaventati nel vedere nuovi apostoli intestardirsi a fare di meglio mettendo in comune un vago idealismo e virtù civiche. Che cosa produrranno? Che cosa sta per uscire da questa collaborazione? Una costruzione puramente verbale e chimerica, in cui si vedranno luccicare alla rinfusa e in una confusione seducente le parole di libertà, di giustizia, di fraternità e di amore, di uguaglianza e di umana esaltazione, il tutto basato su una dignità umana male intesa… una democrazia che non sarà né cattolica, né protestante, né ebraica; una religione […] più universale della Chiesa cattolica, che riunirà tutti gli uomini divenuti finalmente fratelli e compagni, nel “regno di Dio”.”
Come non avvedersi che oggi la più spiccata tentazione che grava sull’orbe cattolico e che sta sventuratamente seducendo gli animi di un numero crescente di credenti in Cristo sia proprio quella di fare di Cristo il portavoce di “un vago idealismo”, l’araldo di “virtù civiche”, il banditore di ideali da porsi a fondamento di “una democrazia che non sarà né cattolica, né protestante, né ebraica”, ispirata a “una dignità umana male intesa”? Come non vedere che proprio in seno al cattolicesimo si fa largo sciaguratamente la tentazione di trattare Cristo come l’esponente eminentissimo di una “religione più universale della Chiesa cattolica”?
@alessandro
Cos’era ai suoi esordi il Sillon?
Cosa ne aveva in prima istanza approvato lo stesso San Pio X?
Dove e quando ha deragliato?
@alessandro
Le tue domande non c’entrano niente con quello che ho detto. Così come il tuo precedente commento ha gli altri difetti che ho indicato.
Rispondi nel merito, non divagare
@alessandro
Le mie domande sono domande di cui mi servono le risposte per poterti rispondere.
Se tu o qualcuno mi vuole aiutare …
@alessandro
mi servono perchè non le conosco, eh
@Bri
non mi pare qui il caso di fare i ripassi di storia della Chiesa.
Il succo del mio pensiero è questo: malgrado le evidenti e notevoli differenze storiche tra l’epoca di Pio X e l’odierna, le deviazioni segnalate da quel santo Papa stanno massicciamente infestando l’orbe cattolico, certo in fogge nuove, ma sostanzialmente identiche a quelle di un secolo fa.
Ripeto: come non avvedersi che oggi la più spiccata tentazione che grava sull’orbe cattolico e che sta sventuratamente seducendo gli animi di un numero crescente di credenti in Cristo sia proprio quella di fare di Cristo il portavoce di “un vago idealismo”, l’araldo di “virtù civiche”, il banditore di ideali da porsi a fondamento di “una democrazia che non sarà né cattolica, né protestante, né ebraica”, ispirata a “una dignità umana male intesa”? Come non vedere che proprio in seno al cattolicesimo si fa largo sciaguratamente la tentazione di trattare Cristo come l’esponente eminentissimo di una “religione più universale della Chiesa cattolica”?
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/14045657_297537487274121_1516020167083906789_n.jpg?oh=27932d432a775541a74127bef2bc5a71&oe=584D707F
@giusi
Evangelii Gaudium di Papa Francesco
Ho quasi paura a dire qui che il contenuto di quanto hai riportato lo trovo finomai ovvio.
Non avevo dubbi.
http://www.maurizioblondet.it/soros-francesco-uniti-nella-lotta/
@Giusi
Nemmeno io
@Alessandro
In quel che scrivi c’è del vero, c’è del possibile e c’è dell’incerto
Il vero è nel pericolo
Il possibile è che quanto fonte del pericolo sia presente DENTRO il mondo cattolico
L’incerto è che “…la tentazione di trattare Cristo come l’esponente …” fosse reale per il caso specifico di allora ma non attuale
Quindi magari conoscere il caso aiuterebbe anche a ricordare e combattere.
Confesso che non so se troverò il tempo di informarmi
Signor Bri, Alessandro e cristiani vari,
mi sbaglio o il pettegolezzo religioso ( mormorazione…San Filippo Neri aiutaci a raccogliere le piume) verso la propria religione sia diventato luogo comune per una nuova forma di catechismo ed evangelizzazione stile 2000 anni dopo la nascita di Cristo?
Pensate che sia una pedagogia spirituale di come avanzare la nostra Fede cristiana e di aiuto a camminare sempre piu’ nella via della Ssantita’?
Se permettete consiglierei cambiare orazioni e ritornare al Padre nostro e Ave Maria e Rosario che aiuta molto di questi tempi di apostasia generale a salvarci l’anima .
Cordiali saluti, Paul
@PaulCandiago
Signor Paul suvvia si sta chiacchierando per passare un po’ di tempo mentre si sta facendo anche altro (questo vale almeno per me)
Si veicolano opinioni da tastiera e le si confronta e difende ed eventualmente aggiusta, per amor di verità, di polemica, di correzione, di conoscenza.
Parlando anche di tutto un po’ (beh, non proprio tutto chiaro)
Se lei ha contributi da portare, sia buono, non li neghi
Ma per cortesia non continui lo stillicidio di confronti tra ciò che scriviamo e ciò che è davvero utile per la via di Santità: ché a voler davvero esser santi non perderemmo tempo a dibattere su un blog. Ne conviene?
Si credo saremmo tutti in altre “faccende affaccendati”… 😉
Gentile Signor Bri, grazie della sua risposta.
Non credo si stia chiacchierando, io penso si sta seminando e l’impostazione dei commenti e l’andazzo generale e’ di costante critica fuori strada dallo spirito e aiuto alla Buona Novella.
Veda lei: ma ecco perche’ siamo in un periodo di apostasia generale.
Aver abbassto tutti i Valori spirituali e reali della Fede cristiana a diventare un complesso razionale da discussione.
La Fede cattolica cristiana, lei sa meglio di me, non e’ un di tutte le erbe un fascio.
E’ diventata cosi’ proprio perche’, come qui, ne vediamo il classico esempio: pensarla sempre piu’ con la propria testa e piu’ teste ci sono e’ meglio e per prevaricare.
Non si meravigli di cio’ che scrivo, fra 10 anni con le stesse chiacchiere le Sacre Sritture diventeranno favole.
Cordiali saluti, Paul
@PaulCandiago
Signor Paul, mentre io sto qui a scrivere ci son migliaia di persone che scavano
Chi semina davvero?
Buona serata a Lei “nella terra della speranza per tutti coloro che si affaticano”.
PS.
Guardi che sono un perfido provocatore. A fin di bene peraltro e spero lo si possa riconoscere.
PS2.
Poi lo sappiamo tutti che il suo richiamo è anche corretto. Meglio sempre un richiamo in più che in meno. Io però non ho resistito alla tentazione di sminuire la portata di quel che scrivo quando messa a confronto con le omissioni che perpetro.
@Bri
“ché a voler davvero esser santi non perderemmo tempo a dibattere su un blog. Ne conviene?”
perdonami, capisco che nel tuo intervento c’è anche dell’ironia e dell’autoironia, ma direi che, fatto nei modi e nei tempi opportuni, un commento di un blog può essere di aiuto a qualche persona che metti caso passa di qui, e perciò scriverlo possa integrarsi nel cammino di santità dello scrivente.
Senza ovviamente concedere che tale cammino possa in questo scrivere esaurirsi o che questo scrivere sia la parte preponderante di tale cammino.
@Alessandro tutto può essere d’aiuto, per gli altri (probabilmente anche al di là delle nostre vere intenzioni).
Probabilmente Bri faceva una considerazione rivolta veros noi stessi… 😉
“verso” … noi stessi
😉
@Alessandro
Nulla da perdonare
Dici benissimo
La mia in fondo è un’autocritica ché sicuramente farei meglio a chiacchierare di meno e fare di più
Varie risposte, con un po’ di patema d’animo perché in attesa di ricevere risposte da amici che passano le vacanze estive, se fortunatamente non proprio nel reatino, in zone a poca distanza…
@ola “onesti, si intende, se no la domanda e superflua – con aziende di paesi non cattolici? E’giusto per esempio per un politico cattolico visitare l’Arabia Saudita o la Cina?”
Il commercio, onesto, non è sbagliato in sé, se non contrasta specifiche parti della legge di Dio. Vendere armi ad un paese arabo, per esempio, impone una serie di cautele (eufemismo). Mi porrei problemi anche a svolgere attività che direttamente vanno a favorire la diffusione di religioni o idee contrapposte al Cristianesimo. Dico “direttamente” perché se vado a costruire strade in Arabia Saudita indirettamente favorisco quel regime, che è uno sponsor dell’Islam, ma le strade servono a far vivere meglio la gente e quindi penso che sia tollerabile. Se vado a costruire una nuova ala di un’univerità islamica in Arabia, o una moschea in Italia, il problema me lo pongo.
Detto questo, il commercio è anche una strada potente di diffusione delle idee; questa diffusione può favorire la comprensione, e alla fine l’evangelizzazione è un particolare caso di diffusione delle idee. Marco Polo e i suoi andarono prevalentemente per commerciare (forse neanche prevalentemente, ma solamente), e comunque aprirono una potenziale strada di evangelizzazione. Chiaro: questo solo se ci si muove nel solco del Magistero e il commercio è regolato. E poi hai già visto l’ottima osservazione di Paul “lasciate che il grano cresca con la zizzania”. Il liberalismo ha invece eletto il commercio a totem e sacrificato ogni concetto di Verità al commercio; questo è sbagliato.
Poi però ci sono questioni personali: se andare a costruire una strada in Arabia non è immorale, mi devo porre problemi sulla mia presenza in quei luoghi?
“se intendevo convertire musulmani ( in arabia c’è la morte, per questo. nota mia)”
Ecco, vent’anni fa, quando iniziai la mia attività professionale, lavorai a lungo come tecnologo informatico nel settore finanziario, in gruppi di lavoro molto eterogenei, sia per i paesi di provenienza, che per le culture e le religioni. Mi fu accennata la possibilità di lavorare per qualche mese in un paese arabo, e questo sarebbe stato molto positivo per me dal punto di vista degli sghei e del curriculum. Tuttavia, in quel paese non avrei potuto girare con il crocifisso in sobria evidenza al collo, o con la coroncina del rosario in borsa, o le Scritture e la Liturgia delle Ore sul cellulare (non tutte queste cose che valgono al tempo presente erano valide all’epoca – a fine anni ’90 negli antenati degli smartphone non c’era la Lituria delle Ore, ma ci siamo capiti). Non sono certo in grado di convertire un islamico, e non andrei in Arabia con l’idea esplicita di mettermi a predicare per la strada come un Mormone, ma non tollero di andare in un posto dove devo nascondere la mia fede.
Perdonerai se ora aggiungo qualche altra considerazione personale, ma evidentemente conosco bene quello che mi è capitato, e credo sia di valore per altri. A partire dalla fine degli anni ’90 e fino a qualche anno fa partecipai, prima come semplice ascoltatore, poi anche come relatore, ad un gran numero di convegni collegati alla mia professione, negli USA e altri paesi europei, inclusa l’Italia. Certi minori, e certi invece di rilevanza internazionale. Molto banalmente, quando vai come relatore devi presentare un breve sunto di chi sei. Siccome parlo di eventi tecnologici, e quindi estremamente esposti sul web, come tutti quelli alle prime armi andavo a leggere le biografie degli altri speaker – tipicamente blogger tecnologici – per prender spunto per la forma: i contenuti del mio CV dovevano essere ovviamemte miei, ma volevo evitare di scrivere noiosi elenchi di skill. Siamo nei primi anni 2000. Si iniziava a vedere un certo fenomeno di personalizzazione che, se oggi è arrivato allo stadio patologico, all’epoca non lo era ancora: non è sbagliato far notare che di fronte non hai un semplice esperto di questo o quello, ma comunque una persona a tutto tondo. Dunque, vedevi l’inizio di quel trend per cui, oltre a scrivere cosa hai fatto e cosa sai fare professionalmente, dai anche qualche prospettiva sulla tua vita e sui tuoi hobby. Iniziai a copiare quello stile. Finché ebbi un’epifania nel leggere la biografia di un collega americano (protestante, mi pare evangelico). Traparentesi, ecco un esempio di cose buone che si possono imitare dai protestanti. Oltre a scrivere che era sposato e padre di due figli, appassionato di non ricordo cosa, c’era scritto “…. enjoys being a Christian Evangelical”. Eh già! Che senso ha scrivere che ti piace andare in bici o in parapendio, o che sei appassionato di fotografia, e tralasciare la cosa più importante: che sei cristiano?!?
Detto fatto. Al successivo turno di conferenze, aggiunsi la cosa alla mia bio. Finché, in una circostanza, la frase fu cancellata perché “non rispettava le politiche di comunicazione”. (Non) casualmente eravamo in Belgio (negli USA all’epoca nessuno avrebbe avuto da ridire). Nel giro di pochi anni, bye bye conferenze (anche per altri motivi, legati ai segni dei tempi, che ora non sto a dire perché già sto andando “lungo”). Non pretendo di andare in giro con la croce astile, ma se pretendi di censurare la parte di me che ritengo più importante, in un contesto dove non ci si attiene esclusivamente al lato professionale, non abbiamo niente da dirci. E scuoto la polvere dai miei calzari. Questo per completare il quadro: che se ci sono contesti impraticabili legati alle religioni – si parlava di islam – ci sono anche quelli legati al laicismo, e ce li abbiamo in casa.
@vale “beh,certo che vuoi che rispondano ha ragione sterminiamo israele?”
È la solita storia. Come i comunicati stampa dell’ANP, che in inglese suonano concilianti, e in lingua araba in tutt’altro modo.
@Bri “io ne metterò [sassolini] un tantino sull’altro piatto”
Fai pure, ma i tuoi sassolini mi sembrano tanto fatti di pietra pomice. Non è questione solo di quell’università, che se fosse un caso isolato non farebbe testo. È che è l’ennesima conferma di un modo di fare. Noi ormai chiediamo scusa per tutto, “con la testa sotto i vostri piedi e potete anche muovervi”. Persino la FSSPX, che è molto più rigida e non si presta a scuse politicamente corrette (spesso a ragione), quando mons. Williamson fece la sparata negazionista non si limitò a far finta di niente. Come vedi, due atteggiamenti opposti, cristiani da una parte, islamici dall’altra. Coglioni noi, a chiedere scusa su tutto, incluse cose su cui non dovremmo, e infidi loro a far sempre finta di niente: ottima premessa, “dialogare” con queste attitudini.
Ritorno brevemente sulla questione originale. Ribadisce don Massimo: che male c’è nel cercare nelle altre religioni le cose che ci accomunano. Abbiamo detto che intrinsecamente non c’è alcun male, ma tutte le azioni umane hanno pro e contro, e vanno soppesate. Chi è in grado di discernere può star tranquillo. Ma ormai pochi sono in grado. Il “contro” è evidente, e si chiama “sincretismo”. La Chiesa è caduta gravemente in questo trappolone, con la conseguenza di andare a spingere nella stessa direzione della “fratellanza” massonica che quelli con i grembiulini già propagandano attivamente (vedo che è appena arrivata una mail con il commento di Alessandro sul “vago idealismo”). Faccio anche notare che praticamente tutte le fonti di confusione della Chiesa, inclusa la Amoris Laetitia e le altre “kasperate”, provengono precisamente dagli organismi della Chiesa dedicati al dialogo e all’ecumenismo. Kasper stesso era prefetto della commissione per l’ecumenismo, e ci siamo ritrovati un protestante in casa che corrompe la sana dottrina. Don Massimo, dai frutti si vede l’albero. L’ultimo frutto avvelenato è la profanazione di massa delle nostre Chiese, “benedetta” dalla CEI, con mons. Bagnasco che ancora non si capacita del problema. Il prossimo, probabilmente, lo vedremo a Lund. Ce n’è abbastanza per urlare a gran voce: fermatevi. E poi riprendere con più prudenza. Anche se ormai penso sia troppo tardi.
@Bri “Credi in Gesù? In quel che è venuto a dirti e ha fatto per te? Basta. Fine della storia.”
Questo puzza tanto di “sola fide” (Bariom ha dato già qualche risposta: credere non basta). Certo, è perfettamente in linea con questo pontificato.
@fabriziogiudici
sull’ultima tua
Mi sa che hai travisato quello che intendevo
Quel basta non ha mai voluto dire che basta la fede
Significa che se credi da lì non ti muovi più indietro.
E lasciamo stare gli allineamenti pontificali
@fabriziogiudici
“L’Islam è una religione, che però spesso viene catturata dalla ideologia che lo rende radicale. I giovani che corrono a combattere con l’Isis sono vittime di questi islamici che gli insegnano l’odio, dicono loro di non accettare le diversità, di considerare gli altri infedeli. E quell’odio diventa persecuzione nei nostri confronti. Questo bisogna saperlo…”
Sempre Padre Rewbar Basa, nella medesima occasione
Cui aggiungo le recenti parole del suo patriarca
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-sako-sei-cose-da-fare-quando-lisis-sara-sconfitto-17035.htm
L’ulteriore citazione di padre Basa va nella medesima direzione di quella precedente.
Poi mi fa piacere che il patriarca Sako pensi a quando l’ISIS sarà sconfitto, ma prima bisogna sconfiggerlo. Bisogna vedere se le sue proposte saranno applicabili. Intanto, qui la nostra responsabilità è evitare che nella nostra società si arrivi a quei punti.
@fabriziogiudici
Non propriamente nella stessa direzione: c’è un dito puntato contro l’IDEOLOGIA che male orienta l’islam. Le nuove leve dell’Isis sono identificate come VITTIME di cattivi insegnanti. Direi che pur rinforzando la denuncia della persecuzione in atto ne completa la visione oltre quello che si potrebbe intendere leggendo solo quello che hai riportato tu.
Il patriarca Sako, nonostante la persecuzione in atto, parla di post Isis da edificare da parte di TUTTI gli iracheni (musulmani, cristiani e quanti altri).
“Per sfidare l’IDEOLOGIA fanatica, dobbiamo rimpiazzarla con una alternativa dalla mente aperta. Per questo, per sgomberare e distruggere questa IDEOLOGIA pericolosa, abbiamo bisogno di costruire una nuova cultura con una visione chiara basata sui valori dell’ACCOGLIENZA RECIPROCA, del rispetto per la dignità dell’essere umano, dell’approvazione comune di temi quali la pace, la stabilità, la giustizia e l’uguaglianza.”
Secondo te come mai il patriarca è così temerario da invitare i musulmani che non sono preda dell’ideologia fanatica a cooperare?
PS.
Caso mai non fossi riuscito ad evidenziare a sufficienza il legame profondo tra quanto detto da Padre Basa e dal patriarca Sako lo risottolineo: IDEOLOGIA (qualcosa che usa l’islam senza essere l’islam).
L’IDEOLOGIA è l’Islam. È semplicemente ridicolo tentare di separare le due cose. Chi sei tu e chi è Sako per andare ad insegnare ad un islamico qual’è il vero islam? Siete infedeli agli occhi degli islamici e come si può pensare che un infedele ne sappia di più? Possibile che dobbiamo ridurci a questo modo ridicolo di affrontare la realtà? Non ti rendi conto che il tuo ragionamento è ridicolmente contorto, perché da un lato predichi l’empatia nei confronti degli islamici, a poi non sei molto empatico se non ti rendi conto che questa pretesa di insegnare loro cos’è l’Islam a partire da fondamenti culturali cristiani e occidentali non può che essere vista come l’ennesimo tentativo di colonialismo culturale.
D’altronde noi stessi ci ribelliamo o no quando qualche entità esterna (sia lo stato, o un’ideologia) tenta di piegare il senso del cristianesimo ai suoi scopi? E perché dovremmo chiedere ad altri di fare quello che non faremmo? L’unico modo per rompere il paradosso è: affermare con fermezza che la Chiesa ha la Verità, l’Islam no.
C’è un senso nell’appello di Sako: convincere gli islamici di buona volontà. Ma se si lasceranno convincere, si metteranno contro l’Islam stesso.
Riporto questo pezzo pubblicato dal Timone qualche giorno fa:
L’autore [Kamel Abderrahmani], personalità islamica di 28 anni, è originario dell’Algeria. Studia linguistica in Francia ed è molto impegnato nel dibattito sull’islam contemporaneo.
Da qualche tempo, dopo i numerosi fatti tragici di cui si è reso colpevole il terrorismo islamista, una certa élite musulmana ha finito per prendere coscienza che un pericolo reale minaccia non solo il mondo musulmano, ma l’intero pianeta. Questa élite ha compreso che la nuova modalità di concepire la religione (alla maniera wahhabita) non cessa di diffondersi. Insieme al terrorismo che si sviluppa a partire da questa pratica, finiranno per spazzare via ogni speranza di libertà e democrazia e ipotecheranno per molto tempo l’avvenire dei musulmani.
Mohamed Arkoun aveva già avvertito che il pensiero musulmano non si era evoluto da almeno sei secoli e questo ritardo costituiva un pericolo. Egli aveva insistito anche sulla rilettura del Corano per renderlo dinamico, ma purtroppo non è stato ascoltato.
Dopo gli ultimi massacri perpetrati da Daesh [lo Stato islamico] un certo numero di pensatori e di imam hanno manifestato in pubblico domandando la riforma della teologia per adeguare l’islam alla nostra epoca. Purtroppo, non esiste alcuna autorità religiosa competente che possa ascoltare questo appello. Anzi, le autorità wahhabite non tollereranno mai una qualunque riforma.
Questa situazione fa emergere due legittime domande: C’è bisogno di un clero – come per i nostri amici cristiani – per regolare questo genere di problemi? La risposta è sì. Questo clero è possibile immaginarlo e trovarlo? La risposta è no. A mio parere, il problema dei musulmani si riassume in queste due domande e risposte.
Purtroppo, il problema non è soltanto religioso. La costituzione di tutti gli Stati arabi affermano nel loro primo articolo che l’islam è religione di Stato. Tale articolo è l’inizio del problema perché esso non solo ufficializza una religione a scapito delle altre, ma impone anche una visione arcaica del mondo, basata su una giurisprudenza fra le più obsolete.
Attraverso tale giurisprudenza, i religiosi musulmani hanno creato una “ignoranza sacra”; i politici l’hanno ufficializzata; le istituzioni l’hanno sacralizzata e insegnata nelle scuole e i poveri bambini devono sottomettervisi fin dai primi anni delle elementari. Per “ignoranza sacra” intendo il tabù che circonda il dogma basato in gran parte sulla giurisprudenza. Nessuno può porre la questione sulla ragione per cui si rifiuta l’altro [l’altra religione], né a proposito di un hadith [i detti di Maometto] in contraddizione flagrante con la stessa logica del Corano. È un tutto da prendere senza battere ciglio.
Perciò, la riforma non è solo una questione che interessa solo i religiosi. Essa interessa anche i politici e il popolo nel suo insieme. Ma vi è un grande paradosso: se per esempio, un politico osa parlare di riforma, i religiosi reagiscono e lanciano il segnale di allarme per denunciare che l’islam è in pericolo. Se lo fa un intellettuale, è la stessa cosa: egli viene accusato di apostasia e viene scomunicato. E se dei religiosi propongono una riforma, vengono subito denunciati, rifiutati e accusati dai loro colleghi di lavorare per l’occidente.
A mio parere, una eventuale riforma deve essere il risultato di un processo intellettuale, se non proprio di una corrente di pensiero. Purtroppo, l’intellettuale, separato dalla base [del popolo] dalla teologia in vigore, soffre di una mancanza di ascoltatori. E non solo non è ascoltato, ma è combattuto dai guardiani del tempio e talvolta perfino dai governanti. Così, perché abbia una possibilità di successo, una riforma deve essere portata avanti non da uno o più individui, per quanto elevato sia il suo rango, ma da una istituzione. Ma sono proprio le istituzioni (religiose e statali) che hanno prodotto questo islam “ufficiale” generatore di terrorismo e di rifiuto delle altre confessioni religiose.
Tutto ciò ci porta a pensare che le società musulmane sono anestetizzate da una mentalità fra le più arcaiche e da una “ignoranza sacra” che cresce con l’andare del tempo, conseguenza di una giurisprudenza secolare sprovvista di ogni logica e di ogni spirito scientifico.
Per schematizzare cito qui alcune “vittime” di questa mentalità:
1. Mohamed Arkoun, filosofo e islamologo famoso in tutto il mondo, cacciato dal suo Paese, da una conferenza sul pensiero islamico da due predicatori islamisti egiziani, El Ghazali e El Qaradawi. Entrambi sono i padrini dell’islamismo radicale e del terrorismo.
2. Muhammed Shahrour, ingegnere civile, pensatore e interprete del Corano secondo gli strumenti della linguistica moderna, rifiutato dal sistema politico siriano, vomitato dai musulmani colpiti gravemente da ignoranza sacra. I suoi libri propongono un’alternativa al pensiero islamico tradizionale, ma sono proibiti in Arabia saudita.
3. Ferhan El Maliki, specialista dell’islam dinamico, imprigionato e cacciato dal suo insegnamento universitario dalle autorità saudite per la sua audacia nel criticare il sunnismo e la setta wahhabita.
Come si vede, il problema è più grave di quanto si immagini. Esso è serio e profondo. Ogni giorno i riformisti sono di fronte a ostacoli invalicabili, dal lato politico, da quello delle autorità “clericali”, da quello del popolo.
Cosa fare davanti a questa situazione di stallo? La domanda rimane aperta.
Tristemente e realisticamente lucida l’analisi di Kamel Abderrahmani…
E questo il nodo gordiano: “Questa situazione fa emergere due legittime domande: C’è bisogno di un clero – come per i nostri amici cristiani – per regolare questo genere di problemi? La risposta è sì. Questo clero è possibile immaginarlo e trovarlo? La risposta è no. A mio parere, il problema dei musulmani si riassume in queste due domande e risposte.”
(Dove alla parola “clero” più correttamente potremmo sostituire “chiesa”)…
Quello che dice Fabrizio è duro ma è verissimo (spesso la verità è sanamente contundente).
Pretendere di fabbricare un Islam in cui la conversione violenta dell’infedele sia messa al bando equivale ad adoperarsi per snaturare l’Islam, per forgiare un Islam che non è più sé stesso, che rinnega di fatto le sue fonti statutarie.
Non nego che ci sia una minoranza di islamici che sia sinceramente convinta della necessità di un’opera di bonifica dell’Islam dal comando di soggiogare l’infedele (e posso arrivare a parteggiare per questa minoranza, per il semplice motivo che preferisco un islamico che non voglia soggiogarmi a uno che voglia farlo), ma non posso non vedere che questa immane impresa, se centrasse i suoi obiettivi, condurrebbe a un Islam che rinnega se stesso.
E un cattolico non può meravigliarsi di ciò: non essendo quella islamica la vera religione, non può che contenere elementi gravemente aberranti rispetto alla verità. Se non li contenesse, cesserebbe di essere se stessa e diventerebbe l’unica vera religione, cioè il cristianesimo della Chiesa cattolica.
D’altronde, il cattolico sa che è tenuto a confessare che la Chiesa cattolica è la sola custode e amministratrice della pienezza della Rivelazione, sicché nella altre religioni si potranno al più rinvenire elementi di verità (i quali, in quanto elementi di verità, sono frutto della multiforme e incessante operosità dello Spirito Santo, che è Spirito dell’unica verità; e, in quanto elementi di verità, vanno riconosciuti e stimati sinceramente – come frutti dell’alacre iniziativa pneumatica – da chi ama la verità), in mezzo purtroppo alla gran massa della falsità derivante dal non credere all’essenziale, al Fondamento vero di ogni cosa nei cieli e sulla terra, al Salvatore unico e indispensabile di ogni uomo, all’unico vero Dio e alla sua unica Chiesa
“Certamente, le varie tradizioni religiose contengono e offrono elementi di religiosità, che procedono da Dio, e che fanno parte di «quanto opera lo Spirito nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e nelle religioni»…
Con la venuta di Gesù Cristo salvatore, Dio ha voluto che la Chiesa da Lui fondata fosse lo strumento per la salvezza di tutta l’umanità (cf. At 17,30-31). Questa verità di fede niente toglie al fatto che la Chiesa consideri le religioni del mondo con sincero rispetto, ma nel contempo esclude radicalmente quella mentalità indifferentista « improntata a un relativismo religioso che porta a ritenere che “una religione vale l’altra” ». Se è vero che i seguaci delle altre religioni possono ricevere la grazia divina, è pure certo che oggettivamente si trovano in una situazione gravemente deficitaria se paragonata a quella di coloro che, nella Chiesa, hanno la pienezza dei mezzi salvifici.”
(Congregazione per la dottrina della Fede, Dichiarazione Dominus Iesus, nn. 21-22)
@alessandro
Stavolta condivido tutto tranne solo poco poco il primo passaggio.
Parlare di snaturare è (forse) non correttissimo: cioè per chi ragiona in termine di islam radicale come vero islam allora vale, per chi altro come me ragiona in termini differenti non vale, ma cambia poco.
Infatti a prescindere se la soluzione per tutti è che qualcuno lo “snaturi” ben venga.
@Fabriziogiudici
Per punti
1. L’ideologia non è l’islam. Lo dice anche Padre Basa “L’islam è una RELIGIONE … spesso … catturata dall’ideologia”
2. Hai abusato del termine ridicolo nel primo tuo capoverso: riesci a limitarti ad esprimere opinioni contrarie senza (s)qualificare quelle altrui? (non che non possa farlo anch’io in risposta, metto un ridicolo qui, uno scempiaggine là e il gioco è fatto, ma non lo trovo corretto) Convieni?
3. Non predico empatia nei confronti di nessuno: esorto a separare e non fare di tutta l’erba un fascio nei commenti.
4. Non mi pare di voler insegnare ai musulmani come fare i musulmani: osservo solo che ve ne sono un miliardino abbondante che (forse non osservanti per carità) si fanno i fatti loro in santa pace. Osservo che c’è chi vi convive che, rimossa l’Isis, ritiene di potervi tornare a convivere. Osservo che ci sono voci come quella che hai riportato tu. Dove vedi pretese di insegnamento da parte mia, non lo so.
5. “affermare con certezza che la Chiesa ha la verità e l’islam no”. (*) E dove ti porta questa affermazione? Ora che l’hai detto? Mettiamo che un domani lo dica un Papa, insieme anche a tutti i Vescovi. E poi?
6. Molto interessante l’articolo. Problema complesso (mai negato che lo fosse), situazione pessima (idem), ma qualche luce c’è (pure).
“Che fare? La domanda rimane aperta” Già. Speriamo
(*) Che sia vero lo so anche io, eh (meglio scriverlo, sai mai)
pare che padre rebwar basa non sia sulla stessa linea della santa sede. ( e,con lui molti preti, vescovi e primati della zona che sostengono le medesime cose)
Parolin a canale d’agordo intervistato da avvenire:
” ..ha rifiutato chiaramente la tesi ( il Papa,nota mia) secondo cui staremmo assistendo ad una guerra di religione. non c’è una guerra tra cristianesimo ed islam”
…
a margine si capisce che si rifiuta chiaramente anche la tesi che sia la terra a girare attorno al sole…..
“Peace&love”, pace e amore: ecco le due icone del dialogo, parole-pongo che, non avendo più forma propria, possono adattarsi ad ogni situazione.
Ciò che serve è mettere in galera i carnefici, sconfiggere Isis, poi Groupe Islamique Armé, l’Aden-Abyan Islamic Army, i Talebani Takrit Pakistan, Al Shebab, Boko Haram, i Talebani Afgani, l’Al-Qaeda, e poi… chissà. Sarà pace amore e bandiere arcobaleno, se Dio vorrà.
Alla fine, che bello, se c’impegneremo profondamente nel dialogo, alla fine vincerà l’Islam “educato”.
Quell’Islam che, porgendo molte scuse, dirà: grazie fratelli, amici cristiani, noi, sapete, vi rispettiamo… pur tuttavia, non per nostro capriccio ma per volontà di Allah, non ci è possibile concedervi …
Comunque tanti auguri, patriarca Sako.
“alla fine vincerà l’Islam “educato”.”
L’Islam educato e’alla fine evidentemente solo l’Islam in schiacciante minoranza numerica e nei rapporti di forza – come c’e’stato per secoli anche in Europa, vedi nei Balcani.
Come si evince dal link di Vale sopra non e’disonorevole per un musulmano vivere in pace con gli infedeli nel caso non ci sia nessuna possibilita’di vincere una guerra.
Alla politica la parola.
A mio parere la situazione è gravissima ed è questa:
1 – Il fondamentalismo islamico non si vince col dialogo
– dunque si può solo “arginare”, naturalmente con l’uso della forza.
2 – l’islam è strutturalmente egemonico, non è per sua natura riformabile, tutti i tentativi in tal senso sono falliti.
– dunque nei territori dove la maggioranza islamica dovesse tornare “educata e tollerante” il cristianesimo dovrà comunque lentamente estinguersi.
3 – Il flusso massiccio e incessante di immigrati islamici con diritti di cittadinanza (compreso jus-soli) nei territori democratici occidentali, determinerà un’espansione della umma nel mondo mai registrata nella storia passata.
4 – Il concomitante tracollo dei battezzati dei fedeli e dei valori cristiani, conferirà all’islam un potere egemonico mondiale
– dunque ci troviamo costretti dall’emergenza: a usare la forza, a arginare quest’ondata migratoria e a limitare i diritti di cittadinanza.
Signori,
dalla catechesi Cristiana riceviamo questa Verita’: “nel mondo, ma non del mondo”.
Che aiuto e’ perdere tempo con opinioni di altre religioni di cui non siamo ne esperti, ne e’ nostro compito e abbiamo nella Chiesa chi da secoli si prodiga per una evangelizzazione secondo Parola, Tredizione e Magisterio della Chiesa perche’ la Buona Novella arrivi fino ai confini della Terra.
Vale molto di piu’ pregare per i fratelli che occuparci di altri aspetti umani e sociopolitici di chi e’ di differente credo.
” Se avrete Fede sposterete le montagne”.
Satana ci lavora giorno e notte per distrarci dalla Santita’.
Cordiali saluti, Paul
So di arrivare con molto – forse troppo – ritardo. ma ho ripensato ad un articolo scritto tempo fa che vorrei ora riportare qui di seguito. Non credo che sostanzialmente sia in cotraddizione con quanto scrive San Pio X, ma certamente la sua prospettiva è molto diversa. Ecco, dunque, il testo – per chi ha voglia di leggerlo:
Liceali a Farfa
Il trionfo del dialogo : il seminario del 2009 a Farfa per giovani liceali
Pubblicato su Il legno storto il 12 settembre 2009
Già da circa una settimana le allegre voci di una trentina di giovani liceali di ambo i sessi hanno cessato di risuonare per i chiostri dell’Abbazia di Farfa. E’ questa la terza volta che, poco prima della riapertura delle scuole, invitiamo un gruppo di giovani motivati a trascorrere qualche giorno presso la nostra Abbazia per una riflessione comune rivolta a “comprendere il proprio tempo”. L’iniziativa, nata timidamente e quasi per caso, anche se preparata da lunghi anni di studio, sembra ormai assai bene avviata. La prima idea nacque dalle conversazioni intrattenute con una poetessa di spirito molto indipendente e di singolare ingegno – la quale però doveva poi allontanarsi -, con un fratello già extraparlamentare di sinistra, con un’educatrice di grande valore, anche lei legata alla sinistra e alle famiglie Ingrao e Lombardo Radice, e con altre persone di varia estrazione. Tutti però eravamo animati da una stesso appassionato desiderio di penetrare i misteri del nostro problematico tempo e di risvegliare nella gioventù il senso critico e la libertà di spirito necessari per non soccombere alle insidie di cui esso è tanto prolifico e per trarre frutto dalle opportunità di cui, bisogna pur riconoscerlo, non è certamente avaro.
Data la composizione piuttosto eterogenea dello staff organizzativo, è evidente che l’iniziativa fin dall’inizio non è stata confessionale, sebbene un approfondimento dei problemi più drammatici della vita non possa non portare la riflessione anche su tematiche religiose – e d’altra parte la cornice monastica in cui si svolge il seminario favorisce questa spontanea apertura.
Il tema specifico di quest’anno ha un’origine remota. Nel lontano 1972 mi trovavo per il noviziato benedettino presso il monastero S. Giacomo Maggiore di Pontida, reduce di un impegnativo esame di inglese per il quale avevo studiato con passione uno straordinario testo di John Ruskin. Durante l’anno morì un parrocchiano di Pontida e lasciò tutti i suoi libri al monastero. Noi novizi fummo incaricati di metterli in ordine. Eseguendo il lavoro, mi venne tra le mani un volumetto dal titolo “Più gioia”, traduzione italiana (Roma, 1911) di un testo tedesco – “Mehr Freude” (1909) – opera del vescovo di Rottenburg Paul Wilhelm von Keppler. Sfogliandolo vi trovai con sorpresa molte citazioni di Ruskin. Un vescovo cattolico che cita un autore protestante, per di più indipendente e così originale e provocatorio! Appena ne ebbi il tempo divorai il volumetto e ne rimasi a dir poco entusiasta: che fotografia eccezionale della nostra società – sì, della nostra, anche se il volume risale a tanti decenni fa! Ma la cosa più interessante era che il Keppler si richiamava specialmente a due autori non cattolici – ma certamente più di tanti cattolici ispirati a leggere profeticamente l’anima del nostro tempo -: Ruskin, appunto, e un certo Friedrich Wilhelm Förster, il cui nome non mi era affatto nuovo, come spiegherò meglio tra poco.
Da allora questo volumetto è stato mio assiduo compagno e, tra l’altro, insieme ad altre favorevoli circostanze, mi ha guidato ad una conoscenza approfondita del Förster. Nel 1981 riuscii a farne ristampare mille copie, che con gli anni si esaurirono quasi completamente. Più tardi ne feci fare una registrazione su cassette molto ben riuscita – trasferita ora su CD. Ora, avvicinandosi il centesimo anniversario della sua pubblicazione, mi venne l’ispirazione di proporlo come testo base per il seminario del 2009. L’idea fu accettata anche dai “laici”, dati gli argomenti di universale interesse umano trattati dall’autore: l’allontanamento dell’uomo moderno dalla natura, il degrado degli ambienti urbani e dei divertimenti di massa, la diffusione dell’alcoolismo, lo stravolgimento del senso estetico etc. Ci si è così impegnati in una lunga e faticosa opera di preparazione e nel periodo dalla sera del 31 agosto al 4 settembre si è finalmente giunti alla realizzazione dell’evento.
Il seminario ha avuto momenti di grande coinvolgimento per gli organizzatori e per i ragazzi. Era prevista naturalmente una mattina dedicata a Ruskin – autore oggi fortemente rivalutato e che attirava l’appassionato interesse di religiosi e di laici -, ma purtroppo il Prof. Leoni di Bologna – laico – che era stato invitato, all’ultimo momento ha dovuto disdire per motivi molto seri. Se ne riparlerà l’anno prossimo. La lacuna è stata molto bene colmata dall’amico Giancarlo, che ha entusiasmato i ragazzi con le sue magnifiche diapositive sulle bellezze naturalistiche della provincia di Rieti, “che i vostri professori neanche conoscono”. I ragazzi infatti erano tutti provenienti da Rieti, dalla Sabina e dalla vicina zona tiberina e sono stati i grandi protagonisti: il seminario è riuscito bene in gran parte grazie al loro entusiasmo, alla loro intelligenza e preparazione e alla loro rettitudine di cuore. Cosa rara oggi, si dice, almeno nelle grandi metropoli. Ma ci conforta sperimentare che, se non altro nelle nostre province, le cose spesso sono migliori di quanto si creda. Una speranza per l’avvenire!
Tiziana – l’amica educatrice – ha avviato i giovani all’introspezione sul problema della gioia; Paolo – il fratello “di sinistra” (ma di sinistra “eretica”, dice lui) – ha proposto un più moderno e più “laico” approccio al tema del seminario, esponendo il pensiero provocatorio di Ivan Illich; la giovane Dottoressa Karin di Salisburgo ha illustrato la figura del Keppler e delle sue fonti coeve; l’amica storica dell’arte Elena ci ha accompagnati in una bella gita in un borgo medievale vicino; e la gita si è conclusa con una cena all’aperto nella casa di Paolo, ex-casa colonica nella campagna sabina, dove, quando si è fatto buio, il fisico Franco – altro ex-lotta continua – ha fatto una splendida lezione di astronomia a cielo aperto, e tra l’altro ha difeso con forti argomenti storici, assai meglio di tanti cattolici, il comportamento delle autorità ecclesiastiche nel caso Galilei!
Ma ci sono stati anche momenti di gioiosa ricreazione. La sera del 1 settembre si è riusciti – non dico come! – a realizzare un’operetta scritta da Don Massimo trent’anni fa, e da allora mai più eseguita, dal titolo “Violetta”, con il coinvolgimento di un coro professionale di Matelica (MC), di una graziosissima dodicenne di un paese vicino – nella parte appunto di Violetta – e con voci soliste della nostra zona. La cosa più esaltante però è stata la sera del giorno 2 settembre. L’amico Stefano – giovane sociologo (laico) di Milano, che fin dall’inizio partecipa ai nostri seminari – era venuto con la “compagna” e con due rampolli e aveva l’arduo compito di affrontare, da laico, una delle fonti principali del Keppler, il Förster, appunto, e in particolare il suo volume sull’etica e pedagogia sessuale. Immaginatevi! Per me era stata una vera scommessa: non temere di mettere in campo le ragioni più profonde del pensiero religioso su un terreno così infuocato. E naturalmente il fuoco non è mancato. Stefano è stato abbastanza moderato e ha anche saputo apprezzare alcune profonde prospettive del Förster, pur non entrando sempre in sintonia con lui. Tutt’altra è stata la reazione di Paolo , almeno all’inizio – “io è meglio che non parlo!” Piano piano però le angolosità si sono smussate ed è sembrato di intravedere una vicinanza di posizioni maggiore di quanto non si credesse. Ad ogni modo, dopo aver affrontato questo problema da diverse prospettive – “così io” diceva Stefano “non sono credente, come invece lo è la mia compagna” – “sapete, ragazzi” ho detto, “come finisce la giornata di oggi?” – infatti eravamo riusciti a tenere tutto nascosto, tranne a quei pochi ragazzi, presenti già l’anno passato, che erano stati incaricati di allestire la faccenda – “Con un matrimonio! Tra poco Stefano ed Eva si sposeranno qui nella chiesa di Farfa, e così Eva non sarà più la sua compagna, ma sarà sua moglie!” Applauso incontenibile!
Un’oretta dopo benedicevo il matrimonio nella chiesa di Farfa: due ragazzi e due docenti facevano da testimoni, un ragazzo suonava il violino, una ragazza all’ultimo momento esibiva la sua bella voce con il canto dell’ “Ave maris stella”. Nell’omelia dicevo che, credenti o non credenti, tutti cercavamo un senso più altro della vita di quello offerto dal “mercato globale”, e per me non c’erano dubbi che dall’amore vero, fonte delle vera gioia, prima o poi bisogna giungere alla fonte dell’amore, che a mio avviso non può essere impersonale. Infine raccontavo della mia vecchia zia Lidia, figlia di un focoso socialista anticlericale, che, ormai adulta e sposata, si era convertita ed era divenuta intima di Pio XII, al quale confidava che il padre, ardente laicista, se trovava un povero per la strada, si toglieva anche gli abiti di dosso per assisterlo. E il papa: “Non temere: ubi caritas, ibi Deus!”
Seguiva un rinfresco organizzato sempre dai ragazzi e tutto finiva tra canti e balli folkloristici – i ragazzi stessi avevano invitato un gruppo popolare della zona già presente l’anno passato.
L’ultimo giorno l’amico Salvatore – finalmente un cattolico! – faceva un resoconto conclusivo così splendido che all’unanimità gli è stato chiesto il testo dell’intervento.
Un’ultima osservazione ho voluto fare – che poi ho riferito anche a Paolo (non era presente in quel momento): “ma certamente sono problemi che vanno approfonditi” mi ha risposto -: mi sono ricordato che zia Lidia aveva una sorella, Clelia (erano di Montepulciano), che rimase per tutta la vita fedele all’insegnamento laico del padre. Ora il mio primo incontro con il Förster non fu la lettura di “Più gioia”, come ho accennato, ma fu, molti anni prima, il ritrovamento nella biblioteca paterna del suo volume “Alle soglie della maggiore età”, nell’edizione italiana del 1914. Allora non me ne ero molto interessato, ma naturalmente più tardi vi ritornai. E che cosa vi trovai scritto a penna sulla guardia? “Un libro buono. Ti ricordi la breve sosta poliziana nel maggio 1919. Clelia.” Dunque la laica Clelia non aveva trovato di meglio per il suo nipotino undicenne che un libro del Förster, aprendo così la strada di misteriosi destini! Segno che l’autore sapeva parlare per tutti il linguaggio eterno dell’anima.
Sarebbe bello se i discendenti ideali di Clelia mostrassero altrettanta disponibilità ad ascoltare lo straordinario messaggio del Förster, quale appare in alcune sue pagine che ancora attendono il loro momento storico.
Ma non possiamo divagare troppo e rimandiamo questo argomento ad un’altra volta.
“Hai abusato del termine ridicolo nel primo tuo capoverso: riesci a limitarti ad esprimere opinioni contrarie senza (s)qualificare quelle altrui? (non che non possa farlo anch’io in risposta, metto un ridicolo qui, uno scempiaggine là e il gioco è fatto, ma non lo trovo corretto) Convieni?”
Convengo che mi scuso per aver scritto un italiano maldestro con una ridondanza. Ribadisco invece il concetto del “ridicolo”. Inoltre, se è vero che in questa discussione ci sono _anche_ opinioni, non è vero che si tratta solo di opinioni. Ci sono in ballo verità di fede e poi una serie di fatti che rendono alcune opinioni in contrasto con la realtà.
“osservo solo che ve ne sono un miliardino abbondante che (forse non osservanti per carità) si fanno i fatti loro in santa pace.”
Il che è sostanzialmente falso, ed è già stato scritto. Buona parte di questo miliardino di persone vive in paesi dove la legge civile è la Sharia: ai non musulmani è impedito di vivere pienamente la propria fede in vari modi, che vanno dai semplici soprusi alla pena di morte per blasfemia, come in Pakistan. Questi sono “i fatti loro in santa pace”. Per me vale quanto ha scritto Ola:
“Come si evince dal link di Vale sopra non e’disonorevole per un musulmano vivere in pace con gli infedeli nel caso non ci sia nessuna possibilita’di vincere una guerra.”
“affermare con certezza che la Chiesa ha la verità e l’islam no”. (*) E dove ti porta questa affermazione?
Mi porta ad essere cattolico e a dare testiomonianza alla Verità e a non ridurre il cattolicesimo ad “opinioni”. Mi porta a ricordare che Cristo scrisse “attirerò tutti a me” e che quindi la Chiesa, invece di perdersi in contorsionismi mentali come fa da qualche tempo a questa parte, dovrebbe essere missionaria come è stata per secoli, con missionari che non avevano dubbi su cosa è Vero e cosa non è vero, e che in virtù di quella fede convertivano interi continenti. Non a caso le contorsioni mentali non portano più conversioni.
Ritornando all’islam e alle tesi ridicole, è uscito un articolo che cade a fagiolo:
https://www.lifesitenews.com/opinion/is-islamophilia-binding-catholic-doctrine
In sintesi, uno scrittore cattolico, Robert Spencer, ha espresso forti critiche sull’islam ed è stato fortemente ripreso da un teologo, Msgr. Stuart Swetland; il quale l’ha accusato che la sua critica dell’islam avrebbe anche i caratteri della ribellione contro il Magistero cattolico, in virtù di quanto è scritto nella Nostra Aetate, che ricadrebbe addirittura nell’infallibilità magisteriale. Cioè, secondo questo teologo, un cattolico sarebbe moralmente tenuto a credere che l’Islam è una religione di pace.
Robert Spencer’s positions seem to be at odds with the magisterial teachings on what authentic Islam is and what Catholics are called to do about it (accept immigrants, avoid hateful generalizations, show esteem and respect, etc.). At least in the area of morals, Robert seems to be a dissenter from the papal magisterium.
Ora, qualche settimana fa qui si era brevemente discusso su cosa sia la Nostra Aetate. L’autore dell’articolo collegato, Dr. Edward Feser, scrive un paio di concetti in modo più serio e autorevole. Uno è roba semplice: che la Chiesa è infallibile in campo di fede e di morale. La _nostra_ fede e morale, non quella delle altre religioni. L’autore la mette giù ironicamente:
But the deeper problem is that Swetland’s suggestion that there is or could be such a thing as “magisterial teaching on what authentic Islam is” is, not to put too fine a point on it, as preposterous as the suggestion that there is or could be magisterial teaching on what authentic jazz is, or magisterial teaching on what the authentic interpretation of Heidegger is.
Questo articolo, sullo stesso argomento, fornisce alcune considerazioni complementari sulla criticità della Nostra Aetate:
http://www.crisismagazine.com/2016/must-catholics-believe-islam-peaceful
Per esempio, l’osservazione che il documento conciliare ha una visione parziale e all’acqua di rose delle altre religioni è stata confermata da Papa Benedetto XVI:
“It speaks of religion solely in a positive way,” he said, “and it disregards the sick and distorted forms of religion.” Sick and distorted? Benedict doesn’t speak explicitly of Islam, but exactly what other religion so readily lends itself to sick and distorted interpretations? The trouble with Nostra Aetate is that it leaves us with a very incomplete picture of Islam. The picture has enough holes to drive a fleet of suicide truck bombs through it.
Io a questo punto ribadisco: ridicolo, ridicolo, ridicolo (questa volta la ridondanza è voluta per scopi retorici). Perché qui si sono scardinate le verità di fede, si sono ridotte a “opinioni”, e il prossimo passo, già inizato, è sostenere invece anti-dogmi.
PS Il teologo Swetland dovrebbe stare un po’ più attento alle notizie che arrivano da Roma.
https://www.lifesitenews.com/news/sspx-could-be-reconciled-with-rome-without-accepting-all-of-vatican-ii
La commissione che lavora per la riconciliazione con la FSSPX, per parola del suo responsabile, mons. Pozzo, ha detto che la Fraternità potrebbe essere riammessa senza rinunciare alle sue note e sostanziali critiche su alcuni documenti conciliari:
One particular Council document with which the SSPX takes issue is Nostra Aetate (“In Our Time”), a declaration on the Church’s relationship with other religions. Some interpret it as inconsistent with or at the very least muddying the Catholic Church’s teaching that it alone is the one true religion.
Pozzo said Nostra Aetate is not dogmatic and therefore no Catholic is bound to accept it as such.
“Nostra Aetate does not have any dogmatic authority, and thus one cannot demand from anyone to recognize this declaration as being dogmatic,” Pozzo said. “This declaration can only be understood in the light of tradition and of the continuous Magisterium. For example, there exists today, unfortunately, the view — contrary to the Catholic Faith — that there is a salvific path independent of Christ and His Church. That has also been officially confirmed last of all by the Congregation for the Faith itself in its declaration, Dominus Iesus. Therefore, any interpretation of Nostra Aetate which goes into this [erroneous] direction is fully unfounded and has to be rejected.”
Ecco un bell’esempio di Chiesa che si contraddice: il risultato di ridurre tutto ad “opinioni”. C’è da vedere poi come proseguirà questa storia, perché la FSSPX rigetta altri documenti ben più “pesanti” della Nostra Aetate, per esempio la “Dignitatis Humanae”. Siamo sulla strada che porta dritta dritta ad un post-concilio che contraddice il Concilio. Oppure al totale relativismo, per cui se sei membro della FSPPX reintegrata puoi rigettare certi documenti, se non lo sei no. D’altronde, se la comunione ai risposati può essere negata in Polonia e accettata in Germania… perché ostinarsi a dare tutta questa importanza alla geografia?
@fabriziogiudici
Hai scritto molto e devo leggerlo bene prima di rispondere.
Per ora mi limito a ripetere che qualificare come ridicola un’opinione diversa dalla tua è scorretto.
Anche se la argomenti.
Anche se hai ragione sul tema.
Limitati cortesemente a dire che è sbagliata.
Grazie
Quanto a Nostra Aetate (documento del Concilio Vaticano II) e il Magistero cattolico, è opportuno tenere sempre presente che, per dissipare dubbi che sorgessero sui contenuti di un documento conciliare (che cosa dice esattamente? che cosa mi vincola a credere in quanto cattolico?), è necessario consultare gli interventi magisteriali successivi che si occupano esplicitamente del documento in questione o comunque della medesima materia, memori del fatto che non l’indagine teologica (pur doverosa e utile), ma solo il Magistero autentico può pronunciare una parola vincolante sull’interpretazione autentica di documenti magisteriali.
Nel caso della Nostra Aetatae, è evidente che il documento conciliare richiama una serie di elementi positivi (per così dire) dell’Islam, non occupandosi prevalentemente di quelli negativi (per così dire):
“La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce.
Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno.”
Certo, l’esplicitazione del fatto che l’Islam “non riconosca Gesù come Dio”, anche se rapsodica, è pesante, giacché non è chi non veda che per il cattolico la divinità di Gesù è articolo di fede primeggiante e fondante, sicché chi lo nega si pone a grande distanza dalla verità. Tuttavia, è difficile negare che, letto isolatamente e non in intimo raccordo con l’interezza del Magistero, quel passaggio della Nostra Aetate possa risultare eccessivamente indulgente rispetto al valore veritativo dell’Islam.
Come intendere Nostra Aetate e cosa di quel documento vada considerato vincolante per il cattolico lo si capisce pertanto alla luce di tutto il Magistero, e segnatamente alla luce dei pronunciamenti magisteriali successivi alla Nostra Aetate. Soprattutto alla luce della Dichiarazione “Dominus Iesus” della Congregazione per la dottrina della Fede dell’anno 2000, la quale è preziosa perché programmaticamente mira – cfr. n. 3 – a fare chiarezza richiamando gli insegnamenti del Magistero al riguardo e riprovando ipotesi teologiche incompatibili con la dottrina cattolica: “riesporre la dottrina della fede cattolica al riguardo, indicando nello stesso tempo alcuni problemi fondamentali che rimangono aperti a ulteriori approfondimenti, e confutare determinate posizioni erronee o ambigue. Per questo la Dichiarazione riprende la dottrina insegnata in precedenti documenti del Magistero, con l’intento di ribadire le verità, che fanno parte del patrimonio di fede della Chiesa.”
Come scrivevo sopra:
https://costanzamiriano.com/2016/08/21/il-regno-della-giustizia-e-dellamore-una-pericolosa-chimera/#comment-116434
se si legge la Dominus Iesus si capisce distintamente che il cattolico è tenuto a confessare che la Chiesa cattolica è la sola custode e amministratrice della pienezza della Rivelazione, sicché nella altre religioni si potranno al più rinvenire elementi di verità (i quali, in quanto elementi di verità, sono frutto della multiforme e incessante operosità dello Spirito Santo, che è Spirito dell’unica verità; e, in quanto elementi di verità, vanno riconosciuti e stimati sinceramente – come frutti dell’alacre iniziativa pneumatica – da chi ama la verità), in mezzo purtroppo alla gran massa della falsità derivante dal non credere all’essenziale, al Fondamento vero di ogni cosa nei cieli e sulla terra, al Salvatore unico e indispensabile di ogni uomo, all’unico vero Dio e alla sua unica Chiesa
“Certamente, le varie tradizioni religiose contengono e offrono elementi di religiosità, che procedono da Dio, e che fanno parte di «quanto opera lo Spirito nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e nelle religioni»…
Con la venuta di Gesù Cristo salvatore, Dio ha voluto che la Chiesa da Lui fondata fosse lo strumento per la salvezza di tutta l’umanità (cf. At 17,30-31).
Questa verità di fede niente toglie al fatto che la Chiesa consideri le religioni del mondo con sincero rispetto, ma nel contempo esclude radicalmente quella mentalità indifferentista « improntata a un relativismo religioso che porta a ritenere che “una religione vale l’altra” ». Se è vero che i seguaci delle altre religioni possono ricevere la grazia divina, è pure certo che oggettivamente si trovano in una situazione gravemente deficitaria se paragonata a quella di coloro che, nella Chiesa, hanno la pienezza dei mezzi salvifici.” (Dominus Iesus, nn. 21-22)
Insomma, anche solo leggendo questi passaggi della Dominus Iesus si capisce che il Magistero della Chiesa non autorizza una visione idilliaca, oleografica e idealizzata dell’Islam, giacché c’è scritto a chiare lettere che “i seguaci delle altre religioni”, ossia anche gli islamici, “si trovano in una situazione GRAVEMENTE DEFICITARIA se paragonata a quella di coloro che, nella Chiesa, hanno la pienezza dei mezzi salvifici”.
Per cui, sarebbe infondato accusare di contrapporsi al Magistero chi – come il sottoscritto – faccia notare che l’impegno per soggiogare l’infedele non è un’aggiunta spuria ed esogena, ma si ritrova nelle fonti statutarie e autoritative della religione islamica.
Quando mai il Magistero autentico della Chiesa ha negato che il buon cattolico possa lecitamente pensare questo dell’Islam?