La corale amorale

 Alberto_Sordi_50

di Emanuele Fant 

Se l’armonia delle sfere celesti avrà qualcosa a che fare con una canzone di Radio Maria, io dovrò eternamente protestare.

Quando vado in auto da solo, accontento la mia anima connettendomi alle frequenze religiose. Assaporo catechesi, soluzioni alle domande, ritratti di santi sconosciuti. Ma poi arriva il brano musicale.

Prima gli arzigogoli della vocalist che ha dovuto rinunciare al suo sogno di cantante secondo i giudici di X-Factor (ma non secondo padre Livio); poi il pianobarista che ha compresso un’orchestra nella tastiera, e si sente; poi il cugino convertito di Raul Casadei stufo della promiscuità delle balere. “Adesso basta!”

Per un po’ ho creduto che cambiare stazione fosse peccato, e annuivo a ritmo, soffocando il dispiacere. Dopo un esame di coscienza, ho concluso che mortificare i propri gusti non rende per forza migliori, in questo caso innervosisce.

Non è vero che tutto quello che contiene nei testi i nomi splendenti della Madre celeste, o del Padre creatore, è necessariamente da accettare come ben fatto e interessante. Semmai l’onore di trattare alcuni temi illustri, dovrebbe far tremare di responsabilità i musicisti che hanno scelto per sé una scalata ben più impegnativa di quella della classifica di Tv Sorrisi e Canzoni.

Un giorno mi deciderò a chiamare il centralino del Vaticano, facendomi passare il cardinale responsabile della playlist della Chiesa.

” Eminenza, mi dia retta. Ho già in mente i primi passi della riforma che, con il suo aiuto, andrò ad attuare: workshop per le chitarriste della domenica mattina col fine di padroneggiare almeno quattro pennate diverse, acquisto dei diritti Siae della rima “cuore-amore” e vincolo d’uso esclusivo a Paola e Chiara, obbligo di inserire nell’assemblea liturgica cinque cantanti d’opera ogni due vecchine.

Che cosa? Non crede che la nostra colonna sonora abbia dei problemi?

Esca in strada,  eminenza. Provi a chiedere alla gente quali sono i musicisti che si interessano di temi cristiani: padre Cionfoli, i Genrosso e Fratello Metallo, per gli alternativi. Lo stesso esperimento, in qualunque altro secolo, avrebbe prodotto nomi come Bach, Pergolesi, Chopin. E allora, cosa è successo tra la Chiesa e il pentagramma, a che punto della storia hanno avviato le pratiche per la separazione?

Le dico il mio parere: io credo che il problema più grosso stia nel malinteso secondo cui un convertito è un soggetto privo di domande. Così, quando si prova a produrre arte che abbia a che fare con la fede, si escludono a priori i dubbi, le sofferenze, le lacerazioni (tutto ciò che ci rende umani) e si finisce per confezionare prodotti stucchevoli, che non emozionano perché non sono veri, e che hanno l’unico fine di lanciare slogan positivi e ribadire che “con Gesù si sta bene”. Ma il genio non si esprime nella quiete, bensì nella tensione. E noi dovremmo sentirci tutt’altro che esclusi: quale essere sente più nostalgia di chi crede?

Personalmente, ho trovato un rimedio alla non-corrispondenza tra il repertorio liturgico contemporaneo e gli mp3 nel mio lettore. Se è vero (ed è vero, perché l’ha detto un Santo Padre) che “ogni forma autentica d’arte è, a suo modo, una via d’accesso alla realtà più profonda dell’uomo e del mondo“, allora noi possiamo serenamente riconvertire tutto quello che ci sembra di valore a musica sacra. Per quanto mi riguarda, tra le volte delle cattedrali può benissimo risuonareLa morte non esiste più dei Baustelle,The last beat of my heart di Siouxie and the Banshees, o l’inno di lode Ti ringrazio, dei sempre sottovalutati Wolfango. Lei conosce i Wolfango?

Spingendosi ancora più in là nel rinnovamento del repertorio, potremmo pure avvalerci della confusa visione mistica del maestro Battiato, che ha prodotto parecchi versi di grande acume spirituale; poi c’è Tricarico, che ha portato a Sanremo delle vere e proprie preghiere; per non parlare dell’esteso repertorio di Vasco, di cui il mio amico Fabio potrebbe fornirle una credibile interpretazione complessiva alla luce della fede.

Mi segue,  eminenza? Eminenza?”

“Mi scusi,  eminenza, ho capito. Devo sgomberare la canonica dalla –corale amorale-. Guardi, ci metto un attimo perché si trattava soltanto di una supposizione. Ho letto nel libro dei salmi che bisogna cantare un canto nuovo al Signore, e l’ho preso come un invito. Ma adesso sto zitto. Adesso, sto un pochino in silenzio. La ringrazio del tempo che mi ha dedicato, spero di rivederla. Mi porto via le mie canzoni”.

 

114 pensieri su “La corale amorale

    1. perfectioconversationis

      Elisabetta: il brano che hai postato può piacere o non piacere (a me non piace) ma in NESSUN caso può essere considerato musica liturgica.

  1. perfectioconversationis

    “Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia” (J. Ratzinger, La mia vita, p. 112).

    “Una Chiesa che si riduca solo a fare della musica «corrente» cade nell’inetto e diviene essa stessa inetta. La Chiesa ha il dovere di essere anche «città della gloria», luogo dove sono raccolte e portate all’orecchio di Dio le voci più profonde dell’umanità. La Chiesa non può appagarsi del solo ordinario, del solo usuale: deve ridestare la voce del Cosmo, glorificando il Creatore e svelando al Cosmo stesso la sua magnificenza, rendendolo bello, abitabile, umano” (J. Ratzinger, Rapporto sulla fede).

    Che dolore, la musica di radio Maria! Ma anche le chitarre in chiesa, per non parlare della musica “dei giovani”, delle messe beat, o rock o pop, sempre in ritardo di almeno vent’anni sulle ultime mode musicali. Pure Baustelle e Siouxie forse farebbero meglio a rimanere nell’MP3, senza tentare di appropriarsi della liturgia. Ci sono i Giovanni Lindo Ferretti o gli Arvo Part, certo. Ma bisogna distinguere con chiarezza tra musica di intrattenimento e musica liturgica. La prima ovviamente può essere fatta anche dai cristiani, ma non è essenziale, anzi: se penso a certi tentativi di rock cristiano mi viene una tristezza senza limiti. Poi c’è la musica liturgica, musica che dovrebbe nascere ed esistere con lo scopo principale di celebrare il sacrificio perfetto, a un’azione che unisce Terra e Paradiso. La Chiesa dà disposizioni ben precise in materia, anche se forse si tratta dei più disattesi tra i documenti magisteriali.
    Costituzione conciliare sulla liturgia Sacrosanctum Concilium: 116. “La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell’azione liturgica”.
    O ancora: 120 “Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiun­gere una notevole grandiosa solennità alle cerimonie della Chiesa e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti.”

    Vi lascio infine un video, che mi fa piangere ogni volta che lo vedo: “Quando iniziava il Kyrie era come se si aprisse il Cielo”:

  2. Veronica

    Concordo in pieno con l’autore del post. La bruttezza dei canti in chiesa, ma soprattutto la sciatteria, la sguaiatezza e l’approssimazione con cui venivano eseguiti (avete presenti le schitarrate stile “falò sulla spiaggia”?…) sono stati forse il motivo principale che, da ragazzina, mi fece allontanare dalla Chiesa, e non scherzo. “Ma insomma” pensavo “se in quell’urna c’è il Santissimo, e siamo qui a fare una cosa seria, ci vorrebbe un po’ di rispetto. Se questa gente non ha rispetto forse vuol dire che sono tutte fandonie!”. Questo per dire che antropologicamente parlando viene prima l’estetica dell’etica, e la forma la dice lunga sulla sostanza.

    1. @Veronica perdonami, mi domando che avresti detto quel giorno, difronte a quell’Uomo, appeso a quella Croce…?
      Mi sa che di “forma” e di “estetica” ne fosse rimasta poca… che potremmo dire allora della “sostanza”?

        1. Certo oggi possiamo dirlo, ma solo perché andiamo al di là della visone di quel corpo martoriato e umanamente “inguardabile” (o forse entriamo nella profondità di quella visione…)

            1. Lalla quello che intendevo dire provocatoriamente (ma credo che tu abbia compreso), è che mi fanno venire sempre i capelli dritti coloro che si allontanano dalla Chiesa o dalla propria fede perché “quella cosa lì proprio non mi è piaciuta…” (e non parlo dello scandalo dei piccoli…). Mi verrebbe da dire fede in cosa?

              Come se uno si allontanasse dalle Celebrazioni perché il Celebrante si mette sempre… le dita nel naso! Oddio, questa preferirei proprio non vederla 😐 ;-)… ma piuttosto vado e glielo dico! O, comprensibilmente se non reggo, evito le Celebrazioni da lui presiedute…

  3. Genio!
    Che godimento questo pezzo! E quale profonda assoluta condivisione.
    Ti invito però a questo punto ad ascoltare la produzione musicale del RnS. Moltissimi brani emozionano e fanno vibrare davvero l’anima.
    Sarò onorata e felice di fartene dono. Puoi darmi id in privato?
    Marcella

  4. 61Angeloextralarge

    Concordo sulla musica di Radio Maria. A volte si sentono cose che fanno cadere le braccia. Però quella non è e non può essere musica liturgica. A parte che l’uso dei canti durante la Messa dovrebbe essere molto diverso da quello che ne facciamo oggi. Non ho nulla contro le chitarre né contro i canti dei giovani: ci sono brani molto belli, se suonati e cantati bene ma soprattutto con amore e fede.
    Per quel che so, in Italia non esiste una vera e propria norma per i canti liturgici. E’ un “fai da te” e questo si vede, anzi si sente. In alcune altre nazioni qualcosa in più si è fatto.

    1. perfectioconversationis

      Non è che non esista la norma, la norma è completamente calpestata, che è altra cosa. Nel documento Musicam Sacram http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_instr_19670305_musicam-sacram_it.html si invita a evitare gli strumenti musicali prevalentemente legati alla musica profana (chitarre e batterie, ad esempio). A Messa non si va per avere una versione scialba del Festival di San Remo e neppure di qualche festival rock: si va per avere un anticipo di Paradiso. La musica e, nella stessa misura, il trascuratissimo SILENZIO devono tendere a questo fine. Non a piacere, non a emozionare, non ad attirare. Il gregoriano è il canto proprio della liturgia latina appunto in virtù dell’essere connaturato al rito, dell’essere nato ed essersi sviluppato in funzione della liturgia, dell’essere una musica non bassamente emotiva, ma composta e trascendente anche quando esprime moti del cuore umano (così come i Salmi non sono poesiole sui fiori e l’amore, pur toccando il fondo del cuore umano).

      1. 61Angeloextralarge

        Daniela: concordo con te. Nella fretta ho scritto “non esiste una vera e propria norma”. In realtà pensavo che non c’è, come in alcune nazioni, un elenco preciso di cosa si possa o meno cantare durante la Messa. Per lo meno ho quasta informazione. Se c’è chi mi corregge, sono contenta perché vuol dire che qualcosina in più si fa.
        Poi, che non si rispettino le norme, questo è grave, come è grave non rispettare le altre norme liturgiche. troppo “butta su” anche da parte di alcuni sacerdoti, purtroppo.
        Appartenendo al Rinnovamento Carismatico, partecipo a Convegni nei quali la chitarra e la batteria, oltre ai bonghi ed altro, stanno all’interno della Messa come altre gestualità tipiche della realtà.
        Ogni spiritualità ha la sua caratteristica e, solo se la Messa non è quella d’orario, quella caratteristica è bene che venga fuori… Come potrebbe essere diversamente? Il contesto è diverso.
        Le Messe africane sono una cosa che farebbero storcere il naso a tanti, ma in Africa è così. Viste le immagini del funerale di Mandela? Balli e canti con chitarre e quanto altro di tipico locale.
        Anche le Messe Rock, che di Rock spesso hanno solo il nome perché, per lo meno quelle alle quali ho avuto il piacere di partecipare, sono celebrate “a parte”, cioé non in orario parrocchiale.
        Difendo queste Messe perché. proprio avendoci partecipato, ho potuto “toccare con mano” la profonda spiritualità di chi era presente. Potrei dire che a prima vista siano partecipate molto di più di alcune d’orario in varie parrocchie che conosco.
        Non dobbiamo trasformare la Messa a seconda del “mi piace, mi emoziona, mi trasmette gioia, etc.”… è ovvio. Ma non possiamo nemmeno buttare via chi, come tantissimi giovani, si avvicina in queste modalità alla Santa Eucarestia. Ho visto molti frutti… 😉

  5. Nicola

    Non credo che Emanuele volesse dire che dobbiamo iniziare ad ascoltare i Bon Jovi in chiesa (così en passant però butto lì un loro verso… : “When you wanna give up, and your heart’s about to break Remember that you’re perfect, God makes no mistakes”, dalla canzone Welcome to Wherever You Are), ma che tanta musica non religiosa ci muove il cuore più di quella che normalmente noi credenti utilizziamo nelle nostre occasioni liturgiche e non. Perchè, come dice bene l’autore, quella musica parla (magari male, magari dicendo qualche grossa castroneria) delle ricerca della felicità e di ciò che ci rende umani. Io questo, essendo musicista ed ex metallaro (ma pure non ex, va…) lo sperimento spesso, e proprio in questi giorni ho inziato ad ascoltare le ottime trasmissioni dottrinali di Radio Maria, subendo al tempo stesso l’assalto della sigletta liscio-mistica che intervalla le trasmissioni, che è francamente ed oggettivamente orribile. Il che diventa un problema anche pratico, perché nel momento in cui volessi proporne l’ascolto a chi magari non è un frequentatore di chiese, beh… a meno che non si tratti di una vecchietta di 80 anni (ma quelle di solito le producono già convertite… 😉 ), una roba del genere spiace dirlo, ma allontana molti. Ci sono anche tanti semplici, che magari apprezzano, ma in un epoca di sfascio e di orgoglio intellettuale mi sa che non sono loro l’emergenza. Più in generale il problema è culturale in senso lato. Essendo appassionato di film mi chiedo perché non possa esserci un regista cristiano che esprima la potenza narrativa e l’asciuttezza di un Michael Mann o la finezza e il gusto di un Sorrentino, e dobbiamo invece sorbirci le penose fiction RAI sui santi con personaggi perennemente imbambolati e tremolanti a rimirare un infinito che, diciamocelo, non esiste (quello che rimirano loro, sia chiaro, non l’Infinito vero!!!). Ci vuole una nuova arte cristiana. Roba seria, forte, vorrei dire virile (e visto chi ci ospita, non temo di dirlo), e credo che vada anche un po’ chiesta, pretesa, per cui evviva l’articolo di Emanuele, e magari quella telefonata al cardinale facciamola sul serio, prima o poi.

    1. Mariasole

      “Ci vuole una nuova arte cristiana. Roba seria, forte, vorrei dire virile (e visto chi ci ospita, non temo di dirlo), e credo che vada anche un po’ chiesta, pretesa, per cui evviva l’articolo di Emanuele, e magari quella telefonata al cardinale facciamola sul serio, prima o poi.”
      Condivido 🙂
      Il fatto è che da decenni si è consumato il divorzio tra arte e fede, le accademie sono luoghi anticlericali per definizione, anzi di solito esci dai licei artistici già impostato così, con la separazione tra arte e verità.. a proposito segnalo un interessante articolo: http://www.tempi.it/blog/la-merda-d-artista-spiegata-ai-miei-alunni-come-si-puo-diventare-adulti-senza-credere-che-esista-la-verita#.UqjxTPTuKHM 😉

  6. perfectioconversationis

    Ecco un compositore contemporaneo che può anche non piacere, ma che fa vera musica sacra: Arvo Part. Il punto è che ve lo vedete voi nelle nostre liturgie parrocchiali? Immaginate il livello richiesto ai musicisti? Immaginate i delusi perché non possono più fare l’Alleluia delle lampadine o Rosanna, eh?

    1. Daniele

      Dai, mi sembra evidente che il 99% delle parrocchie non dispone di persone in grado di eseguire queste composizioni, e già è abbastanza difficile trovare qualcuno in grado di suonare la chitarra o cantare brani semplici in maniera decente :S
      Per il resto (premesso che studio seriamente la chitarra ormai da anni, e quindi quando sento parlarne in questa maniera mi arrabbio un po’… tanto che ciò ha provocato il mio primo intervento nel blog!) ho visto Dio passare e toccare i cuori di tanti giovani, me compreso, attraverso le parole e la musica di canti ‘moderni’ (per esempio quelli del RnS), spesso suonati anche con batteria e chitarra elettrica (non a Messa eh).
      Perdonami la provocazione, ma dubito che il Signore si faccia poi tutte queste ‘paranoie’ sul canto gregoriano… neanche a me piacciono le liturgie scialbe, ma non è detto che non si possa sentire ‘profumo di Paradiso’ anche utilizzando strumenti e composizioni meno tradizionali, soprattutto considerando che magari in questo momento si sta celebrando una Messa nelle Filippine, o in Congo, dove non credo ci siano molti esperti in canto gregoriano (e allora la loro celebrazione vale meno?); non credo neanche di fare un discorso sentimentalista se dico che, dato per scontato un po’ di buon gusto, conta il cuore, la disposizione dell’animo con cui si fanno le cose, più che i mezzi utlizzati… se un corista che esegue un canto gregoriano è solamente concentrato sull’intonazione, la tecnica, la postura… davvero sta lodando Dio ‘meglio’ degli altri solo perchè sta eseguendo uno specifico tipo di composizione con certe caratteristiche? La mia (piccola) esperienza mi dice di no 🙂

      Buon ascolto!

      1. perfectioconversationis

        @ Daniele: citi un equivoco ricorrente, quindi ti rispondo volentieri. Io non ho parlato dei MIEI gusti musicali, ma delle indicazioni che la Chiesa dà per la musica liturgica. Se in altri ambiti non liquidiamo le indicazioni magisteriali con un “ma va là, tutta roba vecchia, è tutto relativo”, non vedo perché dobbiamo farlo per quel che riguarda la liturgia (che poi DI FATTO vada proprio così, è il problema, non la soluzione). La prima cosa da fare, ripeto, è distinguere musica a carattere religioso (quella che tu giustamente dici di sentire, ma non a Messa) e musica liturgica. Volendo fare la pedante, potrei dirti che la musica liturgica si sviluppa in ambiente monastico, con vaghe reminiscenze della musica greco-latina e forti influssi ebraici, plasmata dal canto quotidiano dei Salmi (da cui, l’espressione salmodiare, appunto). Si tratta della liturgia che forgia la musica, non della musica che forgia la liturgia. Una volta tenuto fermo questo principio, allora è possibile pensare anche a musica liturgica contemporanea di grande valore. Non si tratta di dire che è meglio o più bravo chi prega, e canta, in un certo modo, ma di fare in modo che la musica sia un’esperienza di vera crescita spirituale, non solo di “aggregazione” o commozione. Visto che il terreno liturgico è il più dilaniato nella Chiesa contemporanea, questi semplici principi sembrano una censura o un atto di superbia. Sono invece delle indicazioni materne della Chiesa per celebrare degnamente il Mistero.

        1. Daniele

          Capisco… ma non vedo come si possa portare questo discorso nella concretezza delle nostre parrocchie, dove si fa già fatica a mettere in piedi un coro ”chitarre e voci” decente… per non parlare delle realtà della Chiesa, magari poverissime e con una cultura musicale totalmente diversa, fuori dal nostro particolare contesto ”italiano/europeo”; mi dici ”non sono i miei gusti, è il Magistero!”, ok, ma che facciamo allora? Non si canta più (o non si dice più Messa) fino a quando non si dispone di un organo (che costa molto) e un coro in cui tutti sanno leggere a prima vista uno spartito?

          Forse mi sbaglio, ma di fronte a tanti problemi molto più urgenti, quello dei ”cantacci” fatti con le ”chitarrette” mi sembra poca cosa (sicuramente non uno ‘scandalo’)… almeno, io ho assistito a celebrazioni bellissime, intense, gioiose, anche se accompagnate da modesti chitarristi e cantanti appena bravini 😉

          1. perfectioconversationis

            Intanto io sto parlando di Rito Romano, ci sono molti riti diversi nella Chiesa, ognuno con espressioni musicali proprie. Diciamo che questo discorso vale fatti salvi i problemi di inculturazione.
            Per quanto riguarda lo stato deplorevole delle nostre parrocchie, non credo che possano diventare tutte dotate di cori come quelli delle grandi scuole delle cattedrali del nord Europa, ma sono convinta che basterebbe un po’ di attenzione per fare meglio di ora. Ad esempio, in molte chiese gli organi ci sono, ma non vengono usati. Oppure, il coro c’è, ma si prepara l’Alleluia delle lampadine (è un mio chiodo fisso, lo so 😉 ), mentre potrebbe provare magari un Sanctus della Missa De Angelis: facile, bello, dopo un paio di esecuzioni lo cantano tutti.
            Ma la cosa più importante la dici alla fine “di fronte a tanti problemi molto più urgenti”… cosa c’è di più urgente del culto a Dio? Tutti gli altri problemi della nostra società, non potrebbero essere scaturiti proprio dal crollo di tale culto?
            Se la liturgia riprende il suo ruolo nella vita delle persone, questa vita non ne risulta trasfigurata?
            Ho citato sopra una frase di Joseph Ratzinger: “Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia” (La mia vita, p. 112). Secondo me il vero problema dell’ora presente è aver tolto Dio dal posto che Gli compete nei nostri cuori, nelle nostre vite e nelle nostre società, aver dimenticato cioè la regalità di Cristo: la liturgia è il luogo principe, anche se non il solo, in cui Dio viene rimesso al proprio posto, sul trono che Gli spetta. Non stiamo parlando dell’accessorio, ma dell’essenziale, come ha riconosciuto lo stesso Concilio Vaticano II, volendo aprire i propri lavori con il documento dedicato alla liturgia, Sacrosanctum Concilium. Solitamente si dice che la liturgia è culmine e fonte della vita della Chiesa: senza nessuna fonte e senza culmine, cosa resta di questa vita? La Chiesa nasce dall’Eucarestia, non dimentichiamolo.

            1. Quoto e straquoto sull’Alleluia delle Lampadine… Una delle ricorrenze più dolorose e imbarazzanti della mia lunga carriera di capo scout… 😉

                  1. Nicola

                    Eccappunto, ringrazia il Signore e tieni il profilo basso, che non hai idea di cosa stai chiedendo!!! 😉 Brrrrrr….

                  2. perfectioconversationis

                    Dovrei cantartelo, ma va rigorosamente mimato con un gesto rotatorio delle mani alzate, che ricorda il movimento “avvita la lampadina, svita la lampadina”. Roba da far vacillare la fede di un santo 😉

          2. Giusi

            Ma una Salve Regina, un Mira il tuo popolo, un Gloria, un Santo come Dio comanda si potranno cantare sia pure senza chitarre o no? Ci sono tanti bei canti tradizionali!

  7. maria elena

    la liturgia senza una salmodia cantata è spesso triste e seppur abituata ai salmi musicati che cantiamo nelle nostre celebrazioni, quando vado a messa non disdegno i canti del nostro caro don giosi che trovo smielati intrisi di paganesimo, ma che sui fedeli hanno un effetto sentimentale che invita almeno al raccoglimento. per quanto riguarda la musica profana ne sono una fruitrice e penso ogni volta che l’ascolto che il Signore spesso ispira bellissime melodie e belle parole, ma che, se non hai un orecchio educato dalla Parola di Dio, ci trovi lo setsso sentimentalismo di don Giosi….buona giornata

    1. perfectioconversationis

      senm-webmrs: costituirebbe un miglioramento degli stacchetti di Radio Maria, senza dubbio, ma anche questa non mi pare essere musica liturgica. Il problema è distinguere chiaramente la musica di intrattenimento (anche, talora, prodotta da artisti credenti) e quella liturgica, che dovrebbe essere sempre una co-produzione uomo-Dio (la liturgia si chiama “divina” perché non appartiene all’uomo, ma a Dio).

      1. C’è anche da dire che pure il gregoriano, o la musica sacra, sono nate come espressioni culturali del loro tempo, per cui non so se sia da ricercare un ritorno al passato. La cultura contemporanea non esprime musica religiosa valida perché è la cultura ad essere malata, non perché si è allontanata dai bei tempi passati. Bisogna anche stare attenti al rischio del passatismo a tutti i costi, a mio avviso. Alcune canzoni da chiesa in stile chitarra da spiaggia sono francamente molto belle, sia come musica che come testo. Certo, se non c’è controllo e non c’è una “scuola” diventa un liberi tutti, e allora ti sorbisci anche delle schifezze. Però pure certi canti del passato facevano pena, diciamocelo.

        1. perfectioconversationis

          Il gregoriano non è esattamente un prodotto culturale del proprio tempo, poi adattato alla liturgia, è vero il contrario: la profonda attenzione alla liturgia produce il gregoriano. In questo senso la Chiesa, ancora nel Concilio Vaticano II, lo riconosce come “come canto proprio della liturgia romana”: in quanto ad essa connaturato.
          Ciò non vuol dire guardare solo al passato, ma ricostruire, nel presente, quei criteri rigorosi che permettono di identificare una musica come non solo bella o attuale, ma liturgica, cioè eterna. Il problema dell’arte sacra (musica, architettura, arti figurative) è purtroppo gravissimo, avendo il nostro tempo smarrito ogni punto di riferimento in materia. Il gregoriano, come il romanico o il gotico, non è l’opera di un artista fuori dal comune, ma una costruzione corale di un’epoca e di una società. Siamo noi oggi capaci di questo?
          Eppure il Bello, insieme al Vero e al Bene, è una delle tre vie di accesso a Dio, forse quella più accessibile all’uomo attuale, perché meno intaccata dal verme del relativismo. Non è scandaloso soltanto sopportare i preti che cantano “Bella ciao” in chiesa, ma anche tutti i canti brutti e tristi, ammantati di finta attualità e finto giovanilismo, che allignano ovunque.

            1. perfectioconversationis

              Quello che per me è importante non è aprire una dialettica tra passato e presente, in cui uno dei due luoghi sia ontologicamente superiore all’altro. Mi interessa che si inizi a comprendere che la ratio della musica liturgica è del tutto propria, non condivisa con il resto della musica di intrattenimento. Si tratta di musica che non va apposta alla liturgia ma che deve vivere in simbiosi con questa. Non importa soltanto quanto un brano sia bello, importa anche che “sorga” dalla liturgia, che sia pensato per quel particolare momento liturgico, che ne capisca il significato profondo, che ne conosca i gesti, che ne condivida la teologia. Importa che tutto converga verso Dio. Ciò non è possibile se chi compone musica sacra non ha una profonda conoscenza di ciò che accade nella liturgia. Prendere un bel ritornello da musica pop e aggiungere qualche parola di fede non è e non può essere il metro di creazione della musica liturgica.
              Ancora Joseph Ratzinger ne “La mia vita”: “quando la liturgia è qualcosa che ciascuno si fa da sé, allora non ci dona più quella che è la sua vera qualità: l’incontro con il mistero, che non è un nostro prodotto, ma la nostra origine e la sorgente della nostra vita”.
              In particolare, dobbiamo metterci docilmente alla scuola del Magistero e comprenderne le indicazioni. Ho già citato la preferenza per il latino, il gregoriano definito come “canto proprio” e il ruolo unico svolto dall’organo. Posso aggiungere che nel documento Musicam Sacram, al numero 29, si distinguono i gradi priorità nella scelta delle musiche:

              ” Il primo grado comprende:

              a) nei riti d’ingresso:
              — il saluto del sacerdote celebrante con la risposta dei fedeli;
              — l’orazione;

              b) nella liturgia della parola:
              — le acclamazioni al Vangelo;

              c) nella liturgia eucaristica:
              — l’orazione sulle offerte;
              — il prefazio, con il dialogo e il Sanctus;
              — la dossologia finale del Canone;
              — il Pater noster con la precedente ammonizione e l’embolismo:
              — il Pax Domini;
              — l’orazione dopo la comunione;
              — le formule di congedo.

              30. Il secondo grado comprende:
              a) il Kyrie, il Gloria e l’Agnus Dei;
              b) il Credo;
              c) l’orazione dei fedeli.

              31. Il terzo grado comprende:
              a) i canti processionali d’ingresso e di comunione;
              b) il canto interlezionale dopo la lettura o l’epistola;
              c) l’Alleluia prima del vangelo;
              d) il canto dell’offertorio;
              e) le letture della sacra Scrittura, a meno che non si reputi più opportuno proclamarle senza canto”.

              Come si vede, è esattamente il contrario di ciò che comunemente avviene nelle nostre parrocchie, in cui il canto dell’offertorio, la processione di ingresso e di comunione e l’Alleluia non mancano mai di essere cantati, mentre il saluto, il prefazio e la liturgia eucaristica… sono spesso e volentieri letti. Perché avviene ciò? Sarò maliziosa, ma sono convinta che sia proprio perché non si può mettere un ritornello alla Laura Pausini al Canone, mentre con una chitarrettasi canta quel che si vuole all’ingresso o alla comunione. Stendiamo un velo pietoso, poi, sul ruolo del silenzio nella liturgia: mediamente si ha l’impressione avere a che fare con un talk show che non deve avere tempi morti e non tollera il silenzio, invece che con un dialogo con il Mistero.

        2. I canti del passato, anche quelli più pedestri, avevano almeno il merito di saper contare le sillabe.
          Scusa ma non ti seguo: diffido degli “ismi” per principio e questo (nuovo per me) “passatismo” mi pare particolarmente antipatico, quasi quanto il “ggiovanilismo”. Apprezzare il gregoriano o Dante o qualsiasi altro prodotto dell’ingegno di un morto non vuol certo dire essere intrappolati in una romantica quanto sterile ricerca del tempo perduto. Se il gregoriano o Bach (ma anche Mozart o Puccini) continuano a parlarmi non è perché io sia passatista, è perché loro non possono essere ingabbiati nelle categorie “antico/moderno”.

  8. Giusi

    Quoto perfectio al 300%! Canti gregoriani e organo tutta la vita! Detesto quei cantacci, quelle chitaracce kikiane, per questo mi piacciono i Francescani dell’Immacolata: perchè le loro messe trasudano sacralità. Speriamo che alla fine della giostra non vengano snaturati…

  9. Come fan sfegatato di De Victoria (vedi ( http://www.youtube.com/watch?v=70_eqGJELDM )
    che ha abbandonato il coro della parrocchia perché non reggeva più certe canzonette, devo però riconoscere un paio di cose.
    Primo, che non tutti i gusti sono al limone, e assieme alla Pausini cantavano quasi tutti (qualcosa vorrà dire);
    Secondo, che di musica “religiosa” in giro ce n’è, ma spesso si nasconde…il post cita tre pezzi magnifici, ma mi ricordo quando realizzai con un flash che metà dei pezzi degli U2 non parlano affatto di donne…
    Il punto però è che il canto vero e bello nasce da una vita, da una comprensione, è il sintomo che qualcosa scoppia dentro il cuore.
    Quindi il problema vero non è che non ci sia nuova musica per accompagnare la liturgia, è che la liturgia non faccia nascere nuova musica.
    Perché quando qualcosa dentro risuona, la musica, suona. Avete presente “Madre” dei CCCP?

    1. perfectioconversationis

      Non solo “Madre”, ma tutto l’album “Litania” è un approccio, secondo me piuttosto ben riuscito, alla tradizione musicale religiosa in chiave moderna.
      Ed è vero, cantavano tutti con la Pausini, ahimé. Ma chiaro che cantassero quel che hanno sempre ascoltato.
      “Quindi il problema vero non è che non ci sia nuova musica per accompagnare la liturgia, è che la liturgia non faccia nascere nuova musica”: è esattamente quel che sto tentando di dire anch’io. Non serve musica “per accompagnare la liturgia” ma musica che “scaturisca” dalla liturgia.

  10. Oggi sarò in diretta a La zanzara, su Radio 24, ospite di Cruciani e Parenzo alle 20,20, l’ora della verdura avvolta nel tovagliolo e nascosta sotto il tavolo, l’ora del ripasso di greco, l’ora delle docce. Sarà complicatissimo fingere di essere intelligente facendo altre quattro cose insieme. Se ne tenga conto, per favore.

    1. Elisabetta

      Ho letto ora della Zanzara. Secondo me fai male ad intervenire. Quella e’ gente che ti mastica e poi ti sputa, puntano solo al massacro. Non bisogna essere ingenui. Ti ritroverai “tagliata e rimontata” ad hoc per i loro scopi in tutti i Gr di Radio 24, starring Roberta Giordano.

      1. Mah… io ho anche ascoltato gente che li ha tenuti a bada quei due (…… metteteci voi l’aggettivo).
        L’importante è “tenere il pallino” e non far condurre a loro il gioco…
        E quando fanno sfotto’ – ripetendo a pappagallo le affermazione dell’interlocutore con tono canzonatorio – basta sottolineare che non si sta al gioco e che non si è “minorati mentali” da non rendersene conto.
        Mettono la coda tra le gambe.

        Comunque non me la perdo stasera e Costanza con il suo “candido ma fermo dire”, non mi pare una che si fa mettere sotto. 😉

        1. Giusi

          Io non posso ascoltarla perchè ho la messa del mercoledì sera dove scrivo sul libro rosso tutte le intenzioni di preghiera che poi vengono portate all’altare al momento della consacrazione per cui “esigo”, no dico esigo la registrazione! 🙂

    2. Fiorella

      Forza Costanza io tifo per te.
      OT oggi ho accennato ad un amico della teoria gender ed è caduto dalle nuvole.
      Qualcuno ha qualche post completo da suggerirmi per istruire il mio amico?
      Io gli manderei tutti quelli del blog………ma non vorrei travolgerlo Grazie mille

    3. Nicola

      Non è che sei il Papa, 😉 però mi fido incondizionatamente della tua grazia, anche se sto ascoltando il programma ora, e mamma mia… che cloaca!

      In bocca alla zanzara!!! 😉

      1. Beh… è andata così, così…. 😐
        Cruciani è un volpone, a esser buoni. Sa come impostare una domanda che di partenza è già uno “stringere all’angolo”, diciamo, l’avversario.

        Vedi: “Quindi una donna deve essere – costretta – a partorire?!” Salvo poi scandalizzarsi quando Costanza dice che un bimbo alla nascita può essere abbandonato… Come abbandonato??! (che crudeltà…! In effetti meglio sopprimerlo – questo poteva essere sottolineato ;-))

        L’unica cosa che non ho ben compreso è stata la titubanza a dire: “Si una donna – come un uomo s’intende – che subisce un tradimento, è chiamata a perdonare…”
        Sappiamo, come, perché e grazie a chi questo sia possibile.

        Naturalmente è facile fare la post-analisi… bisogna esseri e Costanza, come sempre “ci mette la faccia”, non si può che dagliene atto 😉

        1. Sono d’accordo con te. Certo però, è vero che pure Gesù andava in posti poco raccomandabili, ma Cruciani è proprio un diavolaccio… beh, complimenti a Costanza per il coraggio, e per il resto si vedrà.

    1. Giusi

      Secondo me Costanza non corre rischi: cosa potrebbero farle dire che non abbia già detto o che non pensi veramente? Non ha niente da rinnegare.

      1. Io ne conosco una variante con una strofa in più e senza il trenino (che immagino anche il prete più sprovveduto, a vederlo tirerebbe fuori la lupara…), diciamo che aggiungi dei battiti di mani. Il che non migliora certo le cose, anzi…

    1. 61Angeloextralarge

      Non sapevo che fosse questo l’Alleluja delle lampadine. Non lo mai sopportato soprattutto perché l’o sempre beccato alla “butta sù”. P-)

  11. Elisabetta

    A me “Intimisto” di Giovanni Lindo Ferretti (versione con Ambrogio Sparagna, si trova anche su youtube) e’ sempre sembrata una meravigliosa versione moderna di un salmo.

  12. fortebraccio

    Mah!
    [purtroppo non vedo video per via del firewall]
    Personalmente son stato sia schitarratore che polifonico: ad ogni età il suo canto!
    Sempre con entusiasmo: cosa si può chiedere di più ad una/un adolescente? Davvero.
    “l’incontro col mistero non è un nostro prodotto”, sicuri? L’incontro è sempre personale, è sempre soggettivo.
    E se non è così allora diciamoci quali espressioni hanno definito il campo di quest’incontro e smettiamo di creare nuiova arte cattolica, inesistente per definizione.
    Musica, architettura, pittura, scultura, cinema: sono costruzioni finite o aperte a nuove espressioni?
    O forse è (anche) questione d’interpretazione, di rivisitazione/rinnovamento dei canoni, dei punti di vista?
    Poi discuteremo di “grammatica”, di tradizione, ortodossia, di complicazioni e magari infine di gusti (ed opportunità).
    Non voglio dire che “tutte le espressioni vanno bene”.
    Non voglio assecondare qualsiasi capriccio.
    Ho trovato raccoglimento tra le voci bianche in un oratorio, col coro CAI a 3000m all’aperto, mentre suonava la tromba durante una messa militare.
    Il gregoriano a Sant’Antimo m’ha commosso come il gospel ad Harlem, non voglio fare classifiche.
    Ma una nota: erano tutti contesti coerenti, la comunità, il rito, l’architettura, il comportamento dei fedeli.
    parlavano tutti la stessa lingua, condividevano la stessa grammatica, la stessa estetica, la stessa prassi.

    Se la catechesi degli adulti fosse fatta pari pari a quella dei bambini o adolescenti, con uno dei tre gruppi (almeno) saremmo fuori luogo.

  13. sara s

    Anche per me questa cosa della liturgia è una spina nel fianco. Per quel pochissimo che ho visto del vasto mondo, mi sento di supporre che forse, dal punto di vista musicale, il problema del canto sciatto, sguaiato e orrendo è proprio italiano. Il che, data anche la nostra storia, è davvero paradossale.
    Con chitarre o bonghi o con organi, mi pare che altrove TUTTI cantino e tutti cantino BENE! Ma com’è possibile? Ricordo le messe in Giappone, un canto corale, non gridato, partecipato, luminoso, assolutamente semplice e composto; nelle messe in polacco dove non si capisce mezza parola, si capisce tutto:), loro cantano come un popolo canta, insieme, tutti; qui in Germania, dove la chiesa ha problemi a mio dire gravissimi, e la liturgia anche, almeno il canto – con chitarra, rara, o organo – è sempre molto curato: ognuno si premura di avere il suo libretto e di seguire insieme, non c’è chi urla più dell’altro – e in genere da noi più sono galline strozzate più urlano!!! – , i canti non sono sempre orecchiabili eppure tutti cantano… ciò farà anche parte del temperamento tedesco, siamo d’accordo, che io apprezzo tanto anche per l’ordine naturale che si segue per andare a ricevere la comunione, ma non basta a spiegare perché mai nelle nostre messe italiane bisogna assistere a uno strazio così respingente.
    Perché canti in teoria festosi come “chiesa di Dio popolo in festa” fan venire voglia di piangere come ai funerali; perché anche quando c’è un gran coro che si dedica in mille prove, il risultato è un canto stiracchiato e rallentato all’inverosimile, come se il canto religioso debba per forza essere senza ritmo, snervato, rammollito e mieloso; perché le vecchie giapponesi mantengono una voce e un tono adeguate, mentre le nostre fanno la gara del pollaio; perché i parroci propongono canti dalle tonalità altissime che nessuno che sia votato ad entrare nel pollaio di cui sopra riesce a seguire??? Eppure nelle messe decenti che vedo (quelle italiane, spiace dirlo, sono decenti quando sono feriali, cioè brevi e senza canti!!!) mica saranno tutti pavarotti o esperti in tecniche musicali!
    Qualcuno mi dica un motivo! Se non c’è l’organo, ci dovrebbe essere un popolo che canta; se il popolo non è capace e non c’è nessuno che suona o dirige , va benissimo anche il silenzio!
    A Radio Maria che tanto stimo, infine, una supplica: cercate di capire che alle 7 del mattino dire il rosario in auto è già un’impresa, ma dirlo con le pie donne desiderose di mostrare la loro devozione attraverso l’intensità vocale, è un caldo invito a girare su Virgin Radio o piuttosto Radio Radicale. Vi prego, abbiate pietààà!

    1. Lalla

      Mio marito le chiama “le agonizzanti” e quando le rare volte mi becca a dire il Rosario con Radio Maria mi fa certe facce 🙂 Sara S, potrei avere il tuo indirizzo di posta elettronica per scriverti di persona? Solo se sei d’accordo. Come si fa? L’Admin lo scrive in privato?

      1. sara s

        le agonizzanti che fanno agonizzare !!! ok x l’indirizzo, volentieri! ci pensi tu Admin x favore?

    1. sara s

      Ma questo qui aveva un tic, che continuava a interrompere con :” eh-eh-eh”, o è semplicemente idiota?! no, un delinquente della comunicazione: così incalzava una risposta che non gli interessava affatto, se non per cogliere quelle due parole ad hoc per apporre il suo timbrino già deciso in partenza. Grazie Costanza perché ti doni così, capisco perfettamente che non è facile. E poi sentirsi dire da quell’altro deficiente che sei talmente lontana da lui, ingenua e che ci credi così tanto che vuole abbracciarti… per la serie: che tenera rincoglionita, questa qui! Ci fanno passare per scemi, quando tocca a noi essere il sale e la luce del mondo!!! Infami.

        1. “Ci fanno passare per scemi…”
          Mi avrebbe meravigliato il contrario. Alle volte anche “fare la figura dei deficienti” può essere testimonianza… “Ci perdo anche la faccia, pur di affermare ciò in cui credo” o se vogliamo “per Dio mi gioco pure la reputazione…” 😉

          Speriamo poi che a “ridere per ultimi” si sia tutti assieme, anche coloro che a suo tempo ci avessero sbeffeggiato.

    2. 61Angeloextralarge

      Admin: bisogna ascoltare anche il resto prima di arrivare a Costanza, o c’è un modo che non ho capito?

        1. 61Angeloextralarge

          Non mi appaiono barre. E’ la prima volta che mi capita. Continuo a rovare. Samck!

          1. 61Angeloextralarge

            Vista l’ora e gli errori, forse è meglio che ci provo domani… Peccato! Mi sa che potrei vedere sbarre solo se enormi. 🙁

    3. Giusi

      Io, in realtà, non avevo mai ascoltato ‘sti Cruciani e Parenzo, ne avevo solo sentito parlare. Sono due finti liberi, in realtà servi, che non direbbero mai una parola contro la cultura dominante ma non per intrinseca convinzione bensì solo per il proprio tornaconto. Fanno inoltre un gioco sporco perchè estrapolano una parola e ci montano quello che loro voglono attribuire all’interlocutore non quello che in realtà lo stesso vuole dire. Non vale la pena farsi intervistare da queste persone, equivale a dare le perle ai porci!

            1. Giusi

              Perfidamente tirano dentro il Tg. 3 che non c’entra niente e che adesso sicuramente si dissocierà, si scatenerà l’inferno. Col senno di poi devo dare ragione ad Elisabetta: era meglio non andare.

              1. Alessandro

                Giusi, ma sta’ tranquilla! Ma che inferno vuoi che si scateni?
                Insulti dagli abortisti, gazzarra con minacce di denuncia dalle associazioni LGNTECC., silenzio di disapprovazione da parte del mondo cattolico famigliarcristiano di osservanza bosiana… niente che non tocchi in sorte oggi a un cattolico che non glissi sulla propria fede, come vediamo quotidianamente accadere in tutta Europa…

                Che bisognerebbe fare: non parlare più, censurarsi, convertirsi al cattolicesimo adult(erat)o?

              1. Giusi

                No ma scherzi! Ma quei due non li avevo mai sentiti, son persone con le quali è inutile dialogare, cioè una cosa è esprimere il proprio pensiero con chi può anche dissentire ma ha l’onesta di riconoscerlo nella sua autenticità e una cosa è parlare con chi in malafede usa le tue parole per mettere in piedi una campagna denigratoria, per darti dell’ayatollah. Niente me ne frega di Dagospia ma ti rendi conto che hanno attribuito il pensiero di Costanza a Telekabul? Questo va al di là di ogni immaginazione!

                1. JoeTurner

                  Giusi hanno tirato fuori telekabul per sottolineare Kabul, cioè per dare a Costanza della talebana. Il tg3 non c’entra niente.
                  Comunque su Cruciani e Parenzo hai ragione, questo è quanto scriveva Maurizio Blondet qualche settimana fa su quei due :
                  “Dovevo lanciare questo avvertimento prima, tanto tempo fa; ma ripugnavo a dedicare attenzione a così bassi individui. Così ora, vedo che don Floriano Abrahamowicz è cascato nella trappola. Purtroppo avverto in ritardo: Non si parla con la Zanzara. Quando chiamano i tirapiedi della trasmissione – è successo anche a me – buttate giù il telefono, magari spiegando in breve che non avete nulla da dire a tali figuri.
                  Quei due non cercano informazioni e notizie; cercano solo di schernire le forti convinzioni altrui, diffamare la rettitudine, vilipendere e se possibile, danneggiare l’ingenuo che risponde alle loro domande con sincerità e candore. Cercano il successo facile alle spalle di gente onesta che colgono di sorpresa.”

                2. @Gusi, il senso di andare a quella (come ad altre simili trasmissioni…) non credo sia interloquire con questo o quell’altro conduttore, più o meno qualificato, ostile, minimamente obbiettivo o meno… è esserci e dare un parola che – normalmente – non viene data, che – normalmente – non risuona attraverso quel “canale”.

                  Non credo che tutti coloro che ascoltano siano “pecoroni supini” alle visioni falso ideologiche del buon Cruciani e del reggi-pancia Parenzo. Ascoltano quindi una parola, una volta tanto dissonante, fuori del coro… opportuna o inopportuna.

                  Poi possiamo anche vedere la parte diciamo “promozionale”. Magari qulcuno incuriosito va a vedere chi è ‘sta Costanza… cos’è ‘sto libro. cosa ne può venire non sappiamo.

                  Poi ribadisco quanto già affermato sopra per il valore della testimonianza…

                    1. Alessandro

                      Giusi scusa se insisto, ma chissenefrega dei commenti sul sito del Fattoquotidiano! Ti aspetti di trovare lì gli argomenti? Più che reazioni di pancia che ti vuoi aspettare di trovare?

                    2. Giusi

                      Hanno manipolato: Costanza ha detto culturalmente modificati ed è passato geneticamente che l’ha detto invece Cruciani, ha parlato della mozzarella come a dire: ci teniamo tanto a quello che mangiamo e poi non ci preoccupiamo che i nostri bambini abbiano un padre e una madre ed è passato: i gay paragonati alle mozzarelle (questo lo ha detto Parenzo) e il Fatto ci ha fatto (si scusi la cacofonia) il titolo. E c’è chi posta bestemmie sulla pagina facebook di Costanza. Cui prodest? Non è un rimprovero, io stessa credevo che facesse bene ad andare ma adesso, col senno di poi, dico che aveva ragione Blondet (che ho letto adesso) e Elisabetta (che avevo ritenuto esagerata). Per carità non è morto nessuno, si fa fronte, ma quelli sono proprio due iene!

                    3. E intanto stasera ripropongono “spezzoni di Costanza” (dalla trasmissione di ieri) con sottofondo di “Alleluia, Alleluia!” e “sentite, sentite…”

                    4. Mariasole

                      ‘poracci.. totalmente schiavi del pregiudizio in nome del libero pensiero.. ci vorrebbe un miracolo per farli tornare alla ragione

  14. Stefania B.

    Io concordo pienamente sulla parte del post che riguarda la musica che manda in onda Radio Maria, però difendo la musica religiosa contemporanea. Il gregoriano è stupendo ma è adatto ad un certo tipo di liturgia solenne, non a tutte le messe; per quanto possa essere musicalmente non apprezzabile l’Alleluja delle lampadine, per un bambino di otto anni che mette la prima volta il piede in chiesa può essere un momento di vera gioia. Ci sono molti bei canti anche liturgici purtroppo poco conosciuti, alcuni sì possono ricordare le canzoni di Sanremo ma non vedo perché questo debba essere un male se le parole del testo spingono alla riflessione. Oltre ad essere liturgica la musica deve rispettare anche il “target” di quella specifica messa, ovvero non posso esserci gli stessi canti alla messa dei bambini e a quella dei ragazzi e altri ancora dovrebbero essere quelli per gli adulti.
    Devo dire però che io sono piuttosto fortunata su questo tema, innanzitutto perché moglie di un musicista e poi perché la mia parrocchia è piena di compositori di ottima musica liturgica. Per quanto riguarda la musica cristiana c’è molta varietà, molto fermento che copre tutti i generi pop, rap, white metal… quello che succede è che anche la musica cristiana è soggetta al mercato musicale (in declino), per cui la maggior parte di questi brani non verrà mai ascoltata da un pubblico, a meno che non ci sia dietro al gruppo un qualche grosso ordine, movimento oppure casa discografica (per i pochi eletti). Mio marito, ad esempio, tra i vari gruppi in cui suona, fa parte di una formazioni di musica cristiana pop/rock, ma questo tipo di musica nei locali non viene accolta, per utilizzare termini gentili. Purtroppo anche alcune manifestazioni musicali cristiane, grandi o piccole, non sono esenti da meccanismi discutibili che di cristiano hanno poco. Alla fine a chi fa della buona musica originale non resta che suonare alla festa della parrocchia o affidarsi al passaparola, per cui non è il brano migliore o quello che spinge a riflettere meglio che viene diffuso, ma quello suonato da chi ha più amici.
    Ora già che siamo in tema vi posto una canzone dei Kerigma sulla continua ricerca di Dio (..sì suona mio marito :P)

    1. @Stefania, vista la tua estesa casistica in difesa della musica religiosa contemporanea, non vedo poi l’accordo sulla critica alla “musica di Radio Maria” – anzi non vedo la critica in toto fatta da altri qui – dato che lo scopo di Radio Maia è ben altro che non sia l’intrattenimento musicale. La musica fa solo da intermezzo tra interventi, pause e trasmissioni varie, e certo non potevano metterci canzoni di San Remo (per quanto stimabile Santo :-)).
      Alcune scelte poi mi pare siano “lasciate” ai conduttori che si susseguono…

      Se non vado errato poi Radio Maria ha una specifica periodica trasmissione dedicata alla Musica Sacra, che mi pare ben fatta e con scelte decisamentwe “auliche”… ma la mia ignoranza sullo specifico tema mi fa astenere da valutazioni più approfondite.

    1. fortebraccio

      “Le opere d’arte classiche fanno paura all’uomo contemporaneo perché gli insinuano il sospetto che ci sia qualcosa e qualcuno più importante di lui, qualcuno e qualcosa destinati a durare nel tempo, qualcuno e qualcosa dotati di valore oggettivo e universale [già da altri svelato]”

      Vorrei perorare il suggerimento di senm.
      Anzi, posso sommessamente suggerire ad admin di passare il testo a qualcuno per un post dedicato (anche admin stesso, eh!)?
      Personalmente sono in disaccordo, perché quest’idea d’intangibilità della tradizione di per sé nega la possibilità di un’alternativa (che i tradizionalisti chiameranno “moderna/modernità/modernismo”).
      Per dirne una: come dovevano apparire agli occhi dei contemporanei di Michelangelo, quelle figure muscolose ed avvitate rispetto ai canoni (allora) preesistenti? Ed i giochi di luce del Caravaggio? Le figure glaciali di Piero della Francesca? Eccetera.
      Possibile che l’unico omaggio che si possa fare ad un’opera sia la fedeltà ad essa?

      1. Sara

        Io, invece, trovo che l’articolo suggerito da Viviana centri davvero il punto e proponga un’ottima analisi, che estenderei a tutte le (furono) arti.

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