Finché noia non vi separi

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di Alberto Medici

Abbiamo visto di recente il bellissimo “Still mine“, storia di un vecchio agricoltore canadese insofferente alla burocrazia (motivo in più per guardarlo!), appassionato al suo lavoro e ai suoi progetti nonostante i 90 anni suonati, sullo sfondo una bellissima storia d’amore con la moglie, ormai un po’ rimbambita e smemorata ma sempre, anche lei, innamoratissima del suo uomo.

Bello vedere sulla locandina del film il “claim” (motto?): “Love is the strongest foundation” (Le fondamenta più forti sono l’Amore, gioco di parole per ricordare come la sua avventura contro la burocrazia riguardasse proprio i permessi di costruzione di un nuovo cottage sul suo terreno). Bella storia, oltretutto vera, o quantomeno ispirata ad una storia vera, che ci commuove nel mostrare un amore inossidabile e inattaccabile nonostante i lunghi anni trascorsi insieme.

Forse tutti quanti siamo venuti a sapere, prima o poi, di coppie di amici che si sono separati. E molte volte la situazione descritta è sempre stata la stessa: nulla ci avrebbe fatto pensare che avrebbero preso questa decisione; nessun tradimento, nessun litigio, nessun grillo per la testa: quella che si definirebbe una separazione molto civile, consensuale, senza strascichi, di comune accordo, dove magari ti vengono anche a dire: “Adesso andiamo ancora più d’accordo di prima”. La prima reazione, se ci ripensate, era stata quasi sempre di soddisfazione: con le coppie che si lasciano con odio, con rabbia, c’è quasi da essere contenti che tutto si risolva in maniera così civile.

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Quasi.

Ma c’è un quasi. Perchè un po’ di amaro in bocca, a me, rimaneva sempre. Perchè nella descrizione di come sono andate le cose, c’era una sorta di fatalità che non mi piaceva. “Avevamo preso strade diverse…” “Non c’era più la fiamma di un tempo….” “Abbiamo pensato che avevamo fatto un pezzo del cammino insieme, era stato bello, e adesso era giusto che ognuno continuasse per la propria strada“. Sapete com’è, ero a fare shopping, incontro questa persona, per un tratto ci siamo fermati di fronte alle stesse vetrine, abbiamo percorso quel pezzo insieme, e poi ognuno per la sua strada. Ma la vita non è una passeggiata a vetrine. Non è, come dice John Lennon, “quella cosa che ti capita mentre sei indaffarato a fare tutt’altro” (Watching the wheels). La vita è una, e dobbiamo spenderla bene, da protagonisti, non da spettatori, così come viene. E se si decide di farlo insieme, non si lascia il compagno di percorso in mezzo al guado.

Immaginate una squadra impegnata in qualche impresa, un team di vela, una cordata su una parete estrema battuta da un vento gelido, e ad un tratto uno dice: “Sapete, non mi diverto più, andate senza di me” ? Ora, so bene che quando si è giovani e spensierati si fanno anche tante cose perchè vengono naturali, spontanee, mica tutto viene progettato prima a tavolino, ci mancherebbe; si fa, un po’ seguendo l’istinto, senza pensarci troppo, e poi ci si ritrova in partite più grandi di noi. Io mica lo sapevo come fare il papà, quando mi è nato il primo figlio (e forse non lo so fare neanche oggi). Mica sapevo fare il marito, quando mi sono sposato (idem come sopra). Mica sapevo come si gestisce una casa, un bilancio, un mutuo, prima di farlo (e queste sono molto più facili). Ti ci trovi in mezzo, sei in ballo e devi ballare, ti rimbocchi le maniche, e fai del tuo meglio. E con l’aiuto di Dio, man mano che vai avanti, ti fai guidare, ti affidi, e scopri che Dio c’è sempre, specie nei momenti difficili, quando più hai bisogno di Lui. Ma devi anche metterci del tuo: un progetto,  un disegno, una mappa, un punto di arrivo, una mèta. Perchè se non hai quella, chiara in mente, condivisa col tuo compagno/a di viaggio, facile che ad un certo punto ti domandi: “Ma che ci faccio io con questa?” E da lì comincia la fine: ognuno per la sua strada.

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fonte: ingannati.it

55 pensieri su “Finché noia non vi separi

  1. maria elena

    Un po’ di amarezza ci sta dopo aver letto questo articolo, quanti siamo disposti a metterci in discussione e a voler imperare dall’altro? a Fare un piccolo sforzo per metterci in movimento, poi di sicuro il Signore ti dona tutto l’amore di cui hai bisogno, ma un piccolo sforzo iniziale è doveroso per mettersi in cammino per alzarsi e lo sforzo credo sia, metti da parte l’orgoglio…

  2. …non sempre si tratta di “lasciare l’altro da solo in mezzo al guado” ,ma di rendersi conto (in due) che non è più profittevole (per tutti e due) continuare a andare insieme. Allora che senso avrebbe continuare a restare legati a una promessa che si riconosce non serve più a nulla. Non tutte le storie (nemmeno nei film) sono le stesse. Pur restando, a volte, belle storie…

  3. vale

    ha senso perché quando ti sposi in chiesa:
    a) vuol dire e si presume che ci credi
    b) la chiesa non vuol sapere se sei innamorato. vuol solo sapere se ti vuoi sposare
    c) siccome prometti a Dio -con la chiesa come testimone- che sarà per sempre( salvo quel che è previsto per la nullità del matrimonio.nullità. non annullamento. che non esiste) e poi non lo fai,è mentire a Dio.
    d) se uno ha dei dubbi ma vuole sposarsi, vada in comune.

    1. Detto così non fa una grinza, le grinze vengono (possono venire) dopo, Comune o non Comune…
      (è dura essere cattolici, per fortuna si può recedere, immagino)

      1. Nella vita si può recedere da tutto, se si è disposti a pagarne le conseguenze.
        Dio ci ha creati liberi e liberi siamo.

      2. Sara

        “è dura essere cattolici”

        Questa, Alvise, l’hai detta proprio giusta e mi tocca da vicino! La nostra fede è davvero esigente! E ne siamo responsabili, proprio perché ne dovremo rispondere! Tanto più per grazia si conosce la Verità, tanto più dovremmo vivere di conseguenza! Molti ritengono che credere in Gesù sia comodo perché in questo modo sarebbe più facile sopportare le asprezze della vita: da adolescente ho passato un periodo in cui lo pensavo anch’io e ho dovuto combattere una piccola buona battaglia per accettare consapevolmente la proposta cristiana, ma l’ho vinta mettendomi a leggere il Vangelo e scoprendo che davvero, come è stato detto qualche post fa, era roba per uomini veri!

        1. “Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.” (Luca 12:47-48)

    2. @Vale mi spiace trovarmi spesso a controbattere… credimi non lo faccio per partito preso, né intendo confutare le 4 regolette che hai riportato, ma che ce ne viene?

      Neppure il Decalogo a mai impedito che nella nostra vita si commettano i macelli che continuamente combiniamo (che è senza peccato scagli al prima pietra…) e la Legge come sappiamo non salva nessuno (non sono parole mie).

      Quando siamo nel macello di una ormai prossima separazione, e parlo di persone sposatesi in chiesa sapendo cosa facevano (ahinoi non sono poche), è brutto a dirsi ma il, in aggiunta, “mentire a Dio” poco ti cambia… (non sto dicendo che sia di poca importanza) e non saprei neppure se si possa bollarlo come menzogna. Tuttalpiù è una promessa fatta che scopriamo di non essere in grado di mantenere (quante nella vita!).

      Ciò detto, che dire sull’articolo nello specifico? Sappiamo che i motivo delle separazioni sono innumerevoli, seppure nel fondo riducibili ad una solo profonda incapacità, ma se dobbiamo stare qui al solo “finché noia non vi separi”, certo ben triste cosa… e ha ben guardare si tratta probabilmente di una profonda “noia esistenziale”, un non senso al vivere, in cui, ancora una volta, si crede, si spera che cambiando uno dei “componenti” principali della propria vita (come se cambiassi lavoro, città, nazione, altro…) possa rinnovarsi tutto. Non è così semplice né automatico…

      Il rinnovamento continuo, la profonda novità esistenziale di ogni giorno, non è semplice neppure per il Cristiano… ha a che fare, ancora una volta con la propria disponibilità alla conversione. Convertirsi oggi… oggi (che il domani…).

      1. vale

        @ bariom
        non ti preoccupare. i tuoi controcanti non sono banali.è che probabilmente non mi sono spiegato bene.
        la mia era solo una valutazione per alvise sul fatto che molti,oramai, si sposano in chiesa solo per la “location”.( che, da quel che vedo e sento sono di più di quegli altri che ci credono) e non sanno neppure che volendo, potrebbero celebrare un matrimonio non concordatario e ,dunque, senza effetti civilistici.
        ovviamente non mi riferivo a quelli che sanno quel che facevano.
        oltretutto, non essendo sposato, non parlo di cose che non conosco ( anche se ai tempi, un paio di convivenze le ho sperimentate. ma ero giovane-come adesso- irrequieto-come adesso- 🙂

        1. @Vale, ok, recepito… 😉

          Ti dirò, anch’io tante volte penso quando sento di coppie che si sposano in chiesa “perché è più bello”: “Ragazzi ma chi ve lo fa fare?! Sapete in che “impiccio” vi cacciate (passami l’espressione…)?!
          Solitamente non “esterno”, non tanto per mere questioni di “rispetto umano” (Dio ci scampi dal rispetto umano…), quanto perché è veramente difficile sapere cosa è bene per loro… Sposandosi in chiesa e con un sacerdote che debbo presumere li ha incontrati e ha fatto discernimento, non è che compiano “un male”.
          Verosimilmente la cosa migliore (oltre s’intende a pregare…) è porsi al fianco di queste coppie – nei tempi e nei modi che la relazione umana ci permette – per seguirne il cammino e, se necessario e se il Signore ci dà di farlo, essere loro di aiuto.

          Ricordo (a memoria) anche una catechesi del Beato Giovanni Paolo II, che parlava del valore e della potenza santificante e trasformante che il Sacramento del Matrimonio porta in sè e lo diceva (vado sempre a memoria…) in relazione alle ipotesi di concedere il Sacramento solo a coppie cristianamente formate.
          Non voglio però, fidando della mia dislessica memoria, dire cose inesatte (confido nei preziosi commentatori di questo blog esperti nel ritrovare fonti ufficiali a conferma o smentita ;-))

          1. Ciao, puoi dirmi qualcosa di più su questa catechesi di GPII?Mi ha incuriosito quanto hai scritto perchè da quando ho frequentato il corso prematrimoniale, tre anni fa, mi sono chiesta spesso perchè ci sia un così facile accesso al sacramento del matrimonio anche da parte di chi dichiara esplicitamente di non credere….noi eravamo una ventina di coppie di cui solo tre o quattro frequentanti. Per fare un altro esempio, l’altro giorno mi trovavo a discutere con una ragazza che chiedeva dove poteva trovare un corso prematrimoniale in cui il sacerdote non facesse troppe storie sul fatto che già convivevano..alla mia domanda sul perchè volessero sposarsi in chiesa mi ha risposto che la cerimonia civile è troppo frettolosa e poco emozionante, che in Chiesa il matrimonio è più sentito…Il punto che mi ha infastidita molto è che la gente si aspetta di arrivare in una parrocchia, chiedere di ricevere un sacramento e dettare anche le condizioni…altrimenti attaccano la solfa che “la Chiesa non è accogliente”…..d’altra parte, una mia amica mi spingeva a riflettere che comunque per loro sarà un’occasione di confronto, di avvicinarsi e magari anche di poter cambiare idea…ammetto che non ho una risposta sicura, quel che so è che il fatto che tanto matrimoni celebrati in chiesa finiscano con un divorzio non rende buona testimonianza di cosa davvero sia il matrimonio come sacramento, più volte mi è stato detto “cosa cambia? tanto anche voi divorziate come gli altri” , mentre credo che poter affermare, come nello scritto riportato da Giusi, che in una parrocchia non ci sia neanche un divorzio farebbe davvero interrogare più di qualcuno sulla differenza tra questi matrimoni e quelli civili…sarebbe davvero “sale e luce”, testimonianza contraddittoria e preziosa per arrivare ai cuori di chi cerca una Pace e un Amore profondo! Non so se rendere più ostico l’accesso al sacramento del matrimonio potrebbe portare ad avere magari meno coppie sposate in Chiesa ma famiglie più solide e fondate davvero su Cristo…ma me lo chiedo spesso!

            1. @Cla, per risponderti su questo argomento che mi sta particolarmente a cuore, ma che richiederebbe ben altri spazi e tempi, senza per altro la presunzione di avere io tutte le risposte, posso dirti che personalmente non credo che in assoluto “rendere più ostico” (usiamo una frase impropria tanto per capirci…) l’accesso al Sacramento del Matrimonio, potrebbe risolvere il problema della contro-testimonianza data da tante separazioni (e dalle sofferenze che portano con sè). E non mi riferisco tanto ai Matrimoni semplicemente celebrati in chiesa, ma quelli vissuti da coppie di “praticanti”.

              Peraltro un corso di preparazione al Sacramento, ben “strutturato” e condotto da persone ben formate e di solida esperienza (sacerdote compreso), possono realmente essere occasione di catechesi, di crescita, di incontro con Cristo e con la Fede, per coppie “lontane” che si avvicinano al Sacramento anche solo per motivi molto “esteriori”…
              Ecco che anche il problema della convivenza pre-matrimoniale in atto (pessima consuetudine che sta pian piano intaccando la vita pratica e spirituale anche di giovani coppie “credenti”), può rientrare nelle problematiche da affrontare in verità e misericordia, nello svolgimento del percorso di formazione.

              Ciò che realmente si rende necessario, è un serio cammino di formazione e di conversione, che deve riguardare tutti (copie lontane/vicine in preparazione di e coppie lontane/vicine in prosecuzione di cammino nel Matrimonio). Cammino che può iniziare con la formazione in vista del Sacramento, ma che non può di fatto concludersi con la celebrazione del Sacramento stesso. Deve proseguire sinché “morte non ci separi”, perché il vivere questa vocazione porti frutti e sia veramente luce.

              Come poi puoi leggere, oltre alla mie peregrine considerazioni, hai già ottimi spunti, riportati qui da Giusi, Alessandro e Vale… 😉

            2. unafides

              Quello che dici è sacrosanto, ma io dalla mia piccola esperienza, posso dirti di essere uno di quelli arrivato al corso prematrimoniale trascinato per i capelli, per far felice la mia futura moglie e senza nessun rispetto per le autorità religiose. Invece, davanti a me ho trovato un sacerdote che ha programmato ventidue(22!) appuntamenti per completare il percorso prematrimoniale e da lì per me e colei che poi è diventata mia moglie è cominciato un percorso molto più impegnativo. La nostra conversione è cominciata proprio lì

              1. OTTIMO. Benediciamo il Signore! 🙂
                Come dicevo sopra, anche un corso prematrimoniale può essere occasione di… ecc, ecc.
                Le vie del Signore sono infinite (non è un modo di dire ;-))

          2. Alessandro

            GPII nella Familiaris consortio scrive (n. 68).
            “La fede, infatti, di chi domanda alla Chiesa di sposarsi può esistere in gradi diversi ed è dovere primario dei pastori di farla riscoprire, di nutrirla e di renderla matura. Ma essi devono anche comprendere le ragioni che consigliano alla Chiesa di ammettere alla celebrazione anche chi è imperfettamente disposto.”
            Quindi non ammessi sono i candidati che “mostrano di rifiutare in modo esplicito e formale ciò che la Chiesa intende compiere quando si celebra il matrimonio dei battezzati”.
            Perché ammettere alle nozze gli “imperfettamente disposti” che non “mostrano di rifiutare in modo esplicito e formale ciò che la Chiesa intende compiere quando si celebra il matrimonio dei battezzati”?
            Questi i motivi:
            “E’ vero, d’altra parte, che in alcuni territori motivi di carattere più sociale che non autenticamente religioso spingono i fidanzati a chiedere di sposarsi in chiesa. La cosa non desta meraviglia. Il matrimonio, infatti, non è un avvenimento che riguarda solo chi si sposa. Esso è per sua stessa natura un fatto anche sociale, che impegna gli sposi davanti alla società. E da sempre la sua celebrazione è stata una festa, che unisce famiglie ed amici. Va da sé, dunque, che motivi sociali entrino, assieme a quelli personali, nella richiesta di sposarsi in chiesa.
            Tuttavia, non si deve dimenticare che questi fidanzati, in forza del loro battesimo, sono realmente già inseriti nell’Alleanza sponsale di Cristo, con la Chiesa e che, per la loro retta intenzione, hanno accolto il progetto di Dio sul matrimonio e, quindi, almeno implicitamente, acconsentono a ciò che la Chiesa intende fare quando celebra il matrimonio. E, dunque, il solo fatto che in questa richiesta entrino anche motivi di carattere sociale non giustifica un eventuale rifiuto da parte dei pastori. Del resto, come ha insegnato il Concilio Vaticano II, i sacramenti con le parole e gli elementi rituali nutrono ed irrobustiscono la fede (cfr. «Sacrosantum Concilium», 59): quella fede verso cui i fidanzati già sono incamminati in forza della rettitudine della loro intenzione, che la grazia di Cristo non manca certo di favorire e di sostenere.
            Voler stabilire ulteriori criteri di ammissione alla celebrazione ecclesiale del matrimonio, che dovrebbero riguardare il grado di fede dei nubendi, comporta oltre tutto gravi rischi. Quello, anzitutto, di pronunciare giudizi infondati e discriminatori; il rischio, poi, di sollevare dubbi sulla validità di matrimoni già celebrati, con grave danno per le comunità cristiane, e di nuove ingiustificate inquietudini per la coscienza degli sposi; si cadrebbe nel pericolo di contestare o di mettere in dubbio la sacramentalità di molti matrimoni di fratelli separati dalla piena comunione con la Chiesa cattolica, contraddicendo così la tradizione ecclesiale.”

          3. vale

            @ bariom
            epoi, oramai, non si neppure più d’accordo sul significato stesso di matrimonio e famiglia.
            tant’è che anche il pontificio consiglio per la famiglia si pose il problema di cosa s’intendesse dire,oramai, con i vari vocaboli che in bocca a persone differenti hanno significati diversi.
            ( ho trovato la prefazione del testo in questione)
            http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/family/documents/rc_pc_family_doc_20021208_lexicon-trujillo_it.html
            PREFAZIONE DEL CARDINALE ALFONSO LOPEZ TRUJILLO AL VOLUME:”Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche”

            1. Grazie mille a tutti per i contributi e il materiale consigliatomi che ora leggerò con cura….
              L’argomento mi sta davvero molto a cuore e mi rendo conto, che, per mio “difetto di fabbrica” spesso faccio fatica con le sfumature e vorrei tutto chiaro e netto, bianco o nero, dentro o fuori…ma è un mio limite dettato dal cercare le cose più rassicuranti…. quello che mi fa dispiacere, sinceramente, è la pretesa di “dover trovare” il prete che non “rompa”, non faccia domande, che ci sposi e basta senza dirci come dobbiamo vivere…vabbè, basta, meglio concentrarsi sulle soluzioni possibili che sul problema! Una cosa che penso potrebbe essere utile a molte coppie sarebbe fare il corso prematrimoniale prima di fissare data del matrimonio, chiesa, ristorante e altro. Ci sarebbe maggiore libertà interiore e di coppia…capita spesso, infatti, che un corso prematrimoniale ben fatto possa mettere anche in crisi la coppia, nel senso che magari per la prima volta, ci si trova a farsi delle domande serie sulla vita insieme, sulla fedeltà, sui figli..ecc…..magari ci si accorge di aver bisogno di più tempo ma se è già tutto prenotato ( e pagato!!!!) è molto più difficile! la mia perplessità, infatti, nasce rispetto a quelle situazioni in cui il corso viene vissuto come mera formalità da espletare per sposarsi in chiesa e, che, se anche fa nascere qualche domanda, c’è troppo poco tempo per farla maturare dentro…..cmq grazie davvero…ho molto su cui riflettere!

              1. @Cla dici bene… spesso può essere la prima volta che ci si trova a farsi serie domande sulla propria vita insieme (e anche sulla propria come singoli…).

                Certo sarebbe meglio non avere tutto prenotato… ma anche che fosse, diamine, ti sposi uno o una che scopri potrebbe NON essere la persona “giusta” (sulla persona “giusta” si potrebbe aprire un’altra lunghissima parentesi…) solo per non rimetterci la caparra del ristorante?(!!!) “Roba de matt” direbbe mia nonna… eppure mi sa possa succedere.
                Ma anche qui è come si arriva al Matrimonio, come si vive il Fidanzamento (fidanzamento? che roba è?? :-|), che discernimento si fa sulla propria vocazione, ecc, ecc.

                Poi la pretesa di dover trovare il prete che non “rompa”, che vuoi, che chi anche li prova tutti sinché non trova quello che gli dice che il suo peccato, non è poi ‘sto gran peccato… 😐 😉
                E’ comprensibile (umanamente parlando) chi la ricerca la fa, meno il “dottore che ti dà la medicina che tu stesso ti sei già prescritto…” 😉

              2. Sara

                Cla, il sacerdote che ha celebrato il mio matrimonio teneva dei corsi prematrimoniali splendidi ed effettivamente mi raccontò che qualche anno prima una coppia aveva rinunciato a sposarsi perché, a seguito di quelle catechesi, aveva capito che la scelta del matrimonio era stata presa più per inerzia alla fine di un lungo fidanzamento che per reale convinzione e condivisa progettualità di vita.

                Sulla pretesa di ottenere un sacramento alle proprie condizioni e senza patir rotture, devo tristemente constatare come ciò avvenga di frequente anche per Comunione e Cresima…

  4. Marco

    Il bello è che spesso, quando “…..non è più profittevole (per tutti e due) continuare a stare insieme” c’è di mezzo l’insignificante dettaglio dei figli (magari anche piccoli). In quel caso bisognerebbe considerare se sia “profittevole” anche per loro. Si tratta semplicemente di riconoscere le proprie responsabilità e di comportarsi da vero uomo (nel senso di essere umano) e non pensare egoisticamente solo a se stessi.

  5. Giusi

    Da una catechesi ascoltata a Medjugorje:

    La Croce familiare.

    Noi, in Croazia, siamo soliti praticare un rito particolare durante la celebrazione del sacramento del matrimonio. I fidanzati portano in chiesa il Crocifisso che hanno comperato e al quale hanno già preparato una sistemazione nella loro dimora. Sopra la Croce mettono le mani nel momento in cui si scambiano la promessa, la formula del sacramento ed anche il sacerdote tiene la Croce per una estremità. Poi, gli sposi la baciano. Quando tornano a casa, la pongono nel luogo preparato perché da quel giorno diventa il loro “segno” ed il loro “ideale”. Davanti a quella Croce familiare, terminano quotidianamente la giornata con una preghiera. I figli, molto spesso, vedono la mamma pregare, piangere e baciare la Croce familiare.
    Nella mia parrocchia a Siroki Brijeg, costituita da 14.000 abitanti, non esiste una famiglia separata. Nessuna! Non ci può essere separazione quando si prega ogni giorno e si persevera davanti alla Croce. Chi può essere capace di dire alla propria sposa o al proprio sposo: “Non ne posso più, ti lascio”, se sa che lascia Cristo? L’uomo che lascia la sua sposa o viceversa, lascia anche il Cristo familiare, resta solo e questo è terribile! Sì, dalla Croce esce la luce che illumina il nostro cammino ed i nostri passi. Trovarsi davanti alla Croce significa chiedere e ottenere la benedizione, la forza per accettare la propria sofferenza. La Madonna ha aiutato Gesù a portare la Sua Croce. Gli ha insegnato a portare la Croce e lo insegna anche a noi. Lei, la Madre, sta sempre ai piedi della Croce del Suo amato Figlio.

    Croce e perdono.

    1. Ecco… croce e perdono. Anche il nostro corso prematrimoniale non è stato così esaltante, però ricordo una frase che veniva ripetuta ad ogni sacrosanto incontro: “Il matrimonio è fatto all’80% di perdono”: E’ vero. Anzi, alzerei la percentuale anche ad un 85%…

      1. Sottoscrivo Stefano… e il perdono non è forse uno dei frutti più alti dell’amore?
        Pur sapendo che di vero perdono siamo profondamente incapaci e torna quindi la necessità di essere profondamente incardinati in Cristo, come singoli e come Famiglia.

  6. Alessandro

    Oggi Papa Francesco nell’udienza al Pontificio Consiglio per la Famiglia ha detto:

    “La famiglia è il motore del mondo e della storia, dove la persona prende coscienza della propria dignità e, se l’educazione è cristiana, riconosce la dignità di ogni persona, in modo particolare di quella malata, debole, emarginata. Tutto questo è la comunità-famiglia, che chiede di essere riconosciuta come tale, tanto più oggi, quando prevale la tutela dei diritti individuali. Eh, dobbiamo difendere il diritto di questa comunità: la famiglia! Per questo avete fatto bene a porre una particolare attenzione alla Carta dei Diritti della Famiglia, presentata proprio trent’anni or sono, il 22 ottobre 1983.

    “gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia”:
    “Il matrimonio è come se fosse un primo sacramento dell’umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all’amore che è capace di ricevere e di dare. L’amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza”.
    Nel matrimonio, ha osservato, “ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce”, sempre confidando nella Provvidenza di Dio. E’ questa, ha detto, l’esperienza che “i giovani possono imparare dai genitori e dai nonni”. Si tratta, ha soggiunto, di “un’esperienza di fede in Dio e di fiducia reciproca” ma anche di santità, perché “la santità suppone il donarsi con fedeltà e sacrificio ogni giorno della vita”. Certo, ha riconosciuto, “ci sono problemi nel matrimonio”, “diversi punti di vista, gelosie” e si litiga anche:

    “Ma dire ai giovani sposi che mai finiscano la giornata senza fare la pace fra loro! Il Sacramento del matrimonio viene rinnovato in questo atto di pace dopo una discussione, un malinteso, una gelosia nascosta, anche un peccato. Fare la pace, che dà unità alla famiglia. Ma questo dirlo ai giovani, alle giovani coppie che non è facile andare su questa strada, ma è tanto bella questa strada. Tanto bella! Dirlo!”.

    ‘Mi dica signore o signora, lei gioca con i suoi figli?’… ‘Come Padre?’. ‘Lei perde il tempo con i suoi figli, lei gioca con i suoi figli?’. ‘Ma, sa, quando io esco da casa al mattino – mi dice l’uomo – ancora dormono e quando torno sono a letto’. Anche la gratuità, quella gratuità del papà e della mamma con i figli. E’ tanto importante perdere il tempo con i figli, giocare con i figli!”.
    “Una società che abbandona i bambini e che emargina gli anziani – è stato il suo monito – recide le sue radici e oscura il suo futuro”:
    “Voi fate la valutazione su questa nostra cultura oggi, con questo: ogni volta che un bambino è abbandonato e un anziano emarginato, si compie non solo un atto di ingiustizia, ma si sancisce anche il fallimento di quella società. Prendersi cura dei piccoli e degli anziani è una scelta di civiltà”.

    “Le famiglie veramente cristiane – ha osservato – si riconoscono dalla fedeltà, dalla pazienza, dall’apertura alla vita, dal rispetto degli anziani”:
    “Il segreto di tutto questo è la presenza di Gesù nella famiglia. Proponiamo dunque a tutti, con rispetto e coraggio, la bellezza del matrimonio e della famiglia illuminati dal Vangelo! E per questo ci avviciniamo con attenzione e affetto alle famiglie in difficoltà, a quelle che sono costrette a lasciare la loro terra, che sono spezzate, che non hanno casa o lavoro, o per tanti motivi sono sofferenti; ai coniugi in crisi e a quelli ormai separati. A tutte vogliamo stare vicino con l’annunzio di questo Vangelo della famiglia, di questa bellezza della famiglia”.

  7. …ma dovrete pure ammettere che non è la stessa cosa “lasciare uno da solo nel mezzo al guado” e separasi d’amore e d’accordo, come si è soliti dire!

    1. Filosofo: le nostre azioni sono guidate dai nostri progetti, i nostri progetti sono guidati dalla nostra visione.

      Come vedi la tua vita? Un somma di coincidenze, una casualità, un tiro di dadi? Oppure una missione, una impresa, un’epopea di cui tu sei il protagonista? A seconda di come la vedi, ti comporterai diversamente.

      Anche per il matrimonio è la stessa cosa. Se si sta insieme così, tanto per fare, perchè “non avevo niente di meglio da fare” (Mina: mi sono innamorata di te… perchè non avevo niente da fare) allora ci sta che, quando arriva la noia, ci si saluta con educazione, e si toglie il disturbo.

      Ma se stai combattendo contro i titani (e non entro nel dettaglio perchè esulerei dagli argomenti di questo blog: io rientro nella categoria dei complottisti e non vorrei disturbare) che vogliono affossare l’umanità, rendere la vita impossibile agli esseri umani, nascondere Dio e il suo amore agli occhi dell’uomo e della donna, beh, se stai facendo questa battaglia, la noia non sai certo cosa sia. Stanchezza, paura, ogni tanto, adrenalina tanta….. ma tutti i colpi che ricevi uniscono e rafforzano la cppia, lo spirito di squadra, la complicità, altro che allontanarti da tua moglie o da tuo marito.

      Ripeto: tutto sta nella visione che c’è. Quella è alla base di tutto.

      1. vale

        @ alberto medici
        dipende che complottisti. è arrivato e sto leggendo “il complotto dell’onu contro la vita- controllare la vita è la chiave per il dominio sugli uomini” di padre michel Schooyans.
        non so se sia un complotto . ma che vi sia una coincidenza e concorrenza di intenti da parte di varie istituzioni sovranazionali e politiche mi par fuor di dubbio.
        o anche il “manifesto per un etica planetaria.la dichiarazione del parlamento delle religioni del mondo” edita e commentata da hans kung e kuschel.
        o il “manuale sulla salute riproduttiva in situazioni di crisi umanitarie” sul sito dell’OMS e per una lettura critica “la salute riproduttiva dei rifugiati” consiglio pastorale per la salute, immigrati e famiglia.
        o “obiettivi del millennio dello sviluppo” in specie il n.5 in http://www.un.org./fr/milleniumgoals,oppure i programmi pubblicati sul sito del UNFPA http://www.unfpa.org/public oppure dell’OMS su salute sessuale e riproduttiva http://www.who.int/reproductivehealth/en/ o sul sito dell’inglese HFEA.
        per non parlare dei siti sedicenti cattolici come quello dei Catholic for choice( hanno pure il sito. tutto attaccato. org)
        o l’azionedell’Unfpa in brasile http://www.unfpa.org/public/publications/pid/1430
        e mi fermo qui perché sono arrivato solo a leggere fino alle note di pag.43.
        ma ho il sospetto che ve ne sarà una miniera di citazioni aberranti su famiglia ecc. di istituzioni internazionali dell’onu,oms,parlamento europeo e quant’altro.
        forse non è un complotto.
        ma una comunione d’intenti,sì.

        1. “magari non è un complotto. ma una comunione di intenti sì”.
          Bellissimo.
          Felice che siano sempre di più quelli che se ne rendono conto.
          Anche se mi rendo conto che è e deve rimanere un percorso personale (non si può “svegliare” gli altri).

  8. Franz e Alberto Medici:

    …avevo scritto “come si suol dire” (che sia trendy non vuol dire che anche i trendy non siano persone)
    Ma avevo chiesto: sara pur meglio lasciarsi che lasciare uno “solo in mezzo al guado”?
    ( nell’articolo si parla solo di questo “lasciare solo eccetra…”) (sembra sia molto trendy questa espressione) (non per questo l’autore dell’articolo non è una persona, anche se dice cose per un certo verso trendy)

    1. StefyB.

      Dopo la separazione dei miei genitori anche io ho pensato per anni “meglio che stiano divisi,piuttosto che litigare in continuazione”, e frasi simili che si dicono in questi casi. Crescendo però, più li guardo e più mi accorgo in quante cose siano simili e davvero penso che potevano sposarsi solo tra loro, Nessuno dei due sta meglio, però loro non sono trendy e non sono mai andati più d’accordo di prima, anzi. Non sono neanche stati così moderni da risposarsi, perciò li vedrò invecchiare in solitudine, perchè mi accorgo che figli e nipoti non riescono a colmare un vuoto che forse neanche si rendono conto che c’è. Per questo, a parte le motivazioni prettamente legate al sacramento, sono convinta che è sempre meglio lavorare sui problemi e superarli insieme, piuttosto che vivere con una frattura.

  9. vale

    naturalmente poi, oggi, all’udienza del pontificio consiglio per la famiglia, il Papa ha riaffermato che “gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, si fonda sulla famiglia. …è come se fosse un primo sacramento dell’umano, in cui la persona scopre sè stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e all’amore che è capace di ricevere e dare”. “chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre e che le prove i sacrifici della coppia come nella stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene nella verità e nella bellezza”
    (ghost writer la sciùra Miriano 🙂 )
    stavolta è stato abbastanza chiaro.mi pare.

    1. …“chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre e che le prove i sacrifici della coppia come nella stessa famiglia rappresentano dei passaggi per crescere nel bene nella verità e nella bellezza”

      L’egoismo (familiare) elevato a pienezza spirituale…

      Se osservaste attentamente le famiglie (cosiddette) le une contro le altre armate quando si spostano nelle loro macchinine-ine comprate a rate con tanti sacrifici (e c’è da pagare anche la casa e il resto) avreste la dimostrazione di cosa vuole dire questo “amore” di cui vi riempite la bocca!!!

      1. Ma fare il seminatore di zizzania rende molto? O è solo una perversa soddisfazione personale?

        Nel mio blog saresti bannato al secondo commento del genere…. Mah!

        Secondo me nella migliore delle interpretazioni la tua è una disperata, ancorchè contorta ed espressa male, richiesta di aiuto, che non sai tradurre in altro che non sia provocazione, e ti tengono sapendo che prima o poi qualcosa di buono ne verrà fuori. Onore a Guido!

  10. Giusi

    LETTERA DI TERTULLIANO ALLA MOGLIE

    Condividiamo la stessa speranza,
    lo stesso ideale,
    lo stesso modo di vivere,
    lo stesso atteggiamento di servizio.

    Ambedue fratelli e servi dello stesso Signore,
    senza divisione nella carne e nello spirito,
    insieme preghiamo,
    insieme ci inginocchiamo
    e insieme facciamo digiuno.

    Istruiamoci l’un l’altro,
    l’un l’altro esortiamoci,
    sosteniamoci a vicenda.

    Insieme stiamo nella santa assemblea,
    insieme alla mensa del Signore,
    insieme nella prova,
    nella persecuzione, nella gioia.

    Nulla nascondiamo l’un l’altro,
    non ci evitiamo l’un l’altro,
    l’un l’altro non siamo di peso.

    Volentieri facciamo visita agli ammalati,
    volentieri assistiamo i bisognosi,
    senza malavoglia facciamo elemosina
    senza fretta partecipiamo al sacrificio,
    senza sosta assolviamo ogni giorno i nostri impegni.

    Ignoriamo i segni di croce furtivi,
    rendiamo grazie senza reticenze,
    benediciamo senza vergogna nella voce.

    Salmi e inni recitiamo
    A voci alternate
    Ed insieme gareggiamo
    Nel cantare le lodi al nostro Dio.

    Vedendo e sentendo questo,
    Cristo gioisce e ci manda la sua pace.

    Là dove sono i due sposi,
    ivi è anche Cristo.

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