L’inizio della spirale

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di Livio Podrecca*

La legge sulla omofobia è solo un tassello, il primo, di un preciso percorso normativo che, come in altri paesi, dovrà portare prima al riconoscimento legislativo delle unioni civili; quindi al matrimonio gay; infine alla disciplina delle adozioni da parte delle coppie omosessuali ed alla regolazione della cosiddetta maternità surrogata

Sembra una esagerazione? A giudicare dalle cronache non si direbbe. Certamente è un panorama surreale, da incubo. E se si guarda all’escalation che, su questi temi, si è prodotta in altri paesi europei (Francia ed Inghilterra, per esempio), ma anche ai modi in cui, qui da noi, la proposta di legge sulla omofobia viene portata avanti in Parlamento, i motivi di preoccupazione aumentano.

Certamente, in questo percorso quello della omofobia è un passaggio fondamentale, strategico, che prepara il terreno, le premesse culturali e giuridiche per tutti gli altri.

Per questo è importante opporsi alla approvazione di questa legge insidiosa, liberticida ed ideologica che, facendo leva, con tecnica ormai ampiamente collaudata, sul sentimentalismo pietista verso i poveri gay oggetto di discriminazione e violenza, introduce invece nell’ordinamento, surrettiziamente ed all’insaputa anche degli ingenui parlamentari che sono disposti per tali motivi a votarla, una vera rivoluzione antropologica, uno stravolgimento copernicano nella concezione dell’uomo e della sua natura finora recepita dal nostro ordinamento giuridico.

Già da parte di molti ci si è finalmente accorti della criminalizzazione delle opinioni che questa legge introdurrebbe, mentre l’omosessualità è un fenomeno dai contorni quanto meno controversi, sul quale è legittimo avere vedute e pareri diversi.

In base a tali convinzioni, però, deve essere anche possibile tenere condotte coerenti, e distinguere tra chi voglia liberamente adottare uno stile di vita omosessuale in relazione a situazioni ed istituti rispetto ai quali quest’ultimo sia ritenuto incompatibile o moralmente inaccettabile. Ciò non solo, per esempio, negando alle coppie gay l’accesso al matrimonio, istituto che ha senso solo per le coppie eterosessuali e rilievo sociale proprio in relazione alla funzione procreatrice (assente per natura nelle coppie gay, a meno di ritenere naturali le pratiche di maternità surrogata) che in esso si realizza. Ma anche escludendo tali coppie dalle adozioni, in considerazione del diritto dei minori ad avere un padre ed una madre; od opponendosi, p. es., a ché i propri figli siano soggetti ad attività formative, nella scuola ed in ogni altro ambito pubblico e privato, che intendano presentare l’omosessualità e l’identità di genere come normali atteggiamenti della sessualità, semplicemente alternative alla eterosessualità. Deve, in sostanza, essere possibile continuare a ritenere, pur senza giudizio sulle persone, l’omosessualità un problema, una anomalia verificatasi nello sviluppo psichico della persona, e le relative pratiche un oggettivo disordine morale, diseducativo e produttivo di effetti negativi per la società.

Con il progetto di legge Scalfarotto, così com’è attualmente congegnato, ciò non sarebbe più ammesso, né possibile, se non a rischio di denunce e sanzioni penali, e occorrerebbe per legge adeguarsi alla asserita normalità dell’omosessualismo, senza più possibilità di critica né delle conseguenti azioni oppositive.

Non è quindi vero che con questa legge si vogliono solo reprimere le discriminazioni ingiuste e gli atteggiamenti violenti e di incitamento all’odio nei confronti dei gay (condotte, peraltro, già punite dalla legge penale).

Se passa la legge (così come è ora formulata) sarà, infatti, vietata e punita, ogni e qualsiasi forma di discriminazione, cioè ogni distinzione, ogni ritenuta diversità di trattamento delle persone che pratichino l’omosessualità che sia operata per ragioni, cosiddette, di omofobia o di transfobia, neologismi di incerto contenuto e portata che ben potrebbero sintetizzarsi nella semplice contrarietà morale e di principio verso tali pratiche o verso il mondo gay e LGBT.

Ciò ancorché tali convincimenti si concretino in condotte pacifiche e rispettose, nell’esercizio delle libertà di opinione, di insegnamento, di religione, e nel diritto – dovere di educare i figli, senza poter distinguere tra una discriminazione (meglio: distinzione) giusta ed una ingiusta, né poter entrare nel merito delle ragioni da cui la diversità di trattamento (ammesso che possa ritenersi tale) in ragione della pratica omosessuale sia derivata o addirittura imposta.

Così, infatti, avviene con la legge Reale Mancino in tema di discriminazione razziale; basta un manifesto contro i campi nomadi, o la richiesta all’immigrato, da parte di un Comune, di un certificato in più, rispetto agli altri cittadini, per accedere a determinati servizi, per aversi discriminazione vietata.

E’ davvero sconcertante vedere come l’ideologia di gender, per la quale il sesso non è un dato biologico, ma il prodotto di una cultura e l’effetto di una scelta personale, stia dilagando nei programmi e nella azione politica degli stati occidentali e della Unione Europea.

La deriva etica che ne scaturisce pone le basi per una radicale distruzione della società.

Anche sul piano religioso e della fede, infatti, l’ideologia di gender vuole simbolicamente distruggere il corpo, creato da Dio maschio e femmina, cioè sessuato, e l’ordine della famiglia che su di esso è imperniato. Con il corpo sessuato, si vuole anche cancellare e distruggere l’immagine di Dio che il Creatore ha posto in esso. La differenza sessuale è, infatti, il motore del dinamismo d’amore che scaturisce dalla diversità tra l’uomo e la donna, e, simbolicamente, tra lo Sposo, Cristo, e la Sposa, la Chiesa, secondo il paradigma sponsale che Dio stesso ha posto come immagine del suo amore per l’uomo. Un amore oblativo e fecondo. L’omosessualità, al contrario (come è stato autorevolmente detto), si basa sulla negazione della differenza sessuale; le relative pratiche scaturiscono da una sterile spinta narcisistica, che la società non ha nessun interesse a sostenere ed incentivare.

Di fronte a queste inquietanti prospettive, c’è da chiedersi come si possa pensare di mettersi in pace la coscienza con logiche falsamente tolleranti e buoniste. Se non ci si batte, anche quel fantasma scioccamente deformato di libertà relativista che alcuni hanno in mente, per cui non si devono imporre le proprie idee agli altri (confondendo, così, la libertà di opinione con la difesa dei fondamenti della nostra società), potrebbe infatti avere vita breve. Saranno gli altri ad imporci le loro; anzi, lo stanno già facendo.

Presidente Unione Giuristi Cattolici Italiani –  Piacenza

72 pensieri su “L’inizio della spirale

  1. Anche, ammesso, esistesse un preteso diritto naturale, scolpito nelle nostre coscienze, da sempre, bisognerebbe pur sempre che questo presupposto diritto eterno si traducesse in norme giuridiche scritte da qualcheduni omini.
    Chi dovrebbero essere questi qualcheduni omini, secondo Livio Podrecca? Gli omini giusti? Onesti? Di buona fede? Che riconoscono dentro sé dei principi scolpiti ab aeterno? E chi sarebbero questi omini? E come potrebbero fare in modo a essere loro a scrivere queste norme fondate su valori da essi riconosciuti come gli unici validi al posto di quelle altre scritte da altri omini non giusti, non onesti, non di buona fede e senza principi ?

    1. Dall’altro post di oggi:
      «Il problema è che è diventato troppo facile contrabbandare la menzogna come nobiltà, gli interessi più spregiudicati come una ricerca di giustizia, il bisogno di protagonismo e di potere come “la responsabilità morale di non chiudere gli occhi”… E a dispetto di tutte le nostre globalizzazioni e fonti di informazioni, sembra che nulla sia verificabile, che un minimo di verità oggettiva non esista… Cioè, non la si vuole far esistere; perché invece una verità c’è, e gli uomini onesti potrebbero trovarla, cercandola davvero insieme, se non fosse loro impedito da coloro che hanno altri interessi.»

  2. Carlo

    FILOSOFIAZZERO: il discorso sul piano della fede e di alcune verità sulla natura dell’uomo e del mondo, appartiene ad una sfera, potrei anche dire, “inter nos”; non riguarda la battaglia che dovremmo combattere. Questa battaglia andrebbe combattuta fino in fondo, nella società, per affermare le idee di bene che abbiamo per l’uomo e la società stessa e contrastare quelle che riteniamo sbagliate. E’ la cosa più normale che ci sia e non ha niente a che vedere con il fatto di pretendere di essere i giusti, i buoni o i possessori della verità. Mettere in gioco nell’agorà quello in cui crediamo e non lasciare lo spazio pubblico solo in mano ad altri. Perchè non dovremmo farlo? Si pone il problema se introdurre o no il matrimonio gay? Bene, si dovranno pure contendere e argomentare i numerosi “perchè si” e “perchè no”? Oppure chi ha posto la questione, ritiene che sia indiscutibile? Ed in quel caso, chi sarebbero gli intolleranti e antidemocratici?

      1. Pensi che divertimento qualora – in un futuro magari prossimo – le capitasse per trascorso di lingua di mandare qualcuno a pigliarsela dove lei sa e poi di essere (e magari salatamente multato o ristretto nella libertà personale o costretto a farsi rieducare) per aver espresso sentimenti invisi a una pura e semplice norma giuridica 😉

      2. Tom Mariner

        Tu semmai cerchi di far prevalere l’idea di un filosofiazzero equilibrato e super partes e perciò non fazioso. Ovvero almeno noi non cerchiamo di fingerci della tabulae rasae!

    1. @Carlo condivido il tuo commento ritengo peraltro che alcune verità sulla natura dell’uomo e del mondo, possono anche appartenere ad una sfera “inter nos”, ma vanno assolutamente portate ed affermate (nel senso della loro proclamazione) nell’ “agorà” (anche perché per molti versi, sono il fondamento dello svilupparsi di una precisa idea).

  3. Stefania

    @filosofiazzero A guardare bene è proprio il contrario. Mi spiego: affermare l’esistenza di distinzioni tra l’uomo e la donna e che questi siano soggetti di diritti specifici riporta a un dato oggettivo, cioè tutti possono verificare se sei uomo o donna. Se invece questo dato oggettivo viene a mancare e si afferma che ciò che vediamo da un punto di vista biologico non ha alcuna importanza e si dà a questo valenza giuridica, allora anche la legge diventa sottomessa alla relatività. La conseguenza potrebbe essere proprio la creazione di norme giuridiche scritte da un gruppo di persone che si elegge portavoce delle sensazioni (di chi?della maggioranza? dei più ricchi?) e che sarebbe libero di creare norme basandosi solo su un’ideologia o sulla filosofia del momento. L’argomento va oltre la fede cristiana, perché contraddice quello che afferma la scienza biologica e rende verità assoluta una teoria.

  4. Franca 35

    Scusatemi, è da stamani che ci penso, da quando ho letto quanto scritto da filosofiazzero alle ore 09:11. Trovo il suo un farneticare profondamente disonesto. A cosa servono le leggi? San Paolo le fa causa di peccato. Se non ottemperi la legge sei subito passibile di errore. D’altra parte, le norme giuridiche solitamente sono a difesa degli onesti, non è contemplata l’abitudine che dei mascalzoni elevino a norma giuridica una legge contro chi è onesto!!!! Che poi “fatta la legge trovato l’inganno” sia anche vero ne è riprova quanto è stato legiferato in Francia e Inghilterra e si vuole legiferare anche da noi in Italia, a proposito dell’omofobia. Mentre stiamo a gingillarci con i cavilli astrusi di filosofiazzero and company, intanto si arriverà a trovarci la legge bell’e fatta, una legge che per primi offenderà proprio quelli che vuole proteggere, ovvero gli omosessuali onesti (che ci sono) e che non la vogliono, ritenendola inutile e dannosa.
    Per il resto sono pienamente d’accordo con Carlo, che ringrazio. Credo si debba fare una strenua battaglia con argomenti sani e validi senza timore di rappresaglie, finora abbiamo ancora la libertà di esprimere opinioni e sentimenti. I “perché sì” e i “perchè no” vanno messi a confronto e portati all’opinione pubblica, che non li conosce e si lascia imbonire con ideologie perverse. Perfino in Parlamento, a quanto pare!

    1. Perdonami Franca se mi permetto di puntualizzare il senso di S. Paolo:

      Romani 3
      19 Ora, noi sappiamo che tutto ciò che dice la legge lo dice per quelli che sono sotto la legge, perché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio. 20 Infatti in virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giustificato davanti a lui, perché per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato.

      S. Paolo ne fa causa di peccato non perché chi disubbidisce alla legge cade (ovviamente si potrebbe dire…) nel peccato, ma ne fa causa in quanto nessun uomo può dirsi pienamente giusto di fronte alla legge né di non aver mai trasgredito a nessuna delle sue (innumerevoli) norme. Ciò porta a che nessuno si possa elevare a “giusto”, ma tutti bisognosi invece di Misericordia.

      O per citare nuovamente le Scritture:

      Romani 11:32
      “Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!”

      Quindi:

      1Giovanni 1:10
      “Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.”

  5. Franca 35:
    .
    “Mentre stiamo a gingillarci con i cavilli astrusi di filosofiazzero and company, intanto si arriverà a trovarci la legge bell’e fatta..”

    E invece, se non fossi a gingillarti, che faresti?

    I miei, ma non perché sono “i miei”, non sono cavilli astrusi. La legge è un fatto, la si potrà giudicare in quasiasi modo
    che uno voglia, ma resterà un fatto fino a quando non sarà cancellata da altre leggi o da chissà che cosa. Questo è il mondo dove si vive. Anche a me non mi piace questo mondo, ma resta il fatto che questo è il mondo fino a che non venga cambiato, se venga cambiato, in meglio, si spera, con l’impegno di tutti, o attraverso la politica, o attraverso l’ammaestramento. Filosofiazzero è solo un povero diavolo, come voi.

  6. …a parte il fatto che la legge, cosiddetta, Scalfarotto, non è la peggio delle leggi che sono in vigore
    (mi metto dal vostro punto di vista) come, esempio, quella sull’aborto, e che non è, ancora, stata votata…

  7. Alessandro

    Il ddl Scalfarotto, così com’è,

    1) vìola la libertà religiosa perché punisce chi, come un cattolico, afferma pubblicamente che gli atti omosessuali sono peccaminosi.

    Pertanto il ddl Scalfarotto vìola l’art. 19 della Costituzione (“Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in QUALSIASI forma, individuale o associata, di farne PROPAGANDA e di esercitarne in privato o in pubblico il culto”)

    2) vìola la libertà di espressione del pensiero, appunto perché punisce chi affermasse pubblicamente che gli atti omosessuali sono peccaminosi.

    Pertanto il ddl Scalfarotto vìola anche l’art. 21 della Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”).

    Quindi, chi difende la libertà d’espressione e la libertà religiosa non può che essere contrario al ddl Scalfarotto.

    Chi afferma di difendere la libertà d’espressione e la libertà religiosa ed è favorevole al ddl Scalfarotto o è ignorante (perché non capisce che cos’è il ddl Scalfarotto) o è in malafede.
    Il resto sono chiacchiere, frutto delle suddette ignoranza o malafede.

    1. Daniele

      Voglio ricordare che il ddl Scalfarotto estende una legge che tutela fra l’altro fra l’altro proprio coloro che sono discriminati in ragione della propria appartenenza religiosa:

      1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, anche ai fini dell’attuazione della disposizione dell’articolo 4 della convenzione, è punito:

      A) con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;

      B) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

      Farsi paladini della libertà d’espressione solo ora che questi istituti verranno posti anche a tutela di chi subisce discriminazioni in ragione dell’orientamento sessuale, beh quella sì che costituisce un’operazione di profonda disonestà intellettuale.

      Oltretutto viene citato l’art.19 cost., nonchè l’art. 2. ma non l’art.3: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, anche gli omosessuali è bene che tutti se lo mettano in testa! Cittadini, questi ultimi, che pur avendo goduto del risultato di importanti battaglie sul piano dell’emancipazione, è innegabile che sono ancora bersaglio di dichiarazioni sconcertanti o di atti di violenza profonda che vanno ben oltre i fatti di cronaca. Non si cita neanche la carta dei diritti fondamentali dell’unione europea
      Articolo 21
      Non discriminazione
      1. ̈ vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali.

      La libertà d’espressione o la libertà di manifestare liberalmente le proprie convinzioni religiose ( tutelate sia dalla nostra Carta Cost.le sia dalla suddetta carta di Nizza ) non possono entrare in contrasto con altri principi fondamentali ( funzionano così le Costituzioni…altrimenti si dovrebbe ammettere che il reato di ingiuria o di diffamazione contrasta con l’art 21 Cost.).
      Se nel corso di una celebrazione religiosa islamica un imam incita i propri fedeli alla guerra quella non potrebbe configurarsi come istigazione a delinquere? Io credo di sì. Oppure dobbiamo ammettere che dietro lo schermo della libertà di professare la propria fede possa celarsi qualsiasi condotta? e che quindi porvi un freno sia un attacco a tale principio?

      Basta con questa storia: discriminare non può essere considerato un diritto nè rientrare nella tutela giurdica che l’ordinamento prevede per i diritti fondamentali.

      1. Alessandro

        Daniele, complimenti, un ottimo esempio di disinformazione.

        1) dovrebbe essere noto che violenze, minacce o ingiurie nei confronti delle persone omosessuali sono già punite a dovere dal codice penale. Ricordo che è applicabile l’aggravante comune dell’ “avere agito per motivi abietti o futili” (art. 61 codice penale).
        Quindi già OGGI chi ingiuria un omosessuale non può farla franca appellandosi all’art. 21 della Costituzione che tutela la libertà di espressione del pensiero.
        Il ddl Scalfarotto dunque non è il ddl che finalmente proteggerebbe le persone omosessuali da ingiurie fino ad oggi lasciate impunite causa l’appellarsi all’art. 21 della Costituzione da parte di chi ingiuria.

        “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, anche gli omosessuali è bene che tutti se lo mettano in testa!”

        Appunto: “pari dignità sociale” già OGGI presidiata anche dal nostro codice penale che commina già OGGI punizioni a chi usa violenza e infligge minacce e ingiurie, SIA che le vittime siano eterosessuali SIA che siano omosessuali, tutelando i secondi non meno dei primi.

        2) come scrivevo nel precedente commento, chi, entrando in vigore così com’è il ddl Scalfarotto, subirebbe iniqua restrizione della libertà di espressione del pensiero (configurandosi pertanto palese violazione dell’ art. 21 della Costituzione) è il cattolico che, conforme alla propria convinzione di fede, affermasse che gli atti omosessuali sono peccaminosi. Che è quanto un cattolico non può non affermare, trattandosi di affermazione non opinabile per chi professa la fede cattolica.
        Quindi è di tutta evidenza che, entrando in vigore il ddl Scalfarotto, non solo (cfr. 1) NON accadrebbe che sarebbe infine debellata un’impunità che OGGI non vige (l’impunità, cioè, che si favoleggia essere finora goduta da chi discrimina iniquamente la persona omosessuale, ed essere finora ottenuta dall’iniquo discriminatore col pretesto di esercitare egli un diritto di libera espressione del pensiero costituzionalmente riconosciuto), ma anzi accadrebbe che sarebbe violata la libertà d’espressione di chi professa la fede cattolica, e con essa sarebbe pertanto violato il diritto di libera professione della propria fede religiosa.

        3) Sotteso al discorso di Daniele sta poi un’equiparazione insostenibile: quella tra il cattolico affermante che gli atti omosessuali sono peccaminosi e l’ “imam che incita i propri fedeli alla guerra”. A volte la foga polemica offusca la lucidità di giudizio.

        4) Se proprio si vuole che “tutti i cittadini abbiano PARI dignità sociale, anche gli omosessuali!”, allora bisognerebbe coerentemente domandarsi perché mai, come accadrebbe se entrasse in vigore il ddl Scalfarotto, le persone omosessuali godrebbero della medesima, rigorosissima tutela di cui godono le vittime del razzismo e della xenofobia, tutela di cui NON godrebbero invece i disabili e gli anziani (donde questa DISPARITA’ di trattamento? Forse che disabili e anziani non siano meritevoli della medesima tutela di una persona omosessuale? Accadrebbe così che disabili e anziani beneficerebbero di una rigorosissima tutela se sono omosessuali e subiscono offesa in quanto omosessuali, mentre godrebbero di una meno rigorosa tutela se disabili e anziani non omosessuali).

        5) il pernicioso pasticcio giuridico che scaturirebbe dall’approvazione del ddl Scalfarotto si fa patente anche considerando che esso si presenta come garanzia contro una non meglio precisata “omofobia”:

        “l’attuale testo non precisa assolutamente nulla circa l’omofobia e la transfobia. In nessuna normativa del nostro ordinamento giuridico è in alcun modo rinvenibile o desumibile il concetto delle succitate categorie. Se si considera che tali categorie vengono ad assumere la funzione di presupposto di una fattispecie penale, ben si comprende la pericolosità in ordine alla certezza del diritto ed al principio di oggettività del reato. Se non è la legge, chi può essere autorizzato a definire i concetti di omofobia e transfobia? Il rischio è quello di creare una sorta di “reato giurisprudenziale”, il cui contenuto precettivo verrà rimesso all’autorità giudiziaria chiamata a pronunciarsi nel singolo caso. La gravità di tutto ciò si amplifica laddove si consideri che in gioco vi sono diritti fondamentali dell’uomo, quali la libertà di opinione e di credo religioso, garantiti e tutelati dagli articoli 19 e 21 della nostra Costituzione.”

        http://www.lanuovabq.it/it/articoli-testo-cambiato-ecco-perche-e-pericoloso-6953.htm

        6) il pernicioso pasticcio giuridico che scaturirebbe dall’approvazione del ddl Scalfarotto si fa patente pure dall’elementare considerazione che la legge Mancino, così come giace oggi, commina severe punizioni a chi compie atti di discriminazione per motivi religiosi, ma, modificata secondo le intenzioni di Scalfarotto et alii, diventerebbe essa stessa (come ho evidenziato) fonte di discriminazione iniqua nei confronti dell’esercizio della libertà religiosa. La Mancino insomma diventerebbe una legge in contraddizione intima con se stessa. Una legge autofagica, che attenterebbe a ciò che è nata per salvaguardare.
        Un bel pasticcio giuridico, non c’è che dire!

        1. Alessandro:
          ….allora, per coerenza col tuo discosrso, sarebbe giusto cancellare anche la legge Mancino. Siamo già tutti tutelati (o non tutelati) dalle leggi in vigore!

          1. Alessandro

            Non ti sarà sfuggito che anche nel post di Livio Podrecca si rimarcano storture applicative della Reale Mancino:

            “Così, infatti, avviene con la legge Reale Mancino in tema di discriminazione razziale; basta un manifesto contro i campi nomadi, o la richiesta all’immigrato, da parte di un Comune, di un certificato in più, rispetto agli altri cittadini, per accedere a determinati servizi, per aversi discriminazione vietata.”

            Mi limito ad annotare che leggi che intervengono sulla libertà di espressione, quand’anche ne attuino una restrizione sacrosanta (un insulto razzista non è certo giustificabile sulla base del diritto alla libertà di espressione!), sono leggi “border line”, capaci sia di punire (meritoriamente) condotte riprovevoli sia di prestarsi (perniciosamente) a essere usate per reprimere arbitrariamente la legittima espressione di un’opinione diversa da quella socialmente percepita come “corretta” (vedi il caso del manifesto contro i campi nomadi di cui parla Podrecca).

            Comunque una differenza balza agli occhi: pur con tutti i rischi cui ho accennato, la Mancino punisce razzismo e xenofobia, cioè condotte universalmente riconosciute come deplorevoli. Mi domando: è equo che razzismo e xenofobia siano trattate – come accadrebbe se passasse il ddl Scalfarotto – alla stessa stregua (e allo stesso modo punite) di una condotta imprecisata come quella “omofobica”? Che cosa significhi essere razzista e xenofobo, con qualche (talvolta insidioso) margine di approssimazione, suppergiù lo si sa. Ma che significa essere “omofobo”? Significa ingiuriare un omosessuale o anche affermare che il “matrimonio gay” è sbagliato?
            Ripeto quello che scrive Amato:

            “l’attuale testo non precisa assolutamente nulla circa l’omofobia e la transfobia. In nessuna normativa del nostro ordinamento giuridico è in alcun modo rinvenibile o desumibile il concetto delle succitate categorie. Se si considera che tali categorie vengono ad assumere la funzione di presupposto di una fattispecie penale, ben si comprende la pericolosità in ordine alla certezza del diritto ed al principio di oggettività del reato. Se non è la legge, chi può essere autorizzato a definire i concetti di omofobia e transfobia? Il rischio è quello di creare una sorta di “reato giurisprudenziale”, il cui contenuto precettivo verrà rimesso all’autorità giudiziaria chiamata a pronunciarsi nel singolo caso. La gravità di tutto ciò si amplifica laddove si consideri che in gioco vi sono diritti fondamentali dell’uomo, quali la libertà di opinione e di credo religioso, garantiti e tutelati dagli articoli 19 e 21 della nostra Costituzione.”

              1. Alessandro

                io non chiudo e non apro un bel niente.
                Dico la mia cercando di argomentare in modo corretto, poiché, non essendo un relativista teorico, sono convinto che esistono argomentazioni valide e argomentazioni invalide, che non si equivalgono: le prime meritano assenso, le seconde meritano rifiuto. Ed è evidente, da quello che scrivo su questo blog da settimane, che ritengo che le argomentazioni avverse al ddl Scalfarotto siano valide e confutino inoppugnabilmente quelle favorevoli.

                1. -INOPPUGNBILMENTE- e cioè che non vale neanche la pena (per chi ne avesse voglia ) di “pugnare”, costui sarebbe sempre e comunque dalla parte del torto, in mala fede eccetra. Ho l’idea che, a parte la teoria delle lobbi massonico-plutocratico pederastico-omosessual-relativiste o quant’altro,
                  quello qui tra noi (io, te, Daniele,e altri)
                  possa essere stato un buon esempio degli argomenti del dibattito (ammesso che ci sia mai stato un dibattito) parlamentare.
                  Ognuno ha esposto il suo punto di vista, sono stati o non sono stati portati dei cambiamenti alla cosiddetta bozza di legge, ma alla fine, in ogni caso, bisognerà 1 che sia ritirato il progetto di legge Scalfarotto in quanto inoppugnabilmnte confutato 2 passare alla votazione. E qui si ritorna al discorso della legge e del suo valore di legge. Un discorso, credo, o infinito, o definito, inoppugnabilmnte.

                2. …se non si fosse capito:

                  “è evidente, da quello che scrivo su questo blog da settimane, che ritengo che le argomentazioni avverse al ddl Scalfarotto siano valide e confutino inoppugnabilmente (sic!!!) quelle favorevoli.”

        2. Daniele

          Sul punto 1) faccio parziale ammenda. In effetti nel mio commento non avevo esplicitato questa cosa. E’ vero, ovviamente, che già oggi il CP punisce condotte ingiuriose o violente. E che le fattispecie incriminatrici di cui sopra già sono state applicate in relazione ad aggressioni ( sia verbali che fisiche ) nei confronti di persone omosessuali. Qui si tratta di fare una scelta di carattere politico che, a mio avviso, si pone in attuazione dei valori di cui parlavo nel precedente commento. Pensiamo che, in questo paese, vi sia un clima di omofobia e che ciò richieda uno strumento di tutela specifica? Questi i dati emersi da una ricerca fatta dall’Agenzia dell’Unione Europea per la tutela dei diritti fondamentali ( la ricerca in realtà prende come campione l’intera popolazione dell’unione, segnalando sensibili differenze tra i vari stati…stento a credere che tali differenza siano a favore dell’Italia):http://fra.europa.eu/sites/default/files/fra-2013_lgbt-survey-factsheet_it.pdf
          A onor del vero, spulciando tra varie ricerche, vi è quella di un istituto americano che è leggermente più benevola ( ma che comunque pone l’Italia tra gli ultimi posti considerando i paesi occidentali).
          Pertanto, se si ritiene che anche disabili e anziani siano esposti allo stesso tipo di discriminazioni( tipo aggressioni verbali o fisiche), ve bene prevedere analoghi strumenti. Ma la questione è un’altra. Per quale motivo adesso ci si accorge che la legge Mancino pone dei problemi relativi alla libertà di espressione.Semplicemente perchè ora viene estesa anche alle vittime di omofobia? D’altro canto la legge già prevede una severa condanna nei confronti degli atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; ciò non ha determinato, ad esempio, che talune forze politiche abbiano modificato la loro posizione nei confronti del fenomeno migratorio e delle ricette per affrontarlo/contrastarlo. E’ evidente che, ove determinate prese di posizione sfocino nella diffusione di idee fondate sulla superiorità è sacrosanto prevedere una sanzione particolarmente severa. Il clima emerso nei confronti del ministro Kyenge a mio avviso dimostra quanto sia necessario tenere alto il livello di guardia.
          Detta in altri termini, un conto è esprimere un’opinione sul fenomeno dell’immigrazione e sull’eventualità e i mezzi attraverso i quali contrastarlo un conto è insultare una persona perchè straniera o appartenente ad un’altra etnia. Allo stesso modo, diverso è contrastare le leggi sull’estensione del matrimonio o dell’adozione anche a coppie omosessuali rispetto a dire “meglio fascisti che froci” (chiedo scusa per l’espressione volgare ma si tratta di una citazione dell’On. A.Mussolini., la quale oltretutto, essendo parlamentare non sarà mai chiamata a rispondere per le opinioni espresse nell’esercizio delle sue funzioni…ma questo è un altro discorso)

          D’altro canto, non si può negare che la questione sia particolarmente delicata e riguarda il confine tra la tutela della libertà d’espressione e una necessaria limitazione a fronte della tutela della dignità individuale. Mi spiego: la libera manifestazione del pensiero è un diritto fondamentale ma deve necessariamente incontrare una limitazione quando accadono fenomeni tipo questo http://it.wikipedia.org/wiki/File:Froci_al_muro.JPG o no?

          Sul fatto che questa legge abbia dei limiti, sono d’accordo e uno dei limiti è dato proprio dall’assenza di definizioni, anche se fatico a pensare che sia davvero così difficile individuare i confini di una condotta omofoba, laddove ovviamente si consideri l’omofobia una condotta universalmente riconosciuta come deplorevole.

          1. Daniele mi perdonerai se da tutto il tuo commento (che ho letto per intero) estrapolo solo un punto che può apparire marginale…

            Scrivi: “Allo stesso modo, diverso è contrastare le leggi sull’estensione del matrimonio o dell’adozione anche a coppie omosessuali rispetto a dire “meglio fascisti che froci” (….. si tratta di una citazione dell’On. A.Mussolini, la quale oltretutto, essendo parlamentare non sarà mai chiamata a rispondere per le opinioni espresse nell’esercizio delle sue funzioni…ecc)

            Al di là dell’opportunità o meno di un’espressione del genere pronunciata da chi viene appellata come “onorevole”, nonché della condivisione o meno della frase in sé, ritieni che chi la pronunciasse (o l’abbia pronunciata o la dovesse ri-pronunciare) dovrebbe finire nelle patrie galere?

            Non ti pare si arriverebbe all’eccesso? Non è forse una libera per quanto discutibile opinione? (E infatti scrivi “a rispondere per le opinione…” siamo al reato di opinione).
            Non è un’opinione assimilabile alle centinaia, che di simile tenore vengono pronunciate ogni minuto su ogni genere di persona o categoria (piuttosto che sposare un… chennesò…., piuttosto che farmi prete…, meglio essere questo che quello, meglio nascere questo che quello e via discorrendo). Se non dobbiamo applicare due pesi e due misure, tutti in galera!

            1. Daniele

              Guarda, onestamente, ora che mi si fai pensare non lo so.Cioè non so se sulla base di una dichiarazione del genere ci siano ( o debbano esserci) gli estremi per far valere la responsabilità penale ( ma avrebbe potuto dire meglio fascista che di colore…con espressione magari più colorita e allora il problema della legge mancino si ripropone). L’ho citata solo perchè è l’espressione di quel clima di omofobia che viene invece molto spesso negato o sottostimato. Mi permetto di fare un appunto eminentemente tecnico. L’espressione “a rispondere per le opinioni” l’ho ripresa esattamente dall’art.68 I comma Cost. ( giurista non sono, ancora, ma qualche cosa mastico) che si riferisce proprio ad una prerogativa dei parlamentari: si parla, in gergo, di insindacabilità delle opinioni espresse nell’esercizio delle funzioni di parlamentare. E, peraltro, tante volte la Corte Costituzionale si è pronunciata sui casi in cui il parlamentare può non esser chiamato a rispondere per le opinioni date. Da questo si deduce che, quando non sussistono i requisiti stabiliti dall’articolo 68 si può esser chiamati a rispondere per le opinioni, proprio in virtù del fatto che ove trattasi di opinioni ingiuriose o diffamatorie e lesive quindi della dignità altrui, qualcuno deve esser chiamato a pagare.

              Purtroppo il punto che io sollevo in questa sede è leggermente diverso ( ovviamente è correlato ai temi della libertà d’opinione). Ho l’impressione, avvalorata da tante dichiarazioni e prese di posizione, che l’opposizione a questa legge abbia una matrice chiaramente ideologica, il che ovviamente rende difficile discutere con lucidità dei risvolti che la legge comporterebbe. Da un lato, cioè, chi si fa promotore della legge porta avanti una lotta di civiltà: affermare la ( già da me più volte citata ) pari dignità sociale di tutti e, nella fattispecie, di quegli omosessuali che ancora vivono in un clima spesso ostile. Nulla di paragonabile a quanto avveniva anni fa o a quanto avviene in altre parti del mondo. Ma comunque ancora inaccettabile. Possiamo discutere se gli strumenti siano tecnicamente ineccepibili, ma nel complesso si tratta di un passo avanti enorme ( oltre al fatto che, effettivamente, ci sono ancora episodi inquietanti, che richiedono un’attenzione veramente particolare da parte di chi fa le leggi ). Non è possibile che due omosessuali debbano avere paura ad andare in giro per mano, perchè il rischio è quello di divenire oggetto di pubblico scherno. E, vi assicuro, succede. Al di là delle convinzioni religiose tutti devono accettare che la manifestazione dell’amore omosessuale ha la stessa dignità di quello eterosessuale. Ovviamente si può non condividere ( e lo si potrà continuare a fare,anche con la nuova legge), ma io, personalmente, lo trovo sconcertante.

              Dall’altro, dietro la difesa della libertà d’opinione si cela un’istanza per me indifendibile: la libertà di discriminare. E, mi duole dirlo, in qualche modo mi sembra sia emerso anche in alcuni interventi ( non la discriminazione di per sè ma la sua difesa)

              Il punto è: tu credi che sulla base del catechismo della Chiesa Cattolica ( che è, certo, frutto dell’interpretazione delle Sacre Scritture ) debba essere considerato lecito propagandare idee basate sulla superiorità o commettere o incitare a commette atti di discriminazione? Io credo proprio di no.

              1. Il punto potrebbe essere: sinceramente, tu credi che io (e mi permetto di dire molti altri in questo blog) interpreti in questo modo il Catechismo e l’insegnamento delle Scritture, nonché quello di Cristo?

                Tanto per non risponderti direttamente e per non nascondermi dietro un dito, ti dirò questo: se omofobo sono stato, lo sono stato molto di più quando ero ateo che non ora, nel senso che da ateo provavo una naturale (e ribadisco “naturale”) repulsione anche solo all’idea di due uomini che si baciano (in pubblico o in privato), per non parlare dei loro rapporti sessuali – che sappiamo cosa comportano è bene tenerlo presente.
                Ora, avendo scoperto con la conversione, il senso del peccato, di come questo ci renda schiavi, di quanto siamo impotenti (tutti) nel liberarci di questa schiavitù senza l’aiuto della grazia, e di quanto io sia stato peccatore e potenzialmente lo sia ancora, in tutte – e dico tutte – le forme che purtroppo il peccato può assumere, ho molta più misericordia per il peccatore in quanto tale (probabilmente meno per il peccato, in quanto tale – distinzione mai da dimenticare…).

                Detto questo, non hai risposto alla mia domanda… hai citato articoli che “mastichi” certamente più di me, ma la domanda rimane: per una frase come “meglio fascisti che froci” (pronunciata da chicchessia) e giusto e auspicabile che si finisca in galera?
                E’ o non è giusto e sacrosanto ed un diritto inalienabile, che io insegni ai miei figli che l’omosessualità (ma vale anche per altro…) è un grave peccato, una devianza, una “tentazione” che potrebbero anche trovare in sé, ma che devono con l’aiuto di Dio combattere, come dovrebbero combattere contro l’impulso chessò, di impadronirsi di cose d’altri o come devono combattere per loro castità e via discorrendo (il che non implica automaticamente pronunciare le frasi di cui sopra…)?
                (Non ti sfuggirà che “nemico” è il peccato e chi con il peccato tenta, non il peccatore…)
                Non posso io contrastare con ogni mezzo lecito, l’azione dilagante in questa società, dai media sino alle stessa istituzioni scolastiche, che mira a che i miei figli vengano piegati ad una mentalità esattamente contraria?

                O devo venire io rieducato o cassato o sbattuto in galera o privato della patria potestà (sto facendo un’iperbole sia chiaro, ma vorrei rendere bene il senso del discorso)?!

                Infine, hai letto l’articolo a cui riporta il link postato da Alessandro (http://giulianoguzzo.wordpress.com/2013/07/24/omofobia-lallarme-che-non-ce/) che ne pensi?

              2. Daniele:

                …credo che si continuerà a scornarci a vicenda gli uni contro gli altri, loro (mi permetto di chiamarli così) in buona, noi ( mi permetto di chiamarci così) in mala fede, ovviamente.

              3. Tom Mariner

                ” Al di là delle convinzioni religiose tutti devono accettare che la manifestazione dell’amore omosessuale ha la stessa dignità di quello eterosessuale”: ma anche no! Ecco perché ci si oppone a questa legge. Sull’amore nessuno sta a sindacare, non è nemmeno competenza di uno stato, ma sulle “manifestazioni” sono ben libero di dirla, la mia opinione.

          2. Alessandro

            Bene, apprendo che concordi con me sul fatto che il ddl Scalfarotto “ha dei limiti”. Secondo te “uno dei limiti è dato proprio dall’assenza di definizioni [di omofobia]”.

            Riconosci dunque pertinenti i (purtroppo negletti dalla Commissione Giustizia) rilievi della Commissione Affari costituzionali della Camera, che nel parere espresso sul ddl ha segnalato che “va valutato il rispetto del principio di tassatività e determinatezza della fattispecie penale, poiché gli elementi previsti dal testo sono suscettibili di ricomprendere situazioni ampie e indeterminate”.
            Insomma, proprio perché, come scrive Amato, “l’attuale testo non precisa assolutamente nulla circa l’omofobia e la transfobia”, e “in nessuna normativa del nostro ordinamento giuridico è in alcun modo rinvenibile o desumibile il concetto di omofobia e transfobia”, non è dato sapere se condotta omofoba, e quindi incriminabile ai sensi del ddl Scalfarotto, sia quella di chi percuote un omosessuale in quanto omosessuale o anche quella di chi afferma che il c.d. “matrimonio gay” è un’aberrazione, o che cita il Catechismo della Chiesa Cattolica laddove esso tratta dell’omosessualità. Come scrive ancora il già citato Amato, “se si considera che tali categorie [scil.: omofobia e transfobia] vengono ad assumere [nel ddl Scalfarotto] la funzione di presupposto di una fattispecie penale, ben si comprende la pericolosità in ordine alla certezza del diritto ed al principio di oggettività del reato. Se non è la legge, chi può essere autorizzato a definire i concetti di omofobia e transfobia? Il rischio è quello di creare una sorta di “reato giurisprudenziale”, il cui contenuto precettivo verrà rimesso all’autorità giudiziaria chiamata a pronunciarsi nel singolo caso. La gravità di tutto ciò si amplifica laddove si consideri che in gioco vi sono diritti fondamentali dell’uomo, quali la libertà di opinione e di credo religioso, garantiti e tutelati dagli articoli 19 e 21 della nostra Costituzione.”

            Stanti queste considerazioni, che non vedo come possano essere refutate, ti illudi se pensi che “non sia davvero così difficile individuare i confini di una condotta omofoba”.

            Come procederebbe infatti il giudice dinnanzi a questa macroscopica mancanza di previsione normativa dei concetti di omofobia e transfobia?

            Vale la pena continuare a leggere, in proposito, quanto dice Amato:

            “Primo. Non vi è una definizione della scienza medica dell’omofobia e della transfobia perché esse non sono inserite in alcuna classificazione clinica delle varie fobie: non compaiono, infatti, né tra le patologie previste nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) né tra quelle contemplate nella International Classification of Diseases (ICD), ovvero la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, stilata dall’Organizzazione mondiale della sanità (WHO).

            Secondo. L’unico documento cui l’interprete potrebbe eventualmente far riferimento sembrerebbe essere la Risoluzione del Parlamento europeo 2012/2657(RSP) del 24 maggio 2012 sulla lotta all’omofobia in Europa. In tale documento (punto B) si definisce l’omofobia come «paura e avversione irrazionali provate nei confronti dell’omosessualità femminile e maschile e di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) sulla base di pregiudizi», e si ritiene «assimilabile al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo». Sempre in quel punto del documento si precisa, altresì, che l’omofobia «si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto diverse forme, tra cui incitamento all’odio e istigazione alla discriminazione, scherno e violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e uccisioni, discriminazioni e violazione del principio di uguaglianza e limitazione ingiustificata e irragionevole dei diritti, e spesso si cela dietro motivazioni fondate sull’ordine pubblico, sulla libertà religiosa e sul diritto all’obiezione di coscienza».

            Occorrerà capire, atteso anche l’orientamento europeo in materia, se l’opposizione al matrimonio omosessuale e all’adozione di minori da parte di coppie dello stesso sesso, possa considerarsi una forma di discriminazione per «violazione dei principio di uguaglianza», o una «ingiustificata limitazione di un diritto».
            Per non parlare di quanto il concetto di «violenza verbale» può essere esteso, e se esso può arrivare a comprendere, ad esempio, il giudizio di «grave depravazione» rinvenibile nelle Sacre Scritture della religione cristiana (Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10).

            Terzo. Nel caso in cui si volesse fare una valutazione comparativa col diritto in vigore nei Paesi che da anni conoscono una legislazione antiomofoba, si potrebbe guardare a quanto accade, ad esempio, nel Regno Unito. Anche lì nessuna legge dà una definizione di omofobia e transfobia. A supplire il vuoto normativo ci pensa direttamente il Crown Prosecution Service (CPS), corrispondente grosso modo alla nostra Procura della Repubblica. In un documento ufficiale di quell’Autorità (44899 CPS – Hate Policy), una circolare in cui si delineano le direttive da seguire in materia, al punto 2.1 viene testualmente contemplato quanto segue: «There is no statutory definition of a homophobic or transphobic incident. However, when prosecuting such cases, and to help us to apply our policy on dealing with cases with a homophobic or transphobic element, we adopt the following definition: “Any incident which is perceived to be homophobic or transphobic by the victim or by any other person”» (Non esiste una definizione normativa di caso riferibile ad omofobia o transfobia, e al fine di attuare la nostra politica criminale in materia, noi adottiamo questa definizione: “Si ritiene riferibile ad omofobia o transfobia ogni caso in tal modo percepito dalla vittima o da ogni altro soggetto”). In questo caso il presupposto del reato non è lasciato all’arbitrio del giudice ma a quello della vittima.”

            Non vedo dunque come si possa motivatamente dissentire dalla conclusione di Amato: così come giace, il ddl Scalfarotto approvato, “in assenza di un’espressa previsione normativa che definisca cosa sia l’omofobia e la transfobia”, metterebbe “il nostro sacrosanto diritto di opinione e di libertà di pensiero in balia dell’interpretazione creativa di un giudice-legislatore, o dell’interpretazione soggettiva di una vittima incarognita. In entrambi i casi non è una bella prospettiva.”

            E questo ci riporta alla considerazione sulla palese incostituzionalità del ddl così com’è, sulla quale peraltro ha richiamata l’attenzione (inascoltata) la Commissione Affari costituzionali della Camera:

            “quanto previsto dal testo va valutato con ponderazione e attenzione, tenendo conto in particolare di quanto sancito dagli articoli 3, 21, 25 e 27 della Costituzione”. Dell’articolo 21 si è detto ampiamente, quanto al 25 e al 27 la Commissione nota che “al fine del rispetto del principio di determinatezza e di tassatività delle norme incriminatrici (articoli 25 e 27 della Costituzione), risulta necessario richiedere che la condotta di istigazione sia esplicitata, non potendosi mai dedurla dalla opinione espressa”.

            Sulla palese incostituzionalità del ddl, vedasi utilmente:

            http://www.tempi.it/omofobia-legge-incostituzionale#.UiOXozbxry0

            Tutto ciò considerato, risulta riduttivo affermare che il ddl Scalfarotto “ha dei limiti”. Il ddl Scalfarotto è PESSIMO (come spiegato). Perciò va respinto. Magari ascoltando un po’ di più la Commissione Affari costituzionali della Camera, che si chiede se non sia sufficiente “ricorrere alla applicazione dell’aggravante di cui all’articolo 61 n. 1 del codice penale, così efficacemente completando l’apparato sanzionatorio”, senza necessità di introdurre una nuova normativa.

            p.s.: altra volta dirò di come in Italia “l’emergenza omofobia” sia una invenzione mediatica che non trova corrispondenza nei fatti.

            1. A rischio poi di essere accusati di “sofismi”, ma stando al significato delle parole (che ahimè pare ormai anche questo sempre molto opinabile al giorno d’oggi…) se parliamo di “fobie” (omofobia, transfobia, ecc, ecc.) stiamo parliamo di “paure” ad un tale grado di parossismo da rientrare appunto nelle casistiche cliniche.

              Proprio da queste paure nasce a volte (non sempre, dipende dalla fobia e dalla sua gravità) la reazione violenta, che è reazione istintiva, incontrollata ma sostanzialmente “difensiva”.
              Questo non per arrivare a dire che siano accettabili o auspicabili, ma se di vera “fobia” si trattasse questa andrebbe curata e semmai sarebbe un’attenuante più che un’aggravante…

              Però ripeto, rischio il sofisma sulle terminologie, ma le parole (mi hanno insegnato) hanno un peso ed un valore.

  8. Franca 35

    Grazie Bariom per le chiarificazioni. Io però intendevo che una volta che ci sarà la legge, il violarla ci farà incorrere nelle sanzioni previste. Come precisa molto bene Alessandro (come sempre). Ciao a tutti.

    1. Ah scusa… avevo letto: “A cosa servono le leggi…” e il tuo citare S.Paolo a seguire come un unico discorso e il tutto portava ad un possibile travisamento, mentre sono io che ho frainteso il senso del tuo scrivere 😉

  9. Seggio

    Filosofiazzero ma diritto ancora meno! Daniele: poche idee e confuse!
    Ciò che sfugge a chi non è giurista e’ che la legge non vive solo oggi nel suo zeitgeist ma, tra 5 e 10 anni, sarà’ interptata sulla base del “diritto vivente” che ci sarà.
    Per comprenderci: quando è’ nata la legge 194 sull’aborto nessuno dubitava che si potesse abortire solo ed esclusivamente in casi di grave pericolo per la salute della madre. Oggi? A semplice richiesta! Quindi intendiamoci le leggi partono (più o meno ben fatte) – e il ddl Scalfarotto e’ liberticida e pessimo – e arrivano ad essere come vengono interpretate dal magistrato di turno. Guardiamo ancora al caso Englaro: al di fuori di qualsiasi dettato normativo e’ stata assassinata una persona, come ai tempi del Reich come in Cina, perché disabile in quanto “meno” vita delle nostre.
    Tornando alla legge sull’omofobia, peraltro, non se ne comprende proprio il senso. I quotidiani e i media – alla ricerca quotidiana di scoop – quanti casi effettivi mettono in risalto, quanti delitti a sfondo “omofobico” indicano? Troppo pochi per necessitare di una legge. Atra cosa che non si dice e’ che il Pew Research Institute mette l’Italia tra i paesi più tolleranti in materia (e non è istituto al soldo di Santa Romana Chiesa)! La legge sull’omofobia e’ un inganno e un modo violento e aberrante (gli altri paesi ove è entrata in vigore parlano chiaro) di difendere una devianza, un disagio a prezzo della nostra libertà e della nostra fede. Perché non devo potere dire che l’omosessualità e’ contro natura o che si tratta di un peccato che grida al cospetto dell’Altissimo?
    Sveglia,!
    Meglio un po’ di filosofia in più e un po’ di sano diritto piuttosto che straparlare.
    Internet non copre le nostre carenze, io sebbene sia un giurista non diventò medico perchè posso leggere ii prontuari e le diagnosi via web!

    1. Mi fa piacere che Seggio (che da giurista ne sa certo più del sottoscritto…) sottolinei le problematiche che derivano (o possono derivare o deriveranno) proprio dagli aspetti attuativi che, in ultima analisi, si tradurranno in ciò che decide il singolo Magistrato.

      Purtroppo su questo aspetto anche a voler essere il più possibile “candidi” sulle possibili ipotesi, non possiamo non riconoscere che oggi le “storture” all’applicazione delle Leggi da parte di molti (singoli) magistrati sono all’ordine del giorno in tutti i “campi” (e non sto facendo qui alcun riferimento di tipo politico, lasciamo stare per carità l’argomento…) e sono più riconducibili a singoli soggettivi “umori” o “pareri” che non alla ricerca della più oggettiva e rigorosa applicazione delle norme di cui sopra.

      Si aggiunga poi il fatto che oggi i magistrati godono di una sorta di “impunità elettiva” (simile a quella della “baronia” dei medici di qualche anno addietro) e che il solo mettere in dubbio la correttezza di una sentenza, solleva subito l’alzata di scudi dei difensori della loro “lesa maestà”.

      Ergo, partendo già da un ddl che Seggio (e altri ovviamente) definisce “liberticida e pessimo”, passando per la “spinta emotiva” o ideologica di parte dell’attuale… direi società, ma non ho statistiche per dire quanto in realtà sia così… certo è così per parte della nostra classe dirigente, per arrivare alla “parzialità” di certuni magistrati (ribadisco – certuni – non tutti o tutta la categoria d’amblè), non si prospettano scenari propriamente idilliaci…

      Poi, come ho avuto già modo di dire, ferme restano le singole e personali responsabilità di ognuno dall’una e dall’altra parte, le cose si evolveranno come Dio permetterà si evolvano, perché Suo è il primato e il potere sugli eventi della Storia.

      1. Seggio

        DANIELE, Continuo a non capire (non so se io o tu, in verità!): se – e concordiamo – il Pew Research Center ha pubblicato un rapporto che indica l’Italia l’ottavo paese più tollerante al mondo nei confronti dell’omosessualità, a pari merito con l’Argentina. Non solo, se, secondo la ricerca del think tank americano, l’Italia si piazza al quarto posto mondiale – dietro Corea del Sud, Stati Uniti e Canada – tra i paesi che hanno fatto i più grandi passi avanti nell’accettazione dell’omosessualità negli ultimi sei anni, mi spieghi che senso ha una legge anti “omofobia” se siamo “virtuosi” e siamo sulla strada per esserlo ancora di più! Aiutami a comprendere perchè non capisco….fermo tutto quanto il già detto!

  10. Seggio:

    …sì, è proprio così come dici te, la legge non è una panacea, ma solo un un cercare di regolarsi nel meglio modo che sembri (in quel momento) praticabile al (cosiddetto) potere legislativo. Poi se ne vedranno o non se ne vedranno le aberrazioni, per chi le ritenga aberrazioni ( ma le leggi possono essere cambiate).(sarebbe, tra l’altro, interessante l fare un elenco dei reati che ora non sono più giudicati reati o meno gravi che prima). Sì, è vero, non sono un “giurista” come anche non lo sono (immagino) tanti altri che prendono qui la parola e esprimono il loro parere. Sì, è vero, non sono un filosofo eccetra eccetra…

    p.s. nessuno ve la può levare la vostra fede.

  11. Seggio

    Partiamo da questo: nessuno ci può levare la nostra fede (e Dio voglia usque ad sanguinem!).
    Il punto non è però questo.non voglio essere irridente Filosofiazzero. Voglio che ci comprendiamo.
    Le leggi si possono cambiare e’ vero ma dopo che modificano il sentire del popolo, hanno fatto il loro effetto e, dal punto di vista sociale, il “piatto e’ servito”. Nella mentalità corrente ciò che è legale e’ pure morale ( non noti che oggi ha maggior disprezzo abbandonarebo maltrattare un animale che abortire?). Lo sanno bene quelle intelligenze raffinatissime che spingono verso le leggi con questo specifico disegno! Anche il matrimonio omosessuale reputi sia per la tutela dei gay che si vogliono sposare? Niente affatto. La finalità e’ duplice: normalizzare ciò che, oggettivamente, non lo è nella percezione sociale (2 uomini = 1 uomo e 1 donna) e far ottenere l’adozione alle coppie omosessuali (cosa che giuridicamente una volta concesso il matrimonio non potrà a nessun titolo essere loro negata). Ti ricordi la bagarre sui registri delle coppie di fatto? Come lo spieghi che numericamente sia stato, ovunque, un drammatico flop? A loro non interessava il successo del registro ma fare nella “scala” un passo in più.
    Tutto questo non lo dico per fare lezioni o morali a nessuno ma perchè sono i miei ferri del mestiere e so come girano queste cose.
    PS mi fa piacere Bariom che qui andiamo d’accordo eche non mi dai del custode auto nominato :))!

    1. Caro Seggio, non era un “bolla a vita” (e preconcetta)… 😉

      E non credere anche a me qui (spesso a ragion veduta) mi hanno dato più di un appellativo 🙂

      (non noti che oggi ha maggior disprezzo abbandonare e maltrattare un animale che abortire?)
      Amara giustissima constatazione…

    2. …i ferri del mestiere di un giurista sono, credo, i codici e le procedure legali. La sociologia, la politica, le percezioni
      delle masse. le finalità più o meno occulte, sono materie da esseree studiate e comprese ( se lo fosse possibile) da parte di tutti. E’ vero che ogni legge viene fatta perché è prevalente in quel momento l’interesse, (morale o economico o poltico) di questi o di quelli, così è sempre stato, almeno. Che vuoi farci!

  12. Seggio

    non e’ esattamente così. fai del giurista un arido tecnico (intendiamoci, puo’ ben essere così!). quando si interpreta una norma e si cerca la c.d. ratio legis la si deve rapportare al “diritto vivente” e a una lettura orientata costituzionalmente. senza una piena conoscenza di ciò che gira attorno alla norma (che è poi nient’altro che quello che l’ha originata e che la nutre) puoi lavorare con codicilli e procedure ma sei condannato alla mediocrità!
    quanto al “che vuoi farci!”, che dire, ci provo…faccio, cerco di fare, la mia parte di “servo inutile” nella consapevolezza che sarò pesato anche per le mie omissioni….già numerose.

  13. 61Angeloextralarge

    Non sono riuscita ad “entrare” in questo post. Penso che sia una mia pigrizia mentale a proposito dell’omofobia, mista ad un senso di nausea diffuso dentro di me… Bleah!
    Comunque questa la devo raccontare, così mi “sfogo” un po’ e dormo meglio…
    Verso le 20 sono andata con un’amica in una gelateria sotto casa… gelato che mi ingrassa solo a star fuori dal locale… ma ne vale la pena.
    Comunque, sedute fuori nei tavoli, dopo un po’ ci siamo trovate solo noi 2 (ora di cena la gelateria generalmente si svuota). Visto che potevamo approfittare dell’uso delle sedie… abbiamo tardato un po’. Forse era meglio che ce ne fossimo andate altrove.
    Sono arrivate due ragazze, una avrà avuto 16 anni e una di sicuro sopra i 20. Hanno mangiato il gelato sedute nel tavolo più lontano dal nostro. Finito il gelato, la più giovane si è seduta sulle ginocchia dell’altra e hanno iniziato a fare le fusa, senza pudore. Sempre più “fusa”. Compreso il bacio in bocca e le palpatine. E ci guardavano. Secondo me aspettavano una nostra reazione o quella delle ragazze della gelateria. La mia amica, conoscendomi, mi guardava come per dire: “Beh? Sei tu la coraggiosa… fatti avanti. Digli di smettere”. Che fare? Nulla. Mi erano letteralmente cascate le braccia. A quell’ora, con quell’atteggiamento, mi avrebbe infastidito anche se fossero stati un ragazzo ed un ragazza.
    Se e quando ci sarà la legge… se reagirò dicendo semplicemente, come ho fatto già in un paio di occasioni simili (lui e lei però): “Scusate, questo è un locale pubblico… Liberi di fare quello che volete, ma da un’altra parte”… qualcuno di voi mi porterà un gelato in galera? Bacio e banana, grazie! 😉

    1. Questo episodio, nel suo piccolo (stessa situazione un po’ meno “effusiva” ho notato domenica scorsa su un battello che ci portava alla foce del Mincio…), sta a dimostrare proprio quanto sostenuto dall’articolo che “linkava” più in alto Alessandro:
      http://giulianoguzzo.wordpress.com/2013/07/24/omofobia-lallarme-che-non-ce/
      cioè le coppie omosessuali si sentono sempre più libere di mostrare in pubblico la loro affettività e nella stragrande maggioranza dei casi, non vanno incontro a nessun tipo di “rappresaglia”.
      Solo una decina di anni fa non era certo così…
      In altre parole: dove sta l’emergenza “omofobia”?

      1. 61Angeloextralarge

        Bariom: avevo 20 anni e una cosa che andava di moda era fare le vasche per il corso… ma non della mia città. Ci recavamo in un noto centro balneare a qualche km da casa. Era “mitico” a quei tempi un viale rinomato proprio perché era il ritrovo ideale per l’omosessualità. Non scendo nei particolari per non fargli pubblicità poiché credo che la situazione sia ancora la stessa. Le sue vetrine e i suoi negozi con cifre da capogiro era quanto di più interessante trovassi a quei tempi.
        Beh, non c’erano problemi per le coppie gay che arrivavano puntualmente, specie nei fine settimana. Mano nella mano, abbracciati… ma nessuno si esibiva né esagerava negli atteggiamenti. Parlo di 35 anni fa, cioé di quando, per quanto disinibiti, noi etero non ci sbilanciavamo pubblicamente come si fa oggi. C’era ancora l’idea che le “cose” del sesso andassero fatte nell’intimità. Forse la mancanza di pudore generale aiuta anche i gay nel manifestare le loro effusioni in pubblico?

        1. Non c’è dubbio… ma la mancanza generale di pudore aiuta chi? 😐
          Checche se ne dica, nessuno! Ne etero ne omo…

          Ma sai noi siamo… pardon, io sono, vecchio e bigotto 😉

  14. Corte di Cassazione, sentenza n. 23304 del 03.11.2009

    “La Suprema Corte con la sentenza in esame ha precisato che può essere espulso dall’Italia il clandestino gay anche se nel suo paese l’omosessualità è un reato punibile con il carcere. Con tale principio la Corte, ha respinto il ricorso di un marocchino omosessuale che si era opposto all’espulsione sostenendo che nel suo paese l’omosessualità è punibile con la pena detentiva. Infatti, ha spiegato la Cassazione, se l’immigrato non riesce a dimostrare di essere stato oggetto di persecuzione da parte dei suoi connazionali va allontanato dall’Italia”.

    1. Mentre invece dopo due anni:

      Straniero omosessuale rischia il carcere in patria: sì allo status di rifugiato
      Cassazione civile , sez. VI, ordinanza 20.09.2012 n° 15981

      La spirale in azione?

      1. Anche in questo caso però, l’eventuale non-accettazione non è detto sia determinata dal suo essere o meno omosessuale…
        Sono molte le richeste di asilo politico, nel quale rientrano per lo più i reati – nel paese di provenienza – di opinione o di scelte e “militanze”, che non vengono accolte per svariati motivi.
        Nessun clamore giustificato quindi… o clamore per tutti. Non ne convieni?

  15. “Adolf Hitler condannò la degenerazione culturale, la prostituzione e la sifilide nel libro Mein Kampf, assumendo anche come responsabili di tali fenomeni gli ebrei.”

  16. PROPOSTA DI LEGGE PSDI, 1961

    (1) La proposta dell’onorevole Bruno Romano voleva introdurre anche il reato di opinione: oltre il corpo, si sarebbe punito il pensiero.

    art.1 – Chiunque ha rapporti sessuali, o commette atti idonei al raggiungimento di una finalità sessuale con persona dello stesso sesso, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni, e con la multa da lire 50.000 a lire 500.000;
    art.2 – Se uno dei partner abbia meno di 17 anni, nel qual caso la reclusione va da cinque a dieci anni;
    art. 4 – Chiunque, a mezzo della stampa, della radio televisione, del teatro, del cinema, di convegni o riunioni dovunque tenuti e di ogni altro sisteéma di propaganda e diffusione, si renda promotore, organizzatore ed esecutore di azioni e manifestazioni che abbiano come finalità l’apologia della condotta omosessuale è punito con la reclusione da cinque a dieci anni.

  17. Socci (un’altra legge liberticida):

    “Come se non bastasse” riprende Satta “in Parlamento ti fanno pure leggi contro il vino come quella del codice della strada…”. Commenta da uomo concreto: “è assurda, non solo perché se uno pranza con mezzo bicchiere di rosso rischia la patente, ma concettualmente, perché finisce per equiparare il vino alla droga, Ma il vino è cultura e civiltà. Così criminalizziamo la nostra ricchezza nazionale”.

    [da Lo straniero]

  18. Riprendendo un articolo di oggi de “La nuova bussola”
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-inghilterra-guai-a-criticare-il-gay-pride-7203.htm
    e prendendo per buono tutto quanto riportato, domando a chi fosse più informato e/o conoscitore della legge Inglese, giusto per capire meglio:

    Qualcuno ti denuncia per “hate incident”…

    La denuncia si trasforma automaticamente in sanzione pecuniaria (non credo…)?
    Se così non fosse, chi stabilisce che la denuncia è fondata?
    Lo fa senza alcuna possibilità di contraddittorio o di difesa da parte dell’accusato? (aberrante…)
    Il giudizio sull’esito del contraddittorio è lasciato al poliziotto (o chi per lui) che si presenta a riscuote la sanzione?

    Va da sé che accettare la via “conciliante” (che fa…concilia?) del pagamento dell’ammenda, coincide con una ammissione di colpa… 😐

  19. …un po’ come se qualcheduno andasse in Piazza San Pietro a cercare di di convincere (pacatamente) la folla dei fedeli che loro sono degli invasati e che provassero a farsi vedre da uno psicologo riparatore.

  20. …è vero, verrebbe solo allontanato. l’Italia è molto più umana, in certe cose, in altre no.
    Quello, però, che, credo, volevi suggerire te, è il (ancora)discorso sulla difficoltà (o impossibilità) di valutazione oggettiva e specifica dell’omofobìa e della transfobìa e quindi del pericolo di una frequente assoluta discrezionalità del giudizio.
    Ergo la legge Scalfarotto è sbagliata. Ergo bisogna che non sia votata. O che tutti si convincano, inoppugnabilmente, che venga ritirata. La nuova bussola è (ovviamente) in prima linea (da sempre)per orientare in questo senso le coscienze.

    1. @Alvise, grazie per suggerire quello che forse volevo suggerire… 😉

      La “valutazione oggettiva e specifica dell’omofobìa e della transfobìa e quindi del pericolo di una frequente assoluta discrezionalità del giudizio”, mi pare piuttosto chiara (anche se non lo è per chi sta so posizioni diametralmente opposte) e mi pare dovrebbe esserlo per chiunque voglia sforzarsi di essere oggettivo (sforzo cmq non sempre non semplice per chiunque…) senza ulteriori “suggerimenti”.

      Quello che chiedevo (non suggerivo…) è proprio quel che chiedevo.. lumi su un prassi inglese (solo inglese?) che sembrerebbe un stortura “a priori” (a te non sembra?), anche se si trattasse della denuncia ad un reato diverso.
      Nel caso specifico poi la cosa diventa ancora più preoccuante da un punto di vista (qui si) soggettivo.

  21. …credo che storture e carenze e anche peggio si possanono riscontrare in tanti interventi della polizia e dei giudici in ogni paese. Quello che so, per esempio, è che negli stadi inglesi i tifosi scalmanati possono essere messi direttamente in delle celle che ci sono nello stadio e poi processati e condannati alla svelta. Ma quello che chiedi te, ripeto, ci riporta al caso specifico della omofobìa e transfobìa e del loro esatto riconoscimento e non per esempio se i tumulti in uno stadio possano essere considerati subito passibili dell’arresto (discrezionale) da parte dei poliziotti in servizio. D’altra parte chi ha viaggiato e/o un po’ vissuto nei paesi anglosassoni inghilterra Scozia Irlanda Stati Uniti Australia eccetra sa che lì non si va tanto per il sottile…e Germania, anche e Francia.

  22. Non so oggi come vada la legge inglese. Ai bei vecchi tempi – ma vecchi proprio – avrebbe dovuto essere più o meno:

    «No freeman shall be fined or bound,
    Or dispossessed of freehold ground,
    Except by lawful judgment found
    And passed upon him by his peers.»
    http://www.britannia.com/history/docs/kipling.html

    Ovviamente in questo modo legale è stato decapitato Tommaso Moro e sono stati sbudellati vivi i certosini di Londra…

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