Della devozione

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Da «Filotea – Introduzione alla vita devota» di san Francesco di Sales, vescovo (Parte 1, Cap. 3)

La devozione è possibile in ogni vocazione e professione

Nella creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti, ognuna «secondo la propria specie» (Gn 1, 11). Lo stesso comando rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, perché producano frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione.

La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta; bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona.

Dimmi, Filotea, sarebbe conveniente se il vescovo volesse vivere in una solitudine simile a quella dei certosini? E se le donne sposate non volessero possedere nulla come i cappuccini? Se l’artigiano passasse tutto il giorno in chiesa come il religioso e il religioso si esponesse a qualsiasi incontro per servire il prossimo come è dovere del vescovo? Questa devozione non sarebbe ridicola, disordinata e inammissibile? Questo errore si verifica tuttavia molto spesso. No, Filotea, la devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa.

L’ape trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non reca pregiudizio ad alcun tipo di vocazione o di occupazione, ma al contrario vi aggiunge bellezza e prestigio.

Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l’unisce alla devozione. La cura della famiglia è resa più leggera, l’amore fra marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le altre occupazioni più soavi e amabili.

È un errore, anzi un’eresia, voler escludere l’esercizio della devozione dall’ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati. È vero, Filotea, che la devozione puramente contemplativa, monastica e religiosa può essere vissuta solo in questi stati, ma oltre a questi tre tipi di devozione, ve ne sono molti altri capaci di rendere perfetti coloro che vivono in condizioni secolari. Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta

12 pensieri su “Della devozione

    1. admin

      Il nome corretto è San Josemaría Escrivá de Balaguer. Ma non ho capito il commento.

  1. 61Angeloextralarge

    Quanti Francesco in giro in questi giorni. Uno diverso dall’altro ma contemporaneamente uguale all’altro: innamorati di Dio.
    La Filotea è veramente un libro da leggere con attenzione.
    “Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l’unisce alla devozione”: è proprio vero! La devozione illumina tutto di noi e attorno a noi.

  2. Mario G.

    Splendente!! Grazie per questo brano di San Francesco di Sales, di cui fino ad oggi conoscevo solo le sue lettere di amicizia spirituale…
    Non si finisce mai di apprendere e spiritualmente (ma non solo) crescere.

  3. Non conosco la devozione perchè non ho nessun “mito” di santo a cui essere devoto.
    Conosco però la preghiera e a qualcosa o a qualcuno questa ci va di sicuro.

  4. nadia

    Cara Costanza, dopo mesi di attesa, ieri sera ho potuto finalmente vederti e ascoltarti nella mia città, Treviso. Avrei dovuto saltarti in braccio… perchè ancora non realizzo la bellezza della testimonianza che mi e ci hai donato. E sebbene sia convinta che una martellata alle ginocchia faccia meno male delle verità che scrivi, ho ripreso in mano “Sposala e muori per lei” con rinnovato entusiasmo, pronta a lottare quotidianamente contro me stessa. Di cuore, GRAZIE!

  5. Meglio una martellata alle ginocchia che leggere i miei libri? Allora sei tu? Amica!!!!!!! Grazie, grazie davvero di essere venuta! Guarda che anche io che ho scritto quelle cose fatico a viverle. La verità è che ho copiato, ma sulla pratica… Ehm.

  6. nadia

    Ebbene sì, sono io!
    Come potevo non venire?! Ho saputo della tua possibile visita già nell’aprile dell’anno scorso… ricordo ancora il momento: il mio amico Padre Carmelitano era venuto a farmi visita a casa dopo il parto… Andandosene mi ha consigliato il tuo libro, dicendo che voleva organizzare un incontro con te. Ho seguito il consiglio, ho preso il libro (che ho divorato durante le lunghe poppate notturne dell’erede) e iniziato ad attendere questo incontro. In autunno la cosa era data per certa e quando ho saputo la data me la sono tatuata nella mente.
    E come me parecchie persone!!
    Sempre a quel Padre ho scritto un sms:”Grazie per avermi fatto conoscere Costanza Miriano, ma la prossima volta che scrive un libro dammi una martellata alle ginocchia… che fa meno male ed è pure gratis!”
    Ero arrivata al terzo capitolo di “Sposala e muori per lei”, e rabbrividivo vedendomi descritta così bene.
    Sarà che l’ho letto alla luce del sole stavolta, ma, nonostante le mazzate che mi davano delle fitte allo stomaco ad ogni pagina, devo confessare che è il mio preferito.
    Hai saputo tradurre l’anima della donna e illuminare, spiegare, ogni piega del suo cuore.
    A me hai aperto gli occhi sulle mie mancanze di moglie, ma hai dato anche la speranza di poter crescere!
    Quindi, grazie!

  7. Raffaele

    Scusate l’ignoranza, ma cosa si intende (sinteticamente) per DEVOZIONE?
    Raffaele

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