Qualcosa di più grande

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Una riflessione,  proposta qualche giorno fa nei commenti   da senm_webmistress ,di padre Raniero Cantalemessa.

Buona domenica.

«C’erano due gemellini, un maschietto e una femminuccia, così intelligenti e precoci che, ancora nel grembo della madre, parlavano già tra di loro.

La bambina domandava al fratellino: “Secondo te, ci sarà una vita dopo la nascita?”. Lui rispondeva: “Non essere ridicola. Cosa ti fa pensare che ci sia qualcosa al di fuori di questo spazio angusto e buio nel quale ci troviamo? La bimba, facendosi coraggio: “Chissà, forse esiste una madre, qualcuno insomma che ci ha messi qui e che si prenderà cura di noi.”. E lui: “Vedi forse una madre tu da qualche parte? Quello che vedi è tutto quello che c’è”. Lei di nuovo: “Ma non senti anche tu a volte come una pressione sul petto che aumenta di giorno in giorno e ci spinge in avanti?”. “A pensarci bene, rispondeva lui, è vero; la sento tutto il tempo”. “Vedi, concludeva trionfante la sorellina, questo dolore non può essere per nulla. Io penso che ci sta preparando per qualcosa di più grande di questo piccolo spazio”.»

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4 pensieri su “Qualcosa di più grande

  1. angelina

    Beh, in sostanza queste sono “le voci” che sento dentro di me al pensiero della morte. Di più, da quando sono mancati i miei genitori. Tutto qui.

  2. Mario G.

    Geniale e profonda questa piccola storia. È la parabola della vita… Grazie di averlo rilanciata!

  3. Sergio

    “Quando io nacqui, mi disse una voce “Tu sei nato a portare la
    tua croce”. Io piangendo la croce abbracciai che dal cielo assegnata mi fu; Poi guardai, guardai, guardai… Tutti portan la croce quaggiù.
    Vidi un re tra baroni e scudieri sotto il peso di cupi pensieri; e al valletto che stava alla porta domandai: A che pensa il tuo re?
    Mi rispose: La croce egli porta, che il Signore col trono gli diè!
    Vidi un giorno tornare un soldato dalla guerra col braccio troncato: Perché mesto, gli chiesi, ritorni? Non ti basta la croce d’onor?
    Ei rispose: Passarono i miei giorni, altra croce mi ha dato il Signor. Vidi al letto del figlio morente, una ricca signora piangente, E le dissi: Dal cielo conforto d’altri figli a te, o donna, verrà…
    Mi rispose: Contenta mi porto quella croce che il cielo mi dà. Vidi un uomo giulivo nel volto, in mantello di seta ravvolto, e gli dissi: A te solo, o fratello, questa vita è cosparsa di fior?
    Non rispose, ma aperse il mantello…
    La sua croce l’aveva nel cor. Più e più allor mi abbracciai la fatica ch’è la croce dei poveri amica.
    Del mio pianto talor la bagnai: ma non voglio lasciarla mai più. O fratelli, guardai e guardai…tutti portan la croce quaggiù.

    (Don Pietro Paolo Parzanese)

    Ciò che rende il dolore umano è la speranza, che diventa certezza, che questo dolore che la quotidianità ci può far toccare ci stia preparando a qualcosa di più grande. Una coscienza più grande della vita. Solo così questa esperienza da pace al cuore dell’uomo. Non è inutile questo dolore. Sarebbe un Destino crudele preparato da un Padre. Si apre una domanda al quotidiano, perché ?

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