Una recensione da sogno

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di Mons. Antonio Grappone   – Pontificio Consiglio per i Laici

Dopo la bella sorpresa di “Sposati e sii sottomessa”, Costanza Miriano ci regala un altro frutto delle sue insonni notti letterarie: “Sposala e muori per lei”. Stavolta la copertina del libro è azzurra, non rosa. Il che già delinea un compito più complicato. Il titolo è ancora ispirato a san Paolo, alla Lettera agli Efesini, e nuovamente suona provocatorio: sposarsi per morire, un concetto che contraddice tutte le aspettative sentimentali che resistono abbarbicate al declinante concetto di matrimonio.

Tuttavia l’effetto deflagrante del celebre “sii sottomessa” non c’è stato, né era atteso, credo, dalla stessa Miriano. Infatti, se il primo libro andava a scuotere i pregiudizi e le posizioni ideologiche del femminismo militante e dominante, il secondo piomba nel vuoto assoluto, nel nulla desolato della condizione maschile come è effettivamente e come appare nelle sue rappresentazioni di oggi.

Per nulla disarmata dalla contumacia dell’interlocutore, la nostra autrice aggira abilmente l’ostacolo. Se è troppo difficile parlare agli uomini, non per questo è impossibile raggiungerli. Certo, è auspicabile che gli uomini lo leggano. Ma il libro, nonostante l’azzurro e i destinatari dell’esortazione del titolo, non si rivolge a loro. Vuole insegnare alle donne una lingua comprensibile agli uomini. Il linguaggio suggerito alle amiche cui si rivolge, specchio di varia umanità, è quello del regalo. Dagli uomini di oggi inutile sperare ascolto, occorre offrire un dono, che nelle diverse circostanze e sotto diverse forme adombra sempre un medesimo significato. È l’offerta di sé, un’offerta incondizionata, che viene delicatamente suggerita, tra un sorriso e un rimprovero; vale a dire che è solo un atto di amore sincero, come lo impariamo dal Vangelo, ad avere le carte in regola per riaprire le comunicazioni, per raggiungere il cuore di chi è ordinariamente in grado di interessarsi solo di calcio, di scollature o, nella migliore delle ipotesi, di guarnizioni da sostituire.

Il libro non dipinge quieti paesaggi campestri. Percorriamo, capitolo per capitolo, sia pur divertiti dai risvolti tragicomici svelati dalla penna della nostra scrittrice, il vuoto immenso e doloroso lasciato dalla ritirata del “genio maschile” dalla famiglia, dalla cultura e dalla società. La Miriano ha chiaramente individuato le conseguenze velenose della mentalità rivalitaria instillata dal femminismo radicale nella capacità di relazione delle donne: l’insofferenza per l’autorità, vista come pura prepotenza da tranciare alla radice; la mancanza di stima, fino al disprezzo, verso lo sposo che magari ha disatteso qualche illusione; un noioso vittimismo accompagnato da continue pretese, con tutto il persistente stato di sbandierata insoddisfazione e di cattivo umore che ne consegue. In sostanza: la mancata accoglienza dell’altro proprio in quanto altro, in quanto maschio, in quanto radicalmente diverso. Il femminismo infatti predica l’omologazione assoluta. La realtà complementare dei sessi però emerge chiarissima anche dalla sua negazione, evidente nella più o meno tacita complicità simmetrica degli uomini a questo stato di cose. Quello che ne risulta da parte maschile: la rinuncia alla responsabilità che l’autorità comporta, alla fatica di sostenere la famiglia; la perdita della capacità di educare, di stabilire i limiti, di dare contenuti seri e impegnativi all’educazione dei figli, che così si trovano affrontare disarmati un contesto sociale cinico e spietato; il rifiuto di donarsi, di sacrificarsi, giorno per giorno, per dare sicurezza e protezione. In cambio, atteggiamenti egoisti, narcisisti, che nascondono, dietro il dito dell’uguaglianza sessuale, anzi, di “genere”, dietro la famigerata “parte femminile di me”, un infantilismo insaziabile, presuntuoso, prepotente e talvolta violento.

Nonostante le sue ammissioni di incapacità, la Miriano ha una bella pretesa, pensa davvero di consuocere la cura adatta a questo cancro della nostra società. Possiamo senz’altro perdonarle la faccia tosta, perché in fondo la cura non l’ha inventata lei, ma lei stessa l’ha ricevuta (in dono) e vorrebbe che tutti se ne potessero giovare. La cura, dicevamo, è il dono di sé; se posso esplicitare di più: “amatevi come io vi ho amato, dando la vita per voi”, come ci insegna il Signore. Ma questo amore ha una dinamica, suppone una logica di relazione molto concreta, dice la Miriano. La dinamica della relazione di coppia inizia dalla donna, è nelle sue mani. Per rischiare un uomo deve sentirsi amato; per dare la vita, combattere, esporsi, morire per lei, deve sentirsi incoraggiato, apprezzato, stimato. Con tutti i suoi limiti. Altrimenti si ritira e non rischia più nulla, salvo evidentemente lodevoli e rare eccezioni. Ma la donna che vuole occuopare il ruolo dell’uomo – certo può farlo benissimo, spesso meglio dell’uomo, ormai lo sappiamo, d’altronde oggi non è così difficile… – la donna che fa l’uomo non ha alcuna speranza di realizzarsi, di essere felice. Lo specifico, il “genio” femminile è l’accoglienza, la cura dell’altro. E anche l’affidarsi. Il donarsi per prima, come dice Costanza Miriano.

Nella bella lettera di Giovanni Paolo II Mulieris dignitatem, leggiamo un’affermazione impressionante, che a molti è sembrata esagerata. Forse per questo è stata poco studiata. Dice: “Dio affida l’essere umano alla donna”. L’essere umano significa l’essere uomo e l’essere donna. Assumere la responsabilità di ciò che si è, per poter vivere appieno, per poter amare. Il Papa dice che non si tratta di un atto volitivo individuale, ma di una scoperta che si fa nel contesto di una relazione sana. E se la relazione è certamente reciproca, ha però una sorgente da cui scaturisce, che la gesta e la dà alla luce, ed è – come per la vita biologica – la donna. Ecco, “Sposala e muori per lei” è una simpatica glossa al pensiero del Papa beato.

fonte: Pontificio Consiglio per i Laici

37 pensieri su “Una recensione da sogno

  1. Certo un bella recensione, ma anche il pretesto per una chiara e lucida analisi dell’attuale condizione uomo-donna o donna-uomo, che ancora una volta ribadisce il punto: maschio e femmina ci creò.
    Differenti, ma a Lui simili e perciò con-simili. Profondamente diversi per certi versi, ma assolutamente complementari. Dono (reciproco) di Lui, all’uno e all’altra.

  2. 61Angeloextralarge

    Oh!!!!!! Parole preziose per rendere gloria alla vera donna.
    “Dio affida l’essere umano alla donna”: Correggo un po’ e mi permetto di scrivere… “Dio affida la famiglia alla Miriano e family”. . Grazie, Costanza, perché sei un ottimo strumento nelle mani del Signore. Grazie alla tua famiglia che ti permette di esserlo.

  3. essere definita “una simpatica glossa al pensiero del Beato Giovanni Paolo II” è balzato istantaneamente in vetta alla classifica come miglior complimento ricevuto (nettamente meglio, persino, di sei magrissima).

  4. Emma

    Condivido pienamente la riflessione di Mons. Grappone. La donna ha un ruolo privilegiato nella società,in quanto dal suo approccio con la vita e con le relazioni dipende la serenità e il benessere della famiglia. L'”infantilismo insaziabile, presuntuoso, prepotente e talvolta violento” è frutto di una società – citando S.Agostino – che è più attenta alla vanitas piuttosto che alla veritas delle persone. Grazie Costanza!

  5. Daniele

    Costanza, fantastica come sempre!. Ho sempre una bellissima sensazione ogni volta che ti ascolto. Si percepisce che la fonte proviene dal “grande amore”, quello che viene da Lui. Questo è quello che desidero, questo tipo di unione matrimoniale, non posso fare altro, al momento che conservare tutte queste cose nel mio cuore. Se posso permettermi, vorrei dire una cosa: mi farebbe piacere sentirti spendere qualche parola sul non generalizzare in categorie l’essere “uomo”, ossia, il maschile che non ascolta, che non si dona ecc. Ci sono uomini che “muoiono” per amore, che si sono donati, sensibili e che sanno “ascoltare”. E donne, invece, che non sanno donarsi, proiettate su se stesse, sulla loro affermazione continua. Pertanto bisognerebbe ribadirlo sempre: la cura e il vero senso di tutto è l’amore e il dono di sé.

  6. Mario G.

    Una splendida recensione che conferma con autorita’ la bellezza della tua ultima fatica cara Costanza.
    Buona domenica!

    1. angelina

      se guardo chi si ribella continuamente vedo che è spesso insoddisfatto. Per questo la vera domanda che farei alle femministe è quella che pongo sempre a me stessa per capire se sto prendendo la strada giusta: «Ma io sono davvero contenta così, aspettando di esserlo quando avrò più diritti e riconoscimenti?». Bisogna rispondere onestamente.

      non siamo capaci di seguire delle regole, anche se ci sforziamo moralisticamente, ma dopo un po’ ci stufiamo. Non è uno sforzo quello che propongo, il mio è un invito a conoscere l’amore che solo ci può permettere di amare.

      Grande!!
      Leggendo il post del Corriere, mi rattristava soprattutto il tenore dei commenti: come vorrei che parole così raggiungessero più persone possibile, credo ci sarebbe più allegria e libertà in giro.

      BUONA DOMENICA , e inizio di avvento, a tutti!

  7. L’uomo è la mente e il braccio. La donna è tutto il resto, cioè osserva, coordina, gestisce, pota, smussa.
    L’uomo decide cosa, la donna il come. L’input iniziale dell’uomo, la donna lo rielabora e al limite lo cambia e glielo ripresenta in forma perfetta che a lui pare la sua idea iniziale, in realtà è il risultato dell’opera femminile. Ho detto delle cazzate?

  8. C….te in assoluto no, ma non credo questa “descrizione” si possa, altrettanto in assoluto, adattarsi ad ogni contesto e situazione. 🙂

  9. Non sono cattolico né religioso, ma apprezzo molto il contenuto dell’articolo. In quanto uomo sposato, posso dire che la concordia si raggiunge nel rispetto delle diversità e non nell’omologazione assoluta. Le donne che rivendicano la parità assoluta con gli uomini sono donne frustrate e arrabbiate, appunto perché incapaci nella realtà di ottenerla. Le donne e gli uomini hanno delle peculiarità diverse e queste andrebbero valorizzate e rispettate e non invece annullate, come si fa in questa società malata e alla deriva.

    1. Caro Emiliano, personalmente apprezzo molto il tuo commento che è anche la dimostrazione che nei principi “attuativi” della nostra Fede, c’è una profonda e umana “razionalità”, che tende appunto alla valorizzazione della complementarietà delle differenza, per ottenere un’unica armoniosa comunione.

      Questo poi, va oltre il rapporto uomo donna, basti pensare al ben noto brano di S. Paolo sulle “membra e il corpo”. Scrivo questo, non per “tirare l’acqua al mio (nostro) mulino”, ma perché anch’io da “ex non religioso, né cattolico” ho fatto questa scoperta nella Chiesa. Scoperta che ha smontato molti miei pregiudizi in tal senso. 😉

        1. angelina

          sempre settenario sdrucciolo …….
          Alvise, sono curiosa, non mi hai risposto (29 novembre 2012 alle 13:53)

  10. 61Angeloextralarge

    Iniziare l’Avvento con la Mamma è di sicuro positivo! 😀

    “Cari figli, con materno amore e materna pazienza vi invito di nuovo a vivere secondo mio Figlio, a diffondere la sua Pace ed il suo Amore, ad accogliere con tutto il cuore, come miei apostoli, la verità di Dio ed a pregare lo Spirito Santo affinché vi guidi. Allora potrete servire fedelmente mio Figlio e, con la vostra vita, mostrare agli altri il suo Amore. Per mezzo dell’Amore di mio Figlio e del mio Amore, io, come Madre, cerco di portare nel mio abbraccio materno tutti i figli smarriti e di mostrare loro la via della fede. Figli miei, aiutatemi nella mia lotta materna e pregate con me affinché i peccatori conoscano i loro peccati e si pentano sinceramente. Pregate anche per coloro che mio Figlio ha scelto e consacrato nel suo Nome. Vi ringrazio”. (Medjugorje, 2 dicembre 2012, alla veggente Mirjana)

    Alvise maria: schhhhhhhhh!!!!!! Grazie e buon Avvento anche a te, oltre che a tutti gli altri.

    1. Giusi

      A questo proposito pare che il problema sia serio. Ho letto su una rivista scientifica che c’è proprio una femminilizzazione del maschio. Ma non c’entra niente con i discorsi sociologici (femminismo etc.) Deriva soprattutto dall’inquinamento. Cioè pare che le sostanze inquinanti (diossina etc,) siano estrogeno simili e questo provoca per l’appunto una femminilizzazione del maschio proprio a livello organico (hanno fatto esperimenti sui pesci ed è stata riscontrata anche lì). Un convegno in America di qualche anno fa sull’argomento si è aperto con queste parole del relatore: “mio nonno era più virile di qualsiasi uomo qui presente”. Terribile!

  11. Elisabetta

    Ho letto ambedue i libri di Costanza Miriano, il secondo mi è piaciuto di più del primo, più articolato; mi ha fatto focalizzare qualcosa che nel tempo ho intuito a mie spese (il problema femminile del controllo, per esempio, e il femminile bisogno abissale di amore che chiediamo agli uomini di colmare – inutilmente perchè solo Dio colma il bisogno del cuore). Questa bella recensione mi conferma nell’idea che il secondo libro andrebbe comunque riscritto, da un marito cattolico per gli altri uomini, ed anche per noi donne, per farci capire cosa veramente gli uomini (quelli veri, quelli che per la loro donna e per i figli morirebbero) pensano e si dicono.

    1. Giusi

      Per quello che ho potuto capire io degli uomini l’unica cosa che ha valore considerare è quello che fanno. Non perchè siano falsi ma perchè sono qui e ora. Cioè quello che dicono oggi non è detto che sia valido domani. Ricordo, in gioventù, quelle interminabili discussioni con le amiche vittime a turno della famosa sindrome maschile: furia francese e ritirata spagnola. “Ma mi aveva detto così, come mai ha fatto colà?” Ma forse voleva dire….. e giù teorie su presunte elucubrazioni mentali che ai fuggitivi non erano passate nemmeno per l’anticamera del cervello. Ma cosa vuoi che si dicano gli uomini? Si diranno che la Juventus ha vinto, che all’una si trovano in quel bar, che la tale macchina ha un buon motore, che la tale donna ha una bella carrozzeria, che un titolo in borsa è andato bene… La settimana scorsa ho incontrato una ragazza che sapevo essere la fidanzata di un amico ventennale di mio fratello più giovane. Per una curiosità spicciola ho chiesto al congiunto: ma quella è ancora la ragazza di….? Risposta: non lo so, non parliamo mai di queste cose. Conclusione: sicuramente ci sono uomini che per la loro donna e i loro figli morirebbero ma non te lo vengono a dire, nè se lo dicono tra di loro e forse neanche lo pensano. Lo fanno e basta.

      1. Cara Giusi mi spiace per “l’alta” considerazione che hai degli uomini e per quel che si dicono… ti perdi un bel pezzo di quello che gli uomini possono essere.

        Sarebbe come se dicessi che le donne sanno solo parlare si vestiti, di parrucchiere e spettegolare (almeno questo agli uomini non è connaturale) della “amica” assente di turno.

        Con parecchi uomini (fratelli in Cristo) si parla di come siamo chiamati a spendere la nostra vita per le nostre mogli, anzi è quello che ci ricordiamo spesso l’un l’altro, quando l’uno o l’altro prede a lamentarsi troppo per le pretese continue della moglie. Che è poi un altro modo di ricordaci a cosa Dio ci ha chiamato.

        1. Giusi

          Ma guarda che a me non sta male che gli uomini siano in quello che fanno. Alla fin fine a parlare sono buoni tutti.

  12. Elisabetta

    No, non mi convince questa vulgata che descrive gli uomini costitutivamente con l’encefalogramma relazionale quasi piatto. Una cosa è dire che le modalità maschili e femminili sono diverse, ed i linguaggi (quasi) reciprocamente incomprensibili, un’altra che gli uomini (veri) siano sprovvisti di pensiero riflessivo sul loro problema, l’egoismo e l’infantilismo. E diversi uomini che scrivono su questo blog lo dimostrano, come anche la recensione stessa. Perchè concordo che la spinta iniziale dipende dalla donna, ma poi la scelta di se e come essere compagni e padri è la loro, nessuna donna la può fare al loro posto. Ripeto, sarebbe interessante che chi ha sfondato il muro dell’egoismo e si “immola” giorno per giorno in situazioni anche difficili raccontasse ai suoi simili il come ed il perchè, ed anche la bellezza che deriva da questa morte.

    1. Grazie Elisabetta 😉

      Ho accompagnato per 5 anni la mia sposa nel viaggio nella malattia che l’ha portata in Cielo a 40 anni e debbo purtroppo dirti che il “muro dell’egoismo” non si sfonda mai una volta per tutte…

      E’ da sfondare TUTTE LE VOLTE, tutti i giorni e più l’egoismo ti è connaturato, più è necessario l’intervento potente di Dio e la preghiera a Lui, ma è un’esperienza che va fatta e vale la pena di fare, perché forse non diventi meno egoista, ma scopri che c’è qualcuno più forte del tuo limite e che il bene che ti dà di compiere, è un bene assoluto, per chi ti sta intorno, ma anche per te stesso…
      e lo racconto a qualunque mio “simile” 😀

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