Quel senso che ci sfugge

di Paolo Pugni

Va bene che stiano sottomesse, va bene che siano le truppe di Gudbrando, che debbano fare da fondamento però anche noi ci dobbiamo mettere del nostro. Nell’attesa di leggere come dobbiamo morire per loro dopo averle sposate, direi che possiamo riflettere sulla sfida della razionalità…

Perché qui c’è un abisso che ci separa, due linguaggi che non si intersecano, e quest’ansia di prestazione, che altro non è se uno smodato egoismo, anzi forse egocentrismo che è anche peggio, ci impedisce di ascoltare, con la pretesa di essere perfetti. Non c’abbiamo neanche uno straccio di Google translator che sarà comico nelle sue traduzioni letterali, ma che almeno qualche dritta te la offre anche.

Sì è vero che noi siamo più razionali, ma non perché le donne siano isteriche: no. Loro sono sovra-razionali. Cioè la razionalità non le limita come fa con noi, perché la gudbrandità, quella qualità che fa vedere loro, come in uno schermo di terminator, la temperatura emozionale dell’altro, costruisce un continuum che fonde insieme umore e logica. Se ne fanno un baffo dell’intelligenza emotiva le donne, che noi uomini per descrivere quella cosa lì abbiamo dovuto tirare fuori questa parola “intelligenza” che amiamo così tanto. E incollarla in un ossimoro che fa tremare vene e polsi.

L’empatia è il sesto senso che deriva loro da quella maternità che entro gli rugge da quando son nate, quel prendersi cura dell’altro by definition: il che richiede molto più che la sillogistica perfezione. Richiede amore, che se è una virtù d’intelletto e volontà, assume anche in sé quella sensibilità che è creaturale.

Ecco, ce lo dobbiamo aver presente quando facciamo fatica e di fronte ad un calo d’umore il massimo che ci viene fuori è “ma analizza la situazione!” o “non capisco come tu non riesca a vedere” per non parlare di quella domanda che scatena la babele della coppia “non vedo dove sia il problema!”. E no che non lo vedi, ometto simpatico, perché tu, caro, caro me, non ce l’hai quell’occhiale lì! E se non ti sforzi un po’ di lasciar cadere quello schematismo dogmatico, svestirti della tua architettura, non ci arriverai mai. Non a caso la rissa coniugale base, quella più asciutta che tutto riassume, recita “Non l’hai capito cara?” “E tu caro non te ne sei accorto?”.

Sgombro il campo da ogni dubbio: no, noi uomini non ce ne ACCORGIAMO. Non possiamo accorgercene. Al massimo lo capiamo. Sillogisticamente: A –> B –> C —> D

Ma intuire,  intus-ire: andare al nucleo direttamente, senza passare né dal via né dalla razionalità, beh quello è un percorso quasi precluso, specie se si cammina sul terreno della sensibilità e della persona.

E allora siamo senza speranza? Senza soluzione (cosa che potrebbe gettare nel panico noi problem solver)?

Eccerto, proprio così…. se continuiamo a vivere la vita come un infinito problem solving, la soluzione ci sfuggirà sempre. Perché, come dice Einstein, per risolvere un problema devi uscire dal livello dove è stato generato per salire a quello superiore. Cioè quello femminile.

Proviamo ad apprendere un silenzio composto e attento, non vacuo come quando andiamo in stand by, fissando negli occhi con quello sguardo che mescola George a Marlon e a Robert per tacere degli occhi azzurri di Paul (che chi ha meno di cinquant’anni pensa stia parlando di tutt’altri) e a seguire la sagace e affettuosa ironia di Nostro Signore che a Cana immagino sorridere alla madre e con tenero porgere la ringrazia per la sua cura materna “che c’è tra me e te donna?”.  Con quale voce calda e innamorata, con quale luce negli occhi, con quale sorriso glielo avrà detto?

Credo dunque tutto stia dentro il soffocare questa logica spietata e assolata, che sarà anche lucida e inattaccabile, ma che ignora -come un teorema che non sia di Ferradini- quella dimensione di amorosi affetti che poi fa la vita.

Sì, donne siateci davvero sottomesse nel senso di trasmetterci quel senso che ci sfugge perché non ne conosciamo le parole e la strada.

21 pensieri su “Quel senso che ci sfugge

  1. Velenia

    Prima,però caro Paolo stavolta sei stato più complicato di una donna,non ho capito granchè,un bignamino,please?

    1. fallimento totale quindi se non mi faccio capire… dunque riassumento in 140 caratteri
      a) gli uomini sono razionali e centrati sui problemi
      b) le donne sono intuitive ed empatiche
      c) così non ci capiamo più: come affermare in tedesco e rispondere in giapponese
      d) uno dei due deve istruire l’altro
      e) detto papale papale: noi uomini nun gna famo
      f) gentili e “sottomesse” signore volete darci una mano?
      g) noi promettiamo di essere gentili e disconnettere quel senso razione ch’entro ci rugge…
      h) almeno ci proviamo

      spero sia più chiaro

      p.s. admin: non mi compare più la richiesta di come voglio loggarmi, è normale?

  2. Erika

    Paolo, mi è piaciuto proprio tanto il post, nel senso dello stile, leggero e ironico e che va dritto al punto.
    Ma…..ammetto di essermi fatta una risata leggendo di questa supposta abilità maschile al problem solving….
    o meglio: sicuramente ci sarà, ma a volte è seppellita sotto un container di testosterone.
    Io, personalmente, vorrei tanto, ma proprio tanto, essere circondata da uomini dalla “logica spietata, lucida e inattaccabile”.
    Anche nel fantastico libro di Costanza avevo ravvisato la stessa discrepanza (dalla mia esperienza personale) : “inutile lamentarsi con un uomo, perché lui cercherà una soluzione pratica.”
    Ma magari, ho pensato! Dove sono tutti questi uomini stile “Mr. Wolf-risolvo problemi”?

    Ora, chiaramente sto scherzando: so bene che il tuo post vuole parlare di una tendenza generale (sulla quale in fondo concordo) e non certo di casi particolari, tipo un marito ex incursore, abituato a prendere decisioni rapidissime in azioni di guerriglia, in stato catatonico sul divano davanti a un banale modulo dell’agenzia delle entrate…
    😉

  3. luisalanari

    E io sì, caro Paolo che ho capito il tuo messaggio!

    E’ che spesso anche noi donne nun gna famo di fronte a certi muri che la nostra – tutt’altro che dolce – metà erge in maniera semplice e indelicata.
    A volte sento di avere di fronte un igloo (anche in piena estate, non si scioglie!) che non comprende quanto io sento.

    E, detto con un ghigno eufemistico, noi donne diventiamo “poco gentili” e invece di darvi una mano e restare sottomesse vi daremmo volentieri un calcio nel didietro!! 🙂

    L’eterna differenza tra genuino maschile e femminile, però, se compresa e accolta con tanta docilità e amore può diventare un dono reciproco che fa crescere la coppia. Ci vogliono anni e anni di esperienza e allenamento. Forse non basta una vita insieme, ma l’importante è struggersi entrambi in questa dialettica tensione. Questo è l’amore.

  4. Chiaro che l’appello è rivolto più agli uomini -diamoci da fare!- che non alle signore.
    Confermo però che siamo addomesticabili e istruibili, a volerlo fare però, a non lasciarsi prendere dalla sindrome della perfetta crocerossina, quella de “io lo salverò!” che si fa straccio fino a quando scoppia, di fronte ad un marito che non ne capisce la ragione (e ha… ragione: se non gli hai detto niente prima!).
    Ora carissima Erika hai colto nel segno: non si può generalizzare, si banalizzerebbe. Si parla per linee di tendenza, per macrocategorie (sono uomo, ho i miei limiti anche io).
    Certo che se tanti ti dicono che va così e tu sei l’unica a sperimentare cose differenti, qualche domanda me la farei, se non altro… uomini così ce ne sono a manciate, a milioni che dico! di più! a migliaia! magari tu sei più problem solver di loro.
    In un incontro con giovani papà, su tutt’altro tema (ci torneremo se Costanza vuole) molti mi dicevano di essere sopraffatti da Wondermom che vuole fare tutto e si arroga tutto. Ecco, la colpa è anche di FragilDad che si tira indiettro e magari gli fa anche comodo, ma… queste supermamme…?
    Grazie ancora e con affetto buona giornata

  5. Erika

    Quant’è vero, Paolo.
    Secondo me questo, nei tempi moderni, è diventato il vero problema, soprattutto delle donne. Non accettiamo i nostri limiti, pensiamo di saper fare tutto, diventando isteriche e gradevoli quanto la notifica di una multa.
    Invece è così bello, a volte, affidarsi a qualcuno, lasciare che si prenda qualche decisione al posto tuo (e non per poter dire poi, in caso di esiti poco felici: “ah, certo, se l’avessi fatto io”…).
    Quando sento, spesso, tante giovani donne parlare dei loro mariti e compagni come di bambocci inetti, rabbrividisco (cioè, a forza di dirglielo, secondo me, se anche prima non lo erano, lo diventeranno…).

    Prima, naturalmente, stavo scherzando: la realtà è che io non potrei mai stare con un uomo che non ritenessi un pochino superiore a me. Può sembrare una frase un po’ forte, ma è così. Se fosse capace anche di fare la dichiarazione dei redditi sarebbe meglio, ma la perfezione non è di questo mondo 😉
    Io, come la maggior parte delle donne credo, sarei certo in grado di vivere da sola, ma creare e curare una famiglia è un’altra questione. Bisogna essere in due.
    E facciamoglielo capire, allora, a questi uomini, che sono più che utili, sono indispensabili.
    Non occorre una laurea in psicologia per comprendere quanto ciò sia importante se si vuole fare di un ragazzino un uomo al quale, ogni tanto, dolcemente, appoggiarsi e abbandonarsi.

    1. ecco, confesserò, non negherò, confesserò: non so compilare la dichiarazione dei redditi… però come carico la lavastoviglie e tengo in ordine il frigorifero (freezer compreso)….. da medaglia olimpica!

  6. Velenia

    CAF e commercialisti non ci sono dalle vostre parti? Da noi si pagano circa 50 euro l’anno e si risparmia un travaso di bile.
    Che uomini e donne parlino un linguaggio diverso l’ho intuito il secondo giorno di matrimonio quando di fronte all’armadio aperto ho pronunciato la fatidica frase che avevo ripetuto per tutta la giovinezza prima a mia madre e poi,durante l’Università ,alle mie coinquiline :-Non ho neanche un vestito che mi stia bene!!!!-,mio marito ,povero,ha risposto:-Andiamo a comprare qualcosa- scatenado una serie di :-Ma che dici? torniamo dal viaggio di nozze e siamo in bolletta,ma che pensi che io sia un’irresponsabile?- e via litigando.
    Dopo 17 anni di matrimonio il mio consorte ha capito quanto invece sia meglio guardarmi negli occhi e dire-Ma no,tesoro,tu sei bellissima comunque-.Capito,ci vuole pochissimo,il problema è che ci vorrebbe un traduttore simultaneo sempre a portata di mano!

  7. un uomo qualche tempo fa mi ha detto che l’unico modo per comunicare tra noi due sarebbe stato quello di usare il linguaggio più semplice, cioè il suo.
    Inutile provare a spiegarvi, a istruirvi.
    Donne, rassegnamoci a parlare il maschilese, facciamo prima, ci evitiamo un po’ di incazzature, loro saranno felici e soddisfatti e noi molto più tranquille!

    1. 61Angeloextralarge

      Fefral: “rassegnarci”? Mi stupisco di te! 😉
      Ti ho sempre pensato come ad una donna che non si rassegna ma che lotta… 😀

        1. certo che capite, basta parlarvi con la vostra lingua. La battaglia persa riguarda l’insegnamento del nostro linguaggio. Ma ci sono molti modi per riuscire a spiegarsi, ed è mille volte più semplice il vostro che il nostro

      1. certo che lotto, ma se c’è almeno una minima possibilità di vincere. Questa è una battaglia persa, preferisco dedicarmi ad attività più profittevoli 🙂

  8. 61Angeloextralarge

    Paolo: ho capito e non credo di essere una mosca bianca, ma forse ho capito perché riesco (grazie a te) ad “entrare” tra le mura di casa tua? Per casa intendo “quotidianità”, ma quella quotidianità che messa in fila giorno per giorno, diventa VITA.
    Mi piace molto questo post, scritto con la tua solita penna ironica e sincera, con un tocco di poesia, quel tanto che basta per non sbavare il testo. Grazie. Smack! 😀
    Il punto “e” della tua prima risposta è concreto! Per riparare un muro è necessario rendersi conto che c’è una crepa. Però tutta la riparazione va fatta con un cemento particolare: fiducia-rispetto-perdono-etc., cioè un’amalgama di AMORE. 😉

  9. Erika

    Velenia: certamente ci appoggiamo al commercialista, però, nonostante tutti i tentativi, ricevute, fatture e scartoffie varie non vogliono saperne né di prendere appuntamento personalmente dal suddetto professionista, né di organizzarsi autonomamente in pratiche cartelline 😉

    Per quanto riguarda i vestiti, è una partita persa: ricordo ancora quando- giovane e ingenua- avevo chiesto a mio marito di accompagnarmi a fare acquisti: mentre io lo cercavo per tutto il negozio per avere un suo parere, lui era al bar di fianco a bere un caffè…

  10. vale

    ma no, non è maschilese.non abbiamo fini reconditi,quando parliamo poco o proponiamo subito una soluzione pratica( se l’abbiamo): è solo risparmiare le forze per quando ci tocca affrontare coloro-le donne- che tendono a complicare gli affari semplici….

  11. Bel post, stupendo l’andirivieni di commenti… alla fine che aggiungere? Non so… forse farsi tutti un po’ più umili per comprendere e accettare l’altro/a per quanto di più ci può dare? Siamo o non siamo il completamento dell’altro/a?

  12. Chiara Segalla

    Se posso spezzare una a favore del senso pratico, lucidità e razionalità femminili, in questo senso mia mamma (donna) supera mio padre (maschio) in qualsiasi situazione idraulica, edilizia, agronomica…insomma eccelle in virtù comunemente definite maschili. Mio padre è un poeta. Più ematico e umorale, più sensibile alle parole che ai fatti.
    Devo dire che certi schemi rischiano di inchiodare una realtà che così non è. Ognuno di noi ha in sé femminino e mascolino. Ma non tutte noi donne siamo empatiche e poco razionali. MI sembra voler fare a fette la realtà.

    1. vale

      sarà. ma a me viene in mente una battuta di un film dove Jack Nicholson -che interpreta uno scrittore un po’ “schizzato”- alla domanda della segretaria della casa editrice su come fa a descrivere così bene le donne,risponde: penso ad un uomo e gli tolgo razionalità ed affidabilità….

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