Questa intervista a Costanza pubblicata sul settimanale spagnolo Misiòn (una sorta di Famiglia Cristiana ispanica) e ripubblicato anche online sul sito Religiòn en Libertad, ha avuto per giorni il più alto numero di letture e di commenti (con discussioni anche piuttosto animate). Abbiamo pensato di proporvelo in italiano.
intervista di Isabel Molina direttore della rivista Misión
Che cosa ti ha ispirato questo libro?
In realtà il libro è nato un po’ per caso. Stavo trascorrendo ore e ore al telefono per convincere una mia amica a sposarsi. E’ capitato che ne parlassi con un collega. Gli ho spiegato che secondo me spesso era il fidanzato ad avere ragione, che le pretese della mia amica erano irragionevoli, che vedevo per loro una felicità che non si decidevano a cogliere per una serie di idee strampalate, quelle che abbiamo un po’ tutti sull’amore e sul matrimonio. Ricordavo anche spesso alla mia amica che è importante che una donna sia accogliente, dolce, capace di mediare, di mettere in relazione, di unire più che di dividere. Queste tesi sono piaciute molto al mio amico, che mi ha messa in contatto con la casa editrice. Avevo dunque trovato un editore prima ancora di avere scritto un solo capitolo, e così mi è sembrato che fosse chiaramente un disegno della Provvidenza che io scrivessi questo libro. Vedo intorno a me tanta infelicità, e molta di essa è evitabile. C’è un’idea assurda del matrimonio in giro, soprattutto adesso che le donne, nella loro in certi casi giusta battaglia di emancipazione, hanno perso anche un po’ della loro identità profonda, del loro “genio femminile”, come lo chiamava Wojtyla nella Mulieris dignitatem.
Cosa pensa tuo marito di quello che hai scritto?
Pensa: “Oh, come sarebbe bello se tu fossi davvero così!” No, scherzo… Lui è stato il mio primo lettore, il più severo quanto allo stile (spesso mi aiuta ad essere più efficace, a trovare le parole giuste), ma il più entusiasta quanto ai contenuti. Mi ha incoraggiata, e continua a farlo, vuole che scriva ancora. Inoltre si occupa lui del mio blog, che ha già avuto oltre 700mila contatti, ed è stato invitato anche al Vatican Meeting per i bloggers.
Sottomissione è una parola un po’ scioccante per le donne di oggi… Perché suggerisci alle donne di sottomettersi? Che intendi esattamente?
Non sono mica io a scegliere questa parola! E’ san Paolo, nella lettera agli Efesini. La parola sembra offensiva, a noi donne di oggi, perché non sappiamo uscire dalla logica del dominio e della sopraffazione, che spesso vige in molte coppie. Ma in una logica di servizio reciproco, sottomissione indica solo lo specifico tipo di servizio al quale è chiamata la donna. Mentre l’uomo, chiamato anche lui a servire, in modo diverso, deve essere “pronto a morire per la sposa come Cristo per la Chiesa”. Dunque non è che all’uomo vada molto meglio… San Paolo ce lo ricorda perché noi donne tendenzialmente vorremmo controllare tutto, mettere sempre la nostra impronta, dire l’ultima parola, manovrare le persone, magari non direttamente o apertamente, ma da dietro, in modo non scoperto. Invece essere sottomesse significa letteralmente stare sotto, cioè sostenere tutti i membri della famiglia, sorreggere, accompagnare i più deboli. Questa è una qualità peculiarmente femminile, e nessuna rivoluzione femminista potrà mai farci dimenticare che questo è il nostro vero talento. Potremo lavorare e avere sempre maggiori successi, ma la cosa che sappiamo fare meglio, e quella che davvero risponde ai nostri più profondi desideri del nostro cuore, è mettere noi e gli altri in relazione. L’amore della donna è più oblativo, quello dell’uomo più deciso e portato ad “uscire fuori” mentre la donna accoglie (il rapporto fisico è figura di quello spirituale). Uomini e donne di oggi devono riappropriarsi del loro specifico talento, complementare l’uno all’altro.
In poche parole, che significa essere una buona moglie?
Wow, che domanda difficile! E in poche parole, poi… Be’ credo che una parte della risposta cambi per ogni coppia, io dovrei per esempio smettere di dare pareri non richiesti su argomenti che non conosco, è la mia specialità. In generale penso che una sposa debba essere accogliente, dolce, paziente. Deve partire da un pregiudizio positivo sul proprio marito, e quindi accogliere come buono per principio tutto quello che viene da lui. Il nostro modello deve essere la Madonna della medaglia miracolosa, con le mani e le braccia aperte per accogliere quello che viene, e sotto il piede il serpente, che è la nostra lingua, sempre pronta a criticare, a trovare quello che non va, a sottolineare quello che manca. Una buona moglie poi cerca di rimandare il momento del confronto: non discute quando vede qualcosa che non va, ma lascia decantare le emozioni, schiarirsi la vista dell’intelletto, e trovare, se una critica è da fare, il momento più giusto, quello dell’intimità. Mai e poi mai, infine, contraddice il padre davanti ai figli.
Quale sarebbe il primo consiglio che daresti a una giovane donna che sogni un matrimonio più appagante e soddisfacente?
Le donne giovani vanno più spesso incontro a delusioni, perché a differenza che nel passato oggi abbiamo pretese altissime nei confronti del matrimonio. Nel passato serviva a trovare una sistemazione, oggi dal matrimonio vogliamo la felicità, ed è giusto e bello che sia così. Solo che bisogna accettare i limiti nostri e dell’altro, sapere che ci deluderemo in alcune cose, ci faremo arrabbiare in altre, e poi, è chiaro, ci stupiremo in altre ancora. L’amore non è un sentimento, è una decisione. Aderiamo liberamente e con tutta la nostra volontà alla scelta di una persona sola, per tutta la vita. Allora sappiamo che il sentiero sarà tortuoso, ci saranno delle salite, e dei momenti in cui la strada sembrerà tutta dritta e apparentemente noiosa. Ma bisogna allenare gli occhi a vedere le meraviglie nascoste nel quotidiano, a scoprire che dopo una salita si apre una vallata di una bellezza inimmaginabile, che chi passa da una storia all’altra, chi non ha il coraggio di fare la salita, non si sogna neanche.
Ti succede a volte di arrabbiarti con tuo marito? E se succede, come vi riconciliate?
Certo che succede! Anche se non spesso, perché io sono piuttosto paziente, e difficilmente mi arrabbio proprio. In più mio marito è davvero buono. Ma se non sono d’accordo, come ho detto, cerco di rimandare il momento di dirgli perché non la penso come lui. Faccio sbollire l’arrabbiatura, mi chiarisco le idee, e il più delle volte mi accorgo che aveva ragione lui. Inoltre ho i miei piccoli sfoghi: prima di tutto c’è la preghiera, il rosario. Poi c’è la corsa, la mia grande passione (sono una maratoneta): dopo una bella sudata non mi ricordo neanche perché ero preoccupata. Infine ci sono le amiche: con loro posso lamentarmi, sfogarmi, essere lagnosa, querula, noiosa, insopportabile. Un uomo se gli poni un problema cerca di risolverlo, invece un’amica dice esattamente quello che vuoi sentirti dire: che sei una donna meravigliosa e che davvero reggi il mondo intero sulle spalle. Che lo fai magnificamente, e che fra l’altro quel nuovo taglio ti dona moltissimo, e forse sei anche un po’ dimagrita.
Qual è la sfida principale che il matrimonio rappresenta per le coppie, oggi?
Tutta la società spinge in moltissimi modi contro la famiglia. Dio è scomparso dall’orizzonte, e senza Dio, che con la forza del sacramento e con la grazia rinnovata ogni volta che glielo chiediamo nella preghiera, è impossibile pensare a qualcosa che sia per sempre, in questa società liquida e relativista. Prima le tradizioni e le convenzioni, le consuetudini forse costringevano anche le persone, ma le tenevano salde. L’idea di essere infedeli, di seguire istinti, emozioni, di essere liberi da vincoli è fortissima: è diffusa, la si respira nell’aria. Inoltre non ci sono aiuti per le famiglie numerose, di nessun tipo, né facilitazioni per conciliare famiglia e lavoro, o magari permettere alle mamme di stare a casa, con congrui contributi economici. Tutto congiura contro la famiglia, e solo la Chiesa davvero ci difende, fa una battaglia culturale per noi. Altrimenti l’idea che passa è che le famiglie felici sono solo quelle allargate, magari con omosessuali, risposati, separati, figli di altri letti. Quelle cosiddette libere, mentre la vera libertà è solo quella che dà la Verità, cioè Gesù Cristo.
Che impatto stai avendo sulle donne cattoliche italiane? Pensi di averle indotte a guardare il matrimonio in modo diverso?
Mamma mia, che impressione!! Non so se davvero sto cambiando così tanto le cose, ma se devo dire la verità ho ricevuto tantissime lettere di donne che mi hanno detto che le ho aiutate a modificare il loro modo di vivere il matrimonio. Molte, anche tra quelle che ho incontrato alle presentazioni in giro per tutta Italia (ho ricevuto centinaia di inviti, ma non posso dire sempre sì), mi hanno detto che grazie al mio libro hanno imparato a volere più bene al loro marito. Alcune hanno deciso di sposarsi, altre hanno recuperato una storia che era in crisi. E anche molte donne cattoliche impegnate, ben formate da anni di incontri di formazione spirituale, mi hanno detto che certe cose non si dicono più neanche in ambiti religiosi, mentre la mia visione, cioè quella di san Paolo, è davvero quella che risponde più profondamente al loro cuore.
Stai preparando un altro libro?
Sì, sto cercando di analizzare il seguito della frase di san Paolo, nella lettera agli Efesini: e voi mariti siate pronti a morire per le vostre mogli, come Cristo è morto per la Chiesa. Se la donna tende al controllo l’uomo tende all’egoismo, e allora bisogna ricordargli qual è la sia chiamata, quella all’eroismo. Quindi il prossimo libro è per lui.
La preghiera è importante per la vita matrimoniale?
Certo, la preghiera è importantissima per tutti. Prima di parlare bisogna pensare, ma prima di pensare bisogna pregare. La preghiera pulisce gli occhi e fa vedere tutto più chiaro. Scioglie i nodi e appiana le incomprensioni. Porta la pace prima di tutto nel nostro cuore e ci permette di diffonderla.
Quali sono i tre libri che ha amato di più?
A parte la Bibbia, dice? Beh, la Divina Commedia, innanzitutto, che ricorda all’uomo quale ampiezza deve avere il suo respiro, proiettato verso l’eternità. La mia santa preferita è la vostra Teresa d’Avila, e le sue opere sono meravigliose, ma anche Edith Stein, Teresa Benedetta della Croce, ha scritto parole meravigliose sulla donna. Poi c’è un libro poco noto, forse, che si chiama Il mistero della donna, di Jo Croissant, che invita le donne al sacerdozio del cuore, a offrire in sacrificio quella sete d’amore che tutte ci arde, e che non è mai saziata.
Come trasmette il suo messaggio ai figli?
Poche parole e molta pratica: i bambini ascoltano con gli occhi. Vedono il rispetto reciproco, il sacrificio, la donazione generosa di babbo e mamma, che li seguono e li amano con modalità diversissime ma complementari.
Primo!
“I bambini ascoltano con gli occhi”… di più! Hanno due radar al posto degli occhi! (e spesso anche delle orecchie)… “La parola suona, l’esempio tuona!” Quanto mi piace ripeterla, questa…
un’amica di Facebook, Foppiano Fabia, di madrelingua spagnola (se ho capito bene è peruviana) è andata a sbirciare i commenti e ci ha fatto questo resoconto:
Allora, ci sono una quantità enorme di commenti,a parer mio molto interessanti, da tutti i bordi, c’è anche che si congratula con te e ti vuole sposare, c’è chi enumera i casi di morte di padri e figli, ci sono cattolici che ti “maledicono” e altri che lascia questa pagina per trovare poco serio l’argomento, ci sono madri di famiglia che condividono e parlano della loro vita come casalinghe e confermano ciò detto da te e ti viene chiesto quando il libro sarà tradotto in spagnolo ( secondo me fallo appena possibile!), c’è chi paragona a fanatismo ed altri di fede che la pensano diverso tra di loro, …….secondo me, certe persone confondono la sottomissione, con subire da parte dell’altro (in linea massima). C’è un bel dibattito e per come la vedo abbastanza positivo; muovi le acque !
Quello che esce fuori e che ti ringraziano in tanti e dicono che era ora di trovare un libro come il tuo, in mezzo ogni tanto un fanatico/a (raramente) che dice “vade retro satana” (si commenta da se!) Hai fatto segno in Spagna e secondo me, ti ripeto pensaci a tradurlo sia in spagnolo, che in francese, poi in tedesco, e cosi via……ogni cosa al suo tempo .
“…una sorta di Famiglia Cristiana spagnola”, chissà quando la rivista italiana farà un’intervista a Costanza, credo mai eppure dovrebbe centrare con S.Paolo, mah.
Secondo me la nostra autrice è una benedizione del cielo, e da brava donna ha levato un sacco di polvere dagli armadietti che erano i matrimoni e ce li ha ripresentati belli lucenti.
Me lo sono chiesto anche io… come può una sorta di Famiglia Cristina spagnola aver intervistato Costanza se ancora non l’ha fatto quella italiana? O magari la cosa mi è sfuggita… o forse don Schettino, Sciortino … (come si chiama?) era troppo impegnato a farsi il nodo della cravatta… (il clergiman no, è?)
“una sorta di Famiglia Cristiana spagnola” ear per intenderci soprattutto per quanto riguarda l’importanza della testata e della diffusione, delle scelte editoriali di Misiòn non so niente ma sembrerebbe evidente che siano diverse da quelle di Famiglia Cristina
(
(effettivamente FC non ha dedicato neanche un trafiletto a “Sposati…” eppure un po’ di rumore in ambito cattolico l’ha fatto. Forse ritengono che il libro non abbia a che fare con la Famiglia soprattutto se Cristiana….boh)
Sono cattivo ma secondo me è la rivista che non ha niente a che fare con la Famiglia, in particolare quella Cristiana!
😦
La faccina triste è per il soggetto del commento di Admin!
non voglio alimentare polemiche, ma mi sembra vada detto che, non dando alcuno spazio al libro di Costanza, Famiglia Cristiana non abbia reso un buon servigio ai lettori e abbia “bucato” una notizia che oggettivamente meritava di essere ospitata sulle sue pagine.
Ale: eccoti lo smack! 😀
beh sì da un punto di vista puramente giornalistico si potrebbe anche dire questo….;)
no, dipende dal fatto che Costanza non ha pubblicato per le Paoline. Figurati se lavorano per la concorrenza…
probabile che sia così, in effetti, purtroppo…
Se fosse così sarebbe anche peggio di una presa di posizione per motivi di principio… non ho parole!
è possibilissimo che i motivi di principio e quelli – per così dire – “di bottega” non si elidano, ma si confermino a vicenda, producendo l’ostracismo che lamentiamo
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Mi sembra di poter riassumere il tutto con un grazie Guido! Alla fine se non fosse stato per l’incoraggiamento a sua moglie forse il libro non lo avremo mai letto, il blog non ci sarebbe e tante trasferte non ci sarebbero state. Scusa Costanza!
Bellissima notizia quella dello “sbarco” in Spagna della sottomissione! 🙂
E anche io mi aggiungo ai ringraziamenti a Guido e al suo lavoro preziosissimo!
Costanza Miriano o La Reconquista de España 😀
Perché “Re-conquista”?
Dopo il perfido Zapatero?
“l’amore non è un sentimento, è una decisione”…
No, non è vero!!!
“In generale penso che una sposa debba essere accogliente, dolce, paziente. Deve partire da un pregiudizio positivo sul proprio marito, e quindi accogliere come buono per principio tutto quello che viene da lui.”
Io ritengo molto valida la prima parte (e valida anche per chi è mamma, maestra, confidente, amica, ecc..), ma (perdonami) una sciocchezza la seconda. Non si accoglie come buono o cattivo per principio nulla! A prescindere da chi ce lo invia! (ad eccezione -per chi crede- di ciò che ci chiede Dio).
Io sono separata, probabilmente una fallita ai tuoi occhi (nel senso etimologico del termine), ma credimi ingoiare rospi, rimandare le discussioni, prendere per buono in partenza quel che l’altro dice sono scelte che sul lungo termine non pagano. Mai. Beh, quasi mai: se sei prigioniera devi farlo per sopravvivere, ma il matrimonio non è una gabbia e quindi non ti trovi in quella condizione.
Concordo sul non discutere davanti ai bambini, ma se i bambini non ci sono a che pro rimandare? Per far raffreddare il sangue? Esistono un’infinità di tecniche per esternare l’arrabbiatura in modi accettabili e il confronto fa bene alla coppia! Dovrei confidarmi e rognare con le amiche? Davvero? E il mio compagno? Che razza di uomo preferirebbe lasciare che io risolvessi i problemini che ho con lui confrontandomi con altra gente? Lascia la tavoletta alzata e me ne lagno con la mia migliore amica? Davvero??? E dopo tavolette alzate, tubetti del dentrificio spremuti dal lato sbagliato e mutande lasciate nei posti più inopportuni smettono di esserci? No, ma giorno dopo giorno le piccole frustrazioni si accumulano nonostante le valvole di sfogo e alla lunga erodono e scavano canyon fra i coniugi.
Discutere fa bene alla coppia.
Lo sai perché mi sono separata? Per una carenza di discussioni. Il confronto, anche accesso fa bene, perché qualora si svolga nel rispetto tiene vicini. Io non consiglierei metodi per ridurre le discussioni, ma per ridurre i litigi. Il tuo libro non l’ho letto, ma penso che lo leggerò a breve, voglio comprendere meglio cosa intendi, ma leggendo solo la tua intervista rimango perplessa perché mi pare che tu stia suggerendo di imboccare quella che è una strada assai pericolosa per le coppie.
P.S.
in questo momento sono arrabbiata, ma non mi pare di essere offensiva o di non ascoltarti, come dicevo ci sono tanti metodi
Mi unisco all’affetto di nonpuoiessereserio, per vicende varie sono sempre molto vicino ai separati.
Però devo dire che mi sembra che tu abbia proprio equivocato il senso di ciò che dice Costanza. In un caso come il tuo, ad esempio, la sottomissione consisterebbe nel ricordare al tuo uomo che il suo dovere di maschio e marito è quello di morire per te e di aiutarlo a farlo.
Chiaro che poi no ho alcuna intenzione di difendere Cochi, che è bravissima a farlo da sé.
Secondo me hai fatto BENISSIMO a separarti. Qualsiai altra soluzione sarbbe stata un INFERNO.
Ma siccome l’INFERNO già ci aspetta (forse) alla fine, perché viverlo anche in terra?
Un ragionamento ineccepibile!
scusa Tartugola ma la tua ultima frase (“mi pare che tu stia suggerendo di imboccare quella che è una strada assai pericolosa per le coppie” ) letta dopo la premessa e il racconto che hai fatto non può non apparire anche a te paradossale.
Io credo che il succo del discorso che va anche oltre la fede è il “pregiudizio positivo” verso il proprio marito ormai cancellato inesorabilmente dalla logica della competizione, del confronto e dello scontro a tutti i costi della continua affermazione del proprio egoismo. Ormai sembra normale iniziare un matrimonio “marcando” il territorio e pensando già a come difenderlo (il territorio non il matrimonio)
La tua saggezza Joe Turner, non so perché, mi ricorda la saggezza di qualcuno che conosco 🙂
Secondo me una risposta di Costanza, per Tartarugola, ci starebbe bene! Tra donne si capiscono di più… 😉
Ciao Tartarugola. La frase che critichi non è piaciuta neppure a me, ma è ormai un anno che leggo costanza e che discutiamo nel blog e credo di aver capito che il suo “pregiudizio positivo” nei confronti del marito trovi buon fondamento nella sua esperienza personale di matrimonio.
Non sempre è come dice costanza. Non sempre ci sono mariti “buoni”, e a volte non è sufficiente che la moglie sia accogliente e sottomessa (nel modo in cui intende S.Paolo) perchè suo marito sia pronto a morire per lei.
Questo è un punto su cui già in passato ho obiettato in questo blog, perchè, pur avendo anche io un’esperienza di matrimonio simile a quella di Costanza ho visto molte situazioni in cui non gira così.
Le due parti dell’esortazione di S.Paolo sono strettamente legate e non possono essere lettere separatamente. Il consiglio di Costanza di presumere che ciò che viene dal marito sia buono è sensato se riferito a un marito che vive il suo matrimonio allo stesso modo della moglie descritta, cioè come dono. E allora ci si aiuta vicendevolmente a realizzare questo dono, e a una moglie che accoglie corrisponde un uomo che guida con spirito di servizio, e non che domina e sottomette la moglie. Ma un matrimonio si fa in due. E si fa in due fin dal principio. In caso contrario non è neppure un matrimonio.
Sull’importanza di discutere sono d’accordo con te, non è parlando con le amiche che si risolvono i problemi di coppia. Eppure lasciar decantare, far sbollire la rabbia, per poi riprendere il tema quando entrambi si è un po’ più lucidi, è un consiglio prezioso anche se non ci sono figli. Io in questo sono assolutamente negata, tuttavia mi rendo conto che tante volte rimandare la guerra del tubetto di dentifricio al pomeriggio invece che farne una battaglia alle 7.30 del mattino mentre i bambini non vogliono finire la colazione, il tipo del pulmino che li porta a scuola ha già fatto la terza chiamata, il marito colpevole di dentifricidio non riesce ad accoppiare i calzini che nessuno ha avuto il tempo di togliere dallo stendino dei panni e la moglie ha appena fatto cascare a terra il fard polverizzandolo completamente, farebbe bene all’umore di tutti senza mettere a rischio la relazione di coppia.
E una chiacchiera al caffè con l’amica giusta (io preferisco l’amico perchè il maschio mi aiuta a oggettivizzare e a ridimensionare) può servire come sfogo e per chiarirsi le idee, ma certo non sostituisce il chiarimento con il diretto interessato.
Non sei una fallita, o almeno non è una separazione che fa di te una fallita. Benvenuta, mi stai simpatica anche perchè ti sei definita stronza 🙂 Ciao!
“tecniche per esternare l’arrabbiatura”
meglio che
“rimandare il momento di dirgli perché non la penso come lui. Faccio sbollire l’arrabbiatura, mi chiarisco le idee, e (…) Inoltre ho i miei piccoli sfoghi: prima di tutto c’è la preghiera, il rosario”
???
Io purtroppo rimando la discussione troppe poche volte ma se lo faccio e’ solo perche’ invece mi metto a pregare. Inoltre non mi sfogo con nessun altro. Pero’ il risultato e’ lo stesso di una corsa di una maratoneta: “non mi ricordo neanche perché ero preoccupata”. Vale la pena provare!
Cara Trartarugola,
secondo me il punto è un altro e se non si capisce questo si rischia di non comprendere nulla del libro di Costanza. Se posso permettermi, questo libro a mio avviso non è un prontuario di tecniche dei rapporti interpersonali o un manuale per far “funzionare” i matrimoni. Per un motivo molto semplice (le metafore cui ricorriamo sono sempre indicative): il matrimonio non è un “meccanismo” fatto di ingranaggi funzionalmente interconnessi. È chiaro che seguendo questa logica si può instaurare una competizione tra gli ingranaggi più “efficienti” e “funzionanti”, con tutto quel che ne consegue.
Come ogni legame tra esseri umani è piuttosto un ponte lanciato dall’ignoto all’ignoto, un filo sottile che collega due esseri che sono prima di tutto mistero a se stessi. In secondo luogo è uno scambio vivente e organico, come tra due organi dello stesso corpo.
Sulla scia di san Paolo Costanza non ci parla di “tecniche” ma ci ricorda invece quale debba essere la disposizione interiore dei due coniugi, ognuno nel rispetto delle propria specificità (l’anima femminile e quella maschile sono due “impasti” differenti). In una parola: la loro vocazione. Il matrimonio è una chiamata, è la strada che Dio ha tracciato per noi e la si percorre assieme a un’altra creatura e alle altre che Dio, se è la sua volontà, ci manderà (i figli). Per questo motivo la sottomissione è fondata in Dio, non nel coniuge. Amando e servendo il coniuge si risponde alla chiamata. Certamente nel libro c’è un’accentuazione particolare nei confronti della sposa, ma questo non è un libro “only for women”. Né è per soli “credenti”, perché la disposizione all’accoglienza e al sacrificio di sé può essere sperimentata da chiunque: solo Dio conosce il segreto dei cuori.
Ma quanto al resto non c’è alcuna assicurazione o garanzia che il rapporto “funzioni”. Non esistono automatismi né relazioni causa-effetto (della serie: se la sposa mantiene il corretto atteggiamento X allora nello sposo si avrà la reazione Y). È la temperie culturale del nostro mondo ad averci assuefatti a una simile prospettiva fino a farci credere che esistano “tecniche” di “gestione” degli esseri umani. Ma non è certo quella cristiana. Amare vuol dire esporre il proprio cuore, sempre, alla possibilità di essere feriti anche mortalmente. Ci consegniamo indifesi in ciò abbiamo di più intimo a un essere la cui intima essenza ci rimane sconosciuta. E per l’altro vale la medesima cosa.
Per un cristiano è il mistero del dolore, della croce che si fa presente nella sua vita per plasmarlo a figura di Cristo; per chi non lo è, il dolore e la sofferenza rimangono comunque una presenza ineliminabile nella propria esistenza .
Ma un amore senza ferita sarebbe ancora umano? Solo ciò che è vivo può morire, le parti di un sistema meccanico si consumano o si spezzano nel corso del “processo” e vengono gettate vita. Se ci muovessimo unicamente all’interno della logica del “funzionamento” non potremmo che giungere alla conclusione di Chesterton: uomo e donna in quanto tali sono incompatibili e dunque non varrebbe nemmeno la pena sposarsi.
Il buon caro vecchio Chesterton (va bene su tutto, come un bel golf inglese)
Forse su tutto tutto proprio no, vista la sua notevole stazza: http://biografieonline.it/img/bio/g/Gilbert_Keith_Chesterton.jpg
Sono sicuro che insieme vi sareste fatti delle grasse risate, è davvero il caso di dirlo… 😀
Andrea: oh che gioia! Un altro extralarge! 😉
Alla faccia di tutti i fanatici del salutismo! Ecco perché GKC era così simpatico! ^____^
E come andrà bene su un bell’altare con le candele accese, a tempo debito 🙂
“Voi pensate alla vostra scelta affettiva, e immagino che siate d’accordo: ciò che veramente conta nella vita è la persona con la quale si decide di condividerla. Attenti, però! Ogni persona umana è inevitabilmente limitata: anche nel matrimonio più riuscito, non si può non mettere in conto una certa misura di delusione”
(Giovanni Paolo II, omelia della messa conclusiva della Giornata Mondiale della Gioventù, 20 agosto 2000, Tor Vergata, Giubileo Giovani)
Tartarugola, non voglio entrare nel merito di quello che hai scritto perché rispetto te, la tua lecita arrabbiatura e la tua situazione ma voglio rassicurarti che finché respiriamo su questa terra nessuno può dirsi fallito, ogni caduta è un’occasione per rinascere, deve esserlo. Ti voglio bene e buona giornata.
Costanza non so se la foto è recente o se non ti rende giustizia, ma hai il viso tiratissimo, riposati un po’ per favore
Ma forse a chi ha una missione è lecito riposare? (ammettendo che di missione si tratti)
Perbacco, e perché no?
Mc 6,31 Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Giusto!!!
sì don Fabio la foto è recente e Costanza è effettivamente molto stanca (difficilmente dorme più di tre ore a notte).
Anzi approfitto per dire a tutti coloro che ci contattano per invitare Costanza in giro per l’Italia (arrivano 4 o 5 inviti a settimana) che proprio non ce la fa e infatti dopo l’incontro dell’altro ieri a Desenzano ha sospeso i viaggi per un po’.
Hal, così non va bene. Devi costringere Costanza a dormire di più.
Pingback: Nuova Creatura - Sposati e sii sottomessa – (Sotto)Misión per conto di Dio (di Costanza Miriano)
@Tartarugola: in quanto unica (credo…) femminista del blog, voglio provare a risponderti.
Io trovo invece particolarmente stimolante la seconda parte della frase da te citata. Partire da un pregiudizio positivo…perché no? In fondo quella è la persona che amiamo. Quando ho letto “Sposati e sii sottomessa” ho fatto fatica a digerire la parola “sottomissione”, poi mi sono accorta che, se il mio matrimonio funziona, è proprio perché, senza averle teorizzate, io mettevo in pratica le parole di Costanza.
Lui lascia alzata la tavoletta del water? Ma chissenefrega. La abbasso.
Io non dico che non bisogna discutere mai, però spesso, trascinati dallo stress del quotidiano, ci lanciamo in discussioni sterili su argomenti, francamente, poco importanti.
E trovo davvero un ottimo consiglio quello di lasciar sbollire la rabbia.
Il coniuge troppo spesso diventa un punching ball per le nostre frustrazioni personali, lavorative, esistenziali.
Magari il capufficio ci ha strapazzato un po’, sul cruscotto della macchina troviamo una bella multa, torniamo a casa e magari fa lui fa un commento poco carino su quello che abbiamo cucinato: l’istinto ci farebbe esplodere, no?
Ma sai, in situazioni di questo genere, quanto si ottiene di più facendosi una bella risata?
O raccontandosi una novella? http://dellegioieedellepene.blogspot.it/2012/03/le-truppe-di-gudbrando.html
Molto carina 🙂
Non per parlare di me che non mi piace e soprattutto non è nulla di che ma:
io (scusate questo pronome presupponente “IO”) ho divorziato due volte in Italia
e all’Estero. Le mie ex mogli mi raccontano che ora non solo sono felici, ma che non erano state
mai felici come da quando si sono risposate con altri uomini. Quanto a me (scusate il pronome “ME”) sono felice che loro
siano felici. Quanto a ME (ancora!) per me stesso, non sono né felice né infelice, ma come privo di sentimento neutro impassibile vuoto apatico. L’importante, credo, non è tanto essere felici, ma non patire. E stracanarsi in un lavoro (vero).
E poi si vedrà!!!
………Le mie ex mogli mi raccontano che ora non solo sono felici, ma che non erano state
mai felici come da quando si sono risposate con altri uomini………………………….
battuta fra divorziati :
dopo essere state con te ( o me…..ormai ho sabbia del deserto al posto del cuore)
sarebbero felici di accarezzare una tigre che non mangia da 2 settimane!!!
Con me più che altro era la noia che le soffocava!!!!
Posso capirle
Erika:
se il matrimonio deve essere questo sono felice di annoverarmi fra i non sposati!
Nonpuoiessereserio
Non so come tu mi possa voler bene non conoscendomi, ma accetto ogni manifestazione di affetto
Joe
Chi parla di partire marcando il territorio? Al massimo si tratta di mettere paletti, cosa che serve ad evitare situazioni psicologicamente insostenibili, ma non era di questo che parlavo. Io parlavo di evitare di metterese in condizione di sudditanza intellettuale ed emotiva nei confronti di un altro essere umano (chiunque sia) abbiamo un cervello, è bene usarlo! E onestamente non saprei che farmene di un partner che si mette in condizione di pregiudizio positivo nei miei confronti, mi piace essere valutata attentamente ogni volta e io valuto attentamente ogni volta, non agire così porta alla rovina, credimi.
don Fabio
non sono certa che dicessi a me, ma se così fosse faccio presente che personalmente preferirei che il mio uomo non morisse per me, davvero, non credo che sopravviverei a un’altra esperienza di questo tipo…
Se non ho risposto a tutti mi spiace, internet oggi va maluccio
tartarugola ti ho risposto più su. Il matrimonio non è quello, se ti riferisci a questa frase di erika “Il coniuge troppo spesso diventa un punching ball per le nostre frustrazioni personali, lavorative, esistenziali”.
@Tartarugola
Il mio dirti “Ti voglio Bene” era dettato da un’impulso emotivo dopo essermi (ma forse illudendomi) identificato con il tuo stato d’animo e averlo fatto mio (penso centri con la sensibilità), tutto qui.
morire ça va sans dir inteso non in senso letterale, salvo caso di estrema e non augurabile necessità, ma nel senso di “dare la vita”. E’ più chiaro così?
Ciao Costanza e company,
vorrei poter leggere e regalare, il libro da te citato nell’intervista e cioè: IL MISTERO DELLA DONNA, di Jo Croissant. Unico problema non è più disponibile. Ci sarà un modo per poterlo leggere? Penso ad esempio a te o a qualcuno che potesse inviarmene fotocopia: ovviamente con spese a mio carico. Ne sarei davvero molto molto grata.
In caso affermativo contattatemi all’indirizzo mail.
Grazie !!!
Mariella
In francese e inglese si trova ancora (anche in polacco ma credo che sarebbe dura 😉 )
http://www.amazon.co.uk/The-Priesthood-Heart-Womans-Vocation/dp/0818912510/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1332409919&sr=8-1
@Tartarugola – grazie a Dio, e a un Padre buono, per tutti noi peccatori, anche se ci sentiamo falliti c’è il riscatto dovuto al sapersi amati e perdonati. Quindi, prima di tutto dobbiamo imparare a pedonare noi stessi a fare che gli errori o le fatiche non ci sotterrino ma diventino “occasione”, il dolore offerto da sempre frutti. Detto questo, nonostante segua il blog e corteggi la stanca Costanza per un incontro nel nostro auditorium (ma forse, ha detto forse, a giugno se ne parla!!!) la parola “sottomissione” mi fa ancora friggere, eppure, capisco che non solo è vera quando non è sudditanza, ma è la forma di amore che può far crescere l’altro e noi con lui.
A onore del vero devo dire che a “volere IL BENE DELL’ALTRO” e non solo a “volere bene all’altro”, io l’ho imparato da mio marito, perchè è lui che spesso mi vuole più bene di quanto me ne voglia io, è lui che capisce cosa desidera il mio cuore (quando non si tratta di un paio di scarpe nuove). Non sempre sia chiaro, ma io che non ero abituata ad essere amata ion questo modo ho imparato da lui e non ancora benissimo, come si faccia a far sentire l’altro importante per noi, a farlo sentire al centro dei nostri pensieri anche quando si è lontani. Questo rendere amore per amore, fa in modo che molte occasioni di attrito passino in secondo piano (ci vogliono anni di amore e allenamento, sia chiaro…) anche se NON SI VA MAI a letto senza aver chiarito quello che non va, senza essersi perdonati, senza qualche volta fatto un esame di coscienza e aver ammesso almeno con noi stessi che l’amore che ci unisce è molto più grande, bello e forte della sua mania per il calcio, l’auto pulita, e la pennica sul divano
@Tartarugola: mi spiace, evidentemente non sono riuscita a spiegarmi. Non si tratta di mettersi in sudditanza nei confronti del marito.
Si tratta solo di imparare a relativizzare, almeno le questioni di minore importanza.
Mettere dei paletti, per come la vedo io, è il contrario del matrimonio, che significa invece abbattere i paletti.
Infine: davvero tu vorresti essere “attentamente valutata” da tuo marito, come se foste a un colloqui di lavoro?
Io preferisco essere guardata col pregiudizio positivo, certamente dettato dall’amore (che poi si traduce essenzialmente nel fatto che lui, stimando le mie qualità, non sta continuamente a rimarcare i miei difetti, e viceversa).
Non avevo letto alcuni commenti, lo sapevo che avevo lasciato in dietro un sacco di gente!
filosofiazzero
non so se ho fatto bene, ovviamente se l’ho fatto penso di sì
fefral
come ho detto non ho letto il libro, quel che commento si rifà all’intervista e solo a quella, quando avrò letto il libro potrò esprimere un parere più completo, ma di certo questa intervista non è una buona pubblicità se si vogliono attirare coppie giovani.
nonpuoiessereserio
e io lo accetto volentieri, in un mondo pieno d’invidia non può che farmi piacere
Erika
mettere i paletti è alla base di un sano rapporto con chiunque, L’assenza di paletti crea un sacco di problemi psicologici
Io voglio essere valutata, sì. Non come un capo valuta il mio lavoro, ma come un lettore valuta il saggio che ha appena terminato di leggere, ma immagino che le mie esigenze non siano quelle di tutti
Nerella
Credo ci sia un malinteso: io non mi sento una fallita, so solo che così appaio agli occhi di alcuni. Per il resto che dire? Dall’intervista passa la voglia di sposarsi, per il resto il libro non l’ho ancora letto
erika
comunque tornando a quel che dici sulla giornata no, se io ho avuto una giornata di merda e il mio compagno non è in grado dileggere il mio malumore e di tenersi una battutaccia fra i denti io esplodo e credo che non sia male, lui mi deve rispetto e rispetto è anche lasciarmi in pace quando sono coi nervi a fior di pelle.
Come dire: se gioco con cacciaviti e prese elettriche nulla di strano se mi fulmino!
Provare a non usare le palle ma il cervello?
Tartarugola
E se anche lui ha avuto una giornata tremenda?
Ci azzanniamo a morte?
Il rispetto.
Certo.
Per me è rispetto anche non scattare come una molla, scaricando sull’altro pesi che sono solo miei.
Prima di trasformarmi in un’arpia, magari glielo dico, che sono stanca, che ho avuto una brutta giornata.
Può sembrare banale, ma spesso grosse liti scoppiano proprio perché pretendiamo che la persona con cui viviamo ci legga nel pensiero.
Sulla faccenda dei paletti, poi, mi spiace contraddirti, ma l’assenza di paletti nei confronti di mio marito, che per ora non mi ha provocato seri danni psicologici, mi ha consentito di ricavare il meglio dall’unione con lui.
E’ chiaro che, se con lui ho abbassato tutte le mie difese, è perché lo merita.
E se qualche volta non riesce a essere perfetto (ma che maschio prepotente!) 😉
cerco di ricordare i motivi, e sono tanti, per cui merita tutta la mia dedizione.
ciao Erika, pensavo a te e alle tue domande sul matrimonio presentato come bello solo se cristiano, e ti dirò che da cristiana praticante e tutto anche io a volte mi sono fatta la stessa domanda.
dopo due anni mi sono lasciata col mio fidanzato, che era ateo, ma comprensivissimo in tutto, e mi fa ancora male (anche se per molti lati alla fine era la cosa giusta). Cmq, se guardo indietro, vedo da parte mia una costante paura: e se lui non mi capisse? e come facciamo ad avere un matrimonio bello e lui non cndivide i miei ideali? etc etc. ora, da una parte è vero che condividendo la fede è più facile, ma è anche vero che alla fine sono i valori umani quelli che contano: se il mio fidanzato è onesto, leale e uant’altro, lo sarà anche da ateo. Cmq, questa paura sorda ce l’avevo sempre, e ancora non so quanta parte abbia avuto nel fatto che alla fine ci siamo lasciati (magari poca, alla fine i problemi erano altri, fatto sta che siamo rimasti amici, la stima, perciò, è intatta, ma non saprei), e come potrebbe essere stato diverso se non l’avessi avuta. O se invece meglio che ce l’abbia avuta… Ok, adesso è finita come è finita e non conta, ma sappi che non sei la sola a farti queste domande 🙂
Comunque volevo segnalarti questo blog: tenuto da un sacerdote di quelli “cattoliconi” come dice Roberto, ma così laico che più laico non si può: http://mauroleonardi.blogspot.it/
Io penso che ci potresti trovare molte risposte. Purtroppo le discussioni sono un po’ lunghe, ma puoi leggere, se ti va, i post. L’approccio è un po’ diverso da quello di questo blog di Costanza, direi complementare 🙂
Ele: sì, hai ragione, grazie a Guido che mi incoraggia, sostiene, supporta in ogni modo possibile in questa avventura di scrivere. E’ il mio giudice più severo ma il mio primo tifoso. E grazie per tutto quello che c’è stato e c’è nella nostra vita e che è carne prima di essere parola e carta e pixel (tutto quello che scrivo CERCO di viverlo).
Fefral: il dentifricidio è fantastico, e io so che tu sei la mia gemella diversa (ci somigliamo più di quanto sembri).
Mariella dei Pillitu: il libro purtroppo è fuori commercio. Io ne ho comprate tipo dodici copie e le ho regalate a tutte le mie amiche. Poi, prima di dare via anche la mia, non trovandolo più da comprare, l’ho fotocopiata. Adesso ne ho appunto una fotocopia tutta scarabocchiata dalle bimbe ma leggibile. Se me lo ricordi i primi di maggio sarò meno impegnata col lavoro e potrò andare in copisteria, farti una fotocopia e andare alle poste a spedirtela.
Nerella, sì, ci sentiamo per giugno (ma l’osso duro da convincere è mio marito…)
Tartarugola: è ovvio che non sei una fallita, perché per me l’unico giudizio che conta su di noi, anche su noi stessi, è quello di Dio, e sono sicura che quando lo conosceremo avremo un bel po’ di sorprese. Quelli che a noi sembravano santi non saranno magari in prima fila nel regno dei cieli, e brilleranno certe persone anonime e silenziose…. io stessa sento per me un grande fastidio quando mi incensano, perché so di che pasta sono fatta, cioè di fango, so quante stupidaggini ho fatto e continuo a fare… Molte mie care amche sono divorziate, e non le stimo di meno per questo. Mi dispiace per loro perché penso che sia sempre un dolore, anche quando uno è convinto della scelta fatta. La sottomissione, scusa, non ce la faccio a rispiegarla qui. Non per i 70 centesimi che ci guadagno, ma credo che sia meglio, se ti interessa, leggere il libro, perché se ci ho messo 250 pagine a spiegarla è perché non sono brava a farlo più brevemente. Ti posso dire però che ha a che fare con il nucleo di peccato che c’è nella donna, il desiderio del controllo, mentre l’invito di san Paolo a morire, rivolto agli uomini, ha a che fare con il loro nucleo di peccato, cioè l’egoismo.
Scusate se torno al discorso di ieri legato al tema della concupiscenza, del desiderio carnale tra moglie e marito, perché se già mi sentivo un peccatore, ora mi sento proprio una caccolina.
Ma perché gli uomini sono provvisti di pene (singolare)? Certo, se mia moglie fosse una cozza sarebbe più facile non desiderarla e allora potrei essere un buon cristiano ma dato che non lo è, cosa devo fare? Se poi anche cercassi di ignorarla mortificandomi che succede se una minigonna mi oltrepassasse camminando, magari in salita? Ovvio non le salterei addosso ma come minimo desidererei rifarmi con la mia sposa. E che dire del cerbiatto del cantico dei cantici? Non è erotismo quello? Sono abbacchiato, forse quando sarò vecchio eliminerò questo mio aspetto ma ne dubito, forse solo la grazia di Dio può farlo. Avete mai provato a bere un bicchiere di vino in più e sentirsi leggiadri? Euforici? Bisognerebbe eliminare anche l’alcool come vogliono fare i nostri politici. Non sto contestando nulla del catechismo ma devo ancora trovare la formula giusta per diventare santo.
Vedo che il tema dell’adulterio del cuore commesso dal coniuge che guarda la moglie per desiderarla suscita interesse e perplessità. Ho lanciato io l’argomento ieri, peraltro citando Giovanni Paolo II.
Mi sembra che però ci siano un po’ di fraintendimenti. Il Papa non sta deplorando in sé stesso il desiderio di congiungersi con la propria sposa, il desiderio del suo corpo e della sua carne. Sta deplorando il desiderio concupiscente, cioè – nel caso – il desiderio rivolto, per così dire, alla donna/moglie come solo un corpo attraente dal quale attendersi la soddisfazione, l’appagamento dei propri appetiti sessuali. Trattare la propria moglie così (financo guardarla così, con questo desiderio concupiscente in cuore) significa mal-trattarla, perché la donna/moglie non è un – scusate la semplificazione – un pezzo di carne attraente che promette appagamento dei sensi, ma è un corpo animato, un corpo personale, una persona in tutta la sua irriducibile ricchezza e indisponibile dignità.
Perciò il Papa non sta vietando ai coniugi di “fare l’amore” con tutto il diletto, il piacere, la gioia e l’appagamento che ne viene per entrambi, non sta gravando di sensi di colpa l’atto propriamente coniugale, ma sta ricordando che chi fa l’amore sono due persone: è un corpo animato che fa l’amore con un altro corpo animato, e l’amplesso deve essere tra le anime non meno che tra i corpi, e che il piacere che accompagna l’atto è piacere sia del corpo sia dell’anima, ed è tanto più intenso e gratificante e appagante se è congiuntamente e indivisamente piacere, godimento dell’anima e del corpo.
Se invece concupisco mia moglie, ne faccio un oggetto allettante della mia libidine. Cioè ne svilisco lo statuto autenticamente personale, integralmente umano. Mi dimentico che quel corpo è informato da un’anima, e che se voglio entrare in piena comunione con mia moglie nell’atto coniugale (senza di che l’atto coniugale è monco) debbo incontrare, in quall’atto, la sua anima, e non solo avere a che fare con qualche parte eccitante del suo corpo (per così dire: disanimato, scisso dall’intimità con la sua integrità personale).
Mia sorella fa la psicologa e si dedica soprattutto al counseling per coppie in crisi. Ha una fede decisamente ondivaga e certo non si sognerebbe mai di citare il Papa, eppure spesso alle coppie che vanno da lei parla proprio di questa umanizzazione della sessualità. L’espressione che di solito usa è che a letto non vanno due organi genitali, ma due persone.
Non solo credo che sia profondamente vero quello che dice il Papa, ma mi pare cosa tanto banale e scontata che mi meraviglia assai la reazione che questo discorso suscita ogni volta che viene fatto.
Grazie Alessandro, colpito e afferrato. E’ la parola concupire che mi fregava. Devo desiderarla nella sua interezza. Però devo avere uno sguardo limpido. Intendo dire che se vedo due poppe per strada devo guardare oltre e non fantasticare, questo è difficile, mi riesce solo a volte. Non è che in un fondoschiena vedo la donna come oggetto è che se bevi un bicchiere la prospettiva cambia. Gli uomini in genere sono fatti così, i santi no. Devo migliorare.
Ma anch’io devo migliorare, caro Luigi, credimi! 🙂
Un abbraccio
Lui’, statti tranquillo. Fa’ pure l’amore con tua moglie come ti va desiderandola e godendotela. Se il rapporto con tua moglie fosse solo sesso allora potresti farti venire qualche scrupolo. Ma non è solo questo, e pure se non te lo ricordi mentre le guardi il culo e la desideri non fa niente.
Mi pare che il rischio di farsi venire le paranoie su ‘sto tema sia maggiore di quello di concupire la propria legittima moglie. Il sesso è una cosa bella e buona all’interno di un matrimonio sano.
Grazie Fefral, no non mi sto paranoiando, sto cercando di capire, tanto comunque, tirando le somme, in definitiva chez moi si combina poco, il mio rispetto verso le di lei abitudini e ritmi hanno il sopravvento sulle mie molle, quindi mi mortifico per necessità e non per fortezza.
comunque io credo che il problema più frequente per le coppie sposate è che ci si desideri troppo poco e non troppo… per questo tutta ‘sta dissertazione sulla concupiscienza mi pare un esercizio dialettico di scarsa utilità pratica
parla per te 😉
Come ringraziarti Costanza per questa tua intervista?
Come anche tu ci inviti con la preghiera… Infatti di tutto ciò che hai detto (e che condivido ed apprezzo) trattengo questa frase “la preghiera è importantissima per tutti. Prima di parlare bisogna pensare, ma prima di pensare bisogna pregare. La preghiera pulisce gli occhi e fa vedere tutto più chiaro.”
Poi condividendo con mia moglie ed alcune amiche questo tuo articolo.
Con stima.
Mario G.
Carissima Costanza, avevo tradotto l’articolo (con traduttore del pc, quindi ti puoi immaginare la fantasia che ho dovuto usare) e quindi “non mi è nuovo”. Mi è piaciuto molto! Credo che sia ovvio che abbia scatenato l’attenzione degli spagnoli, soprattutto con l’aria che tira in Spagna attualmente sulla famiglia (evito i particolari che tanto li sappiamo già). Mi accodo all’idea dell’edizione spagnola del libro: un conto è leggere l’intervista dopo aver letto il libro, un conto è leggerla senza averlo letto. Il titolo, anche se in spagnolo suona “caliente” è sempre ostico! 🙂
Erika, come ho detto persone diverse hanno esigenze diverse. Sei contenta? Benissimo, ma se questo è il modo di essere felici da sposati, io resto del parere che eviterò volentieri di risposarmi così sarò felice anch’io
P.S.
Un compagno che non si accorge che ho le palle girate non merita di essere il mio compagno, vuol dire che non mi conosce affatto
ecco ,appunto.una compagna( mi fa un po’ senso usare cotal termine,ma…) che non si accorge che anche se lei ha le palle girate, io non ho voglia di parlare con una che ,in una conversazione,invece di pensare prima di parlare, parla prima di pensare, “non merita di essere la mia compagnaperché non mi conosce affatto…”(parole tue,eh…)
@ vale: medaglia e mazzo di fiori per la questione della “compagna”

sarà mica che ti metti troppo al centro e pretendi soltanto?
Una moglie che anche se ha le palle girate cerca di capire anche il mio stato d’animo vale quanto un marito che capisce che è bene tacere…
Carissima, ti ringrazio per la tua gentilezza nel rispondermi, il fatto che abbiamo un nucleo di peccato sessuato non lo sapevo, ora che mi hai informata capisco che la discussione non può che continuare in modo sterile: siamo su due piani differenti. Non giudico il mio migliore del tuo, siamo due mondi distinti, non parliamo la stessa lingua e non c’è traduzione che regga. Il tuo libro lo leggerò e caso mai ti farò sapere, ma qui a scrivere poche righe per volta non ha senso, per cui ti auguro buona giornata e tolgo il disturbo
visto il poliglottismo dei frequentatori del blog, qualcheduno,a tempo perso, si diletti di tradurlo in spagnolo, in francese, in inglese-così si risparmiano un bel po’ di sghei dei traduttori professionisti delle case editrici( ed in più uno del blog che traduce ha un’idea di quel che intende il genio cosmico. se no ti becchi la traduzione inglese di un protestante favorevole ai matrimoni chissacome, o iberoamericano( citazione da Ycaza Tigerino-) che magari,visto il gran da fare che si danno, è un battista o mormone( per cui poligamico).
avrete il privilegio di una cena col genio senza il marito-chiedo venia ad Hal o Admin chedirsivoglia-ma qualcosa bisogna pur offrire in premio.
incluso il danese. ma questo è territorio Alvisii. magari si converte….
eppure se c’ha le palle girate pure lui quel giorno può anche darsi che non se ne accorga, e ci fai caso prima tu. Il bello del conoscersi è che non avviene mai una volta e basta ma è un percorso che non si esaurisce. E poi è bello anche cambiare insieme, per cui se oggi ho le balle girate ma lui più di me e io faccio un passo indietro, lui poi ci fa caso e lo fa anche lui…. e magari domani siamo entrambi un po’ meno incazzati col mondo…
ma ora ho le balle girate col capo, quindi mi ritiro a mangiare
(era per tartarugola)
volevo anche vedere…..
@ Tartarugola
Effettivamente nel sottotitolo del libro bisognerebbe anche aggiungere “attenzione: cattolici” 😉
Comunque volevo solo segnalarti il commento di Andreas delle 13:18 che si trova più in alto di quello di Costanza, che forse non hai visto e secondo me merita almeno una lettura (senza nulla togliere ai due piani differenti che rendono, è verissimo, molto difficile uno scambio).
Confermo, bellissima risposta di Andreas.
Ma come potrebbero due sposi normali cattolici sapere con sicurezza se tra loro non vi sia anche e/o talvolta concupiscenza carnale e quindi peccaminosa (Papa dixit)?
L’unica sarebbe di andare ogni volta dal confessore e sentire lui cosa ne pensa.
Se il confessore ritenesse che non vi fosse luogo a procedere, allora insistere, (citare il Vangelo e il papa etc.)
per essere considerato un peccatore e magari assolto (se fosse il caso)e poi…. perseverare diabolicum!!!
Alvise, per darti una risposta a tono, è molto semplice capire se sia concupiscenza o meno. Se hai la lingua fuori come Fantozzi lo è, altrimenti no.
Alvise, si presume che i “due sposi normali cattolici” siano appunto normali, cioè non siano degli sprovveduti patologici irrimediabilmente inetti a valutare da sé l’eventuale peccaminosità dei propri comportamenti.
Una persona adulta e compos sui sa se nell’atto coniugale suole intrufolare o no la concupiscenza.
Per cui non c’è bisogno di consultare “ogni volta” il confessore o direttore spirituale (il che non significa che il sacerdote di fiducia non possa periodicamente essere consultato a riguardo dell’andamento complessivo della vita coniugale, ivi incluso ciò che accade in camera da letto).
Quindi: nessuna pulcinellata
In conclusione: UNA PULCINELLATA!!!!!!
Alvì, ma che stai a ddì?
guarda che noialtri si ….. esattamente come gli altri. gli è che non è il fine per cui ci si sposa. tutto qui.per chi non è sposato: ai voglia se concupiamo. ma ci si trattiene, più o meno….
la traduz. in danese, la fai o no? per premio santo subito.
Ma mai che riconosciate di aver detto cazzate?
Solo io le dico le cazzate?
Ma come farebbe uno (per parlare solo dell’uomo) a avere l’erezione senza “concupire”?
L’erezione trascendente?
immanente.ma trascendente.la differenza che c’è tra cupio per possedere ed il cupio per donare….che non è la cupio dissolvi di S,Paolo ai Filippesi….
poi,alla fine, sempre di quel lavoro lì si tratta….
e la traduzione in danese?
In danese: -Vi er domme- : siamo stupidi.
Il desiderio afflitto da concupiscenza conduce all’atto peccaminoso.
Invece il desiderio libero da concupiscenza conduce a un atto buono. E il desiderio sessuale libero da concupiscenza conduce alle manifestazioni rette, non peccaminose della sessualità umana (ivi inclusa l’erezione, che non si vede per quale motivo debba essere per forza conseguenza della concupiscenza, e non possa accompagnarsi semplicemente al desiderio sessuale non concupiscente rivolto alla propria sposa).
Ho capito, tu sei un uomo herectus, basta coe pastigliete blu. Simpaticone, se rimani giù ragioni giustamente così, terra terra, se non vuoi salire le scale nessuno ti obbliga ma tu vedi solo un piccolo segmento della realtà, l’infinito non ti interessa.
Homer erectus
C’è una genialità in Costanza che è genialità cristiana! E questo è dato dal piacere di stare con Gesù Cristo. Ed è la parte più difficile per noi cristiani.
Stefano
non sono d’accordo
Sarebbe bello che approfondissi il tuo disaccordo
“..purtroppo la nostra natura – il cuore, la volontà pratica, la libertà – ferita dal peccato, si comporta quasi sempre come un seme refrattario ad entrare nella terra, né vale a cambiarci l’amarezza esistenziale dell’egoismo, mille volte sperimentata.(compreso il dono di sé a colei o colui-per le donne,neh!-che hai eletto a tua metà.ndr)
Questo divario tra l’ideale e la pratica dell’amore, è tanto radicato nei comportamenti, anche per le piccole cose, che non di rado ci abbattiamo rassegnati dicendo: “Non c’è niente da fare, sono fatto così
…Trasmise così all’umanità la legge del chicco di grano, la legge pasquale: si vince perdendo, si acquista donando, si vive morendo, si ama soffrendo.
Perché l’amore puro sostituisca l’amor proprio nel cuore dell’uomo è necessario il travaglio, apparentemente mortale, del parto.”
Il cuore e il chicco di grano
Vangelo della V domenica di Quaresima
di Padre Angelo del Favero
http://www.zenit.org/article-30010?l=italian
Cara Costanza,
ho segnalato la tua intervista ad una mia carissima amica, vedova da qualche anno, ecco che cosa mi ha risposto (mi ha autorizzato alla pubblicazione):
“ho letto con piacere l’intervista fatta a Costanza.
Le sue risposte le faccio mie, lei come me ha capito il vero senso del matrimonio e sulla decisione di condividere la vita con un altro. Ha descritto molto bene la figura femminile all’interno della famiglia.
A me Il ruolo di mamma non è mai piaciuto tanto, è difficile, mi affatica e non mi gratifica, con l’aiuto di mio marito tutto era più bello e semplice. (Quanto mi manca essere moglie!)
Il Signore mi tolto proprio il senso della mia vita lasciandomi delle briciole, che non riescono a sfamarmi.
I figli non sono nostri, li abbiamo messi al mondo per il mondo, forse il nostro compito non si esaurirà mai,. Quando diventano adulti la nostra è solo una figura di riferimento per il loro cammino e per i loro bisogni. E’ per questo che li chiamo “briciole”, loro vivranno la loro vita con la loro famiglia; il proseguo del cammino dei genitori è un altro, se si è in due c’è la condivisione, c’è la compagnia, c’è l’assistenza se verrà meno la salute. Nel mio caso è diverso…..
Neanche il nostro compagno è nostro ma è (solo) colui che ha scelto di condividere la sua vita con noi….mano nella mano nella buona e nella cattiva sorte… fino alla fine dei nostri giorni, Ma se questo accade nel bel mezzo del cammin…. Non mi sto piangendo addosso sto descrivendo la mia condizione, purtroppo tante/i sono come me.
Ecco perché ribadisco l’importanza di rinnovare il SI, pronunciato tanti anni prima, quotidianamente affinché si arrivi serenamente al traguardo con amore e per amore.
La solitudine è una condanna senza colpa, spesso siamo in compagnia di tante persone ma questa non viene colmata.
Si dice che solo Dio può colmarla, in me ancora non è successo.”
E’ un po’ di tempo che rimugino su quello che anche Fefral diceva sopra, cioè che non sempre una moglie “sottomessa”, per quanto si prodighi per il marito, ottenga il dono di un uomo che morirebbe per lei. Dal mio piccolo buco di provincia, ma anche sentendo familiari e amici sparsi in tutta la penisola, osservo…. E ho osservato che a parte rari casi in cui l’uomo è effettivamente un violento o egocentrico o avaro di sentimenti (cosa che di solito è frutto di una cattiva educazione ricevuta nella famiglia di origine), nella maggior parte dei casi è quasi sempre la moglie a non voler fare un passo indietro. Come mai? perchè è convinta di avere ragione. E spesso ce l’ha, ci mancherebbe. Ma il problema non è chi ha ragione o chi ha torto. Il problema è chi ama di più (devo averlo già detto in altre occasioni, ma tanto voi mi sopportate…). Quello che ama di più si fa grembo per l’altro. In un commento sopra Tartarugola ha detto che vuole essere “valutata”. Non posso permettermi certo di giudicare la sua personale esperienza, ma una donna che desidera essere valutata più che accolta e amata probabilmente si porta addosso grandi ferite, e forse anche un inconsapevole giudizio su se stessa per scelte del passato (è solo un’ipotesi, ma pensando a me, sarebbe forse anche quello che farei io, giudicarmi, soppesarmi). Io non voglio essere giudicata, voglio essere amata. La PIU’ amata, almeno da chi desidero. E anche mio marito vuole essere da me amato e stimato, anzi direi che la mia stima nei suoi confronti è la cosa che più lo fa sentire amato. Più si sente amato, più potentemente si esprime la sua intelligenza delle cose.
D’accordissimo
Stimare vuol dire far la stima valutare. Uno dice: ma io voglio essere amato per quello che sono. Che cosa vuol dire?
O non vuol dire nulla (come anche possibile) o vuol dire per la mia personalità, per la il mio essere me stesso non uguale a altri. O sennò uno ama un altro come creatura di Dio, uguale a lui, ma allora (e è già stato quasi detto da qualcuno) è undifferente sposare questo o quello,ci si sposa e ci si vuole bene fino in fondo a prescindere da tutto, anche naturalmente
dalla carne. La fetida carne dentro cui siamo carcerati(incarnati?)
Giuiana, smack! 😀
Sono certa che qualsiasi individuo dotato di una media intelligenza si renda conto che Il matrimonio non possa e non debba reggersi sulla strampalata e ingiuriosa idea di una sottomissione femminile, sia pure con la parola sotto tra parentesi. Il matrimonio è un patto tra due persone e tra queste e la società, a formare una famiglia, in cui la coppia si annulla per rinascere più forte e più sicura, dimenticando egoismo e individualismo, pur senza perdere dignità o aspirazioni personali. Gli uomini e le donne sono diversi dal punto di vista biologico, comportamentale e caratteriale, ma perfettamente in grado di rispettarsi e amarsi e prendersi cura gli uni degli altri.
Probabilmente non ho capito bene lo spirito dell’articolo. Sono credente e devota, ma il mio cervello, che mi ha donato nostro Signore, mi suggerisce che trascinare San Paolo, vissuto qualche annetto fa, nella spiegazione del fallimento delle famiglie di oggi sia un po’ azzardato….
mi chiedo cos’altro ci si possa aspettare da persone dotate, evidentemente, di una intelligenza al di sotto della media.
“La solitudine è una condanna senza colpa, spesso siamo in compagnia di tante persone ma questa non viene colmata.”
(ecco, questa è una riflessione che mi ha colpito molto)
A chi stai dicendo? Che vuoi dire?
parlo con la geniale signora diariokattivo, quella così sveglia che ha capito che san Paolo ormai è buono solo per riempire una casella del calendario (anzi visto che è in coabitazione con san Pietro si potrebbe proprio buttare a mare)
joe, dai che il titolo del libro è deliberatamente provocatorio, non è mica un mistero! E’ abbastanza comprensibile che la prima reazione sia di rigetto.
C’è che spesso non si coglie che è scritto “sii sottomessa” rivolto alla moglie, e non “sottomettila” rivolto al marito. E questo fa la differenza. Perchè la dimensione della libertà con cui è la donna che sceglie di sottomettersi a rendere quella provocazione una genialata. In caso contrario sarebbe stata un’esortazione al dominio dell’uomo sulla donna che invece è la conseguenza del peccato originale.
Poi non scordiamoci che Paolo amava provocare anche lui, non era certo un diplomatico 🙂
guarda che non me ne frega niente di cosa pensa la scienziata della sottomissione, ma si può esordire con la frase “Sono certa che qualsiasi individuo dotato di una media intelligenza …” ???
lo so bene che non te ne frega niente, eppure è sempre interessante cercare di capire da cosa nascono certe reazioni (parlo di interesse puramente intellettuale, come vedi nessuna predica sulla carità 🙂 )
probabilmente da un surplus di materia grigia
Fefral: “sii sottomessa” rivolto alla moglie, e non “sottomettila” rivolto al marito… COLPITO E AFFONDATO! 😀
Anche Cazzullo, del resto, da parte sua, egualmente, nel suo piccolo….
Cazzullo ce l’ha piccolo ??????
ma no guarda è il cognome non il soprannome… 😉
Joe: presumo che sappiano entrambi nuotare, anzi, Pietro ormai ha pure imparato a camminare sulle acque! 😉
diariokattivo:
“Il matrimonio è un patto”, anche ma soprattutto è un sacramento:
http://filiaecclesiae.wordpress.com/2012/03/16/il-matrimonio-e-un-sacramento/
sì, non hai proprio capito il senso dell’articolo, onde per cui prima di emettere giudizi sarebbe opportuno cercare di comprendere: magari com qualche domanda.
Sempre meglio che arrivare qui e insultare.
Ragazzi sono tornata! Scusate per l’assenza protratta ma oggi discutevo la seconda tesi e in questi giorni il pc l’ho visto solo come soprammobile: 110! Ora relax, ma appena ho potuto sono tornata da voi! Ho spiegato al mio ragazzo le teorie di Costanza e benché io sia molto poco sottomessa e tanto rompiscatole mi ama così, strana, difettosa, ma oggi a sorpresa ( non lo sapevo fino all’ultimo ) era lì a tenermi tra le braccia! Un bacio!
complimenti e auguri
Troppo BBBBRAVA!!!!!!!
Paperella, la Lode te l’aggioungo io. Ti va bene? 🙂
Auguri. Domande: in che? e il titolo?
…pur nel suo essere, volevo dire, Cazzullo, una persona di grado infimo, come noi tutti, aveva espresso le sue perplessità, quasi uguali, come la signora qui sopra, se non ricordo male,e, ovviamente, fu subito “sistemato”
l’unico posto dove è stato “sistemato” Cazzullo è nella rassegna stampa qui accanto http://www.iodonna.it/ascolto/11_a_cazzullo-costanza-miriano-matrimonio-sottomissione.shtml
figurati quindi che fastidio ci ha dato il suo articolo….(anzi Costanza ha anche mandato un SMS a Cazzullo ringraziandolo per aver parlato di lei e di averla definita “caso editoriale”)
Una “nemica mortale” che lo ringrazia! Secondo me c’è rimasto di stucco, anche se non lo ammetterà mai. 😀
invece no, la risposta è stata “che classe!”
Sono maliziosa! 😦
Però la sua risposta conferma quello che penso (lo so che ormai lo sanno tuti ma mi piace ripeterlo): “La classe non è acqua!”. 😀 😉
Sottinteso che non se l’aspettava, la classe 😉
Perché dici CI ha dato?
Chi siete?
Che fate?
Dove annate?
cosa portate?
sì ma quanti siete?
UN FIORINO!
Grazie Ragazzi: Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo. Una cosa lunga 10 chilometri per dire Beni Culturali. Potrebbero farla più semplice. Sono ancora su di giri, se funziona come l’altra volta me ne renderò conto solo domani e scoppierò a piangere come una fontana!
Insomma faccio la prof. disoccupata, o il direttore di museo senza museo, ma sono troppo felice!
Babyduckling, complimenti, brava! E non disperare..lavorare nel mondo dei musei e’ molto difficile, ma non impossibile (parola di addetta ai lavori). Mi permetto anche un piccolo consiglio: accetta di fare la gavetta, a volte tocca passare dalle biglietterie per arrivare ” dietro le quinte”.
Grazie per il consiglio Erika, mi fa piacere, non temere tengo duro!Un bacio!
Ecco, non posso lasciarvi soli un attimo che sparate ‘na mitragliata di 130 commenti… e chi si raccapezza adesso? 🙂
.http://www.youtube.com/watch?v=mBEdIwHUckM&feature=player_detailpage
DIECIMILA visualizzazioni
Ollallà! Allora si fa festa!
Mario G. le parole della tua amica vedova mi hanno molto colpita. Cosa dirle? Doveva essere un marito veramente molto speciale. Potresti darle un abbraccione da parte mia?
Grazie Costanza,
stanne certa, e lo farò con vera gioia.
Quella amica tu la “conosci” già, magari un giorno sarebbe bello farvi incontrare…
Chissà… a Dio piacendo…
Sono tornata per leggere se mi era scappato qualcosa e ho visto parecchio commenti a me dedicati, quindi proverò a rispondere a tutti in un’unica formula.
Erika aveva detto che era meglio farsi una risata piuttosto che arrabbiarsi con un compagno che dopo una mia giornata orribile aveva da far battutine su come non mi era riuscita una determinata pietanza.
Io se sono arrabbiata non vado a cercare la lite, mi metto a leggere per conto mio, mi attacco al computer, mi faccio i fatti miei. Posso comprendere che un bambino non riesca a fare a meno di starmi fra i piedi anche in questi frangenti e li sono indulgente, ma se un adulto non solo mi sta fra i piedi ma si mette a fare del sarcasmo sulle patate e il pollo bruciati è mancanza di rispetto. E non serve una sfera di cristallo per comprendere che ho la luna di traverso, non serve perché non fingo che vada tutto a meraviglia se così non è. Se sono nervosa ho lo sguardo truce e non parlo. Spesso lo comunico anche a parole con un molto poco carino “piantala, ho le palle girate”, ma anche se non fosse tutto il linguaggio non verbale sarebbe chiarissimo, ecco perché pretendo rispetto in quei momenti, che si traduce sostanzialmente nel lasciarmi in pace evitando l’umorismo.
Questo dovrebbe rispondere anche a Vale perché io se ho le palle girate non parlo, me ne sto sulle mie e non rompo le scatole come invece fa l’ipotetico compagno di Erika che viene a far battutine su ciò che ho cucinato (la risposta adeguata a un simile comportamento in una giornata di rabbia sarebbe “la prossima volta puoi arrangiarti tu che sei tanto bravo”) quindi quel che parla prima di pensare è lui in primis.
Chiudiamo qui con l’esempio di Erika che della femminista grazie al cielo ha solo il nome (io non le sopporto le femministe).
Volendo rispondere invece ad Anderas (con cui mi scuso per non aver letto prima la bella risposta che mi ha dato) se da un lato non riesco a comprendere l’avversione per le tecniche di comunicazione che vengono insegnate anche ai corsi di comunicazione di coppia dei consultori cattolici, dall’altro resto perplessa a sentir parlare di specificità maschile e femminile dell’anima.
Se è vero che la donna per educazione e cultura è più predisposta ad accogliere è altresì vero che questo fatto non è universale ed esistono tante donne senza questo impulso e tanti uomini che lo possiedono in larga misura. La psicologia dice a chiare lettere che son più grandi le differenze all’interno della singola categoria che fra le due categorie. Mi spiego: ci possono essere più differenze fra due donne o fra due uomini che fra una donna e un uomo. Siamo tutti meravigliosamente diversi e parlare di specificità maschili e femminili è come dire che le donne vanno meglio in italiano e gli uomini in matematica, il che è vero, ma solo in determinate condizioni culturali.
Ora anche accenttando per buono questo assunto perché io dovrei accettare di essere sottomessa quando Dio diede Eva ad Adamo affinché potesse avere una persona con cui confrontarsi alla pari? Forse non tutti sanno che la parola uomo della Genesi è una parola da intendersi nell’accezione di uomo-essere umano. Dio crea l’essere umano, l’essere umano si sente solo e allora Dio trae da lui qualcuno che gli possa essere di compagnia. L’uomo, prima unico ora è duale perché Dio comprende il suo bisogno di confronto e compagnia. Dio dice chiaramente che Adamo può disporre di piante e animali come ritiene più opportuno, non gli dice che può fare altrimenti con la donna. Perché dunque io che sono stata creata come pari da Dio mi devo mettere in atteggiamento di sottomissione?
Io voglio e posso essere accogliente e materna, ma non voglio, non posso e non DEVO essere sottomessa a nessuno perché Dio mi ha creata libera e Lui non mi vuole sottomessa a nessuno, nemmeno a Lui. Dio vuole il mio amore, non la mia sottomissione. E l’amore, che voi lo crediate o meno E’ un sentimento a tutti gli effetti. Che poi questo sentimento non possa restare vincolato alla fase adolescenziale di innamoramento e sogni ad occhi aperti ma debba diventare costruttivo è pur vero, ma dire che non è un sentimeno è sminuirlo.
Per ciò che riguarda il sacrificio e le ferite, son tutte cose da tollerare se non è possibile fare altrimenti, quindi a che pro mettersi in condizione di essere feriti?
Dio non vuole che noi si sia infelici, ci ha creato per la gioia, ci ha dato il gusto per il cibo, per l’arte, per il sesso e lo ha fatto perché ci vuole felici.
DIO CI VUOLE FELICI!
Chiaro che consumare un rapporto sessuale senza altro da ben poca soddisfazione, è come ingozzarsi al fast food, può anche andare, ma nulla a che vedere con un buon pasto, ma desiderare sessualmente il proprio coniuge verso cui si nutrono tutta una serie di altri sentimenti è tutt’altra cosa. Quindi fate un sacco l’amore (anche in modo più fisico se capita) anche se siete sposati, non c’è nulla di male nel lasciarsi andare o nel sentirsi arrapati perché la propria moglie o il proprio marito sono così appetibili!
Sto divagando e continuo a non sapere se ho risposto a tutti, aggiungo dei pensieri sparsi (mi scuso se mi sto ripetendo)
– in senso metaforico o reale non vorrei che qualcun altro morisse per me
– se il matrimonio ha senso solo alla luce del sacramento io che non son cattolica posso anche evitarmi il disturbo
– il libro non l’ha ancora letto (e vorrei vedere, in una notte era impossibile!), questo non significa che non lo farò, anche perché l’ho promesso a fefral, dopo e solo dopo di questo potrò farmi un’idea, ma va da sé che l’impressione che si ottiene leggendo l’intervista non è proprio positiva e questo dovrebbe far riflettere per le prossime interviste perché sarà pur vero che Costanza aveva le migliori intenzioni al mondo e che io ho frainteso, ma come l’ho fatto io potrebbero farlo in molti altri.
Forse val la pena di dire a chiare lettere che quel libro è rivolto a uomini e donne, che malgrado sia aperto a tutti si rifà a principi cattolici (su cui peraltro resto dubbiosa, ma mi documenterò da un prete molto competente e probabilmente alla fine vi darò ragione), che non è una guida che suggerisca come migliorare il menage familiare (cosa che si potrebbe intuire persino dalla quarta di copertina)
– resto fortemente dubbiosa riguardo al fatto che gli uomini abbiano come nucleo di peccato l’egoismo, atteggiamento che ho sempre attribuito più alle donne e ai bambini che agli uomini (per motivi che ritengo antropologici), gli uomini, se proprio dovessi pensare a un difetto di categoria che di certo non estenderei a tutti, direi che sono prevaricatori e prepotenti (altra caratteristica a cui dò giustificazioni altropologiche-evoluzionistiche)
Detto questo auguro buona giornata a tutti, a chi mi ha manifestato affetto e a chi mi ha manifestato stizza, son tutte reazioni al mio pensiero, quindi vuol dire che se non altro avete letto quel che ho scritto.
Non penso proprio sia così
filosofiazzero
22 marzo 2012 alle 17:40
“La solitudine è una condanna senza colpa, spesso siamo in compagnia di tante persone ma questa non viene colmata.”
(ecco, questa è una riflessione che mi ha colpito molto)
….dalla lettera della Signora vedova.