E continuavano a chiamarlo don Camillo

Si va avanti bene solo conoscendo da dove si viene. La cultura è una sporca faccenda», rispose don Camillo, «perché quando un discorso non si può tradurre in dialetto significa che è una parola in aria. Voi fate pure della filosofia e della politica, noi andiamo allo stand gastronomico dove il progresso non si arresta». Don Camillo si è ritirato sul crinale insieme a Peppone. E si ritrovano al belvedere a guardare verso la Bassa, dove sembra che l’acqua abbia smesso di andare dall’alto al basso. E Peppone ha perso i riferimenti, ma il reverendo parroco ha conservato il Crocifisso dell’altar maggiore. Per questo al bar continuavano a chiamarlo don Camillo. Brevi storie di un mondo piccolo ai giorni nostri, preparate leggendo e rileggendo la ricetta doc di Giovannino Guareschi.  

Prediche Corte

di Lorenzo Bertocchi

Il contado di crinale era fatto di gente che amava il dono della sintesi. A messa la caratteristica si manifestava con l’insofferenza alle prediche superiori a minuti 5, trascorsi i quali c’era chi sbuffava, chi dormiva e chi usciva a fumare una sigaretta sul sagrato. Era gente così, di poche parole.

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Buon compleanno, Giovannino

di Federico Robbe

Può sembrare strano ma la scintilla con Giovannino Guareschi, per me, è scoccata grazie al documentario La Rabbia del 1963, salito alla ribalta delle cronache nel 2008. Ovviamente conoscevo i film di Don Camillo e Peppone – tra l’altro oggetto di lettere infuocate di Guareschi contro i registi – ma li avevo visti sempre distrattamente, senza apprezzare tutto il ribollir di fede che c’era dietro e senza prendermi la briga di saperne di più sullo scrittore emiliano. Cosa che invece è successa con La Rabbia, nato da un’idea di Gastone Ferranti che chiese a Guareschi e Pier Paolo Pasolini di rispondere alla domanda: “Perché la nostra vita è dominata dalla scontentezza, dall’angoscia, dalla paura della guerra, dalla guerra?”. Ne risultò un documentario in due parti, in cui ciascun autore aveva confezionato la propria risposta ignorando il lavoro dell’altro. Continua a leggere “Buon compleanno, Giovannino”

Semi infuocati in cassaforte impermeabile… (di padre Maurizio Botta)

post-tsunami

cinquepassi.org

15 Ottobre 2016, Santa Teresa d’Avila

Leggendo i racconti del Mondo Piccolo di Giovanni Guareschi mi folgorò, tra i tanti, uno scambio tra Don Camillo e il Gesù del crocifisso*.

“Don Camillo, perché tanto pessimismo? Al­lora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?”. “No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pu­dore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l’autodistruzione di cui par­lavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L’unica vera ricchezza che in migliaia di secoli aveva accumulato. Un giorno non lontano si troverà come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne […] Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?”. Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla in­tatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più, ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomi­ni di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini di ogni razza, di ogni estrazione, d’ogni cultura”. Continua a leggere “Semi infuocati in cassaforte impermeabile… (di padre Maurizio Botta)”

Salvare il seme

di Giovannino  Guareschi

“Don Camillo, perché tanto pessimismo? Al­lora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?”.

“No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pu­dore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l’autodistruzione di cui par­lavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L’unica vera ricchezza che in migliaia di secoli aveva accumulato. Un giorno non lontano si troverà come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne […] Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?”. Continua a leggere “Salvare il seme”