“Messa per la pace” e rinnovamento liturgico

La celebre Messa beat, composta da Marcello Giombini nel 1966, è stata periodicamente rievocata come una pietra miliare, discussa eppure inaggirabile, del rinnovamento liturgico. Queste settimane offrono un motivo in più per farlo: non per una delle immancabili ricorrenze, ma piuttosto per il fatto, se non ci sbagliamo finora mai sottolineato, che essa nacque certo come una Messa dei giovani (questo fu il titolo con il quale vennero pubblicati i due LP che la contenevano, in due versioni leggermente diverse), ma non meno come una Messa per la pace: questo fu il titolo che venne dato alla sua versione in inglese (Mass for Peace), prodotta tre anni dopo.

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Le «Messe beat» non furono solo canzonette

di  Claudia Mancini per LaPorzione.it

Musicisti capelloni con chitarre elettriche, organo e batteria. All’interno della sala ci sono circa tre o quattrocento persone, soprattutto giovani. Per lo meno il doppio sono rimaste fuori, tentando di forzare l’entrata presidiata dalla polizia. È il 27 aprile del 1966 e non è un concerto rock né una manifestazione studentesca tipica di quegli anni ribelli; è la prima esecuzione della cosiddetta «Messa beat».

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L’uomo ha una legge scritta da Dio dentro il suo cuore

dal DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI  AL II CONGRESSO INTERNAZIONALE DI TEOLOGIA MORALE

Sabato, 12 novembre 1988

Come insegna il Concilio Vaticano II, “nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge, che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire . . . L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo e secondo questa egli sarà giudicato” (Gaudium et Spes, 16).

Durante questi anni, a seguito della contestazione della Humanae Vitae, è stata messa in discussione la stessa dottrina cristiana della coscienza morale, accettando l’idea di coscienza creatrice della norma morale. In tal modo è stato radicalmente spezzato quel vincolo di obbedienza alla santa volontà del Creatore, in cui consiste la stessa dignità dell’uomo. La coscienza, infatti, è il “luogo” in cui l’uomo viene illuminato da una luce che non gli deriva dalla sua ragione creata e sempre fallibile, ma dalla sapienza stessa del Verbo, nel quale tutto è stato creato. “La coscienza” – scrive ancora mirabilmente il Vaticano II – “è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria” (Gaudium et Spes, 16).

Da ciò scaturiscono alcune conseguenze, che mette conto di sottolineare. Continua a leggere “L’uomo ha una legge scritta da Dio dentro il suo cuore”

A 50 anni dal Concilio. Attualità del Vaticano II (quello vero)

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di Luca Del Pozzo

L’8 dicembre prossimo cadrà il 50° anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II. Ed è fin troppo facile prevedere la mole di articoli e commenti per rintuzzare una polemica mai sopita –  e che ha investito in pieno anche il recente Sinodo sulla famiglia dove, caso mai non fosse chiaro, si sono scontrate prima ancora che due opposte visioni sulla famiglia, due opposte visioni sulla chiesa e il suo rapporto con il mondo – su un evento che, comunque lo si guardi, ha cambiato il volto della Chiesa. Il che, di per sé, non è necessariamente un male, anzi.

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La voce dei media non è quella della fede

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dal discorso del Santo Padre BENEDETTO XVI  Aula Paolo VI   –  Giovedì, 14 febbraio 2013

[…]  c’era il Concilio dei Padri – il vero Concilio –, ma c’era anche il Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questi, tramite i media. Quindi il Concilio immediatamente efficiente arrivato al popolo, è stato quello dei media, non quello dei Padri. E mentre il Concilio dei Padri si realizzava all’interno della fede, era un Concilio della fede che cerca l’intellectus, che cerca di comprendersi e cerca di comprendere i segni di Dio in quel momento, che cerca di rispondere alla sfida di Dio in quel momento e di trovare nella Parola di Dio la parola per oggi e domani, mentre tutto il Concilio – come ho detto – si muoveva all’interno della fede, come fides quaerens intellectum, il Concilio dei giornalisti non si è realizzato, naturalmente, all’interno della fede, ma all’interno delle categorie dei media di oggi, cioè fuori dalla fede, con un’ermeneutica diversa. Era un’ermeneutica politica: per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa.

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Liberi dalla “cronolatria”

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Paolo VI  Udienza Generale del 3 aprile 1968

«Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Matth. 24, 35).

[…] Che cosa è lo studio se non una ricerca di tante, belle e meravigliose verità? Ma che cosa vi dice, a questo proposito, la mentalità moderna, non esclusa quella scientifica? Vi dice che la verità non è immobile, non è definitiva, non è sicura; tanto che oggi si definisce la scuola piuttosto come una ricerca di verità, che non come possesso e conquista di verità. Infatti: tutto cambia, tutto progredisce, tutto si trasforma; il pensiero umano è caratterizzato dal suo movimento, dal suo procedimento storico, dal così detto storicismo, eretto a sistema fino a fare del tempo il generatore e il divoratore delle verità che la scuola viene, man mano, insegnando; la «cronolatria» domina la cultura, con questo risultato, che nulla più è certo, nulla stabile, nulla degno d’essere accettato e creduto come valore al quale si possa confidare la guida e il senso della vita. Continua a leggere “Liberi dalla “cronolatria””

Se dico “libertà di religione”, a cosa pensi?

La libertà di religione: un problema moderno quanto il Concilio Vaticano II.

di Claudia Manicini    laPorzione.it

Se dico “libertà di religione”, penso ai cristiani come ai più esposti alle discriminazioni e alle persecuzioni.

In questi giorni, la fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha presentato l’undicesima edizione del “Rapporto sulla libertà religiosa” che documenta come – tra il 2011 e il 2012 – le minacce alla libertà religiosa siano aumentate nel mondo. Il rapporto prende in considerazione 196 Paesi, con riferimento alla condizione dei fedeli di ogni credo; dei 196 Paesi in esame, i 131 a maggioranza cristiana, anche se non i soli, sono quelli più discriminati e soggetti alle maggiori aggressioni e violenze.

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