Ragionare di emigrazioni oltre l’emotività

di Costanza Miriano

Qualche tempo fa una persona, che peraltro stimo davvero e che mi è molto, molto simpatica, mi ha espresso il suo rammarico perché ho dato alla Chiesa (“istituzionale” ha detto lui) dei soldi – una bella cifra – che avevo raccolto (e c’era anche la sua donazione).

“Non è che verranno usati per i migranti?” – mi ha chiesto. “Lo sai che siamo circondati da famiglie del posto che sono quasi alla fame, e nella Milano da bere, non chissà dove? Una ne abbiamo accolta in casa, ma siamo esasperati da questa situazione, e non sappiamo più da che parte girarci”.

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L’equivoco dellìaccoglienza

di Emanuele Fant per Credere

Tre africani vanno in bicicletta in autostrada, qualcuno li fotografa e sul web si inizia a ironizzare: “Ecco le risorse per l’Italia di domani!”. Sono quotidiane le critiche all’aspetto dei richiedenti asilo: “Hanno muscoli da palestra e i palmari in tasca”. Persino dalle comunità di accoglienza a volte giungono segnali di preoccupazione: “Gli abbiamo offerto pastasciutta, ma loro pretendono il loro cibo tradizionale”.

Qualcuno, sull’altro fronte, si premura di smentire le accuse, sottolineando che gli immigrati sono sempre laureati, non vedono l’ora di lavorare e quando vogliono qualcosa chiedono sempre “Per favore”.

Dove sta la verità? Probabilmente è come al solito equidistante dalle ideologie parziali.  Continua a leggere “L’equivoco dellìaccoglienza”

Propongo di mettere una tassa sulla parola accoglienza

di Costanza Miriano

Qualche giorno fa, dopo aver letto un articolo che avrei catalogato nel settore “parole in libertà”, ho scritto, senza curarne più di tanto la forma, uno status di facebook che pensavo sarebbe caduto nell’indifferenza generale. L’ho buttato giù di getto, senza pensarci troppo, non perché non ne fossi convinta ma al contrario perché ne sono talmente convinta che mi sembrava abbastanza banale. Diceva: “Propongo di mettere una tassa sulla parola accoglienza”. Apriti cielo. Si è scatenata una polemica che non finiva più.

Vorrei provare a capire quali corde avrei inavvertitamente toccato. Ho scritto che propongo una tassa perché la parola accoglienza mi sembra oggi una delle meno comprese e di quelle usate nel modo peggiore. A volte con leggerezza, altre volte con disonestà intellettuale. Propongo una tassa perché se uno dovesse pagare per usarla forse lo farebbe con più attenzione. O meglio, propongo una tassa perché l’accoglienza ti deve costare qualcosa, sennò dirla non vale niente. L’elemosiniere del Papa può parlare di accogliere i rifugiati perché ha ceduto la sua casa a una famiglia siriana. E comunque mi risulta che parli poco (ho cercato più volte di intervistarlo, invano). L’accoglienza è una cosa che si fa ma non si dice, a parte chi è preposto a parlare per il suo ministero. Continua a leggere “Propongo di mettere una tassa sulla parola accoglienza”

Della carità e dell’accoglienza, pensieri a voce alta

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di Costanza Miriano

Provo sempre disagio, come tanti, tutti forse, quando vedo in televisione – a volte mi è successo anche di essere io quella che le metteva in video – immagini di persone straniere ammucchiate in condizioni non dignitose, alla ricerca di una vita migliore. Provo disagio, un vago senso di colpa, che di solito liquido con un frettoloso “ma io che posso fare?”. Vediamo.

C’è un’altra risposta che ci vuole seguire Cristo si può dare?

Come si pone un cristiano di fronte alle onde di persone che vengono da lontano nel proprio paese in cerca di fortuna, non profughi dalle guerre vere, non le guerriglie intendo (quelli vanno accolti a qualsiasi costo, come in ogni caso in cui l’alternativa è la morte), ma persone che come è normale cercano solo di elevare la propria condizione di vita trasferendosi in zone in cui oggettivamente il livello medio è migliore? Continua a leggere “Della carità e dell’accoglienza, pensieri a voce alta”