di Costanza Miriano
Non bevo alcol (ma magari imparerò), non sniffo, non porto occhiali rosa, eppure a me sembra di vedere intorno a me tanta gente con un cuore pieno di desiderio per Dio, gente che fa seriamente con lui, che, se non lo ha trovato, di sicuro lo cerca di brutto. Il dolore che ci ha toccati tutti, in un modo o nell’altro, forse ha portato, tra i frutti, questa sete di Dio…
E poi leggo dappertutto di allarmi per le chiese vuote, prima in Europa e adesso anche da noi, e i conti non mi tornano. Certo, anche con le distanze fra i posti, nelle panche, le chiese non sono tornate più piene, non si può negare che di gente ce ne sia meno di qualche tempo fa, prima della brusca frenata del lockdown soprattutto. Forse ha contribuito il fatto che la Chiesa – sicuramente, nel caso di molti pastori, con buone intenzioni, spaventati come erano da una situazione nuova – ha comunicato per prima che andare a messa non è questione di sopravvivenza almeno quanto andare al supermercato, e il messaggio è stato recepito prontamente. Ma è stato recepito, inevitabilmente, da chi già da prima non considerava una questione di vita o di morte il suo rapporto carnale con Cristo. E sicuramente non è il Covid la causa di questa disaffezione.
Padre Emidio citava sempre una frase di Karl Rahner: “il cristiano del terzo millennio o sarà mistico, o non sarà”. Da quando il cristianesimo non solo non coincide più con l’impalcatura che sosteneva la società borghese, ma anzi sempre più è in rotta di collisione con essa, sempre meno gente è cristiana per abitudine, per inerzia, per convenzione sociale, per avere respirato in modo naturale un bagaglio culturale a casa. Ma non è del tutto un male. Anzi. Chi rimane, e ancora più chi rimarrà, starà dentro la Chiesa solo perché vuole appartenere a Cristo. Vuole cercarlo tra le pieghe delle giornate, vuole fare l’incontro che ti cambia la vita, che ti dà la vita eterna, perché questa è la posta in gioco. E in qualche modo sono certa che non pensare di “essere a posto con la religione” sia una condizione molto migliore per fare l’incontro, perché un certo tipo di religiosità devozionale – lo dico io che sono una beghina serie oro – non solo non aiuta, ma anzi è di ostacolo alla visione di Dio. Devi prima ripulirti la testa da tutte le false immagini di Dio, e questa è la grande fatica iniziale. Devi uscire dal parcheggio spirituale nel quale l’avere ascoltato tante catechesi e preso meravigliosi, diligentissimi appunti ti ha fatto trovare posto, pensando di sapere già quello che serve. Devi fare l’esodo, partire. Devi trovarti nel deserto, e capire che non sai niente di Dio, cosa nella quale a volte i lontani sono decisamente avvantaggiati rispetto a noi cinture nere di catechismo.
Ecco, di cercatori io intorno a me ne sto vedendo tantissimi.
Ogni volta che vado in giro per l’Italia, poi (finalmente si sta ricominciando!), scopro che c’è un popolo bellissimo. Gente intelligente, seria, preparata, che sta al suo posto di combattimento, magari facendo un lavoro “ignoto” in una piccola città (tanto tutte le città sono di provincia rispetto a Dio), e vive una vita pienissima di senso e di capacità di farsi dono per gli altri. Veramente, questa è la cosa che più mi è mancata nei mesi delle chiusure: non incontrare fratelli e sorelle, non dormire nelle case delle famiglie, non cenare con persone che hanno una storia da raccontare, non intrecciare nuove amicizie (lo so, mio marito dice che sono troppe e che non posso coltivarle tutte, ma io penso che finalmente in cielo staremo tutti insieme, quando Dio sarà tutto in tutti, e non sarà più un problema se ho dato il mio numero di telefono troppo in giro).
E poi vedo il miracolo della generosità dei monaci wi-fi! Fare i conti non è facile perché come sapete non chiediamo di versare nel nostro conto, ma ci limitiamo a dare, a chi può, l’Iban di una famiglia bisognosa, cercando di verificare le richieste, monitorare le offerte, capire quanto manca per estinguere il debito col padrone di casa, cambiare le ruote alla macchina, pagare la luce in modo che non la stacchino visto che ci sono quattro bambini che devono fare i compiti. Insomma, fare i conti non è facile, ma certo abbiamo superato i duecentomila euro di offerte passate dalle casse delle famiglie generose a quelle delle famiglie bisognose, che non di rado appena possono passano dall’altra parte (“è arrivata la cassa integrazione, a chi posso pagare una bolletta?”)… Grazie, davvero grazie a tutti quelli che hanno scritto (a monasterowifi@gmail.com) per offrire aiuto e a chi ha il coraggio di chiedere, con un pudore e una dignità commoventi.
E’ bellissimo vedere questa bontà, che per me è la prova che si sta facendo sul serio col Signore (quando tocchi l’affettività o i soldi, cioè il tuo cuore, lì si vede quanto ti interessa Cristo), e anche del fatto che molti si fidano di noi. Penso che questa idea di dare direttamente l’Iban del destinatario getta una luce di trasparenza su questo piccolo pronto soccorso che ci siamo inventate: neppure un euro va alle spese di organizzazione e di gestione, anche perché i nostri uffici sono la macchina o il bagno nel quale ci chiudiamo – più esattamente nel quale si chiude l’eroica Monica, travolta da una mole di lavoro ciclopica – per rispondere alle mail di nascosto (i familiari non sempre apprezzano lo zelo “ti prego questa è un’amica devo rispondere” “se hai ottocentomila amici non puoi rispondere sempre” è l’obiezione ricorrente, che potrebbe avere un suo fondo di verità). Insomma, niente uffici, niente segretarie, niente ufficio comunicazione: un foglio di agenda, scritte sulle mani, fogliacci pieni di cancellature, ecco i nostri uffici…Spese di cancelleria, 1 euro di quaderno.
Stanno riprendendo gli incontri in presenza dei monasteri locali, tanto per cominciare a Firenze, Genova, Milano (prossimi impegni 14, 18 e 26 maggio rosario alle 18.30 alla chiesa di Santa Maria della consolazione). A Roma ci si vede tutti i lunedì di maggio a Villa Borghese, vicino alla fontana di Esculapio, alle 18.30 (dalla Metro Flaminio tre minuti a piedi, andando in salita, lungo la strada che costeggia il muro torto): lunedì scorso eravamo 200, domani 10 maggio puntiamo ad aumentare!
E visto che si parla di monastero, vi possiamo anticipare che la data del 2 ottobre a Roma, a san Giovanni in Laterano per il prossimo capitolo generale è stata confermata. Il tema sarà la preghiera, gli oratori saranno strepitosi (ma loro ancora non lo sanno, quindi non vi posso dire i nomi), e fra poco apriremo le iscrizioni!!!
Cara Costanza, sicura di non aver bevuto neanche uno spritz? 🙂
Battute a parte, oltre alle chiese guarderei anche i confessionali (vuoti, oltre che di fedeli anche di sacerdoti), l’assenza di coppie con figli la domenica e l’assenza di una vera vita comunitaria nelle parrocchie (solo iniziative sociali quando ci sono, finite le quali ognuno a casa sua).
Sicuramente nel tuo giro di amicizie ci sono persone devote, ma non danno la cifra della situazione della chiesa e delle anime. Senza voler giudicare nessuno (siamo tutti peccatori), troppe volte ho notato una discrepanza tra la partecipazione a raduni ecclesiastici e la condotta di vita, molto lontana dal Vangelo. Come ha scritto il prof. De Mattei, oggi la santità tende a essere identificata con “l’impeccabilità”, ossia compostezza e buone maniere.
Anche se probabilmente molti abituali frequentatori del blog parleranno dell’esemplare vita cristiana e carità di amici e conoscenti, dai frutti temo che siamo molto lontani da una nuova primavera della Chiesa.
Credo meglio si attagli all’ora presente il passo di Matteo: “Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.
che dire… avanti cosi!
Caro Forum.. Che dirti… C’è l’uno e c’è l’altro. Però anche io vedo gente che non si mette nelle prime file della Chiesa. Che non incarichi ecclesiali che silenziosamente faticosamente quotidianamente costruisce il suo rapporto con Cristo. Il Monastero WI fi e uno di quei luoghi… Ma c’è ne sono tanti… Anche fuori dall ufficiosita delle Diocesi.. In casa tra amici….
Purtroppo non ho trovato traccia di queste “realtà nascoste”. Viviamo in un’epoca simile ai primi secoli per le palesi derive anticristiane, con la differenza che i primi cristiani (e non solo loro) formavano solide comunità. L’unico paragone su cui non mi pare non ci siano dubbi, perché è sotto gli occhi di tutti, è quello del canto del gallo.
Buongiorno hai scritto articolo bellissimo e condivido che la gente ha desiderio di Dio .. mi accorgo che da persone da cui non mi sarei aspettato.. mi dicono allora DIo padre esiste !!
Cara Costanza, vorrei avere almeno un po’ della tua fede e della tua carità.
E anche della tua speranza, in effetti.
Io vedo intorno a me una Chiesa che si sta deformando sotto i nostri occhi, e faglie dl di divisione che si ramificano velocemente a inesorabilmente sotto i nostri piedi.
Fino pochi anni fa mi sentivo in profonda comunione con molti fratelli, con cui condividevo una o l’altra attività o esperienza di fede. Non parliamo della comunione con la gerarchia ecclesiastica, una certezza così incrollabile che la senrivo come una roccia sotto i piedi.
Ora mi sento completamente sola in mezzo a una folla di fratelli in cui ciascuno fa la sua strada, isolati di fatto dalla covidizzazione della vita che ha azzerato la possobiltà di incontro e dialogo diretto, e sempre più divisi nel profondo della vita spirituale da una serie di spostamenti della gerarchia e del papa che sempre più polarizzano le posizioni fra chi da tempo e sempre più ha preso le distanze, come me, e chi non può o non vuole ammettere dubbi sull’operato del papa.
Prestami i tuoi occhiali, per favore. Forse non sono rosa, forse sono i miei a essere neri, ma di sicuro non vediamo lo stesso mondo. E ti invidio.
Credo che l accorgersi di quante persone siano in ascolto e di quante persone operino con l’ amore che ci ha dato il Padre, sia una condizione del tuo stesso essere in ascolto. E più ti metti in ascolto e più vedi cuori colmi di gioia . Questa passione e ricerca porta ad ulteriore ricerca , non basta mai..
Un abbraccio
La vuotezza delle chiese dipende anche dal fatto che molti presbiteri parlano quasi nulla di Cristo e tanto di qualunque altra cosa. Lungi dal vedere il Vangelo come un segno di contraddizione al mondo attuale, non fanno che “temperarlo” e accomodarne le pretese. Spesso nelle omelie il vangelo del giorno viene usato per sostenere le pretese ideologiche dei vari progressismi o radicalismi alla moda. Tutto ciò non incentiva né la fede né la pratica religiosa: se il Vangelo è presentato come un’altra delle tante “possibilità” offerte in questo mondo disperato e morente, perché dovrei mettere la Fede alla base della mia vita?
Oggi più che mai l’uomo anela ad un conforto e ad una Speranza solida e che non passa, non se ne fa nulla di analisi sociologiche.
Porsi delle domande sullo stato della propria condizione spirituale aiuta la fede a crescere. Specie se le risposte sono oneste… La religiosità devozionale, viceversa, può essere un pericolo nel cammino spirituale, specie quando diventa una pratica che basta a se stessa che confeziona facili risposte alle predette domande. Anzi, a quel punto, è un cancro silente e mortale per l’anima. Ho sempre presente quella profezia, che è anche un insegnamento di Karl Rahner. Bisogna imparare a conoscere e riconoscere il Signore anche con lo Spirito e nello Spirito, a di là di ogni contingenza.
Ohibò… Viene citato Rahner per ben due volte🤔🤔🤔
Si può citare chiunque. E non è per relativizzare. Anche S. Paolo, per dire, ha citato i consesso degli dei pagani per dire che il Dio ignoto era il Signore…
D’altra parte anche Costanza Miriano, mi pare, lo abbia fatto per sostenere che “sempre meno gente è cristiana per abitudine, per inerzia, per convenzione sociale”. Per l’appunto, in positivo, si può dire che sempre più gente è cristiana perché si avvicina al Signore secondo un’esperienza personale più profonda e consapevole.
Naturalmente restano intatti tutti gli “strumenti” che conosciamo, compresi quelli della devozione, ma cambiando il modo di percepirli cambia anche la risposta: è un “si” diverso quello che scaturisce. Ancora una volta, direi che è il “si” che ha visto Costanza e che fa ben sperare.
Ma se sbaglio od ho frainteso, ditemi.
Non si inventa nulla di nuovo. E di certo non lo farò io.
Chi mi spiega cos’è l religiosità devozionale please? 😊
Leggendo il tuo post ho vissuto attimi di gioia vera <3
Grazie!
Vicky
Scusatemi e sarò in po’ polemica e perdonatemi, in anticipo, lo sfogo.
La descrizione di Costanza corrisponde ad una parte della realtà: le persone che frequentano il blog , che accorrono ai suoi incontri cercano l’incontro con Dio, hanno bisogno di un vita spirituale più ‘ profonda, non trovano, ordinariamente , acqua per la loro sete, linfa per per la loro crescita e , credo, anche molti, lontani dalla fede, si pongano domande e siano alla ricerca di un senso alla vita , alla sofferenza, mi chiedo , però, quali risposte possano trovare e quali comunità possano sostenerle nel loro cammino.
La Chiesa , sembra essere presa , da una malattia autoreferenziale, parla sempre di sé , della sua struttura , dei suoli limiti, dei peccati dei suoi uomini, ma si dimentica che è come è la luna , che è chiamata a riflettere il sole divino, Gesù, Gesù è il suo centro, e dovrebbero condurre tutti a Lui.
Da quando sono piccola, sento disprezzare la cosiddetta religiosità convenzionale- borghese ( ma cosa sappiamo dei cuori delle persone, solo Dio li legge ), disprezzare i cristiani che tali sono o appaiono, meglio apparivano tali per abitudine , educazione familiare, perché la società era cristiana , ma sembra si dimentichi un elemento importante: le guglie delle chiese sono tali perché sorrette da tanti mattoni, cioè da tanti cristiani piccoli, imperfetti che magari cercano il Cristo nel momento del bisogno perché cosi’ è stato loro insegnato e a lui si aggrappano..
I sacerdoti magnificare la fine dell’impalcatura sociale del cristianesimo e lamentarsi, poi, dei pochi fedeli che frequentano su cui riversano tutta la loro frustrazione.. Rimproverano i pochi cattolici , magari anziani, che partecipano alla messa per abitudine , senza rendersi conto che non viviamo negli anni cinquanta e che in certe zone di Italia niente è più anticonformista che recarsi alla messa.
Mi trovi pienamente d’accordo, non ci sono solo derive dottrinali evidenziate anche di recente da vari Papi ma, cosa forse più preoccupante, manca spesso la “base” della Chiesa del nuovo millennio.
Due parole mi vengono in mente: comunità e Carità. Questo passo di Matthew Fforde, docente alla LUMSA e a Oxford, è illuminante:
https://www.coscienzamaschile.com/index.php/topic,24.msg36.html#msg36
P.s. @Valeria Maria Monica
Le Comunità cristiane , che già non se la passavano bene , prima non solo sono frantumate da polarizzazioni generate anche dalle attuali gerarchie, ma anche dall’impatto del covid e dalle risposte diverse, e giudizi sul modo in cui è stato vissuto e affrontato.
Luthien, concordo al mille per mille.
Già in ambito parrocchia mi dovevo mordere la lingua per non toccare il discorso “papa” e perdere amicizie.
Ora non si può toccare neanche il discorso “COVID – vaccino – mascherine”, che si perdono amicizie altrettanto velocemente.
Dopo un anno di paralisi quasi totale delle attività, solo catechismo ai pargoli, peraltro con rapporto numerico catechisti / bambini vicino all’1/1, volevo proporre al mio parroco un paio di mesi di lectio divina comunitaria serale una volta alla settimana all’aperto con sedie distanziate due metri e libertà di NON indossare la mascherina… ma non so se osare. Già avevo tastato il terreno e non era entusiasta. Se propongo addirittura di riunirci senza obbligo di mascherina, mi scomunicherà?
Si, “amicizie” consolidate nel tempo oggi si perdono in tempo zero solo a sfiorare l’argomento COVID. Naturalmente sto parlando di “amicizie” cresciute nella fede comune (e altrettanto ovviamente, parlo di quella cattolica).
Ce ne è di materia per riflettere. Poi meditare. E poi ancora di più per pregare.
Comincio io. Con il confiteor (ma credo non basterà).