di Emanuele Fant
Gli indizi portano in una direzione: mia moglie sta diventando vegetariana. Ho paura. Quando esco per andare a lavorare non so se va a liberare con le cesoie le martore. Dice che non è affatto “animalista”, non si rispecchia nella definizione, semplicemente è una che non mangia carne per un po’. Ma questo -un po’- sta oltrepassando noncurante le grigliate primaverili. Proprio adesso che papa Francesco aveva detto che la pietà che dobbiamo ai simili, non è il pietismo verso i quadrupedi. Lei mi fa discorsi strani.
Tutto è iniziato quando, per ragioni professionali, è stata costretta a visitare un prosciuttificio nel parmense. Le hanno spiegato nei dettagli il processo di produzione (geni del marketing). Ho chiesto delucidazioni, ma si è chiusa in un silenzio sprezzante, ripetendo solo: “Quell’odore. Se tu avessi sentito quell’odore”.
Ho provato a prometterle che avrei comprato solo wurstel di maiale morto per incidente domestico, al termine di una vecchiaia serena. Le ho assicurato che molti cavalli, dopo aver tirato una vita carrozze in centro a Roma, apprezzano l’opzione di un futuro da bresaola, almeno finché i sindacati equini non rivedranno i termini della loro pensione. Le ho spiegato che gli hamburger liberi, in natura, fanno una vita orribile, rotolando senza un obiettivo su e giù per le colline del Piemonte (solo la vaschetta sagomata di polistirolo mette a tacere la loro inquietudine).
Niente da fare. Io l’ho scelta per la sua sensibilità, e all’ottavo anniversario faccio i conti con le conseguenze estreme. Certo, chiedendo la sua mano, non potevo sospettare tanta futura empatia con il reparto dei salumi. Ora il ricordo di quel primo appuntamento, nel quale mi invitava a non gettare in terra la gomma da masticare (“È come una trappola per le zampette degli uccellini!”), assume una luce nuova.
D’accordo o meno, per un matrimonio sano, tra i sorrisi che rigenerano e le corrette intuizioni, sono specie protetta pure le tue fissazioni.
fonte: Credere
L’ha ribloggato su girobloggandoe ha commentato:
…
http://leggiamounlibro.blogspot.it/2016/06/blog-post.html
L’ha ribloggato su Il sito di Alberto.
fra le mie tante carenze, quella di non saper macellare un animale – vitello, manzo , maiale, pollo o tacchino che sia, mi procura un’angoscia non marginale.
Un uomo che non sappia cacciare e nutrirsi di cio’ che ha cacciato, non e’ un uomo.
L’eccellente Camillo Langone ha la soluzione http://www.ilfoglio.it/cultura/2015/03/15/manuale-di-macellazione___1-v-126613-rubriche_c322.htm
Attenzione che anche l’insalata e il pomodorino sono esseri viventi con i loro diritti.
Difendiamo il pomodorino, NO alle stragi dell’insalata della pausa pranzo
Non c’è che dire, Emanuele Fant scrive che è una bellezza…
Questa volta però, trovo poco delicata nei confronti della signora Fant – se si tratta di un racconto autobiografico – questa pubblicazione: la motivazione addotta alla scelta di sorvolare sulle grigliate primaverili, è qualcosa di molto concreto e altrettanto distante da certa ideologia imperante (almeno per come è posta la narrazione). Da quanto leggo, si tratta di un’esperienza negativa che ha a che fare con l’odore della morte. Diverso sarebbe il caso di una presa di posizione in difesa dei “poveri maiali” (poveri de che?). Ma qui, non si tratta di questo. Immagino quindi la signora Fant, disgustata e nauseata dall’odore degli animali macellati, e non mi meraviglio che non abbia voglia di mangiare un bel piatto di grigliata mista.
Purtroppo non esiste un gradevole odore della morte (tranne che per qualche mente distorta – poi che c’è a chi piace l’odore del napal la mattina – cit.)…
Quello che ci salva, è che normalmente non avvertiamo il puzzo dei nostri peccati, né il fetore della decomposizione del nostro spirito… 😐
(anzi forse ci “salvarebbe” proprio averne sentore…)
orsu’, c’e’ sempre il delizioso aroma della misericordia!
Prima Lettura di ieri (1Re 17, 1-6):
In quei giorni, Elìa, il Tisbita, uno di quelli che si erano stabiliti in Gàlaad, disse ad Acab: «Per la vita del Signore, Dio d’Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo comanderò io».
A lui fu rivolta questa parola del Signore: «Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherìt, che è a oriente del Giordano. Berrai dal torrente e i corvi per mio comando ti porteranno da mangiare».
Egli partì e fece secondo la parola del Signore; andò a stabilirsi accanto al torrente Cherìt, che è a oriente del Giordano. I corvi gli portavano pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente.
Il Signore provvedeva a Elia con carne ben due volte al giorno, oltre al pane…
Non ne mangio due volte al giorno… ma se Lui era d’accordo anche sulle 2 volte, penso sarà d’accordo sul fatto che l’uomo non commetta bestialità nel cibarsi di carne, no?
p.s.: ne ho avuta una vegana in casa per due anni. Oltre che non mangiare carne animale ma mangiare con i panni addosso chi le stava accanto… adesso è stata costretta a tornare all’alimentazione classica. Il suo fisico si era ammalato e aveva avuto reazioni eccessive alla carenza di uova, formaggi, pesce e carne. Adesso sta ricominciando a stare meglio, gradualmente. E, cosa contraddittoria per le teorie vegane, è più serena.
Non voglio entrare in polemica con nessuno anche perché conosco vegani dall’aspetto piuttosto in salute. Rispetto tutti. Questa è la storia che conosco personalmente.
Anch’io ho un’esperienza simile. Un’amica che aveva eliminato la carne. Si era informata pertanto mangiava legumi, semi, miglio e altri mangimi da gallina. E’ finita in ospedale con le flebo.
Giusi: la sua amica intima è finita prima di lei… con la flebo e l’ordine tassativo di mangiare una bistecca al sangue per un bel po’…
Quindi alla fine “mors sua (daa bistecca), vita mea (daa vegana)” 😀 😀
Vegana non significa non mangiare ma mangiare altro….lupini seitan soia germogli di qualsiasi seme …un germoglio di cavolfiore ha le stesse sostanze di 10 cavolfiori ….cereali legumi semi di lino ….di girasole ecc ecc ecc
Domanda: ma i vegetali non sono anche loro “esseri viventi”?
E la vitamina B12?
Che io sappia sono viventi, ma non senzienti e, soprattutto, tradizionalmente non soggetti alla trasmigrazione delle anime
non senzienti? e chi te l’ha detto?
“tradizionalmente non soggetti alla trasmigrazione delle anime”, come gli animali no?
Per il Buddhismo e l’Induismo almeno…
Un individuo può rinascere come uomo o come animale. A seconda della qualità delle azioni condotte in vita
Giusto!
Ma a noi cche cce frega?
@Piero,
Cce frega nella misura in cui lei ha posto le varie domande…
Davvero te ne importa del fatto che secondo il Buddismo e l’Induismo i veggetali non sono soggetti alla trasmigrazione di anime?
E cosa c’entra con il Cristianesimo e la scienza?
Che prelibatezze!
Mi riferivo alle sementi di Isabella
da piccola mi alzavo presto per vedere i miei parenti alle prese con i maiali!!!
Ebbene caro Emanuele Fant, anche io non mangio più carne da 3 anni, e sto in buona salute se è questo che ti preoccupa per tua moglie…..oppure ti interrogano le “sue fissazioni” ?
Io cucino la carne per mio marito e per i miei figli, anche se devo dire in minore quantità rispetto a prima, privilegiando legumi e pesce..
Sai quanti santi cattolici erano vegetariani?
San Filippo Neri , San Francesco di Paola, Sant’Antonio, Santa Teresa d’Avola, San Girolamo, San Basilio e tanti altri….
Di sicuro l’uomo dovrebbe rivedere un pò cosa sta combinando negli allevamenti intensivi, non pensi che ci sia una mancanza di rispetto per il creato? Tutti quegli antibiotici…..e solo per il profitto!
Allora amare può anche essere mangiarsi insieme un piatto di lenticchie!
Valeria
E per un piatto di lenticchie Esaù perse, o meglio barattò, la sua primogenitura… 😐 😉
Non cominciamo con i santi vegani che sono leggende metropolitane! Non confondiamo le penitenze offerte al Signore (oggi perseguitate dalla stessa chiesa) con le follie animaliste.
Esatto, Giusi. Inoltre, non facciamo confusioni: giusto preoccuparsi degli antibiotici, perché il problema è reale e dimostrato. Tuttavia, se si guarda il problema nel suo complesso e si vanno a leggere le statistiche, la gente muore per infezioni legate all’alimentazione sia per derivati di carne e latticini (ad es. per listeriosi) che per cibo vegetariano e addirittura biologico (ad es. l’ultima epidemia di E. coli in Germania, anni fa). La resistenza agli antibiotici, oltretutto, non è un problema legato solo agli allevamenti di bestiame, ma anche all’abuso che le persone fanno direttamente per curarsi, spesso senza supervisione medica.
Giusto evitare di mangiare troppa carne rossa e bilanciare con verdure e pesce, perché anche qui parliamo di un problema di buona alimentazione reale e dimostrato; ma che c’entra con il vegetarianesimo e il veganismo?
Io da un certo punto di vista sono contento di non dovermi macellare il cibo, ma giovanni ha qualche punto valido, perché evidentemente questa rimozione mentale delle parti più sgradevoli della nostra catena alimentare, dovuta alla urbanizzazione (nelle campagne la cosa è diversa), altro non è che uno scollamento dalla realtà, che sappiamo quanti danni faccia. Peraltro, ripeto alla noia in questi casi, non siamo certo gli unici carnivori al mondo: e dire che siamo bombardati da documentari naturalistici che mostrano in continuazione scene di predazione; e quando i gatti domestici non erano confinati negli appartamenti si poteva assistere a queste scene di predazione quotidianamente, in prima persona.
Il cibo mi piace morto. Non malato, né ferito, morto (Woody Allen)
e comunque Teresa d’Avola forse era pure vegana ma non astemia
Vabbè. Io che da mera lettrice non riesco ad elevare a trattato teologico la mia replica ad un pezzo del genere, che in realtà mi ha fatto tanto sorridere (sarà troppo poco sorridere e basta?), invoco semplicemente la standing ovation per l’ultima frase. Che mi pare (ma ricordo che oltre a vile sono pure ignorante quindi potrei aver beccato una tranvata) una dichiarazione d’amore coi fiocchi. Belli voi due (Emanuele, finché non ti ritrovi a un corso di veganesimo direi che puoi dormire sonni tranquillissimi!) !
Fiorentina,salami,prosciutti for ever.
(firmato:movimento di liberazione dei fumatori,bevitori di vino e carnivori ) 🙂
http://www.medievalists.net/wp-content/uploads/2015/04/beef-and-pork-middle-ages.jpg
Dio ci ha creato onnivori… Inoltre come si concilia l’essere vegetariani o vegani con il fare la comunione (ostia corpo di Cristo)?
Vabbè ora non esageriamo. Come ogni cosa dipende dallo spirito con cui si fanno le cose.
Però non è che se uno per scelta non mangia la carne allora non può accedere alla comunione sacramentale.
Che c’entra?
spero sia una domanda ironica…..di solito mangi altri esseri umani?
Sono d’accordo con Thelonious, e mangio carne.
Personalmente l’unico motivo per cui potrei considerare di diventare vegetariano o vegano e’la sostenibilita’: se avessi la certezza che limitando o eliminando la carne piu’persone ( umane ) avessero qualcosa da mangiare, allora forse con grande fatica ci proverei.
http://goo.gl/lw4aWP
http://goo.gl/Cth418
https://goo.gl/554t0r
Santi vegetariani: se qualcuno si vuole avventurare in una confutazione che dimostri senza ombra di dubbio che non e’mai esistito un santo vegetariano in 2000 anni di cristianesimo, si accomodi pure, ma la domanda e’: a noi cosa cambia?
Vegetariano e “vegano” poi non sono la stessissima cosa…
Dietro al “veganismo” c’è una precisa filosofia ed un suo “ideatore”… googolare un po’ per informarsi 😉
@Bariom,
Infatti…
Quel poco che so del veganesimo, mi fa inorridire e mi sembra così illogico. Diverso il caso dei vegetariani, ma anche lì, fatico a comprendere una scelta del genere.
Sarà che ho contribuito un sacco di volte con mia madre a potare in pentola galline, galli e qualche volta tacchini presi dal nostro pollaio o conigli tirati fuori dalla loro conigliera, ma ogni tanto avverto il desiderio – che è anche esigenza avvertita a livello fisico – di mangiare un bel pezzo di carne. Col mio compagno ne abbiamo ridotto notevolmente il consumo, ma non annullato. Senza carne, specie quella rossa, non riuscirei a stare. Eccon ora mi è venuta voglia di una bella bistecca, ma mi accontento di insalata, grana, noci e pane… 😜
Le galline e i conigli erano portati in pentola, non potati! 😄😉😀
Potati di penne e pelliccia 😉
Si comincia sempre con le droghe leggere e poi si finisce a quelle pesanti.
???
Da vegetariani a vegani……
Mario: a me è bastata la Brigliadori domenica dopo cena (e non solo lei)… mi sembrava molto intollerante e poco rispettosa delle idee altrui… voleva imporre le sue… e certe teorie sono lontanissime dalla Chiesa Cristiana Cattolica… Ho voluto seguire per un po’, considerato che è bene “conoscere” per poter rispondere a modo e senza falle a chi poi parla della trasmissione. Non ci sono riuscita: ogni tanto ci tornavo ma il dito nel telecomando partiva da solo… Non reggeva nemmeno lui, pensa al mio resto del corpo?
Ecco in questi casi direi che si va sul penale… Quando si invogliano le persone malate con false speranze di guarigione mediante una dieta che NON PUO’ curare determinate malattie.
Non scordiamoci che la Brigliadori quando era all’Isola dei Famosi l’hanno dovuta tirare via a forza perche’ stava dando l’anima a Dio davanti alle telecamere, con la sua “dieta”…
“Santi vegetariani: se qualcuno si vuole avventurare in una confutazione che dimostri senza ombra di dubbio che non e’mai esistito un santo vegetariano in 2000 anni di cristianesimo, si accomodi pure, ma la domanda e’: a noi cosa cambia?”
Giusi ha detto che in questo campo ci sono molte leggende urbane, non che non ci siano stati santi che non mangiavano carne. Il secondo punto è che in molti casi l’astinenza delle carni era una forma di penitenza, non di rispetto per gli animali. Infine, ci sarà pure anche qualche santo vegetariano per motivi vegetariani, ma non è che _tutto_ quello che facevano i santi in vita è necessariamente un modello universale.
Semplicemente, in Atti 10,13 c’è scritto: Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati, Pietro, uccidi e mangia!». E segue l’insegnamento che non ci sono cibi immondi. Più chiaro di così.
“Vegetariano e “vegano” poi non sono la stessissima cosa…”
Sono cose molto diverse, ma la prima è l’anticamera della seconda… C’è la stessa relazione rischiosa che, in altro campo, c’è tra agricoltura biologica e biodinamica.
Salve, sono vegetariana da 21 anni con un marito carnivoro. Capisco l’insofferenza verso l’ideologia, quando vengono preferiti gli animali agli uomini e anche verso quelli che vogliono sempre propagandare la loro scelta. A volte però mi sembra che per sottolineare l’assurdità di quell’ideologia si esageri al contrario. La mia percezione è che c’è qualcuno che si senta quasi in dovere di sottolineare perché sia giusto mangiare carne o peggio perché sia sbagliato non mangiarla. Sono 21 anni che mi devo subire interrogatori sul perché e per come non mangio una cosa o l’altra (e vi assicuro che si vede benissimo che non muoio di fame), le stesse domande o battutine ripetute da chi mi conosce o domande un po’ troppo invasive da chi non mi conosce per niente. Adesso sembra essere diventato un problema teologico, come se quando sarà il momento Gesù mi chiederà che cosa ho mangiato invece di che cosa ho fatto…magari fosse!
“Vegetariano e “vegano” poi non sono la stessissima cosa…”
Avete tutti ragione, ma in uno dei link che ho postato si fa riferimento alla quantità d’acqua necessaria per produrre un uovo ( 196l ), che confrontata con la quantità d’acqua necessaria in media per far crescere 1kg di patate ( 287l ) rimane sempre molto svantaggiosa. Come sapete, i vegani non mangiano nemmeno le uovo o il miele.
Niente di quello che avete scritto e con cui concordo smonta la mia affermazione secondo cui “se avessi la certezza che limitando o eliminando la carne piu’persone ( umane ) avessero qualcosa da mangiare, allora forse con grande fatica ci proverei.”
Sul fatto che l’alimentazione vegetariana sia l’anticamera della vegana ammetto la mia ignoranza, se avete dati presentate pure. Ripeto che comunque se anche fosse vero non vedo come questo invalidi l’affermazione di Thelonious sopra, a meno che ci sia un pronunciamento a me sconosciuto in cui la Chiesa connota l’alimentazione vegetariana come comportamento oggettivamente disordinato e male in e’stesso. In quel caso ritiro tutto e vado a studiare.
Dal momento che l’uomo è onnivoro e ha bisogno di tutti i nutrienti porsi il problema di quanta acqua si consumi per produrre questo o quello è un’assurdità. Non possiamo nutrirci di sole patate perché ci ammaleremmo. Non ho capito poi secondo la follia vegana cosa dovremmo farcene di tutti gli animali. Farli estinguere sterilizzandoli? Perché se ad es. non ci mangiamo più una mucca non è che possiamo riempirci di mucche finché muoiono di morte naturale: sai acqua che si consuma? L’unica è farli estinguere. Chi è che li alleverebbe più? Per farsene che? Dunque eliminiamo tutte le specie animali commestibili e affoghiamoci nell’acqua!
@Giusi, infatti ho scritto “se avessi la certezza.”
“Non possiamo nutrirci di sole patate perché ci ammaleremmo.”
E’osservazione empirica che c’e’gente che non mangia carne e sta bene, il mio discorso sulla sostenibilita’non si limitava alle patate.
“Non ho capito poi secondo la follia vegana cosa dovremmo farcene di tutti gli animali.”
Questo dovresti chiederlo a un vegano.
“Non ho capito poi secondo la follia vegana cosa dovremmo farcene di tutti gli animali. Farli estinguere sterilizzandoli?”
L’ipotesi e’ se un determinato orientamento della produzione di massa ( dalla zootecnia più’ verso l’agricoltura intensiva ) nel lungo termine aiuterebbe a dar da mangiare a piu’gente – ipotesi tutt’altro che verificata ma comunque in piedi. Cosa c’entra la sterilizzazione degli animali? Una mucca te la puoi sempre allevare da sola.
C’entra perché pare che si riproducano e dunque una mucca, due mucche, tre mucche….. poi secondo i vegani non possiamo nemmeno berci il latte né mangiare formaggio dunque a che servono ‘ste mucche? Che ce ne dobbiamo fare? Portarcele al guinzaglio?
@Ola,
Dubito possa esserci un pronunciamento del genere e concordo anche io con Thelonius…
Per il resto, non ho molto tempo per andare a leggere i link che ha inserito nel suo precedente intervento, ma mi fido di quello che dice. Certo è che mi incuriosisce molto il fatto che per produrre un uovo occorrano 196 litri di acqua. Ammetto che dovrei leggere l’intero articolo, ma così, a pelle, mi sembra una quantità esagerata. Come detto sopra, i miei avevano le galline (non più di 15) e al massimo ogni giorno versavo loro non più di 4-5 litri d’acqua, trovando in media 3-6 uova…
Evidentemente, la grande produzione ha delle esigenze diverse da quelle di un esiguo pollaio, eppure…
😉
Sono follie animaliste. Se ne inventano una al giorno.
@Giusi, se hai dati contrari posta pure.
Non ci penso nemmeno, non vado dietro ai deliri. Sarebbe come dire che non dobbiamo respirare. La carne serve e pure le uova.
@Giusi, per fortuna noi possiamo scegliere quindi mangiamo un po’quello che ci pare stando attenti come ricorda Fabrizio sotto alle nostre motivazioni.
@Luigi forse e’una media che prende in esame l’intera vita della gallina da pulcino a quando e’in grado di produrre il primo uovo. Comunque cerco di trovare piu’informazioni se riesco e ti faccio sapere.
Mai pensato che anche gli animali fanno “plin-plin” e che quindi RESTITUISCONO l’acqua che consumano?
@Piero non credo proprio che la produzione di urina combaci 1:1 con l’acqua assunta dal corpo, e comunque l’urina non e’composta al 100% di acqua. Pero’potrebbe magari essere riutilizzata in altro modo:
https://it.wikipedia.org/wiki/Urea#Agricoltura_e_zootecnica
C’e’da dire che se l’obiettivo e’combattere la fame prima di pensare a limitare il consumo di carne bisognerebbe forse pensare a eliminare o limitare fortemente gli sprechi: http://www.ilfattoalimentare.it/spreco-alimentare-u2-francia.html
In ogni modo suggerisco sul tema ciba il podcast di Padre Maurizio Botta:
https://soundcloud.com/cinquepassi/zitto-e-mangia-il-nostro-rapporto-con-il-cibo
Certamente la “compensazione” e’ differita, ma e’ comunque totale, ovviamente, altrimenti all’interno dei corpi degli animali ( e nostri) ci sarebbe un “pozzo” di acqua (“pozzo” inteso come nella teoria dei campi, cioe’ un “buco nero” dove scompaiono le cose).
E quello che non e’ acqua, e’ sali minerali ed altri elementi chimici che concorrono alla fertilita’ del terreno.
Oltre l’urina c’e’ anche il sudore… Insomma tutto quello che entra, prima o poi ne esce…
In che modo se io lascio ammuffire il panino che ho comprato stamattina, un bambino dell’Africa potra’ mangiare?
Ecco un’altra frenesia e fisima della Chiesa Moderna che non riesco a capire…
Cominciamo intanto a rendere disponibili e accessibili le ingenti quantità di alimenti invenduti in qualunque tipo di esercizio commerciale che potrebbero sfamare i più “vicini” (logisticamente parlando).
Questione resa problematica dai mille lacci e lacciuoli burocratici-sanitari che esistono e sussistono e persistono (sanitari va bene, ma non si tratta di smistare merce avariata…) 😉
@bariom.
No. Oggi e’ PIU’ DIFFICILE di prima. Ho amici che lavorano in bar e ristoranti. Mentre prima, la sera, l’invenduto lo donavano “alla Caritas”, ORA va buttato! Non si puo’ neanche regalare. Colpa anche di regolamenti introdotti sotto pressioni di “associazioni di consumatori”… (questo per dire che “i consumatori” non hanno sempre ragione…)
Ecco …di bene in meglio! 🙁
Da me il personale di un piccolo supermercato incarta la roba che butta nel cassonetto…sapendo che c’è chi la sera ci va a frugare.
E codesto è un bellissimo esempio di “carità fiorita”. Fatta senza parere, con gentilezza e considerazione.
L’acqua non si consuma, mai, torna sempre in circolo.
L’acqua non sta finendo, come si sente proclamare da ogni direzione, non stiamo esaurendo l’acqua, la paura vera, quello che si vuole evitare, è che diminuisca l’accesso all’acqua COMODA. L’acqua scomoda (cioè i 2/3 del pianeta ricoperti da oceano, i ghiacciai polari, i fiumi e i laghi) costa desalinizzarla,depurarla, distribuirla, questi soldi nessuno li vuole spendere senza garanzia di ritorno economico. Non stiamo esaurendo le risorse, siamo solo tirchi, da far paura.
Stesso identico discorso per tutte le altre risorse, quelle alimentari (si può coltivare nel deserto, volendo), quelle energetiche: il problema è il volerci guadagnare soldi.
Quella che sta finendo è l’acqua pulita e le cause sono industria, agricoltura e allevamento che producono come se non ci fosse un domani. Non è solo una questione economica, non è semplicissimo purificare e portare dove è necessario le enormi quantità di acqua necessarie all’umanità. E perché poi dovremmo spendere soldi noi, comuni cittadini, per purificare l’acqua che in pochi, per soldi, sporcano?
Ah quindi noi sporchi occidentali usiamo acqua “pulita” gia’ dalla sorgente…
Bene dalla prossima bolletta dell’acqua scalero’ automaticamente la voce “depurazione”…
Mi riferivo ad Enrico
la depurazione si fa prima della restituzione dell’acqua all’ambiente (cioè per le acque reflue e fognarie) ed è obbligatoria per legge. l’acqua alla sorgente è già pulita, al massimo si mette un po’ di cloro prima dell’immissione in acquedotto.
Piero,
di acqua naturalmente e veramente pulita probabilmente non ne esiste più.
Ormai non trovi più un acqua che non contenga ad esempio un minimo di nitriti e/o nitrati. Dovrebbero essere assenti, ma una piccola quantità è ammessa, ufficialmente perché non fa male, in realtà perché è impossibile trovarne senza. Anche l’atrazina non ci deve essere, ma siccome in certe zone c’è, allora si ammette che una quantità possa essere presente. Se vai nella ‘terra dei fuochi’ in certe falde c’è di tutto e non è certo colpa dei rifiuti urbani di Napoli. Industriali, soprattutto del Nord, con l’aiuto della camorra, si sono disfatti dei loro rifiuti tossici in maniera economica per loro ma micidiale per quelle terre. Costa meno (ai cittadini) bonificare tutto o era meglio non sporcare?
Forse perche’ di acqua “veramente pulita” NON NE E’ MAI ESISTITA?
Si sprofonda nei miti ancestrali secondo cui si poteva bere l’acqua direttamente dal fiume… Probabilmente una volta su tre ti beccavi una bella dissenteria, ma morivi prima per una freccia del tuo nemico o con un colpo di spada…
Nitriti e nitrati derivano pure dalla putrefazione di vegetali in acqua, solo che prima non c’erano le analisi chimiche a confermarlo.
Se poi ci riduciamo a esempi palesemente illegali, come quelli di Napoli, non si fa che confermare l’assunto iniziale.
Ma, mi domando, ci sono le etichette di provenienze nei rifiuti della Terra dei Fuochi? E perche’ mai un boss si dovrebbe avvelenare lui stesso portando schifezze nel proprio territorio (oltretutto togliendo quell’aura di “positivita'” secondo la quale la camorra aiuterebbe i poveri cittadini piu’ dello stato), quando potrebbe, con la forza della sua violenza, COSTRINGERE a rivolgersi a lui per lo smaltimento? E le autorita’ a Nord e a Sud, che guardavano? Le rondini?
Ed aizzando la popolazione ad opporsi alla costruzione di discariche e “termovalorizzatori” a norma, in che modo aiuterebbe le suddette popolazioni a vivere meglio?
Allora, un conto è l’inquinamento batterico, che è sempre esistito, un conto è l’inquinamento chimico che è roba attuale.
In Romagna praticamente ogni podere ha il suo pozzo artesiano e negli anni ’60 i contadini bevevano quella. Ora non lo fanno più perché l’acqua è inquinata (da loro stessi, anche se quasi sempre inconsapevolmente).
I nitriti e i nitrati di cui parlo non sono quelli di un torrente a qualche chilometro dalla sorgente, sono quelli che trovi nell’acqua raccolta alla sorgente, la quantità non è giustificata dalle naturali decomposizioni. Trent’anni fa nella farmacia in cui lavoravo si analizzava l’acqua (spesso di pozzi) e nitriti, nitrati e ammoniaca erano quasi sempre assenti.
Sulla terra dei fuochi purtroppo la realtà è quella che ti ho descritto, terra e falde sono inquinate, i tumori sono molto al di sopra della media. Le autorità evidentemente guardavano le rondini e i boss hanno guadagnato soldi a palate, rischiando magari anche la propria salute (ma non credo coltivino l’orticello sulle loro discariche abusive).
Continuo a non capire perché dovrebbe essere un problema quello che mangio e perché dovrebbe essere oggetto di interrogazione da parte degli altri. Penso che da cristiani, una volta affrontata l’ideologia (animale più importante o ugualmente importante rispetto all’uomo), l’unica preoccupazione dovrebbe essere rivolta alla persona, che poi è un discorso che vale per qualsiasi dieta, cioè “stai bene? hai sentito un medico?”. Il resto secondo me è solo voglia di impicciarsi o di pontificare sulla vita degli altri.
Mt 15, 16-18 “Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l’uomo.”
Il problema di fondo è stringi stringi, che il “vegano-vegano” (certamente più di un vegetariano) è convinto che il veganismo salverà il mondo…
e al pari di certi “animalisti-isti-isti”, sono pronti a far fuori un Uomo che ammazzi il porco (o il cinghiale o la foca o l’orso), piuttosto che viceversa 😛
Mi sa però che pure loro schiaccino le zanzare se si sentono pungere…
Per chi ha dubbi in senso etico:
CCC 2417 Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine è dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti. Possono essere addomesticati, perché aiutino l’uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi.Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane.
Mario: il vegano non mangia carne anche perché crede nella reincarnazione.
Ah vedi… stringi, stringi dove si arriva…. e giustamente, putacaso dovessi rinascere “pollo d’allevamento” 🙁
Sulla Brigliadori posso dire beatamente, che a parte il none che mi suona noto, delle ultime (o penultime o terzultime) esternazioni, non ne so mezza! 😀 😀
Sull’acqua, a parte che quei dati sono contestati dagli agronomi, e sono anche piuttosto scettico sul fatto che sia possibile misurare i consumi con questa precisione… Stringi stringi troverai che sono tutti modelli, ma vorrei vedere la verifica sperimentale.
Ma poi, cosa vogliono dire quei numeri? 10, 100, 1000 litri sono tanti o pochi? Chi dice che siano un problema? La questione vera da porsi è se ci manca l’acqua. Non mi pare. Infatti semmai andiamo periodicamente sott’acqua, sia in Italia, che in Europa, che negli Stati Uniti, cioè in tutti i posti dove si fa allevamento intensivo.
Manca in altri paesi? Sì, in certi paesi manca. Praticare l’allevamento intensivo in quei posti porrebbe il problema dell’acqua sottratta ad altri usi. Guarda caso, però, sono paesi sottosviluppati, dove non si pratica allevamento intensivo. In quei paesi manca l’acqua perché non la sanno gestire e/o perché oggettivamente piove poco. La correlazione non è ovviamente tra pioggia e allevamento intensivo, ma tra l’incapacità di usare la tecnologia e la conseguente incapacità di gestire bene l’acqua ed essere capaci di fare allevamento intensivo. Infatti se in quei paesi piove poco, cosa c’entrano i nostri allevamenti intensivi? Cos’è, il nostro impegno nell’allevare le vacche attira più pioggia da noi e fa piovere meno altrove? Non mi pare neanche questo.
Per cui, tutti questi discorsi sull’acqua alla fine sono campati in aria per la gran parte: ti impressionano con numeri che sembrano dire chissà cosa, ma – ammesso che siano corretti – non vogliono dire niente.
Restando ai fatti, l’allevamento di massa dà da mangiare a più gente, sia perché produce più carne, sia perché ne abbassa il prezzo. Tant’è che quando gli allevamenti non erano di massa, la carne era roba da ricchi. Oggi è vero che ci sono squilibri alimentari per eccesso di cibo, ma in passato c’erano per difetto di cibo. Meglio per eccesso, perché si correggono con l’educazione, che per difetto, perché a parte NSGC, nessuno è capace di fare la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
L’allevamento intensivo pone altri problemi (gli antibiotici, l’inquinamento delle falde, le sofferenze in parte evitabili degli animali), ma non certo quello di affamare la gente.
“il veganismo salverà il mondo”
Ecco il peccato. Non è certo peccato essere vegetariani/vegani, ma lo è se questo diventa l’ennesimo messianesimo sbagliato. Se poi la motivazione ideologica non è una semplice scelta personale, ma la tesi “non siamo onnivori”, questo è la solita negazione della realtà, e sappiamo dove si va a finire ogni volta che si nega la realtà.
Appunto. Infatti ci sono articoli che confutano questi dati e li ho anche letti ma non ho voglia di cercarli perché è come assecondare i pazzi. L’uomo ha sempre mangiato la carne, ci sono specie che non hanno ragione di esistere se non per essere mangiate, le proteine della carne sono insostituibili. Ho visto alla televisione una che vive con una gallina come animale da compagnia, la porta al guinzaglio, la accarezza, la abbraccia e la bacia e non è un caso isolato. Per quel che mi riguarda la rinchiuderei in manicomio. I vegani sono pazzi. Punto.
…e chi si inginocchia di fronte a un (cosiddetto) tabernacolo vuoto?
Non si potrebbe metterlo insieme a un vegano o a uno sciamano?
Il Tabernacolo non è vuoto…
Ma per te che non vedi differenza, si può dire che non c’è differenza e non farebbe differenza spiegarti la differenza.
Lo pensò pure un parroco a Bolsena ma il sangue uscì dall’ostia e bagnò il corporale. E’ ad Orvieto nel Duomo. Vatti a fare un giro così ti guardi pure l’Anticristo del Signorelli e capisci di chi resterai vittima se la non la smetti di dire certe cretinate.
Peraltro è ben lunga la serie di Miracoli Eucaristici…
In particolare quelli dove l’Ostia Consacrata ha preso forma e sostaza di tessuto umano corrispondente al muscolo cardiaco ed è inoltre divenuta incorruttibile.
Le certificazioni sono scientifiche e redatte da laboratori “super partes”, come si userebbe dire…
Dai Alvise, fai una ricerca e fatti un cultura 😉
Certo e studiati scientificamente. La Chiesa è tacchente su queste cose. Pure un giro a Lanciano potresti farti. Lì c’è tutta la documentazione scientifica esposta:
https://youtu.be/rGqvtv7TEso
…i miracoli ( quando hanno certificazioni scientifiche in carta da bollo) (certificazioni scientifiche della impossibilità di nessuna certificazione scientifica!) sono fatti prodigiosi che la scienza (cosiddetta) non è in grado di spiegare.
Come dice “peraltro” pure Dylan Thomas in una sua poesia: il mondo è “ball of magic”!
… e quindi??
…e quindi dai miracoli (cosiddetti) non si pole saltare diretti a Dio Creatore e Signore di tutte le cose!
C’è chi gli viene di saltare e chi no!
Ah ecco…
E tu dove salti, diretto o indiretto… cioè ti dai una spiegazione o preferisci far finta di nulla?
…non mi do nessuna spiegazione e non fo finta di nulla, semplicemente
non ci credo a questi fatti cosiddetti miracolosi!
Non ho mai visto, per esempio, verifiacarsi un fatto cosiddetto miracoloso
alla mia presenza!
In casa mia mai guarito nessuno! Tutti morti!
O anche la morte è un miracolo?
Morire si muore tutti… il miracolo talvolta è come si muore.
Se l’Ostia si trasforma in carne e sangue non è che ci siano molte interpretazioni.
Eh, ma lui, l’Alvise, non l’ha mai visto accadere in sua presenza… (SIC)
E non è che può fidarsi di quello che può andare a vedere e di quello che altri (anche non-credenti) hanno certificato.
D’altronte come Gesù ha detto:
«Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.» Matteo 12,39
Sentir parlare di etica per quanto riguarda gli animali mi fa venire l’orticaria. Magari da parte delle stesse persone che l’etica se la mettono sotto i piedi quando si tratta di frantumare un bambino nella pancia della mamma!
Giusi: ti darei uno smack ma purtroppo un bambino frantumato nella pancia mi fa passare l’estro. Hai ragione.
Scendo un po’ più terra-terra: Niente carne, niente uova, niente formaggi, niente pesce né alimenti prodotti da animali… ma un bel paio di scarpe prodotte da una ditta che sfrutta il lavoro minorile nei paesi sottosviluppati?
Smetto di commentare perché poi mi sale la pressione…
“frantumare un bambino nella pancia della mamma”
(perché non spappolare, pure?)
Il termine non cambia la cruda realtà di certo tipo di interventi (frantumare o spappolare vanno bene entrambi).
O sei ignaro di certe pratiche?
…maciullare, pure, andrebbe bene!
Perché a dire il vero ora cercano di spappolare il meno possibile (i pezzi “sani” hanno un discreto mercato).
aho,datemi una costoletta ( vulgaris: cotoletta) alla milanese, uno strolghino di culatello,un fiocco di san daniele, e risolleverò il mondo-non so- il mio morale di sicuro….. 🙂
Vale: va bbe’… mi hai strappato uno smack! 😀
A me invece un po’ di bombette alla brace e una succulenta bistecca a cottura media! 🍗
Da Tito, trattoria nota per la bistecca alla fiorentina, c’è un cartello in vetrina con scritto “Non si fa più cotta”.
E anche “No ameritalian food here”. E “cappuccino with steak, 10.000 euro”.
Per i vegani e i noiosi in genere “Se poi vu’ mangiate a casa l’è meglio”.
@Vanni
Dove sta questo Tito?
A Firenze, in via San Gallo. Ma io non ci sono mai stato: ho seguito l’ultimo consiglio.
Ok, prendo nota… 😉
Standing ovation per Tito! L’avete mai sentita questa? E’ da rotolarsi!
https://youtu.be/fJaYIsamxiI
Le donne vegetariane diventano meno aggressive. L’animalismo alla wwf è profano, ma la frugalità ben intesa no. L’elemento della femminilità è il latte, non il sangue.
Vito: perché le donne? Non generalizziamo, grazie. Tra l’altro questo fatto che sono meno aggressive, ho constatato personalmente con quelle che conosco, non è assolutamente vero.
Cavolate immani! Vatti a leggere le pagine delle vegane con auguri di morte violenta a tutti quelli che mangiano la carne! Che significa l’elemento della femminilità è il latte? La femminilità ha un elemento? Non lo sapevo. Allora può essere pure il sangue dato il mestruo. Quando cessa cessa la capacità di procreare. A parte che le vegane manco latte bevono! Qual è il loro elemento: il tofu?
Cercavo altro e ho trovato questo: https://it.pinterest.com/pin/73816881366902298/
Carà un caso o no ma mme piace!
Che appetito! 😀
Mi sembra che Gesù risorto, nel Vangelo di Giovanni, faccia una gran bella grigliata con 153 grossi pesci… e sono certo che a Pasqua mangiasse l’agnello, come da tradizione ebraica. Se Gesù non era vegetariano, né tanto meno vegano, io non voglio esserlo!
“associazioni di consumatori”… (questo per dire che “i consumatori” non hanno sempre ragione…)”
Qui bisognerebbe anche distinguere i consumatori dalle associazioni che li rappresentano, le quali purtroppo in gran parte sono diventate il teatrino privato di altri personaggi in cerca di visibilità…
“Da me il personale di un piccolo supermercato incarta la roba che butta nel cassonetto…sapendo che c’è chi la sera ci va a frugare.”
Questa è effettivamente un’idea originale ed efficace, perché in questo modo possono favorire l’affamato senza esporsi alla denuncia (perché anch’io so che è come ha detto Piero).
“Le donne vegetariane diventano meno aggressive.”
Quelle che si leggono e vedono in giro, direi proprio di no. Anzi, mi paiono isteriche. Forse perché le militanti isteriche si notano di più e nascondono le altre, chissà…
“L’elemento della femminilità è il latte, non il sangue.”
Qui non sono nel mio, ma mi pare che la puerpera durante l’allattamento deve nutrirsi bene anche con le proteine della carne… o no?
Diciamolo chiaramente:
La maggior parte di quelli che vengono chiamati “sprechi” sono in realta’ derivanti da obblighi di legge, e non dalla cattiva condotta (media) dell’utente finale, che viene sempre piu’ colpevolizzato, sia dai media sia dalla Chiesa.
E’ fenomenale la sparata dell’allora Arcivescovo di Milano secondo il quale i milanesi sprecherebbero ogni giorno non so quante tonnellate di pane… A conti fatti, quelle tonnellate di pane corrispondevano allo spreco di ogni milanese di circa 35 grammi di pane… Manco una michetta, e senza manco contare che a Milano non ci stanno solo i milanesi, ma anche chi ci viene soltanto a lavorare…
Quindi, al pari di quello che ho detto che quel che resta negli esercizi commerciali non puo’ piu’ PER LEGGE neppure essere REGALATO (da universitario vedevo gli scouts che vendevano le torte fatte dalle mamme per beneficenza, adesso e’ reato!), qualunque commerciante che producesse molto piu’ di quello che vende chiuderebbe in poco tempo. Gli “sprechi” sono generalmente relativi a giorni di “magra” per vari motivi (scioperi, condizioni meterologiche fortemente avverse, lavori in corso davanti, ecc ecc.) altrimenti PRIMA non si sarebbe patita la fame no? Quale sciocco panettiere infornerebbe centinaia di kg di pane in piu’ che sa gia’ che non venderebbe?
Dicevo, la maggior parte degli sprechi si devono alla Politica Agricola Comune, guarda caso gestita dall’ Europa.
E’ per questa ragione che tonnellate di arance siciliane vengono schiacciate dai trattori, paradossalmente per non “abbatterne il prezzo”. E sentivo, non so quanto sia verificata questa notizia, che carichi e carichi di grano, frumento in genere e riso vengono gettati dalle navi cargo al largo della costa toscana, sempre per non farne “abbassare il prezzo”… E le quote latte poi?
Quindi non e’ un problema di produzione, e’ solo un problema di finanza globale (e questo SI’ che e’ un problema generato dagli Occidentali, ma i pauperisti fingono di non vederlo).
@Piero
Su coltivazioni nel Terzo Mondo, avrei dovuto precisarlo, bisogna distinguere tra i possessori di piccoli appezzamenti e grandi produttori. Sono i secondi che usano concimi e prodotti chimici vari, anche proibiti al Nord. Perché? Più produci e più guadagni. Il commercio equo e solidale aiuta i piccoli produttori, quelli strozzati dai mercanti, ad avere un reddito dignitoso e i prodotti solitamente sono biologici.
Sul tema della finanza sono perfettamente d’accordo. Temo che sui ‘pauperisti’ ti comporti come quelli che criticano Papi, Cardinali e Vescovi dopo aver letto unicamente la versione di Repubblica (o di Libero o di molti altri), senza preoccuparsi di verificare il discorso originale ed integrale.
bisogna distinguere tra i possessori di piccoli appezzamenti e grandi produttori. Sono i secondi che usano concimi e prodotti chimici vari,
1)Ma come? Non erano le brutte e cattive multinazionali che OBBLIGAVANO i poveri contadini ad utilizzare le loro sementi e i loro concimi?
2) Se un grande produttore perde il 10% del raccolto (o degli animali) puo’ sopportarlo, se lo perde il piccolo contadino e’ in rovina. Quindi fara’ piu’ uso lui di concimi e antiparassitari vari.
3) il piccolo contadino non ha chimici e agrari capaci di dosare opportunamente concimi, antiparassitari e roba varia. Di solito va “ad occhio”…Chi ti garantisce che usi la quantita’ minima necessaria?
4) non e’ che si faccia tutta questa differenza quando importiamo migliaia di tonnellate di olio tunisino o arance (a spese dei produttori nostrani). Dove c’e’ scritto da dove provengono?
5) il desiderare prodotti “biologici” e’ una immane … non lo dico… in quanto non hanno NESSUNA DIFFERENZA con gli altri, e costano 10 volte di piu’. Non si capisce poi perche’ fare andare in malora i produttori nostrani. Quelli fanno schifo?
6) perche’ i piccoli produttori non vendono all’INTERNO del proprio paese, invece di mandare in giro per il mondo (sprecando carburante, ti sei dimenticato il “veleno” CO2, no?) le proprie merci?
E’ proprio il mio verificare il discorso originale ed integrale invece che mi fa preoccupare, e parecchio anche, ma in questo articolo saremmo OT, quindi sorvoliamo.
@Piero
sono farmacista e anche recentemente ho letto un articolo da fonti serie su uno studio che verificava la differenza qualitativa tra un prodotto biologico e uno no. Se ti vuoi informare realmente su cosa pensano i pauperisti, sul commercio equo e solidale, leggi qualcosa di Francuccio Gesualdi o cerca qualche titolo nel catalogo della EMI ad esempio. Io sono un po’ stanchino (cit.)
https://nicolevucentini.wordpress.com/linganno-del-cibo-biologico/
http://www.greenme.it/mangiare/prodotti-biologici/8447-cibi-biologici-differenze
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0921800911000127
Sul cosiddetto commercio “equo e solidale”. La prima affermazione e’ questa: si tratta di beni a redditivita’ troppo bassa per garantire sviluppo a chiunque.
Cosa intendo per “redditivita’”? Per redditivita’ intendo la quantita’ di soldi che e’ possibile tirar fuori da una certa quantita’ di lavoro, espressa in ore-uomo, fatta per produrre qualcosa. Se un uomo produce 15 tonnellate di zucchero l’anno, e lo zucchero costa 100, venduto con un margine di 10, per ogni tonnellata, evidentemente quest’uomo guadagnera’ al massimo 150.
Questo dato non e’ inficiabile da nessuna considerazione di tipo politico: datosi che il prezzo di mercato e’ tale, e che per produrre certe quantita’ di qualcosa occorrano X uomini, calcolare il reddito massimo teorico non e’ difficile, che si tratti di coltivatori di barbabietole o di coltivatori di canna da zucchero.
Ora, prendete una popolazione dedita alla coltivazione di barbabietola, come nella bassa ferrarese. Convertite la produzione in canna da zucchero. Ammesso che cresca nel ferrarese e che anche produca la stessa quantita’ di zucchero, si da’ il caso che per arrivare alla stessa quantita’ di zucchero ci debbano lavorare cinque volte tante persone.
Ora, se il singolo agricoltore oggi guadagna, diciamo 20.000 euro l’anno, il suo reddito calerebbe a 4000. Il suo operaio, dovendo dividere con altri 4 il reddito che lo sfama, verrebbe a guadagnare un quinto , cioe’ piomberebbe nella miseria piu’ nera.
Adesso proviamo a pensare di convertire una piantagione di zucchero di canna in barbabietole. Innanzitutto, il reddito quintuplicherebbe. Inoltre, mentre lo zucchero di canna viene trasportato spessissimo in forma liquida e poi lavorato altrove, lo zucchero di barbabietola necessita di lavorazione industriale. Occorrono ingegneri chimici, meccanici, elettronici, eccetera.
Il che significa una cosa molto semplice: il primo passo per lo sviluppo consiste nel passaggio da produzioni a basso reddito , verso produzioni ad alto reddito. La prima operazione da fare nei confronti dei paesi poveri non e’ quella di comprare le cose che producono oggi, perche’ li si mantiene nella miseria: una produzione a basso reddito produce SOLO miseria, per quanto sia alto il numero di addetti e per quanto sia grande il fatturato.
Qual’e’ il problema? Il problema e’ che il cosiddetto “commercio equo e solidale” non va a comprare microchip o software in brasile, ma ci va a comprare caffe’ nemmeno torrefatto e canna da zucchero. Due delle produzioni a piu’ basso tasso di reddito del mondo.
Cosa si otterra’ in questo modo? Sviluppo? No, si otterra’ che sempre piu’ gente sara’ impegnata in un settore economico senza riscatto, perche’ i pochi soldi che si guadagnano con tale produzione vanno divisi in troppi.
Coltivazioni come il farro, la ghianda, la castagna, ed altre sono scomparse proprio perche’ il reddito era basso. Il contadino coltivava piante con una redditivita’ maggiore, abbandonando quelle coltivazioni poco produttive e poco redditizie , per le quali la stessa terra produceva beni meno costosi e specialmente con meno utile.
Questo e’ il primo danno del cosiddetto commercio equo e solidale: sostenere settori produttivi a basso reddito ma ad alta “radicalchichness” . E’ bello e figo pensare ai contadini sudati che tagliano la canna da zucchero, cantando il gospel. Il problema e’ che questi cantano il gospel della miseria, e se si continua a comprare quell roba continueranno cosi’.
Il secondo problema e’ questo: il valore aggiunto. Se per un prodotto molto raffinato sono necessari 10-15 passaggi, il risultato e’ una catena di distribuzione, di trasporti e di servizi che non solo ne alza il prezzo, ma ne alza il reddito. Non c’e’ dubbio alcuno che per arrivare alla produzione di un microprocessore si produca piu’ PIL (e quinsi si sfami piu’ gente) rispetto a quando non si produce un sasso dipinto.
I paesi che commerciano cose piu’ raffinate e lavorate non fanno altro che veder salire la propria bilancia commerciale, per la semplice ragione che se il lavoro si paga, la produzione piu’ lavorata e piu’ industriale e’ proprio quella che sfama piu’ gente.
Ora, entrate in un negozio “equo e solidale”. C’e’ tutta roba che non solo e’ pochissimo lavorata, ma e’ VOLUTAMENTE cosi’. Quasi viene ostentata la mancanza completa di lavorazione industriale, quasi fosse un pregio. Quasi come se il prodotto piu’ primitivo fosse quello che maggiormente rispetta e arricchisce queste popolazioni.
Ma non e’ vero: se comprassimo lo zucchero di canna ALMENO in sacchi ,dovremmo almeno pagare un tizio che mette lo zucchero dentro i sacchi. Magari prima o poi qualcuno lo farebbe con una macchina, e qualcun altro si troverebbe a doverla manutenere. E’ cosi’ che si produce sviluppo. Invece no, lo zucchero in questione viene esportato in forma liquida, perche’ e’ piu’ semplice ficcarlo dentro una nave cisterna: la follia pura.
Quello che non sanno e’ che se almeno si iniziasse a lavorare almeno in parte quello zucchero, la donna contadine diventerebbe probabilmente la moglie di un operaio, e forse un figlio su tre potrebbe studiare. Alla seconda generazione, il figlio di operai potrebbe mandare un altro figlio a scuola.
E’ cosi’ che funziona lo sviluppo: la produzione si sposta sempre di piu’ verso beni piu’ redditizi, e piu’ lavorati, in modo da accrescere sia il valore dei servizi che il margine di contribuzione.
Invece, questi signori contribuiscono ad aumentare una domanda di prodotti primitivi, poco redditizi e addirittura seminano una cultura secondo la quale il cioccolato grezzo sarebbe migliore e aiuterebbe di piu’ i contadini che lo coltivano.
L’ultima fregnaccia che raccontano questi signori e’ che in questo modo essi andrebbero contro le multinazionali perche’ la gente compra cose che non passano per le mani sporche dei capitalisti.
Al contrario: mantenendo una domanda di prodotti a bassa raffinazione e a bassa redditivita’, di fatto consegnano alle multi il monopolio sui prodotti piu’ redditizi. E’ chiaro che il nostro radicalchic andra’ a comprare cioccolatini equi e solidali, fatti con una pressa di legno, a 5 al giorno , in qualche luogo a-la-page.Il guaio e’ che in questo modo non vanno a fare concorrenza al prodotto industriale, che con i suoi 356 ripieni e i 22 formati diversi occupa il resto del mercato.
E questo vale per tutto: comprando vestiti di lana grezza, non si fa concorrenza a Chanel, per la semplice ragione che si tratta di mercati diversi. Quello che si fa e’ condannare una parte del pianeta tutto sommato produttiva ad un settore non competitivo dell’economia, vivacchiando su acquisti che sanno di elemosina, a stare a testa bassa e a non provare nemmeno ad entrare nel mercato dei beni altamente produttivi.
Se i signori equi e solidali fossero davvero interessati allo sviluppo, dovrebbero iniziare a scegliere produzioni piu’ redditizie, come primo passo. In secondo luogo, dovrebbero iniziare a chiedere il prodotto sempre piu’ raffinato: almeno confezionato e semilavorato, per iniziare. Solo inquesto modo si formano le prime figure professionali a reddito piu’ alto.
Ma finche’ dai paesi poveri si continuano a comprare dei beni abasso reddito, e per di piu’ ci si ostina a preferire ideologicamente (o radicalchicchescamente) il prodotto meno lavorato, non si fara’ altro che rinforzare la gabbia di miseria nella quale questi paesi vivono. Si continua ad alimentare un mercato che produce solo POVERI.
E la cosa non fa altro che autoalimentarsi, nella misura in cui a piu’ poveri corrisponde una maggior propaganda contro la miseria, la quale non produce altro che altri acquisti equi e solidali, i quali sostengono proprio lo status quo che produce miseria.
Il DRAMMA dei paesi poveri e’ quello di produrre solo beni a bassa redditivita’ e a scarso valore aggiunto. Sostenere tali commerci non fa altro che mantenere in vita tale status quo. Non per niente i paesi che stanno sviluppandosi, come Cina ed India, non lo stanno facendo vendendo stracci e riso, ma vendendo prodotti raffinati e servizi ad alto valore aggiunto.
Il cosiddetto commercio equo e solidale e’ la cosa piu’ pazzescamente colonialista , iniqua e sciovinista che possa esistere. E’ qualcosa che se praticato su larga scala non solo garantisce alle multinazionali occidentali il monopolio sui beni ad alto reddito , ma mantiene nel loro status quo i paesi poveri.
In compenso, fa un gran figo.
Wow.
“Quella che sta finendo è l’acqua pulita e le cause sono industria, agricoltura e allevamento che producono come se non ci fosse un domani.”
Ripeto la mia domanda di prima: dov’è che in Occidente sta finendo l’acqua pulita, in modo sistematico (non mi riferisco a qualche temporaneo periodo di siccità)?
Non sta finendo in termini di quantità, sta finendo in termini di qualità.
E comunque l’Occidente è in parte responsabile dell’inquinamento dell’acqua anche in altre parti del globo, ad esempio con lo sfruttamento minerario dissennato e con l’uso di sostanze tossiche in agricoltura che nei Paesi Occidentali sono vietate.
Dovrei andare a cercare (e ho da fare) ma temo che tu sovrastimi le nostre capacità di allevare animali, credo che in realtà noi importiamo parecchio per il nostro fabbisogno. Quando si discuteva di agnelli pasquali mi ricordo che avevo trovato che buona parte di questi agnelli li importiamo.
@Enrico:
“E comunque l’Occidente è in parte responsabile dell’inquinamento dell’acqua anche in altre parti del globo, ad esempio con lo sfruttamento minerario dissennato e con l’uso di sostanze tossiche in agricoltura che nei Paesi Occidentali sono vietate.”
Ecco l’ennesimo cortocircuito logico della chiesa pauperista-terzomondista. Anzi due!
1) Allora, se ho ben capito, nei benedetti paesi del Terzo Mondo si utilizzano in agricoltura e allevamento sostanze tossiche che sono vietate nei paesi occidentali… e la colpa sarebbe dell’Occidente? e perche’ mai, di grazia? Chi li costringe?
2) questi stessi cibi che vengono prodotti utilizzando sostanze tossiche, li IMPORTIAMO. E con questo va a farsi benedire anche la storiella equa e solidale dal dovere morale di importare prodotti dai paesi del terzo Mondo per farli crescere economicamente…
Bene bravi, 7+.
ot, ma non so quanto.
d’altronde il mondo è vario: oltre ai vegani,ai pastafariani,e chissà cos’altro, adesso vien fuori pure questo:
TRANS-GENDER SORPASSATO, E’ DI MODA IL TRANS-SPECIES
Maschi omosessuali si travestono da uomini-cane e come tali si comportano (ognuno ha il proprio padrone a cui ubbidire)
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4253
@Enrico
Ha già risposto in gran parte Piero. È che le associazioni ambientaliste hanno fatto passare una specie di manicheismo chimico, per cui le sostanze chimiche si dividerebbero categoricamente in “sane” e “nocive”, e le seconde sarebbero esclusivamente umane. Le cose non sono così nette e bisogna piuttosto ragionare sul rapporto costo/benefici: non è che un aumento di sostanze tossiche nell’acqua dev’essere necessariamente un dramma; l’importante è che il costo sia molto circoscritto e sia giustificato da un beneficio maggiore. Dunque, se posso accedere a frutta, verdura e carne più facilmente che in passato e non sono costretto ad una dieta squilibrata a causa della loro penuria, pago il prezzo di un po’ di nitriti e nitrati in più nell’acqua. Alla fine il parametro da osservare è la qualità finale della vita: mi pare significativo che l’età media umana in occidente sia in continuo lento aumento; e se ora pare che ci sia una flessione, l’elemento di novità è la crisi economica, non l’inquinamento.
Ci sono certamente casi eclatanti, come la Terra dei Fuochi (ma da quelle parti è più noto, e da lungo tempo, l’inquinamento della Piana del Sarno), ma non è così dappertutto. Anche la questione dei limiti alzati per legge è più complessa: per esempio, nel Lazio, ci sono interi paesi dove l’acqua ha un contenuto di arsenico più alto della media, per motivi totalmente naturali (sono terre di natura vulcanica). Per secoli la gente l’ha bevuta, e recentemente è diventata fuorilegge per direttive europee: roba assurda. Procedendo per associazione di idee, l’arsenico è presente anche nel pesce e nei frutti di mare, e particolarmente nel riso (tant’è che recentemente è stata consigliata una moderata cautela nella somministrazione di riso ai bambini molto piccoli). Non per l’inquinamento, ma per via del metabolismo di quegli esseri viventi. Man mano che capiamo di più il mondo che ci circonda, ci rendiamo conto che è una macchina che ha interazioni assolutamente complesse, e ne conosciamo solo una piccola parte.
Dunque, tutto va interpretato correttamente. Da ingegnere, a volte mi pare che tutta questa attenzione ai dettagli sia pari all’attenzione che un ingegnere di formula uno dà all’auto da competizione, vista come una serie di parametri da ottimizzare per vincere la gara. In formula uno è normale; se la applichiamo all’uomo, e il risultato finale non è una velocità, ma la lunghezza della vita (perché ci dicono: ah, mangiare troppa carne rossa diminuisce la durata della vita di tot anni, eccetera), è una vera e propria ossessione; anche perché la macchina la costruisce l’ingegnere, e quindi la domina: il mondo non l’abbiamo fatto noi, e ne abbiamo giusto un’idea molto parziale in relazione al suo funzionamento. Inoltre l’ingegnere può facilmente verificare se la sua ottimizzazione ha funzionato, in gara; mentre è tutto da verificare che le previsioni sulla vita di ciascuno di noi siano corrette. Dicevo ossessione: alla fine si finisce come quel pazzo di Michael Jackson che dormiva in una camera iperbarica perché l’avevano persuaso che allungava la vita.
È già un assurdo laico; come cattolici, poi, è ancora più vero che non dobbiamo essere ossessionati dalla durata della vita. Dobbiamo prenderci ragionevolmente cura del nostro corpo, così come ce l’ha dato il Signore, ma alla fine non abbiamo nessun potere sul giorno della nostra morte.
@Fabrizio
Concordo con la parte finale del tuo commento. Sulla prima parte la penso diversamente. Non ho risposte per sfamare l’umanità, quello che vorrei sarebbe un’agricoltura in grado di sfamare la popolazione attuale e che nello stesso tempo non danneggi le generazioni future. Non sono convinto che l’agricoltura e l’allevamento intensivi possano soddisfare entrambi i miei desideri. Ma non mi piacerebbe nemmeno l’agricoltura biologica se non riuscisse ad essere accessibile a tutti.
Contadini di diverse parti del mondo, da secoli, senza contatti tra loro ma con in comune il possedere poca terra, sai cosa fanno? Coltivano insieme mais e fagioli. Sono un’alimentazione praticamente completa e permettono al terreno di mantenere la fertilità negli anni. Cosa vuoi, io ci vedo la mano divina che ha inteso dare supporto pratico al ‘crescete e moltiplicatevi’ ma ha anche voluto difendere i poveri dagli ingordi di terre.
on sono convinto che l’agricoltura e l’allevamento intensivi possano soddisfare entrambi i miei desideri. Ma non mi piacerebbe nemmeno l’agricoltura biologica se non riuscisse ad essere accessibile a tutti.
Insomma allevamenti e coltura intensiva NO, perche’ inquinano.
Agricoltura biologica NO, perche’ non sarebbe “accessibile” a tutti.
Insomma, crepate, cosi’ non inquiniamo il mondo…
L’agricoltura biologica, come direbbe qualcuno, E’ UNA SOLENNE SCIOCCHEZZA.
“Cosa vuoi, io ci vedo la mano divina che ha inteso dare supporto pratico al ‘crescete e moltiplicatevi’ ma ha anche voluto difendere i poveri dagli ingordi di terre.”
Menzionare la mano divina è giusto e in realtà se oggi ci sono problemi, alla fine, è perché ci siamo ribellati. È probabilmente anche vero che, proprio perché non ci affidiamo più alla mano divina, anche in quel campo stiamo lì a scervellarci per trovare soluzioni totalmente umane, che non possono che mostrare grossi limiti. Tutti a discutere sulla pioggia che manca (o sovrabbonda), ma nessuno che si ricorda che prima di tutto bisogna pregare il Padreterno perché la mandi (o non la mandi). Ma è anche vero che la popolazione è aumentata di parecchio, rispetto a quanto era il normale in passato, per cui è abbastanza scontato che si debbano usare soluzioni tecnologiche diverse da quelle del passato, anche se hanno funzionato per millenni (ma forse funzionicchiato più che funzionato, perché non hanno evitato gravi carestie, che oggi sono sparite dalla circolazione; quelle che rimangono sono dovute a guerre e ladrocini).
Sul biologico… Il lato positivo del biologico è quello di far presente che fertilizzanti e concimi chimici non sono gli unici strumenti che abbiamo. Se qualcuno mi dice che usando la lotta biologica può diminuire l’uso di prodotti di sintesi, bene. Ma rigetto l’approccio massimalista, che però è implicito nella stessa definizione di biologico (100% metodi “sedicenti naturali” e 0% chimica di sintesi): il coltivatore che pensa di dimostrare chissà cosa perché usa solo coccinelle in realtà sfrutta l’effetto gregge, cioè la protezione indiretta che diserbanti e disinfestanti usati da altri agricoltori gli garantiscono perché riducono la diffusione di infestanti e malattie. Questa cosa è notissima, per esempio, per quanto riguarda la copertura dei vaccini – e tu, essendo farmacista, lo sai di sicuro. In altre parole: nessuno ha mai dimostrato che il biologico può scalare oltre una certa quota di minoranza.
PS Sulla differenza del cibo biologico da un punto di vista dell’alimentazione, si trova di tutto e il suo contrario. Per esempio, questo studio di AltroConsumo dice che non ci sono differenze:
http://www.altroconsumo.it/alimentazione/prodotti-alimentari/news/mangiare-bio-non-fa-la-differenza
La spiegazione di queste contraddizioni sta probabilmente nel fatto che fanno più differenza altri fattori, quali l’attenzione del produttore alla qualità del processo produttivo. In altre parole: conta di più il controllo di qualità nella filiera che non la scelta bio/non bio.
E quando ne manda qualche goccia (d’acqua) in più del previsto sono disastri!
(Anche grazie ai disastri costruiti da mani d’uomo…)