di Emanuele Fant
Expo esiste, e mi pedina. La sua mascotte, con il volto fatto di cibi sani (due banane come labbra, un aglio per naso, un ananas come capigliatura), mi compare mentre provo a dormire: “Emanuele sto arrivando… Non mi avete atteso invano… Ma che aspettate a finire i sampietrini della Darsena?”
Quando le guglie del Duomo saranno riconvertite a maxi spiedini, Milano avrà completato la sua mutazione: da metropoli, a esposizione con dentro della gente che ci vive. Il tema è l’alimentazione, e qui in Lombardia, già da tempo, mandiamo a memoria gli ingredienti esatti della Zuppa del casale, siamo esclusi dal Servizio sanitario se non facciamo uso di zucchine a chilometro zero, sappiamo riconoscere la provenienza di uno scamone dall’inflessione con cui ci si rivolge. Ogni progetto scolastico, ogni nuova pubblicazione, ogni convegno, ogni spettacolo teatrale, ha a che fare con il cibo, in una frenesia bulimica di cui ancora non si vede il dessert, ovvero la fine.
I vertici di Slow Food mi faranno inseguire da una bufala campana con la certificazione, ma lo voglio dire: con tutta questa educazione, rischiamo la nausea ancora prima di infilarci il tovagliolo. La natura e i suoi frutti benedetti vanno presi sul serio, ma è una conquista dello spirito pure scartare merendine senza cercarne i coloranti sulla confezione. Vivono bene gli chef della televisione, con l’umore sempre appeso a un errore di cottura? Io mi rifugio nei miei progetti alternativi.
All’Expo della mia immaginazione nel padiglione del digiuno non c’è niente, nemmeno il padiglione. In quello dei poveri della Stazione Centrale peschi da una fila di cestini, e impari se è corretto abbinare un avanzo di Happy Meal e una carota dell’altro ieri. All’Expo della mia immaginazione la madrina è Benedetta Parodi, che considera “ricetta” le tre fasi per aprire la confezione del prosciutto. All’Expo della mia immaginazione ti porti da casa i panini, perché a ognuno, in fondo, basta il fatto di pranzare insieme
fonte: Credere
Ce li vedo, quelli sempre a dieta come me, un sabato mattina, al padiglione del digiuno, per un Nutella Party.
Sarà, ma come ho letto in un altro forum, non c’è da credere molto che il ritorno economico per la collettività, ripagherà appieno le spese fatte per l’expo.
Come accadrebbe, ancor più, per le olimpiadi, se il comitato olimpico avesse la malaugurata idea di assegnarcele. Speriamo di scampare questo pericolo per tanti anni ancora. A69
Carissimo Emanuele, mi permetto il tu, spero non te ne abbia a male! Volevo solo farti i complimenti per l’articolo che mette in luce con pochi, riuscitissimi tratti un grande equivoco di cui si stanno rendendo conto in pochi. O forse non vogliono rendersene conto. Quello dell’effimero. Grazie davvero, ti leggo sempre volentieri.
Molto bene, Emanuele.
Oooooooohhhhhhh! Finalmente! Argomenti anti expo ne ho letti alla nausea, ma finalmente leggo quello che sentivo davvero…nella pancia!
Expo che dire….tutti fissati col biologico. Così per togliermi una curiosità ci sono entrata una volta in un negozio biologico, tipo una gita và. Tutta frutta bella piccola, perfetta, lucida. E poi ho pensato all’orto dello zio di mio papà, dove la zucchina pesa mezzo chilo e la mela è bitorsoluta e imperfetta. Quello si so esattamente che è biologico perché ho visto per settimane come li coltiva, e Mammanatura fa le cose imperfette come gli esseri umani. E allora tanti cari saluti al supermercato bio con file di roba perfetta e identica!