Elogio della coppia

Titolo del Film: Le Pagine Della Nostra Vita

di Claudio Risé  per  l’Osservatore Romano 

Coppia è bello. Nella variegata saggistica sulla relazione e i rapporti affettivi si nota un forte cambiamento: dallo sguardo negativo sulla coppia come stabile organizzazione della propria vita affettiva a una riscoperta del suo valore. Le ultime riflessioni sulla coppia confermano così le statistiche note da tempo e verificate negli anni, soprattutto nei Paesi anglosassoni, che raccontano come le persone in una coppia stabile vivano più a lungo, si ammalino meno, abbiano situazioni economiche e sociali più risolte e dichiarino di essere più felici di chi invece vive in situazione di singleness.

Vivaci e per certi versi sorprendenti si rivelano a questo proposito saggi provenienti da ambienti culturali lontani da posizioni confessionali, occupati fino a qualche anno fa da lavori che presentavano il single come espressione di una proposta di vita particolarmente avanzata e ricca di sviluppi. Oggi invece proprio queste posizioni vengono confutate tra gli altri da studiosi come Claude Habib (specialista di letteratura del secolo dei Lumi, e docente all’università di Paris III) nel suo ultimo libro Il gusto della vita insieme. Elogio della coppia (Firenze, Ponte alla Grazie, 2014, pagine 142, 14 euro). «Il panegirico dell’autonomia affettiva in sé è vuoto e non porta da nessuna parte» afferma la Habib, ricordando che fare dell’ideale individualistico «lo scopo della vita significa decretare l’inverno perpetuo».cop

L’osservazione della relazione fra uomo e donna nella propria esperienza e in quella degli altri (oltre che nelle intuizioni della letteratura di qualità), porta l’autrice a delineare tratti di una morale laica della coppia che appare singolarmente simile a quella della grandi tradizioni religiose e cristiane. La grande forza e funzione della coppia viene individuata così nell’«esperienza affettiva della cura dell’altro» che produce come «effetto reale» di questa pratica «l’abitudine al bene».

Che dire allora dell’accusa di violenza spesso fatta alla comunità familiare, e dell’oppressione come inguaribile vocazione del maschio? Queste accuse, dice la Habib, derivano «da una visione della storia nella quale le persecuzione delle donne ha preso il posto di qualsiasi prospettiva collaborativa. Le forme antiche di solidarietà non sono più intuitivamente accessibili, né è comprensibile la coesione tra gli esseri umani. A questi legami ormai fuori portata si sostituisce l’intenzione di opprimere. Il risultato sono delle grandi distorsioni». La Habib, come già Ivan Illich nei suoi lavori sul genere, non crede realistico né utile sostituire la categoria dell’oppressione all’evidenza anche di cooperazione e complementarità tra uomini e donne durante il corso della storia fino a oggi. «Prima di essere un pericolo politico, la complementarità è un’esperienza privata assolutamente normale, che continua a ribadire la sua utilità ed anche il suo fascino».

Riconoscere la complementarità tra uomo e donna, osserva Habib, ha molto più senso che sbandierare «il manifesto paritario della condivisione dei compiti». E ironicamente nota che «di fatto è molto meglio non essere in due a cucinare: lo spazio è quello che è. Quando la coppia funziona, ciascuno sbriga le proprie faccende senza chiedersi se è sfruttato o meno». Anche la valutazione della coppia in base alla valutazione quantitativa del «chi fa di più» è futile. «Impossibile stabilirlo» risponde la Habib. Nella coppia «la stima è più importante dell’astratta parità». Rispetto e stima: aspetti dell’amore che nella coppia hanno una funzione portante.

L’unione, conclude, non è affatto una privazione, ma un’opportunità. Tutto il contrario del bunker difensivo e reclusivo cui la si è spesso paragonata negli ultimi decenni. La coppia è piuttosto un luogo di «decollo», nel quale sperimentare la libertà di essere se stessi, sostenuti dall’affettuosa presenza dell’altro. Che (e non è cosa da poco) ti ricorderà anche dopo la morte, come nel verso «e io ti aspetto, ricordati» di Guillaume Apollinaire (fiducioso refrain più volte citato nel libro).

Queste virtù e risorse della coppia tuttavia (come ricorda la stessa Habib) sono state talmente rimosse dalla sloganistica mediatica e politica sulla relazione e la famiglia che vanno in qualche modo reimparate anche dal punto di vista cognitivo e comportamentale per poterle fare pienamente proprie e vivere nelle loro potenzialità. A questo scopo sono assai utili libri comeNoi due. Strumenti per comprendere e migliorare la vita di coppia (Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2013, pagine 212, 10 euro) della psicologa Laura Capantini, che presenta la coppia come il luogo dell’incontro con l’altro, utilizzando supporti narrativi che vanno dal Cantico dei cantici a Roland Barthes. La ricchezza di questa situazione, assieme ai suoi problemi, è presentata utilizzando discipline diverse, dalle scienze della formazione alla psicologia, alla letteratura.

Indispensabile al riconoscimento delle potenzialità della coppia si rivela (anche in questo libro) il sottrarla alla mitologia spesso consumistica dell’innamoramento, osservandola invece nella concretezza della relazione, del tempo, della costruzione di vita e della condivisione delle esperienze affettive e cognitive, corporee ed esistenziali. Un sapere umano collaudato nei secoli, ma da riconoscere e fare proprio calandolo nel nostro (per certi versi nuovissimo) tempo.

 

34 pensieri su “Elogio della coppia

  1. Beh, che dire… il mio blog si basa proprio sui rapporti tra le persone, sulla solitudine e sulle incomprensioni, non potrei quindi che essere d’accordo con quanto scritto qui. Purtroppo il problema è che non c’è più nessuno di libero (e di decente) con cui accoppiarsi -e se c’è- ha qualcosa che non va. Quindi, parole condivisibili ma… in pratica si può fare ben poco.
    La condizione di “single”, tanto millantata e da qualcuno addirittura innalzata a nuovo status symbol e sociale di moda, è banalmente una cacata: io diffido sempre da chi si definisce single e contento. O comunque, si può essere single, e si può essere contenti, ma quasi mai le due cose si possono considerare l’una l’effetto dell’altra.

  2. L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energia in relazionee ha commentato:
    Una bella riflessione sulla coppia. “L’unione, non è affatto una privazione, ma un’opportunità. Tutto il contrario del bunker difensivo e reclusivo cui la si è spesso paragonata negli ultimi decenni. La coppia è piuttosto un luogo di «decollo», nel quale sperimentare la libertà di essere se stessi, sostenuti dall’affettuosa presenza dell’altro. Che (e non è cosa da poco) ti ricorderà anche dopo la morte, come nel verso «e io ti aspetto, ricordati» di Guillaume Apollinaire (fiducioso refrain più volte citato nel libro).

  3. Elena Maffei

    Allora oggi promuovo la “giornata del matrimonio”. Non della famiglia, ma di questo sacramento vocazionale nel quale va vissuta la nostra fede quotidiana. Consiglio di dare un’occhiata alle lettere di santa Beretta Molla al fidanzato.

    1. Sara

      Grazie di questo articolo e di questo splendido consiglio di lettura! La mia pur grande libreria comincia a sembrare molto piccola!!! Comincerò ad alzare pile di libri per terra e saranno le colonne di bellezza e saggezza che sosterranno la mia casa spirituale, fondata però sulla pietra angolare che è il Libro.
      Grazie anche a Viviana, per aver riproposto questa bella immagine che davvero richiama all’essenza della coppia e della famiglia, ma anche al grande fine dell’amore che le sostanzia: memento mori, sì, memento quia pulvis es et in pulverem reverteris, sì, ma se hai accumulato un tesoro che nessuno può toglierti, neanche le catastrofi e neanche la morte potranno farti davvero male!

        1. Giusi

          Eh si! De Gregori scrive proprio delle belle canzoni! Come dimenticare: “sembrava proprio un angelo con gli occhiali” (Pio XII)

            1. Giusi

              Grazie a De Gregori! Scrive delle canzoni bellissime! La prima volta che vidi questo video con le immagini vere del grande Papa Pio XII piansi dalla commozione!

  4. In un tempo dove l’individualismo e il “singolismo” (single-ismo) sembrano assurgere a valore assoluto, ben vengano studi, libri, ricerche, che dimostrino o ribadiscano ciò che in fondo l’Uomo ha sempre saputo…

    In questo pur nel “ben vengano”, potremmo dire si è scoperta (o ri-scoperta) “l’acqua calda”…

    Cosa ci dicono le migliaia di testi (ancor prima delle Scritture) sino a oggi, che cantano “del’amor cortese”, che ci raccontano di attese, passioni, sofferenze, persino guerre, mosse da questo anelito del cuore, da questo desiderio (che non è detto sia sempre “bassa pulsione”) della ricerca dell’Altro, dell’Altra …dell’Amore, guarda caso “della vita”?

    Cosa ci dicono i milioni, miliardi, di storie “comuni”, ma talune tanto poco comuni da essere divenute romanzi, films, canzoni, opere a immortalare un “amore sublime”, un “amore sino alla morte”, un amore per cui spendersi completamente, a cui essere fedeli, da difendere, da proteggere anche fino a morirne appunto.
    Cosa ci dicono anche solo i racconti dei nostri nonni, o padri, quando l’amore della vita era per antonomasia (o per cultura o tradizione, poco importa) uno e uno soltanto… sbocciato magari in giovanissima età, atteso e agognato, coronato nel Matrimonio e vissuto nel combattimento e nelle difficoltà anche, ma sinché “morte non separi”, tanto che a volte anche la morte stessa lo ha rispettato cogliendo assieme gli “eterni innamorati”.

    Che dire della commozione che tutti prende, uomini e donne, giovani e vecchi (tranne i cinici impenitenti forse più per difesa che per altro…) di fronte a simili storie vissute o raccontate. Di fronte a simili storie che non sono solo di “eroi”, ma di comunissime persone. Chi, non avendo avuto ancora simile ventura, non sente di desiderare per sé simile Amore?

    Lasciamo pure che il mondo, specie quello d’oggi, i media, le “intellighenzie”, ci raccontino d’altro, ci vogliano ribaltare il senso dell’essere e del vivere, che è ricerca, ricerca di Amore, di Felicità, di Senso, di Scopo… di Dio infondo.
    Che tutto riportino all’animalesco istinto, al “diritto” di affermare la propria persona, all’ “usare” invece che al “servire”, al “possedere” invece che al “donare”, questo non potrà a lungo ribaltare la realtà delle cose e del nostro essere!

    Mi si permetta una parentesi del tutto personale e mi perdoneranno coloro che su questo blog già di questo hanno letto, ma oggi cade il nono anniversario della morte di colei che mi fu Sposa… persino l’ora in questo momento coincide.
    Morte che per fede ho vissuto come Salita al Cielo, come ritorno al Padre, come Dies Natalis.
    Ore che come in tanti racconti o films (un po’ “strappalacrime”…), hanno visto il suo ultimo respiro tra le mie braccia, nel suo letto, i suoi figli al capezzale… una storia d’amore come quelle di tanti, grazie a Dio, forse non nel suo epilogo, ma certo nel suo svolgersi, tra difficoltà di varia natura, litigi e conflitti anche, incomprensioni anche, ma tutto vivificato dal balsamo dell’amore e più ancora dell’amore umano – di cui ho visto ogni limite in me – dall’Amore di Dio, dalla capacità di Perdono e di Condivisione che ci ha regalato.
    Un senso delle cose che non vorrebbe cambiare nulla di ciò che ho e abbiamo vissuto, perché, non sembri troppo duro, la morte che è giunta in largo anticipo rispetto le nostre umane attese, è meglio, cento volte meglio, di morte e distruzione che vengono oggi da tante separazioni.

    Una storia che ha il suo “happy end” non solo nel conforto e nelle certezze che vengono dalla Fede, ma che ha trovato “forma concreta” in colei che è oggi mia moglie: una “single” come il mondo direbbe, che attendeva il Signore le mostrasse “lo Sposo” e che ha avuto il coraggio di fidarsi quando Lui le ha proposto un “non proprio giovane principe azzurro” che in dote portava anche già tre figli.

    Coraggio “single” che pensate non ci sia qualcuno “pronto” per voi… qualcuno “giusto”, qualcuno “almeno decente”…
    Vi aspetta **il meglio**! Il meglio per voi, che a volte non coincide con chi “ci aspettavamo”.. perché non è con chi ci è troppo simile che si cresce e si matura, non con chi ci dà sempre ragione.
    Ahimè sono i “single” per convinzione che finiscono per darsi sempre ragione e nella loro ragione e spesso infinita solitudine restano…

    Mettete un bel “post-it” fosforescente nella bacheca… del vostro cuore! Li dove Dio guarda tutti i giorni e ogni tanto aggiungete punti esclamativi!!!! Troverà Lui un altro “post-it” che ha la stessa richiesta e il cui cuore conosce nel profondo.
    Bisogna solo fidarsi, applicare un po’ di discernimento che viene dallo Spirito Santo …e avere un po’ di pazienza. 😉

          1. La “versione” di mia moglie riporta più o meno il suo pensiero (che ovviamente su questo ben conosco) e avrebbe molti altri risvolti interessanti…
            Su quelli che mi descrivono taccio (onde evitare pessime figure…), su gli altri ho riserbo perché è giusto ognuno parli di sé. Lei cmq qui legge… difficilmente commenterà perché non è egocentrica come il sottoscritto 😉

            1. Giusi

              E’ una bella storia che già conoscevo dai tuoi racconti precedenti. Per questo mi sono permessa di fare una battuta. Sono certa che, nonostante i tuoi difetti, siete una bellissima coppia! 😀

              1. Non ti devi scusare Giusi… abbiamo acquisito un certa “confidenza” ormai (anche quando ci becchiamo…).

                Ed è vero, nonostante i miei difetti, siamo una bella coppia 😉
                Bello è come il Signore fa sempre di tutto una “cosa nuova”. Così alla soglia dei miei 55 e i suoi 50 appena compiuti, viviamo il nostro Matrimonio e il nostro rapporto, come una novità assoluta (sembra banale…) e come due “giovani sposi” 😉

                1. Giusi

                  Son sicura che sia così! Davvero! Tu sei un uomo che ama veramente la donna e non ne ha paura e lei, che non conosco, sarà stata sicuramente attratta dalla tua solidità. Che il Sgnore vi benedica sempre! Poi lo sai che le “intenzioni di Bariom” sono sempre nelle mie preghiere e il Signore ascolta persino le mie……

    1. Sara

      Bariom, una preghiera per “colei che ti fu sposa” (mi piace questo modo che usi per chiamarla!) e un abbraccio per te!

      1. Sara

        P.S.: non sembra troppo duro che “la morte che è giunta in largo anticipo rispetto le nostre umane attese, è meglio, cento volte meglio, di morte e distruzione che vengono oggi da tante separazioni”.
        E’ lo stesso che ho sempre pensato della morte di mio padre, avvenuta quando avevo 10 anni.

        1. 😉
          La morte di fatto non distrugge l’Amore che portiamo nel cuore per chi ci è caro (anche solo quello “umano”, che pur sempre viene da Dio) … altre cose purtroppo si!
          E son queste da temere.

  5. Elena Maffei

    Mio marito è il miracolo quotidiano nella mia vita, in cui ha portato la fede. Ho creduto sulla sua testimonianza. Marito, amico, padre dei miei figli e apostolo… basta la parola amore per definire tutto questo?
    Grazie bariom e consorte per la vostra presenza.

  6. vale

    se continua di questo passo, lo strumento per comprendere e migliorare la vita di coppia sarà ricorrere ad un muftì.

    già era successo in inghilterra.in olanda ed altri posti( in ighilterra sono un centinaio le corti islamiche).
    http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=WQ&reference=E-2011-008433&language=IT

    ora tocca alla grecia.

    http://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/anche-in-grecia-la-sharia-ha-ormai-i-propri-tribunali/

    “..han reso possibile alla sharia estendere il suo potere ben oltre le loro competenze, anche verso chi cioè non sia né greco, né musulmano, né residente nella Tracia occidentale. Senza che alcuno abbia avuto alcunché da obiettare, anzi col benestare della Corte di Cassazione, che ritiene il mufti «giudice legittimo» non solo verso i cittadini greci musulmani, ma anche sull’intero territorio nazionale e addirittura oltre le frontiere

    Le controversie relative al diritto familiare gli sono state, ad esempio, affidate anche quando uno dei congiunti non fosse greco, ma egizio, australiano, tedesco, moldavo o palestinese. In questi casi, lo Stato è stato assente, benché chiedesse ai livelli amministrativi di non trascrivere sui registri di stato civile i matrimoni tra stranieri e cittadini greci musulmani.

    Non solo: ancor più inquietante è il fatto che i “tribunali” islamici di Xanthi e Didimoticho abbiano esteso la loro giurisdizione a quei casi, in cui uno dei congiunti non era neppure musulmano, bensì cristiano ortodosso. E nessuno ha trovato alcunché da ridire. Ancora: i livelli istituzionali hanno affidato ai “tribunali” islamici il compito d’autorizzare o meno il matrimonio tra minorenni di famiglie greche musulmane, chiudendo al contempo sino ad oggi più di un occhio sulle loro pratiche poligamiche, benché la legge ellenica tuteli la famiglia monogamica. Almeno sulla carta. Ma a che serve, quando poi non vi sia chi la faccia rispettare?”

  7. Alessandro

    Dall’omelia dell’arcivescovo di Genova cardinale Angelo Bagnasco nella solennità di Tutti i Santi:

    ” La nostra Diocesi vive il biennio dedicato alla famiglia, e il Sinodo dei Vescovi ha riflettuto sulla famiglia che è la cellula fondamentale dell’umanità: essa nasce da un uomo e una donna che in Gesù si giurano l’amore perenne, fedele e aperto alla vita. Essa è la palestra dove si impara a stare insieme con amore e dedizione: distruggere la famiglia è distruggere la persona e disfare la società. Per renderci conto di questo, bisogna guardare le cose non in modo superficiale, ma nelle logiche profonde: gli effetti – nel bene e nel male – di solito non si vedono subito ma nel tempo. Però, se si ragiona senza ideologie, si possono prevedere e quindi si devono prevenire.

    Non pochi – nel mondo – hanno interesse a demolire questo grembo e baluardo dell’umano allo scopo di sciogliere ogni valore, ogni punto di riferimento, e così creare incertezza e smarrimento. Il fine ultimo è quello di manipolare meglio le persone e le società per i propri interessi di potere e di economia. Si vorrebbe sdoganare ogni cosa – anche le più turpi come l’incesto di cui si sta parlando in Europa – per distogliere l’attenzione dai veri scopi di tanto libertarismo individuale: il potere, il dominio e lo sfruttamento di pochi su molti.

    I Santi hanno tutti parlato chiaro. Nelle loro diversità non si sono piegati allo spirito del tempo quando questo era contrario al Vangelo e al bene dell’umanità; hanno ricordato che Cristo ha AMATO il mondo ma NON ha AMOREGGIATO con il mondo. E tutto questo non per una bandiera, ma per amore di Dio e dell’uomo. Blondel scriveva che i veri rivoluzionari che hanno segnato la storia sono i santi con la testimonianza della bellezza e della verità di Dio.

    Che i Santi ci diano coraggio a stare al mondo con la schiena diritta e la parola chiara: essa non è nostra ma del Vangelo, quindi non ne siamo padroni arroganti ma servitori.
    Ci diano coraggio a seguire l’esempio dei tanti santi che vivono accanto a noi senza saperlo: nelle nostre case, sulle nostre strade. Sì, la realtà dei santi di tutti i giorni è una moltitudine: ne sentiamo il fascino perché accanto a loro ci sentiamo meglio. E non dimentichiamo i martiri per la fede cristiana: il sangue versato oggi in molte parti del pianeta, la persecuzione a cui sono sottoposti anche quando i riflettori internazionali sono spenti e dimentichi, ci sia di incoraggiamento e di stimolo, provochi un permanente esame di coscienza sul coraggio della nostra testimonianza e sulla bellezza della fede ricevuta in dono.”

    http://www.genova.chiesacattolica.it/home_page/arcivescovo/00364604_I_volti_della_bonta_di_Dio.html

  8. morena

    Ringrazia Dio che ti è andata bene, noi donne siamo piene di spirito di sacrificio…chissà perchè non trovo MAI il commento di una vedova, con tre figli, che ha trovato a 50 anni il “single” che stava ad aspettare lei… Evvia…

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