Il paradosso norvegese

E’ stato molto richiesto. Ecco a voi questo video dirompente IL PARADOSSO NORVEGESE di Harald Eia. Consigliamo la proiezione con dibattito nelle scuole ai professori di religione, nei gruppi di famiglie, nei gruppi giovanili,nei gruppi culturali, anche tra amici. Questo solo video fatto con ironia e simpatia, ma con una intelligenza acutissima ha messo in ginocchio le pretese di scientificità della teoria sociologica-psicologica del gender. 30 minuti di documentario che incatenano al video. Ringraziamo ancora Caterina Masso e Benedetta Scotti  per la traduzione e i sottotitoli in italiano.

Il mito dei paesi nordici come “fari della civiltà” è ancora vivo per tanta gente. In particolare molte donne italiane apprezzano l’origine della ideologia della parità di genere che si è ormai radicata nella società fino a rendere indistinti i ruoli maschili e femminili. Si può riconoscere che certe conquiste siano state positive: sono i paesi dei congedi di maternità di 13 mesi, dei nidi in azienda, del welfare state più sviluppato al mondo. Tutto questo è anche frutto del gender equality, ideologia basata su più di 50 anni di femminismo di cui studiosi e politici nordici sono stati i principali promotori. Nelle loro teorie molti policy maker hanno trovato le basi per portare avanti le politiche per la parità di genere. Basta guardare, per esempio, le Organizzazioni non governative (Ong) e le istituzioni per lo sviluppo svedesi: sono state tra le prime a collegare il ruolo della donna allo sviluppo internazionale e, da allora, a incorporare le politiche per la parità di genere negli interventi sul campo.

Il punto di partenza di queste politiche è il concetto di gender (genere), che si riferisce a dei ruoli – quello maschile e quello femminile – che secondo la maggior parte dei ricercatori in materia sono socialmente costruiti e in costante evoluzione. Ci sarebbe quindi una netta separazione tra il sesso, ossia le differenze fisiche tra uomo e donna, e il gender, che comprende un insieme di comportamenti, condizionamenti e aspettative imposti da parte della società sull’individuo. Su quali elementi debbano rientrare nel concetto di gender, però, non esiste una posizione condivisa. Nonostante questo, quasi tutti i sostenitori di questa tesi sono d’accordo su una cosa: che i gender roles (ruoli di genere) vanno cambiati per liberare le donne da questo insieme di condizionamenti psicologici e culturali collegati al loro essere donne. In questo modo potranno godere di una vera e propria uguaglianza rispetto agli uomini.

È questo quello che si è cercato di fare in Norvegia negli ultimi decenni, attraverso una moltitudine di politiche e piani d’azione. Dal punto di vista normativo donne e uomini sarebbero ormai liberi di comportarsi in maniera completamente uguale. Diversi studi, però, hanno messo in luce il Norwegian gender paradox, il paradosso norvegese del gender. Si tratta di una segregazione verticale tra uomini e donne nei settori di lavoro, che dimostra come le donne continuino a scegliere professioni tradizionalmente viste come “femminili” e gli uomini quelle tradizionalmente “maschili”. Questo fenomeno è stato oggetto di ricerca da parte di Catherine Seierstad, della Queen Mary University of London. La studiosa ha cercato di capire come mai, nonostante tutti gli sforzi normativi per la parità di genere, i comportamenti dei due sessi non rispecchino l’uguaglianza tanto ricercata.Harald-Eia

Mosso dalla stessa curiosità, il comico e sociologo norvegese Harald Eia ha cercato di approfondire la questione attraverso un documentario in sette puntate mandato in onda nel 2010. Eia si è rivolto agli studiosi del gender norvegesi, molti dei quali appartenenti al Nordic Gender Institute, un centro di ricerca nordeuropeo che promuove, raccoglie e diffonde ricerche e studi su temi di gender e di sostenibilità ambientale. Attraverso una serie di interviste, Eia ha chiesto agli studiosi le ragioni per cui donne e uomini dovrebbero essere uguali e come mai la situazione sembra essere diversa. Viaggiando poi tra Stati Uniti e Gran Bretagna, il comico ha visitato alcune delle università più prestigiose al mondo (da Cambridge e Durham alla California State University, passando per UCLA) per incontrare professori di psicologia (R. Lippa, A. Campbell), medicina (S. Baron-Cohen) e sociologia che sostengono la tesi opposta: che le donne e gli uomini cioè sono, alla fine, ben diversi tra di loro e che questo fatto viene rispecchiato dai loro comportamenti. Di fronte alle “prove” (Eia ha registrato tutte le sue interviste, mostrandole agli studiosi suoi connazionali), i maggiori esponenti della gender theory sono sembrati incapaci di fornire spiegazioni scientifiche per la loro linea di pensiero.

Uno degli effetti immediati del documentario è stata la decisione, da parte del consiglio dei ministri dei paesi nordici (Nordic Council of Ministers) di tagliare i fondi al Nordic Gender Institute, provocandone la chiusura. Infatti, il documentario apre anche una domanda importante riguardo alla gender theory. Alla luce di studi autorevoli che dimostrano la netta differenza esistente tra uomini e donne, non potrebbe essere proprio questa diversità a costituire il vero punto di partenza per difendere e rispettare la dignità della donna?

Costanza Tognini   per  La nuova Bussola Quotidiana.

113 pensieri su “Il paradosso norvegese

  1. Stefania

    L’ho trovato fantastico! Grazie! Si dice che il documentario è di sette puntate…non si può averle tutte?? : )

    1. Ambra

      Diverse puntate sono disponibili – con sottotitoli in inglese – su Youtube. La serie si intitola ‘Brainwash’ o ‘Brainwashing in Norway’ (alcuni titoli: Gender equality, The parental effect, Gay/Straight, Race)
      Trovo interessante – anche se non mi convince del tutto – e’ la puntata Gay/Straight, che indica anche per il comportamento omosessuale una possibile origine “biologica”.
      Buona giornata!

  2. perfectioconversationis

    A fare da pendant a questo interessantissimo documentario – mi unisco alla domanda di Stefania: saranno sottotitolate anche le altre puntate? – segnalo un articolo molto duro: http://www.d-intl.com/2013/05/23/i-am-swedish-but-i-live-in-absurdistan/

    Traduco un passaggio centrale:

    Cosa intendeva Tage Erlander [un politico svedese degli anni ’60] quando disse che la popolazione svedese è omogenea non relativamente alla razza, ma per molti altri aspetti? Penso che intendesse cose come le norme, i valori, la cultura e le tradizioni. Un sentimento di fratellanza. Che tutti noi, nella vecchia Svezia, avevamo una visione simile su ciò che è una buona società e su come risolvere i conflitti. (…) Nella nuova Svezia abbiamo bisogno di ufficiali di polizia armati negli ospedali a causa di famiglie rivali che si combattono nelle camere di ospedale. Si sparano a vicenda per strada e rapinano e picchiano gli anziani. Il tasso di criminalità aumenta ogni minuto, ma politici e giornalisti svedesi ci dicono che questo non ha assolutamente nulla che fare con l’immigrazione. Il fatto che le nostre prigioni siano piene di stranieri è solo una coincidenza, oppure viene spiegato sulla base di fattori socio-economici.

    Perché riporto questo articolo, che sembra parlare di tutt’altro e in particolare dell’altissimo tasso di stupri in Svezia, uno dei più alti al mondo? Per due ordini di considerazioni:

    1. ci è stato spacciato il mito delle società “avanzate”, che sarebbero quelle che aprono la strada conquistando per prime certi “diritti”, come il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, il matrimonio omosessuale, poi l’adozione, una parità di genere spinta all’estremo: sembra che tutto il mondo si debba adattare, con il rischio di non essere al passo, di passare per “arretrati”. Mai che si vadano a vedere però le vere conseguenze di questi “diritti”, il vero effetto sulle società e sui singoli, che si decida di fare un discorso di valore dove non sempre il “nuovo” è anche sinonimo di “bene”. Significative, in questo senso le reazioni nel video dei due personaggi del Nordic Center Institute: loro si disinteressano della scienza, ritengono persino che alcune ricerche scientifiche abbiano intenzioni malefiche, non intendono confrontare le loro convinzioni pregiudiziali con la realtà, perché hanno già deciso che se la realtà è difforme è certamente lei a sbagliare.

    2. questi sono esiti estremi della scristianizzazione delle società: nell’Europa fino agli anni ’60 circa forse non c’era più una forte fede cristiana come nei secoli precedenti, ma erano ancora moneta corrente alcuni “valori” cristiani: tutela della famiglia, centralità della maternità, convivenza secondo regole condivise… ovviamente però un cristianesimo solo di facciata è debole, e infatti è crollato ai primi urti di una mentalità del tutto anti-umana, prima ancora che anti-cristiana. Se ci fosse bisogno di qualche prova, basta pensare al voto parlamentare di ieri sul divorzio breve: solo 30 parlamentari si sono opposti. Se non ripartiamo ricostruendo un cristianesimo che non sia di facciata, che non crolli agli attacchi, è inevitabile la corsa verso il nichilismo.

    1. wemstrs.

      ….tramonti di civiltà (di cui il cristianesimo o meno non è l’essenza) basti pensare all’Africa di prima e di dopo la invasione dell’uomo bianco!

      1. Giusi

        Alvise prima di rispondere col solito luogo comune, accertati quantomeno dell’identità dell’interlocutrice.

    2. Alessandro

      “non contano le parole, ma l’agire, le azioni di conversione e di fede. Gesù – lo abbiamo sentito – rivolge questo messaggio ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo di Israele, cioè agli esperti di religione del suo popolo.

      Essi, prima, dicono “sì” alla volontà di Dio. Ma la loro religiosità diventa routine, e Dio non li inquieta più. Per questo avvertono il messaggio di Giovanni Battista e il messaggio di Gesù come un disturbo. Così, il Signore conclude la sua parabola con parole drastiche: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli” (Mt 21,31-32).

      Tradotta nel linguaggio del tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei loro peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli “di routine”, che nella Chiesa vedono ormai soltanto l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato da questo, dalla fede.

      Così, la parola deve far riflettere molto, anzi, deve scuotere tutti noi…

      Allora interroghiamoci, anche a partire dal Vangelo di oggi: come è il mio rapporto personale con Dio, nella preghiera, nella partecipazione alla Messa domenicale, nell’approfondimento della fede mediante la meditazione della Sacra Scrittura e lo studio del Catechismo della Chiesa Cattolica? Cari amici, il rinnovamento della Chiesa, in ultima analisi, può realizzarsi soltanto attraverso la disponibilità alla conversione e attraverso una fede rinnovata.”

      http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2011/documents/hf_ben-xvi_hom_20110925_freiburg_it.html

  3. ….la teoria gender non può avere nessuna pretesa di “scientificità” (cosiddetta).se oggi anche della fisica o della chimica si mette in dubbio il diritto a potersi chiamare “scienza,” figuriamoci allora la antropologia culturale (cosiddetta, anche lei)!
    Il fatto però rilevante, a parte il fatto che le donne siano o no diverse dagli uomini (culturalmente), è l’evidenza che nella nostra società c’è chi si sente di vivere la sessualità in un altro modo che quello tra maschio e femmina, E così c’è uomini che vogliono stare con uomini, donne con donne e anche chi non vuole stare con nessuno.

    1. Sara

      “Il fatto però rilevante, a parte il fatto che le donne siano o no diverse dagli uomini (culturalmente), è l’evidenza che nella nostra società c’è chi si sente di vivere la sessualità in un altro modo che quello tra maschio e femmina”

      Il problema, Alvise, è proprio che qualcuno “si sente” di fare o essere qualcosa: ma il fatto che uno si senta non vuol dire che ciò che si sente corrisponde alla realtà. Figuriamoci poi se si può pretendere che ciò che uno “si sente” debba diventare legge! E che chi sostiene, invece, che la realtà è altra cosa è omofobo/retrogrado/fascista etc., etc., e ancora tristemente etc.

      1. Sara:

        …una legge, però, che non obbliga né vieta, ma permette (salve restando le obiezioni di carattere economico che andrebbero discusse a parte). La reltà è che c’è chi si sente omosessuale, non che perché uno si sente omosessuale questo voglia dire che la legge debba (e possa) riconoscere nessuna realtà di nessun tipo (per esempio biologico) determinante questa reltà, ma solo che sancisca la legittimità della reltà di sentirsi omosessuale.
        Come la realtà, per esempio, del fatto di sentirsi cristiani, può solo comportare (da noi) la libertà di culto, senza per questo che sia necessario il riconoscimento di una realtà esterna al fatto di sentirsi cristiani, ma solo la leggitimità di questa realtà (di sentirsi cristiani) di fronte agli altri.
        (icome sarebbe possibile per legge stabilire delle raeltà esterne a quelle della legge?)

        1. Sara

          Di una legge siffatta non c’è alcun bisogno: il diritto di sentirsi come ci pare esiste già! Se vuoi ti puoi sentire anche un alieno: non ti dice niente nessuno.

        2. Baldo

          @filosofiazzero
          “legge ….. che sancisca la legittimità della reltà di sentirsi omosessuale”

          che affermazione bizzarra!
          Forse mi sfugge ma non mi viene in mente una legge positiva che sancisca la legittimità di sentirsi (anzi la legittimità della LA REALTA’ di sentirsi) qualcosa o qualcuno! Boh!

          Io penso invece che si voglia, attraverso la teoria del gender, ottenere il riconoscimento di uno status giuridico indistinto fra famiglia e coppie gay.

          La tutela della famiglia e la disciplina del matrimonio nasce per regolare rapporti fra uomo e donna tendenzialmente stabili e di un apprezzabile rilevanza sociale, perché potenzialmente e naturalmente preordinati alla procreazione. La parificazione delle unioni civili alla famiglia non ha nulla a che fare con questo scopo, é altra cosa. Non è tesa a regolare rapporti giuridici fra persone, ma è funzionale a ridefinire rapporti politici, rapporti di forza, nella società.

          Non si legittima niente, perché sentirsi qualcosa e qualcuno non può essere oggetto della legge positiva e della sua forza coercitiva.
          Si creano “diritti” e questo non è indolore, perché si basa su di una teoria, quella del gender, che è fuori dalla realtà, tant’è che il primo provvedimento che dovranno adottare sarà la legge liberticida promossa da Scalfarotto, che punirà, non solo i violenti contro gli omosessuali, ma chi svelando l’artificio dirà che una coppia gay non è una famiglia.

    1. Mi verrebbe da risponderti che non sia un mistero che ci siano sempre stati, la questione è che sono sempre stati una minoranza, che ovviamente non merita di essere ignorata, ma il rispetto dell’esistenza di situazioni varie in numero limitato non arriva fino al punto di trasformare in regola le loro modalità di esistenza. Il fatto che la regola possa trovare alla varietà uno spazio di esistenza rispettoso della varietà stessa non autorizza la particolare varietà a considerarsi regola su tutto il resto.
      La realtà può restare varia nel rispetto delle varie differenze ma il compromesso reciproco e il confronto di tutte le varietà con la realtà della biologia sono conditio sine qua non, perché attualmente che possa piacere o meno, tutte le varietà sono nate* (dentro e fuor di metafora) da una e una sola regola.

      *anche l’eventuale esempio della fecondazione artificiale non è un’obiezione perché attualmente la scienza non mi pare che sia mai riuscita a fecondare un ovulo con un altro ovulo o a creare uno zigote facendo fondere tra loro due spermatozoi, quindi la vita nasce dall’incontro di due diversità, che noi abbiamo chiamato (questo arbitrariamente, come è proprio del linguaggio, possiamo concederlo) maschile e femminile.

      1. Lyra:
        ” non autorizza la particolare varietà a considerarsi regola su tutto il resto.”

        ….e infatti gli omosessuali vorrebbero le unioni anche per sè, no che “tutto il resto” si regolasse come loro (che vorrebbe dire?)

          1. Giancarlo:

            ….ma non chiedono mica, credo, gli omosessuali (per o che altro) imporre agli etrosessuali di essere omosessuali. Chiedono (che sia giusto o meno) di potere convivere (almeno) con gli stessi diritti degli eterosessuali conviventi. Nessun ribaltamento.

            1. Hai ragione per quanto riguarda le richieste come hai giustamente detto degli omosessuali, ma qui stiamo parlando di qualcosa di leggermente diverso, direi più ampio, che è la teoria del gender che (purtroppo o per fortuna) non si esaurisce nè identifica nelle rivendicazioni sociali (ragionevoli a mio parere se rivolte alle leggi di uno stato laico) degli omosessuali. E’ bene per tutti imparare a fare delle distinzioni, quando si parla delle cose, altrimenti poi si strumentalizzano prese di posizioni e rivendicazioni varie per impedire un sano e proficuo confronto di crescita.

          2. lyra:
            …sì, ma non credo che gli omosessuali si vogliano servire della teoria gender (cosiddetta) per fare diventare omosessuali anche gli altri (o invece sì?) (o sono io che non capisco?) (il che sarebbe anche facile)

            1. Diciamo che più che non capire fai finire il ragionamento in un paradosso senza soluzione.
              E’ ovvio che nessun omosessuale si sognerebbe di voler far diventare tutti omosessuali, così come nessun eterosessuale capace di vedere la realtà si dovrebbe sognare di negare l’esistenza degli omosessuali.
              La mia domanda è se i sostenitori della teoria del gender (e quindi tra l’altro nemmeno gli omosessuali tout court perché molti di loro sono contrari ad essa!) possano accettare per se stessi di essere una minoranza e come tali non agire come se le loro rivendicazioni dovessero acquisire carattere di regola, insistendo per ribaltare i fondamenti della società occidentale, che tra l’altro da loro retta (almeno è così per l’agenda mediatica di mezzo mondo – mentre l’altra metà tra l’altro lotta contro guerra, fame e discriminazioni e violazioni dei diritti fondamentali ben più gravi e urgenti, a voler essere di parte immagino) molto più di quello che loro affermano quando si sentono ignorati solo perché non ottengono quello stanno pretendendo come lo vogliono loro, con buona pace del compromesso.
              Le teorie del complotto sono fuorvianti e strumentali da parte degli estremisti di ogni opinione. Non c’è nessun complotto, c’è la necessità di diventare un po’ più adulti tutti, possibilmente insieme, e senza buona pace della verità.

              1. Lyra:

                …per quanto grottesche possano apparire le rimostranze della teoria gender (cosiddetta) non credo che siano intese a (o che portino al risultato di) ” ribaltare i fondamenti della società occidentale,”(sic!)

                1. Ed è su questo che ti illudi a mio parere, perché dietro a battaglie ideologiche si nascondono sempre interessi ben più subdoli e materiali che poco hanno a che fare con le persone concrete che lottano e soffrono per vivere nella verità di se stesse. Difendere il più debole è anche questo, non permettere a chi per puro interesse materiale, di potere e controllo vuole strumentalizzare certe battaglie a favore o discapito di altre di passare inosservato.

            2. LIRReverendo

              Finalmente un approccio alla verità. Non capire è come camminare con le spalle, mangiare con le orecchie e aerofagiare con i capelli. Grazie per aver dato la risposta più altisonante alla questione gender. ZZero in filosofia, ma 10 e lode in alvisologia.
              Sempre LIRReverendo

      2. Giancarlo

        Vale la pena di ricordare e di specificare che la varietà (o diversità) di cui parli è, in realtà, solo una DIFFERENZA DI COMPORTAMENTO, non certo una differenza di sesso. Infatti l’unica differenza sessuale è quella tra maschio e femmina, conosciuta sin da bambini, che infatti imparano a separarsi ed aggregarsi in base al loro sesso. Del resto, l’unico modo di riconoscere un omosessuale è osservarne il comportamento, mentre nessuna analisi biologica o anatomica potrà mai dire se una persona è omo o eterosessuale.

        La cosa buffa è che l’ideologia gender vuole negare, o minimizzare, la differenza sessuale maschio/femmina, che invece è costitutiva dell’essere umano tanto da definire la sua identità. Poi però pretenderebbe di affermare la differenza d’identità tra omo ed eterosessuale che, invece, è solo una differenza di comportamento modificabile nel tempo. Come al solito: siamo al ribaltamento della realtà.

        1. Clockwork

          Sarò un po’ estremo, e certamente provocatorio, ma mi par di ritornare al: «”Servi sunt!” Immo homines.»

  4. vale

    Il mito dei paesi nordici come “fari della civiltà ( però anche in Italia…)

    da “il Foglio” di oggi pag.2 “carestia di nascite e boom di eutanasia,Italia e Belgio si autoliquidano” di g.meotti

    …in Belgiogià primo paese per tasso di suicidi, i casi di eutanasia sono aumentati del 700% in dieci anni.ogni giorno 5 casi. e oramai l’eutanasia è legale ed estesa a tutti.( proprio tutti,nota mia)…nella vicina Olanda l’eutanasia è talmente fuori controllo che molti farmacisti si stanno rifiutando di fornire i cocktail della morte.”

    poi mi leggo a pag.4 “fine della famiglia,applausi” sul divorzio breve oramai legge(manca la formalità del senato, e sarà retroattiva) …”fa evaporare ancor più il matrimonio rendendolo simile ad un semplice patto di convivenza senza conseguenze. solo ieri i giornali si stracciavano le vesti per i dati istat che certificano il crollo demografico. gli italiani non fanno più figli( esclusa la famiglia Miriano 🙂 ) perchè non si sposano e se lo fanno non scommettono di restare sposati per iltempo sufficiente per portare a termine una gravidanza.
    ora questa legge li aiuta.
    applausi.

  5. ggaia lombardi

    secondo me c’è un errore di fondo nel paradosso norvegese così come nell’interpretazione comune della teoria di genere: il problema non è raggiungere la parità di presenza in ogni settore della vita, ma rendere effettivamente disponibile ogni settore delle vita paritariamente a uomini e donne.

    1. @ Ggaia Lombardi: l’ultima volta che ho guardato, ogni “settore della vita” ERA già paritariamente disponibile a uomini e donne (nascita, crescita, infanzia, adolescenza, giovinezza, maturità, vecchiaia, decrepitudine, morte e risurrezione 🙂 http://www.versoadocentyn.org/diario_magico/wp-content/uploads/2013/12/sette_etc3a0_della_vita.jpg

      Lei si riferisce ovviamente a certi settori delle attività PROFESSIONALI, LAVORATIVE o di CARRIERA. Tutte cose molto importanti certo ma non sono la VITA.

      .

      1. fortebraccio

        Aggiungerei le cariche elettive di ogni ordine e grado.
        E qualsiasi ruolo sociale che non preveda una esclusività legata all’evidenza biologica (non mi viene in mente nessun esempio, ma son sicuro che ne esistano di significativi).

        [semi OT: qualcuno ha visto il film “Gravity”?]

  6. giuliana75

    Ma quanto è forte questo Harald Eia?! “Sociologo e comico”. Finalmente uno studioso con lo spiccato senso dell’autoironia! Vero, professor Alberoni?….

  7. gaia lombardi

    @senm…. effettivamente io ho trascorso tutta l’unica vita terrena che mi è data senza studiare né lavorare, ma nascendo, crescendo, riproducendomi e avviandomi alla decrepitezza… ma si sa, io vivo ancora nella perfetta condizione dell’eden…

  8. Sara

    O.T. per aggiornamento:
    il bambino per il quale ho chiesto preghiere la settimana scorsa, è stato operato martedì. Mi hanno riferito che l’operazione è andata bene e che il piccolo si sta riprendendo!
    Grazie a tutti per aver pregato e fatto pregare! Siete davvero speciali!

    1. Giancarlo

      Come cattolico e come padre mi sentirei in dovere di aggredire un educatore che avesse la pretesa di presentarsi in classe di uno dei miei figli travestito da donna. E mi sentirei anche in dovere di lottare contro il dirigente scolastico e contro tutto il sistema che permette una simile barbarie. Rinunciare a lottare contro simili infamie significa consegnare i propri figli a chi spaccia falsità per verità.

      Come genitori e, ancor più, come cattolici siamo responsabili dei nostri figli.

      1. Insegnando ai nostri figli ad “aggredire” chi si veste da donna (non essendolo) e… magari strappargli i vestiti di dosso!!

        Mah! 🙁

        1. Giancarlo

          Dico la verità: se dessi retta all’istinto, l’ammazzerei a legnate un soggetto del genere. Ma siccome sono cattolico ed amo il mio Dio, allora concretizzerei la mia aggressione nei limiti del lecito, utilizzando tutti i mezzi a disposizione per obbligarlo a presentarsi in classe come si deve. Non credo però, dati i tempi, che riuscirei ad ottenere qualcosa.

          Mi rendo conto, Bariom, che la parola “aggressione” contiene in sé qualcosa di negativo, quasi di inaccettabile per orecchie delicate. Tuttavia vorrei farti riflettere sull’arroganza e la violenza di gente che, senza neanche pensarci, rivolta l’ordine costituito da Dio e, con la stessa sfrontatezza, insegna anche ai nostri figli a fare altrettanto. Chi, di fronte ad una simile violenza, non sale sui tetti a gridare allo scandalo è complice e corresponsabile.

          1. Certo “io lo prenderei a bastonate, ma siccome sono cattolico (SIC), mi limito ad – aggredire – nei limiti del lecito”…
            Che di grazia sarebbe questo limite?

            Paro paro dal vangelo (secondo Giancarlo ovviamente)

            Qua mi sa che le orecchie più che”delicate” bisognerebbe averle foderate di piombo per reggere a simili sciocchezze!!

            1. Giancarlo

              Io domando a tutti voi, cari amici del blog di Costanza, se è possibile accettare, senza reagire, un’oscenità come quella di un professore (quindi deputato alla formazione dei ragazzi) che ha l’ardire di entrare in classe travestito da donna. Ve lo domando, cari amici: si può accettare una simile oscenità? Ditemelo voi! O se, invece, è doveroso come cattolici, ma anche come semplici genitori che amano i propri figli, REAGIRE CON FORZA , con ogni mezzo a disposizione, opportuno ed inopportuno, per allontanare dai nostri figli simili soggetti.

              Ho usato, in un mio precedente commento, la parola “aggressione” e, successivamente, le parole “ammazzare a legnate”, ben consapevole che qualcuno si sarebbe alzato inorridito e furente a rimproverarmi per le “sciocchezze” tratte “dal vangelo secondo Giancarlo”. Ma, aldilà delle parole forti, dopo aver incenerito con il tuo moralismo da quattro soldi le mie innocenti provocazioni… ti senti, Bariom, di dire qualcosa in difesa dei nostri figli e contro lo squallore di un “professore” (azz… che professore!) che non si vergogna di insegnare ai ragazzi che essere maschi o femmine non vuol dire niente? Oppure, secondo te, possiamo accettare che, nella scuola italiana, un disgraziato che non è capace nemmeno di riconoscere la differenza maschio/femmina possa entrare in classe ed “insegnare”…? Insegnare cosa, poi? Ma non avverti, Bariom, l’enormità di una cosa del genere? Ma non ti ribolle il sangue? E sei un cattolico! Figuriamoci gli altri!

              Qualche tempo fa, se ricordate, ho scritto alla preside della scuola media frequentata da una dei miei figli, perché, di lì a poco, sarebbero state tenute, da “formatori” appartenenti all’arcigay, alcune “lezioni” contro l’omofobia. Ben consapevole delle puttanate che sarebbero state sciorinate ai nostri figli, mi sono subito attivato affinché a mia figlia fosse consentito di svolgere un’attività alternativa. Sapete quanti altri genitori si sono preoccupati di fare altrettanto? Nessuno. Io e mia moglie siamo stati gli unici, in tutta la scuola, a chiedere che nostra figlia non partecipasse a simili indottrinamenti. Eppure, tra i genitori di quella scuola, ce ne sono anche parecchi che vedo tutte le domeniche in chiesa. Addirittura alcuni di loro sono anche attivamente impegnati in parrocchia. Ho avuto modo, nei giorni seguenti alla lettera, di parlare con una mamma che, tra l’altro, è pure catechista in parrocchia. Le ho espresso tutte le mie perplessità su un’iniziativa del genere. Sapete cosa mi ha risposto? Mi ha detto che è giusto insegnare ai nostri figli a rispettare gli omosessuali, che sono persone speciali, che hanno una marcia in più ( si, la retromarcia). E quando le ho chiesto se lei sarebbe stata contenta di avere un figlio omosessuale, si è spinta al punto di dire che SI, SAREI FELICE DI AVERE UN FIGLIO OMOSESSUALE.

              A questo siamo. Cattolici praticanti, catechisti addirittura, completamente inginocchiati al pensiero dominante. Cattolici come Bariom poi, che, di fronte all’osceno comportamento di un “professore” che entra in classe travestito da donna, non trova niente da dire ma… appena Giancarlo accenna ad una provocazione, scatta come una molla a censurare le “sciocchezze” di Giancarlo.

              Ecco. A questo punto siamo. Nessuno si indigna ormai se un lupo di anime, travestito da professore, entra in classe a divorare innocenti. Guai però se un cattolico s’incazza. Se poi arriva ad indignarsi, allora è un talebano, un cattolico integralista, un omofobo. Si, cari amici: mi hanno definito “cattolico integralista” ed “omofobo” alcuni professori della scuola di mia figlia. Non che la cosa mi preoccupi, intendiamoci: me ne faccio un vanto.

              SONO SOLO PERO’. Solo, a difendere cose che ci sarebbe da vergognarsi anche solo a metterle in dubbio. Cose che sono semplicemente LA REALTA’. Quella Realtà bella e piena di significato che il nostro Dio ha creato e che viene oscenamente misconosciuta, negata, sbeffeggiata, scimmiottata, violata, profanata, derisa… odiata, in fondo. Si preferisce l’ideologia invece. E quanto più è spinta, quanto più lontana dalla realtà, tanto più magnificata, ossequiata, ammirata, idolatrata addirittura.

              Scusate lo sfogo, ma siamo in un blog frequentato da tanti cattolici… vorrei almeno un briciolo di solidarietà, una parola, una conferma. Oppure debbo accontentarmi delle manganellate di Bariom?

              1. ….e se questo professore vestito da donna fosse poi un professore bravissimo, il più bravo, o la più brava, di tutti gli altri, cosa neanche tanto difficile (essere più bravi dei professori omologati) nella scuola di oggi?
                Cosa ce ne frega a noi che uno si vesta da uomo o da donna se poi riescisse a insegnare qualcosa ai ragazzi, a farli appassionare alla letteratura, alla matematica, alle scienze (anche religiose) eccetra…
                Ricordatevi di quando vennero fuori i capelloni, ricordatevi il film Easy Riders, non c’era anche allora chi gli voleva sparare addosso a quei “pervertiti”?

                1. Giancarlo

                  Alvise, questo “professore” è un lupo di anime, travestito da professore più che da donna.

                  1. Giusi

                    Giancarlo io sono d’accordo con te anche perchè quello che hai fatto nella realtà non ha nulla di violento. Bariom le parole di Giancarlo sono dettate dall’esasperazione (va sempre peggio!) ma non l’hai capito che non farebbe del male a una mosca? Non puoi fare uno sforzo e andare al di là della forma? Anche perchè sono convinta che, nella sostanza, in un caso del genere attuereste una linea comune. Non sono le persone come Giancarlo quelle che fanno del male agli altri ma piuttosto quelle che si presentano tutte pulitine, perfettine e poi sono capaci di tramare nell’ombra e pugnalarti alle spalle! Giancarlo mi sembra la classica persona pane al pane e vino al vino che in caso di bisogno si farebbe in quattro anche per il professore travestito da donna!

                    1. Giusi in questo caso mi superi di gran lunga in quanto a “bontà nel reame”… 😉

                      Io non conosco (personalmente) Giancarlo – e in questo forse pecco nel giudizio – ma esasperazione o meno, le parole sempre hanno un peso e come ho ribadito più volte, Giancarlo sembra dimenticare troppo spesso, che qui è in una sorta di “locale pubblico”, non sta parlando a tu per tu con te o me e il suo dire è (a suo dire) quello di un cattolico… e ne cerca continuamente conferma.

                      Se poi è vero che la bocca ( e la tastiera 😉 ), parla della pienezza del cuore, io ho molti dubbi che “si farebbe in quattro anche per il professore travestito da donna” (!) (poi allo Spirito Santo tutto è possibile…), ma qui appunto, forse sono io il “troppo cattivo”, ma i dubbi, credo più che leciti, vengono da ciò che egli scrive… non posso dimenticare che una delle sue prime “apparizioni”, parlava di “scannamenti” o roba simile. Può anche darsi che i termini si siano mitigati, ma la sostanza dell’approccio pare non più di tanto ( diciamo che ora le “aggressioni” rientreranno nel limite del consentito… 😐 ).

                      Mi dispiace ma da cristiano, resto meno scandalizzato da chi uomo, ignaro di Cristo, si veste da donna, che non da chi avendo conosciuto Cristo e la profondità del proprio peccato (forse questo è il punto dolens), adotta simile linguaggio e atteggiamento verso il peccatore.

                    2. Torno sulla questione per meglio chiarire il mio pensiero.

                      Io non ho alcuna difficoltà a dire e a credere che senza la mia conversione a Cristo, oggi nei panni di un uomo vestito da donna potrei esserci anche io… non lo dico perché veda in me particolari inclinazioni in tale senso, ma perché sono perfettamente consapevole per i miei trascorsi in una vita lontana da Dio, che in questa come in peggiori perversioni o peccati avrei potuto tranquillamente (si fa per dire…) incappare. Per debolezza, per presunzione, per frequentazioni, per mille altri motivi.

                      Questo mi dà la precisa misura del come il mio diverso odierno agire, sia solo dono di Grazia, ma che come uomo fatto di natura e di spirito corruttibile, non mi differenzi in alcun modo da ciò che sperimenta e diciamo che è (pensiero non del tutto corretto, perché l’uomo che vive nel peccato non “è” il peccato stesso) chi vive lontano della Grazia di Dio, anche quando la rifiuta, perché anche il rifiuto della Grazia per anni ho conosciuto e anche in questo vedo i limiti dell’Umanità ferita e per di più vittima dell’ingannatore.

                      Questo mi porta SEMPRE a condannare il peccato e ad averne ribrezzo anche per mia difesa, perché dal peccato, sin che si vive in questa realtà, non si è mai del tutto immuni o preservati, ma ad avere compassione del peccatore, comprensione del suo stato di “inganno” e di ingannato, anche quando l’inganno lo porta ad essere “aggressivo” verso chi gli testimonia la Verità (lui si si può permettere il lusso di esserlo, ma anche l’esserlo è sintomo della sua profonda debolezza).

                      In estrema sintesi non possiamo dimenticare che Nostro Signore, da quella Croce ebbe come ultime parole: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
                      Non possiamo infatti pensare che in quell’estremo, UNIVERSALE ed esteso ad OGNI TEMPO Sacrificio, tali parole non fossero di intercessione per TUTTI gli Uomini, per TUTTI i loro peccati… o dovremmo pensare che qualcuno ne sia rimasto escluso.

                      Ciò non significa ben inteso che tutto e tutti saranno sempre e comunque perdonati, in una sorta di universale amnistia, ma il Giudizio Finale (come quello particolare o “momentaneo”) appartiene SEMPRE e SOLO a Dio in Gesù Cristo.
                      A noi come Cristiani resta (e direi sia richiesta…) la preghiera di Gesù, la preghiera di intercessione, la preghiera del Suo e del nostro se necessario, sacrifico, per coloro che vivono nelle tenebre e nell’inganno. E tanto più cui scandalizza il peccato, tanto più la preghiera e l’offerta di intercessione si faccia forte e pressante (senza bastoni, aggressioni, insulti, frasi o sguardi schifati…).

                    3. Giancarlo

                      Ti ringrazio Giusi per le buone parole che hai per me (speriamo di meritarle!); ti ringrazio anche della bellissima immagine che hai postato di Benedetto XVI. Le parole di Benedetto sembrano proprio scritte per questa occasione.

                      Quello che mi spiace è che, a quanto pare, non sembra che io abbia misericordia anche di quel disgraziato professore. Proprio la misericordia, invece, mi porta ad essere duro con lui, perché è un lupo d’anime e l’inferno è il suo destino. Egli, con il suo comportamento, tenta, evidentemente, di azzannare giovani innocenti e di portarli con sé nel suo delirio vizioso contro Dio. E’ evidente che la priorità è allontanarlo dai ragazzi che, facilmente, potrebbero cadere nella sua rete. Ogni intento di misericordia deve essere sottoposto a questa priorità, evidentemente. Dopo di che, certo, anche per lui risuona forte la richiesta di misericordia di Gesù: “Padre, perdonalo, perché non sa quello che fa.”. Tuttavia IL PERDONO DI DIO NON PUO’ PRESCINDERE DAL PENTIMENTO E DALLA PROMESSA DI NON PECCARE PIU’ DEL PECCATORE.

                      Condanna del peccato, dice Bariom, e compassione per il peccatore: GIUSTO! Ma quando il peccatore non vuol sentire, quando, addirittura, vuol insegnare agli innocenti a fare il male, allora la compassione deve assumere il tono del rimprovero, della minaccia, dell’uso della forza, se necessario. Uso legittimo, ovviamente, della forza. Si, certo. Non violenza, non barbarie. Ma uso della forza, SI! Forza anche delle parole quindi, certo! Parole ed immagini forti, come quelle che ho usato in altri commenti, certo. E pazienza se qualcuno si scandalizza. E’ in gioco la salvezza delle anime dei nostri figli. Oppure qualcuno pensa che i nostri figli siano immuni dal male? Sono sottoposti, invece, al male. Come tutti. E debbono essere protetti dal male e da chi fa il male. E’ NOSTRA LA RESPONSABILITA’ DEI NOSTRI FIGLI. O qualcuno se n’è dimenticato? Se i nostri figli si pervertiranno a causa di un lupo d’anime, PERIRANNO. Ma a noi sarà chiesto conto della loro perdizione.

                  1. Giancarlo

                    Purtroppo in questo momento non riesco a vedere il video. Potrò vederlo solo oggi pomeriggio.

                    1. Sara

                      Giusi (1 giugno 2014 alle 14:59 ), questa immagine è bellissima, me la trasferisco subito nel cellulare e, quasi quasi, la stamo in tanti “santini”: sicuramente da diffondere! Grande Benedetto!

              2. E noi (io almeno) dobbiamo prendere per buone quelle che meni a destra e manca in nome di tutti i cattolici per poi lanciare qui un richiesta di conferma e di conforto alle tue idiozie?

                Idiozie bada bene non per i concetti che stanno alla base (che non sono certo tuo copyright) ma per come intendi applicarli e portarli nei fatti…
                Tu ti indigni e ritieni “manganellate” (esagerato) le mie parole, ma le tue son giuste e sante, perché dietro ci sta la verità e non so cos’altro…
                Secondo me dovresti farti mussulmano, loro si (non tutti grazie a Dio) che sanno come applicare la Shari’a su ogni sorta di “devianza”… (e i “porci” d’ogni sorta)

                Bon ti auguro un “briciolo di solidarietà” che ti faccia sentir nel giusto a proseguire la tua “guerra santa”.

                Io del TUO cattolicesimo, non so che farmene… avvisami quando qualcuno si convertirà dopo aver preso la “tua medicina” (che magari ci ripenso…).

                1. Giancarlo

                  Dimmi dov’è che sbaglio Bariom. Cos’è che rifiuti di ciò che ho detto? Rifiuti il fatto di “aggredire” un soggetto del genere, posto che la mia aggressione si concretizzerebbe nel fatto di mettere in essere ogni mezzo, lecito ovviamente, per allontanarlo? E cosa faresti allora? Non hai detto una parola quando Giusi ha postato il link, cosa pienamente legittima ovviamente. Però, appena sono intervenuto, con parole forti certo, per commentare, la tua reazione non si è fatta attendere. Reazione non al comportamento osceno di quell’infame, ma alle mie parole naturalmente.

                  Io non ho un cattolicesimo mio, sono cattolico e basta. Se trovi qualcosa di non cattolico in quello che ho detto fammelo notare. Altrimenti pensa al tuo di cattolicesimo, forse è meglio.

                  1. “Non hai detto una parola quando Giusi ha postato il link, cosa pienamente legittima ovviamente. Però, appena sono intervenuto, con parole forti certo, per commentare, la tua reazione non si è fatta attendere..”

                    Ergo io approvo lui e non il tuo atteggiamento, giusto? Perché è questo che vuoi dire, no?

                    Invece la risposta, alla implicita domanda dovrebbe essere evidente, ma ti sfugge da un pezzo, anche dopo che NON solo io (mi preme ricordartelo) ti a fatto presente alcune cose, che non sto qui a ripetere, tanto sempre hai tirato dritto per la tua strada, tacciando anzi chi ti evidenziava un possibile errore, di non essere pienamente cattolico o chissà cos’altro, dimostrando che la tua domanda “dimmi dov’è che sbaglio…” (che rilanci nel commento sotto) è puramente pleonastica.

                    Quel che ti interessa NON è sapere dove sbagli, è sapere sa hai, o se qualcuno ti dà, ragione… e il tuo entusiastico apprezzamento all’ “appoggio” di Sara ne è la riprova.

                    Buona Domenica Giancarlo.

                1. Ecco, tiriamo un riga e iniziamo a far le somme… così si fa 😉
                  ( io non chiedo voti, sia ben intesto… me ne sto nella mia beata, stolta, d’animacandida, dalle orecchie sensibili, solitudine” 🙂 )

                  1. Giancarlo

                    Lascia perdere le somme, che non interessano a nessuno, men che meno a me. Contesta NELLO SPECIFICO quello che ho detto. Non mi interessa vincere un confronto con te. Mi interessa capire se quello che penso di quell’essere indegno è condiviso da qualcuno. Mi interessa capire dove sbaglio, se sbaglio. Dei “voti” non me ne frega niente.

    2. Sara

      Gli studenti ridono, ma sappiamo in quali bocche abbondi il riso.. A me pare ci sia da piangere, anche per tristezza che mette il modo in cui si tradisce la responsabilità di educare.

      1. Giancarlo

        Gli studenti ridonoe fanno benissimo. Sarebbe peggio se accogliessero con “naturalezza” un porco del genere. Vuol dire che sono ancora capaci di distinguere la Realtà da un’oscena fantasia. Finchè ridono il lupo d’anime non riuscirà ad azzannarli.

      1. Giancarlo

        Alvise, dai retta a Giusi: FAI UN BEL MURO.

        Anzi, ti dirò di più, ti aiuto io. Lo facciamo bello alto, un muro invalicabile; non a secco però, meglio di cemento armato. Poi tu vai di là con tutti i gay ed i loro amici; io invece me ne sto di qua. Lo chiameremo IL MURO DELLA REALTA’. Servirà a tracciare un confine netto tra chi, come me, riesce a scorgere un senso, un significato che traspare dalle cose; e chi invece, come te, guarda alla realtà come ad un ammasso di materia completamente privo di significato.

        1. Ecco un bel MURO…
          (che il mondo ne ha tirati su tanti… Uno più uno meno…) i giancarli di qua e gli alvise di là, così gli uni non saranno contaminati dagli altri… Ma chi contaminerebbe chi?

          Mah!?

            1. Giancarlo

              Bariom, il muro della realtà esiste senza bisogno di costruirlo. Il problema è di quelli che non vogliono vederlo. Tu lo vedi il muro della realtà?

            2. Giancarlo

              Bariom, ma tu capisci quello che intendo? A volte ho la sensazione che, io e te, corriamo su due binari paralleli…

  9. Giusy:
    ….volevo solo dire che è un continuo (da parte tua) sciorinare via etere tutte le oscenità e brutture e turpitudini presenti nel l mondo, in ispecie legate agli uteri o agli spermii o ai travestiti cosiddetti o ai musulmani, agli eretici o altro: da una parte, tutto il male del mondo, di natura sessuale, gender, scismatica eccetra, dall’altra il libro dell’Arcimboldi….

    p.s. Giancarlo: il senso non è nelle cose, ma nella tua visione delle cose. Io non ci vedo nulla di sensato nelle cose, di suo. di suo.

  10. Giancarlo:

    …però te, per la precisione, avevi detto “che traspare dalle cose” (sic!)

    p.s.ti ricordi delle triplici mura di “perfecticonversationis”?

    1. Giusi

      Ne farei volentieri a meno: è il mondo che le produce a iosa. Se le conosci, le eviti!

  11. ….Giancarlo&Giusy:

    “….se le conosci le eviti” – “l’uomo lupo vuole insegnare a far male”

    1 segnalare che esiste la pratica degli uteri in affitto e degli spermatozoi dopati dovrebbe servire a tenere lontani dagli uteri in affitto e dagli spermatozoi dopati?

    2 Il professore travestito potrebbe indurre i giovani e diventare travestiti?

    p.s. quanti professori travestiti (in classe) conoscete personalmente voi?

    1. Giusi

      Che discorsi fai Alvise? Secondo te bisogna arrendersi alla dittatura del pensiero unico senza neanche denunziarlo? Ma non vedi che non riconoscono alle Sentinelle nemmeno il diritto di stare in piedi in silenzio a leggere un libro? Dovresti indignarti anche tu! Chiunque si dovrebbe indignare! A queste porcate i Comuni danno il patrocinio:

      http://www.uccronline.it/wp-content/uploads/2012/01/Gay-Pride1.jpg

      Ti figuri se qualcuno osasse protestare? Con pieno diritto peraltro perchè si svolgono in strada alla presenza di chiunque bambini compresi! Fioccherebbero le accuse di omofobia e di intolleranza! Potrebbero degli etero girare nudi in mezzo alla strada? No! Possono solo gli omosessuali! Che libertà è?

  12. “Un altro pericolo è quello di diventare “controllatori” della grazie di Dio – ha sottolineato il Papa. A volte i responsabili diventano forse, senza volerlo, amministratori della grazia decidendo chi può ricevere e chi non può. Se alcuni fanno così, vi prego di non farlo più! Voi siete dispensatori della grazia di Dio, non “controllatori”. Non fate la “dogana” dello Spirito Santo.”

    1. Sara

      Esatto, Alvise! Ma non c’entra nulla il sottinteso che vorresti presupporre tu. Quando ieri il Papa ha pronunciato quelle parole, mi sono ricordata di un fatto che mi è successo, proprio con un gruppo del RnS. Qualche anno fa, un’amica iniziò a frequentare il gruppo in questione e il suo entusiasmo era contagioso, tanto che chiesi di poter partecipare ad un incontro di preghiera. Partecipai e fui ben accolta in casa del responsabile del gruppo, poiché lì si svolgevano gli incontri. Fu una bellissima ora di preghiera e condivisione, per cui estesi l’invito a mio marito (allora eravamo ancora fidanzati) per l’incontro della settimana seguente. Successe che all’incontro successivo il mio fidanzato andò, mentre io non potei partecipare perché ero stanchissima, avevo un po’ di febbre, l’indomani avevo ben 2 esami universitari e l’incontro si teneva dopo cena, per cui – seppur con rammarico – preferii andare a dormire. Bene, quando la settimana seguente chiedemmo di poter partecipare ancora alla preghiera, mi fu risposto che, mentre il mio fidanzato poteva andare, io no, perché evidentemente (data la mia mancata presenza all’incontro precedente) non ero “ancora pronta” (testuali parole) e chiedevo di andare ancora “solo perché c’era il mio fidanzato”!
      Ecco, questo vuol dire agire da “controllatori” e amministratori della grazia, decidendo chi sì e chi no, chi può partecipare e chi no, “chi può ricevere e chi non può”. Senza contare che, siccome mi dimostrai contrariata e feci notare le mie ragioni (oltre a far riflettere sul fatto che, se uno non è “ancora pronto” e nessuno lo accoglie e lo guida mai, non potrà mai esserlo), persi pure l’amicizia della mia amica che stimavo (e stimo tuttora) una sorella.

  13. claudio

    Bello, intelligente, equilibrato… come la verità, che qualcuno si ostina a voler sovvertire. Mi fa sempre riflettere (a ridere non riesco più dinanzi a certe cose) il fatto che si sia riusciti a coniare il termine “famiglie arcobaleno” per indicare le famiglie monocolore rosa-rosa o azzurro-azzurro. Ma non è pazzesco? Ci facciamo pigliare per il culo quotidianamente da imbonitori. Grazie a quelli come voi che ancora amano le cose vere !!!

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