Grazie per quest’anno

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di Pippo Corigliano 

Non c’è alcun dubbio. Il Te Deum è per ringraziare di aver avuto Papa Francesco; e non penso di essere il solo. Il ringraziamento si estende anche al gran regalo di Dio che è Benedetto XVI, il Papa teologo e umile che ha indetto l’anno della fede, degno coronamento della sua attività di teologo tutta orientata a far comprendere all’uomo contemporaneo la verità dell’Amore di Dio. Grazie anche per la sua sapienza e umiltà nel farsi da parte quando è stato il momento.

I mesi di Papa Francesco sono stati un susseguirsi di sorprese che sarebbe lungo elencare. Per me che mi occupo di comunicazione posso sottolineare (e ringraziare per questo) lo spostamento dell’asse della comunicazione della Santa Sede. Siamo passati dall’assedio mediatico dei media di tutto il mondo sui temi della pedofilia, Ior e Vatileaks, al superamento delle questioni sull’aborto, matrimonio, educazione cattolica, eutanasia, matrimoni omosessuali, e così via, per dare la priorità al messaggio evangelico allo stato puro. Il Papa ha ripreso alla lettera lo stile di Gesù. Parlando il linguaggio comune e prendendo spunto dalla circostanze ordinarie della vita quotidiana (il pranzo, la vecchietta, la pecora, Mammona, il lavoro) il Papa ci ha restituito la limpidezza e la concretezza del Vangelo. Ci ha fatto rivedere Dio sotto forma di Gesù incarnato nella nostra realtà di vita di ogni giorno, tanto soprannaturale quanto naturale. E’ una strategia che nasce dalla sua preghiera che lo rende capace di interessarsi alla sorte di ognuno e di tutti. Diceva Frossard che Dio sa contare fino a uno e il Papa fa così. E’ capace di telefonare personalmente a chi ha subìto un torto e interessarsi delle grandi tragedie mondiali: dalla sorte dei migranti disperati, fino all’egoismo dei pochi ricchi che affamano il pianeta. Non è un condottiero di masse, è un padre di persone. Rivoluzionario e tenero a un tempo.
Francesco invita a riscoprire Dio e il rapporto vivo con lui. Le grandi questioni morali della nostra civiltà non vengono trascurate: si sa bene come la pensa, ma lui sa che la buona condotta è conseguenza dell’amore. Occorre risvegliare nelle coscienze l’amore a Gesù che ci ha amati per primo. Occorre conoscerlo per amarlo, occorre pregare per avere confidenza con lui. Il resto viene dopo. I primi cristiani non erano apostolici perché avevano ascoltato discorsi sulla decenza o sui valori, erano vibranti perché credevano in Gesù risorto.
Come già accadde con Giovanni Paolo II, c’è stata una corsa per considerarlo progressista in certi momenti o conservatore in certi altri, senza ricordare che gli uomini di Dio sono sempre ad un tempo rivoluzionari e tradizionalisti. Tutta la nostra civiltà è come un mosaico in cui ogni tessera è un contributo lasciato da un santo, o reso possibile da un santo. Francesco sta mutando le categorie su cui il mondo si regge: contro l’aggressività militare propone una veglia mondiale di preghiera, contro l’egoismo della speculazione finanziaria fa aprire gli occhi su chi ha fame ed è senza lavoro denunciando l’idolatria di Mammona. Non dispone di divisioni militari né di strumenti economici ma agisce sui cuori, come San Paolo che nella lettera a Filemone spiega che non si può considerare schiavo un fratello in Cristo. San Paolo non è Spartaco che organizza il sollevamento armato ma mette il seme di quella cultura che abolirà la schiavitù. Così Francesco mette le basi di una nuova civiltà in cui la persona è al primo posto e il lavoro, la famiglia, la casa, la solidarietà e la libertà sono punti imprescindibili.
Francesco parla al mondo intero perché rende vivo il Vangelo in modo che lo capisca anche il pescatore delle Filippine e il minatore africano. Per comprenderlo non occorre aver studiato al liceo.
Provvidenzialmente Joseph Ratzinger aveva prima parlato agli intellettuali europei demolendo gli ostacoli che la cultura europea aveva costruito per separarci da Dio. Una continuità ammirevole fra i due Papi, perché l’Europa ha diffuso il Vangelo nel mondo, ora lo sta rinnegando e ha urgente bisogno di rievangelizzazione. Malgrado tutto, il mondo intero guarda alla cultura occidentale e rimane sbigottito quando vede che la stiamo buttando dalla finestra, come mi ha detto un amico cinese. Ecco che il tandem fra i due Papi davvero illumina il mondo con il “lumen fidei”. Grazie Signore, il Te Deum è  per averci dato due guide così.

63 pensieri su “Grazie per quest’anno

  1. Giancarlo

    Si… Tutto bene allora? … Insomma…

    Una chiesa povera per i poveri? Ed i ricchi, che facciamo? …li mandiamo all’inferno?

    Summorum Pontificum? Ed frati Francescani dell’Immacolata?

    Ed il dialogo con i musulmani? Siamo sicuri che loro vogliano dialogare?

    Ed il sinodo sulla famiglia? Cosa dobbiamo aspettarci?

    Non so cosa pensare. Ci andrei cauto con l’entusiasmo. Ci sono aspetti di papa Francesco che mi piacciono. Ma ce ne sono altri che mi lasciano non poco perplesso: tutta questa smania di collegialità, il “vescovo di Roma”, il dialogo con tutti a tutti i costi, una chiesa tutta protesa ad ascoltare… non capisco, ma mi adeguo. Però non sono entusiasta; anzi, sono preoccupato. E parecchio.

    1. Bene, quindi un Te Deum sottovoce (o a denti stretti…)
      Si Signore, Te Deum ma si poteva fare meglio…

      Come sempre ci sono i due “classici modi” di vedere le cose… io (giusto per non smentirmi 😉 ) mi accodo a quello di Corigliano.

      BUON ANNO nel Signore a TUTTI 😀

  2. Alessandro

    Chi avesse la sventura 😉 di leggermi su questo blog sa che non sono entusiasta di Papa Francesco.

    In due parole, penso che il continuo incessante richiamo (nei gesti prima e nelle parole) alla misericordia e al perdono e gli assai più rarefatti riferimenti ai contenuti più “controcorrente” e “inattuali” del Magistero (su aborto, divorzio, contraccezione, matrimonio…), accompagnati da scelte pastorali a mio avviso infelici (ad es. sulla comunione ai divorziati risposati si è scatenata una zuffa tra cardinali e vescovi nella quale mi permetto di ritenere che, per evitare un rovinoso disorientamento tra i fedeli, sarebbe opportuno che il Papa intervenisse con una parola chiara), rischino, se non addirittura di deformare, almeno di stemperare la pregnanza del messaggio stesso della misericordia (che, nella sua autenticità, è certo quanto di più “controcorrente” ci sia).

    Il cardinale Meisner (fresco ottantenne, per molti anni arcivescovo di Colonia, noto per la fermezza sui c.d. principi non negoziabili e per la talvolta ruvida franchezza), incontrando Francesco, gli ha fatto presente senza tanti convenevoli più o meno le mie stesse perplessità: “La misericordia oggi è diventato il pretesto per giustificare tutti gli errori umani”, quindi – in sostanza – a furia di parlar della misericordia di Dio senza precisare quali sono i peccati che ci rendono indispensabile l’esercizio della misericordia di Dio si finisce per avvertire sempre meno che cosa sia peccato e che cosa non lo sia e, comunque, per farsi l’immagine di un Dio che perdona a prescindere, di un erogatore automatico di perdono:

    http://incaelo.wordpress.com/2013/12/24/one-day-before-turning-80-cardinal-meisner-tells-it-like-it-is/

    Il Papa è sembrato cadere dalle nuvole ed ha risposto “energicamente” che “è un figlio della Chiesa” e che “la misericordia è identica alla verità e che se non è così non merita nemmeno il nome di misericordia”.
    Mi domando se sia questo il concetto che è “passato” finora alla maggior parte dei fedeli.

    Comunque, visto che a criticare il Papa si rischia oggettivamente di peccare di superbia e di poca fede nei disegni di Dio e considerato che di peccati ne ho già abbastanza per gravarmi pure di questi, mi propongo per l’anno nuovo di pregare più intensamente per Francesco (come egli stesso ripetutamente chiede) e di essere più docile a gioire per tutto ciò che di buono egli opera a beneficio della Chiesa!

    1. @Alessandro, valide argomentazioni certo nella premessa… OTTIMA la conclusione 😉 🙂

      All’anno prossimo dunque, quando, a Dio piacendo, avremo ancora la “sventura” di leggerci entrambi 😉
      Mi aggrego agli Auguri per i “padroni di casa” 🙂

    2. 61Angeloextralarge

      Alessandro: la sera della vigilia, quando Papa Francesco è entrato in Basilica per la veglia di Natale, l’ho visto stanco. Mi è dispiaciuto tanto. Mi ricordava l’ncedere di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II, quando stanchi, portavano il peso del loro ministero.
      Ringrazio il Signore per avercelo donato. lo ringrazierò sempre, anche se pensi che poteva e potrebbe fare di più. Lo so, forse sbaglio, ma in questo momento concordo in pieno con Corigliano e mi dispiace sapere che tu, carissimo Alessandro, sei deluso per alcuni aspetti del suo operato. Potrei dirti: “Prova a metterti nei suoi panni”… ma non credo che serva. Non sta a me giustificare le sue scelte. Le accolgo perché credo profondamente che lui abbia comunque fatto il possibile per fare il meglio e questo mi basta. Vedremo nel tempo le conseguenze del suo operare.
      Ha un compito grandissimo e pesantissimo… e alla sua età avrebbe preferito certamente continuare a servire il Signore in Argentina e poi andare in pensione, continuando a servirlo in un modo più “libero” da incarichi e più consono al suo modo di essere figlio di Dio. E’ attaccato dai media che travisano anche le sue virgole pur di fargli dire quello che vogliono loro… Che dire?
      Non lo so. Posso solo continuare ad amarlo e a pregare per lui. D’altra parte, come hai scritto, lui stesso chiede ripetutamente di pregare per lui. Lo sa benissimo che senza non potrebbe andare avanti.

      Auguri a tutti! L’anno nuovo ci conduca sempre più vicini alle cose del Cielo, rimanendo ben piantati sulla Terra. Smack! 😀

      1. Alessandro

        @Angela

        E’ giustissimo quello che dici, “posso solo continuare ad amarlo e pregare per lui”, e concordo.

        Ci tengo anche a dissipare un equivoco (che tu non hai alimentato, ma in cui forse potrebbe incorrere chi leggesse il mio commento e non mi avesse mai letto su questo blog): non mi riconosco affatto in quanti polemizzano con Francesco accusandolo più o meno esplicitamente di essere una minaccia per la Chiesa, un eversore della dottrina cattolica o quantomeno un insofferente all’ortodossia, un liquidatore fallimentare della Tradizione, un criptomodernista asceso al soglio di Pietro e quant’altro. Chi volesse trovare in me un collega nell’impartire lezioni di ortodossia al Papa e nello spiegarGli il “mestiere” resterebbe deluso: non solo non ne sono capace, ma non sono neppure disponibile.

        Ho evidenziato nel mio intervento (e con tutti i limiti della necessaria sintesi) alcuni aspetti che mi impediscono di consentire in tutto con Corigliano. Detto questo, rimane che sul resto sono d’accordo con Corigliano, e che in ogni caso sono, grazie a Dio, abbastanza consapevole della devozione dovuta al Vicario di Cristo per provare compiacimento qualora ritenessi di dissentire da alcune Sue scelte pastorali e per stimarmi esonerato dal pregare con spirito filiale per Lui, per il Suo arduo ministero.

        Insomma, anche nel 2014 io faccio il tifo per il Papa!

        Prima il Papa, e poi la Juventus (essendo tatuato bianconero… spero che sia chiaro quel che intendo 😉 , con rispetto parlando per l’aesse Roma 😉 )

        1. Giancarlo

          Anch’io sono pienamente d’accordo con te, Alessandro. Amo papa Francesco e prego per lui tutti i giorni. E sono lontano mille miglia da chi straparla addirittura di anticristo. Però alcune cose non le capisco e non posso far finta di niente.

        2. 61Angeloextralarge

          Ale: non ho pensto che tu polemizzi con Papa Francesco. So quanto amore nutri per lui e per la Chiesa. E hai ragione sul fatto che chi non ti conosce può pensarlo. Mi dispiace solo che in te non ci sia la pienezza che ho io, con i miei soliti occhialini rosa.
          Però… ahi, ahi! Prima il Papa e poi l’Inter!!!! 😉
          Manca poco all’anno nuovoooooo! 😀 😀 😀

  3. Alessandro

    E buon anno nel Signore a TUTTI gli amici del blog e in primis ovviamente alla squisita padrona di casa e all’efficiente Admin che somiglia tanto al di lei sposo!

  4. Rosanna

    Sono pienamente d’accordo con Corigliano.
    Lo Spirito Santo ha fatto la cosa giusta con l’elezione di Papa Francesco, così come e’ successo per Papa Benedetto.
    Il vederli insieme a me fa tenerezza. Questo Papa non può’ non essere che così, se pensiamo che in Argentina andava, da solo prendendo la metro, nei posti più malfamati dove, a volte, neanche la polizia osava mettere piede. La sua missione e ‘ sicuramente quella di un pastore con l’odore delle sue pecore. Non può non stargli stretta una certa parte di curia impastata dei moderni peccati mondani. Il suo chiedere continuamente che si preghi per lui, il volere una collegialità nelle decisioni ci mostra la strada che, faticosamente, vuole percorrere. Umilmente, senza troppi distinguo, preghiamo per Lui ed insieme a lui.

    1. Giancarlo

      Ci mancherebbe pure che lo Spirito Santo non facesse la cosa giusta! Il problema, e qualcuno ha la tendenza a dimenticarlo, è che non sempre gli uomini sono docili al soffio dello Spirito Santo. Nel caso di papa Francesco, io dico, senza alcun timore reverenziale, che ci sono alcune cose che non capisco. Spero che sia un problema mio personale, ma so che potrebbe essere anche qualcos’altro. Comunque sia, io sono sottomesso al santo padre, prego per lui, ed egli resta il mio punto di riferimento principale nelle “chiesa militante”. Ma vigilo costantemente su quello che fa e che dice e, per nessun motivo, intendo rinunciare alla mia ragione. D’altronde, anche con BXVI ho sempre fatto così. Ancora di più: anche con Gesù Cristo ho sempre fatto così. Ho fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio; ma ho fede perché la Sua Parola non contrasta, anzi, asseconda la mia ragione. Il giorno in cui la mia ragione dovesse giudicare falso il vangelo non esiterei un istante ad abbandonare la fede.

      Comunque buon anno a tutti da parte mia, soprattutto a quelli che posso aver ferito a causa del mio carattere un po’ troppo brusco. Auguri sinceri a tutti.

      1. Ricambio di cuore i tuoi auguri Giancarlo (visto che ogni tanto non si è stati proprio “allineati” noi due…).
        Ma non posso esimermi anche qui… penso di aver compreso il senso della tua affermazione piuttosto categorica: “Il giorno in cui la mia ragione… ecc”, ma ti invito alla prudenza.
        Credo sia un rischio sottomettere il Vangelo al giudizio della – nostra – ragione. Ragione, che come ben sai, è ambiente prediletto, dai sofismi del demonio… 😉
        Quindi Fede e Ragione, non Ragione e Fede.

        1. Alessandro

          Non siamo costretti a “scegliere” tra Fede e Ragione, perché “sebbene la fede sia superiore alla ragione, pure non vi può essere nessun vero dissenso fra la fede e la ragione, poiché il Dio che rivela i misteri della fede e la infonde in noi è lo stesso che ha infuso il lume della ragione nell’animo umano” (Concilio Vaticano I, Dei Filius)

          1. Ineccepibile… il mio infatti era solo un invito alla “prudenza”.
            Sotto quale inganno caddero i nostri progenitori (Eva in particolare)? Non era forse quello del serpente antico un sottile (e ingannevole) “ragionamento”? 😉

        2. Giancarlo

          Non lo so. Io penso che fede e ragione stiano alla pari, nel senso che tutt’e due sono indispensabili per la salvezza dell’uomo.. E comunque, la fede, nel senso di fede religiosa, è dovuta a Dio, non certo al papa.

          Allargando poi la riflessione a quanto è successo nella chiesa in questo 2013 e, più indietro, negli ultimi anni, negli ultimi decenni, ecco: io non riesco a nascondere un senso di profonda inquietudine, di timore, per la direzione che ha preso la storia dell’umanità. Non riesco, devo dirlo con aperta franchezza, a dire che tutto va bene. Ma sia ben chiaro che quello che mi preoccupa non è l’attacco del mondo alla chiesa, che sempre c’è stato e sempre ci sarà. Trovo sconcertante, piuttosto, quest’ansia della chiesa, a tutti i livelli, compreso il papa con l’avvento del vescovo di Roma, di rabbonire il mondo, andare incontro alle sue esigenze in nome della misericordia, mostrarsi disponibile all’ascolto, sollecita nel cercare il dialogo, attenta alla valorizzazione delle altre culture. Mi domando: ma la chiesa non è forse la depositaria della verità? E non ha il mandato di Gesù Cristo in persona di andare ed annunciare? Che deve ascoltare allora la chiesa? Ma quale dialogo, quali altre culture, quali esigenze del mondo? La chiesa deve parlare forte e chiaro e dire a tutti, volenti o nolenti, come stanno le cose, altro che dialogo, altro che ascolto. La chiesa non deve ascoltare proprio niente, la chiesa deve parlare con la consapevolezza di chi conosce la verità e l’umanità deve ascoltare e questo è quanto.

          1. Dialogare vuol dire parlare e anche ascoltare… ascoltare non vuol dire necessariamente fare tue le posizioni dell’altro. Cosa che pure noi desidereremmo l’altro facesse quando parliamo di Dio.

            Se ti metti a parlare con una persona senza mai ascoltarla, ben difficilmente ascolterà te.

            La Chiesa, ritengo, non sta nel mondo solo a “far proclami” (e bada io sono assolutamente per l’Annuncio), è dialogante… Fermo restando l’assunto iniziale.
            Ma tu Giancarlo sei della linea “dura e pura” (altro che dialogo, altro che ascolto…) e ancora una volta temo questo dialogare sia a senso unico, quindi rinnovandoti gli auguri, per quest’anno termino qui il mio dire (tanto non manca molto all’anno prossimo 😉 )

            Mi domando poi, forse che Dio non dialoga con noi? E chi gli lo fa fare? E perché si abbassa tanto, che tanto boriosi e pieni di pretese siamo? Forse che non ci dà ascolto?

            1. Giancarlo

              Ok! Vogliamo parlare di dialogo? Bene, parliamone.

              Perché si dialoga? A cosa serve il dialogo? Il dialogo serve a raggiungere un accordo, un punto di vista condiviso. Ora, la chiesa deve dialogare con altre religioni (soprattutto comunità islamica) o con altri soggetti? Risposta: dipende! Dipende dall’oggetto del dialogo. Se, ad esempio, si tratta di due comunità, una cristiana e l’altra musulmana, che devono convivere in uno stesso territorio, allora il dialogo è non solo lecito ma, addirittura, doveroso, auspicabile, necessario, a volte imprescindibile. E’ ovvio però che, in questo caso, il dialogo è finalizzato a rendere possibile una convivenza pacifica. Benissimo.

              Quando però si tratta di dottrina o di fede, deve essere chiaro ( CHIARO!) che non ci può essere alcun dialogo con i musulmani o con gli atei o con qualunque altro soggetto. In materia di dottrina o di fede, la chiesa deve parlare e gli altri, se vogliono, devono ascoltare…. e basta. L’unico dialogo possibile, in materia di fede o di dottrina, con i gentili, è la testimonianza. Niente altro. Non esiste ascolto. Non è neanche immaginabile che si debba prestare ascolto alle “ragioni” degli atei o dei musulmani, o di chiunque altro. Costoro non hanno nessuna ragione degna di essere ascoltata. Nel loro stesso interesse la chiesa deve parlare e loro devono ascoltare.

              Certo, è vero, Dio dialoga con noi (cristiani? Io penso che parli anche con i non cristiani.). Ma in che senso? Nel senso che lui ci dà la Parola e noi dobbiamo ascoltarla! Non certo nel senso che lui sia disponibile a trovare un compromesso con noi. Il compromesso è possibile quando si parla di interessi; quando invece si parla di verità, e la chiesa cattolica ne è la depositaria, non ci può essere alcun compromesso. Quindi, in materia di dottrina e di fede, la chiesa parla e gli altri ascoltano ed imparano, se vogliono. E questo è quanto.

              1. A parte il fatto che non occorre mica sempre parlare di “dottrina e di fede”, ma anche di dottrina e di fede chi è autorizzato a parlare? Te dici la Chiesa. Ma chi della Chiesa? Il Papa? O neanche il Papa quando non parlasse daldidentro della dottrina? Ma chi ce l’ha la dottrina? E’ scritta nei libri? Ma cosa dicono veramente i libri? Te lo sai?
                Te mi puoi copiare qui una pagina dei tuoi libri, ma cosa c’è scritto nella pagina? Lo sai te? lo capisci te? O bisogna stare zitti fino a che non venga qualcheduno che lo sappia? Ma che sappia che? Ho paura che prima ancora che parlare coi musulmani (per esempio) occora parlare tra noi, nessuno escluso, salvo poi continuare, come sempre, a pensare uguale, in pratica, a tutti, e cioè a non-pensare! Pensare che?

                1. Giancarlo

                  Bevuto troppo, Avise? Ti confesso che anch’io ci ho dato dentro con quel rosso di Montalcino. Eh, dalle parti di Siena lo sanno fare il vino. A proposito, Alvise: auguri di buon anno e… di prossima conversione. Fattelo spiegare da Alessandro, che è la new entry del blog, come si fa per incontrare Gesù.

                  Ciao ciccio.

                  … in fondo mi è simpatico. … Speriamo bene.

              2. Alessandro

                Giancarlo, io sentirei che ha detto Benedetto XVI a proposito del dialogo interreligioso (21 dicembre 2012):

                In primo luogo: “Questo dialogo delle religioni… sarà innanzi tutto semplicemente un dialogo della vita, un dialogo della condivisione pratica. In esso NON si parlerà dei grandi temi della fede – se Dio sia trinitario o come sia da intendere l’ispirazione delle Sacre Scritture ecc. Si tratta dei problemi concreti della convivenza e della responsabilità comune per la società, per lo Stato, per l’umanità. In ciò bisogna imparare ad accettare l’altro nel suo essere e pensare in modo diverso.”

                Sebbene questo dialogo non tematizzi i contenuti dottrinali, “un dialogo in cui si tratta di pace e di giustizia diventa da sé, al di là di ciò che è semplicemente pragmatico, una lotta etica circa la verità e circa l’essere umano; un dialogo circa le valutazioni che sono presupposte al tutto. Così il dialogo, in un primo momento meramente pratico, diventa tuttavia anche una lotta per il giusto modo di essere persona umana.
                Anche se le scelte di fondo NON sono come tali in discussione, gli sforzi intorno a una questione concreta diventano un processo in cui, mediante l’ascolto dell’altro, ambedue le parti possono trovare purificazione e arricchimento. Così questi sforzi possono avere anche il significato di passi comuni verso l’unica verità, SENZA che le scelte di fondo vengano cambiate. Se ambedue le parti muovono da un’ermeneutica di giustizia e di pace, la differenza di fondo NON scomparirà, crescerà tuttavia anche una vicinanza più profonda tra loro.”

                Benedetto XVI evidenzia che “per l’essenza del dialogo interreligioso, oggi in genere si considerano fondamentali due regole:

                1. Il dialogo non ha di mira la conversione, bensì la comprensione. In questo si distingue dall’evangelizzazione, dalla missione.

                2. Conformemente a ciò, in questo dialogo ambedue le parti restano consapevolmente nella loro identità, che, nel dialogo, non mettono in questione né per sé né per gli altri.”

                Papa Benedetto trova tuttavia che queste due regole, così enunciate, non sono pienamente soddisfacenti:

                “Queste regole sono giuste. Penso, tuttavia, che in questa forma siano formulate troppo superficialmente. Sì, il dialogo non ha di mira la conversione, ma una migliore comprensione reciproca: ciò è corretto. La ricerca di conoscenza e di comprensione, però, vuole sempre essere anche un avvicinamento alla verità.”

                “Per quanto riguarda il restare fedeli alla propria identità: sarebbe troppo poco se il cristiano con la sua decisione per la propria identità interrompesse, per così dire, in base alla sua volontà, la via verso la verità.
                Allora il suo essere cristiano diventerebbe qualcosa di arbitrario, una scelta semplicemente fattuale. Allora egli, evidentemente, non metterebbe in conto che nella religione si ha a che fare con la verità.
                Rispetto a questo direi che il cristiano ha la grande fiducia di fondo, anzi, la grande certezza di fondo di poter prendere tranquillamente il largo nel vasto mare della verità, senza dover temere per la sua identità di cristiano. Certo, non siamo noi a possedere la verità, ma è essa a possedere noi: Cristo, che è la Verità, ci ha presi per mano, e sulla via della nostra ricerca appassionata di conoscenza sappiamo che la sua mano ci tiene saldamente. L’essere interiormente sostenuti dalla mano di Cristo ci rende liberi e al tempo stesso sicuri. Liberi: se siamo sostenuti da Lui, possiamo entrare in qualsiasi dialogo apertamente e senza paura. Sicuri, perché Egli non ci lascia, se non siamo noi stessi a staccarci da Lui. Uniti a Lui, siamo nella luce della verità.”

                Detto con parole mie: il cristiano non si irrigidisca su posizioni identitarie, quasi temendo che, avventurandosi nel dialogare con chi non condivide la sua fede, la verità che ha ricevuto per Grazia possa rivelarsi non essere tale.
                Più il cristiano ha fede profonda e radicata nella Verità che gratuitamente ha ricevuto da Cristo nella Chiesa, meno temerà il dialogo, la “ricerca appassionata di conoscenza” condotta anche in compagnia di chi professa un’altra fede, e più sarà disposto a “prendere tranquillamente il largo nel vasto mare della verità, senza dover temere per la sua identità di cristiano”: “se siamo sostenuti da Cristo, possiamo entrare in qualsiasi dialogo apertamente e senza paura”, non perderemo la fede nella Verità, perché “uniti a Lui, siamo nella luce della verità”.

                1. Davide

                  Bellissimo passaggio di Benedetto XVI! Ma dove li peschi con tanta rapidità? Bene così 😉
                  Grazie

                2. Alessandro

                  Naturalmente questo “entrare in qualsiasi dialogo apertamente e senza paura”, in una “ricerca appassionata di conoscenza”, questo “prendere tranquillamente il largo nel vasto mare della verità” imprime già una fisionomia precisa al dialogo stesso.

                  Chi entra nel dialogo con questa disposizione ha a cuore sommamente la verità, e quindi non accetterà né da parte propria né da parte del suo interlocutore la pretesa di imporre affermazioni senza esibirne i fondamenti veritativi. Questo modo di dialogare, lungi dall’essere una resa alle convinzioni altrui, finisce dunque per mettere in difficoltà tutti gli interlocutori che non condividano il medesimo approccio, cioè che non accettino per sé stessi la severa disciplina che richiede la ricerca della verità e indulgano alla chiacchiera, tirino conclusioni logicamente fallaci, si lusinghino di far valere come vero il loro parere solo perché è il loro.

                  1. Resta comunque di fondo, l’apertura al dialogo.
                    Diversamente Benedetto XVI non si sarebbe espresso nei termini che hai giustamente riportato Alessandro.
                    Le precisazione che Egli fece a suo tempo, da una parte invitano ad avere coraggio nel dialogo, dall’altra a sapere quali possono o devono essere i limiti del dialogo sui temi della Fede.
                    Ma a sentire il buon Giancarlo, questo dialogo non ha ragione di essere… “e questo è quanto. Chiaro? Punto” e altra fraseologia non proprio “dialogante”.

                    1. Alessandro

                      Certo, BXVI esorta a una cordiale e fiduciosa apertura al dialogo, e mostra un vivo apprezzamento del valore del dialogo come “cammino alla ricerca della verità”. Se da parte dell’interlocutore il dialogo non è questo, meglio non perdere tempo (quindi: no al dialogo a tutti i costi, cioè no al dialogo quando il dialogo sta… finendo in vacca). Ma occorre essere sempre pronti a ripigliare il filo del dialogo anche quando doverosamente è stato interrotto, e a ripigliarlo non appena l’interlocutore mostri la disponibilità a ristabilire un dialogo degno di questo nome.
                      Naturalmente, occorre vigilare su sé stessi, perché non è escluso che a volte possa essere proprio il cristiano a non onorare i requisiti del dialogo indicati da Benedetto.

                      Giancarlo è decisamente… scabro e ruvido 😉 . Però mi sta simpatico, perché quando parte per la tangente poi chiede scusa. E poi francamente vedo nelle sue parole una reazione esagerata ad anni di aberrante retorica dialogista (in senso palesemente sincretista) che ha imperversato dentro la Chiesa, e che alla fine fa perdere la pazienza anche ai santi…
                      Ho citato Benedetto XVI proprio perché non è attendibilmente sospettabile di essere un sincretista, un dialogista facilone, uno che non abbia a cuore tutti e ciascuno i contenuti della dottrina cattolica.

                3. …come pole praticare la “ricerca appassionata della conoscenza” chi è già “nella luce della verità” verità? E poi, della conoscenza di che? Non è una presa per il culo definire la verità come “il vasto mare” della verità”? I Papi discutono con gli Scalfari, o con altri babbei consimili, e ne menano vanto, salvo poi pentirsene, di essersi dati ai maiali, ma non si azzardano mai a discutere (che io sappia) con persone, che gli sappiano tenere testa, con onore. D’altra parte alla gente che gli saprebbero tenere testa con onore non gli importa nemmeno particolarmente discutere coi Papi, o consimili.

                  1. Alessandro

                    1) “come pole praticare la “ricerca appassionata della conoscenza” chi è già “nella luce della verità”?

                    Il pellegrino che, su questa terra, riceve per Grazia la luce della Verità e la accoglie non diventa con ciò stesso onnisciente, quindi ha dinnanzi un oceano di cose che non conosce, anche se può essere sicuro che nessuna nuova scoperta confliggerà con i contenuti della fede che professa. Accogliere nella Fede la verità non si esaurisce inoltre in un’operazione istantanea, per così dire, ma implica un compito, un’avventura che dura tutta la vita: vivere giorno dopo giorno quella verità, sforzarsi di diventarle fedeli integralmente (in pensieri, parole, opere), sforzandosi di camminare e progredire in essa.

                    2) mi sembra che ti amareggi il fatto che il Papa abbia dialogato con Scalfari e non con te.
                    Scrivigli, metti nero su bianco con rigore logico cosa non ti convince della Chiesa e della sua dottrina. Non so se ti risponderà, ma non è affatto escluso.
                    Penso che anche il Papa emerito, se gli esponi con linearità, chiarezza e franchezza i tuoi dubbi, non è escluso che ti risponda (forse oggi Ratzinger ha più tempo di Francesco di leggere lunghe lettere private e di fornire una risposta distesamente argomentata).

                    1. “…nessuna nuova scoperta confliggerà” (sic!!!)

                      …io non scrivo altro che qui, a voi, in questo blog, non ce l’ho tutto il tempo che ci hanno
                      Ratzinger, o il Papa, mica lavorano loro!

                4. Giancarlo

                  Mi pare che tu voli un po’ troppo alto, per i miei gusti.
                  Scrivi: ““… un dialogo in cui si tratta di pace e di giustizia diventa da sé, al di là di ciò che è semplicemente pragmatico, una lotta etica circa la verità e circa l’essere umano; un dialogo circa le valutazioni che sono presupposte al tutto. Così il dialogo, in un primo momento meramente pratico, diventa tuttavia anche una lotta per il giusto modo di essere persona umana. …” E su questo siamo d’accordo. Poi, però: “… Se ambedue le parti muovono da un’ermeneutica di giustizia e di pace, la differenza di fondo NON scomparirà, crescerà tuttavia anche una vicinanza più profonda tra loro.” Sono parole di BXVI queste? Comunque sia, faccio fatica a capire come un soggetto non cristiano possa partire da un’ermeneutica di autentica giustizia e pace.

                  In ogni caso, io non ho affatto paura che la chiesa (non certo io, che non sono in grado!) dispieghi le sue vele nel vasto mare della verità, purché non dimentichi di tenersi per mano col suo sposo, Gesù. Ma mi domando e ti domando: può mai essere che la chiesa, in questo ipotetico dialogo con persone che non conoscono Dio, possa arricchirsi e trovare beneficio nella conoscenza di religioni umane, o non sarà, piuttosto, che saranno coloro che non conoscono Dio a trovare tutto il beneficio, al punto che non si possa più parlare di dialogo ma, piuttosto, di luce che illumina il mondo attraverso la missione peculiare della chiesa, cioè l’evangelizzazione?

                  Caro Alessandro, io non voglio irrigidirmi in una posizione identitaria, di cui però non dimentico l’importanza soprattutto quando, in Europa, si fa di tutto per cancellarla, ma, di nuovo, mi domando: in un dialogo che diventa lotta etica circa la verità e circa l’essere umano, davvero pensiamo di poter imparare qualcosa dagli altri? Te lo dico col cuore: io penso di no.

                  1. Alessandro

                    “Se ambedue le parti muovono da un’ermeneutica di giustizia e di pace, la differenza di fondo NON scomparirà, crescerà tuttavia anche una vicinanza più profonda tra loro.” Sono parole di BXVI queste? Comunque sia, faccio fatica a capire come un soggetto non cristiano possa partire da un’ermeneutica di autentica giustizia e pace.”

                    Sì, sono parole di BXVI:

                    http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2012/december/documents/hf_ben-xvi_spe_20121221_auguri-curia_it.html

                    In sintesi, mi domandi: possiamo imparare qualcosa da chi non è cristiano? Rispondo: no, se per imparare si intende “imparare contenuti dottrinali nuovi ai quali devo prestare assenso di Fede”. Concretamente, però, quando ti relazioni con qualcun altro, non ti chiedi “che avrò mai da imparare da questo qua?”, ma entri in una relazione, nella quale ovviamente sei libero di non rinnegare quello in cui credi. Magari in quella relazione impari ad affinare il tuo cristiano amore il prossimo. E se così fosse, non valeva la pena sperimentare questa relazione?

                    1. Giancarlo

                      Ok Alessandro, siamo in sintonia! Certo, in questo senso sono pienamente aperto al mondo. So che, umanamente, si possono trovare persone straordinarie persino dalle parti di Firenze… però, se voi il vino bono bisogna che tu passi dalle parti di Siena.

                    2. Beh caro Giancarlo, lasciatelo dire, io non posso dubitare che tu sia “aperto al mondo”, ma molte tue affermazioni qui, mi fanno pensare esattamente l’opposto…

                      Ma forse nella realtà (exta blog) riesci a dosare meglio “pesi e misure” 😉

                    3. Roberto

                      Attento Bariom, Giancarlo dice che “in questo senso” è aperto al mondo; non che è aperto al mondo tout court. Dipende anche in quale dei sensi evangelici stiamo usando la parola “mondo”. Inoltre, possiamo anche dire come secondo BXVI il “dialogo” non è tanto strumentale, quanto cosa ben diversa dall’evangelizzazione; e qualora divenga idolo, come di fatto accade assai spesso nella pratica, allora tende ad assomigliare parecchio all’assonante “diavolo”. 😉

                    4. Tuttto, ma proprio tutto quanto, divenga “idolo” finisce per assomigliare parecchio… anzi essere strumento, del diavolo 😉 😐

  5. Angelina

    Auguri per un nuovo anno..da Dio! Alla mitica Costanza, al caro Admin, a tutti tutti tutti (sono auguri cattolici 😉 ) e in particolare ad Andrea Giovanoli e alla sua famiglia.

  6. Alessandro

    E’ da pochissimo che seguo questo blog: è stato un piacere scoprirlo, anche se per ora non sto partecipando molto – mi sono convertito da poco e di solito mi viene più da prendere che da dare nelle discussioni-.
    Nel frattempo, buon anno a Costanza e a tutti voi!

    1. Giancarlo

      Buon anno anche a te Alessandro e felicitazioni vivissime per la tua recente conversione. Benvenuto tra noi.

  7. Roberto

    Auguri di buon anno ai padroni di casa e a tutti i frequentatori del blog! In particolare ad Alessandro (qua sopra: “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.”) e ad Alessandro (più sopra 😀 ) per l’onestà e la franchezza su Papa Francesco; dato che spesso è più facile abbozzare e tacere che esprimere legittime perplessità. Per parte mia, riservo critiche proprio quando sento di non poterne fare a meno, come per la (per me) nefasta lettera/intervista a Scalfari. Altrimenti, preferisco tenermi i miei dubbi, perché è troppo facile poi: o lasciarsi amareggiare da piagnucolosi sedevacantisti che alimentano polemiche, o seminare dubbi tra i semplici; e lungi da poter sviluppare con la pacatezza e l’attenzione che ci vorrebbe un ragionamento sul Papa regnante (ragionamenti da fare sempre con la massima attenzione, onde evitare di mancare di prudenza e peccare), si rischia solo la rissa e cattivi frutti spirituali.
    Certamente, è meglio piuttosto avere sempre bene a mente in cosa l’obbedienza è doverosa e in cosa no, rimandare a mittenti interessati lezioncine d’obbedienza, da parte di coloro che malamente e a stento nascosero la loro gioia quando Benedetto XVI abdicò, e soprattutto respingere, quello sì, gli odiosi tentativi da parte di molti (o comunque, da parte di coloro che detengono i mezzi per rendere più forte la loro voce) di usare Papa Francesco per giustificare la loro volontà di disobbedienza e ferire o scoraggiare coloro che possiedono vocazioni del tutto lecite e legittime, anche se non proprio al centro delle preoccupazioni dell’attuale Papa. E non c’è niente di male in questo, perché nessun Papa può riassumere ogni aspetto della cattolicità, in uguale misura, nella sua Persona, e sarebbe un capriccio da bambini pretenderlo.

    Così, certamente Benedetto XVI resterà, con tutta probabilità, sempre il Papa che più ho amato. Anche perché io non sono facile a personalismi e a concedere un’adesione del sentimento a chicchessia: la mia più profonda indole è troppo dura per concedere questo. Amo il Papato e un Papa non proprio “dei miei gusti” (e guarda un po’! Non sta scritto da nessuna parte che il Signore debba mettere sul Soglio sempre il Papa che andrebbe meglio a me, mannaggia… ) può essere un’ottima prova di umiltà – finché si segue proprio-proprio quello che sembra ritagliato alla perfezione su di noi allora “che merito ne avrete?” 😉

  8. Anche Spinoza lo pensava…

    “Concludiamo pertanto qui, come sopra nel capitolo XVIII, che niente è più sicuro per lo Stato del fatto che la pietà e la religione siano circoscritte al solo esercizio della carità e della giustizia, che il diritto delle supreme potestà, tanto riguardo alle cose sacre quanto riguardo alle cose profane, si riferisca soltanto alle azioni, e che per il resto si conceda a ognuno sia di pensare ciò che vuole sia di dire ciò che pensa.”

    Buon Anno!!!

  9. giuseppe

    ADMIN su vari siti c’è la lista delle coppie scoppiate nel 2013: facciamo la lista delle coppie che nel 2014 continueranno proprio come nel 2013?
    In ogni caso auguri a tutti per il 20141

  10. Davide

    Cari Costanza, Admin, altri Autori del blog, Bariom, Alessandro, Giusy, Giancarlo, Roberto, 61Angeloextralarge, Alvise, Velenia, Nami, e tutti gli altri frequentatori del Blog (la lista é un po’ lunghetta 😉 , GRAZIE per tutto ció che avete scritto in questo 2013, e con le quali mi avete aiutato a riflettere su tante questioni! BUON ANNO!

    1. 61Angeloextralarge

      Davide: il bello di questo blog, e di altri curati da alcuni suoi frequentatori, è che sembra di essere a scuola: c’è sempre da imparare! Buon anno a te e (di nuovo) a tutti! Lascio i nomi da parte perché siamo in tanti… 😉

  11. auguri a tutti voi. spero in un anno ricco di spiritualitàcon persone attratte dal buon senso e non da personaggi ricchi e potenti . attratti da vita semplice amore e solidarietà.

  12. 61Angeloextralarge

    Giancarlo: il vino bono c’è anche da altre parti… e se lo dico io che non sono una beona… 😉

    M’è arrivato questo testo, “Benedizione per l’anno nuovo”, di Don Angelo Saporiti, e vorrei condividerlo con voi, come ulteriore augurio per il 2014…

    Questo nuovo anno sarà per te una benedizione,
    se tu saprai benedire il tempo che ti verrà donato,
    se tu saprai essere una benedizione
    per il tuo vicino e il tuo vicino una benedizione per te.
    Benedetto sarà il tuo volto,
    se il tuo volto sarà bagnato di un po’ di lacrime altrui.
    Benedette le tue mani,
    se le tue mani sapranno accarezzare e donare pace.
    Benedette le tue labbra,
    se sapranno dire parole d’amore e baciare un nemico.
    Benedetti i tuoi occhi,
    se sapranno meravigliarsi della bellezza.
    Benedette le tue vesti,
    se non offenderanno i poveri.
    Benedetti i tuoi piedi,
    se sapranno condurti verso chi è solo.
    Benedetto il tuo cuore,
    se saprà scoprire Dio in ogni giornata che vivrai.
    Benedetta sarà la tua casa,
    se le porte saranno aperte per condividere.
    Benedetta sarà la tua vita,
    se saprai ringraziare per ogni cosa.
    Buon Anno!

    1. E io replico con questa, scritta da un fratello…

      Un «oroscopo» controcorrente

      «Si presentino e ti salvino quelli che misurano il cielo, che osservano le stelle, i quali ogni mese ti pronosticano che cosa ti capiterà. Ecco, essi sono come stoppia: il fuoco li consuma…» (ls 47,14).

      Non si può non incontrarli in questi giorni. Sono astrologi, maghi, indovini, cartomanti. Hanno i loro pulpiti, ben pagati, ovunque. Non lasceremo perciò i nostri lettori soltanto, privi di «oroscopo».
      Per i rinati sotto il segno della croce, infatti, si prevede un «anno di grazia» (Lc 4,19), perché quand’anche toccasse loro «la tribolazione, l’angoscia, il pericolo, la spada, saranno più che vincitori per virtù di colui che li ha amati» (Rom 8,35).
      Dal punto di vista finanziario, il nuovo anno sarà un anno favorevole per loro, perché saranno «pronti ad essere ricchi e ad essere poveri: tutto potranno in Colui che dà loro la forza» (Fil 4,13).
      In amore le cose andranno decisamente bene per loro, perché, anche quest’anno, «la speranza non li deluderò e l’amore di Dio sarà riversato, se lo vorranno, nei loro cuori» (Rom 5,5). Perciò, i rinati sotto il segno della croce, non dovranno temere di sposarsi, perché «Colui che è in loro, sarà più grande di colui che è nel mondo» (Gv 4,4).
      Quanto alla salute, la cosa peggiore che potrà capitare loro, quest’anno, sarà la morte, ma sarà anche «la cosa migliore: stare con Cristo!» (Fil. 1,23)
      Per tutto il resto «Dio che non ha risparmiato il proprio Figlio per loro, donerà loro ogni cosa insieme con lui» (Rom 8;32). E dico “ogni cosa”… un anno fantastico!

      Tarcisio Zanni

  13. Sara

    Grazie a Dio che non abbandona mai la Sua Chiesa per l’anno trascorso e per quest’altro appena iniziato!
    E a Giancarlo, Alessandro e Roberto con cui mi trovo in sintonia!

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