dal Catechismo della Chiesa Cattolica
1776 « Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente parla alle orecchie del cuore […]. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore […]. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria ».
I. Il giudizio della coscienza
1777 Presente nell’intimo della persona, la coscienza morale70 le ingiunge, al momento opportuno, di compiere il bene e di evitare il male. Essa giudica anche le scelte concrete, approvando quelle che sono buone, denunciando quelle cattive.71 Attesta l’autorità della verità in riferimento al Bene supremo, di cui la persona umana avverte l’attrattiva ed accoglie i comandi. Quando ascolta la coscienza morale, l’uomo prudente può sentire Dio che parla.
1778 La coscienza morale è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa, l’uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto. È attraverso il giudizio della propria coscienza che l’uomo percepisce e riconosce i precetti della Legge divina:
La coscienza « è una legge del nostro spirito, ma che lo supera, che ci dà degli ordini, che indica responsabilità e dovere, timore e speranza. […] Essa è la messaggera di colui che, nel mondo della natura come in quello della grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e ci guida. La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo ».
1779 L’importante per ciascuno è di essere sufficientemente presente a se stesso al fine di sentire e seguire la voce della propria coscienza. Tale ricerca di interiorità è quanto mai necessaria per il fatto che la vita spesso ci mette in condizione di sottrarci ad ogni riflessione, esame o introspezione:
« Ritorna alla tua coscienza, interrogala. […] Fratelli, rientrate in voi stessi e in tutto ciò che fate fissate lo sguardo sul Testimone, Dio ».73
1780 La dignità della persona umana implica ed esige la rettitudine della coscienza morale. La coscienza morale comprende la percezione dei principi della moralità (sinderesi), la loro applicazione nelle circostanze di fatto mediante un discernimento pratico delle ragioni e dei beni e, infine, il giudizio riguardante gli atti concreti che si devono compiere o che sono già stati compiuti. La verità sul bene morale, dichiarata nella legge della ragione, è praticamente e concretamente riconosciuta attraverso il giudizio prudente della coscienza. Si chiama prudente l’uomo le cui scelte sono conformi a tale giudizio.
1781 La coscienza permette di assumere la responsabilità degli atti compiuti. Se l’uomo commette il male, il retto giudizio della coscienza può rimanere in lui testimone della verità universale del bene e, al tempo stesso, della malizia della sua scelta particolare. La sentenza del giudizio di coscienza resta un pegno di speranza e di misericordia. Attestando la colpa commessa, richiama al perdono da chiedere, al bene da praticare ancora e alla virtù da coltivare incessantemente con la grazia di Dio:
Davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa » (1 Gv 3,19-20).
1782 L’uomo ha il diritto di agire in coscienza e libertà, per prendere personalmente le decisioni morali. L’uomo non deve essere costretto « ad agire contro la sua coscienza. Ma non si deve neppure impedirgli di operare in conformità ad essa, soprattutto in campo religioso ».74
II. La formazione della coscienza
1783 La coscienza deve essere educata e il giudizio morale illuminato. Una coscienza ben formata è retta e veritiera. Essa formula i suoi giudizi seguendo la ragione, in conformità al vero bene voluto dalla sapienza del Creatore. L’educazione della coscienza è indispensabile per esseri umani esposti a influenze negative e tentati dal peccato a preferire il loro proprio giudizio e a rifiutare gli insegnamenti certi.
1784 L’educazione della coscienza è un compito di tutta la vita. Fin dai primi anni essa dischiude al bambino la conoscenza e la pratica della legge interiore, riconosciuta dalla coscienza morale. Un’educazione prudente insegna la virtù; preserva o guarisce dalla paura, dall’egoismo e dall’orgoglio, dai sensi di colpa e dai moti di compiacenza, che nascono dalla debolezza e dagli sbagli umani. L’educazione della coscienza garantisce la libertà e genera la pace del cuore.
1785 Nella formazione della coscienza la Parola di Dio è la luce sul nostro cammino; la dobbiamo assimilare nella fede e nella preghiera e mettere in pratica. Dobbiamo anche esaminare la nostra coscienza rapportandoci alla croce del Signore. Siamo sorretti dai doni dello Spirito Santo, aiutati dalla testimonianza o dai consigli altrui, e guidati dall’insegnamento certo della Chiesa.
Giusto per rinfrescare?
Ed era più che giusto “rinfrescare”…
Personalmente non ho dubbi che quanto qui riportato, è quanto Papa Francesco avesse e ha come riferimento e “stella polare” nei suoi (anche discussi) recenti passaggi sul tema.
Poi possiamo usare il bilancino e fare tutti i distinguo che vogliamo, ma uno è lo Spirito.
grazie admin
Grazie, da catechista ero già andata a leggermel
o e il pezzo sulla coscienza rettamente formata è fondamentale nel dibattito che si è istaurato su quello che ha detto il Papa a Scalfari… vogliamo sperare che fosse sottinteso…
“Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene”. “E qui lo ripeto. Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”.
Non si parla di coscienza morale, di Legge che non è l’uomo a darsi. Non si dice che la coscienza deve essere educata e il giudizio morale illuminato, non si dice che nella formazione della coscienza la Parola di Dio è luce nel nostro cammino. E’ sottinteso? Scusate io non l’avevo capito, Scalfari che è intelligente sicuramente sì.
Comunque di coscienza stavano parlando in quel frangente, anche se Bergoglio non la nomina esplicitamente l’aveva appena menzionata Scalfari. E’ vero anche che la frase del Papa presa così com’è è fuorviante.
Alcune “imperativi” morali non presenti nella mia coscienza (per esempio):
adorazione di dio
non masturbazione
non uso del preservativo
non divorzio
non eutanasia (la mia propria) .
Vai Alvise! Migliori il mondo!
@Alvise, tutti gli altri ci sono? 😉
Bariom:
…c’è: non rubare, non mentire, non ammazzare, che mi sembrano i più importanti. Penso che potrei arrivare anche a ammazzare per vendetta di ammazzature o di torture di persone a me care, o per gravi e volontarie violenze inflittemi a me. Per quanto riguarda “non ammazzare” e aborto, pur non facendo l’apologo dell’aborto, non mi sentirei mai di
impedire l’aborto a una donna che vuole abortire. Vietare l’aborto sarebbe secondo me senza senso. Sarebbe come avere dentro di sé l’imperativo categorico di vietare la guerra, e cioè ancora senza senso.
Questo è quello che penso io. La discussione potrebbe essere infinita.
Dichiaro, io, di non sentire dentro di me l’imperativo categorico di impedire l’aborto.
Grazie per aver riportato questo brano: il CCC è davvero di grande e fondamentale conforto!
In alcune correnti del pensiero moderno si è giunti ad esaltare la libertà al punto da farne un assoluto, che sarebbe la sorgente dei valori. In questa direzione si muovono le dottrine che perdono il senso della trascendenza o quelle che sono esplicitamente atee. Si sono attribuite alla coscienza individuale le prerogative di un’istanza suprema del giudizio morale, che decide categoricamente e infallibilmente del bene e del male. All’affermazione del dovere di seguire la propria coscienza si è indebitamente aggiunta l’affermazione che il giudizio morale è vero per il fatto stesso che proviene dalla coscienza. Ma, in tal modo, l’imprescindibile esigenza di verità è scomparsa, in favore di un criterio di sincerità, di autenticità, di «accordo con se stessi», tanto che si è giunti ad una concezione radicalmente soggettivista del giudizio morale. Come si può immediatamente comprendere, non è estranea a questa evoluzione la crisi intorno alla verità. Persa l’idea di una verità universale sul bene, conoscibile dalla ragione umana, è inevitabilmente cambiata anche la concezione della coscienza: questa non è più considerata nella sua realtà originaria, ossia un atto dell’intelligenza della persona, cui spetta di applicare la conoscenza universale del bene in una determinata situazione e di esprimere così un giudizio sulla condotta giusta da scegliere qui e ora; ci si è orientati a concedere alla coscienza dell’individuo il privilegio di fissare, in modo autonomo, i criteri del bene e del male e agire di conseguenza. Tale visione fa tutt’uno con un’etica individualista, per la quale ciascuno si trova confrontato con la sua verità, differente dalla verità degli altri. Spinto alle estreme conseguenze, l’individualismo sfocia nella negazione dell’idea stessa di natura umana.
Queste differenti concezioni sono all’origine degli orientamenti di pensiero che sostengono l’antinomia tra legge morale e coscienza, tra natura e libertà.
Giovanni Paolo II “VERITATIS SPLENDOR”
😀
La Verità è davvero splendida! Grazie Joe!
GIUSI: ricordati che basta un niente per diventare scribi e farisei…e ascolta sempre con attenzione il Papa, che è vicario di Cristo; qualsiasi Papa, non quello che ci piace di più!
Questo Papa, che lo Spirito Santo ha scelto per evangelizzare questo nostro tempo particolare, ci dice che la priorità è nuovamente l’annuncio della buona novella e l’amore, perchè la fede, in occidente, non c’è più. Io l’ascolto come una guida, con la stessa attenzione con cui ascoltavo Benedetto XVI. Per un cattolico non può esistere il Papa di destra e il Papa di sinistra…questo lascialo pensare a Scalfari.
Lo ascolto Carlo, lo ascolto e con attenzione pure….
…va bene tenre aperte le porte della chiesa per fare entrare quelli che sono fuori. ma bisogna prestare attenzione, anche , a che non escano quelli che sono già dentro…..
Vale ci sono pure quelli che stanno dentro e tripudiano con argomenti di quelli che stanno fuori. L’altro giorno una pia donna in chiesa mi ha detto: che bello il Papa ha aperto ai divorziati!
Giusi sai benissimo che alcuni divorziati il divorzio lo subiscono e a nulla vale vi si oppongano… è una grossa croce ed una grossa sofferenza. Non si può tagliare tutto con l’accetta.
L’ “apertura” del Papa, come ben sai, è la preoccupazione pastorale per questi fratelli e sorelle che soffrono (e ne soffrono anche coloro che hanno scelto il divorzio consapevolmente perché si tratta sempre di drammi – lasciamo stare i soliti esempi pur veri del “corri dietro alla gonnella”) per uno stato che li mette in grave debolezza e per di più, li fa spesso sentire esclusi dalla vita ecclesiale.
La Chiesa e il Papa non può non avere preoccupazione e porsi il problema della cura di queste sofferenze.
L’esultare della pia donna poteva andare in tal senso, ma se tu sai non è così, potresti illuminare la stessa sul reale senso dell’ “apertura” 😉
La Chiesa non ha mai escluso i divorziati nel senso che dici tu e la pia donna lo sapeva benissimo. Ha capito (sicuramente mal interpretando le parole del Papa) che poteva fare la Comunione e così ha fatto. Non so se ha pure trovato un prete in confessione che gliel’ha concesso, non sono l’Inquisizione, a un certo punto vengo colta dallo sconforto e mi ritiro in buon ordine.
Ovviamente trattasi di divorziata con nuova relazione.
@Vale, e perché alcuni che “sono già dentro” dovrebbero avere la balzana idea di “uscire fuori”… se hanno realmente incontrato Cristo?
Forse è detto che le pecore che restano nell’ovile quando il Pastore se ne va in cerca della “perduta”, si perdono anch’esse durante l’assenza del Pastore? E se qualcuna esce (di sua volontà e per libera scelta), sarà un’altra pecora da andare a cercare 😉
Credo che Vale citasse (un papa, se ricordo bene).
Sì Viviana. San Pio X, per essere precisi. E vabbè, ma sono infortuni che capitano quando si vuole sempre fare le pulci a tutti…
tanto per la cronaca,appunto, S.( sempre per la cronaca, Santo) Pio x:
“quando si aprono le porte della chiesa per fare entrare chi sta fuori, bisogna sempre preoccuparsi che non escano coloro, pochi o tanti, che sono già dentro.”
Grazie Roberto. E che Papa!
Hai visto Bariom? Non volendo hai pure tu criticato un Papa! E’ la nemesi storica! E non solo un Papa! Pure un Santo! San Pio X, il mitico Giuseppe Sarto: mica pizza e fichi! E adesso come la mettiamo? Mi aspetto che ti cosparga il capo di cenere e che scriva un papiro di ravvedimento operoso almeno pari a quello con cui mi hai “incarnata” di parole per aver pubblicato la signora messicana! 🙂
Ebbene si, capo cosparso e ceci sotto le ginocchia. Mi valga come punizione e pubblico ludibrio la mia evidente ignoranza e presunzione.
Mi dispiace di non stendere un “papiro di ravvedimento operso”, penso valga maggiormente e sia a tutti più gradito un… prolungato silenzio 😉
Via, non facciamo di un formicaio una montagna. Casomai accendi una candela a san Giovanni Nepomuceno 😉
http://static5.depositphotos.com/1005381/499/i/950/depositphotos_4999529-Saint-John-of-Nepomuk.jpg
Adesso non la fare tragica! Non fosse stato per Viviana e Roberto non l’avrei saputo neanche io che era una frase di San Pio X!
Metti che non lo trovi basta pure a Sant’Antonio!
Forse il Sommo Pontefice vuole stanare, in fondo all’anima, quel minimo di decenza (di umanità, di creaturalità) che è rimasta in ognuno di noi (questa volta: Scalfari) da sotto tutti quei cumuli di falsità incrostate in cui abbiamo imprigionato noi stessi e usarlo come leva per mandarci coi piedi all’aria, affinché ci accorgiamo di Dio. Forse il Sommo Pontefice è molto abile nella sua “rozzezza”: francamente ogni tanto mi sconcerta, a volte devo dire mi fa anche un po’ arrabbiare, ma so che devo pur badare ai frutti e comunque, prima di tutto, il Papa è il Papa. BXVI ha detto fin da subito di sé stesso (!) che lo consolava “il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti”. Appunto …
Grazie per questo post. Smack! 😀
Trovata per caso in CamparieDeMaistre:
Dialogo tra il Papa e Scalfari:
– “Santità…”
– “Dimmi, Francesco”
L’avevo vista: ferocemente carina! 🙂
C’è pure il commento del Mastino che ha un titolo che è tutto un programma: “La sera andavamo a Santa Marta” ma non lo posto se no Bariom mi fulmina! 🙂
scoop del CorSera. “la Chiesa come la voglio” Papa Francesco intervista Vittorio Messori
la realtà dei fatti è che l’attuale Papa( toh, ha preso anche a definirsi Papa della cattolicità e non solo vescovo di Roma.e sia chiaro che non vuol essere una critica.d’altronde aveva già detto che dalla carica di Vescovo di Roma, discendono tutti gli altri titoli.).
è la scelta del “metodo” pastorale che, a quanto pare, e non solo a me, lascia qualche dubbio sull’efficacia.( ribadisco: efficacia!non nel merito. anche se è infallibile solo in certe situazioni.)
d’altronde il Papa stesso ha detto di sé che non si riconosce nelle risposte date nella famigerata intervista in aereo di ritorno dal brasile. ed in altro loco ha detto di sé stesso che tutte le volte che ha risposto a braccio, di primo acchito, irriflesivamente,spontaneamente o come vi pare,ha sbagliato termini o risposta e che la soluzione giusta -la risposta giusta- l’avrebbe data dopo averci riflettuto.
non vorrei si fosse fatto prendere la mano dalla fretta di rispondere a tutti. compreso gli scalfari di turno….
Di questo ne parla anche il Mastino. Sai che c’è? Visto che Bariom ha criticato San Pio X (sono soddisfazioni! 🙂 ), a questo punto mi allargo e lo posto
http://www.qelsi.it/2013/la-sera-andavamo-a-santa-marta-se-eugenio-diventa-papista-e-francesco-repubblichino/
Ero anch’io indeciso se postare o meno il link, Giusi 😉 ma visto che m’hai preceduto, anche se l’ho già letto adesso vado a godermelo in seconda battuta 😀
… per parte mia, mi ero riproposta di non esprimermi più: terrò fede al proposito, ma queste parole di Mastino (che articolo! grazie del link!) inducono in tentazione:
“Ci si sforza di capire, accettare senza colpo ferire tutto questo stillicidio, questo profluvio di chiacchiere papaline che vengono dopo sue reprimende del giorno prima contro le “chiacchiere in Vaticano”, questa quotidiana colata lavica di amenità e stravaganze bergogliose, ma è sempre più difficile. Capire e accettare supinamente. La confusione, il disorientamento c’è e aumenta ogni giorno per un cattolico che cerca di fare apostolato. Tuttavia stavolta non taceremo, non essendo l’intervista magistero ma sue opinioni, strane e discutibili “secondo me” su una immagine di Chiesa alquanto soggettiva, onirica certe volte”.
Cercherò di resistere! Certo continuerò a pregare.
Visto che nei giorni scorsi se ne è parlato, nella stessa pagina si rimanda anche ad una lettera di Eliseo Del Deserto a Barilla ( http://www.qelsi.it/2013/signor-barilla-sono-un-omosessuale-e-le-chiedo-perdono/ ) e ad una lettera di una mamma fiera di servire a tavola alla Boldrini ( http://www.qelsi.it/2013/cara-boldrini-sono-una-mamma-che-serve-la-famiglia-a-tavola-e-ne-va-fiera/ ).
E’ bene ricordare che le interviste del Papa NON sono Magistero (per giunta, secondo P.Lombardi, quella a Repubblica non e’ stata nemmeno rivista).
Rimane pero’ il fatto che a molti cattolici le parole del Papa sulla coscienza hanno destato piu’ di un perplessita’ ed e’ del tutto legittimo, anzi doveroso, per un fedele esprimere i propri dubbi (“In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità della persona.” Cod. dir. can. 212 §3).
E’ quindi giusto, “per l’utilita’ comune”, ribadire cio’ che dice il magistero.
Trovo sia molto utile sul tema della coscienza anche il testo del 1991 “Elogio della coscienza: il brindisi del cardinale” dell’allora Card. J. Ratzinger (http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=47&id_n=1292).
Ne raccomando a tutti la lettura. Mi permetto solo di riportare queste due frasi:
“È fuori discussione che si deve sempre seguire un chiaro dettame della coscienza, o che almeno non si può mai andare contro di esso. Ma è questione del tutto diversa se il giudizio di coscienza, o ciò che uno prende come tale, abbia anche sempre ragione, se esso cioè sia infallibile.”
“Nel salmo 19, 13 è contenuta quest’affermazione, sempre meritevole di ponderazione: “Chi si accorge dei propri errori? Liberami dalle colpe che non vedo!”. Qui non si tratta di oggettivismo veterotestamentario, ma della più profonda saggezza umana; il non vedere più le colpe, l’ammutolirsi della voce della coscienza in così numerosi ambiti della vita è una malattia spirituale molto più pericolosa della colpa, che uno è ancora in grado di riconoscere come tale.”
Mi sembrano quindi un po’ dissonanti le parole di Papa Francesco sul fatto che “Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene”.
In ogni caso concludo con le parole della Madonna nell’apparizione di oggi a Mirjana: “Abbiate fiducia nei vostri pastori come ne ha avuta mio Figlio quando li ha scelti, e pregate affinché abbiamo la forza e l’amore per guidarvi.”
@ bariom
non vorrei che prendessi la mia precisazione-che era solo una battuta- in modo errato.
vedi, io ammiro e persino un po’ invidio-quella invidia buona,s’intende, non quella livorosa- la fede che hai. io sono molto più “cerebrale”. forse è solo la dimostrazione che la chiesa è per “et-et” e non “aut-aut”( ovviamente escluso il depositum fidei, che è solo uno)
e che vi possono essere molti modi per fare apologetica. non discuto, per esempio, se autorizzata dal vescovo del luogo ,la messa ballata di recente fatta a Torino. io preferisco altro. ma mi va bene. purché sia chiaro che, insieme ai riti, che so , sino-malabarici- ci sia spazio anche per il rito che si è fatto negli ultimo 18 secoli.alle schitarrate preferisco il “Jesus, oh my God” di Bach( e pure cantato. come usa in Inghilterra.).
http://www.guidaindia.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1363&Itemid=64
Caro vale, permettimi una precisazione: il rito ‘siro-malabarese’ poco ha a che fare con le innovazioni, più o meno stravaganti, liturgiche. La chiesa indiana ha origini che risalgono direttamente alla predicazione dell’apostolo S. Tommaso (52 d. C.) e quindi questo rito è il più antico ancora oggi officiato.
Nulla da eccepire, comunque, nel merito delle tue considerazioni su liturgia e tradizione. 🙂
e, contariamente a quanto scritto nella “sacrosantum concilium” del conc.vat. II, preferisco la polifonia al gregoriano. spero di non essere scomunicato…..
http://www.youtube.com/watch?v=3Mn1ibFdXDU
Jesus oh my God, cantato. bach bwv 147-7
Rompo la promessa di silenzio solo per dire GRANDE!! (per averli in parrocchia? ;-))
Bellissimo! Bellezza che avvicina a Dio. Come si può preferire una schitarrata a questa meraviglia?
@vale e giusi ,ma voi l'”Annuncio a Maria” di Claudel non lo avete letto? Vale avrei scommesso che tu lo avessi studiato ai tempi del liceo,non è che quel giorno hai bigiato?
Gesù no! Non si può stare mai tranquilli! Cos’è che mi sono persa adesso? Vado subito su google!
Confesso la mia ignoranza: non lo conoscevo. Ho appena letto un riassunto su wikipedia. Dalla trama pare un polpettone. Ma perchè avrei dovuto leggerlo?
diciamo che è come aver sentito suonare l’angelus dalle campane di montevergine…
@ Vale!Lo sapevo che non eri assente, ma non mi riferivo al video,che da qui non posso neanche vedere,mi riferivo alla parole di Violaine :” Perchè affannarsi tanto,se è così semplice…”,
finiscila tu la frase…
In alternativa si può fare come Anna Vercors,mollare tutto e andare a piedi fino in Terra Santa a chiedere a Dio di provvedere. Ma Dio ci scampi dal diventare come Giacomo Hury, e perdere la felicità per seguire l’orgoglio
Ah ok. Ho capito dalla risposta a Vale. E’ una critica alle critiche. Scusa tanto, sono imperfetta. E’ così semplice obbedire? Per i Santi forse. E poi bisogna pure capire: obbedire a cosa se i segnali non sono univoci? Io cerco di capire.
Santi? certo il santo è colui che è più felice perchè simile a Cristo.Tu non vuoi farti santa? io si perchè voglio essere felice.Beata te che sei imperfetta,io invece sono peccatrice,il Vangelo è pieno zeppo di peccatori,che oggi veneriamo come santi.Obbedire a che,segnali non univoci? Ma a me l?habemus papam è sembrato abbastanza univoco,o edobbiamo pensare che lo Spirito Santo era in vacanza? Caspita, anch’io nell’immediato ho detto-Oddio un gesuita!!-e poi subito dopo mi sono detta,-Mizzica,ma allora non ho proprio imparato nulla-.
Ho difeso Giovanni Paolo II quand’ero una ragazzetta e lui era all’inizio del suo pontificato e tanti ,dentro la chiesa lo attaccavano,ho difeso B XVI davanti a giovani preti dall’aria fighetta e ora difendo questo papa,perchè è il papa.
L’alternativa se non ci piace te l’ho detta,pregare e offrire come Anna Vercors in quello che tu,senza leggerlo,hai definito un polpettone.
Mi scuso per i toni,ma io ha molto da imparare da Papa Francesco in quanto a carità
Cara Velenia, io pure vorrei diventare santa ma mi rendo conto che è difficile. Che sia peccatrice oltre che imperfetta mi pare talmente implicito che è pure superfluo dichiararlo. Di pregare e offrire nel mio piccolo lo faccio
anche se sicuramente è sempre troppo poco. Potrei pure star zitta tanto la mia voce è irrilevante ma ormai parlano le pietre, è inutile nascondersi la realtà. In quanto al libro sono stata io a dire che non l’ho letto e dal riassunto di wikipedia ribadisco sembra un polpettone. Che ci posso fare? Poi magari leggendolo è un’altra cosa.
..ma è per questo che esistono le cose belle.se il cuore non le ascolta( parafrasi mia) non può capirlo( l’infinito).ma è anche vero che non sempre il cuore -il cuore e basta- è buon consigliere-. fides et ratio
1783 La coscienza deve essere educata e il giudizio morale illuminato. Una coscienza ben formata è retta e veritiera. Essa formula i suoi giudizi seguendo la ragione, in conformità al vero bene voluto dalla sapienza del Creatore. L’educazione della coscienza è indispensabile per esseri umani esposti a influenze negative e tentati dal peccato a preferire il loro proprio giudizio e a rifiutare gli insegnamenti certi.
1784 L’educazione della coscienza è un compito di tutta la vita. Fin dai primi anni essa dischiude al bambino la conoscenza e la pratica della legge interiore, riconosciuta dalla coscienza morale. Un’educazione prudente insegna la virtù; preserva o guarisce dalla paura, dall’egoismo e dall’orgoglio, dai sensi di colpa e dai moti di compiacenza, che nascono dalla debolezza e dagli sbagli umani. L’educazione della coscienza garantisce la libertà e genera la pace del cuore.
1785 Nella formazione della coscienza la Parola di Dio è la luce sul nostro cammino; la dobbiamo assimilare nella fede e nella preghiera e mettere in pratica. Dobbiamo anche esaminare la nostra coscienza rapportandoci alla croce del Signore. Siamo sorretti dai doni dello Spirito Santo, aiutati dalla testimonianza o dai consigli altrui, e guidati dall’insegnamento certo della Chiesa.
Questi tre punti sono fondamentali. Senza questi non possono essere chiari i precedenti.
Ci voleva questa pubblicazione in questo momento storico. Ottimo.
Personalmente sono rimasto molto colpito molto da questo passaggio della conversazione con Scalfari: “E io credo in Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio. E credo in Gesù Cristo, sua incarnazione. Gesù è il mio maestro e il mio pastore, ma Dio, il Padre, Abbà, è la luce e il Creatore. Questo è il mio Essere. Le sembra che siamo molto distanti?”.
Sorvolando sulle distanze dall’Essere in cui crede Scalfari, il “Dio” cui si fa riferimento è lo stesso di tutte le religoni monoteiste? E se così fosse, perchè non sottolineare che la differenza fondante del cristiamesimo sta (semplicemente) nel “vide e credette”?
io sono rimasto colpito dalla nuova conversazione telefonica del Papa con petrini inventore dello slow food e, per inciso, editorialista di “repubblica”. non è che lo ior ha investito nel gruppo repubblica- espresso e devono far salire i titoli???
@vale
anche se così fosse, chi siamo noi per giudicare?
Chissà come sarebbe andata se a quella terziaria domenicana bisbetica e fontebrandina avessero detto: «Se il papa si trova bene ad Avignone chi siamo noi per giudicare?» 😉
Grande, Viviana! Bisogna infatti, come al solito, distinguere: cosa giudichiamo? Non certo il magistero, ma una intervista-pastrocchio. E chi siamo noi per giudicare? Non saremmo nessuno se ribattessimo con nostre soggettive considerazioni, ma se, nella fedeltà e nell’amore al Papa, dichiariamo di riscontrare una divergenza rispetto al Catechismo, forse ci possiamo permettere di provare a capire e anche di giudicare ambigue le parole in questione.
Una rosa gigante anche a te
http://guardache.files.wordpress.com/2012/06/redoute_-_rosa_gallica_flore_giganteo_-_brighter1.jpg
Cara Viviana, se la rosa era per me, mi commuovo nella speranza che venga da Teresina: ho completato la Novena in tempo per la festa, il primo di Ottobre, dunque forse siamo fuori tempo massimo… ma… spero lo stesso che almeno un petalo (come le briciole evangeliche del pane dei figli…) venga da lei! Grazie!
Sara i devoti di Santa Teresina fanno la Novena delle Rose dal 9 al 17 di ogni mese (il perchè non lo so ma è così lo trovi scritto dappertutto). Per cui se tu la rifai la rosa, incastrata tra due novene, vale!
Allora dal 9 al 17 ottobre ne rifaccio un’altra! Grazie, carissima Giusi! E grazie ancora a Viviana di essersi fatta angelo di Teresina per me!
Confermo, era per te e per Giusi. Per quel che può valere, è la prima volta che mando una rosa come ringraziamento virtuale (di solito “mi servo” dai pittori olandesi). Quindi… chissà 🙂
Viviana mi angelizzo: SMACK!
Troppo buona: in cambio una rosa gigante.
http://guardache.files.wordpress.com/2012/06/redoute_-_rosa_gallica_flore_giganteo_-_brighter1.jpg
Viviana RISMACK! Sto facendo la Novena delle Rose a Santa Teresina e affinchè si venga esauditi bisogna ricevere una rosa! E vai!
io, nessuno.però un po’ di par condicio.una telefonatina anche a Ferrara,alla palombelli a feltri ed ezio mauro non guasterebbe… 🙂
A questo punto sul sito del Vaticano oltre alle voci: costituzioni apostoliche, discorsi, encicliche, lettere, motu proprio etc., urge aggiungere la voce: telefonate.
@dario
vero. infatti è tutto lì. nonostante avessero convissuto per diversi anni in giro al seguito del Maestro, sotto sotto, non ci credevano più di tanto. ma quando vide, credette.si arrese all’evidenza. la differenza tra la storia, anzi, “La Storia” e le storie…
@vale
Mi pare che in tutta questa giostra di telefonate confidenziali, incontri affettuosi e speculazioni filosofiche ai limit del ridicolo (quelle di Scalfari ovviamente), sia stata messa in secondo piano quella che tu giustamente chiami “evidenza” e che da sempre si chiama κήρυγμα, cioè “Gesù è (storicamente) morto ed è (storicamente) resuscitato”. Da lì deriva tutto il resto e penso che chi è cristiano debba pensarlo e soprattutto affermarlo come prima cosa, altrimenti Scalfari (con i vari Augias) potrà legittimamente continuare a dire che il figlio del falegname fu uno dei tanti predicatori (magari il migliore ma nulla di più). Sia ben inteso non è che Scalfari e gli altri non possano farlo finchè vivono (in genere questi grandi pensatori in punto di morte si rimangiano tutto ed implorano pietà al Signore che in vita hanno ostentato di “non cercare” e alla prima occasione di dileggiare) ma se avessi modo di dialogare con loro direi semplicemente questo: il vostro Essere l’umanità non sa cosa sià, Gesù è esistito, è stato visto, toccato, baciato, ha fatto miracoli, è stato crocifisso dai Romani, è morto ed il suo sepolcro è rimasto vuoto (tralasciando la Parola che ci ha lasciato).
Secondo me merita di essere letta questa analisi critica di Pietro De Marco (che trovo in larga parte centrata), e che mi auguro di cuore anche il Papa legga e mediti:
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/10/02/de-marco-su-papa-francesco-in-coscienza-devo-rompere-il-coro%E2%80%A6/
“abbiamo letto che, di fronte alla obiezione relativistica di Scalfari: “Se vi è un’unica visione del Bene, chi la stabilisce?”, il papa concede che “ciascuno di noi ha una sua visione del bene” e “noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il bene”.
Ora, ragionando, se ognuno ha “una sua visione del bene” che deve realizzare, tali visioni non possono che risultare le più diverse, in contrasto e in conflitto spesso mortale, come provano la cronaca e la storia. Incitare a procedere secondo la personale visione del bene è in realtà incitare alla lotta di tutti contro tutti, una lotta strenua, perché compiuta per il Bene e non per l’utile o altro contingente. È per questo che le visioni particolari – anche quelle guidate dalle intenzioni più rette – devono essere regolate da un sovrano, o modernamente dalle leggi, e in ultimo dalla legge di Cristo, che non ha alcuna sfumatura concessiva in termini individualistici.
Forse papa Francesco voleva dire che l’uomo, secondo la dottrina cattolica della legge naturale, ha la capacità originaria, un impulso primario e fondamentale dato (non “suo” particolare, ma universalmente dato) da Dio, di distinguere ciò che è in sé Bene da ciò che è in sé Male.
Ma qui si inserisce il mistero del peccato e della grazia. Si può esaltare Agostino, come il papa fa, e omettere che in “ciò che l’uomo può pensare sia il bene” opera sempre anche il peccato? Che ne è della dialettica tra la città di Dio e la città dell’uomo e del diavolo, “civitas” dell’amore di sé?…
Bergoglio adotta involontariamente qui in un luogo comune tipico della postmodernità, secondo la quale la decisione individuale è, come tale, sempre buona o almeno sempre dotata di valore, in quanto personale e libera come si pensa ingenuamente che essa sia, quindi insindacabile.
Questo scivolamento è coperto, non solo in Bergoglio, da formule relative alla sincerità e al pentimento del singolo, quasi che sincerità e pentimento cancellino la natura del peccato e vietino alla Chiesa di chiamarlo col suo nome. Inoltre, che tacere e rispettare quello che ognuno fa perché libero e sincero nel farlo siano misericordia è dubbio: abbiamo sempre saputo che il chiarire, non il nascondere, la natura di una condotta di peccato è un atto eminente di misericordia, perché permette al peccatore il discernimento di sé e del proprio stato, secondo la legge e l’amore di Dio. Che anche un papa sembri confondere il primato della coscienza con una sorta di ingiudicabilità, anzi, di immunità dal giudizio della Chiesa è un rischio magisteriale che non può essere sottovalutato.”
…la Vs. critica dell’ “ognunismo” aveva già detto tutto quanto c’era da dire!
Forse la dovrebbe meditare anche il Papa?
Ma vi rendete conto che è sconvolto persino Alvise al quale tutto si può rimproverare ma non la mancanza di onestà intellettuale? Io lo leggo il suo sbigottimento tra le righe dei suoi commenti (ha sempre detto di più quando dice poco…)
Dunque riassumendo:
In Italia eravamo un popolo di santi,poeti e navigatori:
Oggi siamo tutti santi,anzi tutti sante-Caterine-da-Siena,siamo improvvisamente tutti più papisti del papa,tutti liturgisti,teologi,esperti di evangelizzazione.Noi (io per prima,alzo la mano), che Scalfari non lo vorremmo neanche per compagno di processione, avremmo saputo bene cosa dire e fare se fosse venuto a casa nostra,e sappiamo che dire al Papa.
Santità,ma ,gli ha offerto un bicchier d’acqua ! E passi dar da bere agli assetati,ma pure il caffè voleva offrirgli! Un decottino di cicuta no? E poi che impressione questo vecchio massone che si commuove come un bambino quando sente il Papa al telefono,che ammette che si ricorderà di questo momento finchè vivrà;che abbraccia il Papa per telefono e lo riabbraccia dal vivo.Orsù tutto questo è disdicevole! Si ,va bene che anche il retore Vittorino diceva :-Quando ho scoperto Cristo, mi sono riscoperto uomo- e qui, per la prima , Scalfari mostra un pò d’umanità,ma non staremo esagerando?
Attenzione Santità, qui si sente odore d’arrosto di vitello grasso e noi,che diamine, siamo i figli maggiori, quelli che andavano alle GMG, mica in Via Veneto,e a noi?
Niente telefonatina?
Per noi nulla, neanche un pò di dulche de leche’?
Questa storia del Bene,che ognuno deve procedere verso ciò che lui pensa sia il bene,non è che significa semplicemente che ognuno deve andare a fondo del proprio desiderio di bene, paragonando tutto con quello che la Bibbia chiama cuore? E che io, che il Bene l’ ho incontrato incarnato, non ho scuse?
E poi Santità,è quasi impudica questa discussione,in un salotto spoglio,a tu per tu, sull’Essere e su Dio .
Impudica come quell’altra discussione di duemila anni fa all’ Aeropago di Atene:-Quello che tu adori senza conoscere, Eugenio,io te lo annunzio-
Santità si dia una regolata, cos’è sta storia che prima dobbiamo annunciare la Fede, se no la morale non la capisce nessuno? Ok l’ho capito,lei appartiene a quell’ ordine che evangelizzò i guaranì, e trovandoli poligami e antropofaghi pensò che era meglio prima annunciare Cristo e poi stare a discutere di mogli e pentoloni,ed effettivamente, dopo qualche anno, i guaranì rinunciarono al cannibalismo e divennero monogami.Capirà Santità,noi di “Mission” ricordiamo solo Robert De Niro,le reducciones manco sappiamo cosa sono,siamo anime belle occidentali,abbia pazienza, non abbiamo capito che i nuovi guaranì da convertire siamo noi.
Eppure qualcosa con Scalfari in comune ce l’abbiamo :anche noi pensiamo di avere tanto da insegnarle Santità.Quello che lei dice spesso non lo ascoltiamo neanche,si ok lei fa ogni giorno quelle omelie a S.Marta reperibili sul sito del vaticano,scusa Francesco,ogni giorno mi dico :-devo leggerle- e ogni giorno finisce che vado a leggere altro, qua e là sul Web e incappo in qualche santo gossip cattolico.
Certo Santità lei è un gesuita,e sa che si diceva una volta:Quali sono i tre enigmi a cui il Papa non sa rispondere:
1)Quanti ordini di suore esistono?
2)Quanti soldi e quanti debiti hanno i salesiani?
3)Cosa pensano realmente i gesuiti?
Beh, adesso abbiamo un Papa che alla domanda n.3 sa rispondere, e noi dovremmo semplicemente fidarci di chi ha il timone della barca di Pietro? Ma chi crede che siamo Santità? Descamisados? Noi le camice le abbiamo e pure di marca,abbiamo studiato,sappiamo parlare,siamo colti,maturi,perchè non ci piglia tutti nel suo Consiglio?
Ma insomma, vorrei proprio sapere chi l’ha fatta cardinale?
Ah… Giovanni Paolo II? Il Beato Giovanni Paolo II? Che lei si appresta a dichiarare Santo?
,è proprio vero che nessuno è più spiritoso dello Spirito Santo!
@Velenia, SMACK! (come usa scrivere…)
Tu stai zitto che hai criticato San Pio X!
Grazie Giusi… mooolto simpatica 😉
“Noi le camice le abbiamo e pure di marca,abbiamo studiato,sappiamo parlare,siamo colti,maturi,” (SIC!!!)
A me pare che il Papa parli così perché da per acquisita la secolarizzazione, quindi l’incapacità da parte di uno come Scalfari, di capire il linguaggio parlato dai suoi predecessori. Certo, chi secolarizzato non è, rimane confuso.