Hate is in the air

hate

di Paolo Pugni

C’era una canzone quand’ero giovane.  Di John Paul Young. Love is in the air. Faceva everywhere I look around… Beh oggi credo che si debba sostituire il soggetto della frase con un altro sostantivo: odio. E non sto drammatizzando. Potrei scrivere Hate is in the net per cominciare, che poi è la conseguenza di uno che respira l’aria e la caccia fuori con le sue parole.

Ma non mi stupisco, dato che stiamo solo raccogliendo quello che abbiamo seminato.  La saggezza popolare un po’ ruvida e scheggiosa dei miei nonni affermava che chi semina vento raccoglie tempesta: noi abbiamo seminato individualismo e raccogliamo acredine. Lo trovi ovunque, come i centimetri di quel famoso discorso dello spogliatoio che sono tutti intorno a noi. Mi ha sempre stupito il fatto che di fronte ad una affermazione, che magari non si capisce bene, che magari vuol essere anche una provocazione, che magari vuol essere una proposta, invece che argomentare, domandare, chiedere conferme o smentite, insomma provare a comprendere che cosa stia passando nella testa dell’altro anche solo per avere poi più forza nel sostenere la propria posizione, si passi subito all’arma bianca.

Par di cogliere in trasparenza la voglia unta e grassa di distruggere. Annientare. E questo non solo nel nostro paese che è viscerale e che questo approccio almeno in politica ce l’ha da quarant’anni e non solo lì verrebbe da dire. E guardate che non mi sottraggo all’outing: primero yo come diceva quel santo che m’è caro e mi guida ancora oggi. Io sono il primo.

In un libro recentissimo che sto leggendo proprio in questi giorni sul pensiero di Papa Francesco ho trovato cosa ne pensava il card. Bergoglio di questo ed è proprio l’accenno che ho intessuto nel mio discorrere poco sopra: l’individualismo, sospinto dai venti della psicanalisi e della filosofia, e corroborato da pubblicità, televisioni e letteratura, ha disfatto il tessuto sociale. Conto io, il resto vada in malora. Aprés moi le déluge. Purtroppo non abbiamo considerato che il diluvio travolge tutto e tutti, me per primo che l’ho invocato. Ora non vorrei infliggere l’ennesimo pippone sull’egoismo umano, ma cercare di svelenire quest’odio che urla ovunque: in rete più che mai. In questa stessa pagina. Forse tra pochi commenti. Su questioni di vita o di morte o di una banalità sconcertante. Spesso attingendo all’ignoranza che viene battuta solo dalla presunzione, e queste son come le scarpe: van sempre appaiate.  Leggo un post su una pagina dedicata alle (neo)mamme e inorridisco, teatralmente, quando una domanda apparentemente ingenua –“manderesti tuo figlio al nido/asilo anche se ha la febbre?”- scatena reazioni che sembrano gas nervino.

L’ira è lo stato d’animo per eccellenza: siamo tutti incazzati (si può dire su questa pagina? Spero di sì). Perché? Perché siamo senza speranza? Perché confondiamo sdegno con egoismo? Che lo sdegno è giustificato per le cose vere, quelle di Dio, non per le mie bazzecole.

Forse qualche secondo di riflessione vale la pena prima di pensare, che sembra un annodarsi della frase e del concetto, ma che carota in profondità la nostra coscienza. And I don’t know if I’m being foolish, don’t know if I’m being wise… ma ci devo almeno provare, che anche questo è digiuno che ci rende custodi dei nostri fratelli.

14 pensieri su “Hate is in the air

  1. Caro Paolo,
    Lasciatelo dire senza offesa: si vede proprio che fai il consulente. Non riesci a imbastire un discorso senza intercalari o citazioni in inglese, spagnolo o francese ( a quando il tedesco ?). Almeno abbi la cortesia di riportare seppure tra parentesi la traduzione di queste tue frasi.
    Grazie!

    Con amicizia

    Mario G.

    1. Con amicizia Mario, se te le devo tradurre vuol dire che non hai capito. Càpita.

      Sarebbe come tradurti “nel mezzo del cammin di nostra vita..” o “Imagine” o ancora “Michelle ma belle” o “todos caballeros” o “Ich bin ein Berliner” per usare anche il tedesco. Certe cose o le conosci o non serve tradurle.

      Non sono testi, sono citazioni, emozioni. Non servono al senso del testo, ma ad evocare ricordi. se non ce li hai non è che traducendo te li porto alla memoria.

      Come diceva la Mastrocola, come fanno a parlarsi una generazione che dice “c’è del marcio in Danimarca” e quella che risponde “perché andare fino in Danimarca quando basta fermarsi a Cinisello Balsamo!”.
      😉

      Quindi più che essere un consulente, i testi in lingua dichiarano quanto sono più vecchio di te! E che sono più ispirato da ricordi di ogni provenienza. Non offendiamo i consulenti per favore.

      Love is in the air I everywhere I look around: l’amore è nell’aria, ovunque io guardi

      Aprés moi le déluge: dopo di me il diluvio

      And I don’t know if I’m being foolish, don’t know if I’m being wise: non so se mi stanno prendendo in giro, non so se invece sono saggio…

      Come vedi, non centrano nulla se non ad evocare un ambiente, un ricordo, un’emozione condivisa. Per chi c’era e per chi l’ha ricordata.

      Buona giornata a te.

  2. Carlotta

    Il vangelo ci chiede di essere radicali con noi stessi e misericordiosi e tolleranti verso il prossimo. Dal momento che siamo “parenti”molto stretti di Gesù essendo figli di dio, cerchiamo di assomigliargli un pochino!!!! Anzi preghiamo che il signore ci aiuti ad assomigliare a suo figlio!!

  3. Carlotta

    Aggiungerei al mio commento precedente uno stralcio di un’omelia di qualche domenica fa. ..”.L’umiltà è una virtù difficile, non solo da praticare, perché è una virtù inconsapevole, spontanea (tutti colgono il paradosso dell’affermazione: “Io sono umile”. Farsi vanto dell’umiltà uccide l’umiltà). La mitezza è la traduzione pratica dell’umiltà, perché è la capacità di cedere il passo all’altro, di fargli spazio (possibilmente anche nel proprio cuore).
    La mitezza è una beatitudine e corrisponde ad una tranquilla, modesta considerazione di sé e ad una buona capacità di valorizzazione degli altri. “. Umiltà e mitezza sono stole d’altri tempi. A me piace essere un po’ démodé !!! Un abbraccio Carlotta

    1. Sara

      “Umiltà e mitezza sono stole d’altri tempi. A me piace essere un po’ démodé !!!”
      Come direbbe Angela: SMACK!

  4. Siamo tutti incazzati. Oppure siamo tutti convinti che il nostro punto di vista sia inattaccabile; non siamo disposti a contrattare; non sappiamo più che opinioni diverse, se vengono condivise, creano ricchezza, anche (e soprattutto) se ci obbligano a scendere dal nostro piedistallo.
    Siamo egoisti, ma perlopiù egocentrici; siamo come di piccoli lord al centro del nostro mondo, e non vogliamo alacremente che qualcuno ci scalzi, che ci metta in discussione; ci sentiamo ‘l’ombelico del mondo’, per dirla alla jovanotti (e mi scuso per la citazione un po’ bassina).
    Credo sia per questo che siamo tutti incazzati; perchè l’altro, il solo fatto che l’altro esista e la pensi in modo diverso da noi, ci mette in discussione. E noi come bambini viziati non vogliam cedere.
    Questo il mio piccolo, parziale punto di vista…

  5. vale

    opinioni condivise del tipo: la legge per gli amici si interpreta, per i nemici si applica.
    oppure: non è stato un omicidio ma un atto di giustizia e/o legittima difesa( magari un po’ eccessiva…).
    dico tanto per dire,eh!
    gli è che se non si è d’accordo- ed oramai non lo si è più da un pezzo- su alcuni concetti base, non vi è nessun dialogo ( a titolo d’esempio i due interventi di deputati pentastellati durante il dibattito parlamentare sulla legge scalfarotto -leoni: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-censurasul-cristianesimoomofobo-7347.htm).
    insomma è verissimo che “nessuno è nato imparato”. ma se non abbiamo la medesima idea di giustizia, libertà, Dio,natura, ecc. il dialogo su che basi lo facciamo? solo sul trovare un minimo comune denominatore per tollerarci( che poi mi ricorda il “tollendum” ciceroniano su Ottaviano..), sul male minore per una “civile”convivenza?
    vanitas vananitatum et omnia vanitas…

  6. vale

    p.s. a favore del “dialogo” leggo Meotti sul “foglio” di oggi in un articolo su Scruton.: ” il linguaggio comune riscalda ed ammorbidisce; la neolingua raggela ed indurisce. il discorso comune genera, con le sue stesse risorse, i concetti che la neolingua proibisce: corretto-scorretto; giusto-ingiusto; onesto-disonesto;tuo-mio.”
    il problema è che stà vincendo la neolingua e quell’autocensura ed adattamento inconscio al “mainstream”.

  7. E se posso permettermi un’altra citazione 🙂

    Oh gran bontà de’ cavallieri antiqui!
    Eran rivali, eran di fe’ diversi,
    e si sentian degli aspri colpi iniqui
    per tutta la persona anco dolersi;
    e pur per selve oscure e calli obliqui
    insieme van senza sospetto aversi.

    1. Sara

      Già… E per quanto Ariosto fosse malcelatamente ironico nell’elogiare le virtù dei cavalieri di un tempo, la lealtà è una gran bella virtù che il mito dei paladini ci ha lasciato in eredità.

  8. Piero

    Siamo tutti individualisti, ma anche irresponsabili. Non voglio dare lezioni, ma posso dire che quel che scrivo non scatena mai acredine, forse perché cerco di mettere in pratica l’insegnamento: “Non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te”. E funziona!

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