Un matrimonio trasformato

di Costanza Miriano

Alix Kates Shulman è una delle femministe storiche americane. Lo dice il risvolto di copertina, e io non ho motivo di dubitare degli editor della Einaudi, ci mancherebbe; e anche se volessi verificare la notizia non avrei modo di farlo perché ora, mentre scrivo, mi trovo in Croazia, sprovvista di internet, biblioteche e anche librerie (a meno che non vogliamo considerare tale la bancarella con la guida alle conchiglie in croato). 

Il libro della Shulman si chiama Il senso dell’amore, storia di un matrimonio (come al solito traduzione non all’altezza di To Love What Is. A Marriage Transformed).

Devo dire che ero partita un po’ prevenuta, perché generalmente non ho grande stima delle femministe, ma mi sono dovuta inchinare all’onestà intellettuale dell’autrice, che ha compiuto una lunga parabola esistenziale, dal femminismo duro e puro alla dedizione sponsale, ma con naturalezza e senza atteggiamenti melodrammatici da eroina.

La sua è una storia vera: seduce il più bel ragazzo del liceo, Scott, se lo porta a letto una volta, tanto per togliersi la voglia, poi si perdono di vista. Trentaquattro anni dopo si ritrovano: entrambi hanno un divorzio alle spalle, e due figli adolescenti decisamente frastornati dalla separazione (un figlio di Scott, malato, è morto). Il loro innamoramento travolgente si trasforma in amore maturo e profondo, e i due finiscono per sposarsi. Il pilastro della loro unione però a questo punto è l’indipendenza reciproca. Due artisti, lei scrive, lui è scultore, che custodiscono due spazi distinti e molto arieggiati per le loro attività. È soprattutto lei, Alix, a insistere sulla necessità di tenere lunga la corda, e lui, innamoratissimo, la asseconda.

Un giorno Scott cade da un soppalco – si trovano nella casa al mare, lontanissima da medici e ospedali – e una lesione cerebrale dà inizio a una lunga epopea per la ripresa, faticosa e accidentata nonostante l’assicurazione paghi i migliori medici di New York.

Comincia anche quella che oserei chiamare la conversione di Alix. Per amore del marito si dedica ad assisterlo – come dice lei – “trentasei ore su ventiquattro”, con una devozione tenace, un’abnegazione totale. Controlla il lavoro dei medici, li licenzia (in America si può, in caso di insoddisfazione!), ne sceglie altri, cerca consulenti, legge libri, siti specializzati, riporta a casa il marito, nonostante le gravi lesioni che gli rendono impossibili certe funzioni mentali: deve occuparsi di tutto, mangiare, andare in bagno, evitare che combini pasticci (perde chiavi, ricevute, documenti, scambia l’ospedale per una base militare, la moglie per la madre, la mattina per la sera…), che si perda, che dia in escandescenze, che diventi violento. Non ha più neanche un’ora per leggere, scrivere, fare la spesa, come se avesse un neonato in casa per anni (mi ricorda qualcosa).

Eppure, dice, io non posso fare che questo, non posso lasciarlo in una casa di riposo, non posso disfarmene. Non è una situazione che avrei scelto, ma è quella che è capitata a me, e posso solo affrontarla mettendoci il meglio di me. Anni fa mi sarebbe sembrato impossibile, racconta, l’indipendenza è sempre stato il mio manifesto, ma adesso capisco che quello che sto tirando fuori per amore dimenticando me stessa è il meglio di me.

A me tornano nelle orecchie le parole di Ratzinger: la donna conserva l’intuizione che il meglio della sua attività è destinata a custodire la vita quando è minacciata, in difficoltà. Se lei, americana, liberal,  femminista, atea, lo sapesse probabilmente non ne sarebbe contenta. Meno ancora le farebbe piacere sapere cosa ho detto chiudendo il libro dopo l’ultima pagina, in una spiaggia croata, sotto il sole d’agosto: “te l’avevo detto, io”.

 

37 pensieri su “Un matrimonio trasformato

  1. paolopugni

    Ben tornato donFa! E mitica Costanza. Ecco la frase che conclude il pezzo ci starebbe bene anche come iscrizione tombale per molte signore…… 😉

  2. …e quindi, sulla tomba delle donne “cattive” incisa la frase – te l’avevo detto io – ?
    Io chi? Papa Ratzinger, Costanza? Io che? Che ci sono genti che si dedicano agli altri, uomini e donne, e ne traggono soddisfazione, di ogni credo e non credo? Che c’è genti che hanno un’idea e nel corso del tempo e delle circostanze cambiano, diventano in un altro modo? E tutto questo l’avrebbero scoperto il, Papa e i suoi adepti?

    1. come sempre travolto dalla tua rabbiosa ideologia, non hai capito un cavolo… era una battuta perché quella è la frase che molto spesso le mogli dicono ai mariti “te l’avevo detto io!”. E quindi ci sta bene come descrizione della vita di una moglie che ha trascorso gran parte del suo tempo a rimbrottare il marito.
      Una battuta alla Marchello Marchesi, Enno Flaiano.
      Certo per coglierle bisognerebbe ascoltare senza avere il solito sguardo incupito pronto a ricercare tra le righe il cavillo da accusare, da agitare come bandiera di giudizi ed intolleranze…..

      1. JoeTurner

        Vero Paolo: non c’ė niente di piú patetico di chi tuona indignato contro qualcosa che non ha capito

        1. Nicoletta

          E’ assolutamente vero! Io, da donna, mi ritrovo perfettamente in questo trovare il senso di se stesse dimenticando se stesse per donarsi agli altri. Ho vissuto a Roma per sei mesi, da sola, in una casetta a S. Giovanni vicina all’Accademia dove studiavo recitazione. Tutti mi dicevano che dovevo essere super felice perché avevo finalmente l’opportunità di coltivare questa grande passione, il sogno che avevo fin da bambina, ma ero sola, tutto quello che facevo, dallo studio alla cura della casa, al pranzo e la cena, erano azioni che non potevo condividere se non al telefono coi miei genitori e col mio attuale marito che avevo conosciuto solo da 4 mesi. Alla fine non mangiavo neanche più, non apparecchiavo la tavola, non trovavo più il senso in quella parte di settimana in cui stavo nella Capitale anche se era la mia città preferita, se ero una sfrenata tifosa giallorossa, e rifiorivo come d’incanto il fine settimana quando tornavo a casa. Alla fine dell’anno sono tornata e mi sono iscritta all’università vicino casa mia, anche perché nel mestiere stesso dell’attore vi e’ un egoismo ed egocentrismo intrinseco che di certo non mi apparteneva. Sono comunque grata a quell’esperienza perché mi ha permesso allora di fare una scala delle priorità e comprendere cosa volessi dalla vita e capirlo a 19 anni non e’ da poco!

      2. …nessuna rabbia ideologica, ma un commento neutro sul fatto che TUTTI si può essere (o non essere) custodi degli altri, anche (o nonostante) le parole del Papa di turno. Uno descrive un fatto e poi ci mette il Papa dentro, o Gesù, sempre, quando invece le cose e le persone vanno bene o male da sè, come sempre. Mai mai mai mai mai fiducia nelle persone per quello che sono o possono essere, mi raccomando!!!

          1. Essere custodi degli altri ? E perché mai? che ragione avrei di sprecare il mio tempo e le mie energie e i miei interessi nell’essere custode di altri? Ci me lo fa fare? Molto meglio godere la vita, l’attimo, restare indipendente, fare quello che voglio, esse libero…. Custode degli altri? MAI MAI MAI….. A meno che…

    2. 12ottobre89

      Ma se non ti piace cosa dice la Costanza perchè continui a leggere e commentare sarcasticamente? Cosa cerchi esattamente?
      E ho un altra domanda,sai cosa sostengono movimenti cattolici come R.n.s. e N.o. essendo coinvolti nell’evangelizzazione cattolica essendo parte integrante del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione istituita da durante il magistero di BenedettoXVI? Ogni post che leggi è un seme. Ogni testimonianza è un seme. Ogni posizione forte a sostegno della Chiesa, a sostegno di Dio è un seme. Questi semi potrebbero germogliare, ora puoi dirmi di no, puoi dirci quello che ora pensi di credere, ma in futuro? te lo diciamo noi, potrebbe…e noi saremo pronti ad accoglierti…

  3. 61Angeloextralarge

    Grazie Costanza per questo post. Anche il grande Giovanni Paolo II l’aveva detto nella Lettera alle donne. Non sono frasi fatte quelle sue e di Benedetto XVI: è realtà!

  4. twentyrex

    Credo che il dato fondamentale di questa storia sia solo l’amore. Quello vero, completo, intenso, maturo, vissuto, realizzato anche per un attimo. Poi il resto è una conseguenza che si affronta senza paura e senza ripensamenti. Ma questo avviene anche in maniera incruenta nelle coppie che dopo aver conosciuto, ma spesso avendone subito l’illusione di una conoscenza, l’amore, continuano a restare insieme legate da un vincolo sacro come il matrimonio. Anzi sono convinto ( e ne ho le prove) che quando in queste avviene che uno dei due si ammali, l’altro non si tira indietro, ma anzi si dedica totalmente a lui. Per questo ho sempre creduto che il matrimonio è un sacramento che ha un valore particolare e sul quale non si può scherzare. Forse il fatto che sia l’unico nel quale il rapporto con Dio è immediato e diretto, senza intermediazione alcuna (la dichiarazione del Sacerdote è una mera presa d’atto), lo rende particolare e lo carica di qualcosa che resta sempre dentro di te. Anche quando sopraggiunge il divorzio o lo stesso annullamento.
    Certo la mia esperienza è quella di un piccolo uomo qualunque che tenta giorno per giorno di essere fedele al suo credo e, spesso, non ci riesce e saltano i nervi o subentra il male oscuro della disperazione. Ma sono sempre libero di abbandonare la partita e tentare di riprendere a vivere altrove. Non lo faccio e non credo che lo farò. Ed ha ragione Costanza con il suo dictat “Te l’avevo detto io”.

    1. il matrimonio non è un “sacramento” per tutti, e dunque non per tutti nel matrimonio il rapporto con Dio è immediato, ma per tanti non rsiste proprio questo rapporto, eppure c’è tanti matrimoni senza Dio dentro che vanno bene (o male), paro paro a quegl’altri.

      1. twentyrex

        Certo il matrimonio non sempre si perfeziona con il sacramento – cerco di usare un linguaggio appropriato anche sotto il profilo tecnico-legale, considerata la tua posizione da “scettico blu” – perchè esistono coppie che convivono anche senza il “contratto civile” realizzando la loro unione di sentimenti in modo pieno senza che il tempo scalfisca il loro legame. L’amore. di per se, non ha bisogno di “imprimatur” e, meno che mai, di ricevere un riconoscimento ufficiale da parte di una quasivoglia autorità. Ma io sono convinto che quando ci si presenta al cospetto del Buon Dio e gli si chiede di benedire questo sentimento, Egli dispensa una grazia particolare. E se le umane vicende portano poi quello stesso sentimento ad infrangersi sugli scogli della vita, il legame permane e dentro resta sempre un quid che permane sempre fino al passaggio all’altra vita.
        Ora non pretendo che tu condivida questo mio pensiero ed ignoro, persino, se esso sia corretto sotto il profilo dottrinale o teologico, ma sperimentandolo ogni giorno ed ogni momento sulla mia pelle, consentirai che io ci creda. Forse il problema è che le nostre menti sono così ricolme di tante nozioni, idee, teorie e problemi da essere letteralmente ottenebrate da non riuscire più a distinguere l’impronta di Dio che è sempre presente in ogni istante ed in ogni luogo.
        Cordialità.

  5. Tutte le strade portano a Roma, si diceva una volta; le vie del Signore sono infinite, si diceva (sempre) una volta.
    E così la via dell’amore porta sempre all’uomo, alla sua essenza; qualsiasi forma di amore si voglia propagandare a voce alta, gridando, manifestando per le piazze, non è altro che qualcosa che un castello che crolla quando, di fronte alla sofferenza della persona amata, vien fuori l’amore vero, che è fatto di tanta tanta dedizione, ben oltre i limiti di quanto ci possiamo aspettare da noi stessi.

  6. Mannaggia a me e alla mia curiosità che mi ha fatto leggere tutti i commenti a questo post….. al signor \”Filosofiazzero\” vien voglia di dire che non è sempre necessario dire la propria quando non si ha nulla da dire; a volte chiudere il computer e andare a fare una passeggiata potrebbe rivelarsi davvero proficuo. Azzeri davvero la filosofia, e viva di più!

    1. …Benedetta, hai ragione, ma a patto che lo stesso discorso valga per tutti. Chi è qui che ha “qualcosa” da dire
      che non siano le solite cose di sempre dette e ridette, fritte e rifritte?

        1. Marco De Rossi

          Ad Alberto Medici: guardi che la Verita’ di cui parla e’ una persona: Gesu’ Cristo. Non confonda il termine con l’altro significato che di solito intediamo per dire quello che pensiamo.
          Ho letto sul suo sito la parte relativa al capitolo AIDS in cui ovviamente si parla di ….. comunismo e Berlusconi.
          Il comunismo non e’ uno spauracchio, lo vada a dire ai sopravvissuti e ai parenti delle milioni di vittime di tali regimi.
          La Chiesa non ha appoggiato nessuno e non si lascia ingannare cosi’ facilmente come lei crede.

          Ad Costanza Miriano & Admin (che immagino sia il marito, giusto?): anche Massimo Mazzucco (il responsabile del sito web luogocomune) e’ un vostro amico? Un regista che avrebbe trovato il modo di guarire le persone dal cancro con gli spinelli? D’altronde se non erro lo dice anche un esperto del campo come il prof. Umberto Veronesi, il quale sostiene anche che l’amore omosessuale e’ piu’ puro e piu’ vero di quello eterosessuale, e quindi se lo dice un cosi’ grande esperto perche’ non dovremmo crederci? (attenzione: un conto sono i principi attivi di determinate sostanze che gia’ vengono usate in medicina per detrminati scopi quali lenire il dolore, altro e’ la legalizzazione della droga).

          Capisco che bisogna tutti lavorare e trovare il modo per guadagnare dei soldi; (anche Dan Brown ci insegna che piu’ la si spara grossa e piu’ i guadagni sono facili), pero’ a tutto c’e’ un limite.

          Visto che lavorate in Rai magari parlantene con Bruno Vespa cosi’ ne fa una puntata speciale in prima serata a Porta a Porta (o forse c’e’ gia’ stata e me la sono persa?).

          Cordialmente, Marco De Rossi (di Roma)

          1. Trovo il suo modo di affrontare questi argomenti superficiale, tendenzioso e pretestuoso (non a caso cita Attivissimo), ma non è questa la sede per dibattere : sono certo che se vorrà spostare questa discussione sul sito di Alberto Medici o di Massimo Mazzucco (sì stimo anche Mazzucco e concordo con tantissime sue posizione ma non tutte), troverà pane per i suoi denti.

            1. Marco De Rossi

              Non credo che il mio modo di affrontare questi argomenti sia come da lei descritto (come non mi pare lo sia mai stato in un qualsiasi altro dei commenti, non tantissimi, che ho postato di tanto in tanto), ma non voglio certo convincerla del contrario.
              Libero di pensarla come vuole.
              Per i miei denti ho gia’ ben altro pane a cui pensare.
              Me ne faro’ una ragione.
              Cordialmente.
              Marco De Rossi

              PS
              Se mi ha gia’ bannato non c’e’ nessun problema.

  7. Claudia Pitotti

    “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Soprattutto per la donna.
    Bellissima testimonianza, grazie!

  8. Grazie admin! (però il libro me lo mandi? Soprattutto voglio una dedica!).

    Per Marco De Rossi: non c’è problema, perchè “La verità è docile e paziente; docile, perchè si fa trovare da chiunque la cerchi; paziente, perchè non si impone, ma sa aspettare, con pazienza fino a che non si sia pronti a riconoscerLa ed accettarLa”.

    Disponibile a qualunque confronto, io sto a Padova.

  9. Alberto Medici, ovverosia: la soluzione di tutto!
    “Ecco, togliendo valore al denaro si spunterebbero moltissimo le armi dell’avversario.” (sic!)

  10. Pingback: Accademia sarda di storia di cultura e di lingua » Blog Archive » Un matrimonio trasformato di Costanza Miriano

I commenti sono chiusi.