In Olanda dal deserto sta nascendo una nuova vita

di Costanza Miriano

La cosa bella di quando finisco di scrivere un libro (e le bozze e le revisioni e tutto) è che finalmente posso leggere a mia volta, e anche se il tempo è sempre poco, è comunque un sollievo veder scendere la pila dei volumi che torreggiano accanto al letto. Rimane il momento doloroso della scelta, da cosa cominciare, e a quale delle altre ottocentosedicimila cose dire di no, per dire sì alla lettura.

Nel caso di “Dio vive in Olanda” l’elemento che ha fatto saltare la lunga fila a questo piccolo, prezioso volume è che il tema mi interessa moltissimo, in modo viscerale, quasi doloroso, direi. Lo esprime il sottotitolo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”

Andrea Galli, uomo di penna fine e sterminata cultura (benché giornalista), prova a rispondere alla domanda intervistando il Cardinale Eijk, che presidia l’ortodossia della fede in uno dei paesi più scristianizzati d’Europa e dunque del mondo, avamposto mondiale di suicidio di stato, farmaci per la cosiddetta disforia di genere, droga e prostituzione, insomma il regno della disperazione. Ne emerge innanzitutto il ritratto di un uomo dalla fede desiderata, cercata, strappata direi, visto il contesto familiare e culturale, un uomo che ha fatto un incontro vero con il Signore, che non ha ereditato la fede ma che ne è rimasto abbagliato e ha combattuto (per esempio innanzitutto contro la sua famiglia) per mantenerla. Un uomo che prega davvero, e che se combatte una battaglia culturale è perché prima ne ha vinta una spirituale.

È un libro intervista che appassiona come un romanzo, perché davvero mentre racconta la sua vita, la sua carriera di medico, gli studi teologici, la sua fatica in un paese dove le chiese chiudono a catena, a una velocità impressionante, in mezzo a episodi anche esilaranti (come quando va a fare una catechesi per il matrimonio a un ragazzo che gli annuncia tutto contento “io lo so chi è Gesù, è quello che è saltato fuori dalla grotta a Pasqua!”), in mezzo a tutto questo ti sembra di vedere sullo sfondo la lotta tra la donna e il dragone, in tempi che se non sono di Apocalisse, certo la ricordano un po’.  E non voglio spoilerare il finale dell’epica battaglia, però i segnali che vengono dall’Olanda sono quasi entusiasmanti: dal deserto sta nascendo una nuova vita, i pochi fedeli sono solidissimi, e io sono convinta che stia accadendo anche grazie a questo uomo di Dio, che oltre a parlare, scrivere, lavorare, offre chissà quanto di sé, nel silenzio e nel dolore, come nei due anni di malattia che hanno segnato l’inizio del suo ministero. Quando c’è una persona che fa sul serio, ma davvero, le cose intorno a lei non possono rimanere uguali, Dio non permette che ciò che gli offriamo vada perduto, mai, e questo deve ricordarci da che parte si comincia a ricostruire la Chiesa e il regno dei cieli: dalle ginocchia. Stupenda stupendissima, per esempio, la pagina in cui parla della Liturgia delle ore come valvola di sfogo (non ve la anticipo).

Avevo incontrato il Cardinale una volta a un incontro su Humanae Vitae, e avevo intuito la sua solidità e grandezza, ma ero troppo impegnata a godermi la mia amica milanese che non vedo mai. Però adesso che ho letto mi rimane il rammarico di non avergli rubato qualche parola di più (d’altra parte avevo un body di Zara scomodossimo e dovevo per forza discettare di biancheria intima, non avrebbe mai potuto sosttuire la Raffa). Dimenticavo, il libro è della Ares edizioni, che ha anche il merito per me imperituro di avere finalmente pubblicato qualcosa su don Dolindo Ruotolo, di cui da anni cercavo gli scritti (sto leggendo…).

***

E’ di Solferino invece l’altro libro in cui mi sono tuffata, e che nella pila di quelli da leggere non ci è neanche andato, perché è uscito il 17 settembre e io lo aspettavo da mesi. Si tratta di Una grande storia d’amore, di Susanna Tamaro. Il segno di quando un libro funziona è che fai tutte le cose della giornata portandotelo dietro nella speranza di trovare uno spiraglio per sbirciare qualche pagina, è ovviamente è l’unica volt dell’anno che la fila alla cassa del supermercato fila spedita, e i semafori sono tutti verdi.

Confesso che sono amica di Susanna (tra di noi alcuni gemellaggi tipo la passione per Dio e per l’atletica, che abbiamo praticato entrambe sfoggiando ripugnanti tute di lana modello blocco sovietico) e appena ho finito il libro l’ho chiamata per tempestarla di domande sui personaggi, perché non volevo lasciarli andare, e lo so, è un privilegio che capita raramente, con Tolstoj non ho potuto, ma quando si può…

Di questi tempi una storia di un amore che dura tutta la vita è demodé come la tuta di lana, ed è raccontata con straordinaria delicatezza. Una storia di dolore e segreti e verità, e non fatemi raccontare altro perché poi finisce che spiffero tutto, e vi tolgo il gusto di leggere, io non sono brava a fare recensioni, se una cosa mi piace vorrei dirla a tutti, come coi regali di Natale che voglio sempre svelare a mio marito prima del tempo, e lui non vuole, ma dai ti dico solo le ultime lettere, finisce per glione, ed è una cosa calda che si indossa.

In qualche modo anche questo libro racconta del rapporto tra la fede e il mondo come quello di prima sull’Cardinale, almeno questa è una delle chiavi di lettura, quella che interessa a me. I protagonisti della storia d’amore non sono credenti, ma attraverso un grande dolore si mette in moto anche per loro una storia della salvezza, ed è un modo delicato di parlare di Dio senza imporlo, né darlo per scontato.

Rimane il rammarico di immaginare come avrebbe potuto essere ancora più bella e meno dolorosa la vita dei personaggi se avessero affidato il comando delle loro storie e della loro relazione a Dio, se la ricerca di cui si intuisce appena fosse diventata conquista e decisione e adesione. Quanto dolore ci risparmieremmo se lasciassimo che fosse lui a regnare sui nostri cuori feriti, quanta bellezza ci diventerebbe facilmente accessibile. Perché non è questione di peccato, Dio ci perdona se glielo chiediamo, ma il peso degli errori, dei peccati, quello no, quello rimane, ed è sempre una grossa occasione di felicità mancata.

42 pensieri su “In Olanda dal deserto sta nascendo una nuova vita

  1. Gentile dottoressa Miriano,
    mi permetta di dire che condivido solo in parte il suo ottimismo. Ci sono, è vero, cristiani molto solidi ma sono in pochi. la comunità cristiana è destinata a sopravvivere nelle catacombe, forse non nel senso letterale della parola ma solo in senso figurato, una piccola comunità solida ma sconosciuta ai più. Probabilmente risorgerà più forte fra qualche generazione, ma noi non la vedremo e, non illudiamoci, questa nuova comunità cristiana non avrà più nulla a che fare con la nostra civiltà occidentale che temo abbia già superato il punto di non ritorno della decadenza.
    “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”: se Lui stesso aveva dei dubbi, penso che averne sia lecito a tutti noi. Con i migliori saluti, ing. Gianluca di Castri

    1. “Lui” non ha dubbi, perché Lui è Dio, Onnipotente e Onnisciente.
      A Lui appartengono la Storia e la Salvezza nei secoli di secoli.

      E poco importa se salterà una generazione o due, se un piccolo seme tarda a germogliare, perché i tempi e i modi non sono i nostri.
      L’importante è che una lucerna sia accesa e non sia nascosta, che si dia la Fede, la Testimonianza, la Vita, anche se a farlo è un piccolo resto… e in Olanda, siano rese grazie a Dio, questo accade come in altre parti del mondo.

      Il mondo sembra sempre più lontano e sempre più allontanarsi dalla Verità? Quando sarà sazio e disperato dei frutti di Morte di cui si sarà cibato, tornerà a Dio, perché tutti suoi idoli avranno mostrato il loro vero volto.

      La domanda piuttosto è monito per noi, come lo è la parabola delle dievi vergini, come lo è l’episodio del fico sterile.

      Come la prima lettura dell’Ufficio di oggi ci ricorda con durezza:

      Non aspettare a convertirti al Signore
      e non rimandare di giorno in giorno,
      poiché improvvisa scoppierà l’ira del Signore
      e al tempo del castigo sarai annientato.

      Siracide 5,7

    1. Costanza Miriano

      Grazie!!!!! Allora ordinerò da qui, in libreria non ho mai trovato nulla! Grazie!

  2. Francesco Paolo Vatti

    “…insomma il regno della disperazione”. Sintesi perfetta. Ricordo che rimasi tramortito dalla morte per suicidio di Monicelli. Ne parlai coi miei ex-compagni di liceo e una mia ex -compagna mi ribatté: “Ma chi più fortunato di lui? Ha potuto scegliere quando e come morire”. Le ribattei che non vedevo niente di bello nel fatto di essere così solo da avere come unica prospettiva quella di buttarsi nel vuoto in un ospedale. Spesso, accecati dai cosiddetti nuovi diritti, non ci rendiamo conto del fatto che quel tipo di visione ci offre come prospettiva solo la morte.

  3. chiarageminiani

    Quanto dolore ci risparmieremmo se lasciassimo che fosse lui a regnare sui nostri cuori feriti, quanta bellezza ci diventerebbe facilmente accessibile. Perché non è questione di peccato, Dio ci perdona se glielo chiediamo, ma il peso degli errori, dei peccati, quello no, quello rimane, ed è sempre una grossa occasione di felicità mancata.

  4. Maria Cristina

    L’importante è che una lucerna sia accesa e non sia nascosta, che si dia la Fede, la Testimonianza, scrive Bariom .
    “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15 né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio,”

    Ecco questo e’ il problema. Che molti , in cuor loro, in privato, nella loro stanzetta siano ancora cattolici e’ certo, ma che la lucerna della fede non sia messa sotto il moggio , ma sia ancora in bella vista , che tutti pubblicamente la vedano questo non e’ per nulla certo. Anzi. E’ certo il contrario .
    Dal punto di vista della rilevanza pubblica , la fede cattolica in Occidente , in Olanda come in Belgio, Francia , Spagna , e’ una lucerna nascosta , non tenuta alta, ma Messa sotto il moggio In Spagna , per fare un esempio , si vuole cacciare via i monaci benedettini e togliere la Croce dalla Valle dei caduti , dove sono sepolti i caduti di entrambi le parti della Guerra Civile Spagnola. I vescovi spagnoli e i cattolici spagnoli non dicono nulla . Protestare sarebbe andare contro il governo in carica e contro la mentalita’ corrente.
    E cosi’ ci potrebbero essere infiniti esempi. Che serve essere cattolici se stiamo “ “ sotto il moggio” , silenziosi, acquiescenti, sottomessi al mondo?
    Che serve essere luce del mondo , se tale luce e’ in cantina e nessuno la vede?

    1. Serve serve comunque, oppure significherebbe che è inutile alimentare, difendere, testimoniare la propria piccola, talvolta debole, eroica quando il Signore ce lo concede, fede.

      Altrimenti andiamocene tutti a casa., ma sta di fatto che la nostra Fede è messa alla prova anche dall’inettitudine, dallo scandalo (quando ci sono) di chi dovrebbe esserci d’esempio e di guida.

      Perché nostro esempio è nostra guida, prima di ogni altro e il Signore Gesù Cristo, che di noi, di me, non si è scandalizzato e ne avrebbe avuto ben ragione.

      Ma mi taccio o verrò accusato di voler zittire che esterna le proprie sofferenze, come non fossero anche le mie…

      1. Francesco Paolo Vatti

        C’è un’unica cosa che non mi è chiara, Bariom: la frase della lucerna sotto il moggio viene dal Vangelo, come esempio negativo. Trovo, però, anche vero che la fede dovrebbe servire comunque. Come si conciliano le due cose?

          1. Francesco Paolo Vatti

            Da una parte la frase evangelica che invita a non tenere la lucerna sotto il moggio e dall’altra quanto tu dici che anche la fede sotto il moggio serve (se ho capito cosa volevi dire).
            Grazie!

            1. No Francesco Paolo non serve, come a poco serve la fede vissuta come questione privata o a esclusiva consolazione personale.

              Mi rendo conto che ho male interpretato io il senso ultimo del commento di Maria Cristina o, per meglio specificare ciò che intendevo dire, è che se anche la”Chiesa istituzionale”, “ministeriale”, sembra nascondere “sotto il moggio” la luce di cui è portatrice, la luce che OGNI cristiano (VOI siete la luce del mondo) può e deve portare nel mondo, può avere lo stesso effetto dirompente che noi presumiamo dovrebbe avere trattandosi di un Vescovo o una precisa istituzione ecclesiale.

              Grazie a te per l’attenzione.

  5. Pingback: In Olanda, avamposto della disperazione, c’è un deserto che fiorisce | Sopra La Notizia

  6. Marco Bianchini

    Non è il sito adatto, ma non sono riuscito trovare altro modo, volevo ringraziarla sentitamente per il Suo ultimo libro Niente di ciò che soffri andrà perduto. Ho capito molte cose che sapevo, ma non avevo mai capito.
    Grazie.

  7. Valeria Maria Monica

    Per come l’ho intesa io, la espressione di Gianluca Di Castri nel suo intervento, riguardo al fatto che “anche Gesù aveva dei dubbi di trovare ancora la fede sulla terra” non era una affermazione teologica, ma una espressione pungente e scherzosa adoperata in un contesto informale. Complessivamente, il pensiero da lui espresso non mi è sembrato affatto risibile, anzi assomiglia abbastanza alla “profezia” dell’allora cardinale Ratzinger (❤) nella famosa intervista natalizia alla radio bavarese.
    La serietà veemente della risposta di Bariom è ineccepibile teologicamente, ma in concreto, in questo contesto; si traduce nel solito inesorabile meccanismo difensivo di zittire “a prescindere” quei cattolici che esprimono disagio, sofferenza, indignazione e sgomento per quello che sta succedendo nella Chiesa, rifutando il confronto e intimando loro di pensare ai propri peccati piuttosto che osare criticare la Chiesa.
    A parte che le due cose non sono di per sé alternative (quando si sbaglia, la correzione viene proprio da coloro che più ci amano), mi viene in mente la risposta standard di un sacerdote ai fedeli esasperati: “Preghiamo, e ripariamo.”
    Ebbene sì, preghiamo e ripariamo, ma prendiamo atto che di argomenti a difesa della evoluzione attuale della Chiesa non ne arrivano più da interlocutori seri, e questo invito a “soffrir tacendo” è la implicita ammissione che non si riesce a trovare nulla di consolatorio da dire, la situazione è davvero seria e critica, nel senso che ci aspetta una bella fase di purificazione, e non possiamo fare niente per evitarla.
    Preghiamo e ripariamo.
    (Comunque anche qualche pastore che tenga gli occhi aperti e lo sguardo vigilante ci vuole… Preghiamo che il Signore continui a mandarceli…)

    1. “Severità veemente” mah!

      Anche tu Valeria Maria Monica datata di interpretazione degli spiriti da blog.

      Addirittura se non scopo ma effetto che si ridurrebbe “nel solito inesorabile meccanismo difensivo di zittire a prescindere quei cattolici che esprimono disagio, sofferenza, indignazione e sgomento per quello che sta succedendo nella Chiesa,”

      Doppio mah!

      Mi pare anche la tua critica un po’ a prescindere?

      Gianluca poi non credo proprio sia persona incapace di replica, spero solo non forzata dalla tua personalissima chiave di lettura del mio commento.

    2. Marietta

      Grazie Costanza della variopinta descrizione del testo, può davvero essere il prossimo sulla mia pila… della quale mi lamento, perché impedisce la vista della sveglia, ma nn la sposto.

  8. Rosa

    Cardinale Eijk è del 1953.
    Quindi relativamente giovane: la sostituzione non è alle viste, a breve.
    In teoria il Cardinale ha circa 8 anni di apostolato. Poi Roma interverrà.
    E quando Roma interviene la direzione è certa: CATASTROFE!

  9. Valeria Maria Monica

    @Bariom, cerco di evitare di ricadere nella disputa a due.
    Cerco di spiegarmi meglio.
    Dentro la Chiesa ci sono due etremi: ci sono (sempre meno) cattolici ENTUSIASTI del mood del pontificato attuale e delle sue ripercussioni ( che dureranno molto oltre l’esistenza terrena del pontefice stesso).
    Poi ci sono quelli in cui mi riconosco, cattolici ferventi che, sia sul lato dogmatico, sia sul lato pastorale, a partire da Amoris Laetitia e via seguitando di Pachamame ingressate processionalmente in San Pietro, di accordi segreti con un governo che perseguita i cristiani, e in generale di stile comunicativo del Vicario di Cristo improntato alla ambiguità dogmatica e alla sgarbata derisione e marginalizzazione pastorale delle sensibilità ecclesiali diverse dalla sua, davanti a tutto questo si sono prima fatti domande, poi hanno cercato risposte, e allla fine hanno dolorosamente preso interiormente le distanze da ogni atto magisteriale e pastorale di un tale pontefice, sforzandosi di ricordare che non abbiamo nulla da temere perché la Chiesa è di Cristo, non del papa.
    Quindi viviamo senza paura la fase della storia della Chiesa in cui la Provvidenza ci ha posto, rispettando il papa come fratello in Cristo, anche se abbiamo la convinzione interiore che il suo pontificato sia devastante per la Chiesa.
    Poi, tra questi due gruppi, c’è la collocazione intermedia, di cattolici devoti che non osano mettere in discussione il papa e tutta la sua Chiesa 2.0, ma sono interiormente sempre più turbati e perplessi e confusi.
    Ecco, in questo caso, alle domande che arrivano da questi fratelli, che non vanno a leggersi i blog “ultracattolici” (tra i quali in effetti ci sono a volte toni e contenuti eccessivi, ma sono l’unica fonte di informazione disponibile ai laici) la risposta da parte dei sacerdoti è “Preghiamo e ripariamo”, ed è la risposta GIUSTA, ma implica di avere già preso atto della realtà dello sbando attuale della leadership della Chiesa, di averne superato lo shock riaffermando la nostra fede in Cristo che guida la Chiesa attraverso la storia, e di aver dovuto cominciare a distinguere tra pastore e pastore, sapendo che alcuni pastorelli molto in voga NON ci portano veso Cristo.
    DOPO avere fatto questo passagguo interiore, si ritrova la pace. PRIMA, è una fase in cui i cattolici perplessi hanno tutto il diritto di farsi domande e di cercare risposte. Anche confrontandosi su questo spazio di discussione in cui Costanza ci ospita.
    È per questo che difendo il diritto di parlare apertamente in modo critico di tante cose che succedono nella Chiesa, perché se a chi è ancora nella fase di cercare risposte alle sue domande si tronca il percorso interiore di riflessione, gli si impedisce di arrivare a difendersi dal veleno di menzogna di cui ormai è intrisa tanta comunicazione ecclesiale, gli si impedisce di rendersi conto che seguire alcuni pastori di oggi NON È seguire Cristo.
    E aiutare in questo discernimento è molto più difficile da parte dei sacerdoti, invece i laici sono più liberi, e per questo hanno maggiormente la responsabilità di parlare con chiarezza, e di far conoscere gli interventi di pochi pastori coraggiosi che pubblicamente si oppongono a errori dogmatici o pastorali.
    Non per arrivare a condannare o odiare nessuno, men che meno dei consacrati, ma per difendere, dentro noi stessi prima di tutto, e poi anche negli altri, ciò che è il contenuto della nostra fede: che la nostra salvezza è solo in Gesù Cristo Figlio di Dio, fatto uomo, morto e risorto per la nostra salvezza eterna: non sta nella fratellanza universale.
    Sto attaccata alla Chiesa mia madre, santa e peccatrice, senza scandalizzarmi dei peccati di nessuno, visto che Cristo non si è scandalizzato dei miei, ma, da brava pecora, con gli occhi aperti per discernere il Pastore dai mercenari.

    1. Francesco Paolo Vatti

      Valeria maria Monica, bellissima (e triste) analisi della situazione attuale. Il disagio di cui parla è anche il mio. La cosa è resa più difficile dal fatto che l’obbedienza al Papa è parte integrante delle caratteristiche del Cattolicesimo, cosa che rende molto stretti e direi scivolosi gli spazi di manovra. Certe volte, penso che questo Papa sia stato eletto per me: per anni ho criticato gente che si diceva cattolica e che non seguiva quanto dicevano Paolo VI, Giovanni Paolo II (il primo è dirato tanto poco…) e Benedetto XVI. Ora, il rischio che vedo è che sia io a non seguire Francesco I. Parlando con un sacerdote che conosco, mi diceva che, se il suo Vescovo avesse avviato uno scisma, lui l’avrebbe seguito. Gli ho ricordato che Cristo disse. “Tu es Petrus” e la fuga da Francesco I non è la soluzione ai problemi della Chiesa attuale.Mi trovo piuttosto a disagio sia con gli entusiasti a prescindere che con i critici a prescindere, cercando di mantenermi in obbedienza, ma criticando tutto ciò che vedo criticabile e che non comporta il mio andare fuori dal seminato. Ho anche io deciso di smettere di brontolare e di pregare perché le cose vadano diversamente e ho trovato un po’ più di pace, mi sono sentito meno lontano e ho cominciato a capire alcune cose, o buone o che creano difficoltà anche grosse a chi comanda…
      Spero che questa fase non duri in eterno. Non dispero neanche in un cambiamento di rotta del Papa: attuale: in fondo, Paolo VI partì da posizioni conservatrici e divenne più progressista, poi tornò indietro….

      1. Valeria Maria Monica

        È proprio vero, Vatti, “il fatto che l’obbedienza al papa sia parte integrante del cattolicesimo rende molto stretti e direi scivolosi gli spazi di manovra”.
        Concordo, e penso che proprio a causa di questa istintiva riluttanza dei devoti a formulare un giudizio sull’operato del papa, l’equivoco e l’errore su tanti contenuti della fede abbia potuto diffondersi in modo così esteso.
        Eppure il GIUDIZIO, che non ci compete, se inteso come CONDANNA SULLA PERSONA, CI SPETTA, eccome, SUI CONTENUTI DEL SUO MAGISTERO, nonostante Francesco faccia veramente di tutto per rendere difficile focalizzare il suo pensiero, con questo stile comunicativo ipertrofico e pasticciato, marciandoci sullo stile da “sempliciotto” che dice cose ovvie, banali ma ortodosse, e nello stesso tempo lanciando segnali che tirano assist a soggetti che poi vanno avanti a fare il lavoro sporco di demolizione dei contenuti della fede. E quando la rana è bollita, arriva lui a confermare che sì, la interpretazione autentica della tale nota al tale capitolo del tale documento è quella della tale conferenza episcopale…
        E’ quello che sta succedendo con il ddl zan: Francesco non ha mai detto apertamente nulla di meno che ortodosso sul tema relazioni omosessuali, ma nello stesso tempo con gesti significativi e nomine oculate ha incoraggiato un clima ecclesiale di equivoca valorizzazione di questa realtà che ci porterà, di fatto, al “cambiamento del catechismo della chiesa cattolica con una legge statale”, nella totale remissività della Chiesa italiana, salvo 4 o 5 vescovi coraggiosi e alcuni laici coraggiosissimi.
        E tutto questo con un governo in carica così papa e ciccia col Vaticano che abbiamo dovuto assistere ala nomina di Paglia a capo di una commissione ministeriale!!!! Una mesaillance tra Chiesa e Stato da far impllidire, a parte il piccolo dettaglio trascurabile che ci si chiede che diamine debba avere in comune il presidente della Pontificia Accademia della Vita con quel ministro della salute che ha esteso il campo d’applicazione dell’aborto farmacologico.
        E poi veniamo accusati di essere contro il papa in modo pregiudiziale! No, ho preso le distanze dall’insegnamentoi del papa dopo averci riflettuto veramente tanto.
        Adesso in tranquilla coscienza seguo così poco le sue esortazioni che non faccio neanche la raccolta differenziata della spazzatura, e non voto certo per i politici italiani che sono nelle sue grazie.
        Quanto al piano spirituale, ho deciso di concentrarmi sui duemila anni di magistero prima di lui… Non credo che mi mancherà nulla…Il pontificato di Francesco non è la cesura della storia della Chiesa, in un “prima Francesco” e un
        “dopo Francesco”, è solo una manciata di anni in un cammino millenario…Anche se la manciata di anni che ci aspetta adesso forse sarà un po’ travagliata…ma tutto concorre al bene di coloro che amano Dio.

        1. Marina Umbra

          Carissima Valeria Maria Monica assolutamente d accordo… Talmente tanto che sto organizzando per la manifestazione del 17 Ottobre a Roma contro il DDL ZAN… senza Vescovi pilota..

        2. Lucia

          Cara Valeria Maria Monica non per giustificare tanti, troppi cattolici ciechi davanti a tante stranezze di questo pontificato vorrei dire che essi ignorano che il Papa può e DEVE essere criticato quando afferma o lascia che vengano avallate cose non rispondenti al Catechismo. Purtroppo è una conseguenza del dogma dell ‘ infallibilita, so bene che il dogma non va inteso in assoluto ma tanti non lo sanno e allora tanti come ho fatto io fino a 3 anni fa,pur non condividendo TACCIONO ,tenendosi i loro dubbi per sé. Ma noto che anche nella gerarchia tanti pastori che sono sicura non solo siano degni di stima, anzi addirittura SANTI tacciono, come se avessero capito che ormai è inutile sia combattere la deriva dell ‘ occidente, sia anche cercare di fare capire al Papa che troppe volte egli ha dato man forte con parole e gesti a troppi nemici della Chiesa. Tempo fa lessi un articolo di Isola di Patmos e sono rimasta sconcertata da ciò che affermava il prete – articolista, egli contestava l ‘ idea che traspare dalle profezie di Fatima, La Salette & Co. che si possa arrivare ad un miracoloso ritorno alla situazione della società dal punto di vista religioso precedente al secolo 20, perché Dio violerebbe in questo modo l’ arbitrio dell ‘ uomo e quindi in pratica la profezia di Fatima”E alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà… “non si verificherà, non in questa realtà, cioè in pratica da ciò che ho capito intende che forse questi sono proprio gli ultimi tempi…. e ritornando al discorso sul Papa di cui egli non ha mai omesso di metterne in luce le mancanze dottrinali e le iniziative arrischiate, egli ha espresso chiaramente che non sono possibili ulteriori iniziative di preti e vescovi “contro” il pontificato attuale perché sarebbe un ‘ azione scismatica, spiegando così il silenzio di quei tanti vescovi santi che costituiscono la parte sana della gerarchia, come dire i Cardinali dei Dubia hanno fatto TUTTO quello che si poteva fare, oltre non si può… Buona serata

          1. Valeria Maria Monica

            Cara @Lucia, non so come prendere e come interpretare la affermazione che hai riportato. Il blog che hai citato lo conosco ma non lo seguo: mi mette a disagio… a dirla tutta, ho qualche dubbio sull’equilibrio del “prete articolista”.
            Comunque questi interrogativi sui tempi del destino ultimo del mondo sono destinati a rimanere senza risposta e non ci sono necessari per seguire il Signore nel tempo che ci è stato dato.
            Noi che abbiamo avuto il privilegio di ricevere il Vangelo nella nostra vita terrena, alla fine della nostra vita non saremo giudicati su quello che avevamo “capito”, ma se abbiamo creduto nel Figlio di Dio e se abbiamo convertito la nostra vita per assomigliarli ogni giorno di più nell’Amore.
            Il “compito” è questo ed è già molto impegnativo 😄
            Le rivelazioni private, anche quelle riconosciute dalla Chiesa, sono solo “richiami” alla conversione che non aggiungono nulla al kerigma, quindi possiamo riceverle con gratitudine e trarne conforto, ma se danno adito a dubbi, perplessità, elucubrazioni credo che ci facciano solo perdere tempo e distogliere dal nostro obiettivo principale, che è accogliere e mettere in pratica il Vangelo nel “qui e ora” della nostra vita.
            Un abbraccio a te e a @Marina Umbra

            1. Alda

              Se l’articolista è padre Ariel mi ci sono già beccata per il suo modo di esprimersi da camallo genovese….
              Mi ha risposto che la Chiesa è ridotta come è ridotta grazie a gente come me!!
              Chissà come mi conosce🤔🤔🤔

                1. Alda

                  Con questo clero all’acqua di rose ben venga un sacerdote deciso e convinto…. quello che gli contesto è il linguaggio da scaricatore di porto!!
                  Da un consacrato non lo accetto proprio e non si capisce perché la forma dovrebbe escludere la sostanza…

                  1. Valeria Maria Monica

                    Concordo, @Alda, il linguaggio greve è uno degli elementi che mi hanno dato la sensazione di un sacerdote poco padrone di sé e mi hanno indotto a evitarne la lettura. Si può parlare con grande veemenza senza bisogno di scadere nella oscenità della terminologia e dei concetti.

                  2. Deciso e convinto è poca cosa… Deciso e convinto poi può esserlo anche un ateo.

                    Sul linguaggio greve (per non dire di peggio) la Scrittura è molto chiara, come posso prestare orecchio a chi pretende insegnarmi alti principi e/o sentenziare sull’operato altrui e non sa tenere a freno la lingua?

                    Il fatto poi che si tratti di testo scritto (rivisto e corretto si presume) non consente neppure la scusante dell’impeto del momento.

  10. Lucia

    Cara Valeria Maria Monica il prete in questione è un tipo tosto e… particolare ma fa parte di un ‘importante congregazione vaticana ed è considerato un serio teologo ma ha anche criticato senza remore le troppe licenze teologiche e pastorali di Papa Francesco, proprio per questo ho parlato di lui in merito a questa discussione sulla fede e sulla Chiesa. Noi ci chiediamo quando la gerarchia o i movimenti ecclesiastici prenderanno posizione contro le derive di questo pontificato ed era anche l ‘ argomento de l’ Isola di Patmos, la risposta del teologo e prete in questione è stata : MAI, perché nella religione cattolica sarebbe insita la fedeltà, la obbedienza al Papa anche quando questi dice, fa ed esalta stranezze varie, diciamo così, altrimenti saremmo luterani ed è per questo che tanti vescovi e Cardinali dalla fede salda tacciono dopo i Dubia, in pratica si sarebbe già fatto il massimo possibile. Io non so dire se questa tesi sia esatta, ma forse è questo il motivo per cui anche il Cardinal Sarah e Mueller ormai non li si sente più. Mi verrebbe da dire Misteri della fede….. Riguardo alle rivelazioni private, concordo che di certo nell ‘ aldilà non ci sarà chiesto se le abbiamo studiate o meno, ma anche su questo blog, vedo che si parla spesso della profezia di Fatima per cui alla fine la Madonna trionfera e si ritornerebbe quanto meno ad una situazione pre – rivoluzione Russa, se non francese ebbene da ciò che mi sembra affermi Isola di Patmos la risposta sarebbe anche qui NEGATIVA, perché Dio non potrebbe andare contro quella che è una decisione della umanità attuale, di andare incontro alla catastrofe. Ecco questo argomento non lo avevo mai sentito e mi piacerebbe che se ci fosse qualcuno che si interessa di queste cose ci delucidasse. Buona serata

    1. Vale

      @Lucia
      Sulla inevitabilità della catastrofe,che,cmq,prelude alla salvezza definitiva, tempo fa ne scrisse Sergio Quinzio in un interessante libro sulle ipotetiche encicliche dell’ultimo Papa.
      “Mysterium iniquitatis” ed.adelphi.

  11. Valeria Maria Monica

    Scusa, @Lucia, non intendevo fare la maestrina. Pensavo che la questione ti avesse “turbato” e allora mi sentivo di consigliarti, fraternamente, ” lascia perdere”, ma se invece senti il bisogno di approfondire, è giustissimo, spero che tu trovi interlocutori.
    Quanto al sacerdote del blog, non metto in dubbio la sua cultura, ma è una questione “di pelle”: mi spaventa e mi mette a disagio, quindi non lo leggo… Scelte del tutto soggettive…
    Buona serata e perdonami la saccenteria 😉

  12. margherita

    Alla bella testimonianza del cardinale e in conferma a quanto egli vede e prevede per il futuro dell’Olanda, vorrei aggiungere che qualche decennio fa, venne aperto il 1° seminario olandese ”
    Redemptoris Mater” ( gestiti dal Cammino Neocatecumenale e richiesti dal vescovo della diocesi) nella diocesi di Haarlem, a cui seguirono altri due: da essi, nel corso di questi anni, sono uscite decine di giovani sacerdoti. Insieme ad essi, anche tante famiglie da diverse parti del mondo, sono arrivate “in missione”, per evangelizzare con la loro vita quotidiana e poi catechisti “itineranti” che hanno fondato tante comunità di fratelli che pregano, celebrano Eucarestia e condividono il loro camino di fede
    : insomma …davvero il Signore vive (anche) in Olanda!

    1. luthien

      Bella la testimonianza del cardinale: dà speranza.
      Quanto detto non vale solo per l’ Olanda , anche se la decristianizzazione lì appare più evidente che altrove.
      In un certo senso, noi non abbiamo bisogno di andare nel deserto , come gli antichi eremiti, perché in un deserto spirituale e di senso viviamo già e dobbiamo combattere per conservare la fede. Penso che dobbiamo fare sorgere delle oasi, come questo blog, ove riposarsi, rifocillarsi per riprendere il cammino.
      Valeria Maria Monica parlava in un altro post dell’amo con cui pescare i singoli pesci piuttosto che della rete a strascico, e’ un’ immagine che ben si adatta alla chiesa olandese , ma anche alla nostra realtà.
      Dovremo insegnare ai ragazzi e ricordare agli adulti che ci si si può allontanare da Cristo e dalla Chiesa,si può errare per selve oscure e perdersi nei meandr della vita, ma c’è un porto cuitornare, una Madre che aspetta, un Padre pronto in Cristo a perdonare,se pentiti
      Non si può negare _ ne sarebbe saggio farlo_ il dolore, lo sgomento di fronte a posizioni assunte da uomini di Chiesa, anche investiti delle più alte autorità, all’ indiffenza del prossimo.
      Non possiamo , però, farci fermare da ciò, ma guardare a Cristo, a Lui affidarsi e tutto offrirGli, anche i nostri sentimenti negativi.
      A viste umane, la situazione non sembra destinata a migliorare per i pochi fedeli, ma la storia non è il regno della necessità, quanto dell’incontro tra le libertà dell’uomo e l’iniziativa di Dio

  13. Beppe

    certo che viviamo un periodo storico straordinario : la fede di un solo uomo può brillare come un faro nella notte!
    … e l’Olanda “moderna”?
    Si dissolva pure senza un gemito : non se ne accorgerà nessuno.

I commenti sono chiusi.