66 pensieri su “Caro Presidente, andare nelle parrocchie non le servirà a molto

    1. “Lo facciamo mettendo la fiducia perché non erano possibili ulteriori ritardi dopo anni di tentativi falliti”

      Ah … ecco perché!

    1. A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore.

      Deuteronomio 32,35

      Mia sarà la vendetta e il castigo,
      quando vacillerà il loro piede!
      Sì, vicino è il giorno della loro rovina
      e il loro destino si affretta a venire.

      Sapendo che:

      Ezechiele 18,23

      Forse che io ho piacere della morte del malvagio – dice il Signore Dio – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?

      E questo è quanto…

  1. vale

    la cosa divertente,si fa per dire, è che un avvocato matrimonialista tra i più famosi, la bernardini de pace, prospetta un problema non indifferente: i conviventi si troveranno,di fatto, come sposati.
    art. su “libero” di oggi pag.9 ” così i conviventi si troveranno sposati a loro insaputa” di b.bolloli

    d. : qualcuno ventila il rischio di badanti conviventi di fatto,e dunque eredi, in ragione del legame, o storie passeggere trasformate in convivenze forzate.sarà così?

    r. : i problemi maggiori si avranno dal punto di vista economico ed io temo che la legge cirinnà possa aprire la strada ad una serie di soprusi se non proprio di truffe.

    il rischio è concreto. sa come si dice: fatta la legge,trovato l’inganno.( in riferimento al comma 65 “il giudice stabilisce il diritto del convivente di ricevere dall’altro gli alimenti nella misura determinata art.438 cod.civ.

    insomma: anche l’admin e la sciùra miriano,se volessero divorziare- solo civilmente,eh!- perché più conveniente o per non essere parificati ad altri generi di matrimonio, sono serviti.loro.
    e pure noi.

  2. Luigi I.

    Amici era solo questione di tempo, come é solo questione di tempo il veder approvare altre leggi (eutanasia?poliamore?) che vantano di essere al passo coi tempi ma che altro non sono che un tornare indietro di millenni. Siamo in minoranza e dobbiamo accettarlo, ma questo non significa arrendersi e gli ultimi family day o marce per la vita sono la dimostrazione che noi “resistiamo” a questa società secolarizzata. É la società delle incertezze (a livello sociale é stata smantellata la certezza per antonomasia, la famiglia, si dice ormai che la mamma ed il papá sono solo “concetti”), oggi tutto é relativo e tutto é messo in discussione, e non vi é una meta, non vi é un traguardo a cui puntare, tutto é incertezza. Beh noi il traguardo lo conosciamo bene, la roccia su cui costruire la nostra vita la conosciamo, la gemma preziosa che dobbiamo trasmettere ai nostri figli la conosciamo e d’altra parte a noi non é chiesto di vincere, ma di combattere la buona battaglia senza arretrare nei principi ma sempre con cuore dilatato e mani larghe di carità.

  3. Emilio

    Mah, il ragionamento di Costanza Miriano mi sembra piuttosto contorto. Forse scritto, a suo tempo, più di pancia che di testa.
    Proviamo a fare ordine:
    1. “i diritti ci sono già tutti”, scrive la Miriano. Vero. Ne consegue che, la nuova legge altro non fa che riassumerli in un solo testo. Quindi dove sarebbe il problema?
    2. La riforma costituzionale voluta da Renzi è una delle peggiori schifezze che legislatore potesse pensare. Va quindi combattuta senza se e senza ma.
    3. Non ha nesso alcuno, quindi con la legge Cirinnà che riassume “diritti che ci sono già”.
    4. Dice ancora la Miriano: “chi non ha la nostra idea di essere umano non può avere neanche la nostra idea di Costituzione”. Benissimo. Attendiamo allora di sapere quale idea di Costituzione ha la Miriano.

    1. vale

      @emilio

      da “il foglio” gio.12 maggio 2016 pag.1 ” fine delle guerre culturali” di g.ferrara”

      “le unioni civili approvate in italia ieri sono una cosa da educande. pessima l’idea di normare una specie di matrimonio da fiori d’arancio finti con figli a carico del magistrato di turno,che sistematicamente ne autorizzerà la “detenzione” amorevole in famiglia….

      ma quando quando nel mondo occidentale trionfa il matrimonio omosessuale senza nemmeno le cautele ipocrite della giurisdizione speciale,…quando una questione definita di diritti civili si prolunga nella noia della chiacchera da circa ventotto anni; quando la fine delle guerre culturali,sconfitte dall’incalzante correttismo lgbt… è segnata dalla scomparsa dell’identità di genere e perfino dalla censura della toilette per signore e signori come agente della discriminazione e del linciaggio morale delle minoranze…l

      a stravotata legge cirinnà-alfano si presenta come…una cosa da educande.

      come uno dei modi più obliqui di negare la realtà attribuendo diritti pseudomatrimoniali all’amore…diritti ovvii che il codice civile avrebbe potuto tranquillamente riconoscere per via transitiva e privata a tutti i cittadini conviventi indipendentemente dal loro sesso,ma senza la FICTIO IURIS FAMILISTICA che si sovrappone malamente e furbamente al codice matrimoniale…

      in attesa di cattive nuove su tutti i fronti.”

      sulla idea di costituzione della Miriano,parli pure per lei .
      io,per esempio, non aspetto che la Miriano mi debba spiegare alcunché.

      se ,poi, non è ancora arrivato a capire il perché è stata fatta una legge apposita,quando tutti i diritti erano già previsti sia dai codici che dalle sentenze, non so che farci.

      preferisco la dittatura di un uomo solo-sarà un novello duce?- che quella di una casta di dipendenti statali che si decidono da soli stipendio, orari di lavoro,ferie e carriere ( automatiche. anche per il più incapace o incompetente, più spesso entrambe le cose).

      1. Emilio

        @vale

        La mia idea di Costituzione, ammesso che ne abbia una, credo non interessi proprio a nessuno.
        Quella di una opinion leader del mondo cattolico, quale Costanza Miriano indubitabilmente è, interesserebbe invece a molti.
        A iniziare da me.

        1. vale

          a me no.

          te ne do un assaggio,su quale costituzione:

          “l’alto magistrato ci spiega che il giudice ordinario : al contrario questa è soggetta al suo vaglio, poiché egli è membro della ” magistratura costituzionale”, che le leggi semmai le corregge interpretandole secondo la costituzione, e dove ciò si riveli impossibile “le processa” e le abroga”

          ( pietro ichino commenta l’intervista a repubblica di scarpinato)

          dalla stessa intervista: ” la seconda direttrice- parla sempre scarpinato- consiste nel trasferimento dei centri decisionali strategici negli esecutivi nazionali incardinati in esecutivi sovranazionali, DECLASSANDO I PARLAMENTARI A ORGANI DI RATIFICA DELLE DECISIONI GOVERNATIVE E SGANCIANDOLI DDAI TERRITORI TRAMITE LA SELEZIONE DEL PERSONALE PARLAMENTARE PER COOPTAZIONE ELITARIA GRAZIE A LEGGI ELETTORALI AD HOC.”

          con tanti saluti all’art.104 della costituzione e al sito del csm che ricorda.”terzietà ed imparzialità sono assunte come le caratteristiche che consentono di distinguere i giudici dagli altri organismi che esercitano funzioni statali diverse.

          conclude cerasa,direttore de “il foglio” in risposta ad una lettera di m.magno di oggi: il punto più preoccupante: un magistrato che considera il libero mercato come il male dell’umanità,e lo dice in un’intervista potrà mai essere terzo e potrà mai riuscire a non utilizzare la sua ideologia ( che ,aggiungo io, è quella di magistratura democratica) nella valutazione dei processi?

          ecco. questi sarebbero i difensori della democrazia e, va da sé, della costituzione più bella del mondo.

          il tutto si può così riassumere: siccome il popolo non capisce nulla decidiamo noi.

          ancor più brevemente : noi siamo noi, e voi non siete un c…o.

  4. Elisabetta

    La cosa che mi intristisce di più sono gli interventi postumi di Galantino e Forte. A che pro? Potevano parlare chiaro prima, potevano, con la loro sapienza ed autorevolezza, accompagnare e magari far crescere in meglio la risposta massiccia e spontanea del popolo cattolico del Family day. Davvero, che tristezza. Hanno pensato di mediare direttamente con Renzi, lasciando indietro quei “buzzurri impresentabili” del Family day, e vedi come sono finiti. E’ triste dover rilevare che il popolo ha avuto più coraggio di molti suoi pastori che vestono di porpora,colore che sarebbe il segno della disponibilità al martirio. Non che si chiedesse così tanto, solo un poco di linciaggio mediatico, un po’ di cattiva stampa.

  5. Pingback: Unioni civili, approvata la legge: ecco quello che non va | Sopra La Notizia

  6. Fabrizio Giudici

    Io ovviamente sono solidale con il post. Tuttavia, andare nelle parrocchie servirà a Renzi, eccome, perché è evidente che ha molti amici Oltretevere. Infatti, sul solito Avvenire già oggi sono comparse le solite uscite viscide – in questo caso a firma di d’Agostino – che, tra un paio di captationes benevolentiae per i cattolici irritati dalla nuova legge, già insinua viperescamente l’idea che il referendum costituzionale non c’entra (qualcuno dice che su La Civiltà Cattolica sta per uscire un panegirico della riforma costituzionale di Renzi). E, già che ci siamo, non ha neanche senso il referendum abrogativo della Cirinnà, perché sarebbe una frattura per la società italiana:

    http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/unioni-civili-ora-e-sempre-resilienza-d-agostino.aspx

    D’altronde ieri erano uscite le viscide interviste a tre Giuda “cattolici” (Binetti, Lupi e un terzo del PD di cui penso non valga la pena ricordare il nome, quindi non vado a cercarlo) i quali – ovviamente dopo aver votato la fiducia – dicevano la stessa cosa. Prosegue la tattica infida, di menare il can per l’aia, ovvero i cattolici ingenui, dandogli da bere che c’è un’opposizione, che però alla fine risulta essere composta da Giuda che astutamente convincono a non far niente.

    Il padrone è lo stesso, sia al di qua che al di là del Tevere, e Renzi troverà certamente molte parrocchie galantiniane.

    PS A proposito di Galantino: è un’evidenza dei fatti che la sua linea del dialogo è stata un fallimento, ma ovviamente lui prosegue imperterrito, perché dopotutto è la linea che gli ha affidato il Papa. Se qualcuno ancora volesse arrampicarsi sugli specchi a distinguere responsabilità dell’uno e dell’altro, io faccio presente che chi fallisce va rimosso. Ora vediamo se Galantino verrà rimosso, rimarrà al suo posto… o magari verrà addirittura promosso.

    1. Enrico

      La legge è passata quindi il fallimento, se c’è stato (e io non lo penso), è di tutti, di chi ha cercato il dialogo e di chi è sceso in piazza con numeri ben maggiori dei sostenitori della Cirinnà: Renzi, avendo in mano il PD e il Parlamento, ha tirato diritto per la sua strada ignorando pressioni e numeri che, credo, nessun altro governo aveva mai ignorato. Se ha sbagliato i calcoli lo vedremo a settembre, come vedremo se in caso di sconfitta si ritirerà davvero.

          1. Giusi

            Dice un sacerdote cattolico non so se una “mummia”, un “vagabondo”, uno che “puzza di chiuso” o uno “zizzaniere” (l’ultima carineria odierna dettata dalla misericordia):

            “Giochiamo d’anticipo affinché non si abbia a dire io non sapevo…
            Non dimentichiamoci che sulla questione si è già pronunciata la Commissione teologica internazionale (17 ottobre 2002), con uno studio che ha appurato che le diaconesse erano delle laiche incaricate in modo permanente all’istruzione delle catecumene, opere di carità, e a aiutare le donne adulte a svestirsi e rivestirsi in occasione del loro battesimo. Tra le fonti antiche troviamo Epifanio di Salamina e le Constitutiones apostolicae. Ricordo anche che la laicità delle diaconesse è decretata dal can. 19 del I Concilio di Nicea (325). L’imposizione delle mani aveva per esse la funzione di benedizione, non di ordinazione. Sulla questione dell’eventuale ordinazione femminile si era espresso in modo contrario Paolo VI e la questione è stata chiusa definitivamente da Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis (1994). Ricordiamo che l’attentata ordinazione di una donna oltre ad essere invalida è anche un delitto, sanzionato con la scomunica latae sententiae”.

            1. Fabrizio Giudici

              Il sacerdote aveva ragione, perché gli organi di disinformazione hanno già iniziato (con la complicità delle solite quinte colonne):

              http://www.corriere.it/politica/16_maggio_13/diacone-super-rivoluzione-scaraffia-5715e6d6-185d-11e6-a192-aa62c89d5ec1.shtml

              Ovviamente, solito schema: Papa-buono, Curia-cattiva, mezze verità e mezze falsità con molte omissioni (come quelle citate sopra sul reale ruolo delle diacone). E una forte puzza di superbia in quel “non sopportare di essere sempre in un ruolo subordinato”, che certo non suona come spirito di servizio.

              1. Giusi

                Attilio Negrini stamattina su facebook. Val la pena leggerlo:

                Attilio Negrini
                Stamattina il “mio” gierre delle 8 nel ritorno dalla scuola dei figli, iniziava col capitolo successivo del programma della massoneria. (Leggetevi per esempio cosa scrivevano i Rosacroce qualche decina di anni fa). L’apertura al diaconato per le donne. Che non è la notizia delle ultime 24 ore ma è, appunto, un nuovo capitolo, nuovo si fa per dire, della “Rivoluzione”, dopo l’euforia per le attesissime nozze gaie di Renzi. Ed ecco intervistata la teologa dei salotti di Augias, la pastora di una chiesa parallela protestante, e può partire la sigla… Come é buono e come é bello questo Papa che non sembra nemmeno il Papa, e questo è il primo passo per il sacerdozio femminile, e le donne sono state le prime a vedere Gesù risorto, e nelle gerarchie la donna è emarginata. Ovviamente il diaconato non è il sacerdozio, ed è questo l’obiettivo dei programmi massonici, uno dei tanti che hanno come fine unico la distruzione della Chiesa e la religione unica, sorella del governo unico, della moneta unica, del pensiero unico, del sapore unico, insomma la fase B del comunismo. L’altro giorno uno dei miei figli stava ripetendo storia ad alta voce e ho sentito dire che il problema del sacerdozio femminile sarebbe stata l’eredità dei beni ecclesiali, quindi una questione economica e non teologica… Attendiamoci presto interventi di qualche ultra mega corte degli stra diritti, campagne accusatorie, libri di Kung e Augias. Per ora accontentiamoci del diaconato, dell’esultanza di qualche prelato para protestante, di “noi siamo chiesa” e dei vitimancusi.

                1. Sul tema (un po’ lungo, ma forse… dico forse, ancor più degno di lettura):

                  COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE
                  IL DIACONATO: EVOLUZIONE E PROSPETTIVE
                  (2003)

                  IV. Il ministero delle diaconesse

                  In epoca apostolica, diverse forme di assistenza diaconale agli apostoli e alle comunità esercitate da donne sembrano avere un carattere istituzionale. Così Paolo raccomanda alla comunità di Roma «Febe, nostra sorella, diaconessa (he diakonos) della Chiesa di Cencre» (cfr Rm 16,1-4). Benché qui sia usata la forma maschile di diakonos, non possiamo concludere che essa indichi già la funzione specifica di «diacono»; da una parte, perché, in questo contesto, diakonos significa ancora, in un senso molto generale, servo e, d’altra parte, perché la parola «servo» non ha un suffisso femminile, ma è preceduta da un articolo femminile. Ciò che pare certo è che Febe ha esercitato un servizio nella comunità di Cencre, riconosciuto e subordinato al ministero dell’ Apostolo. Altrove, in Paolo, le stesse autorità civili sono chiamate diakonos (Rm 13,4) e, in 2 Cor 11,14-15, si parla di diakonoi del diavolo.

                  Gli esegeti sono divisi riguardo a 1 Tm 3,11. La menzione delle «donne» dopo i diaconi può far pensare a donne-diaconi (stessa presentazione con «similmente»), o alle spose dei diaconi dei quali si è parlato prima. In questa Lettera non sono descritte le funzioni del diacono, ma solamente le condizioni della loro ammissione. Si dice che le donne non devono insegnare né dirigere gli uomini (1 Tm 2,8-15). Ma le funzioni di direzione e di insegnamento sono in ogni caso riservate al vescovo (1 Tm 3,5) e ai presbiteri (1 Tm 5,17), non ai diaconi. Le vedove costituiscono un gruppo riconosciuto nella comunità, da cui ricevono assistenza in cambio del loro impegno alla continenza e alla preghiera. 1 Tm 5,3-16 insiste sulle condizioni della loro iscrizione nella lista delle vedove aiutate dalla comunità e non dice altro sulle loro eventuali funzioni. Più tardi, esse saranno ufficialmente «istituite», ma «non ordinate» [58]; costituiranno un «ordine» nella Chiesa [59] e non avranno mai altra missione che il buon esempio e la preghiera.

                  All’inizio del II secolo, una Lettera di Plinio il Giovane, governatore della Bitinia, menziona due donne, designate dai cristiani come ministrae, equivalente probabile del greco diakonoi (X 96-97). Solamente nel III secolo compaiono i termini specificamente cristiani di diaconissa o diacona.

                  Infatti, a partire dal III secolo, in alcune regioni della Chiesa [60] – e non in tutte – è attestato un ministero ecclesiale specifico attribuito alle donne chiamate diaconesse [61]. Si tratta della Siria orientale e di Costantinopoli. Verso il 240 compare una compilazione canonico-liturgica singolare, la Didascalia degli Apostoli (DA), che non ha carattere ufficiale. Il vescovo vi ha i tratti di un patriarca biblico onnipotente (cfr DA 2,33-35,3). È a capo di una piccola comunità, che egli dirige soprattutto con l’aiuto di diaconi e diaconesse. Queste ultime fanno qui la loro prima apparizione in un documento ecclesiastico. Secondo una tipologia presa a prestito da Ignazio di Antiochia, il vescovo occupa il posto di Dio Padre, il diacono quello di Cristo e la diaconessa quella dello Spirito Santo (parola al femminile nelle lingue semitiche), mentre i presbiteri (poco citati) rappresentano gli Apostoli, e le vedove l’altare (DA 2,26,4-7). Non si parla dell’ordinazione di questi ministri.

                  La Didascalia mette l’accento sul ruolo caritativo del diacono e della diaconessa. Il ministero della diaconia deve apparire come «una sola anima in due corpi». Esso ha per modello la diaconia di Cristo, che ha lavato i piedi ai suoi discepoli (DA 3, 13, 1-7). Tuttavia, non c’è uno stretto parallelismo tra i due rami del dia conato quanto alle funzioni esercitate. I diaconi sono scelti dal vescovo per «occuparsi di molte cose necessarie», e le diaconesse solamente «per il servizio delle donne» (DA 3, 12, 1). È desiderabile che «il numero dei diaconi sia in proporzione a quello dell’assemblea del popolo di Dio» (DA 3, 13, 1) [62]. I diaconi amministrano i beni della comunità in nome del vescovo; e, come il vescovo, sono mantenuti da essa. I diaconi sono detti orecchie e bocca del vescovo (DA 2, 44, 3-4). Il fedele deve passare attraverso di essi per accedere al vescovo; allo stesso modo le donne devono passare attraverso le diaconesse (DA 3, 12, 1-4). Un diacono vigila gli ingressi nella sala delle riunioni, mentre un altro assiste il vescovo per l’offerta eucaristica (DA 2, 57, 6).

                  La diaconessa deve procedere all’unzione corporale delle donne al momento del battesimo, istruire le donne neofite, andare a visitare a casa le donne credenti e soprattutto le ammalate. Le è vietato amministrare il battesimo o svolgere un ruolo nell’offerta eucaristica (DA 3, 12, 1-4). Le diaconesse hanno preso il sopravvento sulle vedove. Il vescovo può sempre istituire vedove, ma esse non devono né insegnare né amministrare il battesimo (delle donne), ma soltanto pregare (DA 3, 5, 1-3; 6, 2).

                  Le Costituzioni apostoliche (CA), apparse verso il 380 in Siria, utilizzano e interpolano la Didascalia, la Didachè e anche la Tradizione apostolica. Eserciteranno un influsso durevole sulla disciplina delle ordinazioni in Oriente, benché non siano state mai considerate una raccolta canonica ufficiale. Il compilatore prevede l’imposizione delle mani con epiclesi dello Spirito Santo non solo per i vescovi, i presbiteri e i diaconi, ma anche per le diaconesse, i sud diaconi e i lettori (cfr CA VIII 16-23 ) [63]. La nozione di klēros è estesa a tutti coloro che esercitano un ministero liturgico, che traggono la loro sussistenza dalla Chiesa e godono dei privilegi civili che la legislazione imperiale concede ai chierici, in modo che le diaconesse fanno parte del clero, mentre le vedove ne rimangono escluse.

                  Vescovo e presbiteri sono visti in parallelo rispettivamente con il sommo sacerdote e i preti dell’antica Alleanza, mentre ai leviti corrispondono tutti gli altri ministri e stati di vita: «diaconi, lettori, cantori, ostiari, diaconesse, vedove, vergini e orfani» (CA II, 26, 3; VIII 1,21). Il diacono è posto «al servizio del vescovo e dei presbiteri» e non deve usurpare le funzioni di questi ultimi [64]. Il diacono può proclamare il Vangelo e guidare la preghiera dell’assemblea (CA II 57, 18), ma soltanto il vescovo e i presbiteri esortano (CA II 57, 7). L’entrata in funzione delle diaconesse si fa con una epithesis cheiron o imposizione delle mani che conferisce lo Spirito Santo [65], come per il lettore (CA VIII 20; 22). Il vescovo pronuncia la seguente preghiera: «Dio, eterno, Padre di Nostro Signore Gesù Cristo, creatore dell’uomo e della donna, tu che hai riempito di spirito Myriam, Debora, Anna e Ulda, che non hai giudicato indegno che tuo Figlio, l’Unigenito, nascesse da una donna, tu che nella tenda della testimonianza e nel tempio hai istituito custodi per le tue porte sante, tu stesso guarda ora la tua serva qui presente, proposta per il diaconato, donale lo Spirito Santo e purificala da ogni impurità della carne e dello spirito perché compia degnamente l’ufficio che le è stato affidato, per la tua gloria e a lode del tuo Cristo, da cui a te gloria e adorazione nello Spirito Santo per i secoli. Amen» [66].

                  Le diaconesse sono nominate prima del suddiacono, il quale riceve una cheirotonia come il diacono (CA VIII 21), mentre le vergini e le vedove non possono essere «ordinate» (VIII 24-25). Le Costituzioni insistono perché le diaconesse non abbiano alcuna funzione liturgica (III 9, 1-2), ma estendono le loro funzioni comunitarie di «servizio presso le donne» (CA III 16,1) e di intermediarie tra le donne e il vescovo. Si dice sempre che esse rappresentano lo Spirito Santo, ma «non fanno nulla senza il diacono» (CA II 26, 6). Devono stare agli ingressi delle donne nelle assemblee (Il 57, 10). Le loro funzioni sono così riassunte: «La diaconessa non benedice e non compie nulla di ciò che fanno i presbiteri e i diaconi, ma vigila le porte e assiste i presbiteri in occasione del battesimo delle donne, per ragioni di decenza» (CA VIII 28, 6).

                  A questa osservazione fa eco quella, quasi contemporanea, di Epifanio di Salamina nel Panarion (verso il 375): «Esiste nella Chiesa l’ordine delle diaconesse, ma non serve per esercitare le funzioni sacerdotali, né per affidargli qualche compito, ma per la decenza del sesso femminile, al momento del battesimo» [67]. Una legge di Teodosio del21 giugno 390, revocata il 23 agosto successivo, fissava a 60 anni l’età di ammissione al ministero delle diaconesse. Il Concilio di Calcedonia (can. 15) lo riportava a 40 anni vietando loro il susseguente matrimonio [68].

                  Già nel IV secolo il genere di vita delle diaconesse si avvicina a quello delle claustrali. È detta allora diaconessa la responsabile di una comunità monastica di donne, come attesta, tra gli altri, Gregorio di Nissa [69]. Ordinate badesse dei monasteri femminili, le diaconesse portano il maforion, o velo di perfezione. Sino al VI secolo, assistono ancora le donne nella piscina battesimale e per l’unzione. Benché non servano all’altare, possono distribuire la comunione alle ammalate. Quando la prassi battesimale dell’unzione del corpo fu abbandonata, le diaconesse sono semplicemente vergini consacrate che hanno emesso il voto di castità. Risiedono sia nei monasteri, sia in casa propria. La condizione di ammissione è la verginità o la vedovanza, e la loro attività consiste nell’ assistenza caritativa e sanitaria alle donne.

                  A Costantinopoli, la più nota diaconessa nel IV secolo è Olimpia, igumena (badessa) di un monastero di donne, protetta da san Giovanni Crisostomo, la quale mise i propri beni al servizio della Chiesa. Fu «ordinata» (cheirotonein) diaconessa con tre sue compagne dal patriarca. Il can. 15 di Calcedonia (451) sembra confermare il fatto che le diaconesse sono veramente «ordinate» con l’imposizione delle mani (cheirotonia). Il loro ministero è detto leitourgia, e ad esse non è più permesso di contrarre matrimonio dopo l’ordinazione.

                  Nel sec. VIII, a Bisanzio, il vescovo impone sempre le mani sulla diaconessa e le conferisce l’orarion o stola (i due lembi vengono sovrapposti sul davanti); le consegna un calice che ella depone sull’altare, senza far comunicare nessuno. È ordinata durante la liturgia eucaristica nel santuario come i diaconi [70]. Nonostante le somiglianze dei riti di ordinazione, la diaconessa non avrà accesso né all’altare né ad alcun ministero liturgico. Tali ordinazioni riguardano soprattutto igumene (badesse) di monasteri femminili.

                  Precisiamo che in Occidente non troviamo tracce di diaconesse nei primi cinque secoli. Gli Statuta Ecclesiae antiqua prevedevano che l’istruzione delle donne catecumene e la loro preparazione al battesimo fossero affidate alle vedove e alle claustrali «scelte ad ministerium baptizandarum mulierum» [71]. Alcuni Concili del IV e V secolo respingono ogni ministerium feminae[72] e vietano ogni ordinazione di diaconesse [73]. Secondo l’Ambrosiaster (a Roma, fine IV secolo), il diaconato femminile era appannaggio degli eretici montanisti [74]. Nel VI secolo, come diaconesse si indicano talvolta donne ammesse nel gruppo delle vedove. Per evitare ogni confusione, il Concilio di Epaona vieta «la consacrazione di vedove che si fanno chiamare diaconesse» [75]. Il II Concilio di Orléans (533) decide di escludere dalla comunione le donne che avessero «ricevuto la benedizione del diaconato malgrado la proibizione dei canoni e che si fossero risposate» [76]. Diaconissae erano pure chiamate badesse o spose di diaconi, per analogia alle presbyterissae e perfino alle episcopissae [77].

                  Questa rapida carrellata storica mostra che è veramente esistito un ministero di diaconesse che si è sviluppato in maniera diseguale nelle diverse parti della Chiesa. Sembra evidente che tale ministero non era inteso come il semplice equivalente femminile del diaconato maschile. Si tratta per lo meno di una funzione ecclesiale, esercitata da donne, talvolta menzionata prima del suddiacono nella lista dei ministeri della Chiesa [78], Tale ministero era conferito con un’imposizione delle mani paragonabile a quella con cui erano conferiti l’episcopato, il presbiterato e il diaconato maschile? Il testo delle Costituzioni apostoliche lo lascerebbe pensare, ma si tratta di una testimonianza quasi unica, e la sua interpretazione è oggetto di intense discussioni [79]. L’imposizione delle mani sulle diaconesse dev’essere equiparata a quella compiuta sui diaconi o si situa piuttosto nella linea dell’imposizione delle mani fatta sul suddiacono e sul lettore? E difficile dirimere la questione partendo dai soli dati storici. Nei capitoli seguenti alcuni elementi saranno chiarificati e degli interrogativi resteranno aperti. In particolare, un capitolo sarà dedicato a esaminare più da vicino come la Chiesa attraverso la sua teologia e il suo Magistero abbia preso coscienza della realtà sacramentale dell’Ordine e dei suoi tre gradi. Ma prima conviene esaminare le cause che hanno determinato la scomparsa del diaconato permanente nella vita della Chiesa.

                  Lettura per intero qui:
                  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_con_cfaith_pro_05072004_diaconate_it.html

                  1. Giusi

                    A parte il fatto che il Papa con l’esortazione Amoris Laetitia ha dimostrato che se vuole se ne impipa pure della Dottrina e del Magistero (il tutto confermato dalle rivelazioni non smentite di Forte) queste sparate, al di là di quello che poi si realizzi, sortiscono l’effetto destabilizzante di far pensare ai più che non leggono né encicliche, né esortazioni (e chissà che non facciano bene!) che la Chiesa finalmente con Francesco cambia, che si svecchia e che dopo l’apertura ai gay e ai divorziati risposati avremo pure le donne prete! Che bello! E il tutto il giorno dopo l’approvazione delle unioni civili volute di fatto da Galantino. Un caso?

                    1. Giusi

                      Comunque se a questa commissione di studio di cui ha parlato il Papa segue un Sinodo e poi dobbiamo aspettare un’esortazione faccio harakiri sulla pubblica piazza!

                    2. “Sparate” che una volta tanto anche la NBQ ridimensiona a quello che sono e da chi vengono:

                      “Papa Francesco apre al clero femminile”, “Il Papa apre alle donne: Diaconato possibile”; mentre Vito Mancuso (su Rep TV) dice che finalmente c’è un “ritorno alla Chiesa delle origini”.

                      Così sono state “festeggiate” dai grandi media italiani le parole che ieri Papa Francesco ha pronunciato durante l’udienza all’Unione internazionale Superiore generali (Uisg), ricevute in Vaticano. I festeggiamenti di alcuni quotidiani sono stati un bel po’ esagerati, perché Papa Francesco più che altro ha detto di voler mettere in atto una commissione di studio per approfondire la questione sul diaconato femminile nella chiesa primitiva (clicca qui per il testo del discorso). Che è questione complessa e spinosa e che, certamente, non ha nulla a che fare con una “apertura” al clero femminile. D’altra parte bisogna riconoscere che è un tema che solletica molto le attese dei media, già abbondantemente sollecitati da quasi tre anni di sinodo sulla famiglia.

                      Quanto a “sparate” tu poi certo insegnare a molti (vedi il tuo “se ne impippa”), ma si sa, tu non sei papa (grazie a Dio) e quindi tutto è lecito…

                    3. Giusi

                      Appunto Bariom io non sono Papa ma c’è chi è Papa…… In che senso poi le mie sarebbero sparate non lo so: sono suffragate dai fatti. Sai benissimo che è capace di partire da una Commissione di studio e arrivare a un Sinodo… O credi che quando dice queste cose non abbia in mente qualche novità? Se così non fosse non le avrebbe dette perché la Chiesa si è già pronunciata in modo definitivo. Ma che vuoi che sia? Ci sono le sorprese dello Spirito! Lo ha detto lui che lo Spirito Santo può andare oltre addirittura ai comandamenti! E poi sarei io quella che fa le sparate!

                      http://www.avvenire.it/Papa_Francesco/santmarta/Pagine/santa-marta-del-9-maggio-2016.aspx

                    4. Giusi

                      Delle due l’una: o è lo spirito alcolico o è lo Spirito Assoluto di Hegel che supera tutto e tutti, anche se stesso…
                      Rahner e Martini erano hegeliani…. Sicuramente un caso….

          2. Beatrice

            “Poteva mai il Papa rimanere indietro nelle novità? Non sia mai tralasciasse qualcosa dell’agenda Martini ha aperto al diaconato femminile: ha detto che istituirà una commissione di studio. Ma quanto abbiamo peccato? Che stiamo scontando?”

            Ma sai che Gesù alla Valtorta ha detto esattamente quello che dici tu qui scherzando, cioè che ogni epoca ha il Papa che si merita. Aveva ragione San Vincenzo di Lérins quando affermò: “Dio alcuni Papi li dona, altri li tollera, altri ancora li infligge”. Lo so che la Valtorta è un personaggio controverso e i suoi scritti possono non essere ritenuti veri, però quello che dice Gesù nel passo del quaderno datato 11 dicembre 1943 spiega in modo credibile tante cose accadute nella storia della Chiesa. È interessante notare che Gesù dica che a volte i Papi salivano sul trono “per arti umane”, cioè con intrighi di potere e si sa che in passato erano alcune famiglie nobili a stabilire chi dovesse essere eletto. Anche Ratzinger nel 1997 a chi gli chiedeva se era lo Spirito Santo a scegliere il Papa durante il conclave rispose: «Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto». Daneels una volta disse che l’elezione di Bergoglio era stata preparata dalla mafia di San Gallo, un gruppo di cardinali riformisti che si riunivano periodicamente in Svizzera. Qui parla di questo Tosatti: http://www.lastampa.it/2015/09/24/blogs/san-pietro-e-dintorni/francesco-elezione-preparata-da-anni-PAu2giegWwslaElPmNfC1L/pagina.html
            E queste sono le parole di Gesù dette alla Valtorta: «La mia Chiesa ha già conosciuto periodi di oscurantismo dovuti ad un complesso di cose diverse. Non si deve dimenticare che se la Chiesa, presa come ente, è opera perfetta come il suo Fondatore, presa come complesso di uomini presenta le manchevolezze proprie di ciò che viene dagli uomini.
            Quando la Chiesa – e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa – agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire. Allora necessariamente la luce si oscurò in crepuscoli più o meno fondi o per difetto proprio dei Capi assurti per arti umane a quel trono, o per debolezza degli stessi contro le pressioni umane.
            Sono questi i tempi in cui vi sono i “pastori idoli” di cui già ho parlato conseguenza, in fondo, degli errori di tutti. Perché se i cristiani fossero quali dovrebbero essere, potenti ed umili che siano, non avverrebbero abusi e intromissioni, e non verrebbe provocato il castigo di Dio che ritira la sua luce a coloro che l’hanno respinta.
            Nei secoli passati, da quegli errori sono venuti gli antipapi e gli scismi, i quali, tanto gli uni che gli altri, hanno diviso le coscienze in due campi opposti provocando rovine incalcolabili d’anime. Nei secoli futuri, quegli stessi errori sapranno provocare l’Errore, ossia l’Abominio nella casa di Dio, segno precursore della fine del mondo.
            In che consisterà? Quando avverrà? Ciò non vi necessita di saperlo. Vi dico solo che da un clero troppo cultore di razionalismo e troppo al servizio del potere politico, non può che fatalmente venire un periodo molto oscuro per la Chiesa.»

            1. “…conseguenza, in fondo, degli errori di tutti. Perché se i cristiani fossero quali dovrebbero essere, potenti ed umili che siano, non avverrebbero abusi e intromissioni, e non verrebbe provocato il castigo di Dio che ritira la sua luce a coloro che l’hanno respinta.”

              “In che consisterà? Quando avverrà? Ciò non vi necessita di saperlo. Vi dico solo che da un clero troppo cultore di razionalismo e troppo al servizio del potere politico, non può che fatalmente venire un periodo molto oscuro per la Chiesa.”

              Ecco i passaggi (pochi) certamente condivisibili (al di là che si possa o meno ritenerle affermazioni di Gesù) di tutto il teorema sopra esposto.

  7. Fabrizio Giudici

    Il fallimento non è stato di tutti, perché c’è chi aveva armi pesanti e non le ha usate, mentre noi abbiamo sparato tutto quello che avevamo a disposizione. La responsabilità di Francesco che non ha mai parlato esplicitamente (con la scusa – totalmente falsa – che lui non si impiccia di politica) è grande, perché il passaggio al Senato era delicatissimo e molti Giuda non avrebbero potuto accampare scuse. E diciamocelo chiaramente: Lupi e compagnia cantante pensano di essere rieletti perché sanno di avere prelati che li appoggiano. Basta scuse.

  8. Enrico

    Ho letto l’articolo di D’agostino: il referendum di cui parla, da quel che ho capito, non è quello autunnale sulla modifica della costituzione, ma di un referendum da organizzare per abrogare la legge nata dal decreto cirinnà.

    1. Fabrizio Giudici

      Mi sembra di aver scritto chiaramente: d’Agostino parla del referendum di abrogazione (e mi dici niente? Per questa puttanata di non creare divisioni nella società, che poi è una cosa totalmente anticristica, dobbiamo tenerci la legge così com’è?); mentre sulla riforma costituzionale hanno parlato i Giuda:

      http://www.avvenire.it/Politica/Pagine/interviste-unioni-civili-dopo-fiducia-camera.aspx

      Ed è in arrivo un articolo di Civiltà Cattolica sul tema. Basta scuse. Ora me lo metto come firma in automatico.

  9. Enrico

    @Fabrizio
    Hai scritto:
    Infatti, sul solito Avvenire già oggi sono comparse le solite uscite viscide – in questo caso a firma di d’Agostino – che, tra un paio di captationes benevolentiae per i cattolici irritati dalla nuova legge, già insinua viperescamente l’idea che il referendum costituzionale non c’entra

    Mentre D’Agostino scrive:
    Pare altrettanto utile, però, segnalare con franchezza che non appaiono tali la prospettiva – evocata da alcuni – di una battaglia referendaria per abolire totalmente la nuova legge né quella di fare appello all’obiezione di coscienza di quanti saranno chiamati a registrare (non a celebrare, come qualcuno pretenderebbe) le unioni civili previste e regolate dalla legge

    A me non pare si parli dello stesso referendum, però io leggo solo Avvenire online visibile a tutti e quindi magari non stiamo parlando dello stesso articolo.
    Il motivo D’Agostino non lo dice, ce ne possono essere tanti, uno è che se fai un referendum devi essere sicuro di vincerlo perché altrimenti ‘gli altri’ sapranno che potranno far passare leggi di ogni genere, dall’eutanasia alla pedofilia, senza problemi.
    Di solito i referendum anche vincenti vengono svuotati del loro effetto: abrogato il Ministero dell’agricoltura? Creato quello delle politiche agricole. L’acqua deve essere pubblica? Madia sta preparando un decreto per annullare gli effetti del referendum (o almeno, così ho letto di sfuggita).

    1. Fabrizio Giudici

      Parliamo dello stesso Avvenire online, e ho messo i riferimenti che mancavano sopra. Per il resto:

      “uno è che se fai un referendum devi essere sicuro di vincerlo perché altrimenti ‘gli altri’ sapranno che potranno far passare leggi di ogni genere, dall’eutanasia alla pedofilia, senza problemi.”

      Lo faranno lo stesso: anzi, lo stanno già facendo. Se il referendum si può fare o no, vincere o perdere… non è quello che dice Avvenire. Avvenire parla di “divisione” e non commento oltre, perché ho già detto quello che dovevo dire. Peraltro, Avvenire ha ritenuto di doversi schierare sulle trivelle, e stranamente lì le divisioni non erano un problema, e dai numero s’è capito chiaramente che il referendum non ha mai avuto molte possibilità. Per cui, sono tutte scuse.

      Infine, dobbiamo smetterla di perderci in tatticismi e iniziare a fare molto semplicemente la cosa giusta. È chiaro che non possiamo fare più niente da soli: dobbiamo solo fare quello che possiamo e rendere testimonianza. Tutti gli evangelizzatori seri di duemila anni di storia non si sono fatti i conti prima: sono andati armati della parola di Dio, e poi tutto il resto è venuto di conseguenza.

      1. Fabrizio Giudici

        Scritto da chi sa scrivere meglio di me:

        http://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/592-unioni-civili-l-avvenire-galantino-tappetino-per-palazzo-chigi.html

        e che ha anche notato una cosa che a me era sfuggita: D’Agostino è contro anche l’obiezione di coscienza. Resa a 720°. Quando i generali tradiscono, è necessario che la fedeltà sia mostrata dai soldati.

        PS E siccome domani è la Madonna di Fatima:

        http://www.onepeterfive.com/alice-von-hildebrand-sheds-new-light-fatima/

      2. @Fabrizio,

        “Infine, dobbiamo smetterla di perderci in tatticismi e iniziare a fare molto semplicemente la cosa giusta. È chiaro che non possiamo fare più niente da soli: dobbiamo solo fare quello che possiamo e rendere testimonianza. Tutti gli evangelizzatori seri di duemila anni di storia non si sono fatti i conti prima: sono andati armati della parola di Dio, e poi tutto il resto è venuto di conseguenza.”

        Sottoscrivo.

  10. Renzi questa sera a Porta a Porta:

    “L’atteggiamento negativo di parte della chiesa era largamente atteso. Io sono cattolico ma ho giurato sulla costituzione e non sul vangelo”.

    Stano cha da cattolico come dice di essere non sappia che gli verrà chiesto conto della sua fedeltà al Vangelo piuttosto che alla Costruzione… giuramento o meno. 🙁

  11. Fabrizio Giudici

    Due cose. L’Avvenire insiste: ora richiedere l’obiezione di coscienza per i funzionari pubblici che non vogliono amministrare un’unione omosessuale è addirittura illecito dal punto di vista morale:

    http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/IL-GIUSTO-SPAZIO-DELLOBIEZIONE-.aspx

    Seconda cosa. Renzi che dice quella cosa in pubblico è un battezzato che fa pubblica apostasia. Com’è che non sento il suo vescovo dire qualcosa? Direte: ma magari gliela dice in privato. E no: la dichiarazione è pubblica di un uomo pubblico, deve esserci una risposta in pubblico, non solo diretta a Renzi, ma anche agli altri fedeli che possono essere disorientati. Vescovi conigli.

    1. Enrico

      @Fabrizio, scrivi che per Avvenire l’obiezione di coscienza

      è addirittura illecito dal punto di vista morale

      io continuo a pensare che vediamo due copie diverse di Avvenire

      1. Fabrizio Giudici

        Enrico, io inizio a pensare che hai problemi di vista. Comunque, ingrandisci il corpo carattere e commentami questo:

        “Nel caso in questione – la legge sulle unioni civili –, l’obiezione di coscienza volta a contestarla ha la stessa inconsistenza etica. Perché ricevere e registrare la dichiarazione di “unione civile” – unione non rispondente alla verità morale del matrimonio, in cui un uomo e una donna si uniscono in forma stabile e definitiva – per un pubblico ufficiale non costituisce né un male morale, né un’adesione e approvazione della legge che la consente. Nel modo stesso in cui un giudice che pronuncia una sentenza di divorzio non coopera al divorzio dei ricorrenti, né approva il divorzio e la legge che lo consente. “

        1. Però scusate se mi intrometto, ma a stretta logica e per quando delle ovvie differenze ci siano, anche il matrimonio esclusivamete civile di per sé, non sancisce una perfetta unione tra uomo e donna secondo il Sacramento, per cui poco sposta rispetto una “banale” convivenza. Quindi obiezione anche su questi, logica vorrebbe… o no?

          1. Fabrizio Giudici

            “non sancisce una perfetta unione tra uomo e donna secondo il Sacramento”

            È più complicato, per via della questione del diritto naturale:

            http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2347

            “3. La Chiesa riconosce come valido il matrimonio civile tra due non battezzati, perché il matrimonio è di diritto naturale, istituito da Dio creatore.

            4. La Chiesa non riconosce come valido il matrimonio tra due battezzati contratto solo sotto forma civile, perché il battesimo innesta in Cristo e il cristiano è chiamato ad attingere linfa vitale anche per il suo matrimonio da Cristo sposo.”

            Quindi, da come capisco, un amministratore pubblico cattolico che celebrasse un matrimonio civile tra due non battezzati celebrerebbe un matrimonio valido; quindi non farebbe niente di immorale, e in questo caso non ci sarebbe nessun motivo di fare obiezione di coscienza. Diversamente sarebbe celebrare un matrimonio solo civile dove c’è un battezzato, o uno già sposato in Chiesa con altro consorte. Ci sono vari casi da distinguere. Un’unione tra persone dello stesso sesso è invece sempre un atto immorale.

              1. Fabrizio Giudici

                “Hai perfettamente ragione…
                Grave dimenticanza la mia.😉😐”

                Io fino a poco tempo fa, quando ho approfondito per via delle discussioni in corso, questa cosa non la sapevo proprio… Per esempio davo per scontato che uno sposato solo in comune non avesse problemi (tranne che per questioni specifiche) a sposarsi poi in chiesa con un nuovo coniuge. Grave lacuna la mia; ma mi chiedo quanti cattolici sono correttamente informati su questo punto.

        2. Enrico

          @Fabrizio
          Non sono d’accordo con te sull’articolo di D’Agostino, ma scrivo per darti atto che su Avvenire avevi visto meglio tu. Oggi Tarquinio nella risposta alle lettere giunte sulla legge approvata, oltre a difendere le posizioni assunte da Avvenire, cosa ovvia, si è messo senza mezzi termini contro Gandolfini. Secondo lui infatti i cattolici non sono quelli del ‘ci ricorderemo’ (definito astioso). Sono a dir poco imbestialito e spero di aver tempo di scrivere una lettera di protesta.

  12. Fabrizio Giudici

    “Nessuno guardava Porta a Porta?😦”

    Magari. Ma la cosa campeggia nella prima pagina di molti quotidiani.

  13. Fabrizio Giudici

    La NuovaBQ non ha torto nel dettaglio, ma non considera il contesto. Magister oggi ha ribadito il fatto che Francesco sta creando una chiesa liquida, nella quale ognuno fa quel che gli pare. D’altronde, guarda caso, è una vecchia idea di Kasper, che Ratzinger ha sempre contrastato. Il Sinodo l’ha dimostrata di nuovo: infatti Kasper sta andando a dire che non è un problema se la AL viene interpretata da ognuno come gli pare: ogni chiesa sarà nel suo giusto diritto a decidere indipendentemente. È piuttosto chiaro che finirà così, se qualcuno non li ferma prima, anche per il diaconato femminile. Pertanto non c’è proprio niente da tranquillizzarsi ed è inutile andare a puntualizzare che diaconato è una cosa e sacerdozio un altra.

    Chiesa liquida è un modo elegante per dire “anarchia, caos” (parola usata chiaramente da Spaemann). L’artefice del caos e dell’anarchia sappiamo bene chi è.

    1. “…ed è inutile andare a puntualizzare che diaconato è una cosa e sacerdozio un altra.”

      Bon se per te è inutile, iniziamo a stracciarci le vesti (come già fanno in molti) e a lanciare alte grida… che vuoi che ti dica?

      “critica liquida”?

      1. Fabrizio Giudici

        Eh appunto, iniziamo a lanciare alte grida, in modo che i fedeli non si lascino ingannare. È utile gridare prima che il danno sia compiuto, inutile gridare dopo.

        1. Beh, mi pare le grida qui non manchino ad ogni piè sospinto… 😉

          Io però dal mio piccolo osservatorio ho l’impressione che nella maggior parte dei fedeli queste grida e tutto il “can can” attorno, non arrivi minimamente.
          Come per contro, troppo spesso anche le buone esortazioni… Sempre se non l’ha detto la “televisiun”! 🙁

          1. Giusi

            Ai fedeli arrivano le “novità dello Spirito” e sono tutti contenti. Si sentono confermati ne loro peccati. Grande è dunque la responsabilità dei cattivi maestri.

  14. Fabrizio Giudici

    ” tutto il “can can” attorno, non arrivi minimamente.”

    Purtroppo è verissimo. E diventeranno protestanti senza accorgersene (ma con colpa personale di superficialità). Per questo sono i vescovi che devono trovare un po’ di coraggio e parlare esplicitamente.

  15. Fabrizio Giudici

    Ecco, ad esempio, non c’è da essere ottimista su questa parrocchia:

    http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/politica/16_maggio_13/parroco-renzi-nessuna-sorpresa-anche-andreotti-firmo-l-aborto-2fe16a90-18e4-11e6-8d07-12a348987a1d.shtml

    «No, i Family Day partono in quarta in modo molto poco pastorale. Ma noi preti su questa legge dobbiamo tacere e attenerci a quel che dice la Chiesa».

    «Ciascuno ha la propria sensibilità, la propria cultura, la propria vita e si esprime di conseguenza. Ma io mi attengo ai documenti di Papa Francesco. Poi il governo, che rappresenta la maggioranza dei cittadini, giustamente si regola secondo la sua coscienza».

    «Io non condanno nessuno. Né il Family Day, né Renzi, né i nostri deputati. Tot capita, tot sententiae, dicevano i romani: ognuno ha il suo punto di vista. La maggioranza degli italiani voleva la legge, benissimo. Poi mi sembra che nessuno sia obbligato a contrarre l’unione civile, come non si è obbligati a divorziare o non si è obbligati ad abortire. Poi sarà la sua coscienza di ognuno di noi che si confronterà col bene di Dio e col bene degli altri».

    Il solito prete da quattro soldi, che fa il pesce in barile. Dà il voltastomaco. E il vescovo continua a tacere.

  16. Enrico

    Leggo ora che il Parlamento ha deciso praticamente di riprivatizzare l’acqua. Si può essere a favore o contro, non è l’argomento in sé che mi interessa. Il fatto grave è che sull’acqua c’era stato un referendum che aveva deciso delle cose. Questo governo se ne è fregato delle regole democratiche e costituzionali, come già successo per la Cirinnà. Se dovesse avvenire la modifica costituzionale voluta da Renzi, sarebbe per lui ancora più facile far passare ogni sorta di legge gradita ai suoi amici, LGBT e non. In autunno se non ci ricorderemo di tutto questo saranno guai seri.

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