Tutt’al più muoio

di Costanza Miriano

Quando i nostri figli erano piccoli, uno di loro – non posso rivelare né identità né sesso, pena la radiazione dall’albo nazionale madri, perciò userò il maschile perché la lingua italiana funziona così, mi dispiace per le sindache, le ministre, le assessore – era particolarmente pauroso. Si spaventava tantissimo per ogni cosa che non poteva controllare, a volte vomitava dalla tensione o si rifiutava di fare alcune cose. Adesso è passata (pure troppo), ma mi ricordo il tempo speso a cercare di ragionare con quel figlio. L’esercizio era: proviamo a vedere che succede se si avverano le tue più fosche previsioni. Vai in quel gruppetto e nessuno vuole giocare con te. Allora? Allora troverai altri bambini. E se neanche gli altri? Ne troveremo altri ancora. Oppure: ma se ti lanci che può succedere di grave? Ti rompi un braccio, e allora? Lo ingesseremo, e allora?

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