Parola, Parola, Parola

di Costanza Miriano

Ignorare le scritture significa ignorare Cristo, ha detto San Girolamo, che pare avesse un caratteraccio, ma di Scrittura un’idea se l’era fatta (l’ha tradotta e commentata tutta). E siccome vedere il volto di Cristo è la cosa che più desideriamo tutti noi monaci wi-fi (lo abbiamo detto insieme nella preghiera al termine della messa, nei nostri primi due capitoli generali) accogliamo con gioia l’invito del Papa che ha proclamato per domenica prossima la Domenica della Parola.

Da quest’anno si ripeterà sempre alla terza domenica del tempo ordinario una giornata in cui la Chiesa – che ce la propone ogni giorno nella liturgia – la mette con ancora maggiore evidenza al centro della vita di ogni cristiano. Volevo scrivere che il Papa ci aveva copiato, visto che anche il nostro capitolo generale di ottobre scorso aveva come tema la Parola, ma devo ammettere che lui lo aveva già annunciato alla fine del Giubileo, quindi va be’, punto suo.

Mi stavo chiedendo come accogliere comunitariamente questo invito che la Chiesa fa a ogni comunità locale, suggerendo celebrazioni e liturgie, visto che noi stiamo una a Caltanissetta, una a Bolzano, una a est una a ovest, e mentre me lo chiedevo, qualche giorno fa mi sono imbattuta in una griglia.

L’idea è di un sacerdote milanese, e delle suore di clausura hanno creato questo schema, che loro hanno cominciato a Natale, e che noi invece cominceremo, per chi lo vuole, domenica, in comunione con l’idea del Papa. L’idea è di leggere ogni giorno un capitolo di un libro del Nuovo Testamento; così completeremo la lettura a ottobre, più o meno quando dovrebbe tenersi il terzo capitolo generale, quello sulla preghiera, che poi il tema è lo stesso, perché non si può comprendere le Scritture senza pregarci su, come dice Origene: “Tu dunque metti tutto il tuo zelo nella lettura delle Scritture, con fede e con la buona volontà che è gradita a Dio. Non ti è sufficiente bussare e cercare. Infatti ciò che soprattutto è indispensabile per l’intelligenza delle cose divine è la preghiera”.

E Isacco di Ninive: “Non accostarti mai alle parole dei Misteri che sono nella Scrittura senza pregare e senza chiedere l’aiuto di Dio. Ma di’: “Signore, concedimi di sentire la potenza che è in essa”. Considera che la preghiera è la chiave che apre il vero senso delle Scritture”.

Sono grata al sacerdote che ha avuto l’idea, alle Clarisse che hanno fatto e diffuso lo schema, alle sorelle di Mogli & Mamme per Vocazione che lo hanno fatto girare, a Laura Daretti che ha chiesto alle Clarisse lo schema e lo ha rifatto per noi con le nuove date.

Io ogni anno su questo – lo studio della Parola – mi ripropongo grandi cose, e ne combino pochissime. Mi riduco a leggere le letture della messa mentre cerco di ricordare dove ho parcheggiato la macchina, di solito. In attesa di diventare biblista, o, meglio, san Girolamo, quest’anno parto dalle basi. Nel sussidio liturgico preparato dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione – costa 2 euro, benissimo spesi – ci sono delle ottime dritte, anche su come imparare a fare la lectio divina.

Allora, stampate il file (anche in pdf QUI), attaccatelo al frigo o ad altro luogo di frequentissimo passaggio, procuratevi un Vangelo da battaglia e una matita (il Vangelo va sporcato di unto, di crema idratante, di coca zero, di quello che usiamo tutti i giorni, insomma, deve essere usato spesso e senza paura, se eravate ai Capitoli usate il nostro!) e cominciamo, da domenica. 3, 2, 1, VIA!!!!

 

nuovo-testamento-2020.xls

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41 pensieri su “Parola, Parola, Parola

  1. Simonetta

    Ogni giorno, nella Preghiera apro a caso una pagina della Bibbia, e merito sulla Parola. Devo ammettere la mia assoluta ignoranza sull’antico Testamento.

    1. Sarebbe in effetti necessario NON tralasciare l’antico Testamento, certamente un po’ ostico in alcuni passaggi, anche perché troppi passaggi del Nuovo e gli stessi Vangeli non si spiegano (o perlomeno non svelano il loro completo senso) se non “appoggiati” all’Antico.

      Si potrebbe partire dal fare un passo a ritroso ogni volta che nel Nuovo, troviamo citazioni dell’antico.

      Citazioni che come ben sappiamo è lo stesso Gesù a pronunziare (ovviamente non a caso o per dar sfoggio di conoscenza delle Scritture).

      1. Simonetta

        Apprezzo il tuo consiglio, anche se mi piacerebbe molto partecipare ad un corso biblico

        1. @Simonetta non so dove abiti, ma in generale non dico in ogni parrocchia (magari!), ma in ogni Diocesi un corso o un ciclo di corsi, si dovrebbe trovare. Basta informarsi 😉

      1. Rosa

        Guido perchè non metti un bel link al passo gisto giorno per giorno?
        Tanto giorno per giorno qua passo….il foglio xl o pdf finirà a breve in una cartella…..

    1. Francesca Repetto

      Grazie Costanza! Abbiamo iniziato a leggere stamattina il primo capitolo di Matteo con le mie figlie più grandi ! È stata una bella occasione per riflettere insieme sul Vangelo e su cosa centra con la nostra vita , è incredibilmente meraviglioso pensare che ,come a Giuseppe , anche a noi Dio chiede il nostro si ogni giorno !

  2. enricog

    Bella iniziativa quella della domenica della Parola. Spero che presto, (molto presto) ci sia anche la Domenica dell’Eucaristia. Perché la Parola senza Eucaristia non basta.
    Non per spirito di critica per carità, ma perché questa giornata è volutamente posta al termine della settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani. Certo siamo uniti nell’unica fede in Gesù, ma credo che da cattolici, proprio perché crediamo nella Reale presenza di Cristo nel pane e nel vino, abbiamo una ricchezza molto grande. La più grande!
    Spero e prego perché come nel sogno di San Giovanni Bosco, la Chiesa leghi al più presto le sue cime all’Eucaristia e a Maria Santissima.
    Laudetur Jesus Christus

  3. Cristina Fascetti Fiorini

    Bello, grazie, ottima iniziativa, da tempo desideravo farlo, mi serviva proprio uno stimolo “strutturato” 😉

    «Preghi? Parli con lo Sposo. Leggi? È Lui che ti parla.»
    San Girolamo scriveva così a Eustochio, una delle sue figlie spirituali. Detto tutto, no?

    Buona preghiera e buona lettura, consorelle!
    Cristina Fiorini

  4. Alessandro

    Quanto alla Parola di Dio, il più grande e nocivo rischio che vedo oggi tra i cattolici in occidente è quello di identificarla esaustivamente con le Sacre Scritture (attenzione: non sto sostenendo affatto che Costanza Miriano faccia questo, non sto dunque in alcun modo criticando il post).

    Sbagliato: la Parola di Dio è scritta e trasmessa, ossia è costituita da Sacre Scritture e Tradizione.
    Le Scritture, lasciate a sé stesse e accostate trascurando la Tradizione, diventano (per colpa nostra) Parola di Dio offuscata, sempre più offuscata, tanto che alla fine la Parola di Dio non la si vede proprio più o quasi.

    L’altro dannosissimo errore che vedo invalso tra molti cattolici soprattutto occidentali è quello di leggere, meditare e pretendere di capire che cosa dicano veramente le Scritture senza tenere presente che l’interpretazione autentica delle Scritture è solo ed esclusivamente quella offerta dal Magistero irreformabile e autentico in armonia con l’autentica Tradizione. (Per tutto ciò che ho asserito, vedasi Concilio Vaticano II, Dei Verbum, soprattutto nn. 9 e 10).

    Occhio: si può leggere tanto e quotidianamente le Scritture e illudersi di capire ciò che dicono veramente, ma in realtà, trascurando per ignoranza o rifiutando scientemente Tradizione e Magistero, le si fraintende sempre di più, e più le si legge con questo approccio più le si fraintende, con palese grave danno spirituale inflitto a sé stessi e a chi sventuratamente prestasse ascolto alle nostre personalissime avventurose interpretazioni, ancorché dottissime.

    Insomma, per dirla con uno slogan: astenersi dal leggere le Scritture senza il Catechismo in mano.

    Spero che sia chiaro che quanto ho detto non è istigazione a non leggere le Scritture, ma invito a leggerle sempre più e sempre più assiduamente e sempre meglio, ma in modo benefico e non nocivo (con il rischio di fare dire alla Parola di Dio stolte, svianti, insalubri parole umane e mondane), cioè lasciando che la lettura avvenga in docile armonia con Tradizione e Magistero.

    1. Emanuele

      Anche io vedo un po’ i rischi che stai dicendo.

      Credo che un buon antidoto, oltre a quelli da te giustamente consigliati, sia l’atteggiamento verso la Scrittura: ascolto o dialogo.

      Il primo caso è l’atteggiamento del discepolo che ascolta il maestro, di Maria sorella di Marta che si prende la parte migliore, della Madonna che medita nel silenzio, dei discepoli di Emmaus che ascoltano per tutto il cammino. L’ascolto è l’atteggiamento di chi vuole capire e non si vuole perdere una parola del maestro.

      La seconda modalità è il dialogo, dialogo di chi si vuole mettere allo stesso livello del maestro. È infondo l’atteggiamento del Sinedrio, dei farisei, di Pilato che vorrebbero appunto “dialogare” con Gesù, porre domande, fare obiezioni e precisazioni.

      Purtroppo, noto molto spesso il secondo atteggiamento anche oggi. Molti si ritengono colti e fini teologi e così interpretano le Scritture, le analizzano, le dissezionano. Ne prendono le parti che più sono in sintonia con il pensiero comune, dimenticano le altre, oppure trovano giustificazioni cervellotiche, spesso appunto trascurando gli insegnamenti di secoli di magistero.

      Ecco, credo che il rischio sia questo: non volere ascoltare Gesù ma voler dialogare con Lui. Il dialogo è appunto uno dei nostri della modernità.

    2. Sottoscrivo @Alessandro.

      Senza renderla troppo complicata (diversamente per ogni passo sarebbe necessario uno studio che richiede attenzione e tutto il tempo necessario), credo sarebbe bene appuntarsi tutti quei passaggi che non ci risultano così chiari o che aprono uno spiraglio ad un dubbio e non lasciarli nel dimenricatoio, ma prendersi l’impegno di farne motivo di approfondimento almeno partendo da Catechismo della Chiesa Cattolica.

  5. Valeria Maria Monica

    Cara Costanza, leggendo il tuo post su  questa novità della “Domenica della Parola” istituita dal papa per la terza domenica del tempo ordinario, provavo uno strano senso di déjà vu, che si è rafforzato dopo aver cercato maggiori dettagli sulla iniziativa:

    https://www.avvenire.it/papa/pagine/domenica-della-parola-di-dio-2020

    Perché la Domenica della Parola eravamo già stati invitati a celebrarla, su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio e delle Edizioni Paoline, anche con un apposito sussidio molto simile a quello di quest’anno, fin dal 2017; l’unica differenza era che era stata fissata nella domenica di settembre più vicina al 30 settembre (memoria di San Girolamo) che, nell’anno 2017, corrispondeva alla domenica 24:

    https://www.paoline.it/blog/bibbia/1851-la-domenica-della-parola.html

    Per quel che mi riguarda, il 24 settembre 2017, entusiasta, mi ero data da fare per allestire nella mia parrocchia un banchetto di vendita di Bibbie (in varie edizioni, tra cui quella stampata ad hoc per la Domenica della Parola, con faccione del papa in copertina), e poi libri sulla Bibbia, sulla Lectio Divina, romanzi a soggetto biblico e libri per bambini sulla Bibbia. Distribuii anche, come piccolo gadget, gli appositi segnalibri prodotti dalle edizioni Paoline. Tutto ciò, ovviamente, non come iniziativa fine a se stessa ( anche se il mettere in casa dei cristiani dei buoni libri, a contrastare un po’ la presenza di certa robaccia che si stampa adesso, è di per sè un’ottima cosa) ma con lo scopo di fare da “traino pubblicitario” ai percorsi di lettura biblica già esistenti, sia in parrocchia. sia in diocesi, che, nel banchetto, pubblicizzavamo entrambi. Ricordo che, tra il materiale distribuito, c’era anche un piano di lettura annuale della Bibbia, simile al tuo.
    In ogni caso, per quel che mi risulta, sentiti i referenti in diocesi per i corsi biblici, nonché i gestori della libreria San Paolo che distribuiva il materiale, fummo l’unica parrocchia a filarsi la “Domenica della Parola”.
    Anno 2018: la “Domenica della Parola” venne timidamente riproposta, ma senza produrre materiale nuovo.
    Anno 2019: silenzio.
    Evidentemente la collocazione in apertura dell’anno sociale pativa troppo la concorrenza dei tanti eventi parrocchiali e diocesani di avvio delle diverse iniziative annuali.

    Ora apprendo dal tuo post che il papa rilancia la stessa identica iniziativa in un periodo più “morto” dell’anno, istituendola ufficialmente con apposito Motu proprio “Aperuit illis”. Wow.

    Bene, per carità, ogni occasione per inciampare nella Bibbia va benissimo.

    Ma tutta questa enfasi sul rilancio papale di una iniziativa che nella Chiesa italiana è già stata tentata (e, diciamolo pure: fallita) mette in imbarazzo.

    E allora: parliamo della Bibbia. E basta.

    Tacciamo, invece, su quello che fa e che dice il papa, perché tra tanti di noi fedeli si sta diffondendo una estrema cautela nei suoi confronti, e fare riferimento a lui, anche quando non è necessario, apre divisioni e provoca imbarazzo e disagio.

    In questi giorni, come sai benissimo, stiamo aspettando col fiato sospeso che prenda una posizione chiara su un tema gravissimo per la Chiesa: quindi puoi immaginare quanto poco ci commuove, in questo stato d’animo, sapere che “consegnerà una copia della Bibbia a un poliziotto, uno straniero, un detenuto… ” eccetera eccetera.
    Quante operazioni di pura immagine lo abbiamo visto fare, ormai.
    Quanto volte lo abbiamo sentito dire  parole edificanti, e distrarre il popolo di Dio con ogni sorta di bizzarrie, mentre silenziosamente sosteneva e promuoveva prassi e persone completamente in contrasto con due millenni di cammino della Chiesa.
    Qualcuno ha detto:
    “Se non potete parlarne bene, tacete”.
    Allora, sul papa, tacciamo.
    E preghiamo per la Chiesa.

    1. Francesca

      @Valeria Maria Monica.

      Veramente il déjà vu era leggermente precedente . 2016.
      Dal Magistero di Papa Francesco dell’anno 2016.
      “Sarebbe opportuno che ogni comunità, in una domenica dell’Anno liturgico, potesse rinnovare l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo. Non mancherà la creatività per arricchire questo momento con iniziative che stimolino i credenti ad essere strumenti vivi di trasmissione della Parola”.
      Dalla LETTERA APOSTOLICA
      “Misericordia et
      misera” del Santo Padre Francesco.
      Dato a Roma, presso San Pietro, il 20 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo,
      dell’Anno del Signore *2016*, quarto di pontificato.

      # Annotazioni per distinguere tra iniziative di attività parrocchiali, locali e/o italiane *E* il calendario liturgico cattolico.

      Le iniziative, pur interessanti, di associazioni cattoliche e/o di case editrici sono attività utili&carine ma abbastanza limitate.

      Con la Lettera Apostolica – Motu Proprio “Aperuit illis” si impone una modifica del calendario liturgico cattolico, e come tale deve essere osservato in tutto il mondo.
      (Non è irrilevante osservare che le disposizioni di Roma valgono per tutti i cattolici romani del mondo).

      Non si tratta di una “buona idea” oppure di una “cattiva idea” del Papa.
      Per un cattolico osservante la liturgia cattolica è vincolante.

      Questa è la differenza (radicale) rispetto a singole iniziative private.
      La Domenica della Parola di Dio dal 2020 è entrata nella Liturgia.
      Il Papa, nella lettera di istituzione, oltre alla *sua* idea del *2016* dice di aver ricevuto molte richieste da parte del Popolo di Dio.
      In queste molte richieste ci sarà stata pure quella della S. Egidio e dell’editrice paolina.
      Ma non solo; se una persona conosce solo la sua “bancarella” locale e ignora tutte le altre non è detto che esse non esistano.

      Eccoti un solo esempio tra i numerosissimi nel mondo (forse ‘voi’ avete copiato ‘noi’?):
      da oltre 15 anni si tiene in Veneto il Festival Biblico con annesse (anche) editrici paoline e con successo che aumenta di anno in anno
      (festival che dura 3 settimane. Mica solo un giorno. Ma ti faccio notare che anche queste 3 fruttuose settimane hanno un’importanza *molto inferiore* rispetto alla Domenica della Parola che è entrata nella Liturgia cattolica).

      Il Papa dice infatti nella “Aperuit illis” che esistono tante iniziative (non solo le Paoline, non solo in Italia) nel mondo:
      “Esiste nelle diverse Chiese locali una ricchezza di iniziative che rende sempre più accessibile la Sacra Scrittura ai credenti, così da farli sentire grati di un dono tanto grande, impegnati a viverlo nel quotidiano e responsabili di testimoniarlo con coerenza”.

      Dopodichè decreta:
      “Stabilisco, pertanto, che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio. Questa Domenica della Parola di Dio verrà così a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Non si tratta di una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida.
      Le comunità troveranno il modo per vivere questa Domenica come un giorno solenne. Sarà importante, comunque, che nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede. In questa domenica, in modo particolare, sarà utile evidenziare la sua proclamazione e adattare l’omelia per mettere in risalto il servizio che si rende alla Parola del Signore. I Vescovi potranno in questa Domenica celebrare il rito del Lettorato o affidare un ministero simile, per richiamare l’importanza della proclamazione della Parola di Dio nella liturgia. È fondamentale, infatti, che non venga meno ogni sforzo perché si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata, così come avviene in maniera ormai usuale per gli accoliti o i ministri straordinari della Comunione. Alla stessa stregua, i parroci potranno trovare le forme per la consegna della Bibbia, o di un suo libro, a tutta l’assemblea in modo da far emergere l’importanza di continuare nella vita quotidiana la lettura, l’approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura, con un particolare riferimento alla lectio divina.”

      Spero che si colga la differenza tra le iniziative personali o associative *E* un appuntamento fisso nel calendario liturgico.
      Nel tuo post avevi equiparato l’iniziativa delle paoline (e la sua collocazione sul calendario) come se fosse paragonabile alla decisione papale sul calendario liturgico.
      Questa decisione papale di collocazione temporale è anche spiegata (vedi Aperuit Illis) nel suo significato – e non è esattamente un “tempo morto”.
      Noi cattolici non dobbiamo vendere niente a nessuno né risolvere “tempi morti”.
      La Domenica della Parola è un’altra cosa. Innanzitutto la Parola è un dono al Popolo di Dio. In quanto tale viene messo in risalto nella Liturgia.
      (Dopodiché puoi anche fare tutte le bancarelle che vuoi. Utilissime).

      Saluti.

      1. Valeria Maria Monica

        @Francesca, sinceramente non mi sembra di aver scritto proprio nulla di inesatto, nel mio intervento, rievocando la domenica biblica del 24 settembre 2017,  specialmente se quanto ho scritto veniva  integrato dalla lettura delle pagine internet a cui rimandavo con link.

        Mi stupisce anche un po’ il tuo gelido livore, dall’alto del vostro meraviglioso festival biblico, per la nostra pidocchiosa bancarellina da due scatoloni di libri… Paragonare le due iniziative è ridicolo… mi sembrava chiaro che raccontavo l’esperienza come un momento imbarazzante in cui ci eravamo ritrovati gli unici a celebrare una giornata che credevamo avrebbe celebrato tutta la Diocesi… Ed è successo proprio perché l’idea ci era piaciuta così tanto che ingenuamente speravamo di portare alla Lectio Divina della parrocchia e ai corsi biblici della Diocesi tante persone nuove… Non è andata così, pazienza…

        E, comunque, a parte il diverso  inquadramento istituzionale, lo scopo pastorale della “Nuova” Domenica Biblica 2020 mi pare esattamente lo stesso di quella del 2017: cioè avvicinare i fedeli alla lettura personale della Bibbia. E purtroppo, come quella del 2017, mi sembra proprio che anche quella del 2020 sia  passata più o meno inosservata.

        Tranne che per questo post di Costanza.

        Con la quale forse mi dovrei scusare per aver deviato parzialmente dal tema “Bibbia” portandolo sul tema “papa”.
        Deviazione che ha comunque dimostrato empiricamente la mia tesi: cioè che parlare del papa, anche tra persone innamorate della Chiesa, di Cristo e della Parola di Dio come siamo noi che frequentiamo questo blog, “apre divisioni e suscita imbarazzo e disagio”. Infatti mi spiego l’ostilità gelida e gratuita della risposta di Francesca solo col fatto che non abbia affatto gradito che io, su un blog cattolico, del papa, parlassi male. Io, al contrario, rimango sgomenta e faccio fatica a star zitta quando ne sento parlar bene… specialmente da persone che stimo…
        Insomma, la Chiesa è attraversata da una faglia.

        E infine grazie a @Emanuele e @Alessandro per i loro profondi e veramente interessanti interventi.

        1. Alessandro

          @Valeria Maria Monica

          Grazie a te per la cortesia, non mi far montare la testa, non ho detto nulla di straordinario 😉

          1. Valeria Maria Monica

            Gelido?
            No, @Francesca, nel bene e nel male non c’è nulla di gelido nel mio cuore: se qualcosa non mi garba lo dico apertamente, anche troppo! 😀
            Su, facciamo pace: io non ce l’ho mica con te, anche se abbiamo chiaramente idee diverse su tante cose.
            Sono sicura che “dal vivo” sei una bellissima persona.

            1. Francesca

              Ricapitolando:
              senza alcun motivo mi tacci di “gelido livore” e di “ostilità gelida e gratuita”;
              dopodiché il giorno dopo, sempre senza particolari motivi, mi dici che sono “bellissima persona”.
              A questo punto aspetto il terzo pronunciamento.

              Riguardo la pace:
              Chi era in guerra?

              Riguardo quello che tu definisci “diverso inquadramento istituzionale”.
              Non si tratta di “inquadramento diverso” né di una “questione istituzionale”.
              Come già detto, ho inteso chiarire la distinzione tra libere attività benefattrici private *E* Liturgia (calendario liturgico cattolico).
              Vediamolo in pratica, citando il tuo stesso esempio: il fallimento o poco successo di una qualche volontaria iniziativa (anche di case editrici “cattoliche”) è appunto un eventuale insuccesso (oppure al contrario, un successone) di tali enti istituzionali o privati o associativi, eccetera.
              Se invece – in cattiva fede o in contrasto con la Santa Sede – un fedele cattolico, o un parroco, o un vescovo non vuole seguire il calendario liturgico: l’insuccesso è di queste persone. Non del Papa.
              (Se però queste persone erano, senza colpa, erano poco informate o per qualche motivo impossibilitate a celebrare la Domenica della Parola, non hanno particolari responsabilità. Il prossimo anno faranno meglio).

              Come già avevo scritto nel primo post:
              Innanzitutto la Parola è un dono al Popolo di Dio. In quanto tale il Dono viene messo in risalto nella Liturgia. I cattolici in quel giorno sono invitati a rifletterci. Il Papa nella Aperuit Illis dice: “non una domenica l’anno, ma una domenica per tutto l’anno” (nel senso che dovresti prendere sul serio la Parola e rifletterci tutto l’anno).
              Da questa cosa possono derivare anche le varie iniziative locali per far conoscere la Scrittura.

              Hai scritto “idee diverse su tante cose”. Può essere. Ma non era mia intenzione discuterne in una comment section di un articolo che tratta della Parola.
              (tra parentesi: dici che ne ha parlato solo Costanza. A me non risulta, né a livello italiano né a livello diocesano. Ad esempio, la mia diocesi quella domenica pomeriggio ha anche organizzato la lettura continua del Vangelo di Matteo, con personaggi noti e con normali fedeli che si alternavano nella lettura. Tanto per dirne una).

              Saluti.

              1. Valeria Maria Monica

                @Francesca, ti ho detto che sicuramente “DAL VIVO” eri una persona bellissima per dirti: guarda che un conto è il mio giudizio sulle tue parole, (che, te lo ribadisco, mi hanno effettivamente comunicato “gelido livore”) e un conto è il giudizio (o le insinuazioni) su di te come persona, su quello che “hai nel cuore”: giudizio che io  non mi sono permessa. E non mi permetto tuttora. Anche se forse ora l’aggettivo “sicura” lo ometterei. Hai ragione, mi sono sbilanciata troppo, visto che non ti conosco. Diciamo che era stato uno slancio di ottimismo che accompagnava una sincera proposta di chiudere amichevolmente uno scambio che aveva avuto toni anche accesi.

                E a questo punto, siccome mi piace discutere, ma non mi piace accanirmi in un litigio in cui non si riesce a comunicare davvero (e ancora meno mi piace  litigare a casa d’altri, e qui siamo a casa di Guido e Costanza) ti lascio l’ultima parola, se ti va di prendertela, e per quanto mi riguarda la chiudo qui.

    1. Roberta

      Ma grazie! Mi piacciano questi “ compiti”! Leggere il Montfort, fare i sacri manti a San Giuseppe… Mi aiutano nel cammino di fede e non mi fanno sentire sola. Userò senz’altro il Vangelo regalato al capitolo!

    2. Emanuele

      Ciao, grazie per questo post.

      Voglio condividere una mia “sensazione”. Mi pare che negli ultimi anni (decenni) la Scrittura e la Parola stiano prendendo sempre più spazio sia nella liturgia che nella vita di Chiesa. Sempre più spazio, temo, a scapito dell’eucarestia che percepisco sempre più “secondaria”, passatemi il termine.

      Nel rito antico, quello del Motu Proprio di Benedetto XVI per intenderci, vi erano solo due letture, contro le 4 odierne (contando il salmo). Lo spazio della consacrazione era maggiore e c’era una grande sacralità. Il silenzio e la meditazione regnavano sovrani.

      Anche il momento della Comunione era vissuto con più solennità: in ginocchio alla balaustra, il Sacerdote su ciascun fedele faceva il segno della croce con l’ostia e diceva “il corpo di Cristo ti custodisca per la vita eterna”, il fedele riceveva la particola sulla lingua, si segnava e tornava al suo posto.

      Un rito lento e maestoso che nelle cerimonie importanti richiedeva deversi minuti, non esistendo i “ministri straordinari”.

      Oggi, dalla consacrazione alla comunione sembra tutto più veloce, semplificato, banalizzato. Mentre alla parola ed all’omelia viene dato spazio e risalto.

      Questo spazio lo percepisco anche in altre attività parrocchiali: facile che un gruppo biblico, una lettura meditata, una catechesi (magari con ospiti illustri) abbia un certo seguito. Invece, l’adorazione trova sempre meno volenterosi.

      Il rischio è quello della protestantizzazione, evidenziato anche da altri lettori. Infatti, il problema principale oggi mi pare che oggi si creda ancora nella presenza reale di Cristo nelle specie consacrate. Il punto centrale della Santa Messa è la consacrazione e tutto deve essere a servizio di questo momento, Scrittura compresa. Per questo infatti siamo cristiani: perché Gesù è morto e risorto per noi. Questa è l’essenza del memoriale che viviamo nella messa.

      Quindi, benissimo istituire la domenica della Parola. Temo però che sarebbe necessario per assurdo istituire anche la domenica della Santa Eucarestia per ricordare a tutti il motivo per cui da oltre 2000 anni celebriamo le Sante Messe.

  6. Maria Cristina

    Unico appunto: la Parola non e’solo il Nuovo Testamento. Leggere i Vangeli avulsi dalla Torah e dai profeti vuol dire molto spesso equivocare parole dette da Gesu’ ma che sono citazioni letterali della Torah e dei profeti.
    Mi pare più,’ saggio il metodo usato dalla Comunita’ dei figli di Dio di Don Divo Bardotti che legge ogni mese un libro della Bibbia dalla Genesi all’Apocalisse, ripartendo cosi’ in sei anni la lettura delll’ intera Bibbia. Dopo sei anni si ricomincia. Questo gennaio il libro del mese e’ Genesi .
    Certo magari qualcuno pensera’ che stare un mese a leggere e meditare il profeta Amos o il Primo libro dei Re non sia per un cristiano cosi’ interessante come i Vangeli o San Paolo. Ma chi pensa cosi’ sbaglia. Chi non conosce la Torah e i profeti rischia di dare dei Vangeli una lettura superficiale e soggettiva dimenticando i profondissimi legami fra Gesu’ e l’ Antico Testamento. Dall’ eresia marcionita al Cristo new-age tante sono le riduzioni
    Lo sapeva bene il grande mistico e maestro Don Divo Barsotti che , non ne nme voglia Costanza, ha avuto le idee ed intuizioni che qui si spacciano per nuove, compreso il monachesimo nel mondo, gli incontri di preghiera, ben prima di lei.
    La Comunita’dei figli di Dio di Don Divo Barsotti e’ un Monastero Hi Fi da prima che Costanza nascesse😁😁

    1. Pat61

      Credo che qui nessuno voglia spacciare queste idee e intuizioni per nuove.
      Non è certamente questo lo spirito.

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  9. Giulia

    Nei “Racconti di un pellegrino russo” c’è un capitolo semplice ed emozionante in cui un militare si libera del vizio del bere attraverso il consiglio di un monaco: impiegare il breve tempo di pausa dal servizio leggendo un capitolo del Vangelo: quel tempo infatti era usato dal soldato per andare a procurarsi da bere fino ad ubriacarsi, ciò che gli aveva portato già sanzioni disciplinari e rischi di espulsione. Stupenda la semplicità con cui quest’uomo viene guarito dal potere della Parola del Vangelo, che all’inizio egli leggeva solo meccanicamente e senza capire nulla.

  10. Brunella Lionetti

    Partecipo alla nutrita lista di commenti per condividere questo: credo che il continuo invito alla lettura- meditazione- preghiera della Parola sia indivisibile da una reale sequela di Cristo …per conoscere e vivere la vita che ci ha portato, incarnandosi…dal quale prendiamo il nome di cristiani!
    Cosí come indivisibile è il legame tra Parola e sua consacrazione nella specie
    del pane e vino del Memoriale.
    Presenza, per chi ci crede, reale del Figlio di Dio, crocifisso e risorto!
    E indivisibile il legame tra questo e i fedeli, tra il Capo e il Corpo che siamo.
    Credo che il continuo, negli anni, invito sia anche alla base della consapevolezza dell’ ignoranza dei seguaci di Cristo, di tutta la Scrittura e Tradizione e Magistero. Per la maggior parte di noi, infatti, sono sufficienti le letture della Domenica…frammenti di una storia spesso senza unitá di visione…e l’ omelia del sacerdote, appropriata o meno che sia. Come quindi, conoscere meglio chi diciamo di credere e voler seguire, amare, servire se non attraverso gli scritti che narrano di lui?
    Certo, si puó approfondire all’ infinito questa conoscenza…ed è augurabile, visto che lo vedremo faccia a faccia, ma
    giá cominciare a nutrirsi ogni giorno di brani sostanziosi del Vangelo, chiedendo nella preghiera la luce dello Spirito per rettamente com- prenderli, mi sembra un ottimo, necessario e salutare punto di partenza, no? Buon cammino a tutti

    1. Alessandro Martinetti

      Certo, l’ascolto orante della Parola di Dio, scritta e trasmessa, è interamente finalizzato all’incontro intimo, profondissimo con l’adorabilissima Persona di Cristo stesso, sorgente e fine di ogni grazia salutare, nella Santissima Eucaristia, in cui, sotto le specie eucaristiche, Gesù Cristo è realmente, veramente e sostanzialmente presente tutto quanto, ossia in corpo, anima e divinità, e rinnova il Suo sacrificio che solo ci redime e salva.

      Se sventuratamente leggessimo assiduamente le Scritture e, una volta lette, non fossimo potentemente e quasi irresistibilmente attratti verso la Santissima Eucaristia, cioè verso Cristo stesso, unica vera Parola di Dio in senso proprio e reale in quanto divino Verbo incarnato, le Scritture cesserebbero di essere per noi autentica Parola di Dio ma – per colpa nostra – le inclineremmo a tramutarsi in stolta, insulsa, nociva parola umana, mondana.

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