Un sorriso salverà il mondo

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di Giacomo Bertoni            

No, “Il sorriso di Moira” (Enrico Viganò, Dehoniana Libri, pagine 87) non è una lettura facile. È un libro che costringe a combattere con le lacrime che impertinenti spingono per cadere sulle pagine. Tutto ha inizio alle 3.35 del 13 gennaio 2000. Il cuore di Moira, giovane donna incinta della piccola Asia, si ferma. “Arresto cardiocircolatorio, midriasi fissa. Al monitor, asistolia”, scrivono i medici del pronto soccorso. “Coma post anossico”, leggono i genitori disperati sulla sua cartella clinica. Il calvario ha inizio: i medici non danno alcuna speranza, gli aiuti da parte delle istituzioni sono resi irraggiungibili da muraglie di burocrazia, il sostegno psicologico e morale di amici, parenti, vicini, pian piano diminuisce, fino a scomparire. “La situazione è irreversibile, Moira può vivere al massimo due anni, portatela in una struttura”. Giovanna e Faustino, i genitori, udendo quelle parole (non posso immaginare lo strappo avvenuto nei loro cuori in quel momento) reagiscono con una forza eroica: riscrivono la loro vita con i caratteri di Moira. Faustino si rimbocca le maniche e trasforma la loro casa: allarga le porte, libera spazio attorno al letto della figlia, trasforma completamente il bagno: ogni cosa a misura di Moira. Giovanna, con la pazienza che solo una madre può avere, inizia a imboccare Moira, disposta a tutto pur di liberarla da quel maledetto sondino. È uno sforzo totalizzante, che sfianca e a volte sembra far soccombere anche questi genitori coraggiosi.il-sorriso-di-moira-copertina

Oggi però siamo qui a raccontare di un sorriso, un sorriso che è l’emblema di un amore doloroso e fortissimo. Sì, perché qualche tempo dopo la tragedia, il viso di Moira si illumina con un grande sorriso. “Le persone in stato vegetativo non sorridono, è sicuramente un riflesso incondizionato” li gela un medico, eppure i genitori non si arrendono. Enrico Viganò racconta il suo primo incontro con la famiglia Quaresmini: “la maggior parte dei giornali pubblicavano megafoto di malati in stato vegetativo in condizioni pietose, posti in camere di rianimazione, attorniati da infermieri e pazienti desolati”. Invece “dal pianerottolo sento un vociare allegro. Entro in casa e nel salotto trovo Moira sdraiata su una carrozzina e accanto la nonna Rosa che l’accarezza. Con mia meraviglia, vedo che non è intubata e neppure collegata alla cannula dell’ossigeno”. Un normale pomeriggio in salotto, in compagnia. Intorno chiacchiere e risate. E Moira, che non perde una parola di ciò che accade attorno a lei, comunica con gesti e suoni la sua approvazione o il suo fastidio, mentre Giovanna è amorevole interprete di ogni sua espressione.

In Italia sono più di tremila le famiglie che hanno scelto di accudire a casa propria una persona in stato vegetativo. Eppure di loro non si parla mai. Forse, perché la storia di Moira ricorda a tutti noi che l’amore è una cosa seria. Tragicamente, magnificamente seria. L’amore è anche rendere il proprio cuore esposto a strazi indicibili. Ad alcune persone, Dio chiede di superare una montagna così alta che la cima è nascosta dalle nubi. Queste persone hanno bisogno del sostegno di tutti noi, che amiamo chiamarci “comunità cristiana”, ma che non siamo degni di questo nome se davanti alla disabilità scegliamo il pietismo o l’indifferenza. Siamo chiamati a scalare la montagna insieme, per salire più in alto delle nubi, guidati e sostenuti dall’unica forza che può vincere ogni fatica e difficoltà: l’amore.

L’amore vero, che ci rende dono per l’altro, può curare qualsiasi ferita. Ma l’amore vero esige responsabilità, impegno, coerenza, amore per la verità. Se non torneremo a raccontare questo, nessuna “sfida educativa” potrà mai dirsi vinta.

 

 

8 pensieri su “Un sorriso salverà il mondo

  1. giovanni

    prima dammi la possibilita’ di scegliere, poi discutiamo. Senza scelta, c’e’ il nulla. Non c’e’ colpa e non c’e’ merito.

    1. fra' Centanni

      La scelta di cui parli è solo un’illusione. Rifiutare una vita faticosa non è scegliere, è rifiutare la vita. Puoi scegliere se e quando o dove nascere? Puoi scegliere se invecchiare o restare giovane? Puoi scegliere se soffrire o godere? Puoi scegliere di vivere la tua vita, con le sue gioie e le sue fatiche. Oppure puoi scegliere di rifiutarla. Però ricordati che se puoi rifiutarla è solo perché Qualcuno te l’ha offerta, non perché è tua.

    2. Procopio

      La tua velleita’ di autodeterminarti si baserebbe sull’atto di ucciderti di qualcun’altro…uhm

    3. marco

      giovanni, non mi è chiaro a che possibilità ti riferisci e chi dovrebbe dartela questa possibilità…
      giovanna e faustino hanno scelto, peppino englaro pure
      c’è merito e c’è colpa, eccome

      1. ola

        @giovanni se ti riferisci alla falsa scelta fra vita e morte che apre le porte all’eutanasia, c’e’di sicuro colpa e merito. Ma se intendi la scelta fra casa e struttura, e’evidente che non tutti hanno la possibilita’di riprogettare la loro casa per accogliere una persona in stato vegetativo. Ma nemmeno questo scusa dal dovere del sostegno, se e’questo che intendi.

  2. Paolopesa

    Mi piace questa “autodeterminazione” tramite la mano di un medico che ti toglie la vita…. anziché darti uno, cento mille motivi per salvartela.
    E’ il SENSO che manca in tutte queste persone. Il SENSO di una esistenza che è UNICA, che ci è STATA DONATA. Il perché un minuto prima siamo degli dei perché possiamo fare tutto…. ed un minuto dopo siamo totalmente in balia degli altri.
    Forse solo in quel momento capiamo quanto il senso della nostra vita sia L ‘ESSERE AMATI DA QUALCUNO, che ci AMA anche se il nostro corpo è malandato , e ci vuole con lui/lei perché noi siamo PERSONE, anima e corpo, SEMPRE.

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