Nessuno è immune alla sofferenza

di Costanza Miriano

Se il momento botola (quell’istante in cui vorrei sparire sotto il pavimento perchè mi fanno complimenti che trovo esagerati o fuori luogo, cioè tutti tranne quelli sulla tonicità muscolare, sempre graditi anche se falsi) caratterizza ogni incontro che faccio in pubblico, in questo momento, dopo l’uscita del mio ultimo libro – Niente di ciò che soffri andrà perduto – ogni volta che mi trovo a parlarne è tutto un interminabile momento botola.

E anche quando qualcuno ne scrive, o mi chiama per dire quanto sono belle le mie parole sulla sofferenza, vorrei dire a tutti la stessa cosa: mi sento un po’ abusiva. Un po’ più abusiva del solito. Perché io ho raccontato storie di sofferenze non mie, e di come alcune persone stanno docilmente sulla croce, sopportando dolori ineffabili che mi schianterebbero, come la malattia o la morte di un figlio, o un marito che fa un figlio con un’altra. Ho cercato di essere delicata, di non pontificare perché come ho scritto davanti alla sofferenza quasi sempre non puoi che tacere: il male è un mistero, e cercare di spiegarlo è un’eresia (la Chiesa ha sempre condannato come eretici quelli che cercavano di fare questo) e soprattutto un’offesa per chi soffre. Niente spiegazioni, niente consigli, ma se possibile l’offerta di una spalla, di una mano (o due, se possibile, nel senso di aiuto concreto). Davanti alla sofferenza si sta in punta dei piedi e con rispetto, cercando di offrire vicinanza perché, come chiede sempre Kiko, “come puoi dire di volermi bene se non sai cosa mi fa soffrire?”. E allora perché ho dovuto scrivere questo libro?

Qualcuno mi ha chiesto: che ne sai tu della sofferenza, con la tua vita quasi perfetta?

Allora: prima di tutto rispondo quello che diceva sempre Enzo Biagi, dopo avere intervistato tutti i liù grandi del suo tempo, compresi i ricchi e belli e famosi e potenti: non c’è nessuno, ma veramente nessuno che valga la pena di invidiare. Ognuno di noi ha la sua parte di sofferenza, pensata da Dio per noi al centimetro, al grammo, giusta per le nostre spalle, per scolpire e guarire il nostro cuore, esattamente nei punti in cui ha bisogno di guarigione e salvezza. Quindi anche io ho avuto, ho, e avrò quello che serve per me. Ci sono cose che affronto con leggerezza e cose su cui faccio fatica, e se guardo alle mie amiche mi sembra che a volte alcune fatiche che per loro sono macigni riuscirei ad affrontarle, mentre dolori che loro hanno superato mi avrebbero uccisa. Non siamo in grado di valutare questo, e non ci compete. Dio invece sa bene quello che fa, sempre, e ogni cosa che ci leva la pelle lo fa nel modo buono per noi. Ecco, mi dispiace prendermi i complimenti raccontando dolori che non sono miei, per quanto una cara amica che mi conosce bene e sa tutto di me ha detto di avere letto qualcosa della mia vita in ogni capitolo: lo sguardo degli amici sulla nostra vita è davvero prezioso.

Io volevo fare qualcosa per consolare chi soffre, così come alcune persone hanno fatto con me, e credo che aiutare a trovare un senso alla sofferenza sia un aiuto grande. Quando capisci che quella è una cosa che ti salva, è fatta, cambia tutto. È la rivoluzione copernicana, lo sguardo cristiano sulla storia versus lo sguardo contemporaneo per cui nulla che faccia soffrire (o peggio morire) ha senso. Loro non sanno che Gesù è veramente risorto, e la prospettiva di una morte definitiva rende senza senso tutto quello che ci fa perdere qualcosa, tutte le piccole morti – la perdita di affetti umani, di potere, di soldi, di salute, di giovinezza, di successo. L’importante è salvare le penne, comunque sia.

Invece per noi che vogliamo somigliare a Cristo l’importante è il rapporto con lui, non conta da dove passa, quanto costa, e se fa male, e cosa sembra farci perdere.

20 pensieri su “Nessuno è immune alla sofferenza

  1. Famiglia Simonetta

    Buon giorno.
    Ho letto solo le prime righe del post.. più tardi vado avanti😊. Il libro l’ho finito e lo trovo semplicemente ..reale! Ma quello che mi lascia stupita è come tu riesca a descrivere situazioni che personalmente mi capita di vivere.. tipo appunto l’effetto botola! Cristina

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  3. Roberta

    Appena uscito ho girato a mia cognata l’immagine di copertina e subito l’ha comprato! Dopo le prime 15 pagine mi scrive un messaggio : “ questo non è un libro… questo è un dono di Dio!” Anch’io l’ho sentito cosi appena letto il titolo e ora che l’ho finito è veramente così. Un regalo dal cielo ❤️🙏🏻

  4. Valeria Maria Monica

    Preziosa Costanza… è commovente la tua umiltà e la tua dolcezza… Come scrittrice ti ammiro molto, ma come sorella nella fede ti voglio semplicemente tanto bene.
    Dio ti benedica!

  5. Nicolo`

    Cara Costanza.. che nome t’è toccato!
    Forse una bella sintesi è quella di un vecchio frate francescano: tutti soffrono, non tutti offrono.
    La questione non è tanto il perché, che pure è lecito indagare anche sotto la lente della fede.
    Una volta tanto sembra che il ‘come’ abbia la meglio: come dicevi il Signore ci parla in modo misterioso, anche attraverso la sofferenza.
    Come replichiamo?
    Mi colpì la risposta di un vecchio e acciaccato prete di periferia, che trasuda entusiasmo, alla mia domanda: “Cosa dirai al Signore appena lo incontrerai?”
    Si è messo a cantare: GRAZIE, GRAZIE, INFINITAMENTE GRAZIE

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  7. Emanuela

    Cos’è precisamente che è inspiegabile nel male e nel dolore? Perché a me sembra abbastanza chiaro, ma non vorrei essere appunto eretica 😅
    Dio aveva avvertito l’uomo che mangiando il frutto proibito sarebbe morto (morte=morte, ma anche dolore). L’uomo ha disobbedito ed ecco il dolore. Gesù con la sua Sofferenza ci ha riscattati, aprendo le porte del Paradiso e dandoci la possibilità di rendere la nostra sofferenza, offrendola a Dio, della stessa natura della sua. Il dolore innocente è dolore vicario, come scrive anche Costanza nel libro… quindi cosa resta di incomprensibile? Certo non è facile, ma è “semplice”, almeno nelle linee principali… sbaglio?
    Detto questo, il libro mi è piaciuto molto, e mia figlia ha apprezzato anche che sia uscito prima dell’inizio della scuola, perché 1) eviterà di distrarsi nello studio, avendolo già letto, e 2) l’aiuterà nella sofferenza scolastica!

  8. Paola

    Cara Costanza, ti ringrazio tanto per aiutarmi attraverso questo libro a dare un senso alla mia fatica. È stato pubblicato proprio in un momento difficile per me. Lo terrò sul mio comodino, sempre pronto a dare un senso alla mia sofferenza, vuoto, solitudine, miseria, abbandono, indifferenza. Che il Signore ci aiuti sempre…non ci lasci soli.

  9. Maria Cristina

    Cos’è precisamente che è inspiegabile nel male e nel dolore? Cosa resta incomprensibile ?
    Beh, direi tutto…
    Il fatto è che la Bibbia non “spiega”, la Bibbia lascia intatti tutti gli interrogativi,e persino i Vangeli non spiegano nulla, lasciando intatti tutti gli interrogativi. Non ci offrono la risoluzione del problema dolore e male .
    Se così non fosse ,avremmo dei testi che “spiegano” more geometrico il perchè del male e del dolore e non ci sarebbero problemi. Invece i problemi ci sono e come , e chi dice che non ci sono mente.La Bibbia e il V angelo non danno “spiegazioni” , offrono invece simboli ed esempi , offrono quadri da contemplare : il dolore di Rachele che piange i suoi figli e non vuole essere consolata perchè non ci sono più, il dolore di Davide per la morte di Assalonne, e poi Il simbolo per eccellenza del dolore la Croce. MA CHI PUò DIRE DI CAPIRLO FINO IN FONDO?
    perchè per alcuni la Croce è simbolo trionfale, glorioso, e non doloroso.
    MA CHI SI CONSOLEREBBE PER LA PERDITA DI UN FIGLIO BAMBINO CON LA “SPIEGAZIONE” DEL PECCATO ORIGINALE DI ADAMO ED EVA?
    credo nessuno. nessuno può consolarsi dicendosi semplicemnte che c’è stato il peccato di Adamo ed Eva.

    1. Marina Umbra

      Paola ed Emanuela.. Un bacio a tutt’due!!! La Speranza è una Virtù Teologale e non possiamo darcela da soli. ChiediamoLa al Buo Gesù.

  10. luthien

    Vorrei offrire questo breve epigramma di Metastasio- lo ripeto, prima di tutto a me stessa, dalla vita per molti aspetti, quasi fallimentare – ” Se a ciascun l’interno affanno/ si leggesse in fronte scritto/ quanti mai che invidia fanno, ci farebbero pietà/ si vedria che i lor nemici hanno in seno/ e si riduce col parere a non felici ogni lor felicità.”

  11. Emanuela

    Spiegare non vuol necessariamente dire consolare.
    Tuttavia, anni fa un caro amico definì il mio bambino più grande, affetto da 3 handicap gravi, un “piccolo Cristo”: allora ero atea e mi offesi moltissimo, oggi la trovo una spiegazione meravigliosa e consolante.
    È Gesù, la nostra Speranza, che ci consola dando senso a tutto.

  12. Valeria Maria Monica

    Mi è stato insegnato che la prima tappa del cammino spirituale era riuscire a riconoscere la croce che esisteva nella vita. Che esisteva per tutti, e che era necessario avere il coraggio di riconoscere e accogliere. E ricodo anche che ci dissero: se ognuno di noi potesse posare qui la propria croce, e poi ciascuno fosse libero di scegliersene una, alla fine ciascuno riprenderebbe esattamente la propria croce.
    Mi rimase tanto impressa quella catechesi, a volte ci ripenso. E alla fine, credo che sia vera. Simile all’altra riflessione, che la nostra croce ci è stata data su misura delle nostre forze.

  13. Ogni dolore è nostro, e mai comparabile con gli dolori altrui.

    Per esperienza d’avanti alla morte di mia figlia, il silenzio mi era gradito, era il mio dolore.
    E penso a tutte le mamme e papa che hanno perso un figlio, posso dire capisco in silenzio.
    Grazie Costanza.

  14. Francesco

    Cosi’, pour parler, potendo scegliere, scegliereste il dolore?
    Perche’ la domanda é tutta qui.
    Non avendo possibilita’ di scelta, sono irresponsabile e quindi non punibile.
    Il resto é vuota chiacchiera.

    1. Eppure @Francesco, basta riflettere un attimo ed ecco che è la domanda che poni ad essere “vuota” di significato.

      Non è forse vero che c’è chi il dolore lo “sceglie” o meglio consapevolmente lo accetta, anche quando potrebbe rifiutarlo o lasciarlo ad altri?

      Una madre forse non soffe nel dare alla luce un figlio? Forse può esserne solo vagamente consapevole al primo, ma per quelli a seguire?
      Forse che un padre una madre (credo anche un marito una moglie) non prenderebbe su di sé la sofferenza del figlio/figlia amati?
      Forse che la storia non ci rimanda storie di martiri che la sofferenza o il dolore hanno scelto, piuttosto che l’abiura?
      O non c’è nessuno che abbia dato la vita per una amico, o senza arrivare a questo, un rene che la cosa non è esattamente esente da dolori?

      Poi c’è Cristo, che ben poteva scegliere altra via, ma ha fatto propria la Volontà del Padre e ha ben patitio per questa scelta (peraltro a favore mio e anche tuo).

      Per cui il “pur parler”, ci può stare, ma magari prima meglio …riflettere e ragionare.

    1. Ha reagito bene al primo ciclo di chemio.
      E’ rientrato a casa.
      Agli inizi di Ottobre un secondo ciclo.

      Continuiamo a pregare 🙏

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