27 marzo ore 18, preghiera e indulgenza plenaria da piazza San Pietro

A partire dalle ore 18.00 l’evento sarà trasmesso in diretta mondovisione da Vatican Media e potrà essere seguito in più lingue sulla Radio Vaticana e sulla  Home page di VaticanNews (cliccando qui), oppure sulla pagina Facebook (accedi da qui), e in diretta sul  canale youtube (clicca qui) sempre di VaticanNews.

(ANSA) – Il 27 marzo alle 18.00, Papa Francesco presiederà un momento di preghiera sul sagrato della Basilica di San Pietro, con la piazza vuota, come annunciato lo scorso 22 marzo al termine della preghiera dell’Angelus. “Il Pontefice – ricorda la sala stampa della Santa Sede – ha invitato tutti a partecipare spiritualmente, attraverso i mezzi di comunicazione, per ascoltare la Parola di Dio, elevare una supplica in questo tempo di prova e adorare il Santissimo Sacramento. Al termine della Celebrazione il Santo Padre impartirà la Benedizione ‘Urbi et Orbi’, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria”.

Il momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia durerà circa un’ora. Nei pressi del cancello centrale della Basilica Vaticana saranno collocati l’immagine della Salus Populi Romani e il Crocifisso di San Marcello. Dopo l’ascolto della Parola di Dio, Papa Francesco terrà una meditazione. Il Santissimo Sacramento sarà esposto sull’altare collocato nell’atrio della Basilica Vaticana. Dopo la supplica, seguirà il rito della Benedizione eucaristica “Urbi et Orbi”.

Il cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro, pronuncerà la formula per la proclamazione dell’indulgenza.

Vale la pena leggere direttamente, quanto stabilisce il decreto della Penitenzieria apostolica pubblicato lo scorso 20 marzo:

«Si concede l’Indulgenza plenaria ai fedeli affetti da Coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa o della Divina Liturgia, alla recita del Santo Rosario o dell’Inno Akàthistos alla Madre di Dio, alla pia pratica della Via Crucis o dell’Ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio oppure ad altre preghiere delle rispettive tradizioni orientali, ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile»

 

40 pensieri su “27 marzo ore 18, preghiera e indulgenza plenaria da piazza San Pietro

      1. Rosa

        Mi basta papà con l’alzheimer.
        la verità è che mi son potuta confessare, ma la comunione, quella “MATERIALE” mi sfugge….

        1. Se sei in Grazia e hai anche l’occasione di esercitare la Carità verso tuo padre, non hai di che preoccuparti credo.

    1. Alessandro

      @Rosa

      1) Domani venerdì 27 l’indulgenza plenaria sarà annessa alla benedizione Urbi et Orbi, quindi potrai ottenerla SE parteciperai spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione

      2) Le speciali indulgenze di cui la Penitenziaria apostolica il 19 marzo riguardano ANCHE chi NON è affetto da coronavirus:

      “Questa Penitenzieria Apostolica, inoltre, concede volentieri alle medesime condizioni [ossia “volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile”] l’Indulgenza plenaria in occasione dell’attuale epidemia mondiale, ANCHE a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario o dell’Inno Akàthistos alla Madre di Dio, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, o dell’Ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio o altre forme proprie delle rispettive tradizioni orientali di appartenenza per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé.”

      https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/03/20/0170/00378.html

      1. Alessandro

        Per CHIARIRE CHI sono i beneficiari del dono delle speciali Indulgenze: le SPECIALI indulgenze di cui la Penitenziaria apostolica il 19 marzo riguardano NON solo i malati di coronavirus, ma nel dettaglio:

        1) chi è AFFETTO da coronavirus:

        “Si concede l’Indulgenza plenaria ai fedeli AFFETTI da Coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa o della Divina Liturgia, alla recita del Santo Rosario o dell’Inno Akàthistos alla Madre di Dio, alla pia pratica della Via Crucis o dell’Ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio oppure ad altre preghiere delle rispettive tradizioni orientali, ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile.”

        2) chi NON è AFFETTO da coronavirus MA presta premurosa assistenza (“sull’esempio del Buon Samaritano”) a chi ne è affetto:

        “Gli operatori sanitari, i familiari e quanti, sull’esempio del Buon Samaritano, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di Coronavirus secondo le parole del divino Redentore: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13), otterranno il medesimo dono dell’Indulgenza plenaria alle stesse condizioni.”

        3) chi NON è AFFETTO da coronavirus, NE’ si trova nelle condizioni di dover prestare assistenza a chi ne è affetto, ma si trova esposto “all’attuale epidemia mondiale”.

        Infatti “questa Penitenzieria Apostolica, inoltre, concede volentieri alle medesime condizioni l’Indulgenza plenaria in occasione dell’attuale epidemia mondiale, anche a quei FEDELI che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario o dell’Inno Akàthistos alla Madre di Dio, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, o dell’Ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio o altre forme proprie delle rispettive tradizioni orientali di appartenenza per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé.”

        Quanto in 1, 2 e 3 è motivato così:

        “Affinché tutti coloro che soffrono a causa del Covid-19, proprio nel mistero di questo patire possano riscoprire «la stessa sofferenza redentrice di Cristo», questa Penitenzieria Apostolica, “ex auctoritate Summi Pontificis”, confidando nella parola di Cristo Signore e considerando con spirito di fede l’epidemia attualmente in corso, da vivere in chiave di conversione personale, concede il dono delle Indulgenze” ecc.

        https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/03/20/0170/00378.html

    2. Alessandra

      Ma perché ogni occasione e sempre valida x diffidare, criticare, ignorare?
      Calma, modestia e prudenza sono utili e insegnano e non ci fanno imbarazzare oltre a non ferire

  1. Marie Rose Maciejasz

    Ma questa indulgenza è solo per i malati, e operatore sanitario,se ho capito bene…
    In tanto serve molte preghiere in un mondo malato, si tante virus.

    Grazie.

    1. Alessandro

      @Marie Rose

      L’indulgenza di domani venerdì 27 è non solo per i malati, ma per TUTTI coloro che parteciperanno spiritualmente, attraverso i mezzi di comunicazione, alla celebrazione, al termine della quale il Santo Padre impartirà la Benedizione ‘Urbi et Orbi’ cui è annessa appunto la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria.

      Vedi anche qui:

      https://costanzamiriano.com/2020/03/26/27-marzo-ore-18-preghiera-e-indulgenza-plenaria-da-piazza-san-pietro/#comment-147035

  2. Rita

    Credo che il testo vada letto per intero…… È una grande indulgenza, concessa proprio a tutti, infatti sono compresi coloro che pregano per i malati e chi se ne prende cura, anche solo con la preghiera! Prima di criticare è sempre meglio documentarsi bene!

  3. Pingback: Missionario in Giappone da 30 anni, don Antonello Iapicca lievito nascosto nel popolo giapponese – Vieni, vieni chiunque tu sia, sognatore, devoto, vagabondo, poco importa. Vieni …

  4. Il testo della bellissima meditazione del Santo Padre oggi nella deserta, plumbea, Piazza San Pietro.

    «Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.

    La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di ‘imballare’ e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente ‘salvatrici’, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità. Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ‘ego’ sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli.

    Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”. ‘Perché avete paura? Non avete ancora fede?’. Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni.

    Medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.

    Non siamo autosufficienti, da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai. Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi.

    Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza.

    Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché sappiamo che Tu hai cura di noi”.»

  5. Alessandro

    Charimenti del Ministero degli Interni sulla vessata questione “si può autocertificare che andiamo in chiesa per pregare?”

    No, purtroppo no (evito ogni commento, non voglio far polemica, fornisco nude informazioni sui fatti).

    Le chiese rimangono aperte, ma NON si può circolare con lo scopo specifico di andare in chiesa a pregare. NON è possibile autocertificare che il proprio spostamento è dovuto a motivi di culto, spirituali o simili.

    Si può andare in chiesa a pregare SE e QUANDO si sta già circolando per altri motivi legittimi: quindi, a titolo di esempio, se si sta andando a fare la spesa, se si sta andando in farmacia, se si sta andando al lavoro (per le attività lavorative non sospese), se – nei limiti consentiti – si sta facendo legittima attività motoria, ecc. e “SE la chiesa è situata lungo il percorso, di modo che, in caso di controllo da parte delle Forze di polizia, possa esibirsi la prescritta autocertificazione o rendere dichiarazione in merito alla sussistenza di tali specifici motivi”.

    Si possono celebrare i matrimoni religiosi, ma solo alla stretta presenza del celebrante, dei nubendi e dei testimoni.

    http://blog.messainlatino.it/2020/03/il-ministero-chiarisce-come-fare-per.html#more

  6. Penso fare cosa utile per tutti, riportare qui il testo del documento indicato da @Alessandro, dato che consta in due file jpg non sempre comodi nella lettura.
    Chi vuole può scaricare qui la riduzione – senza alcuna omissione – che ho realizzato in un’unico pdf (http://illustrazionecreativa.com/mario/Accesso-alle-chiese-nelle-limitazioni-per-Covid-19.pdf)

    OGGETTO: Quesiti in ordine alle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covìd-19.
    Esigenze determinate dall’esercizio del diritto alla libertà di culto.

    Con riferimento ai quesiti indicati in oggetto, si forniscono i chiarimenti richiesti.

    Le misure disposte per il contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 comportano la limitazione di diversi diritti costituzionali, primo fra tutti la libertà di movimento, e vanno a determinare importanti ricadute in una molteplicità di settori, dalla mobilità, al lavoro, alle attività produttive, interessando anche l’esercizio delle attività di culto.

    Innanzitutto, appare opportuno sottolineare che, salvo eventuale autonoma diversa decisione dell’Autorità Ecclesiastica, non è prevista la chiusura delle chiese.

    È evidente quindi che l’apertura delle chiese non può precludere alla preghiera dei fedeli, purché evidentemente con modalità tali da assicurare adeguate forme di prevenzione da eventuali contagi: l’accesso, conformemente alla normativa vigente, deve essere consentito solo ad un numero limitato di fedeli, garantendo le distanze minime tra loro ed evitando qualsiasi forma di assembramento o raggruppamento di persone.

    Al riguardo, sulla base del parere appositamente richiesto al Dipartimento della pubblica sicurezza, al fine di limitare gli spostamenti dalla propria abitazione, è necessario che l’accesso alla chiesa avvenga solo in occasione di spostamenti determinati da “comprovate esigenze lavorative”, ovvero per “situazioni di necessità” e che la chiesa sia situata lungo il percorso, di modo che, in caso di controllo da parte delle Forze di polizia , possa esibirsi la prescritta autocertificazione o rendere dichiarazione in ordine alla sussistenza di tali specifici motivi.

    Quanto alle celebrazioni liturgiche, le norme stesse – alla luce della esclusiva ratio di tutela della salute pubblica per cui sono emanate – sono da intendersi nel senso che le celebrazioni medesime non sono in sé vietate, ma possono continuare a svolgersi senza la partecipazione del popolo, proprio per evitare raggruppamenti che potrebbero diventare potenziali occasioni di contagio.

    Le celebrazioni liturgiche senza il concorso dei fedeli e limitate ai soli celebranti ed agli accoliti necessari per l’officiatura del rito non rientrano nel divieto normativo, in quanto si tratta di attività che coinvolgono un numero ristretto di persone e, attraverso il rispetto delle opportune distanze e cautele, non rappresentano assembramenti o fattispecie di potenziale contagio che possano giustificare un intervento normativo di natura limitativa.

    Le considerazioni fin qui esposte inducono a ritenere che il numero dei partecipanti ai riti della Settimana Santa ed alle celebrazioni similari non potrà che essere limitato ai celebranti, al diacono, al lettore, all’organista, al cantore ed agli operatori per la trasmissione.

    Anche in questa fattispecie evidentemente i ministri celebranti ed i partecipanti che intervengono in forma privata, in linea con il parere del Dipartimento della pubblica sicurezza, avranno un giustificato motivo per recarsi dalla propria abitazione alla sede ove si svolge la celebrazione medesima e, ove coinvolti in controlli o verifiche da parte delle Forze di polizia, attraverso l’esibizione dell’autocertificazione o con dichiarazione rilasciata in questo senso agli organi accertatori, non incorreranno nella contestazione e nelle relative sanzioni correlate al mancato rispetto delle disposizioni in materia di contenimento dell’epidemia da Covid-19. Sebbene il servizio liturgico non sia direttamente assimilabile ad un rapporto di impiego, e peraltro non comporti né un contratto né una retribuzione, ai fini delle causali da indicare nella auto certificazione, esso è da ritenersi ascrivibile a “comprovate esigenze lavorative”; la stessa autocertificazione dovrà inoltre contenere il giorno e l’ora della celebrazione, oltre che l’indirizzo della chiesa ove la medesima celebrazione si svolge.

    Analoghe considerazioni possono essere estese ai matrimoni che non sono vietati in sé, in quanto la norma inibisce le cerimonie pubbliche, civili e religiose, al fine di evitare assembramenti che siano occasione di contagio virale.
    Ove dunque il rito si svolga alla sola presenza del celebrante, dei nubendi e dei testimoni – e siano rispettate le prescrizioni sulle distanze tra i partecipanti – esso non è da ritenersi tra le fattispecie inibite dall’emanazione delle norme in materia di contenimento dell’attuale diffusione epidemica di Covid-19.

    1. Donatella

      Vi ringrazio per I chiarimenti e ne sono felicissima: la chiesa è esattamente al centro del tragitto casa-lavoro che compio e sino a ieri mi trattenevo giusto un paio di minuti…

  7. PaulBratter

    “Ma quando il Figlio dell’uomo tornerà troverà ancora fede sulla terra?’.”

    Le chiese sono vuote, il sacrificio si celebra nelle stanzette dei preti, ci avviciniamo alla settimana santa con le celebrazioni deserte, una Pasqua di Resurrezione con le chiese vuote.

    Ma che segni volete ancora per capire.
    Non bisogna polemizzare è vero bisognerebbe urlare di dolore!

    1. Donatella

      … “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perchè sappiamo che Tu hai cura di noi”

    2. Alessandro

      @Paulbratter

      Infatti qualsiasi coscienza credente che scruti i famosi “segni dei tempi”, se non è tanto indurita da essere completamente preda di rovinosa paralisi e sventurato ottenebramento, oggi, di fronte alla squassante, dilacerante straordinarietà di una Settimana Santa con chiese vuote e celebrazione deserte anche là dove ha sparso il sangue Pietro, e dinnanzii alla quasi totale impossibilità di accedere alla Comunione eucaristica (cioè a Cristo stesso) perfino per la Santa Pasqua (!), trae l’unica limpida e veridica conclusione che Dio desidera che tragga: con questi segni terribili Dio ci dice nel modo più esplicito e inequivocabile (e non sta scritto che me lo ripeterà ancora: prima o poi gli ammonimenti finiscono, è ora di ascoltarLo finalmente) che abbiamo peccato terribilmente, che meritiamo questo giustissimo castigo (Dio che nella Sua santa ira si sottrae disgustato dalla nostra empietà, dalla nostra pervicace incallita impenitenza di cristiani idolatri che si riempiono la bocca di Cristo ma che vivono come se Cristo non esistesse, che addirittura vanno ostinanatamente, spudoratamente assuefacendosi a comunicarsi a Lui in peccato grave), che dobbiamo espiare e convertirci ora (non tra sei mesi), altrimenti periremo irreversibilmente e per noi non ci sarà la Resurrezione di Lazzaro ma solo l’Inferno (dannazione senza fine).

      A noi il dovere di ringraziare il Signore perché con questo castigo magnanimamente ci consente di espiare le nostre troppe e disgustose colpe, a noi il dovere di fare nostro il disgusto che Dio prova per la nostra pertinace ritrosia a rinunciare a un’oncia dell’uomo vecchio per seguirLo.
      Dio ci sta domandando di vergognarci di noi stessi: e allora vergogniamoci, arrossiamo di noi stessi, ringraziamoLo per il giusto castigo, accogliamolo come opportunità largita da Dio giustissimo e misericordiosissimo per espiare, per purificarci, e quindi per ristabilire quell’amicizia con Lui che abbiamo sfrontatamente e gravissimamente svalutato e oltraggiato.
      Alllora ci accorgeremo che, come ogni castigo, questo castigo straordinario è un dono misericordiosissimo (proprio così: dono misericordiosissimo!) di Dio giustissimo ci dispensa, perché ci istiga ad avvederci del nostro sudiciume insopportabile, di detestare la nostra depravazione e di ripulirci per riannodare una volta per tutte la comunione con Lui, e così essere salvi e scampare alla dannazione eterna.

      E’ il tempo di piangere sulla miseria che non Dio, ma noi con le nostre mani ci siamo inferti, di ringraziare di cuore Dio per farci accorgere di quanto abietta sia questa miseria e per darci l’opportunità di risollevarci dall’abiezione più squallida.

      Dio ci sta salutarmente sbattendo sul muso la dura realtà: siamo figli prodighi ridotti a contendere le carrube ai porci; ritorniamo in noi stessi e riprendiamo la via verso la casa del Padre.

      E allora benediciamo Dio per questo castigo asperrimo ma risanante. Questo è un castigo benedetto, e se non cogliamo l’opportunità che Dio ci dona con esso non bestemmiamo Dio accusandoLo di addossarci fardelli insostenibili, lagniamoci con noi stessi per essere così stolti e duri di cuore da riuscire a rendere sterile perfino un castigo così benedetto e fecondo di frutti di conversione e Grazia.

      Perché sia chiara una cosa: il dolore atroce di questi giorni (dolore dei malati, dei parenti, di chi muore nella solitudine e viene sepolto quasi di nascosto) è come il pianto di Marta e Maria di Betania, è come la morte di Lazzaro che al quarto giorno già puzza e già sta imputridendo: non sono la fine di tutto.
      Dico parole dure, urticanti – lo so – ma un cristiano mi può capire: le lacrime fanno male (non c’è dubbio: il dolore fa male – a volte ferocemente male -, altrimenti non è dolore), ma si detergeranno, la morte fa schifo (diciamocelo chiaro: la morte fa intollerabilmente schifo, l’uomo non è fatto per la morte) ma non vince, perché vive immortale Uno vindice di ogni lacrima e di ogni morte, che senza mentire ha promesso ed è sommamente fidedigno: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?”.

      Ecco: se il castigo della drammaticamnete feconda ora presente lo abbracceremo tanto da portarci a “credere questo”, allora sarà il benedetto castigo voluto da Dio per la nostra salvezza, e “non morremo in eterno”, e anche con le chiese vuote sarà Pasqua di Resurrezione. Davvero.
      (scusate l’omelia laica non richiesta, se qualcuno ha avuto la pazienza di leggermi fin qui spero ci possa cavare qualcosa di buono 😉 )

          1. Valeria Maria Monica

            @Alessandro e @Paul Bratter, non siete i soli  ad avere la sensazione che gli eventi che stiamo vivendo racchiudano un avvertimento molto serio per la nostra conversione.

            Solo che questo percorso interiore di riflessione e conversione indotto dal tempo eccezionale dell’epidemia possiamo viverlo solo a livello individuale.

            Infatti per una presa di coscienza che superi la dimensione individuale e dia adito a un cammino di conversione collettivo (ecclesiale e anche sociale), sarebbe necessario che fosse chi guida la Chiesa ad assumere un ruolo profetico in questo senso.

            Invece, nel discorso più importante di questo periodo, quello del 27 marzo durante la suggestiva preghiera pubblica,  ci è stata consegnata in sintesi questa lettura del tempo che stiamo vivendo:

            Esame di coscienza:
            “Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”.

            Via per la salvezza: “prendendo esempio dai “medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo”  apriamo “spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà.”

            In tutto il discorso, la azione del Signore è evocata e  invocata essenzialmente per  “confortarci”, e non per “salvarci”.

            A mio avviso, è un appello alla “conversione” che potrebbero sottoscrivere anche Greta e Fabio Fazio, e che mi ha lasciato un senso di gelo.

            Mia opinione personale.

            1. Thelonious

              @Valeria Maria Monica

              Davvero la supplica al crocifisso invocato per la fine dell’epidemia avrebbe potuta farla Greta (poi perché certa gente la citi sempre è davvero un mistero) o Fabio Fazio?
              Anche l’adorazione eucaristica seguente?
              Anche la benedizione Urbi et Orbi?
              Anche la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria?

              Non hai visto un gesto di unità della Chiesa in quello che hai visto, pur nell’assoluto e desolante vuoto della piazza?
              Non hai visto un drammatico appello a Cristo Salvatore, l’Unico che può fornire una risposta ad un mondo allo sbando, e non solo per il virus, ma per il tracollo morale e spirituale?
              Non è stato il gesto stesso una sintesi drammatica di un appello alla conversione, cioè a girare lo sguardo su Cristo?

              Tua opinione personale, dai detto: in questo hai detto gusto: hai contrapposto la TUA opinione personale (che, scusa se sono brutalmente sincero, conta davvero poco) ad un gesto oggettivo di conversione che è stato chiaro per chiunque abbia gli occhi per vedere.

              1. E il bello è che l’hanno visto anche dei non credenti…

                «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo……..»
                Giovanni 9,41(part.)

        1. Alessandro

          @Filippo Maria

          Senta, polemista da quattro soldi, non ho tempo da perdere con le sue battutine idiote.

          Si svegli e studi l’abc del catechismo, del Magistero della Chiesa e della teologia speculativa su castigo, colpa, pena, giustizia, misericordia divina. Così forse comincerà a ragionare e smetterà di fare battutine insultanti, paragonandomi a un esponente dell’Isis.

          Lei è un idiota; se ne accorga, non ci infligga il castigo di doverla sopportare, e si converta. Non è mai troppo tardi (quasi mai troppo tardi).

          1. Alessandro

            Se, nel suo molesto obnubilamento mentale non le fosse chiaro

            1) l’Isis afferma che il castigo è per la distruzione e rovina irreversibile degli infedeli, e gode per questa rovina

            2) per l’ortodossa dottrina cattolica (non la fantateologia purtroppo largamente diffusa anche nella Chiesa), il castigo/punizione non è per la distruzione e la rovina del punito, non è la prova che Dio non è misericordioso (come taluni fantateologi opinano stoltamente, cercando invano di figurarsi un Dio che è misericordioso MA non punisce); tutt’altro: è necessaria per il ravvedimento, per la purificazione e quindi per la integrale salvezza (vita eterna sommamente, indicibilmente felice e gioiosa, e… già il centuplo quaggiù).
            La punizione è misercordiosa proprio perché è condizione per la piena integrale salvezza di chi aderisce a tale punizione associando l’annessa sofferenza alla personadi Cristo misericordiosissimo il quale, pur innocentissimo e quindi assolutamente immeritevole di qualsivoglia punizione e di scontare qualsivoglia espiazione, ha sofferto versando fino all’ultima goccia di sangue e fino alla morte in espiazione di tutti i peccati dell’umanità.

            Spero che le sia chiara la differenza tra 1 e 2.

            E spero che le sia chiaro che, con il mio precedente intervento (forzatamente breve, poiché è un commento su un blog, non un trattato di teodicea), ho solo invitato anzitutto me stesso a accogliere questa punizione come Dio vuole che si faccia, cioè come dono misericordioso per purificarsi e tornare alla salvifica amicizia con Lui.
            Ciascuno, nella propria coscienza (alla quale non posso né voglio sostiturmi), si esaminerà e valuterà davanti a Dio quale deve essere il suo modo personale di non vanificare questa punizione, cioè qual è il modo più spiritualmente risanante ed elevante per lui/lei di associare il proprio patimento alla Passione redentrice di Cristo.

            Altrimenti anche questa punizione misericordiosamente inflitta da Dio andrà sciupata, continueremo a trastullarci nella stolta convinzione che “tanto Dio è misercordioso, è ammmmore e quindi non castiga, non ci può fare la bua, perché è ammmmmore”, e continueremo a peccare come e più di prima, e per l’ennesima volta la grazia di Dio avrà bussato alla nostra porta e noi l’avremo tenuta fuori dall’uscio perché intenti ad almanaccare su “Dio che ci vuole bene e quindi non ci può fare la bua e quindi non ci può castigare perché ogni castigo porta con sé la bua” e via pargoleggiando (con il massimo rispetto per i pargoli, che queste cose le capiscono molto meglio degli adulti autoaccecatisi)

            Saluti

          2. Filippo Maria

            Che sono un’idiota ci può anche stare… ma questa gragnola di insulti che mi hai riservato la dice lunga. Quale profondissimo aspetto della fede cristiana ti fa sentire in diritto di rivolgerti in questi termini ad uno che non la pensa come te?

            Seguo Costanza fin dagli arbori… forse sono stato uno tra i primi in Italia ad invitarla a presentare il suo primo libro quando ancora in pochi la conoscevano. Ma adesso mi chiedo: che piega ha preso questo blog?
            In attesa di altre invettive io passo e chiudo! Non vi infliggerò il castigo di sopportarmi oltre. Proverò a convertirmi… ma sul serio!

            Buona continuazione.

            1. Alessandro

              Senta, lei mi ha pesantemente insultato, quindi adesso non si rifugi nel vittimismo ipocrita e mi risparmi lezioni di cristianesimo.

              Abbia la cortesia di chiedermi scusa.

              Quanto a me, le chiedo scusa per averle dato dell’idiota: mi correggo, non è un’idiota, ha detto idiozie offensive nei miei confronti e che oltretutto manifestavano palesemente che non ha fatto il minimo sforzo per capire il senso del mio intervento, e l’ha squalificato preventivamente. Se vuole obiettare, argomenti, eviti di insultare senza entrare nel merito.

              La chiudo qui, buona quaresima di conversione a me, a lei e a tutti, perché certissimamente ne abbiamo bisogno tutti, io per primo.

      1. Potremmo dire:

        «Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri; degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
        Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
        tutte le tue opere sono vere,
        rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
        Giusto è stato il tuo giudizio
        per quanto hai fatto ricadere su di noi
        e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
        Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo a causa dei nostri peccati, poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui, allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
        Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti, non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
        Ora quanto hai fatto ricadere su di noi, tutto ciò che ci hai fatto, l’hai fatto con retto giudizio:
        ci hai dato in potere dei nostri nemici,
        ingiusti, i peggiori fra gli empi,
        e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
        Ora non osiamo aprire la bocca:
        disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi, ai tuoi adoratori.
        Non ci abbandonare fino in fondo,
        per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
        non ritirare da noi la tua misericordia,
        per amore di Abramo tuo amico,
        di Isacco tuo servo, d’Israele tuo santo, ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
        la loro stirpe come le stelle del cielo,
        come la sabbia sulla spiaggia del mare.
        Ora invece, Signore, noi siamo diventati più piccoli di qualunque altra nazione, ora siamo umiliati per tutta la terra a causa dei nostri peccati.
        Ora non abbiamo più né principe,
        né capo, né profeta, né olocausto,
        né sacrificio, né oblazione, né incenso,
        né luogo per presentarti le primizie
        e trovar misericordia.
        Potessimo esser accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato,
        come olocausti di montoni e di tori,
        come migliaia di grassi agnelli.
        Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito,
        perché non c’è confusione per coloro che confidano in te».

        Dal libro di Daniele cap 3

        1. Alessandro

          Perfetto @Bariom, citazione scritturistica pertinentissima e illuminante che chiarisce molto più di 100.000 mie parole ed interventi che cos’è la giustizia divina, che cos’è la misericordia divina, e come una coscienza autenticamente credente deve porsi davanti alla manifestazione della giustizia e della misericordia dell’Altissimo.

          Grazie davvero!

          1. D’altronde tutta la Storia della Salvezza racchiusa nell’Antico Testamento è e rimane Parola di Dio VERA e SEMPRE attuale.
            Attuale per ogni Uomo, ma credo sarebbe errato pensare non lo sia per “le Nazioni”, perché la Storia della Salvezza prosegue e proseguirà sino alla Parusia.

            La Storia della Salvezza è un continuo a partire da Noè e il Diluvio (e meno male che il Signore a posto in cielo l’arcobaleno 😉), di richiami molto seri e anche duri – duri in relazione alla dura cervice dell’Uomo – perché l’Umanità si converta a Dio.
            La venuta di Cristo, che ci apre una speranza che non avevamo, che ci ha donato la Chiesa, strumento e sacramento di Salvezza, Luce per le Nazioni, non modifica sostanzialmente l’intervento di Dio nella Storia, né la venuta di Cristo, può smentire o sostanzialmente modificare l’agire di Dio Padre.
            D’altronde basta andare all’Apocalisse per rendersi conto che anche gli Ultimi Tempi non saranno proprio una “passeggiata”…

            Sono questi gli Ultimi Tempi? Questo non mi azzardo minimamente a dirlo, ma che questa pandemia rientri nella Storia di Salvezza, nell’agire Misericordioso di Dio verso l’Uomo, questo lo penso.

            Mi sbilancio invece in una diversa profezia… per come stanno andando le cose e se (Dio non voglia) i tempi ancora non fossero brevi, anche la tanto osannata Europa – e io non sono affatto anti-europeista per preconcetto – vedrà il suo dissolversi.
            D’altronde ha misconosciuto il suo retaggio giudaico-cristiano, ha posto come unica stella polare l’Euro, ha messo in campo politiche abominevoli rispetto li (vero) bene dell’Uomo.

            Anche lo sperato “bene” che doveva venire secondo taluni da una “gestione al femminile”, come se tale questione di genere fosse ipso-facto garanzia di chissà quale positiva rivoluzione, mostra le sue franose basi.
            Perché in questo sì il “cuore dell’Uomo (maschio e femmina) non conosce diversità di “genere”.

            1. Alessandro

              @Bariom

              Sì, concordo.

              Oso anch’io “profetizzare” che QUESTA Europa, tronfiamente costruita sul nulla (anzi, peggio. sulla smaccata offesa a Dio e al reale bene comune), sia giunta ingloriosamente ai titoli di coda, come non può non accadere a ciò che poggia sul nulla.

I commenti sono chiusi.