L’obbedienza alla realtà è la cosa che ci salva

di Costanza Miriano

Lunedì 20 gennaio era il blue monday, festività fondamentale della liturgia occidentale del nulla, che ricorda come, passata la spinta propulsiva delle vacanze, svanito l’effetto delle feste natalizie, non rimarrebbe che lo squallido grigiore feriale, nel quale si dovrà tenere duro fino alla prossima pausa. La cosa, secondo gli studi, precipiterebbe una grande quantità di gente in una sorta di tristezza, quando non di depressione.

Devo essere fatta strana, perché io amo i lunedì, le vacanze mi stancano tantissimo, e delle feste natalizie mi piace solo la liturgia. E non è perché adesso sono un’antipatica, iperattiva madre di famiglia: era così sin da piccola, non mi piaceva partire per le vacanze, non mi piaceva il complesso del pacchetto natalizio (regali a parte, quelli ovviamente sempre!). Mi mette allegria il quaderno nuovo, l’astuccio pieno di matite da consumare, la pagina nuova dell’agenda. Mi appassiona fare le cose quotidiane, mi piace ricominciarle, anche quando sono faticose (secondo i miei figli in realtà mi piace soprattutto quando sono faticose, ed è per questo che quando li vedo troppo rilassati li guardo con occhiate tipo “vai a fare qualcosa che non ti piace, soffrire tempra il carattere”, che quando mi imitano sostengono essere la mia frase ricorrente). E’ vero, c’è forse in me, sopito- ma manco tanto – un incursore della Marina, un tenente pazzo che ritiene disdicevole sedersi, che alle due di notte di solito è indeciso se piegare panni o scrivere, perché riposare è una roba da donnicciole. E questa è una patologia che diagnosticherà con maggiore precisione il figlio psichiatra (probabilmente si voterà ad aiutare i bambini che hanno avuto un’infanzia difficile come la sua). Però, patologia a parte, ammettendo la mia antipatia, non va tanto bene che si viva in questa costante attesa di smettere di fare quello che siamo chiamati a fare, un costante desiderio di scappare da dove Dio ci chiama a stare.

–        Mamma, dimmi perché non dovrei essere triste, domattina alle sette, alzandomi per andare a scuola.

–        Nooo, ti prego non le fare queste domande! Mo’ ricomincia: hai due braccia, due gambe, Pollyanna. Non je la posso fa’, te prego. Spegni la luce e mandala via dalla camera.

Va bene, ragazze, non ve la faccio la predica, però io vi dico che se uno sa di essere amato da Dio, di essere stato chiamato all’esistenza dal nulla, di essere stato intessuto nella pancia della mamma… come fa a essere triste?

Eppure è vero, la tristezza (e patologie psichiatriche di ogni tipo) sono la malattia più diffusa in Occidente. Non per niente tutti gli slogan motivazionali, i meme, i Keep calm and… (chi è il genio che ha brevettato il marchio?). Anzi, sembra che a giudicare dai profili social tutti dichiarino una grande allegria, realizzazione, sembriamo tutti smartissimi e con la situazione bene in pugno. Invece la realtà, a giudicare dalle facce che si vedono per strada e anche dalle statistiche, è diversa. La tristezza può assalire tutti, ed è normale. Accogliere la tristezza, non fingere che non ci sia, è sacrosanto.

Però, noi che crediamo in Dio – a differenza della stragrande maggioranza di quelli che ci stanno intorno – noi sappiamo che c’è una ragione molto seria per non essere tristi. La nostra vita ha senso, anche quando c’è il dolore, che è un mistero, e davanti al quale non si può osare di dire parole stupidamente consolanti, a buon mercato. Se ti muore un figlio, solo una grazia ti può salvare dal morire di dolore. Eppure, eppure noi sappiamo che Dio è Padre, e fa bene tutte le cose. Che Lui, addirittura, ha sacrificato suo figlio per noi. Che siamo salvati. Che possiamo diventare figli di Dio. Noi che abbiamo ricevuto il battesimo e cerchiamo di viverlo, sappiamo che la nostra ombra è sempre più piccola di noi.

Noi sappiamo che l’obbedienza alla realtà è la cosa che ci salva, come infatti ci ricordava la lettura della Liturgia del giorno del blue monday: obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è più del grasso degli arieti (c’è della gente che ci ha scritto un libro su, per dire). Stare con gratitudine nella realtà in cui Dio ci ha messi, senza acconsentire alle fantasie, ai pensieri stupidi che ci suggeriscono che sarebbe stato meglio se, che la nostra vita sarebbe più facile se, che avremmo meritato qualcosa di diverso, che avremmo fatto meglio se fossimo stati messi in condizione di. Non è essere stoici, neppure pelagiani, è avere la certezza di essere figli amati da un Padre che ci dà tutto quello che ci serve per essere santi, che è la nostra felicità. Questo mondo è giusto per noi, questa Chiesa va bene così: noi dobbiamo diventare santi in queste precise condizioni, con questa moglie e questi figli e questo lavoro e questa famiglia di origine, in questo mondo assurdo. E se non ci diventiamo non è colpa delle condizioni, della mia storia familiare, del fatto che non ho una comunità, che ce l’ho è ma sbagliata. E’ solo perché non preghiamo abbastanza per avere lo Spirito Santo, che ci faccia santi. E’ solo perché non facciamo una testa così a Dio perché ci renda santi.

 

 

19 pensieri su “L’obbedienza alla realtà è la cosa che ci salva

  1. Domenico Carlucci

    L’obbedienza alla realtà ci salva. È proprio così. “Nella legge del Signore è la mia letizia…”, dice l’inizio dei Salmi. “Sono venuto per dare compimento…” dice Gesù. Oggi che l’idea di salvezza ha assunto, anche in gran parte della Chiesa, purtroppo, un senso psicologico e sociologico, non più di “… Verità che rende liberi…” facendo bene le cose quotidiane.
    Bell’articolo. Brava!

  2. Rosalba

    Parole sante, Costanza, nelle quali mi rispecchio. Che piacere leggere concetti intelligenti e fuori dai soliti tristissimi e confondenti schemi che ogni giorno ci vengono riproposti da ogni parte, soprattutto a noi donne e madri.
    Sono convinta che disperarsi ed anelare al cambiamento quando non se ne hanno gli strumenti non è cosa buona, accettare e pregare è la via migliore, forse l’unica, per la serenità.
    Ti auguro un bellissimo mercoledì.
    Rosalba

  3. dariomanarayahooit

    Grazie Costanza mi sono appena iscritto al blog dopo avere ascoltato un paio di tue conferenze su youtube, e non posso crederci che ci sia ancora qualcuno che la pensa così, non solo nel mondo ma anche nella Chiesa. Si sente sempre dire che il mondo in cui viviamo fa schifo, sempre peggio, che non c’è più speranza per i giovani etc., Tutto questo sarà in parte anche vero, ma noi non crediamo, non possiamo credere che la situazione sfugga di mano a Dio, che questa realtà assurda e ferita non possa diventare oggi stesso la più meravigliosa che ci sia per chiunque decida di abbandonarsi e di aderire al Suo progetto d’amore. Ce l’hanno fatta persone internate nei campi di concentramento, o perseguitate in ogni modo, malati terminali etc. che razza discuse possiamo trovare noi oggi? Grazie e buona giornata
    Dario

  4. Giovanna

    Grazie Costanza, per dire parole vere dalle quali fuggiamo non volendole ascoltare, figuriamoci metterle in pratica. E vquanto è bello quando non ci sentiamo più orfani di un Padre e riusciamo a rendere grazie per i dono ricevuti, riconoscendoli come tali e non come impedimenti alla propria personale (quindi egoistica) realizzazione.
    Oggi queste parole servivano proprio anche per me.

  5. Marco

    Forse esagero, ma lamentarsi di quello che si ha, del posto che Dio ci ha assegnato, del fatto che le cose vanno in un modo che a volte non ci piace, e sottintendere (forse neanche troppo velatamente) che noi preferiremmo altro, avremmo fatto altrimenti, rasenta la bestemmia. E’ pretendere di mettersi al posto Suo e dire “io avrei fatto diversamente, avrei fatto meglio!”
    L’abbandono totale a Lui, invece, significa accettare tutto con la certezza che Lui ci ama infinitamente più di quanto riusciamo a immaginare e tutto ha la sua ragione di essere anche se noi non la comprendiamo.

    1. Marina Umbra

      Carissima Costanza questo è stato l’argomento della Confessione da cui sono appena uscita!! La più grande povertà e proprio non vedere non capire e dire “Va bene così Dio mio!!” infatti il peccato di Eva era il possesso della propria vita ma noi stiamo stati comprati a caro prezzo.. La vita non è più nostra…

  6. Maisenzaluce

    Brava Costanza… questo scritto giunge al punto giusto della mia giornata … quello in cui vorrei staccarmi dalla croce . Questa mattina ho detto al Signore “riempirmi di Spirito Santo, così da poter passare al tuo fianco questa notte buia “.

  7. Flavio

    Obbedire significa aderire a qualcosa di più grande.
    Grazie Costanza per le cose che scrivi !

  8. Marie Rose Maciejasz

    Ascoltare e obbedire, porta sempre bene.
    Non nascondo che io sono anche un po ribella….questo quando vedo l’ingiustizia….

    Grazie Costanza.

  9. Simonetta

    ‘… festività fondamentale della liturgia occidentale del nulla…’ mi sono messa a ridere…poi il ‘keep calm…’, allora non sono l’unica a cui sta sui nervi. Cara Costanza i tuoi pensieri sono i miei e quelli di tanti Cristiani, ed è bello sostenerci a vicenda ricordandoci di quello che conta.

  10. Giulio Menichini

    Grazie Costanza, straordinaria come sempre la tua capacità di penetrare la consistenza della realtà. Le tue parole mi hanno fatto venire in mente la preghiera di don Giussani che riporto di seguito e che ripeto nei momenti di difficoltà. Ti abbraccio. Le due grazie che il Signore dona sono:
    la tristezza e la stanchezza.
    La tristezza perché mi obbliga alla memoria
    E la stanchezza mi obbliga alle ragioni del perché faccio le cose.

    Fa’ o Dio che una positività totale guidi il mio animo,
    in qualsiasi condizione mi trovi,
    qualunque rimorso abbia,
    qualunque ingiustizia senta pesare su di me,
    qualunque oscurità mi circondi,
    qualunque inimicizia, qualunque morte mi assalga,
    perché Tu che hai fatto tutti gli esseri sei per il bene,
    Tu sei l’ipotesi positiva su tutto ciò che io vivo.

    (Don Giussani)

  11. Raffaella

    Si, è umano, a volte si vorrebbe scappare, ma OBBEDIRE ALLA REALTA’ E’ MEGLIO. Quanto è utile che ce lo diciamo e siamo insieme! GRAZIE DAVVERO! Raffaella e Ciro

  12. Pingback: Anche il grigiore della quotidianità è via di vera santità

  13. Condividiamo quanto scritto. La realtà va accettata e vissuta per quella che è. Ci son le debolezze ed il rifiuto di erte situazioni è innegabile ma Gesù stesso nell’orto del Getsmani pregava per accettare la volontà di Dio. Il paragone è forse azzardato ma Gesù è il nostro modello al quale tendere. Certo, fare un lavoro che piace aiuta. Mettersi nelle condizioni di realizzare la propria vocazione rende tutto più facile, ma in ogni realtà ci sono le difficoltà. Che ha fatto Gesù? Si eè circondato di apostoli in modo da poter vivere la sua realtà nelle relazioni con gli altri. E, si noti, gli altri, non sempre sono i migliori (Giuda l’ha tradito, Pietro c’ha messo un bel po’ per comprenderlo, rinnegandolo pure, …)
    Questo può aiutarci a vivere la realtà: curare, coltivare, le relazioni con le persone accanto, anche quelle sono una realtà che non sempre ci scegliamo. Grazie Costanza

  14. Nicola62

    Da un po’ di anni, seguendo quel poco che credo di aver imparato in 30 di cammino in Comunione e Liberazione, inizio la giornata facendo memoria del Vangelo di Matteo 26,39: “Non la mia, ma la Tua volontà sia fatta”, mi aiuta a mettere da parte i miei egoismi ed affrontare la realtà per quella che è. Assecondando quanto il Signore mi chiama a fare, soprattutto quando non mi piace. Non sempre ci riesco, ma quando avviene ne sono verament felice. E’ quanto hai descritto in questo articolo, per quella che può essere la mia esperienza è proprio così, grazie Costanza.

  15. roberto

    La tristezza va via con Lui con la fede in Gesù, nostro vero liberatore dai nostri affanni quotidiani.In Etiopia i bambini fanno chilometri per andare a scuola ma ti salutano con allegria pur avendo il peso delle cartelle sulle spalle.Io penso che il nostro star troppo bene ci faccia peggio.

  16. Saverio Di Giorgio

    Buongiorno Costanza… mi chiamo Saverio e sono un “provetto” teatrante. Mi piacerebbe invitarti, venerdì 31 gennaio prossimo, alle ore 21, al teatro della parrocchia San Ponziano di Roma (zona Talenti) per una commedia sulla vita che metto in scena in favore del CAV di Roma Talenti. Mi piacerebbe molto salutarti alla fine dello spettacolo. Comunque sia, buon tutto!

  17. francesca

    E chi glielo dice, adesso, a quelli del Vaticano, tutti impegnati a studiare il burn out delle suore? 😂😂😂

  18. Aura Daffina'

    Ciao, sono Aura del don Orione. Scrivo perché questa sera e domani alle 19 diremo un rosario per Mara, la ragazza che gestisce il bar del don Orione. Un mese fa ha avuto 3 aneurisma cerebrali. Da poco ha rispetto gli occhi Per chi potesse partecipare e comunque se fosse possibile dirlo anche a Costanza, e comunque farlo girare. Anche per unirsi alla preghiera. Grazie. Aura

    Il mer 22 gen 2020, 10:28 il blog di Costanza Miriano ha scritto:

    > Costanza Miriano posted: ” di Costanza Miriano Lunedì 20 gennaio era il > blue monday, festività fondamentale della liturgia occidentale del nulla, > che ricorda come, passata la spinta propulsiva delle vacanze, svanito > l’effetto delle feste natalizie, non rimarrebbe che lo squa” >

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