Il cattolico errante e la ricerca della liturgia perduta

di Aldo Maria Valli

Sto notando, tra i credenti, il diffondersi di un fenomeno nuovo. O, meglio, di una nuova figura. Lo chiamerei il «cattolico errante».

Si tratta di un bravo cattolico, un po’ di tutte le età e le condizioni sociali, che vaga di chiesa in chiesa, di parrocchia in parrocchia. Perché lo fa? Perché, stanco di liturgie sciatte e di chiese brutte, di preti iperattivi o apatici, di parrocchiani sovreccitati o depressi, cerca una chiesa che sia semplicemente normale, con un prete che sia semplicemente prete, una liturgia semplicemente dignitosa, un edificio semplicemente rispettoso del sacro, fedeli semplicemente beneducati.

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30 pensieri su “Il cattolico errante e la ricerca della liturgia perduta

  1. Cla

    Il tuo cattolico errante mi sembra così diverso da Gesù Cristo…che invece di far valere i suoi diritti ha accolto la persecuzione compresa quella dei “suoi”…che ha predicato l amore al nemico..compiendolo fino a morire per esso…..
    Il tuo cattolico errante cerca la pace ..lo star bene…l efficenza..ma dove potrà mai sperimentare la Grazia se nessuno lo disturba e tutto è al suo posto..
    Io frequento una chiesa dove gli impianti non funzionano mai..spesso il prete si adira e strilla pure…dove i parrocchiani sono tanti e spesso chiassosi e maleducati o delle volte pomposi e protagonisti…e questo è stato per me il meglio che Dio potesse regalarmi…senza questi “fastidi” non avrei mai potuto vedere la mia natura così egoista che non ama nessuno se non ci si mette Dio a insegnarmelo con pazienza…non avrei mai potuto vedere che l amore al nemico predicato nel vangelo è possibile perche l ho visto con i miei occhi..proprio qui nella mia chiesa scalcinata fatta di persone che vengono da ogni dove che spesso non sanno nemmeno leggere adeguatamente le letture …e che nervi mi vengono!!..ma che ricchezza sono per me! Penso che il cattolico errante dovrebbe essere quello che “erra” per annunciare il vangelo…cercando la scomodità e la persecuzione …proprio come il figlio dell uomo che non ha dove posare il capo!.

  2. Ma il “cattolico errante” caro Aldo Maria, dimentica una cosa…

    Che non a caso appartiene ad una Parrocchia (solitamente, ordinariamente, non a caso, ha una corrispondenza con la sua appartenenza “territoriale”), quindi questo “errare”, per quanto mosso apparentemente da buoni sentimenti e una ricerca del “meglio”, contraddice e mina il suo appartenere ad una Comunità.

    Una comunità con cui crescere e maturare, scontrarsi e litigare se serve… come nelle migliori Famiglie.
    Far valere le proprie ragioni, soprattutto se poggiano su solide basi, ma saper ascoltare anche quelle altrui… scontrarsi come ho detto, ma poi fare Pace, la Pace che viene da Cristo, la Pace con cui essere con il Fratello (compreso il Fratello-Ministro-Sacerdote che è il proprio Parroco), perché forse il Signore ci ha posti proprio lì, nella più scalcagnata della Parrocchia perché qualcosa cambi in noi e magari, tramite noi, nella Parrocchia stessa.

    Perché questo continuo “errare”, sinché si trova la Liturgia che “ci piace” (in Latino o meno che sia) è una diversa ma non meno subdola forma di personalismo, di protagonismo, di individualismo e ho qualche dubbio che non si intraprendano le possibili, dovute strade rispetto la Gerarchia solo perché si è di “animo generoso”.
    Se lo si fosse, si seguirebbe questa ed altre strade, ma non si volgerebbero le spalle alla propria Parrocchia.
    In Famiglia, in una vera Comunità, ci si rimbocca le maniche, ci si mette la faccia e ci si spende per gli altri, perché “il meglio” sia per tutti (e quando serve si manda giù anche qualche amaro boccone).

    Diversamente, scegliere di divenire “erranti”, ci trasforma in quello che la maggior parte di noi oggi si rischia di essere: “fruitori del Culto”.
    Con infinita scelta di orari di Messe (anche troppe con la penuria di preti), di modi e di gusti per un Celebrante piuttosto che un altro (come se il Mistero e la ricchezza del Sacrificio Eucaristico potesse da questi o quello, più o meno “santo” ai nostri occhi, venir sminuito o arricchito).

    Sarebbe terapeutico e formativo trovarsi per un po’ a vivere in luoghi dove se siamo fortunati abbiamo una Eucaristia al mese, dove magari fare 20-30 km a piedi per arrivarci (vorrei vedere quanti “erranti” o stanziali che siamo, qui nel paese del tutto pronto e non un minuto prima o dopo e non più lungo di un minuto in più, ci faremmo ‘ste passeggiate…).
    E dove il prete bello brutto, colto o ignorante che sia, è visto come una benedizione, una provvidenza e basta, perché forse avrà anche tempo per confessarti e di certo ti porta di che alimentare la nostra anima che langue.

    Perché l’Eucarestia, la Liturgia ci è necessaria ed è giusto e sacrosanto volerne vivere una “bella” e “sacra”, ma ciò che conta perché questo mondo si converta o finisca in una baratro, è che chi di Liturgia sa poco o nulla, veda come in quella Parrocchia, in quella Comunità, i Fratelli si amano!
    Un amore che certo viene da Dio e da tutto ciò che comporta il vivere Cristiano (Liturgia compresa), ma che non si può manifestare in una realtà fatta di “erranti” o di gruppi di singoli erranti che hanno trovato la Liturgia che più gli si confà, perché la vera Comunione tra i Fratelli, si manifesta all’uscita della Liturgia, nel Santo vivere feriale, in un tessuto parrocchiale che è il luogo in cui i credenti e i non-credenti vivono e i primi sono segno per i secondi.

    Poi, per Grazia Divina, non vi è solo questa strada, ma questa strada ordinaria cerchiamo di non perderla di vista.

    1. giovi

      Secondo me, lo spirito dell’autore non è quello cui state reagendo. Non si può negare , infatti, che i problemi evidenziati siano presenti in tante parrocchie : non sono problemi di accettare un difetto o una altro del prete o della comunità parrocchiale, capirai, per un’estimatrice come me dei romanzi di Bruce Marshall, non mi darei pensiero.
      Invece, si tratta di un andazzo che si può e si deve correggere, che respinge e allontana non chi cerca una perfezione formale, ma chi cerca una presenza misteriosa.
      Non so, forse anche io sono stata un pochino errante, ma devo dire che dopo il lunghi anni in cui i nostri figli erano impegnati col catechismo in parrocchia ( e anche sul catechismo, quante cose ci sarebbero da dire, si è sentito di tutto e di più , tra catechiste misticheggianti e menefreghiste , ma questa è un’altra storia ) e in cui abbiamo frequentato la Santa Messa in parrocchia, tra battimani, ostentazioni e chiacchiericci vari, ora andiamo in cattedrale, dove è tutta
      un’ altra storia.
      Non si pensi a chissà quale rigore o coro gregoriano, ma direi che il canto non sguaiato , accompagnato dall’organo e, a volte, da un violino, la bellezza incredibile, ma senza orpelli , della chiesa gotica, l’attenzione e la partecipazione dei fedeli, il celebrante che non coglie occasione per sbacchettare, ma ci introduce ogni domenica nelle letture con semplicità e partecipazione , sono un aiuto in più nel vivere la Santa Messa.
      Capisco poi l’obiezione di Bariom alla possibile mancanza di una comunità che ti sostenga nel quotidiano, ma una comunità si può formare comunque ,nel tempo, sia perché , come nel nostro caso, nella settimana si partecipa di realtà ecclesiali non parrocchiali.
      E i nostri figli, più o meno adolescenti, che ogni domenica erano recalcitranti , come tanti loro coetanei che purtroppo hanno lasciato poi la pratica religiosa, hanno riscoperto la bellezza, e l’indispensabilità per la vita , della funzione domenicale, anteponendola a qualsiasi altro impegno con amici o cose da fare.
      In ogni caso, penso si possa cogliere positivamente,senza arroccarsi in difesa dell’indifendibile sciatteria di tante messe, come un invito ad una liturgia bella anche in parrocchia, questo richiamo del giornalista, piuttosto che come un invito ad abbandonare la parrocchia, abbandono presentato come extrema ratio, mi pare.

      1. @Giovi, qui non è questione di interpretazione dello spirito, né avvallo (che sarebbe miope e autolesionista) della sciatteria – quando non peggio – di talune celebrazioni, ma, almeno per parte mia, il sottolineare che non è certo il rimedio la ricerca della Liturgia “che mi piace”.

        L’articolo certo parte dagli “erranti” per sottolineare altro, ma di fatto giustifica questa scelta e non eccenna a nessun possibile implicazione negativa di tale scelta.

        Da alcuni commenti poi, si comprende come il problema è spesso del nostro cuore, che impegnato anche durante la Celebrazione a soppesare questi o quelli, a indignarsi per questo o quello, mostra la sua incapacita a cencentrarsi sul cuore della “enormità” di ciò che sta avvenendo per noi e per tutti (o per molti se si preferisce) durante la Santa Messa.
        Incapacità del tutto umana con la quale anch’io combatto il più delle volte.
        Ma un conto e vedere prima di tutto il proprio limite e un altro e continuamente vederlo in ciò che mi sta attorno che mi impedirebbe di vivere pienamente il Rito.

        Credo di non sbagliare dicendo che un “errante”, tornerà tale alla prossima digressione (vera o presunta) che dovesse verificarsi nella agognata “situazione ideale” (o classicamente al prossimo scontro con il prete di tutrno…).

        1. giovi

          Può darsi, Bariom, ma a me sembra che l’errante descritto qua sopra, non sia un rompiscatole pretenzioso, ma un fedele semplice che non si ritrova in veri e propri abusi liturgici.
          Ma, forse, come si legge la cosa, dipende dalla propria esperienza, magari nella tua parrocchia sono si fanno applausi ad ogni piè sospinto, non si comincia la Messa in regolare ritardo, anche di 20 minuti, perché il parroco ha da parlare con quello e quell’altro, non si permette un chiacchiericcio di sottofondo costante, che riguarda fedeli di ogni età, non si cantano sempre gli stessi quattro canti con schitarramento , melensi e urlati ( sembra un controsenso, ma ti assicuro che possono essere melensi e urlati in contemporanea ! ), ecco, forse per questo non empatizzi col bisogno di una liturgia “che piace”, che piuttosto chiamerei bisogno di una liturgia cattolica !

          1. Io non mi figuro l’ “errante” come “rompiscatole pretenzioso”.

            Per quanto riguarda il riportare tutto sempre solo alle esperienze personali (cosa che varrebbe ancor di più per gli “erranti”), sbagli nel pensare che io viva in un’isola felice (è un ritornello che spesso qui viene ripetuto) e che non conosca più di una realtà…. e l’empatia non centra nulla.

            Ma qui chiudo, io ho detto come la penso e ribadisco, il concetto di Comunità, come corpo, come famiglia è importante e forse il Signore ci chiama a lavorare dall’interno (oltre che all’interno di noi stessi) della realtà che ci pone davanti.
            Cercare sempre altrove, quando una situazione non ci quadra è più una fuga che altro.

            Chiaro che tutti vorremmo la “liturgia perfetta” (su cosa possa essere vi sono diverse variabili), ma la Liturgia non “cala dall’alto” preconfezionata e per lo più rispecchia (ahinoi potremmo dire) tutto il vivere di una singola comunità, seppur con responsabilità diverse dei singoli.

            1. giovi

              “Cercare sempre altrove, quando una situazione non ci quadra è più una fuga che altro”
              Ecco, credo che questa frase non descriva affatto la situazione esposta nell’articolo, questa frase riguarda atteggiamenti di fuga discutibili, in generale, ma non la situazione esposta nell’articolo, che è piuttosto argomentata e delimitata ad una situazione particolare della liturgia di oggi, che non si vuole “perfetta”, ma semplicemente “dignitosa”.
              Cioè, la tentazione della fuga davanti a situazioni che non ci quadrano è un conto, ma stigmatizzare deviazioni così palesemente inopportune, è un altro.
              Nel mio caso ( mi spiace, io mi baso molto sulla mia esperienza personale ), cosa avrei dovuto fare ?
              Piantare una grana che non finiva più ( curiosamente, sono proprio le comunità che trattano male la liturgia ad essere poco attenti ai fratelli, piuttosto che il contrario, come adombri ! ), costringere i figli riluttanti ogni domenica di più ad andare a Messa lì, discutere con mio marito che già mordeva il freno durante il periodo del catechismo, distrarmi io stessa sempre di più per i motivi già detti…?
              No, cambiare luogo è stata la scelta più conveniente sotto tutti i punti di vista e il fatto che la mia non sembri una scelta isolata ( immagino che il fenomeno sia stato sempre presente, in una certa percentuale ) ma un trend in ascesa, riferito essenzialmente a celebrazioni del tipo descritto ( mi pare non accada il contrario, che uno si stanchi di una liturgia dignitosa), non a una generica fuga dalle difficoltà, sarà motivo di riflessione, prima o poi.
              Ciao, Bariom, buona domenica , è stato un piacere discutere con una persona che ci crede !

              1. Altrettanto per me. (Non entro nelle questioni personali, avrai certo agito per il meglio con il discernimento che il Signore ti ha dato).

    2. Franci

      @Bariom.
      Concordo . La “mia” parrocchia è invasa da un gruppo ecclesiale cattolico “errante” (i cui componenti sono in maggioranza provenienti da altre parrocchie, anche piuttosto lontane) che si è appropriato di locali parrocchiali (adeguati alla propria celebrazione eucaristica) nonché della liturgia della veglia pasquale nella quale non hanno spazio i “legittimi” parrocchiani e alla quale impongono canti, modalità celebrative, eccetera (questo eccetera comprende il via-vai al bagno di bambini e adulti).

      A causa di questa situazione i legittimi parrocchiani sono diventati essi stessi “cattolici erranti” alla ricerca di un pò di serenità liturgica… e di cattolicità, di sacralità, di spazio per approfondimento della fede… e di un pò di silenzio, di meno “urli” durante la Messa.
      Insomma ecco: io credo di aver capito che Aldo Maria Valli si stava riferendo a questi ultimi erranti.
      Le parrocchie problematiche non sono per tutti. Ad esempio io mi ci trovo benissimo in quanto è piaciuto a Dio donarmi una Fede forte… ed è proprio grazie a questa Fede che comprendo gli “erranti”. Io sto bene sia nelle parrocchie che “infondono” serenità sia in quelle dove la serenità è in Croce… ma davvero capisco chi cerca una “chiesa normale”, come dice Valli.
      Personalmente sono poi anche errante, a volte, e lo faccio per ammirare la meravigliosa varietà cattolica, per visitare amici di altre parrocchie, per incontrare confessori non frettolosi e/o conoscitori della dottrina cattolica con cui parlare a fondo.

      P.s. io e te ci conosciamo già Bariom, quindi puoi comprendere forse meglio di altri il mio commento. Ciao.

  3. Maria elena

    Questo Signore, che si lamenta tanto anche giustamente, soggettivamente parlando, in alcuni punti condivido in pieno, strumentalizza a proprio piacimento Ratzinger e auspica una chiesa faisaica, secondo me.
    La misericordia e lo Spirito Santo, l’obbedienza, come sottomissione libera, il considerare gli altri superiori a sé, l’autorità di Cristo che ritroviamo in slvcube persone, elementi fondamentali, tra tanti altri non citati, della Chiesa sposa di Cristo, fatta bella e immacolata da lui, non dai pugni e dai gomiti sei cattolici erranti.

    1. Gian Piero

      Dobbiamo partire dal punto di vista che laSanta Messa domenicale e’il culto dovuto a Dio,e’ l’adorazione di Dio ,nonl’adorazione di se’stessi e della comunita’parrocchiale. Quando le celebrazioni liturgiche hanno perso ogni sacralita’ogni rispetto di Dio, non non sono piu’il genuino culto di Dio,ma sono diventate qualcosa d’altro,di diverso,sia nei fini che nei mezzi,,il fedele ha non solo il diritto ma il.dovere di cercare una chiesa dove la celebrazione eucaristica sia fatta col dovuto culto a Dio e non trasformata VOLUTAMENTEin uno show del prete,in uno spettacolo,o in un comizio del prete,o in una seduta di psicoterapeutica di gruppo.
      Ero un cattolico errante ,adesso ho trovato una chiesa dove la Santa Messa e’celebrata col dovuto rispetto e devozione e dove Dio e’messo al primo posto. NON MIsento incolpa per aver abbandonato la mia parrocchia ove gli abusi liturgici erano diventati insopportabili e che gia’ha fatto tanto danno non solo ame ma anche ad altri.Io ho cercato una Santa Messa celebrata con rispetto,molti altri hanno smesso semplicemente di andare a Messa.
      Non dimentichiamo il motivo per cui andiamo alla Messa l a domenica,che non e’quello di sentirci buoni e bravi,di compiere un dovere di rivendicare una appartenenza ad un gruppo,di soffrire sotto orribili e stonati canti per puro masochismo.
      Offriamo penitenze e mortificazipni in altro modo,sopportiamo lepersone moleste nela vita quotidiana,ma non ha senso soffrire continuando ad andare a celebrazioni eucaristiche che offendonil
      Signore.

      1. Gian Piero

        Il grande filosofo ortodosso Pavel Florenskj nella sua monumentale opera “La filosofia del culto” intitola il.primo capitolo Il Timore di Dio.
        E spiega che il santo timore di Dio e’alla base di ogni liturgia:la banalizzazione,l’improvvisazione,la mancanza di testi e gesti ripetuti ed immutabili,rende una celebrazione dove manchi il timor di Dio vuota e priva di spiritualita’.
        Per questo oggi le chiese cattoliche sono vuote mentre quelle ortodosse sono piene di fedeli.L’uomo ha bisogno di rendere culto a Dio,ma deve farlo coi dovuti modi,coi dovuti gesti.La Sacra Liturgia non e’un insieme di forme e orpelli.che celano il.vero significato della fede, c ome pensano.molti.La Sacra Liturgia e’la fede,e’il nocciolo piu’profondo della fede.E infatti se si tocca la Liturgia,la si deterpa,la si desacraluzza , la si svuota,viene giu’tutto.Come sta succedendosotto i nostri occhi.Solo i ciechi o gli accecati non si accorgono che la crisi della Chiesa nel nostro tempo e’dovuta alla crisi del culto di Dio.

      2. Procopio

        Mi ritrovo in quello che affermi. Sono abbastanza stanco di questa cultura protestante che ha, a mio avviso, qualche legame con la loro iconoclastia. Ho sempre odiato, sin da piccolo, quelle chiese anni settanta ottanta che parevano la stessa fabbrica dove nei giorni feriali si lavorava. Come a dire tu, anche la Domenica, non ti puoi permettere altro che il brutto. Concetto totalmente opposto, tra l’altro alla cultura Cristiana antecedente alla fine degli anni 60 dove il Bello era, anche nella liturgia, fruito da tutti.
        Il Bello e’ importante per gli uomini ed effetto del celebrare degnamente la vita propria e della comunita’ in Cristo. Qui c’entra molto il Parroco che non riesce a far comprendere tutto cio’ alla Parrocchia perche’ in primo luogo, non l’ha compreso lui stesso.

    2. Rosanna

      Nella mia parrocchia, come in tante altre, si sono avvicendati, negli anni, parroci, preti dell’Oratorio, suore. Mi sono sempre chiesta perche’ alcuni fedeli si sono strappati le vesti per il naturale avvicendamento, fino al punto di lasciare la propria parrocchia per seguire il sacerdote nella sua nuova destinazione. Tra conoscenti ho sentito lamentele feroci, sulle prediche, sulle messe troppo lunghe, troppo corte, per l’accompagnamento musicale e via di questo passo. Inevitabile, quindi, la ricerca della liturgia ad hoc. A mia figlia , cresciuta in oratorio, ho sempre detto che non è’ il prete di turno che ti tiene legato alla chiesa, ma è’ qualcuno che rimarrà sempre con noi, che non ci abbandona , che si fa presenza viva , puo’ capitare che lo faccia attraverso le mani del più derelitto dei sacerdoti, ma in quel momento quelle mani sono sante a prescindere.
      Non abbandoniamo le nostre comunità, scontriamoci, discutiamo, mandiamo giù qualche boccone amaro ( come succede in tutte le famiglie) ma rimaniamo aperti al dialogo, all’accoglienza. Rimaniamo vicini ai sacerdoti che il Signore ha messo nel nostro cammino, grandi teologi o semplici preti di periferia.

  4. Giov

    Io non so quanti di voi, trovandosi in una parrocchia dove si fanno le aperimesse, si va in bicicletta sotto l’altare, e si dà l’Eucaristia a ragazzine in shorts e canotta, non diventerebbero erranti…

    1. Franci

      Grazie Giov per questo commento. Credo che a molti sfugga che in tante parrocchie si assiste davvero a queste cose. (io ne visitai anche una in cui il prete aggiungeva parole sue originali alla formula di consacrazione eucaristica).

      Nella “mia” parrocchia avviene ogni anno alla Prima Comunione un grande abuso liturgico al quale io non voglio partecipare. (nel senso che non voglio assistervi quindi non vado a quella Messa. Qualcuno potrebbe chiedermi: perché non lo dici al vescovo? Risposta: ho motivo di credere che il vescovo lo sappia e che lo “tolleri”, diciamo così. La situazione è infatti complicatissima…).

      Anzi colgo qui l’occasione, senza fare nomi di luoghi o persone, per chiedere agli altri commentatori cattolici se nelle loro parrocchie i bimbi della Prima Comunione vengono istruiti a rimanere rigorosamente seduti durante l’Eucaristia. In questa “posizione” il parroco distribuisce il pane in mano ai bimbi, ai loro genitori, e ai vari assistenti della celebrazione, ad altri, eccetera – e TUTTE queste persone devono attendere col Corpo di Cristo in mano (data la logistica passano almeno 10 – 15 minuti) , dopodiché il celebrante pronuncia “il Corpo di Cristo” e tutti insieme mettono il pane in bocca.
      La cerimonia viene insegnata così proprio fin dalla classe di catechismo. (da alcuni decenni).
      Il problema è che i bambini non sono così grandi da comprendere la disciplina che un tale momento sacro richiede e questa modalità non consente una buona istruzione di questa sacralità. Il risultato è che anche successivamente alla Prima Comunione si vedono a Messa (quando ci sono) i ragazzini di quarta/quinta elementare prendere sottogamba il momento dell’Eucaristia: ridono, chiacchierano tra loro mentre assumono il Corpo di Gesù… Fanno eccezione quelli che frequentano altre parrocchie al seguito di genitori “cattolici erranti” …. In tali casi si può assistere che il bimbo osservando in altre chiese ben altro rispetto del Corpo di Cristo inizi a comprendere il comportamento che l’Eucaristia richiede.
      Il bello è proprio questo: quei pochi bambini comprendono al solo osservare la corretta liturgia… e si mettono in ginocchio (o in piedi) raccolti in preghiera – a differenza degli altri seduti a chiacchierare mentre masticano il pane come se avessero in bocca una gomma ….

      Capisco che la domanda possa sembrare provocatoria e/o magari la risposta scontata, ma sinceramente chiedo per fini statistici e chiarificatori: nelle vostre parrocchie la Prima Comunione si svolge con i comunicandi seduti che attendono tutti quanti con il pane in mano? I bambini stanno raccolti in preghiera o stanno… agitati ?
      Grazie a chi vorrà rispondermi.
      In effetti il problema non è da poco. Conosco la Redemptionis Sacramentum e quant’altro, quindi non sto chiedendo quale sia la corretta liturgia, bensì in quante parrocchie si osservi un abuso come questo, insegnato fin dalla giovane età.
      Ancora grazie.

  5. Maria

    Io sono una cattolica errante. Io sono alla ricerca di celebrazioni rispettose del Signore nei canti, nell’atteggiamento del sacerdote, nell’abbigliamento dei partecipanti.
    Io non voglio più passare il tempo a indignarmi mentre vorrei /dovrei pregare, comunicare con Gesù dopo la comunione, lodare Dio con i canti, partecipare intensamente alla Santa Messa, il tesoro più grande che abbiamo.
    I sacerdoti con i quali ho manifestato le mie perplessità hanno reagito con arroganza: per loro va bene così. Sono io la retrograda che giudica senza averne titolo.
    Ecco perché continuo a cercare.

  6. gian piero

    si parla tanto di dialogo, ma per dialogare bisogna essere in due. di solito a chi fa rimostranze sugli abusi liturgici i moderni parroci ridono in faccia. Loro stessi ti dicono se non ti va bene quella è la porta, vai dai levfreviani…

  7. Klaus B

    A me sembra che Valli non parli di un cattolico errante che va a cercare la Messa come si va a sperimentare un locale alla moda. Parla di un errante che si ripromette di diventare stanziale e in genere ci riesce. Lo scrive chiaramente. Quindi non si tratta di rinnegare la dimensione comunitaria, ma di andare a cercare una comunità cui si sceglie di appartenere invece di accettare (o in certi casi subire) quanto accade nella comunità cui ci si trova per ragioni territoriali. Sarebbe un comportamento sbagliato? Non saprei dirlo, non sono un teologo moralista né un esperto liturgista. Certo, se nella propria chiesa parrocchiale si canta l’Alleluia delle lampadine, all’eventuale errore credo che qualche attenuante ci sia.

    1. Vi sarebbe (e non a caso… ho cercato di accennarlo) un preciso “legame territoriale” fedele-parrocchia, ma capisco che a molti sembri questione di “lana caprina” visto ciò che muove i novelli “erranti”…

  8. Giusi

    Provate a parlare con certi preti e poi vedete se l’unica cosa da fare non è fuggire a gambe levate! Io sono una cattolica errante. Cerco solo una messa decente. Potrei scrivere un libro…….

  9. Vanni

    Se vi fosse toccata una parrocchia dove si recita il Credo di padre Lenaers non avreste avuto dubbi su chi sta errando.

  10. Jacopo

    Sono poche le volte (in realtà non ne ricordo nemmeno una) che ho trovato in questo blog un post così distante da me e con il quale sono così in disaccordo. Vabbè oh… capita.

  11. giuseppe

    parrocchia del S Cuore,Bellaria:
    «Per coloro che ricoprono incarichi di governo e di responsabilità civili, perché si adoperino in tempi rapidi a far approvare la riforma sullo “ius soli”, consentendo ai giovani di origine straniera, nati o cresciuti nel nostro paese, di diventare cittadini italiani non solo di fatto, come già sono, ma anche per la legge. Preghiamo».

    altro che errare.

  12. PieroValleregia

    salve
    io vivo in collina, nell’entroterra genovese, la nostra Chiesa è dedicata alla Natività di Maria Santissima e, nell’altare a sinistra di quello centrale vi sono i resti di San Claro, fondatore della comunità cristiana di Valleregia (il nostro paesino).
    Non abbiamo più il parroco, viene a celebrare il parroco di Orero che celebra anche in una terza parrocchia. Le sue omelie sono semplici e fanno bene all’anima; nel periodo che va da ottobre a maggio, nella Messa domenicale siamo ostaggi di una invasata ( e rompiscatole) che ci devasta lo spirito con chitarre, tamburelli e bonghi ed è ammalata di manie di protagonismo: ogni occasione è buona per prendere la parola.
    Quindi capisco chi erra, ha tutta la mia comprensione, io ho risolto e vado alla Messa del sabato …
    Quando posso, vado a partecipare alla Messa con Il Vetus Ordo, dove mi sento totalmente cattolico …
    Tralascio di parlare di mie “illustri” corregionali in tonaca come il defunto Don Gallo (quello che passava le spranghe in Corso Gastaldi durante il G8 a Genova nel 2001) o di Don Farinella che augura, dal pulpito, la morte ad alcuni poitici a lui non simpatici …
    Gli erranti hanno tutta la mia approvazione e sostegno …
    saluti
    Piero e famiglia

    1. “…siamo ostaggi di una invasata (e rompiscatole)” Ostaggi??

      E nessuno con carità ma cristiana fermezza riporta la singola “invasata” a più miti comportamenti? Mah…

      1. PieroValleregia

        salve
        scusa Bariom, forse ho esagerato (anzi, sicuramente) con il termine invasata, diciamo che è una gran rompiscatole.
        Diverse persone, con modi garbati ma decisi le hanno chiesto, quanto meno, di darsi una calmata eliminando magari bonghi, tamburelli e battimani ma la tipa è tutta infervorata dai libri di Terzani e Mazzucco e sostiene che la Messa deve essere gioia (sono anche d’accordo sulla gioia ma che non debordi nel casino); la cosa che mi da più fastidio è questa: lei viene a Messa a Valleregia solo da ottobre a maggio (periodi di catechismo, comunioni e cresime ) quindi con la Chiesa quasi piena, d’estate poi sparisce … per mancanza di “pubblico” ?
        saluti e buona domenica
        Piero e famiglia

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