Servi inutili. Volontarie pro life sull’orlo di una crisi di nervi

Nigel Biggar e Peter Singer

di Anonimo

Ore 7.40, agenzia delle entrate. Fuori dall’edificio, tu e una palla di spine che rotola. Dentro, la fila. Però ce l’hai fatta, hai stirato le divise alle 5, hai evitato di litigare con tuo marito occasionalmente reincarnato in un bradipo, hai  portato i bambini a scuola prima che sorga il sole e arrivi la bidella, e sei li prima che apra, tu e solo altre 40 persone prima di te.

Devi registrare il contratto di comodato d’uso  per la sede del Cav. All’attivo, la settimana precedente, 2 ore nette di coda per sentirsi dire infine che manca un allegato e va tutto rifatto. Era la terza volta che si rinnovava quel contratto: quel cedolino non era mai stato richiesto. Ora sei li, di nuovo, in anticipo: hai tutto, delega, modulo, timbro, certificazioni, fotocopia e originale dei documenti, cedolino inutile, tutto. Non sei tranquilla però. E infatti stavolta non ti vogliono nemmeno dare il numeretto al desk dell’accoglienza: perché non hai pagato i 200 euro canonici.

 Non servono, siamo una onlus, non li abbiamo mai pagati, non li dobbiamo pagare. Ma l’impiegata chiama in soccorso due colleghi che la rafforzano nella convinzione. Pietisci , perché veramente ti sta venendo da piangere, e ottieni dopo un po’ che uno dei convenuti dia di gomito al collega ghignando: “Oh, dalle sto numeretto, che poi la rimbalzano tra due ore  allo sportello”.

Storia di ordinaria agenzia delle entrate nella vita di una volontaria di un Centro di Aiuto alla Vita.

Tutto normale. Come le volontarie.

Che sono donne  che hanno un lavoro, o quattro figli; donne che hanno un lavoro e quattro figli. Donne sole con troppo tempo a disposizione o troppo poco; con  una madre rompiscatole o dei problemi economici. Hanno acciacchi d’età , o un marito logorroico. Sono prigioniere del traffico o di un impiego monotono. Hanno una malattia o sono solo stanche, sono in mezzo a un divorzio o hanno perso dei figli.

Sono quindi donne assolutamente normali, come ovunque,  le volontarie di un Cetrno di Aiuto alla Vita. Che scoperta.

Per dire: non è che ci guadagnano a fare quel che fanno. Non è che si svagano. E se qualcuno  lo faceva per svago, dopo qualche anno, se è ancora li, non si svaga più, per niente.

Non è che ci provano gusto a rispondere al telefono alle tre di notte, a preparare vestitini per qualcuno che poi farà il difficile, a cercare parcheggio per andare dal commercialista per il bilancio della onlus, a uscire una domenica di luglio alle due per andare a incontrare una donna che poi non si presenterà. Non è che si sentono gratificate dalle bugie inspiegabili di chi avrebbe bisogno di aiuto, dalle promesse fasulle, dalle minacce di denunce, dalle donne che abortiscono per motivi che sembrano assurdi e invece devi accogliere ascoltare comprendere.

Se lo fanno è perché hanno incontrato con chiarezza una semplice verità: se si può uccidere il bambino nel grembo materno,  non c’è limite al peggio. Cercano di salvare i bambini dall’aborto perché così salvano anche le loro mamme. E visto che fanno ormai troppa fatica a sperare in un futuro buono per i loro figli, vogliono almeno mostrar loro nei fatti ciò per cui val la pena lottare: perché l’uomo resti uomo e non bestia.

E’ per questo che donne normali fanno fatiche normali, e non si lamentano. L’ha detto Gesù che siamo servi inutili, e del resto basta l’esperienza, lo dicono i fatti. Se una storia finisce bene è perché una mamma ha trovato in se la forza di andare avanti, e non gliel’hai data tu. Se non mancano i soldi è perché qualcuno è stato generoso. Tu al massimo dirigi il traffico, e assisti a volte a meraviglie, a volte ad orrori. Ti barcameni coi tuoi limiti e stai li perché ne vale la pena.

Poi ti nominano un abortista alla pontificia accademia per la vita.

Non volevi aiuto dai rappresentanti della chiesa, non volevi soldi, un magazzino più grande, propaganda alle iniziative, vescovi pilota. Volevi la certezza che pensassero  “vai avanti così che vai bene, e che sia a chiaro a tutti”. Solo quello.  E – sarà lo specchio deformante del giornalismo, le voci che corrono più in fretta dei fatti, non so. Però ci sono riusciti a far passare esattamente il contrario .

Altro che servi inutili. Inutili e basta. Che ci stiamo a fare qui?

Chi si riempie la bocca col ruolo della donna nella chiesa, che la vuole sacerdote, diaconessa e predicatrice , dia retta alle donne una buona volta. Le ascolti, guardi quello che fanno nel piccolo, da madri, lottando contro una mentalità di morte con radici durissime,  che da queste uscite esce solo più spavalda e rafforzata. E francamente non  importa se era al di là delle intenzioni.

Li porterei  all’agenzia delle entrate un paio d’ore, questi accademici,  tra l’alba e l’appuntamento per ritirare le analisi dall’altra parte di Roma, che ci vuole coraggio anche solo per questo; figuriamoci per parlare con amore a chi ha in mano il potere di spegnere una vita piccola e meravigliosa.

Anche perché  un impiegato disinformato e confuso alla fine lo domi (volontaria –agenzia  entrate uno a zero); ma la coscienza disinformata e confusa di chi si trova nella difficoltà di una  gravidanza difficile e indesiderata, che  nell’aria respira  solo giustificazioni per rimanere nella nebbia ottusa della sua confusione,  rischia di essere davvero impenetrabile.

29 pensieri su “Servi inutili. Volontarie pro life sull’orlo di una crisi di nervi

  1. Non si può dire “mi piace” ad un post come questo…

    Non si può perché troppe delle cose che dice sono tristemente reali e non c’è nulla di cui rallegrarsi, ma non si può anche perché quello che rimane è un senso di infinita mestizia, da “valle di lacrime” e basta, tutto racchiuso in quella frase:

    “Altro che servi inutili. Inutili e basta. Che ci stiamo a fare qui?”

    Che ci stiamo a fare qui? I servi inutili appunto, ma non inutili per come lo intende il mondo… servitori di nessuna utilità, ma nel senso evangelico.

    Per il resto prendiamolo e accettiamolo come un più che comprensibile e umano sfogo, sfogo di quelle fatiche che tutti facciamo quando abbiamo la pia illusione (o la superba pretesa) che tutti poggi sulle nostre spalle.
    Quelle fatiche che sono tali perché ci carichiamo di pesi più grandi di noi pensando di essere non dico servi “utili”, ma indispensabili e insostituibili, così che l’apparente inerzia o il reale conflitto con il mondo, ci rende la fatica inaccettabile, ancor più inaccettabile se ingiusta e se ci vede sconfitti.

    Ma la vittoria, come la forza, non starà mai a noi…

    Oggi (no, ormai ieri) abbiamo celebrato la Festa del Corpus domini: «Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
    Non illudiamoci quindi, senza questo Cibo, anche mangiassimo la manna del deserto, periremo sotto queste fatiche… e allora sinceramente, fatica per fatica, ma ne sceglierei un’altra piuttosto di una che credo “inutile”.

  2. Fose pochi lo sanno: la prima battaglia del generale Buonaparte, Cairo Montenotte, in realtà fu vinta da un soldato semplice, mi sembra un certo Rampon, il quale, rimasto solo nella trincea, non mollò fino alla fine sotto la tempesta del fuoco nemico.

  3. Ha ragione bariom: non si può dire “Mi piace”. Il mondo moderno è una tragedia. Dall’aborto all’eutanasia siamo precipitati in un piano inclinato senza i punti di appoggio che almeno una volta la Chiesa forniva. Che ne sarà dell’umanità?

    1. francesco4ever

      “l’umanita’” – bella parola piena di vento – avra’ finalmente quello che merita

      1. Valeria

        Meno male che è Dio che decide,anzi che in Cristo ha già deciso e nel suo amore suscita e sostiene “servi inutili” che ogni tanto (legittimamente,quanto legittimamente) si scoraggiano e magari si sentono abbandonati …poi guardano a quella Croce e così riprendono sulle spalle la propria. Non si lasci vincere dall’amarezza :in Cristo il mondo è già salvato e chi lo sa, anche nei momenti più bui e difficili,quella croce la ama non perché è un masochista ma perché questo è il D Day di Cristo.Il D Day in cui si combatte non per la vittoria ma nella Sua vittoria.

    2. Luigi

      “Il mondo moderno è una tragedia”

      Coraggio Carla, è una tragedia ma è implacabilmente destinato alla sconfitta.
      “Il mondo moderno non è una calamità definitiva. Esistono depositi clandestini di armi”, come ebbe a distillare Nicolás Gómez Dávila in uno dei più belli fra i suoi escolios…

      Certo si rimane abbastanza sorpresi, dovendo leggere di una gravidanza “indesiderata” in pieno XXI secolo.
      Se non si desidera una gravidanza, per quale motivo si dà corso alle azioni che ad essa conducono?
      Misteri del pansessualismo sfrenato, per cui molti evidentemente nemmeno sanno più come nascono i bambini!

      Ciao.
      Luigi

      P.S.: mi permetto una precisazione, don Massimo. Rampon era un colonnello comandante una “mezza brigata” dell’Armata d’Italia. Non proprio un soldato semplice, insomma.

  4. Alessandro

    Certo chi compie la volontà di Dio nella difesa della sacralità della vita non può non rammaricarsi del fatto che i vertici gerarchici della Chiesa perpetrino gravi controtestimonianze.

    Ma fare la volontà di Dio è la nostra pace e la nostra gioia; pertanto chi aderisce alla volontà di Dio non può attardarsi e costernarsi nell’amarezza: per la sua gioia gli basti la certezza che sta perseverando nella volontà di Dio.

    Chi vuole che si compia la volontà di Dio seguiti ad aderire alla Sua volontà, domandando al Signore la tenacia di perseverare e l’umile forza di pentirsi se si cade, rimanendo lieti in Lui, non lasciando che la giusta amarezza per gli errori e i peccati di vescovi e pastori illanguidisca la santa letizia che deve animare un cristiano, pregando Dio perché vescovi e pastori che stanno perpetrando gravi controtestimonianze possano emendarsi.
    E non si conceda terreno, nel cuore, al malanimo nei loro confronti, perché Dio non lo vuole. Chiarezza ci sia – questo assolutamente sì – nel ravvisare le loro mancanze per non assecondarle in alcun modo (e aiutare i fratelli a non assecondarle), ma malanimo no (l’errante non si odia; per l’errante dobbiamo – Dio ci largisca la grazia necessaria – provare i sentimenti di Cristo, che odia l’errore e ama perfettamente l’errante. L’errante è un fratello per il quale, con genuini e autentici sentimenti fraterni, dobbiamo sinceramente augurarci la resipiscenza, attendendo santamente ad essa).

    E che Dio ci doni la forza di non lasciare che la controtestimonianza di laici e Pastori, per quanto vasta e opprimente, induca ad allentare l’impegno per la sacralità di ogni vita umana, secondo la volontà di Dio.

    E un grazie di cuore a tutti coloro che operano nei CAV. Sosteniamoli, sovveniamoli, in tutti i modi che Cristo desidera.

  5. Era già tutto previsto da tempo. Da più di un anno e mezzo i pro-life americani (p.es. LifeSiteNews) denunciavano l’amoreggiamento tra Santa Sede e ONU che, con il programma Agenda 2030, ha l’aborto tra i diritti umani inalienabili (ovviamente usando il Riscaldamento Globale come scusa). Era già ovvio da quando a scrivere Laudato sì è stato chiamato un neo-malthusiano; era già ovvio da quando vari altri abortisti come Sachs sono stati chiamati a tenere conferenze alla Pontificia Accademia delle Scienze; era già ovvio nell’elogio pubblico di Pannella e Bonino, “grandi italiani”; era già ovvio nella modifica dello statuto della PAV, che nella versione originale non avrebbe permesso l’entrata di persone indegne (scrivo al plurale, perché l’articolo di Costanza parla di un signore inglese, ma LNBQ cita anche altri due membri problematici per posizioni sulle staminali). Era già ovvio nell’amoreggiamento continuo che i nuovi padroni del vapore dimostrano per i partiti progressisti e le rispettive agende politiche in tutto il mondo: da Clinton a Renzi, passando per Trudeau, ed ora Macron.

    C’è un manipolo di persone (scrittori, giornalisti, blogger, e poi una piccola pattuglia di commentatori) che da tempo denunciano queste cose. Ma sono sempre stati nel migliore dei casi ignorati, se non invece sbeffeggiati, perché “non capivano niente”. Non che gli irrisori capissero qualcosa, la strategia era semplicemente “non disturbate i manovratori”, nascondendosi dietro il finto discernimento “lo Spirito soffia dove vuole” (finto, perché lo spirito soffia eccome, è una tempesta, ma è uno spirito sulfureo). Basta vedere le tante raccolte di firme, o di rinnovata testimonianza al Magistero, o su iniziative pratiche come p.es. CitizenGo, che nel migliore dei casi prendono qualche decina di migliaia di sottoscrizioni, su bacini di centinaia di milioni di potenziali firmatari. Basta vedere che i gruppi che organizzano eventi di riparazione (mirati o generici) raccolgono poche centinaia di aderenti, anche in questo caso nell’indifferenza generale, se non nell’irrisione: sono poco misericordiosi, “rigidi”, “poveri tradizionalisti”, “lefebriani” che non capiscono niente, “nostalgici” che non stanno al passo con i tempi, eccetera (e dire che i gruppi “tradizionalisti” – pur facendo errori – da decenni avevano previsto l’andazzo). Basta vedere che manifestazioni come quelle delle Sentinelle, che sono sempre state piuttosto “comode”, nel senso che si svolgono in tantissime città, richiedono solo un’ora di partecipazione, voglio dire non richiedono una giornata intera ed un viaggio a Roma, raccolgono pure queste centinaia di persone al massimo.

    Eppure il tanto citato CVII, tra le altre cose, ha detto chiaro e tondo che i laici sono investiti di responsabilità dirette. Questa crisi è una crisi anti-cristica, con la costruzione di un’anti-chiesa. Non è più neanche il caso di citare le visioni della Emmerick ed entrare in controversie sulla loro attendibilità, tanto il 90% si è già realizzato: basta invece mettere insieme quanto detto da Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI a proposito di “anti-vangelo ed anti-chiesa”, di “pensiero eretico che diventerà dominante anche in ambito cattolico” oppure del “piccolo gregge” a cui si ridurranno i fedeli ortodossi; tutte cose richiamate in modo esplicito, poche settimane fa, dal card. Caffarra. Qui ognuno deve scegliere: o fedele a Cristo e alla sua Chiesa, corpo mistico, oppure con l’anello al naso a farsi menare ovunque. Eppure molti fanno finta di niente; si girano ancora dall’altra parte; non pochi si stanno chiaramente facendo qualche conto, che se la Chiesa dà il “liberi tutti” qualcosa ci “guadagnano” pure loro. Altri ormai hanno la testa piena di sovrastrutture psico-sociologiche, e invece di rendere conto a Cristo pensano di dover rendere conto all’associazione di cui sono parte e ai relativi capi-bastone.

    Per cui non inganniamoci dicendo che non possiamo fare altro che pregare. Questa crisi interpella personalmente ognuno di noi. È vero che è sempre Dio che ci tira fuori dai guai, ma non lo fa mai “ex machina”. Agisce sempre mediante persone che fa ispirare dallo Spirito Santo. Lui chiama tutti, nessuno escluso: non possiamo sempre pensare che la responsabilità sia sempre di “altri”. Il sistema di potere che sta facendo tutti questi danni mostra un’ossessione mediatica evidente, perché ha bisogno di consenso. Procede come un coltello nel burro perché vede che ha il consenso, o per lo meno la resistenza è un piccolo gruppo per ora ignorabile. Eppure se ci fosse un migliaio di fedeli che in ogni diocesi (*) prende e scrive al proprio vescovo perché vuol capire cosa diavolo sta succedendo, e se non avesse risposta si radunasse pacificamente davanti all’arcivescovado chiedendo udienza, be’ state sicuri che se non altro lo sfascio verrebbe rallentato. Siccome il tempo è un fattore chiave in questa crisi, non sarebbe cosa secondaria. E poi chissà: nell’ottica di quella correzione fraterna di cui ha parlato Alessandro, questa cosa potrebbe smuovere qualche pastore e dargli il coraggio che non ha.

    (*) Siccome l'”armiamoci e partite” è inopportuno, io a partire da mercoledì (in questi due giorni ho cose urgenti da fare, e domani sarò anche in viaggio) mi metterò a scrivere l’ennesima lettera all’arcivescovo di Genova (tanto ormai ho “rotto il ghiaccio”: anche se mi aspetto zero risposte, come al solito). Visto che qui c’è più di un genovese tra i commentatori, sarebbe bello riuscire a costituire un comitato – cercando di coinvolgere quanti più fedeli e gruppi possibili – e magari chiedere udienza. La mia email la trovate facilmente con Google. S’intende che se salta fuori qualcuno più adatto di me, sia per doti di leadership che per diplomazia, eccetera, mi arruolerò come soldatino nella sua truppa.

  6. La situazione psicologica oggi del cattolico, che segue il Vangelo e il catechismo impegnandosi attivamente e con coraggio, assomiglia a quello delle truppe in combattimento, sovrastate da nemici che incombono da tutte le parti,
    che scoprono improvvisamente che il comandante e i generali che dovrebbero essere alla loro guida, non solo non sono loro accanto, ma …galoppano lontani con le bandiere ben arrotolate…!

  7. Nostro Signore era un catechista d’eccezione ma dopo tre anni di “corso” aveva ottenuto una squadra composta da un Capo che lo rinnegò, da un cassiere che si portava via i soldi e lo tradì, da tutti gli altri che fuggirono. Più volte i vangeli riportano la frase “essi non capirono nulla”.

    Ora ci lamentiamo perché alla Pontificia Accademia c’è chi è possibilista per l’aborto fino alla ventesima settimana di gravidanza (fine quinto mese!). E` vero: è una mostruosità. Speriamo sia la sua occasione per cambiare idea…

    Io mi sforzo… non voglio entrare nel numero di quelli che si lamentano “O tempora, o mores”. Il senso della nostra vita è ringraziare Dio per esistere e per la grazia ottenuta della vita eterna. Con questo sentimento occupiamoci serenamente dei fratelli. Non lamentiamoci. Solo a studiare un po’ di storia della Chiesa si viene a sapere che personaggi ben peggiori di questi, per idee e per comportamento, hanno calcato curie e palazzi apostolici. Nel XIX secolo l’80% dei preti in Italia aveva una relazione con una donna… eppure siamo ancora qui.

    Dunque: diamo la nostra testimonianza, come fa la mia collega al suo CAV ogni giorno, ma cerchiamo di non abbatterci troppo. La nostra speranza, per fortuna, non è in questo o in quel personaggio. Nemmeno in questo o in quel papa. Questo papa fa cose giuste e cose sbagliate, come ogni altro. La nostra certezza è in un Dio che ha una grande fede in noi… Dio ha fede nell’umanità. Nelle mie preghiere a volte glielo chiedo: “ma come fai?”. Se ha speranza Lui… perché dovrei disperare io?

    Davanti a queste situazioni siamo tentati di escogitare strategie per fare più rumore e sembrare più numerosi. Ma non è così che otterremo qualcosa. Se questo fosse il metodo giusto, nostro Signore avrebbe approntato un Consiglio di Amministrazione fatto da gente più capace, più efficiente, più potente, più carismatica. Non l’ha fatto. Non l’ha fatto perché non l’ha voluto fare.

    Spesso interpretiamo l’espressione “servi inutili” in senso dispregiativo e demoralizzante: invece siamo “servi liberi” ossia abbiamo la possibilità di fare quel che riteniamo bello e giusto ben sapendo che il risultato sarà “il 100 per 1” ossia non sarà proporzionale alle nostre modeste capacità. Chi non vorrebbe cucinare una torta ben sapendo che riuscirà buonissima anche se è un cuoco mediocre?

    Coraggio, “quando vedrete accadere tutte queste cose… la vostra liberazione è vicina”.

    Ringrazio Giusi e cacioppogiuseppe per i link utilissimi.

  8. Paolo da Genova

    Parlo da volontario del CAV, da alcuni anni, e da “reduce” dei Family-Day.

    Anzitutto al CAV non ci sono solo volontarie, ma anche volontari, una minoranza bella robusta. Al nostro CAV, fra quanti conosco dei membri attivi, siamo 5-6 uomini, tutti sposati e con le nostre mogli pure volontarie. Poi il CAV è sicuramente un ambiente a prevalenza femminile, ma non solo nelle cose positive (amore accogliente, attenzione al particolare), bensì pure in quelle negative (scarso coordinamento, complicazioni inutili). Al nostro CAV siamo fortunati, perché amministratori e commercialisti sono tutti “risorse interne”, quindi molti problemi si risolvono alla radice.

    Detto questo non mi sento di dare la colpa all’Agenzia delle Entrate (che pure detesto), se una volontaria fa due volte la coda senza essersi informata bene prima. Peggio per lei, si sveglierà la prossima volta. Anche a me è capitato di dover andare all’Agenzia delle Entrate, prendendo un giorno intero di ferie, a giustificare un errore non mio, bensì loro. Con questo non mi sono venute crisi di nervi, ho messo in saccoccia e ho ringraziato il Cielo che avessero riconosciuto la verità (non lo davo per scontato).

    Quanto alla Pontificia Accademia per la Vita, mi pare che l’Italia non sia più il paese degli esperti di calcio, ma degli accademici. Ci sta il dibattito intorno a questa o quella nomina, per carità, siamo liberi di parlare in quanto democratici e soprattutto in quanto cristiani. Però non è giusto che gente che non sa nulla (come me o come la volontaria, pure anonima, dell’articolo) si metta a giudicare (sulla base di singole frasi, estrapolate da discorsi che non si conoscono) professori con curricula chilometrici, scelti peraltro da legittimi rappresentanti della Chiesa, successori degli Apostoli.

    Nel dubbio, io mi fido dei nostri Vescovi, non perché li considero perfetti (da quanto leggo, pure a me mons. Paglia non piace), ma perché sono certo che il buon Dio tiene loro la mano sulla testa. E credo molto probabile che io (e molti di noi) al posto di mons. Paglia farei “cappelle” peggiori delle sue, magari non intenzionalmente, per imprudenza, immodestia, sicurezza malriposta. Il “metodo Repubblica” ci ha contagiato, stiamo diventando dei cristiani-social contestatori di tutto. Viva il dibattito, ma abbasso il “metodo Repubblica”, abbasso la Chiesa-social-network, io mi tiro fuori.

    1. È curioso che gli ultimi due interventi (tuc9182 e Paolo) dicano due cose opposte: uno fa presente che in duemila anni la Chiesa ha visto persone incapaci di tutti i tipi, l’altro invece “si fida dei vescovi”.

      La questione è semplice: qui nessuno dispera e certo che “Dio tiene la mano sulla testa”. La tiene sulla Chiesa in generale, non su questa o quella persona. Quando una persona fallisce, Dio ne suscita un’altra. La storia lo dimostra in modo esauriente.

      Ora la gerarchia sta fallendo, e non ci sono scuse valide (lasciamo per favore la questione degli esperti del calcio: non è vero che “non sappiamo nulla”, qui sappiamo benissimo che l’aborto non è tollerabile, e la discussione finisce lì; sappiamo benissimo che Paglia ha cancellato un articolo chiaro e netto sul coinvolgimento del personale della PAV, che richiedeva l’adesione _in toto_ l’adesione sugli insegnamenti della Chiesa sul rispetto della vita umana), per cui tocca a noi.

      1. Paolo da Genova

        Come dice il proverbio “il pesce puzza dalla testa”, per cui se “la gerarchia sta fallendo”, come sta scritto qui sopra, allora il Papa che è al vertice della gerarchia sta fallendo e, oplà, ci mettiamo fuori da soli dalla Chiesa Cattolica, poiché riteniamo di saperne più del Papa. Che l’aborto sia cosa orribile lo pensa persino chi è a esso favorevole, quindi l’ho scritto e lo riscrivo: non si impicca uno studioso di 70 anni a una singola frase, ignorando tutto di lui, a meno che non si legga Repubblica. Penso che non esista torto peggiore per un Vescovo che essere paragonato a un politico, di destra o di sinistra, con una visione per cui la gerarchia va rottamata dalla base, olè, dalla mitica società civile.

        1. Alessandro

          “non si impicca uno studioso di 70 anni a una singola frase, ignorando tutto di lui”

          no, non ci siamo.

          Non si tratta di “singole frasi estrapolate dal contesto ecc.” Non c’è nessuna malevola mistificazione del pensiero e dell’operato di Biggar e Le Blanc.

          Il professor Nigel Biggar indiscutibilmente nega lo status di persona umana del feto fino alla diciottesima settimana dal concepimento.
          E ciò è incompatibile con la dottrina cattolica. Quindi senza dubbio ha fatto male a nominarlo chi l’ha nominato alla PAV. Punto. Se ci sta bene che chi è in conflitto con la dottrina della Chiesa sullo statuto della persona umana sia nominato alla PAV, allora abbiamo qualche grosso problema con la dottrina cattolica.

          La prof. Katarina Le Blanc fa ricerca distruggendo embrioni umani, e ciò è incompatibile con il Magistero della Chiesa. Quindi senza dubbio ha fatto male a nominarla chi l’ha nominata alla PAV. Punto. Senza se e senza ma. Se ci sta bene che chi distrugge embrioni umani sia nominato alla PAV, allora abbiamo qualche grosso problema con la dottrina cattolica.

          Di Maurizio Chiodi… beh, se c’è un teologo moralista sistematicamente in contrasto con il Magistero della Chiesa su legge morale naturale, contraccezione, fecondazione artificiale, quello è proprio Chiodi, e bisogna non averlo mai letto o sentito parlare per non saperlo.

    2. Kosmo

      Questo, alla fine, è un discorso qualunquista, che si può applicare a qualunque atto pubblico di una qualunque organizzazione umana sia apparsa sulla faccia della Terra, dalle legioni di Varo all’alleanza con le potenze dell’Asse, non solo alla Chiesa Cattolica. D’altronde, l’intervento di Dio non è mica limitato alla sola Chiesa Cattolica.

  9. e, oplà, ci mettiamo fuori da soli dalla Chiesa Cattolica, poiché riteniamo di saperne più del Papa.

    Penso che questo discorso è stato già affrontato alla noia qui, ma vedo che è necessario ripetere. Il Papa è infallibile entro certi limiti, non in toto. Pietro sbagliò e fu corretto da Paolo. Altri papi hanno fallito più gravemente: ce n’è uno che è stato anche anatemizzato dopo morto. Non fatemi ripetere la lista, che peraltro si trova facilmente. Il Papa non è padrone del Magistero, ma ne è servo; quindi i fedeli devono obbedire alla gerarchia fintanto che non viene sovvertito il Magistero. Non oltre.

    Penso che non esista torto peggiore per un Vescovo che essere paragonato a un politico, di destra o di sinistra, con una visione per cui la gerarchia va rottamata dalla base, olè, dalla mitica società civile.

    Non mettermi in bocca cose che non ho detto: noi non siamo la società civile. Siamo fedeli battezzati e il diritto/dovere della correzione è messo nero su bianco dal Codice di Diritto Canonico:

    §3. “In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi [i fedeli] hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità delle persone”.

    In ogni caso, molti vescovi si sono ridotti a parlare e ragionare come politici. Il paragone ci sta tutto e se lo meritano.

    1. Paolo da Genova

      Posso già dire, per esperienza diretta, come finirà la questione dell’udienza dal Vescovo proposta da Fabrizio Giudici. Ammesso di passare i vari “filtri” dei collaboratori, il Vescovo terrà l’udienza e la chiuderà consigliando paternamente di rivolgersi al Forum Famiglie della Diocesi. Presi i contatti col Forum Famiglie, scritte più lettere a più persone, ammesso di ricevere risposta, la cosa non procederà mai oltre la fase della discussione, salvo avere amici/ parenti/ ex-compagni di classe in Curia, ovvero essere un tantino “raccomandati”, cosa che permette di saltare tutte le tappe e arrivare direttamente alla fase delle decisioni. Detto questo, siamo tutti peccatori, io farei peggio del peggiore dei Vescovi, viva nostra madre Santa Romana Chiesa Gerarchica.

  10. PieroValleregia

    salve
    il cattolico, quello vero, è perseguitato proprio per i suoi valori e perchè non si adagia al politicamente corretto e al progressismo.
    Se negli organi della Chiesa, è entrato un abortista e, nessuno dei vertici ha protestato, vuol dire che la massoneria (satana) ed i suoi alleati (progressisti e liberisti) l’hanno invasa usando come cavallo di Troia il CVII.
    Ma, nessuno si arrenda, non prevalebunt
    Non credo di esser andato fuori tema, se si, cancellate questo mio
    saluti e buona serata
    Piero e famiglia

  11. @Paolo

    Penso che molto probabilmente andrà così, anzi, onestamente penso che ci si fermerà al primo passaggio, ovvero al filtro dei collaboratori.

    Questo che implicazioni dovrebbe avere? Il cattolicesimo è diventato ora “si fa solo quello che funziona sicuramente alla prima”? Allora qui siamo tutti vittime di dissonanza cognitiva. Perché certo non sono l’unico che sapeva già come sarebbe andata a finire la questione della legge Cirinnà, ovvero esattamente come è andata a finire: eppure siamo andati lo stesso con le Sentinelle in Piedi (pochi, a dir la verità) e ai Family Day (molti). E la Marcia per la Vita perché la facciamo? Mica ci illudiamo che il giorno dopo la 194 verrà abrogata, no? Alessandro sopra non ha scritto “per la sua gioia gli basti la certezza che sta perseverando nella volontà di Dio”? I risultati poi arriveranno quando Dio lo vorrà.

    Secondariamente, se è vero che lo scenario prospettato è molto probabile, non è però scontato che si avveri. Lo Spirito Santo agisce in molti modi ed escludere categoricamente – non dico probabilisticamente, ma categoricamente – che una persona risponda alla chiamata non è un gran esercizio di fede. Poi, lasciare queste iniziative a pochi singoli non fa altro che massimizzare le possibilità di insuccesso.

    In terza battuta, se finirà veramente così, si potrà concludere che il nostro vescovo è un altro tutto chiacchiere e distintivo, con “l’odore delle pecore” solo per modo di dire, e che non si potrà contare su di lui in nessun’altra circostanza. Meglio sapere con certezza queste cose.

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