Cosa non crolla

 

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

di Emanuele Fant per Credere

Da due anni lavoro in una scuola delle suore. Nessuno mi aveva detto che fare il professore era una questione di vita e di morte. Uno pensa al pompiere, ad altri mestieri. Poi J. si è tolta la vita, un pomeriggio della scorsa settimana.

Sapevo che disegnava, ci ho scambiato due parole, era chiaro dalla capigliatura eccentrica e dalla quantità di orecchini che c’era qualcosa che non voleva contenere.

Le suore anziane scendono ogni mattina dalle stanze per visitare i corridoi con entusiasmo. Una, a gennaio, l’ho sentita dire ad un ragazzo: “Per fortuna sono finite le vacanze di Natale, perché senza di voi in questa casa c’è troppo poco rumore”. La convivenza è uno scambio: le religiose danno un bagliore mai invasivo, ricevuto nelle adorazioni e col rosario; gli studenti ricaricano i muri di vitalità e punti interrogativi.

E allora cosa si è inceppato, quel giorno ancora così vicino, in cui J. ha fatto un salto nel silenzio e nel mistero al posto loro?

Fare il professore, certi giorni, è peggio del medico della Croce Rossa Internazionale: l’altra mattina sentivo fischiare i proiettili, ma non avevo un giubbino. Ventisei sguardi affilati di ragazzini. E io, consapevole di stare in posizione di comando: seduto in cattedra, i voti dalla parte del manico, la penna in mano; ma nessuna soluzione in più di loro.

In quella occasione, io e i miei studenti, abbiamo scelto di non parlare, ci siamo persi a fissare la parete alle mie spalle.

C’era l’orologio da due mesi senza pile, ovvero il tempo passato insieme; la lavagna che simboleggia ogni nozione; la procedura di evacuazione che quando serve però è incapace di salvare. Poco a destra, Cristo in croce che agonizza, come tutte le mattine da settembre.

È stato paziente, bisogna dire. Pure volendo, non se ne poteva andare, con quei chiodi. Sembrava sempre in attesa, invece eravamo noi che lo aspettavamo, mancava l’attimo opportuno. Benvenuto unica porta del futuro, la sola cosa che non crolla di quel muro.

 

27 pensieri su “Cosa non crolla

  1. Quando in una classe una ragazzina decide di farla finita,(di suicidarsi) arriva per tutti il momento dello sconforto. Dalla parete dell’aula, unica risposta, pende il crocifisso…

    Signor Emanule Fant fino qui l’ho capita: una ragazza si e’ suicidata. Il resto dello scritto fra Kafka e Picasso.
    Uno stile dialettico fra il surrealismo e religione e il chiasso del mondo.

    Perche’ sia necessario scrivere cosi’ non lo so?

    Mori’ anche Lazzaro: la descrizione del fatto ha una cornicie chiara, tonda, precisa di elegante sempilicita’.

    Una esposizione di una morte alla comprensione di qualsiasi lettore senza lasciare nebbie in val padana disperse sulla pianura fra se e ma.

    Una modalita’ di scrivere per confondere il lettore e fargli nascere dubbi, come voluto dalla pratica giornalistica del giorno d’oggi da parte di molti sepolcri imbiancati imbiancati della stampa.

    Con l’eta’ e il cibernismo leggere per il verso giusto la triste notizia di un atto di disperazione, o la conseguenza di una condizione medica, sembra sia diventato uno scrivere del passato.

    (Il pazzesco e’ che penso lo scritto sia nel ldominio della Paoline: San Paolo si gira nella tomba e ci grida: ma dove trovate che io vi ho insegnato a scrivere in tal modo?)

    Nelle mie preghiere ricordero’ questa figliola al Signore e l’ accolga nella sua Misericordia a vita eterna.

    Cordiali saluti, Paul

  2. Paul Candiago

    Quando in una classe una ragazzina decide di farla finita,(di suicidarsi) arriva per tutti il momento dello sconforto. Dalla parete dell’aula, unica risposta, pende il crocifisso…

    Signor Emanule Fant fino qui l’ho capita: una ragazza si e’ suicidata. Il resto dello scritto fra Kafka e Picasso.

    Uno stile dialettico fra il surrealismo e religione e il chiasso del mondo.

    Perche’ sia necessario scrivere cosi’ non lo so?

    Mori’ anche Lazzaro: la descrizione del fatto ha una cornicie chiara, tonda, precisa di elegante sempilicita’.

    Una esposizione di una morte alla comprensione di qualsiasi lettore senza lasciare nebbie in val padana disperse sulla pianura fra se e ma.

    Una modalita’ di scrivere per confondere il lettore e fargli nascere dubbi, come voluto dalla pratica giornalistica del giorno d’oggi da parte di molti sepolcri imbiancati della stampa.

    Con l’eta’ e il cibernismo leggere per il verso giusto la triste notizia di un atto di disperazione, o la conseguenza di una condizione medica, sembra sia diventato uno scrivere del passato.

    (Il pazzesco e’ che penso lo scritto sia nel dominio della Paoline: San Paolo si gira nella tomba e ci grida: ma dove trovate che io vi ho insegnato a scrivere in tal modo?)

    Nelle mie preghiere ricordero’ questa figliola al Signore e l’ accolga nella sua Misericordia a vita eterna.

    Cordiali saluti, Paul

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  4. Mario

    “Ho una sola Madre sulla terra: Maria Desolata (ai piedi della croce). Non ho altra madre fuori di lei. In lei è tutta la Chiesa per l’eternità. Nel suo disegno è il mio. Andrò pel mondo rivivendola. Ogni separazione sarà mia. Ogni distacco dal ben che fo fatto un contributo a edificar Maria. Nel suo “stabat” il mio stare. Nel suo “stabat” il mio andare. “Hortus conclusus” e fonte sigillato (Ct 4, 12); coltiverò le sue virtù più amate, perché sul nulla silenzioso di me sfolgori la sapienza di lei. E molti, tutti, i suoi figli prediletti, i più bisognosi della sua misericordia, abbiano dovunque la sua materna presenza in un’altra piccola Maria”.
    Chiara Lubich

        1. exdemocristianononpentito

          Bellissimo e poco comprensibile, sono 2 caratteristiche che possono benissimo coesistere. Più che un articolo volto ad esprimere determinati concetti, mi sembra opera di poesia che procede per lampi e illuminazioni, e non su una logica argomentativa.
          Ma forse sarò io che non sono stato in grado di capire i concetti ivi espostii.

          PS: volevo rispondere a Luigi e Fabrizio in merito ai “60anni del trattato di Roma”, ma ho visto che il”rispondi” è bloccato. Vabbe’… se l’admin ritiene che l’argomento sia stato sviscerato a sufficienza, non insisto.

          1. Luigi

            “PS: volevo rispondere a Luigi e Fabrizio in merito ai “60anni del trattato di Roma”, ma ho visto che il ”rispondi” è bloccato. Vabbe’… se l’admin ritiene che l’argomento sia stato sviscerato a sufficienza, non insisto.”

            In genere, da quanto ho capito, al settimo giorno i commenti vengono disabilitati. Un po’ di riposo ci vuole 😀

            Anch’io trovo l’articolo davvero simile a un fulmine.
            Illumina per un istante squarci del paesaggio, che continua a esistere nonostante il buio della notte.
            Come la speranza, del resto.

            Ciao.
            Luigi

  5. Ricky

    Sto con Paul Candiago. È una riflessione senza senso e scritta con un giro di parole inutile. Troppo emozionale. E alla fine banale.

    1. @Ricky e Paul,

      a volte è solo questione “di gusti”, a volte pro prio non si hanno orecchi per certe sonorità e tutto pare banale…

      Poi non si capisce dove è detto che tutti si debba scrivere alla San Paolo??
      Anche fossimo tutti santi, non vi sarebbe un Santo uguale ad un altro.
      Peraltro adoro San Paolo, ma non è che il suo scrivere sia sempre il massimo del chiaro o dello scorrevole.

      Cosa faccia San Paolo nella tomba non saprei, visto poi che li giacciono solo le sue spoglie mortali, così come non lo sa neppure lei caro Paul, quindi non addossi ad altri (Senti e defunti per di più) i suoi umani rivoltamenti.

    2. Navigare necesse est

      @ Ricky e Paul
      Banale non direi. Semmai un po’ singolare (a tutta prima, per esempio, una frase come “ci siamo persi a fissare la parete alle mie spalle” risulta curiosa: come si fa a fissare una parete che sta alle proprie spalle?), ben al di qua, però, del surrealismo (ma se lei è ispanico, Paul, la capisco, perché dalla lue del surrealismo la cultura spagnola è stata devastata più di qualsiasi altra, e non si è mai ripresa). Difficile, d’altronde, riflettere con serenità su una giovane che si toglie la vita.

  6. fra' Centanni

    Caro Emanuele (ti chiami come mio figlio), il problema è che ce lo scordiamo troppo spesso e troppo a lungo, ma la morte cammina accanto ad ognuno di noi ogni momento della nostra vita. Siamo fragili, siamo niente ed invece pensiamo sempre di poter dire, di poter fare. Come quando mi impuntai di voler parlare, di voler sentenziare di Tiziana Cantone proprio su questo blog; anche lei morta suicida, ma una storia diversa, una storia di stupidità e disperazione. C’era stata una frase di Bri che mi aveva fatto imbestialire: “… in fondo cercava la pace.” E così, spinto da una passione che troppo spesso non so dominare, avevo risposto così:
    “Quindi, Tiziana cercava la pace… quindi chi fa un film porno per umiliare l’ex fidanzato sta cercando la pace? Chi poi, spinta (forse) dal rimorso e dalla vergogna, si suicida… sta cercando la pace? Giuda, quando è andato ad impiccarsi, stava cercando la pace? Non lo so…penso che per cercare la pace bisogna chiedere perdono. A Dio, prima di tutto. …”
    https://costanzamiriano.com/2016/09/14/il-disprezzo-online-e-virale/#comment-117179

    Chi se lo sarebbe immaginato che neanche un mese dopo anche mia figlia avrebbe fatto quel salto nel silenzio e nel mistero? Che dolore la morte, quando ti sfiora. E’ passata, la morte, ma ci ha risparmiati, mia figlia è viva e sta bene ora. Resta il mistero, al di là dei motivi spiccioli, ridicoli nella loro piccolezza. Resta il mistero… e un Cristo appeso alla croce.

    1. Vedi Fra’ a volte il Signore deve darci un scrollone bello grosso perché si possa cambiare modi di vedere le cose, perché si possa imparare un po’ di com-passione…

      Non sono certo felice che tu, come immagino tua moglie, e in primis tua figlia, siate dovuti passare per simile crogiolo, ma la Fede è scritto, si prova col fuoco.

      Mi piace la tua conclusione, come mi piace lo scritto di Emanuele… è vero a volte resta solo il Mistero, ma il Mistero non è cosa che resterà incomprensibile per sempre. E’ qualcosa di “velato”, che a Dio piacendo, al momento opportuno verrà disvelato.

      E un mezzo sicuro è quello di tenere gli occhi fissi proprio su quel Cristo appeso a quella croce.

      Durante il Triduo mi ricorderò della Tua Famiglia.

    2. @fra Centanni: grazie della tua testimonianza. Ti ricordo anch’io nella preghiera, insieme con la tua famiglia.

      Un abbraccio.

      Thelonious

    3. Beatrice

      @ Fra’ Centanni
      Volevo dirti che sono rimasta piacevolmente sorpresa da ciò che hai detto qui. Hai dato un bell’esempio di come un cristiano debba reagire al dolore e trarre da esso una lezione per migliorarsi. Sarai anche nei miei pensieri e nelle mie preghiere.

    4. Navigare necesse est

      @ Fra’
      Sagge parole hai scritto: “La morte cammina accanto ad ognuno di noi ogni momento della nostra vita”. Si può dire che nella società moderna molto sia stato fatto per rimuovere questo pensiero e questa consapevolezza. La Chiesa stessa, purtroppo, ci ha messo del suo (ma la questione ci porterebbe lontano). E “che dolore la morte, quando ti sfiora”. Così anche per Nostro Signore, che piange sul pianto dei cari di Lazzaro, piange sul caro Lazzaro e dinanzi alla morte di lui piange anche la lacrimevole sorte dell’uomo, la “creatura decaduta”, resa fragile e mortale dalla colpa antica.
      In fondo, per quanto ci si tenga preparati ad affrontare la morte, a dispetto di qualsivoglia lunga consuetudine con il pensiero della morte non si è mai abbastanza pronti riguardo alla forma determinata e concreta con cui essa si presenta. Capita allora che quando ci si trova a doverne affrontare la concretezza, quando cioè le riflessioni e le disposizioni d’animo sono costrette a lasciare il terreno dell’astratto e sono chiamate a misurarsi con il volto specifico e tangibile che la morte assume per noi o davanti a noi, ci si scopra insospettabilmente deboli e impreparati. E veramente il Cristo appeso alla Croce (e il Cristo nella Gloria della Resurrezione) è il solo, immenso, presidio di luce.

      1. Ed è infatti particolare grazia avere il tempo di “prepararsi”. Grazia da chiedersi al Signore: Liberaci Signore dall’improvvisa morte”.

    5. MenteLIbera65

      Caro Centanni , ci vuole una grande umiltà per riconoscere i propri eccessi.
      Ti ringrazio per aver condiviso con noi la tua storia, come monito anche al giudizio troppo frettoloso.
      Un abbraccio e te ad alla tua famiglia.

  7. Mari

    È un articolo bellissimo ,poetico .
    Come guardare i quadri in un museo con diverse immagini .
    L’immagine della incomunicabilità:la giovane donna soffre …si capisce che è così ma non siamo capaci di entrare nel suo dolore ,nel suo vissuto quotidiano . ..
    L’immagine della gioia :le suore con la loro preghiera e la loro felicità nel vivere con i rumori.le voci ,la vita quotidiana della pulsante vitalità della gioventù

    1. Mari

      L’immagine della incredulità e del dolore :i ragazzi e il professore che non parlano e fissano il crocifisso,l’unica realtà che può confortare e dare speranza.
      Gesù morto è morto in croce x noi per la nostra salvezza

      1. Cristina

        Se Gesu’non fosse risorto la nostra fede sarebbe vana.Non ci si deve fermare a cpntemplare la sco.fitta il dolore ma pensare sempre alla Resurrezione!
        Altrimenti avrebbe avuto rahione Nietsche a dire che la religione cristiana e’per I deboli, I rassegnati, gli sconfitti, I falliti.
        No non e’cosi perche’quelli che sembrava lo sconfitto per eccellenza, il Crocifisso, e’il vincitore per eccellenza, il Risorto!

  8. Rita

    Ho trovato questo articolo bellissimo, molto toccante, come tutti gli articoli di E. Fant.
    Mi è arrivato al cuore e mi ha commosso.
    Grazie…

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