La la land, la terra promessa


tratto dal blog di Renato Calvanese www.sacrosanteletture.it

La La Land è il film vincitore nel 2017 di sei Oscar, paragonato a ragione o a torto ai grandi musical del passato, quelli per intenderci in cui Gene Kelly e Debbie Reynolds cantavano “I’m singing in the rain”. Di fatto come quei film eredita una trama semplice: due sognatori che vivono ad Hollywood, la cameriera Mia aspirante attrice che serve cappuccini alle star tra un provino e l’altro e Seb, il pianista di jazz che sogna un locale tutto suo dove poter far rivivere una musica che ormai pochi apprezzano. Eppure in questa semplicità viene raccontato tanto di noi, della nostra umanità.

La La Land infatti è la terra promessa, è la nostra giornata che comincia piena di aspettative (la canzone iniziale si intitola “Un altro giorno di sole”) è la fatica quotidiana che ci chiama per capire per cosa siamo fatti, senza mai arrenderci, senza mai accontentarci. Ogni mattina ci svegliamo e a tenerci in piedi è una tensione verso qualcosa: un lavoro, una casa, una posizione, una macchina, un buon voto, soldi, sicurezza, una vacanza, una posizione, magari il riposo, eppure arriva un momento della giornata, della vita, in cui presentiamo che ci deve essere dell’altro, in cui appare chiaro che la meta è un’altra, che c’è qualcosa che desideriamo che va oltre ciò che vediamo (“C’è tanto che non riesco a vedere” canta Seb). In fondo cosa cerca l’uomo in questa vita, sotto questa città piena di stelle? Proprio City of stars è il titolo della canzone a mio avviso più bella di tutto il film ed è nelle sue strofe che troviamo la risposta.

Città di stelle
Soltanto una cosa vogliono tutti
Che stiano seduti in un bar
dietro vetrine fumose di ristoranti affollati
È l’amore
Sì, tutto quello che cerchiamo è l’amore di qualcuno
Una corsa
Un’occhiata
Un tocco
Una danza
Uno sguardo negli occhi di qualcuno
Che illumini i cieli
Che apra il mondo e lo faccia girare
Una voce che dice, “Io ci sarò e tu starai bene”
Non mi importa se so
Soltanto dove andrò
Perché tutto ciò di cui ho bisogno è questo pazzo sentimento
Sentire questo rat-tat-tat nel mio cuore

La vita a ritmo di musical

E’ l’amore ciò che cerchiamo, lo sguardo di qualcuno che guardandoci ci dica “Io ci sarò e tu starai bene”, qualcuno che di fronte alla delusioni della vita, ai rifiuti, alle audizioni andate male, ai colloqui a vuoto, agli insuccessi, possa continuare a dirci “Tu vali, l’ultima parola su di te non la dice questo insuccesso perché io ti amo, e il fatto che tua sia vivo, che tu sia qui, ora, così come sei, è importante per me”. E’ l’amore che si cerca, magari senza saperlo, magari mentendo a se stessi, ma solo l’amore in grado di sfidare i secoli può illuminare la vita di senso. E’ l’amore l’agente capace di trasformare il mondo in quella meraviglia dove tutto sembra possibile, che ci fa cantare, ballare, battere i piedi a tempo, danzare con uno sconosciuto o volare tra le stelle della via lattea come si vede nel film. Veramente guardando La La Land si arriva a credere che il musical sia il genere più adatto per raccontare la storia di una vita che cerca e che trova, la storia di uomini vivi.

Che darà l’uomo in cambio di se stesso?

L’amore di Mia e Seb è bello, ma cos’è che lo rende bello? È il fatto che i due si sostengano nella realizzazione dei loro sogni. Mia vuole recitare, Seb vuole aprire un locale dove poter suonare finalmente jazz, ed entrambi, di fronte all’abbattimento dell’altro, allo sconforto, alle porte chiuse, si incoraggiano, invitano l’altro a perseverare. Eppure anche questo amore così bello, così carico di promesse, in cui due persone si accompagnano seriamente verso il proprio compimento, all’improvviso si complica, va in crisi. A minarlo sono le scelte dei protagonisti, che in modi e tempi diversi, punteranno tutto sull’obiettivo di riuscire nella vita, tralasciando la realtà dell’amore: non un’idea dell’amore, ma la realtà, una persona, quella promessa di bene incontrata nella vita, sperimentata, vissuta. Il film termina e lo spettatore è colto da una vibrazione, da una contestazione che nasce dall’evidenza che qualcosa è stato tradito. Essere fedeli al cuore è la prima chiamata cui un uomo deve rispondere per poter trovare quello che cerca, la felicità. Il film si chiude, e mentre scorrono i titoli di coda riecheggia la domanda che Gesù duemila anni fa pose ai suoi discepoli e che oggi pone di nuovo a noi: “Che importa se soddisfi tutto quello che desideri e poi perdi te stesso? Che darà l’uomo in cambio di se stesso?” (Matteo 16,26).

 

10 pensieri su “La la land, la terra promessa

  1. Maddalena

    Sono perfettamente d’accordo: l’amore è stato tradito. Benché i due protagonisti abbiano realizzato i loro sogni, e siano quindi apparentemente felici, non può che restare, nello spettatore, un senso di amarezza e di incompiutezza, e una domanda: ma valeva davvero la pena, di sacrificare l’amore alla realizzazione di sé? E d’altra parte, se i due protagonisti avessero invece preso la direzione opposta, e optato invece per l’amore, smorzando i loro sogni verso target più bassi, se si fossero di fatto accontentati di un qualcosa di diverso riguardo al loro futuro… avrebbero raggiunto comunque la felicità? All’amore bisogna credere forte, perché ne valga davvero la pena e non sopravvengano recriminazioni…

  2. Bellissimo….concordo che ogni uomo cerca l’amore, fino alla fine e se lo trovo non lo lascia più. Perché siamo fatti per amare perché Dio ci ha creato per quest incontro, ci ama…..grazie per quest articolo buona domenica.

  3. Beatrice

    Ho visto “La la land” al cinema un po’ di tempo fa e ci sono rimasta troppo male per il finale! Io i protagonisti proprio non li capisco: avevano la felicità a portata di mano e l’hanno gettata via per un nonnulla! Mi sembra un altro film che rappresenta alla perfezione la sfiducia tipicamente post-moderna per le relazioni stabili tra uomo e donna, è come se oggi fosse da pazzi credere a un amore eterno che duri tutta la vita, tanto che nemmeno i preti ci credono più, sdoganando tranquillamente il divorzio con le riforme pastorali dell’ultima ora. Alla fine del film avevo la stessa sensazione di amaro in bocca che provai al termine della lettura de “La solitudine dei numeri primi”. Sono quelle storie in cui ti viene voglia di entrare nella trama come personaggio e prendere a sberle i protagonisti per farli rinsavire!

    1. Thelonious

      @Beatrice: “avevano la felicità a portata di mano e l’hanno gettata via per un nonnulla!” è esattamente la stessa dinamica che succede a noi quando abbandoniamo Cristo per le briciole del mondo.
      Triste (anzi: tragico) ma possibile.

      1. Beatrice

        Scusa, Bariom, però il film merita, guardalo lo stesso, è solo che alla fine c’è proprio un momento struggente all’ennesima potenza. Anche se puoi aver già intuito qualcosa, ti assicuro che nel finale ci sarà comunque una sorpresa che non ti attendi proprio per niente.
        Ad essere sincera anche a me avevano già spoilerato la fine (era stato Berlicche in questo post: https://berlicche.wordpress.com/2017/02/28/la-la-non-basta/), ma nonostante fossi psicologicamente preparata al peggio, poi ci sono rimasta male lo stesso. Sono quei film che li vedi una volta e poi basta, perché vale la pena vederli ma lasciano un alone di tristezza subito dopo averli visti (almeno per me è così).

        1. @Beatrice,non preoccuparti, la mia era poco più che una battuta… Chiaro che commentare un film 🎬 senza il finale e come ogni altro racconto senza una morale. Per il resto non so neppure se mi attiri molto il vederlo. Ciao 😉

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