Cosmolatria

earth

di Giacomo Biffi 

“Di tutte le idolatrie che ci affliggono, l’adorazione del mondo è senza dubbio la più clamorosa. Oggi uno può impunemente parlare male della Sposa di Cristo senza avere il minimo fastidio ecclesiale; ma se azzarda a scrivere due righe contro il “mondo”, deve aspettarsi almeno qualche tiratina di orecchie anche da parte dei recensori più benevoli e pii.

Questa “cosmolatria” fa tanto più spicco in quanto stride con tutta la consuetudine linguistica dell’ascetica tradizionale: la “fuga dal mondo”, la “rinuncia al mondo”, il “disprezzo del mondo” dai primordi del cristianesimo fino a pochi anni fa sono, stati temi classici della riflessione e della predicazione; ebbene, di essi nelle comunità cristiane di oggi non si trova più traccia. Al loro posto si propone l’ “inserimento nel mondo” e perfino il “servizio del mondo”.

A esaminare con attenzione alcuni testi ecclesiastici recenti (per esempio, alcuni formulari suggeriti da qualche parte per le preghiere dei fedeli) si ha l’impressione che i due vocaboli “mondo” e “Chiesa” rispetto all’uso di prima si siano semplicemente scambiati di senso.

Si implora sempre infatti che la Chiesa capisca, riconosca, si converta, abbandoni il suo egoismo e la sua volontà di potenza ecc.; e per contro si prega perché il mondo venga riconosciuto e appagato nelle sue aspirazioni, aiutato nelle sue necessità, esaltato nei suoi valori. Ad ascoltare certe celebrazioni del mondo viene da domandarci perché mai a Gesù Cristo sia venuto in mente di fondare la Chiesa, peggiorando notevolmente le cose.

Almeno sul piano terminologico è innegabile la rottura con tutta la tradizione precedente. Ma è davvero soltanto una questione di vocabolario?…

Proprio perché la parola di Dio non sia incatenata (cfr. 2 Tm 2,9), ne trascriviamo un po’ per comodità del lettore:

“Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive” (Gv 7,7).
“Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori” (Gv 12,31).
“Lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce” (Gv 14,27).
“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelto dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15,18-19).
“Quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia, al giudizio” (Gv 16,8).
“Voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà” (Gv 16,20).
“Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 17,9).
“Io ho dato loro la mia parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Gv 17,14).
“Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto” (Gv 17,25).
“Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui” (1 Gv 2,15).
“Il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!” (1 Gv 2,17).
“La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui” (1 Gv 3,1).
“Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia” (1 Gv 3,13).
“Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa é la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?” (1 Gv 5,4-5).
“Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno” (1 Gv 5,19).
“Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo” (Gc 1,27).
“Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio!” (Gc 4,4).
“Il mondo con tutta la sua sapienza non ha conosciuto Dio” (1 Cor 1,21).
“Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio” (1 Cor 2,12).
“La sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio” (1 Cor 3,19).
“La tristezza del mondo produce la morte” (2 Cor 7,10).
“Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14).

Sappiamo benissimo che, accanto a queste frasi, ci sono nel Nuovo Testamento altre espressioni nelle quali la parola “mondo” indica la creazione di Dio che è buona, e l’umanità che è in attesa della salvezza ed è amata da Dio. Non potremmo non saperlo, perché sono passi che giustamente ci vengono sempre ricordati da tutte le parti; sicché un problema del loro recupero oggi, dopo la Gaudium et spes, fortunatamente non si pone.

Si pone invece per quelle che abbiamo sopra elencate: dove è andata a finire tutta questa tematica nella cristianità dei nostri tempi? Anche a supporre che si sia mutato soltanto il linguaggio, sotto quali locuzioni dei nostri giorni questa dottrina si cela?

Tutto sembra farci pensare che si tratti non del disuso di una terminologia, ma di un insegnamento esplicito della Rivelazione che non ha più posto nell’odierna riflessione teologica e pastorale. Così, privo delle naturali difese immunizzatrici, l’organismo ecclesiale resta pericolosamente esposto al contagio di quella “cosmolatria” che stiamo qui denunciando.

Occorre ripartire dal dato rivelato preso nella sua integrità, senza operarvi nessuna aprioristica selezione.

Una frase del vangelo di Giovanni ci ricorda da sola tutta la multiformità della parola di Dio a proposito di “mondo”.
“Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe” (Gv 1,10).

In due righe il vocabolo compare tre volte e sempre con sfumature diverse.
“Era nel mondo”: si riferisce al fatto della incarnazione e alla presenza del Verbo nella realtà creaturale. E’ una indicazione che non implica alcuna valutazione. Nello stesso senso la parabola del seme dice: “il campo è il mondo” (Mt 13,38).

“Il mondo fu fatto per mezzo di lui”: qui è implicitamente affermata l’originaria bontà del mondo, e quindi la presumibile disposizione di accoglienza verso il Figlio di Dio. Allo stesso modo è detto che “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16).

“Eppure il mondo non lo riconobbe”: qui la parola “mondo” esprime il grande enigma della opposizione sistematica, permanente, ineliminabile, nella quale si è imbattuta e si imbatterà sempre l’iniziativa salvifica. E il discepolo di Gesù è ripetutamente ammonito di non perdere mai di vista e non sottovalutare questa tragica realtà.

Il mondo è dunque o un semplice spazio o una realtà nativamente buona ma da redimere o una forza malvagia che resiste alla redenzione e cerca di vanificarla. Nessuna di queste tre verità va trascurata

Ciò che NON c’è nel Nuovo Testamento è l’idea che la Chiesa debba essere istruita, illuminata o addirittura salvata dal mondo. NEPPURE c’è l’idea che il mondo sia realtà così buona e santa da non aver bisogno della restaurazione di Cristo, attualizzata nella Chiesa.

Chi muove dalla pur giusta convinzione dell’intrinseco e inalienabile valore delle cose, create da Dio e da lui riconosciute come “buone” (cfr. Gn 1), e ritiene che qui si esaurisca quanto il cristiano ha da dire sul “mondo”, rischia obiettivamente di non riconoscere la presenza attiva e continua del male, di banalizzare la redenzione e di rendere superflua la croce di Cristo. Molti atteggiamenti rilevabili nei cristiani di oggi nei confronti del “mondo” sarebbero plausibili in un ordine di cose di incontaminata innocenza; un ordine bello in sé e desiderabile, che però non esiste.

L’irenismo a ogni costo nei confronti di tutto e di tutti è forse una nostalgia per la pace del Paradiso terrestre (dove per altro non mancava il serpente); o, se si vuole, è un’abusiva pregustazione dello stato d’animo che ci rallegrerà nell’eterna Gerusalemme: rispetto al tempo di lotta che stiamo vivendo è una indebita anticipazione.”

da La bella, la bestia e il cavaliere

http://www.paginecattoliche.it/lamentazioni.htm

79 pensieri su “Cosmolatria

  1. fra' Sereno (François Marie)

    A proposito di che? mi sfugge il riferimento… Forse sarebbe stato intellettualmente più onesto dire che si tratta di un libro del 1984 (32 anni fa) si evitava così di farlo prendere da qualche semplice o distratto come una critica della situazione attuale. Dopo il 1984 c’è stato Giovanni Paolo II ancora per 21 anni poi Benedetto XVI, e adesso Francesco che dall’inizio e senza posa parla e opera contro la mondanità e la mondanizzazione della Chiesa. La direzione indicata da chi ci deve confermare è chiara.
    Con chi ce l’ha Biffi (Giacomo)? Ci sfugge.
    Da sempre nelle nostre modeste comunità cristiane gira il foglio delle paoline “La Domenica” e in quanto a preghiere dei fedeli, dall’ 84 fino alla seconda domenica di Avvento dell’A. D. 2016 non vedo questo spaventoso annullamento e rinnegamento della Parola di Dio e della Tradizione Cristiana.
    L’altra domanda è allora, inevitabilmente: con chi ce l’ha questo blog?
    Solo ansia di prestazione perché si deve comunque pubblicare qualcosa ogni giorno?

    1. Fabrizio Giudici

      GPII e BXVI hanno parlato e agito quasi sempre concordemente, ma non sono riusciti ad impedire che la cosmolatria strisciante continuasse a crescere come un tumore. Francesco parla, ma l’azione è totalmente discorde: e il tumore ora è esploso e metastatizza ovunque.

      Si compri un paio di occhiali, fra’ Sereno. E l’ansia di prestazione si potrebbe addebitare ai suoi commenti, visto che quasi sempre scrive senza dire niente di concreto.

    2. admin @CostanzaMBlog

      fra’ Sereno, non le piace questo scritto? Grazie, per avercelo detto, poteva magari evitare di insinuare chissà quali retroscena o retropensieri. Mi piace Giacomo Biffi è vero, ritengo sia stato un grande cardinale e un grande uomo di Dio. Lei fra’ Sereno invece mi sembra molto poco sereno nel giudizio nei nostri confronti.

      PS In fondo al post c’è il link di itacalibri dove appare chiara la data 1984 (o forse adesso troverà provocatorio che si tratti proprio del 1984?).

    3. Andreina

      Caro Fra Sereno,
      da un paio d’anni leggo questo sito e, per la Bellezza di quel che vien pubblicato (e so per certo che vien vissuto nella concretezza), voglio cosi’ bene agli amministratori del suo ideale “palazzo”, che m’insorge la preoccupazione per la loro salute, se non vedo uno scritto al giorno. Sai perche’? Non faccio dietrologia, leggo semplicemente quanto viene proposto e, lo trovo d’aiuto alla mia vita. A me pare che questo sito offra infatti parole di Vita, con tutti i limiti umani (Scusa Fra Sereno: tu non ne hai? Cosi’ giusto per sapere, perche’ se non ne hai, ci scriviamo un case report e lo pubblichiamo su Nature!) che poi son quelli di tutti. Eppure cerchiamo cose grandi, di cui siamo certi!
      Quindi, se davvero sei Sereno, rilassati e goditi queste letture oppure vai a farti una bella passeggiata che c’e’ un Cielo bellissimo oggi.
      Ed ora, a costo di uscire dal tema, visto che tu fai auliche citazioni, anch’io te ne propongo una mia: il video di Donald Duck sulla pazienza. Sara’ una macchina o le persone ad allenarci all’esercizio delle virtu’?

      http://youtu.be/onI11isRwLU

      Un caro saluto a te Fra Sereno e tutti!

    4. vale

      @fra’sereno

      preghiera dei cristiani da “la domenica” http://www.la-domenica.it/ii-domenica-di-avvento-2016/#1801

      3. Per le famiglie, perché siano solidali con i po(poli,presumo) preghiamo: veri e capaci di tessere un’amicizia con quelle in difficoltà che stanno peggio di loro, preghiamo

      poi faccio un salto su altri siti e su informazione corretta trovo: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=64559

      Chiamatela, se volete, censura
      Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

      alle sei di ieri sera era sceso al quarantaquattresimo posto delle notizie del “Corriere” e al quarantesimo nel sito della ”Stampa”, escludendo le colonne laterali di servizio. La notizia è questa: all’Ohio State University di Columbus uno studente somalo, accolto negli Stati Uniti come rifugiato, ha tentato di fare una strage

      Perché l’evento è una notizia? Perché lo studente era un musulmano osservante, che odiava gli Stati Uniti pur essendone ospite per via della sua fede religiosa (http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/ohio_piomba_auto_campus_studenti_coltellate_ucciso-2108621.html): l’ennesimo anello di una catena che colpisce in America come da noi, secondo modalità spesso (e anche in questo caso) riprese dal terrorismo palestinista

      Come mai la ragione di una notizia è anche la ragione per non darla? Be’, chiamatela, se volete, censura.

      La polizia inglese è stata istruita di non fare indagini sugli stupri di massa di matrice islamica ; come del resto la polizia tedesca e di non occuparsi degli appelli alla violenza dei leader musulmani Le forze dell’ordine tedesche sanno di non poter arrestare i clandestini . In Svezia c’è una politica per cui non bisogna citare le origini dei criminali, se non sono europee Gli esempi si potrebbero moltiplicare

      ….Bergoglio: c’è “un’epidemia di animosità”, ha notato il papa, contro “gente di altre razze e religioni”: “Vediamo, per esempio, quanto velocemente quelli tra noi con lo status di straniero, immigrato o rifugiato, diventino una minaccia, assumano lo status di un nemico […] perché provengono da un paese lontano o hanno costumi diversi. Nemico a causa del colore della loro pelle, della loro lingua o della loro classe sociale. Nemico perché pensano in modo diverso o addirittura hanno una fede diversa.”

      Non perché sparano, accoltellano, investono apposta la gente, stuprano – no, questi sono dettagli insignificanti per diventare nemici. La colpa è tutta del fatto che sono stranieri.

      ( per i link delle testate che riportano le notizie citate andare all’originale sul sito.)

      oppure:
      http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/incredibile-era-mafia-nigeriana-funerale-profugo-ucciso-136747.htm

      Fabio Castori per “L’Espresso”

      C’ era una rappresentanza della mafia nigeriana, la Black Axe, al funerale di Emmanuel Chidi Namdi, il profugo morto il 5 luglio scorso dopo la lite con il fermano 39enne Amedeo Mancini

      e mi fermo qui.

      ( da Biffi sopra citato)

      ..rischia obiettivamente di non riconoscere la presenza attiva e continua del male, di banalizzare la redenzione e di rendere superflua la croce di Cristo. Molti atteggiamenti rilevabili nei cristiani di oggi nei confronti del “mondo” sarebbero plausibili in un ordine di cose di incontaminata innocenza; un ordine bello in sé e desiderabile, che però non esiste.

      non so se questo blog l’abbia con qualcuno. mi pare di no.

      io,invece,un pochino ce l’avrei con gl’irenisti come mi pare essere lei.

      pace e bene

  2. raffaele

    Io lo trovo molto attuale. Vedo due chiese contrapposte: una, minoritaria ormai, che cerca di portare Cristo nel mondo senza vergognarsi della croce, un’altra che cerca di portare il mondo nella chiesa spingendo verso l’accettazione di ogni novità che viene da esso. Ma questa seconda chiesa è fatta di furbi che parlano del regno di Dio che si realizza già da adesso e poi continua nell’aldilà. Ma non avendo possibilità di sperimentare solo l’aldiquà ecco che tutto quello che fa la felicità quaggiù diventa automaticamente degno di nota, comprensione, accoglienza, misericordia. tutto per arrivare a ratificare l’esistente, tutto l’esistente nella vita degli uomini. Questa seconda chiesa però non porta Verità perché non vuole più insegnare nulla, solo accompagnare, solo lasciare ciascuno nella condizione in cui è, dicendo però che va bene così. I chierici e i fedeli della seconda chiesa li troviamo dappertutto ma, in fondo in fondo, non ci soddisfano. Quelli della prima bisogna cercarli col lantenino (e Biffi è uno di questi) ma poi ti danno le chiavi per capire quello che succede intorno a te.
    L’esempio della cosmolatria, della fede nel cambiamento climatico, nell’attenzione alla natura a scapito dell’uomo ne è un esempio.

  3. Joshua

    Sembra scritto ieri, di una attualità incredibile.
    Grazie cardinale… quanto si sente la mancanza di menti così lucide!

    1. Giusi

      Queste non sono parole del 1984, sono parole di vita eterna che sempre vorremmo sentire dagli uomini di Dio e invece ci toccano i Kasper, i Pinto, gli Spadaro………

      1. Ubaldo

        Signora Giusi, per fortuna ci sono anche i Sarah, i Caffarra, i Burke, gli Schneider, i Caput, i Watroba…
        MI piace ricordare le parole di Paolo VI a Jean Guitton nel 1977:” Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia”.
        E la vittoria finale del “piccolo gregge” e’ sicura. Con buona pace di chi celebra la custodia del Creato e non celebra piu’ l’inizio dell’Avvento…

        1. Alessandro

          A proposito del cardinal Sarah.

          Non ricordo se sia già stato segnalato qui…

          Il prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha recentemente affermato quanto segue:

          – “La Chiesa intera ha sempre tenuto fermo che non si può fare la Comunione avendo coscienza di essere in stato di peccato mortale, principio richiamato come definitivo da Giovanni Paolo II nel 2003 nella sua enciclica ‘Ecclesia de Eucharistia’”

          – “Nemmeno un papa può dispensare da una tale legge divina”

          – “il fedele che non vuole cessare in futuro dal compiere atti di una colpevolezza oggettiva grave, contraddicendo la Parola di Dio e l’alleanza significata precisamente dall’Eucaristia, resterebbe in uno stato di peccato mortale e commetterebbe un peccato grave comunicandosi”, poiché costui non “ha il “fermo proposito”, definito dal concilio di Trento come necessario per essere perdonati da Dio. Precisiamo che questo fermo proposito non consiste nel sapere che non si peccherà più, ma nel prendere con la propria volontà la decisione di impiegare i mezzi atti a evitare il peccato”.

          “Nell’ipotesi che il suo stato sia conosciuto pubblicamente, i ministri della Chiesa, da parte loro, non hanno alcun diritto di dargli la Comunione. Se lo fanno, il loro peccato sarà più grave davanti al Signore. Sarebbe inequivocabilmente una complicità e una profanazione premeditata del Santissimo Sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù.”

          “Può capitare che un divorziato, per delle ragioni importanti, per esempio l’educazione di figli, non possa lasciare il suo secondo coniuge. In questo caso, per potere essere assolto e accedere alla Santa Comunione, la persona deve impegnarsi a non compiere più con questo secondo coniuge gli atti che, secondo la legge divina, sono riservati ai veri sposi (“Familiaris consortio”, n. 84). Ora, l’esperienza di numerose coppie mostra che se ciò spesso è molto difficile, nondimeno è possibile con l’aiuto della grazia di Dio, una direzione spirituale e la pratica frequente del sacramento della riconciliazione. In effetti quest’ultima permette, in caso di cadute, di ripartire più fermamente sulla buona strada, progredendo gradualmente verso la castità.”

          Quanto ai sacerdoti che disattendono tutto ciò, il prefetto afferma:

          “mi sento ferito nel mio cuore di vescovo, nel constatare una tale incomprensione dell’insegnamento definitivo della Chiesa da parte di confratelli sacerdoti.

          Non posso permettermi di immaginare come causa d’una tale confusione altro che l’insufficienza della formazione dei miei confratelli.
          E in quanto responsabile per tutta la Chiesa latina della disciplina dei sacramenti, sono tenuto in coscienza a ricordare che il Cristo ha ristabilito il disegno originario del Creatore di un matrimonio monogamico, indissolubile, ordinato al bene degli sposi, come pure alla generazione e all’educazione dei figli. Egli ha inoltre elevato il matrimonio tra battezzati al rango di sacramento, significante l’alleanza di Dio con il suo popolo, proprio come l’Eucaristia…

          La Chiesa stigmatizza le deformazioni introdotte nell’amore umano: l’omosessualità, la poligamia, il maschilismo, la libera unione, il divorzio, la contraccezione, ecc. In ogni caso, essa non condanna mai le persone. Ma non le lascia nel loro peccato. Come il suo Maestro, ha il coraggio e la carità di dire loro: va’ e d’ora in poi non peccare più.

          La Chiesa non solo accoglie con misericordia, rispetto e delicatezza. Invita fermamente alla conversione. Al suo seguito, io promuovo la misericordia verso i peccatori – lo siamo tutti – ma anche la fermezza di fronte ai peccati incompatibili con l’amore verso Dio, professata con la comunione sacramentale. Non è questo se non imitare l’attitudine del Figlio di Dio che si rivolge alla donna adultera: “Neppure io ti condanno. Va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8, 11)?”

          http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351180

          1. Alessandro

            Scusate, l’intervista del cardinal Sarah della quale ho riportatao estratti non è recente – come ho scritto erroneamente -, ma risale al novembre 2015.

            Comunque il contenuto dell’intervista mi pare attualissimo…

            1. Ubaldo

              Alessandro sono parole attualissime perché sono le parole della Tradizione ininterrotta della Chiesa, espressa in termini chiari, inequivocabili, comprensibili senza bisogno di interpretazioni; ancora una volta, con buona pace di chi parla di ” aprirsi alla creatività dello Spirito” (?), di “nuovi paradigmi”(?) ed altre espressioni pseudo-teologiche che creano smarrimento nei fedeli anziché rafforzamento nella certezza; e permettono “interpretazioni” di ciò che “interpretabile” non è.

              1. Alessandro

                Ubaldo

                in effetti, ci sono verità che possono essere espresse in termini chiarissimi e che non tramontano, sebbene (per usare sempre le parole del cardinale Biffi) certi ambienti della Chiesa, oltre che di cosmolatria, soffrono di cronolatria, ossia mostrano di ritenere che una verità per esser tale debba avere una data di scadenza, non esser fuori moda. Come le uova, deve essere di giornata.

                “Senza affermarsi mai espressamente, la cronolatrìa trapela in modo spesso involontario e quindi tanto più significativo dal linguaggio d’uso corrente, nel quale l’aggettivazione del biasimo teorico non è: falso, errato, illogico, cattivo, aberrante; ma piuttosto: superato, sorpassato, attardato, vecchio.
                Non conta tanto la verità quanto la formulazione recente. Le idee, come le uova, devono essere «di giornata».”

                1. Ubaldo

                  Alessandro, per citare ancora il Card. Robert Sarah, mi permetto di ricordare a questi ecclesiastici che “”Cristo è certamente afflitto nel vedere e nel sentire preti e vescovi, che dovrebbero garantire l’integrità dell’insegnamento del Vangelo e della dottrina, moltiplicare i discorsi e gli scritti che indeboliscono il rigore del Vangelo ATTRAVERSO AFFERMAZIONI VOLUTAMENTE AMBIGUE E CONFUSE.
                  A tali preti e prelati, che danno l’impressione di PRENDERE IN CONTROPIEDE l’insegnamento tradizionale della Chiesa in materia di dottrina e di morale, non è fuori luogo ricordare le severe parole di Cristo: ‘Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro’, ‘è reo di colpa eterna’, aggiunge Marco ( Mt 12,31-32; Lc 12,10; Mc 3,29)”.
                  Poi se vogliono essere “moderni”, “al passo coi tempi”, facciano pure…

  4. Che ci sia un tentativo di fare dissolvere il cattolicesmo dall’ interno mi pare purtroppo evidente.
    I ” chi sono io per giudicare “, i ” non mi immischio” ormai non sono più fatti casuali ma fanno parte di un progetto. Aggiungiamo che Scalfari, che della lotta contro la Chiesa ha fatto una ragione di vita, è diventato uno dei portavoce preferiti dal Papa, che la statua di Lutero è stata portata trionfalmente dentro il Vaticano, che di principi non negoziabili non si parla più, che di fatto si sta tentando di sdoganare il divorzio ed abbiamo un quadro abbastanza completo della situazione. Significativamente Bergoglio non ama sentirsi chiamare Papa, lui è solo il vescovo di Roma, non abita in Vaticano e le uniche reprimende le ha contro i cattolici. Preti che pensano solo al denaro, Vescovi che leggono alla lettera il Vangelo, fedeli che fanno i figli come conigli ecc. ecc. Aggiungiamo l’ aver accettato con un sorriso compiaciuto un crocifisso scolpito su falce e martello, la frase che l’ l’ Islam è una “religione di pace” per comprendere quale poca affinità ci sia l’ attuale Papa e i suoi predecessori!

  5. Alessandro Pacini

    Sul tema trattato dal compianto card. Biffi riguardo al rapporto Chiesa/mondo invito a leggere un brano ancora più “antico” del 16 Dicembre 1974 di Papa Paolo VI rivolto ad un convegno della Commissione Teologica Internazionale, ma che a me appare di grande attualità. richiamo l’attenzione su un termine particolare che viene utilizzato da Paolo VI “COONESTARE” che significa dichiarare onesto ciò che nonlo è: “Un altro punto cruciale circa la dottrina morale della Chiesa, oltre l’accennata separazione della morale dalla religione e specialmente dall’insegnamento della Chiesa in ordine a certi grandi problemi morali (come la contraccezione, l’aborto, la sterilizzazione, l’eutanasia . . .). proviene soprattutto dall’opinione prevalente del superamento di tale insegnamento della Chiesa. Il processo storico delle idee, l’evoluzione del costume, l’attualità del pensiero alla moda darebbero fondato motivo per respingere le tesi della dottrina morale della Chiesa, per suggerire, anzi giustificare un cambiamento dell’insegnamento morale cattolico, e per coonestare un relativismo favorevole alle tendenze «amorali» della vita moderna. Il proclamato diritto alla libertà indiscriminata fa scomparire il senso del dovere e dell’obbligazione morale anche in temi evidentemente gravi ed impegnativi sia nella vita personale, che sociale (cfr. divorzio, omosessualità, esperienze prematrimoniali, ecc.).

    L’equilibrio etico della persona e della società risulta indubbiamente compromesso dalla ammissione di tali criteri contrari alla razionalità morale, giuridica, politica, e tanto più alla norma della vita cristiana. Se Nietzsche fosse riconosciuto come il profeta del mondo moderno, dove resterebbe il Vangelo, e dove questo mondo moderno potrebbe finire?”

  6. Thelonious

    BIffi é (era) sempre il numero uno. Leggere le sue limpide e argute pagine è sempre stata una vera boccata d’aria fresca per me.

    1. Alessandro

      Costui è il direttore di La Civiltà Cattolica. E usa twitter come un adolescente irascibile e dispettoso…

    2. Piero

      Mah… ma secondo me “Vincent Vega” e’ uno molto addentro le cose di curia, o un parente prossimo…

        1. Piero

          Su UCCR dopo manco un giorno sosteneva di aver letto tutta la AL, comprese le note (ed aver effettuato anche gia’ unos tudio critico e teologico, aggiungo io)…

    1. Ubaldo

      Siamo effettivamente ad un passo dalla protestantizzazione della Chiesa Cattolica. Io mi domando come non si riesca a vedere il danno che si sta creando e, addirittura, ad attaccare pesantemente, ventilando anche il possibile ritiro del titolo di Cardinale ai quattro firmatari dei “dubia” (come detto dal Decano della Rota Romana) che anzi stanno solo facendo umilmente il loro dovere, tentando di salvare la sana dottrina o come un cardinale possa spocchiosamente dire ” Siamo in duecento contro quattro”, avallando l’esistenza di una verita’ statistica avulsa dalla fedelta’ alla Sacra Scrittura e alla Tradizione.

      1. Fabrizio Giudici

        Qualcuno si sveglia:

        http://www.onepeterfive.com/moment-biggest-detractor-sees-light/

        No, the reason we have a pope is so that the pope can provide answers to questions that arise in the Church. Questions have arisen. For the good of the body, for the unity of the Church, the pope must answer the questions. Only the pope can do so with authority. That is why we have a pope.
        I want to believe Amoris Laetitia is consistent with Church teaching, but if it is, why does the pope have such a difficult time clarifying that consistency?

        Scritto da un difensore ad oltranza di Francesco, che fino a poco tempo fa attaccava i critici.

        1. Fabrizio Giudici

          Nel frattempo, il Papa ha ricevuto in pellegrinaggio alcuni politici francesi. Siccome lui non s’impiccia negli affari politici, si è raccomandato per i migranti e i poveri. L’importante, poi, è i dialogo. Siccome lui non s’impiccia, non risulta abbia detto una sola parola sulla legge in discussione oggi al parlamento francese, sull’ “intralcio all’aborto”: non essendo sufficiente la censura informatica sui siti pro-life, la nuova legge prevede la galera fino a due anni per chi osi proporre un’alternativa alle donne che vogliono abortire. Persino i vescovi francesi, che tanto intraprendenti non sono, hanno protestato. Francesco no: lui dialoga.

          1. Roberto

            E’ chiaro che il Papa non possa né chiarire AL, né punire i 4 Cardinali, salvo che Burke desse atto al famoso “atto di correzione” – e non sarebbe scontato neppure in tal caso.
            Non può proprio perché nel momento in cui ha deciso di far passare la Misericordia attraverso un canale poco chiaro, volendo essere inclusivo a tutti i costi, ha creato un margine di ambiguità che il chiarimento finirebbe per elidere.

            Il Papa non vuole creare uno strappo. Non so se era davvero convinto che la propria forza personale e il proprio peso mediatico sarebbe bastato a far passare AL senza fiatare, che lasciare ciascuno ad applicarla un po’ come vuole fosse una soluzione. Fatto sta che adesso si trova in uno stallo; qualunque risposta susciterà quella lacerazione, in una direzione o nell’altra, che non voleva. La coperta è troppo corta e già tesa allo spasimo. Non c’è soluzione; non si può essere misericordiosi con tutti.

            Tra l’altro, c’è un pensiero che covo praticamente dall’elezione di Papa Francesco, cioè il seguente: dato per scontato che l’elezione di Benedetto XVI fu la più chiara manifestazione della consapevolezza da parte del collegio cardinalizio che la sfida più importante e la crisi più grave del post-concilio è crisi di Fede, come l’ormai silenziosissimo Messori ricorda da decenni, si poteva realisticamente credere che tale crisi fosse risolta nel breve arco di qualche anno?

            Perché viceversa l’elezione di un cardinale come Bergoglio al soglio dà per scontato che non esista alcuna particolare crisi di Fede, oppure che essa sia pacificamente risolta, e anzi dà per scontata una Fede robusta a ogni livello che permetta di “osare” di più su altri piani, confidando in adeguati “pesi e contrappesi”, come si suol dire.

            Che è poi un po’ quel che venne dato per scontato nel redigere molti dei testi del CVII.

            1. Roberto

              Che poi, parlando di Francia, Fillon è sicuramente una gran bella novità guardando al dopo-Hollande (ma chi non lo sarebbe, dopo Hollande?), ma il cattolico in politica che, stando alla Bussola, comincia con un:

              http://www.lanuovabq.it/it/articoli-famiglia-e-libero-mercatoil-modello-fillon-18192.htm

              “Sebbene sia ormai tecnicamente impossibile cancellare la Taubira che istituisce il “matrimonio per tutti” (incluso quello omosessuale), Fillon promette di riformarla profondamente, cancellando l’adozione e vietando l’utero in affitto.”

              mi taglia subito le gambe e ogni entusiasmo. “Tecnicamente impossibile” sono proprio quelle espressioni che mi fanno pensare come per me sarebbe “tecnicamente impossibile” dargli il voto, se mai dovessi votarlo.

              Tra l’altro, le sentenze europee non permettono questo tipo di “discriminazioni”. Se l’adozione e l’utero in affitto sono per legge permesse ai coniugi, allora lo Stato sovrano non è libero di impedirli ad altri “pseudoconiugi” che però sono riconosciuti come tali da leggi folli come la Taubira: Austria docet.

              Quindi: o sì o no.

              1. Raffaelw

                Esatto, proprio così. Altrimenti si dà fiato alle trombe anti discriminazione dell associazioni LGBT, ben sostenute dalle sentenze della CEDU. L’utero in affitti non va bene per nessuno, per la coppia etero o omo che sia.

                1. Fabrizio Giudici

                  Io, fossi francese, per quel che vedo da qui (leggendo comunque abitualmente la stampa di quel paese), come cattolico non mi fiderei di Fillon. Temo che possa essere un tentativo di captazione cattolica da parte dell’establishment, un po’ come è stato tentato in Italia con Parisi (a cui, disgraziatamente, è andato dietro qualche cattolico). Solo che da noi, ormai, tutto quello che tenta Berlusconi frana subito; in Francia ci sono candidati di un certo spessore. Continuo a puntare sulla Le Pen, anche se paradossalmente Fillon la indebolisce. Dipende tutto da come si giocano la campagna elettorale ora. Non è che la Le Pen abbia fatto molte cose cattoliche, in realtà. Sono più iniziative dei membri del partito di livello inferiore, come i sindaci. Tuttavia, se le cose andassero per il verso giusto, si potrebbe instaurare una specie di rincorsa ai valori proprio in questa situazione. Ovvero: il FN, visto che rischia l’erosione di voti da parte di Fillon, potrebbe puntare più esplicitamente sui valori per differenziarsi. Spero che i cattolici francesi siano in grado di pilotare questa cosa senza accontentarsi di quello che c’è ora.

                  1. Piero

                    Anche io penso che sia soler “accalappiare” i voti cattolici, come fanno tutti ormai, e come ampiamente sperimentato anche quii in Italia dal PD.
                    Pero’, pero’, pongo qui una domanda: perche’ io, che non sono di destra, ma detesto la sinistra, (sempre parlando per categorie che ormai mostrano sempre di piu’ la loro evanescenza) dovrei votare per uno di (estrema) destra?

                    Certamente poi, specialmente in Francia, pur di non far vincere Le Pen, si metteranno insieme, come prima, socialisti e non-socialisti (parlare in Francia di “centro-destra” mi fa sorridere).

                    1. Roberto

                      Il mio pensiero è in sintonia con quanto scritto qua:

                      http://www.totustuus.it/modules.php?name=News&file=print&sid=4152

                      Chi è di destra, lo decide la sinistra. “La destra altro non è che una invenzione, una prigione, un lazzaretto per lebbrosi, creato dalla sinistra per rinchiudervi tutti coloro che non sono omogenei al suo pensiero unico e dogmatico.” “Destra” è uno specchietto per le allodole.

                      Sono tranciante: un cattolico in politica, se è consapevole di cosa vuol dire esserlo, non può essere che un controrivoluzionario.

                      Poi, al di fuori dei principi non-negoziabili, i cattolici possono ed è giusto che abbiano diverse idee su come usare mezzi (leciti) per conseguire scopi buoni: perciò sarebbe bene avere più partiti controrivoluzionari ma con approcci diversi a problemi complessi.

                      Ma tant’è, noi non ne abbiamo alcuno, perciò il problema si risolve da sé. Il binomio destra-sinistra è tale solo per determinare quanto accelerare o rallentare il moto di disfacimento sociale rivoluzionario. Per questo il cattolico in politica che, di riffa o di raffa, mi viene a dire che è “tecnicamente impossibile” tornare indietro a risanare il tessuto sociale devastato dall’ennesima tappa rivoluzionaria, perde immediatamente ai miei occhi tutto il suo “fascino”. Allora, piuttosto preferisco un acattolico: almeno non manda messaggi sbagliati da una posizione pubblica, facendo credere che si possa essere cattolici un po’ come se ne ha voglia, nella certezza di non subire alcun richiamo da chi di dovere.

          1. Giusi

            Un grande Cascioli oggi sulla Bussola!

            L’intollerabile aggressione ai “quattro cardinali” Ecco chi sono i nuovi Inquisitori
            di Riccardo Cascioli

            “Sono questi i personaggi che oggi pretendono di giudicare cardinali, vescovi e laici preoccupati della grave confusione che si è creata nella Chiesa. Una banda di ipocriti e sepolcri imbiancati, che perseguono da decenni una loro agenda ecclesiale, che usano il Papa per affermare un loro progetto di Chiesa, e che oggi si permettono l’arroganza di chi pensa di essere al comando di una vincente e gioiosa macchina da guerra. Sono questi i veri fondamentalisti, sostenuti da una stampa compiacente che non vede l’ora di cancellare definitivamente ogni traccia di identità cattolica. Che però, purtroppo per loro, non soccomberà”.

            http://www.lanuovabq.it/it/articoli-lintollerabile-aggressione-ai-quattro-cardinaliecco-chi-sono-i-nuovi-inquisitori-18216.htm

    2. vale

      eh, voglio vedere che soluzione troveranno per quel che accadrà-potrebbe accadere- nel prossimissimo futuro. chissà che arrampicate sugli specchi….

      http://www.alternet.org/sex-amp-relationships/male-pregnancy-will-happen

      http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/riforma-utero-preparatevi-mammo-perche-dieci-anni-anche-136790.htm

      per la cronaca: si potrà trapiantare l’utero in un maschio.

      un trans che abbia crioconservato il proprio sperma potrebbe diventare contemporaneamente babbo e mamma.

      prosit

  7. tafuri

    Bellissimo dibattito tra i commenti. Leggo che c’è anche un Thelonious, e lo saluto. Oggi mi hanno regalato Sposala e muori per lei, e il sottotitolo mi piace ancora di più, Uomini veri (dico VERI) per donne senza paura, molti e molte qui sul blog, vedo. Dio vi benedica!

  8. Fabrizio Giudici

    @Thelonious

    Effettivamente, ora che tafuri ha espresso il suo apprezzamento, mi sono sempre chiesto se l’origine del tuo nick (se non è faccenda privata, s’intende) ha a che fare … con le sfere? 😉

    1. Thelonious

      @Fabrizio Giudici: no, non c’entrano le sfere. E’ che sono musicista, e mi piace molto Thelonious Monk. Tutto qui.

      1. tafuri

        infatti il soprannome di Monk era ‘Sphere’, visto che le sfere c’entrano?
        Salutissimi

        1. Fabrizio Giudici

          Esatto 🙂 Era proprio quello a cui mi riferivo (“Sphere”, oltre che secondo nome di Monk, anche il nome della madre).

          Mi rallegro della presenza di un musicista “ben” cattolico. It made my day. 🙂

  9. Alessandro

    Il cardinal Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede (CDF), in un’intervista ha affermato (sintetizzo) che

    – al momento non è prevista una risposta ai “dubia” dei quattro cardinali
    – la CDF “parla con l’autorità del Papa e non può partecipare a controversie di opinioni”
    – Amoris laetitia non può essere interpretata come se i precedenti pronunciamenti dei Papi e della CDF non fossero più validi (in particolare Müller ha menzionato la Lettera della CDF del 1994, nella quale si ribadisce che in nessun caso può essere ammesso all’assoluzione sacramentale e all’Eucaristia un divorziato risposato convivente more uxorio)
    – nella Chiesa non è in corso un conflitto di potere tra fazioni contrapposte

    http://de.radiovaticana.va/news/2016/12/01/kardinal_m%C3%BCller_vorerst_keine_antwort_auf_den_kardinalsbrie/1276134

    Commento mio: il cardinal Müller ha fatto dichiarazioni molto istituzionali, non pronunciandosi personalmente nel merito dei “dubia”, cercando di gettare acqua sul fuoco, ma il fatto stesso che nomini esplicitamente la Lettera della CDF del 1994 e affermi che Amoris laetitia non può essere interpretata al di fuori di quello che affermano quella Lettera e gli altri pronunciamenti dei Papi al riguardo mostra che il prefetto rifiuta l’interpretazione del capitolo 8 di Amoris laetitia avvalorata invece da Francesco (vedi lettera ai vescovi della regione Buenos Aires).

    Che Müller non accetti questa interpretazione è quanto peraltro era già chiaro da tempo, visto che su Amoris laetitia il prefetto della CDF ha scritto un articolato commento in cui si legge tra l’altro:

    “Dunque, il primo elemento chiave per questo cammino di accompagnamento è l’armonia tra la celebrazione sacramentale e la vita cristiana.
    Questa è la ragione della disciplina eucaristica che la Chiesa ha mantenuto sin dalle sue origini. Grazie ad essa la Chiesa può essere una comunità che accompagna, accoglie il peccatore senza per questo benedire il peccato e così offre la base affinché sia possibile un percorso di discernimento ed integrazione.
    San Giovanni Paolo II confermò questa disciplina nella “Familiaris consortio” 84 e nella “Reconciliatio et poenitentia” 34; la Congregazione per la dottrina della Fede, a sua volta, lo affermò nel suo documento del 1994; Benedetto XVI l’approfondì nella “Sacramentum caritatis” 29.
    Si tratta di un insegnamento magisteriale consolidato, appoggiato sulla Scrittura e fondato su una ragione dottrinale: l’armonia salvifica dei sacramenti, cuore della “cultura del vincolo” che vive la Chiesa.

    Alcuni hanno affermato che la “Amoris laetitia” ha eliminato questa disciplina e ha permesso, almeno in alcuni casi, che i divorziati risposati possano ricevere l’eucaristia senza la necessità di trasformare il loro modo di vita secondo quanto indicato in Familiaris Consortio 84, cioè abbandonando la nuova unione o vivendo in essa come fratello e sorella.
    A questo bisogna rispondere che se la “Amoris laetitia” avesse voluto cancellare una disciplina tanto radicata e di tanta rilevanza l’avrebbe detto con chiarezza e presentando ragioni a sostegno.
    Invece non vi è alcuna affermazione in questo senso; né il papa mette in dubbio, in nessun momento, gli argomenti presentati dai suoi predecessori, che non si basano sulla colpevolezza soggettiva di questi nostri fratelli, bensì sul loro modo visibile, oggettivo, di vita, contrario alla parole di Cristo.

    Ma non si trova questa svolta – obiettano alcuni – in una nota a piè di pagina in cui si dice che, in alcuni casi, la Chiesa potrebbe offrire l’aiuto dei sacramenti a chi vive in situazione oggettiva di peccato (n. 351)? Senza entrare in un’analisi dettagliata, basta dire che questa nota fa riferimento a situazioni oggettive di peccato in generale, senza citare il caso specifico dei divorziati in nuova unione civile.
    La situazione di questi ultimi, effettivamente, ha caratteristiche particolari che la distinguono da altre situazioni. Questi divorziati vivono in contrasto con il sacramento del matrimonio e, dunque, con l’economia dei sacramenti, il cui centro è l’Eucarestia. Questa è, infatti, la ragione richiamata dal precedente magistero per giustificare la disciplina eucaristica di Familiaris Consortio 84; un argomento che non è presente nella nota né nel suo contesto.
    Ciò che afferma, dunque, la nota 351 non tocca la disciplina precedente: è sempre valida la norma di Familiaris Consortio 84 e di Sacramentum Caritatis 29 e la sua applicazione in ogni caso.”

    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351294

    Insomma, nonostante le dichiarazioni molto pacate, istituzionali e distensive Müller ha fatto capire a chi vuol capire quello che (visto il suo citato commento di AL) già si sapeva, e cioè che, su Amoris laetitia, non è d’accordo con il Papa ma con i quattro cardinali.

    1. Alessandro

      L’intervista integrale è qui:

      https://www.domradio.de/themen/vatikan/2016-12-01/kardinal-mueller-zu-kardinalsbrief-und-amoris-laetitia

      ed è più tosta di quanto pensassi leggendone il resoconto di Radiovaticana.

      Ritengo fare cosa utile traducendone qualche passaggio davvero forte ed eloquente:

      “Domanda: Francesco scrive in “Amoris laetitia” che non tutte le questioni devono essere risolte a Roma…

      Müller: “Solo il Papa ha la più alta autorità rispetto alla totalità dell’ordine episcopale, specialmente nel Concilio Ecumenico.
      Solo in piena conformità alla dottrina apostolica e all’integrità della fede rivelata i vescovi di una conferenza episcopale possono esprimersi, per esempio, sull’applicazione pastorale di Amoris laetitia.
      Altrimenti, la Chiesa si disintegrerebbe in chiese nazionali e andrebbe in mille pezzi. Ma il sacramento del matrimonio è valido in Corea così come in Germania…

      I pronunciamenti vincolanti dei Papi, del Concilio di Trento, del Concilio Vaticano II e della Congregazione per la dottrina della Fede sulle proprietà essenziali del Matrimonio e sui requisiti per la fruttuosa recezione dei Sacramenti non possono essere messi da parte da nessuno con il pretesto che il matrimonio sia soltanto un ideale che può essere raggiunto solo da pochi.

      Secondo verità, il matrimonio non è un’immagine ideale prodotta da noi, ma un Sacramento, cioè una realtà istituita da Dio… Dio non ci esorta a essere condiscendenti con le nostre cadute. Con l’aiuto della Grazia, possiamo obbedire ai comandamenti, incluso il sesto, e così trovare la pace dei nostri cuori, in accordo con la volontà di Dio.”

      Domanda: Insomma, ciascun vescovo deve decidere da sé quali conseguenze pastorali trarre da Amoris laetitia?

      Müller: “Nemmeno ciascun vescovo può far nulla solo in base al proprio gusto personale. I vescovi sono servitori, non padroni della Fede.
      In ogni caso, “Amoris laetitia” non può essere interpretata come se non fossero validi i precedenti pronunciamenti dei Papi e della Congregazione per la dottrina della Fede, ivi inclusa la sua [cioè della Congregazione per la dottrina della Fede] risposta ufficiale alla lettera pastorale congiunta del 1993 dei tre vescovi del Reno Superiore [tra i quali Kasper e Lehmann, ndr] sulla ricezione della Comunione da parte dei cattolici che si trovano in un’unione irregolare.
      Il plauso dell’opinione pubblica non è una prova che non ci si sta sbagliando in materie di Fede. Un vescovo deve insegnare secondo “le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Tim 6, 3).”

        1. Alessandro

          Figurati admin, grazie a te!

          ps
          è una traduzione fedele (non ho messo in bocca al cardinale parole mie), ma non sono un traduttore di professione, ho tradotto all’imprinta e quindi ho badato più alla sostanza che alla forma. Perciò se qualche purista della lingua tedesca trova che si sarebbe potuto tradurre meglio ha ragione, ma – ripeto – la sostanza è quella 😉

      1. Alessandro

        Vatican Insider riporta la notizia dell’intervista a Müller ma dell’intervista omette di riferire i passaggi forti che ho tradotto:

        http://www.lastampa.it/2016/12/02/vaticaninsider/ita/vaticano/mller-sui-dubia-dei-cardinali-no-alle-polarizzazioni-3rpoFKHNjW4cck3wKDsyRK/pagina.html

        Al riguardo, Tornielli si limita ad affermare:

        “Il cardinale esprime infine nell’intervista un suo parere personale sull’argomento, ricordando che a proposito della comunione per i divorziati in seconda unione la Congregazione per la dottrina della fede nel 1994 aveva in proposito negato a tre vescovi tedeschi questa possibilità.”

        No, non è così, non ciurliamo nel manico

        1) La Congregazione per la dottrina della fede nel 1994 non aveva negato a tre vescovi tedeschi la possibilità di ammettere alla comunione i divorziati in seconda unione, ma (ribadendo il Magistero autentico della Chiesa) aveva negato ciò a TUTTI i vescovi

        2) il cardinale Müller non ha espresso un “parere personale”, ma da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede ha ribadito che non può essere praticata da alcun vescovo e/o conferenza episcopale un’applicazione pastorale di Amoris laetitia incompatibile con quanto chiaramente affermato dalla Congregazione per la dottrina della fede nel 1994.

        Tornielli scrive inoltre:

        “La Congregazione per la dottrina della fede, che parla con l’autorità del Papa e con la sua approvazione, non ha dunque preso posizione. Rimangono i testi delle proposizioni sinodali e quello dell’esortazione post-sinodale «Amoris laetitia» pubblicata dal Pontefice, che apre con cautela alla possibilità – non come diritto né tantomeno indiscriminatamente – di arrivare in qualche caso e dopo un profondo cammino di discernimento, anche a concedere i sacramenti.”

        Anche qui, non ciurliamo nel manico.

        La Congregazione per la dottrina della fede non interviene ora perché il Papa non le ha dato disposizione di farlo, ma ha già “preso posizione” eccome, giacché continua a valere la Lettera del 1994 nella quale la medesima Congregazione, per volontà di Giovanni Paolo II, ribadì appunto l’esclusione in ogni caso dall’assoluzione sacramentale e dall’Eucaristia per i divorziati risposati conviventi more uxorio.

        Quindi, come ricorda Müller, – ma questa parte dell’intervista non compare nel resoconto di Tornielli -,”Amoris laetitia non può essere interpretata [da alcun vescovo né da alcuna conferenza episcopale] come se non fossero validi i precedenti pronunciamenti dei Papi e della Congregazione per la dottrina della Fede, ivi inclusa la sua [cioè della Congregazione per la dottrina della Fede] risposta ufficiale alla lettera pastorale congiunta del 1993 dei tre vescovi del Reno Superiore [tra i quali Kasper e Lehmann, ndr] sulla ricezione della Comunione da parte dei cattolici che si trovano in un’unione irregolare”. Risposta nella quale – ribadisco – la Congregazione per la dottrina della Fede precisò, a fronte dei dubbi al riguardo, che, conformemente alla “dottrina e alla disciplina della Chiesa”, in nessun caso un divorziato risposato convivente more uxorio può essere ammesso all’assoluzione sacramentale e all’Eucaristia.

        Quindi, “rimane” ben altro e ben di più che “i testi delle proposizioni sinodali e quello dell’esortazione post-sinodale «Amoris laetitia»”: “rimangono” (e sono vincolanti per ogni applicazione pastorale di Amoris laetitia compatibile con il Magistero autentico della Chiesa) nientemeno che – ricorda Müller – “i pronunciamenti vincolanti dei Papi, del Concilio di Trento, del Concilio Vaticano II e della Congregazione per la dottrina della Fede sulle proprietà essenziali del Matrimonio e sui requisiti per la fruttuosa recezione dei Sacramenti”, sicché “Amoris laetitia non può essere interpretata come se non fossero validi i precedenti pronunciamenti dei Papi e della Congregazione per la dottrina della Fede, ivi inclusa la sua [cioè della Congregazione per la dottrina della Fede] risposta ufficiale alla lettera pastorale congiunta del 1993 dei tre vescovi del Reno Superiore [tra i quali Kasper e Lehmann, ndr] sulla ricezione della Comunione da parte dei cattolici che si trovano in un’unione irregolare.”

  10. Davide Scarano

    Grazie Costanza! Con il tuo stile pacato ed efficace e l’intelligenza della Fede offri, a chi ti vuole ascoltare, gli strumenti per combattere “la buona battaglia”. Purtroppo tra aborto, matrimoni omosessuali e gender è in gioco il futuro del genere umano, anche se, dall’altra parte della barricata, cioè coloro che considerano tali scelte come “conquiste di civiltà”, non sembrano rendersi conto della realtà. Diventa perciò più che mai necessario pregare e testimoniare.

  11. Fabrizio Giudici

    @Piero
    Mi trovo nella stessa tua situazione. Forse potrei essere definito di destra, secondo una delle definizioni possibili di destra (p.es. se destra è far discendere l’azione politica da Dio-patria-famiglia, anche se poi ci sono vari modi di farla discendere da lì; ma certi modi sono falsi e ipocriti). Probabilmente il termine “conservatore” va già bene, anche se mi ritrovo conservatore per ciò che ha che fare con i valori, non raramente innovatore (non scrivo “progressista” perché il termine è stato dirottato) per altre cose o per certi mezzi da usare. Di certo non sono di estrema destra, né fascista. Penso che vale la risposta di Roberto, in sintesi al pezzo di Agnoli:

    “Sono tranciante: un cattolico in politica, se è consapevole di cosa vuol dire esserlo, non può essere che un controrivoluzionario.”

    Quello che dobbiamo fare è contrastare sempre i nipotini di Robespierre; e in questo momento non abbiamo grandi possibilità di scelta. Vediamo qualche seme di partito cattolico, che però ha bisogno di tempo per eventualmente consolidarsi. Mutatis mutandis, potrei dire che non sarei mai stato falangista, in Spagna, ma se fossi vissuto negli anni ’30 la scelta sarebbe stata obbligata: o con quelli che ammazzano i cristiani, o con quelli che non li ammazzano. Fortunatamente non siamo (ancora) a questi punti, e fortunatamente i partiti di destra di cui stiamo parlando (Le Pen, Salvini, il FPOE) non sono fascisti. In Ungheria e Grecia, però, abbiamo qualche segnale molto preoccupante (Jobbik, Alba Dorata).

  12. Alessandro

    In difesa dei quattro cardinali interviene Stanislaw Grygiel, già allievo (e poi consigliere) di Karol Wojtyla all’Università di Lublino e docente ordinario di Antropologia filosofica al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia di Roma:

    “La sollecitudine dei quattro cardinali riguarda qualsiasi dubbio possa intaccare il sacramento del matrimonio e la famiglia che in esso prende vita.
    I potenti della postmodernità, ben sapendo che senza togliere di mezzo quest’ostacolo, cioè la vita sacramentale della Chiesa, non riusciranno mai a impadronirsi del mondo, colpiscono i sacramenti nei quali la Chiesa di Cristo nasce e si sviluppa. Colpiscono perciò il sacramento del matrimonio e la famiglia che in esso nasce, colpiscono gli altri sacramenti a esso organicamente legati, i sacramenti cioè della penitenza e dell’eucaristia.
    Di conseguenza anche il sacramento del sacerdozio, poiché una volta distrutti quelli il sacerdozio non serve a niente. La cura dei quattro cardinali è lungimirante. Essi difendono l’uomo.
    Le loro domande, i “dubbi”, sono giustificate e perfettamente articolate…

    Tanti uomini sperano che sia dato anche a loro di ricevere la risposta di Pietro. Ci sono tanti che desiderano uscire dall’incertezza della situazione in cui vivono, aiutati però dalla fiamma della verità e non dalla fioca luce della compassione offerta dai pastori.
    Non li potrà aiutare la parola di alcun altro, soprattutto la parola di un qualche laico (nemmeno se fosse un “esperto” del pensiero del Papa), a liberarsi dai turbamenti morali. Il laico che si provasse a farlo commetterebbe peccato d’arroganza e di vana presuntuosità.
    Dobbiamo aspettare la parola di Pietro. Solo lui ha ricevuto da Cristo il comando di confermare i fratelli nella fede. Un giorno udremo da lui la parola attesa.
    La presenza di Pietro nella Chiesa non cesserà mai di essere attuazione delle parole rivolte da Cristo a Pietro prima che Lo tradisse: “E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32).

    Detto questo, non posso nascondere di essere stato gravemente ferito come cristiano dalle parole totalmente anticristiane gettate da un vescovo (per pietà ne passo il nome sotto silenzio) sul capo dei quattro Cardinali che, secondo lui, hanno commesso “gravissimo peccato”, “peccato di eresia”, “peccato dello scandalo”.
    E applica a loro la stessa condanna di Gesù: “E’ meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare”.
    Questi quattro cardinali, sempre secondo questo vescovo, non dovrebbero “fare uso del titolo di ‘cardinale’”.
    Il mio sconcerto m’impedisce qualsiasi commento.
    Soltanto ricorderò a questo vescovo un adagio cinese: “Prima di dire qualcosa, bisogna contare fino a dieci, talvolta fino a cento”

    http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/12/02/news/chiesa-amoris-laetitia-sinodo-papa-francesco-giovanni-paolo-ii-cardinali-108950/

  13. fra' Centanni

    Volevo fare una domanda. Scusate se è un po’ fuori argomento; è parecchio tempo che si penso, ma non sono sicuro di quale sia la risposta corretta.

    Io prego per papa Francesco tutti i giorni. Però ho difficoltà a pregare secondo le sue intenzioni perché io non lo capisco. Non capisco quali siano le sue intenzioni… anzi, a dire il vero, credo di avere capito quali sono le sue intenzioni ma, se ho capito bene, papa Francesco è eretico. Naturalmente potrei sbagliarmi, spero di sbagliarmi. Ma come faccio a pregare per intenzioni che, se ho correttamente inteso, mi ripugnano e mi spaventano? Allora, quando arriva il momento di pregare secondo le intenzioni del papa, io prego per la sua conversione. Cosa ne pensate? Sbaglio?

    1. Tralasciando la gravita di affermare che Papa Francesco è eretico e di cui ti assumi la responsabilità, pregere per la conversione di chiunque, non è mai sbagliato…

      Certo senza dimenticarsi di pregareprima di tutto ed incessantemente per la propria di conversione!

      Forse ogni altra preghiera risulterebbe più semplice da farsi.

      Poi, intenzioni o meno che tu hai l’ardire di affermare di conoscere bene tanto da averne ripulsa, buono sarebbe pregare per l’assistenza dello Spirito al Santo Padre e perché compia la Volontà di Dio (dallo Spirito ispirata).

      Il “non capire” di per sé non è che sia un gran parametro per fare un discernimento e se torniamo all’ “amore filiale” di cui ogni tanto Alessandro ci fa memoria, questo potrebbe aiutare nel caso di dubbi basati sul “non capisco”.

        1. Fabrizio Giudici

          Fra’, posto che la risposta di Bariom delle 19:44 è importante, posso condividere con te quello che penso.

          Intanto, come puoi immaginare, empatizzo. Diciamo però che ho superato il momento più complicato. Per iniziare, è meglio precisare – Bariom ha già detto qualcosa – che dobbiamo evitare la considerazione “il Papa è eretico”, perché non ci compete ed è una questione già complicata per gli esperti del settore. Mentre è una cosa diversa la frase “il Papa ha detto alcune cose eretiche”, oppure “il Papa non combatte un’eresia” (infatti, queste due cose sono già capitate in passato, e sono due affermazioni di diversa forza). Inoltre, meglio focalizzare l’attenzione su quello che il Papa fa, rispetto a quello che è, o i motivi per cui fa certe cose (intendo dire che non c’è niente di male a fare ipotesi e discuterne, ovviamente nei contesti opportuni; l’importante è rendersi conto che non siamo in grado di saperlo con certezza, e ipotesi rimangono fino a quando le cose diventeranno chiare). Quello che fa è sotto i nostri occhi ed è valutabile, quello che è o i suoi motivi non lo sono, e non sono valutabili.

          Detto questo, per quanto capisco, la preghiera per le intenzioni del Papa è anche legata essenzialmente alla comunione con la Chiesa. La comunione sta nel riconoscere all’istituzione del papato quello che le compete, ed evidentemente né tu né io abbiamo problemi a proposito. È fondamentale che la resistenza agli insegnamenti sbagliati non diventi un’opposizione di principio e che poi coinvolga anche il rispetto per l’istituzione, ovvero contraddire quello che dice e fa in modo quasi automatico, perché questa è un’altra strada che porta a diventare protestanti, di forma o di sostanza.

          Per quanto riguarda le intenzioni, ammettendo evidentemente che ce ne sono di sbagliate, non è che se io prego genericamente per quelle firmo una specie di “assegno in bianco”. Proprio il fatto che abbiamo delle riserve, e le abbiamo nel nome del rispetto dei Comandamenti del Signore, rende onesta la nostra posizione nei confronti del Padreterno.

    2. Alessandro

      fra’ Centanni

      Come dice Bariom, è questione da approfondire con un direttore spirituale di provata fede e saggezza…

      Comunque, se sei convinto che il Papa stia commettendo errori, per coerenza devi pregare perché si ravveda (fermo restando, come ricorda Bariom, che la prima conversione da chiedere è sempre quella di sé stessi). Poiché è il Papa, devi anche pregare perché Dio lo assista nel fruttuoso adempimento del ministero petrino a beneficio del gregge affidatogli.

      Devi inoltre pregare perché la persuasione che il Papa stia commettendo errori a) non ti induca a nutrire nei suoi confronti sentimenti contrastanti con la volontà di Dio, cioè sentimenti di disprezzo, di animosità e affini; b) non ti sia d’impaccio ad obbedirgli con prontezza e cordialità filiali in ciò che egli insegna e dispone conformemente al Magistero autentico della Chiesa; c) non ti sospinga a ritenere che il Papa sbagli in tutto ciò che fa (diversamente, cadresti tu nel grave errore di contravvenire al Magistero autentico della Chiesa, cioè di disattendere quanto il Papa insegna e dispone conformemente al Magistero autentico della Chiesa).

      Tieni presente che “commettere errori (anche gravi)” non è sinonimo di “essere eretico”: stai confondendo le due cose? Forse pure questa è questione che ti gioverebbe approfondire con un direttore spirituale capace…

      Quanto alle intenzioni del Santo Padre, il senso di pregare per le intenzioni del Santo Padre è quello di ribadire e rinvigorire con la preghiera la propria ferma e gioiosa e grata appartenenza alla Chiesa cattolica come alla Chiesa di Cristo che ha nel Papa il Suo vicario.
      In quest’ottica, cioè tenendo presente che pregare per le intenzioni del Santo Padre significa in sostanza pregare perché la Chiesa cresca, prosperi e adempia la propria missione santificatrice in modo sempre più efficace, non penso faticherai a pregare per le intenzioni del Santo Padre…

  14. @Fabrizio e Alessandro,

    ambedue e giustamente, avete toccato un punto importantissimo:
    “… la preghiera per le intenzioni del Papa è anche legata essenzialmente alla comunione con la Chiesa”
    e “il senso di pregare per le intenzioni del Santo Padre è quello di ribadire e rinvigorire con la preghiera la propria ferma e gioiosa e grata appartenenza alla Chiesa cattolica come alla Chiesa di Cristo che ha nel Papa il Suo vicario.”

    Troppo spesso credo si dimentica questo aspetto o si corre il rischio di dimenticarlo, presi da animosità (che talvolta confondiamo per zelo) su questo o quel punto della pastorale o degli atteggiamenti o dei pronunciamenti del Santo Padre (Francesco o un Altro poco importa… varrebbe a ben vedere anche rispetto il nostro Vescovo) e non ci si rende conto di come si rompe il sottile* filo che ci lega alla Comunione con la Chiesa e il Vicario di Cristo. Cadendo nell’inganno di essere comunque perfettamente e concretamente Cattolici.

    *(sottile per come purtroppo umanamente talvolta lo percepiamo)

    Di fatto, mantenere e difendere questa Comunione non è tanto è solo un dovere, ma è per noi difesa e garanzia della Fede che professiamo. Difesa e garanzia perché apparteniamo ad un Corpo, il Corpo mistico della Chiesa che è Comunione con Cristo stesso.

    Il rischio di esserne (o esserci…) “sganciati”, come “cellule impazzite”, non è di poco conto, giacché il Nemico altro non attende che per farci cadere e fare di noi facile preda.

    1. Fabrizio Giudici

      La comunione con la Chiesa si spezza anche se si ascoltano insegnamenti vescovili o papali sbagliati che contraddicono quelli di Cristo. Specialmente se – guarda caso – privilegiano la soggettività individuale (spacciata per coscienza) che è il miglior modo per diventare una cellula impazzita.

      Piaccia o no, il cammino giusto è difficile da percorrere e non si deve cadere né da una parte né dall’altra. D’altronde Cristo lo disse chiaro e tondo che la porta è stretta.

      1. Quello semmai ti porta nell’errore che è tutto un altro modo di rompere la comunione. E si può cadere in soggettivismi personali anche credendo di essere nel giusto. … La porta certamente resta stretta ed ha forma di croce.

        1. Fabrizio Giudici

          È difficile cadere in soggettivismo rimanendo fedeli al Magistero di sempre. Perché qui non si sta discutendo se una nuova cosa sia bianca o nera, ma se dopo duemila anni di Magistero consolidato bisogna seguire chi pretende di ribaltarlo. È invece possibile cadere in soggettivismo seguendo ciecamente quelle persone, visto che il Magistero non parla di cieca obbedienza. Perché Cristo ha detto di credere a quello che ha detto, e che evidentemente la Chiesa ha sempre insegnato, anche se un angelo venisse a predicare il contrario.

  15. fra' Centanni

    Grazie a tutti per le belle risposte. Cercherò di approfondire con don Daniele.

    Bariom, hai detto: “…buono sarebbe pregare per l’assistenza dello Spirito al Santo Padre e perché compia la Volontà di Dio (dallo Spirito ispirata).” Forse volevi dire: buono sarebbe pregare per l’assistenza dello Spirito Santo al Santo Padre e perché compia la Volontà di Dio (dallo Spirito Santo ispirata).

      1. fra' Centanni

        Ultimamente c’è un po’ il vezzo, da parte di alcuni (tra cui papa Francesco) di parlare di Spirito (o spirito? Non capisco!). Ora, con tutta la buona volontà, io lo Spirito (o spirito) non so chi sia o cosa sia. Conosco lo Spirito Santo, terza persona della SS Trinità. Cerchiamo di essere precisi, di confusione ce n’è già abbastanza, mi pare.

        1. Ribadisco, secondo te di che Spirito (Santo) stavo parlando?

          Pensi che davvero qualcuno può essere tratto in inganno e non comprendere il contesto?
          Comunque io rispondevo a te, non stavo facendo un trattato di mistica o teologia.

          Tu avevi inteso male, hai avuto l’ennesimo dubbio? Mi spiace… cmq era dello Spirito Santo che parlavo.
          Va bene così?

          D’altronde ultimamente c’è il vezzo da parte di alcuni di usare le parole con altrettanta leggerezza – come affermando che il Papa è eretico – quindi io mi taciterei piuttosto che chiedere ad altri di “essere precisi”, caro Giancarlo.

  16. C’è un bellissimo film di Peter Weir “Gli Anni spezzati” che in questi giorni mi è tornato in mente riguardo ai “dubia”, racconta la storia vera della battaglia di Gallipoli (Dardanelli), durante la prima guerra mondiale in Turchia.
    Per coprire lo sbarco degli inglesi, viene assegnato agli australiani il compito di creare un diversivo che tenga impegnato l’esercito turco. Si tratta in pratica di sferrare un assalto dopo che gli inglesi avranno bombardato le postazioni nemiche.
    Ma qualcosa va storto, il bombardamento preparatorio inglese non ha alcun effetto, lasciando gli australiani sotto il tiro di diverse mitragliatrici turche. Il comando non sente ragione e così, quella che era già un’operazione rischiosa diventa ora un suicidio.
    Dopo i primi due assalti nei quali i soldati australiani hanno fatto fatica persino ad uscire dalle trincee, si interrompono le comunicazioni con il colonnello Robinson al comando.
    Il maggiore Barton, scosso dalla carneficina in corso, decide allora di CHIEDERE ORDINI DIRETTAMENTE al generale Gardiner, consegnando la richiesta a Frank Dunne (Mel Gibson), che dovrà andare di corsa e tornare con i nuovi ordini.
    Il generale dà l’ordine di temporeggiare, ma Frank non fa in tempo a raggiungere la trincea prima che sia dato il via al terzo assalto.
    La storia ci racconta che fu un massacro.

  17. Fabrizio Giudici

    Visto che non sono così caritatevole come Alessandro, il nome del prelato lo si trova qui:

    http://www.scuolaecclesiamater.org/2016/12/i-cardinali-nella-chiesa-hanno-diritti.html

    Ma allego l’articolo non per fare il nome del vescovo; piuttosto perché è l’opinione di un canonista (Edward N. Peters) che dice cose piuttosto interessanti. Secondo me, due in particolare: la prima, è che perché un cardinale subisca un provvedimento punitivo devono essere verificate alcune condizioni ben definite dal Canone; la seconda, forse più importante, è questa:

    Ma Francesco (che è l’unico a poter giudicare un cardinale, can. 1405 § 1, 2°) non ha detto una parola circa la rimozione di quattro cardinali dalla loro dignità e nemmeno circa la messa al bando di qualcuno di loro dal futuro conclave; finora queste sono soltanto speculazioni di Pio Vito Pinto.

    In altre parole, quello che dice Peters è che le censure sui cardinali da parte di decani, presidenti di conferenze episcopali greche, vescovi in generale, valgono solo come opinioni personali. L’unico che può fare qualcosa di pratico nei confronti di un cardinale è il Papa. Ecco, allora, lo faccia. Ma se sceglie di mantenersi nell’ambiguità come ha fatto sinora, allora non si potrà fare niente neanche contro i quattro cardinali. Salvo calunniarli sui giornali, come i turiferari stano facendo.

  18. Alessandro

    Su Avvenire, il cosiddetto quotidiano dei cattolici, e che è pure di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana (per dire lo stato di salute in cui versa questa Conferenza), ecco un capolavoro (davvero da antologia) di marchiana disinformazione e di mistificazione sui “dubia” dei quattro cardinali:

    https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/i-dubbi-e-le-risposte-il-papa-ha-gi-chiarito

    L’autore dell’articolo sostiene che in realtà il Papa ha già risposto ai “dubia” dei quattro cardinali (i quali evidentemente non se ne sono accorti, poverini…).

    E quando avrebbe risposto ai “dubia”, il Papa?

    Le risposte si trovano, secondo l’articolista, in quattro documenti.

    – Il primo documento sarebbe… la relazione dei circoli minori durante il Sinodo del 2015!
    Farei notare all’articolista che 1) non sta scritto da nessuna parte che l’avviso del Papa coincida con il parere prevalente emerso nei circoli minori di un Sinodo, giacché 1) il Papa non fa parte di alcuno di questi circoli 2) nessuno che abbia un minimo di conoscenza di che cosa sia il Magistero autentico della Chiesa può pensare che l’opinione prevalente emersa nei circoli minori possa essere presa per affermazione di rango magisteriale del Sommo Pontefice. E ovviamente (e giustamente) i quattro cardinali non sono interessati alle opinioni emerse dai circoli minori (!) ma chiedono una parola ufficiale del Santo Padre, un atto magisteriale in piena regola, per sanare il palese disorientamento dilagante tra i fedeli.
    Quindi, che nei circoli minori il Papa abbia già risposto ai “dubia” è affermazione involontariamente comica.

    – Il secondo documento in cui il Papa avrebbe risposto ai “dubia” dei quattro cardinali sarebbe la Relazione finale del medesimo Sinodo.
    Purtroppo c’è una falla in sceneggiatura, giacché 1) il Papa non vota le proposizioni della Relazione finale, quindi nulla vieta che il Papa sia in disaccordo con una o più proposizioni contenute nella Relazione; 2) è noto che il Sinodo ha mero valore consultivo, ossia è finalizzato a consigliare il Sommo Pontefice (cfr canone 342 del Codice di diritto Canonico), sicché la Relazione finale del Sinodo non è in alcun modo un atto magisteriale del Sommo Pontefice e non vincola in alcun modo il Sommo Pontefice ad assentirvi.
    Inoltre, se si andasse a leggere i nn. 84-86 della Relazione (quelli che toccano la materia oggetto dei “dubia” formulati dai quattro cardinali) ci si accorgerebbe facilmente che quelle proposizioni sono quanto mai nebulose, dicono e non dicono, e quindi in ogni caso non si prestano affatto a sciogliere dei dubbi (anzi ne suscitano, di dubbi).

    – Il terzo documento in cui il Papa avrebbe risposto ai “dubia” dei quattro cardinali sarebbe… la nota 351 di Amoris laetitia!

    E qui siamo all’apoteosi del comico involontario, visto che pure i sassi ormai sanno che proprio la nota 351 di Amoris laetitia è da mesi oggetto di un rovente conflitto delle interpretazioni perfino tra i vescovi.
    Ad esempio, quello sprovveduto che è il cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede scrive al riguardo:

    “Alcuni hanno affermato che la “Amoris laetitia” ha eliminato questa disciplina e ha permesso, almeno in alcuni casi, che i divorziati risposati possano ricevere l’eucaristia senza la necessità di trasformare il loro modo di vita secondo quanto indicato in Familiaris Consortio 84, cioè abbandonando la nuova unione o vivendo in essa come fratello e sorella. A questo bisogna rispondere che se la “Amoris laetitia” avesse voluto cancellare una disciplina tanto radicata e di tanta rilevanza l’avrebbe detto con chiarezza e presentando ragioni a sostegno. Invece non vi è alcuna affermazione in questo senso; né il papa mette in dubbio, in nessun momento, gli argomenti presentati dai suoi predecessori, che non si basano sulla colpevolezza soggettiva di questi nostri fratelli, bensì sul loro modo visibile, oggettivo, di vita, contrario alla parole di Cristo.

    Ma non si trova questa svolta – obiettano alcuni – in una nota a piè di pagina in cui si dice che, in alcuni casi, la Chiesa potrebbe offrire l’aiuto dei sacramenti a chi vive in situazione oggettiva di peccato (n. 351)? Senza entrare in un’analisi dettagliata, basta dire che questa nota fa riferimento a situazioni oggettive di peccato in generale, senza citare il caso specifico dei divorziati in nuova unione civile.
    La situazione di questi ultimi, effettivamente, ha caratteristiche particolari che la distinguono da altre situazioni. Questi divorziati vivono in contrasto con il sacramento del matrimonio e, dunque, con l’economia dei sacramenti, il cui centro è l’eucarestia. Questa è, infatti, la ragione richiamata dal precedente magistero per giustificare la disciplina eucaristica di Familiaris Consortio 84; un argomento che non è presente nella nota né nel suo contesto. Ciò che afferma, dunque, la nota 351 NON tocca la disciplina precedente: è SEMPRE VALIDA la norma di Familiaris Consortio 84 e di Sacramentum Caritatis 29 e la sua applicazione IN OGNI CASO.”

    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351294

    Forse che l’interpretazione che l’articolista di Avvenire dà della nota 351 sia migliore di quella del prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede?

    – Ma l’articolista ha in serbo il colpo finale, è pronto a dare scacco matto, ed esibisce il quarto e decisivo documento in cui il Papa avrebbe risposto ai “dubia” dei quattro cardinali, cioè la lettera ai vescovi della regione Buenos Aires (“parole chiarissime su cui il Papa ha messo il suo imprimatur”), in cui Francesco approva l’interpretazione che quei vescovi fanno di Amoris laetitia al capitolo 8, interpretazione secondo la quale in alcuni casi possono essere ammessi all’Eucaristia pure divorziati risposati conviventi more uxorio.

    Evidentemente l’articolista ignora che una lettera privata del Papa a un gruppo di vescovi non è in alcun modo un atto magisteriale, e quindi non vincola chicchessia ad assentire a ciò che vi è asserito. E i quattro cardinali (che – ne stia certo l’articolista – non sono così distaccati dalle cose del mondo da essere al corrente dell’esistenza e del contenuto della lettera in questione) chiedono al Papa non una dichiarazione privata, ma una parola ufficiale, un atto magisteriale impegnativo.

    In conclusione, duole notificarlo all’articolista, ma s’è affannato invano: nessuno dei documenti da lui presentati come risposte ai “dubia” lo sono, poiché nessuno di essi (nemmeno la lettera ai presuli argentini) è una parola ufficiale, un atto magisteriale del Papa, e questo i quattro cardinali chiedono al Papa: una parola ufficiale, un atto magisteriale con cui il Papa ponga fine al conflitto di interpretazioni su Amoris laetitia e rimedi al penoso e pernicioso disorientamento tra i fedeli che il capitolo 8 di Amoris laetitia ha prodotto.

    Non ci vuole molto: sono cinque domande formulate chiaramente, basta che il Papa risponda a ciascuna con un sì o con un no, ovviamente allegando qualche spiegazione.

    Naturalmente, i conflitti di interpretazione non fanno Magistero, quindi i fedeli debbono attenersi al Magistero autentico della Chiesa quale è impartito nel Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1650 e a quanto stabilito nel canone 915 del vigente Codice di Diritto Canonico.
    Vale a dire: IN OGNI CASO e SEMPRE il divorziato risposato convivente more uxorio è escluso dall’assoluzione sacramentale e dall’Eucaristia.
    Se un sacerdote o un vescovo disattende il Catechismo e il Codice di Diritto Canonico, commette un errore e nessun divorziato risposato (così come nessun fedele) è tenuto ad assecondare tale errore. Non solo: ogni fedele è tenuto a non assoggettarsi in alcun modo all’errore e ad operare cristianamemnte per distogliere altri dall’assoggettarvisi.

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