Una verità debole non serve a nessuno

img_4027

di Costanza Miriano

Tra ponti e muri, dialogo e misericordia, identità e accoglienza, sinceramente non ne posso più. Questo, che è diventato il ritornello di tutti i discorsi mondani sul tema della fede, io proprio non lo capisco. A me sembra un falso problema, o meglio uno di quelli risolti entro le prime tre o quattro lezioni del primo anno di catechismo. E’ ovvio che i muri si alzano per affermare dei principi, ma che poi si cerca di andare verso ogni persona, se c’è bisogno anche costruendo ‘sto famigerato ponte. Potrei proseguire la metafora, dicendo che i ponti comunque devi appoggiarli su qualcosa di solido, e che più che un muro serve un bastione, ma è meglio se parliamo di casi concreti.

Per esempio: io so che l’aborto è la cosa peggiore che una donna possa fare, per sé e per il suo bambino, oggettivamente, indiscutibilmente, inderogabilmente. Se però una mia amica si trova a farci i conti per motivi che solo lei e Dio sanno fino in fondo, io le voglio bene lo stesso, esattamente come prima, o forse più di prima, perché intuisco il dolore che comunque le ha attraversato il cuore. Se un mio amico è adultero, gli voglio bene lo stesso, anzi di più: continuo a dirgli, se non lo sa, che non si può fare, che sbaglia, ma magari lo chiamo anche più spesso di prima perché so che è in un momento, comunque, di fatica o di dolore, o di confusione, forse incatenato dal demonio, e ha bisogno di ancora più amicizia. Mi sembra tanto chiara la questione.

A un musulmano affamato si dà da mangiare senza fare una catechesi di iniziazione cristiana, ma non gli si dice neppure che per noi la sua fede equivale alla nostra (né credo questa sia la cosa che a lui interessi sentirsi dire, tra l’altro: probabilmente lo offenderemmo, perché a differenza di molti di noi i musulmani hanno un’idea molto chiara della propria identità di fedeli). Una verità debole non serve a nessuno, perché che cosa aggiunge alle domande dell’uomo? In che modo aiutiamo qualcuno che soffre, se non facendogli compagnia, ma anche trovando una redenzione, un senso al suo dolore? Ogni uomo ha bisogno di rispondersi, almeno una volta nella vita, alle domande fondamentali: che senso ha la mia vita qui? Perché devo faticare tanto e poi morire? È tutto qui? C’è davvero questo Dio di cui tutti parlano? E di che sostanza è fatto?

Chi ha l’enorme, immeritato privilegio di credere che la notizia buona è vera, cioè che Cristo è veramente risorto e noi non moriremo mai, inevitabilmente desidera dare questa bella notizia alla gente che vede triste, e che anche senza dirla esprime una domanda. Grazie a questa bella notizia – siamo figli di un Padre che ci ama immensamente – nasce piano piano in noi il desiderio di ascoltarlo, questo Padre. E scopriamo che ci ha scritto una lettera, la Parola di Dio, e che attraverso la Chiesa continua a dirci delle cose che compiono la rivelazione. Ascoltandolo, possiamo scoprire come essere felici da oggi per l’eternità, perché la prima conseguenza di avere un Padre che ci vuole bene è scoprire che ci conviene ascoltarlo: lui, che ci ha fatti, deve avere conservato da qualche parte il nostro libretto di istruzioni. Ne ha fatto un riassunto nel decalogo, ma prima ha messo la premessa fondamentale. Il primo di tutti i comandamenti è: ascolta. Cioè non obbedire solo a te stesso, ma fidati di chi ti ha fatto e di chi tu vuole persino più bene di quanto tu ne vuoi a te stesso.

È dunque, così, evidente, che le norme di comportamento, le istruzioni che stanno nel libretto di ogni essere umano non sono la prima cosa da annunciare agli altri. La prima cosa da dire è: c’è un Padre che ti ama pazzamente, e vuole stare con te. Se poi qualcuno ci chiede come è possibile aprire la porta, quando questo ospite tanto sospirato bussa, allora possiamo cominciare a parlare di principi non negoziabili, e dobbiamo farlo con grande chiarezza, ma sempre ricordando da dove vengano questi principi – dall’ascolto della Parola che Dio ha lasciato alle sue creature più care, per le quali ha dato la sua stessa vita – e dove ci porti una vita vissuta secondo quelle: alla felicità di stare con lui dentro al cuore. Una vissuta senza aprire quella porta, invece, è l’inferno, adesso e per sempre.

Quando questo ci è chiaro – vogliamo la salvezza delle persone, non incatenarle a precetti – allora possiamo dire le cose più scomode con grande serenità. Serve una verità chiara comunicata da cuori di carne, capaci di intenerirsi per ogni uomo, e per la fatica che fa lui, che facciamo noi, ognuno di noi, ad aderire a quella realtà. Ma il fatto che vediamo in noi il peccato, e che lo vediamo negli altri, non significa che si debbano fare sconti sul giudizio.

Quando qualcuno mi guarda inorridito e mi dice “stai giudicando!!!!” come stessi entrando col napalm in un asilo nido, io rispondo sempre che il giudizio è una delle forme di amore più preziose, e che per esempio le mie amiche più care sono quelle che quando è stato necessario mi hanno giudicata. Eccome se lo hanno fatto. Certe botte da orbi mi sono presa! Eppure oggi sono quelle a cui voglio più bene, perché mi hanno detto la verità.

Quando poi mi dicono “Gesù ci ha insegnato a non giudicare”, allora il napalm lo prenderei davvero in mano. Gesù ha insegnato a non giudicare le persone, ma i fatti li ha giudicati, eccome. Giudicare è l’atto più nobile e umano che ci sia chiesto: esercitare un giudizio sulla nostra storia, sulla nostra realtà ci salva!!

Finiamo con un esempio non proprio a caso. Se nel nostro paese si sta discutendo una legge sbagliata secondo il disegno di Dio, opporsi in modo fermo è il dovere di ogni cristiano. Opporsi a una legge che porti le persone a fare il male non significa giudicare che quelle persone sono male, ma al contrario che sono tanto buone per noi che non vogliamo che si perdano. Il fatto che ci sia ancora qualcuno che senta il bisogno di chiarire che affermare un principio non è essere contro chi lo trasgredisce mi risulta incomprensibile. E con questo, per quanto mi riguarda, considero veramente chiuso l’argomento. La prossima volta che qualcuno mi chiederà “allora tu sei contro…” risponderò di sì, a quel punto sì.

Sarò contro, contrissimo, e tirerò fuori il napalm.

fonte: Il Timone

76 pensieri su “Una verità debole non serve a nessuno

  1. M. Cristina

    Verissimo, indiscutibile: anche in questo il Papa non perde occasione di testimoniarci e richiamarci a distinguere tra peccato (quanti interventi in cui parla del gender in modo durissimo) e il peccatore: bellissima l’ultima omelia su Zaccheo, dove questo si capisce benissimo…

  2. alessandra

    e nessuno poi al sicuro sui principi, si faccia prendere la mano!
    anche perchè questo è molto arduo, una piccolezza così difficile..ma si sa il diavolo si nasconde nelle piccole cose.

  3. Salvatore Sccargiali

    Tutto bello quello che scrivi tranne quando dici: “Se poi qualcuno ci chiede come è possibile aprire la porta, quando questo ospite tanto sospirato bussa, allora possiamo cominciare a parlare di principi non negoziabili” La prima chiave della porta non sono i principi non negoziabili ma l’amore verso il prossimo al i là di qualsiasi principio, è questo che va insegnato per primo a chi chiede come si risponde all’amore di Dio. E’ l’esempio che vuole dare il Papa tanto contestato.

    1. Caterina

      Ma in cosa consiste questo amore al peccatore? Certo nel non giudicare, perché tutti possiamo cadere, ma anche invitare con Cristo “Vai e non peccare più” perché in realtà è il peccato che fa soffrire l’uomo.

  4. “L’abate Giuseppe interrogò l’abate Pastore e gli chiese “Padre, in che modo posso essere monaco?”. E l’anziano così rispose “Se vuoi trovare pace in questo mondo e nel secolo futuro, in ogni cosa domandati: chi sono io? E non giudicare alcuno”

    E un frate chiese all’abate Giuseppe “Se mi accorgo di qualche peccato altrui, lo devo dire oppure devo tacere?”. E a lui rispose l’anziano “Quando noi ricopriamo i peccati del nostro prossimo, Dio ricopre i nostri; quando invece manifestiamo le colpe dei fratelli, Iddio manifesta le nostre”

    Un antico monaco disse “Se sei casto, non volere giudicare chi è caduto in fornicazione; poichè colui che ha detto: non fornicare, ha anche detto: non giudicare”

    Dai detti dei Padri del deserto

    https://nihilalieno.wordpress.com/2016/11/04/lindice-puntato/

  5. Pierangelo

    Ma per favore è forse la verità un quotidiano o la Verità è Cristo stesso?
    Se la Verità è Cristo noi dobbiamo presentare Cristo nel suo essere Uomo e Dio, nel suo essere fratello di ogni uomo
    poichè siamo tutti creati da Dio e figli di uno stesso Padre. Le restanti verità, pure importantissime, vengono dopo questa meravigliosa Notizia.

  6. “… la fede Cristiana è ecumenica; pretendendosi verità, non solo non ha paura di accostamenti, ma da ogni incontro innanzitutto estrae quel che è vero, ciò che è già suo, costruendo il proprio volto nella storia con questa magnanimità per cui di tutto ciò che incontra guarda l’aspetto vero, lo esalta, dice se è giusto, se è buono, se è vero. E si costruisce con tutto ciò che incontra, non esclude nulla, non giudica nulla: afferma ciò che le è stato dato, afferma ciò che è. […]
    Noi siamo abituati a cercare ogni cosa, ogni cosa, per quel poco di bene che possa aver dentro ed esaltarla, sentirla fraterna, compagna di viaggio. Perciò è un abbraccio universale. Per questo si incomincia a mettersi insieme.[…]
    è un abbraccio che si dilata, non si stringe, ma si dilata a tutto il mondo, per sua natura soffre per il mondo, pena per il mondo, partecipa alla pena che Cristo sulla croce ebbe per il mondo, e sente la risurrezione, il palpito della risurrezione in quel che di buono c’è dovunque e in chiunque.” (Il rischio educativo – D. L. Giussani)

  7. Catherine

    grazie ancora, per dire quello che va detto, sembrano cose ovvie, non lo sono più…. dove andiamo così?Catherine

  8. Aldo

    Bravissima Costanza.

    Ci sarebbero un fiume di considerazioni da fare, soprattutto in merito agli accadimenti degli ultimi giorni.

    La sostanza è comunque a mio parere, che noi, noi laici, insieme ai Pastori che nonostante tutto sono rimasti SILENZIOSAMENTE fedeli a Cristo e alla Chiesa ingoiando una miriade di “rospi” e percorrendo le strade di un equilibrio difficilissimo da mantenere, abbiamo il dovere di “conservare il seme della buona e vera Fede”.
    Quando questo buio, questa tenebra che attanaglia la Chiesa svanirà, e svanirà, ci sarà chi potrà seminare e ricominciare se necessario da capo.

    Ormai è chiaro che la Chiesa di oggi, più che Faro e Luce delle genti, sia una “grande Babilonia”.

    Aldo

    1. marta

      Condivido pienamente,veramente una Babilonia. E’ un periodo confuso e questo fa soffrire. Speriamo finisca al più presto.

  9. Alessandro

    Sull’evangelico “non giudicare”, e contro le fuorviate e fuorvianti interpretazioni buoniste e misericordiste di questo divieto, si può vedere:

    http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2490

    http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1287

    E un pensiero o due del cardinale Biffi, di felice memoria:

    “Dio ci ha fatti oggetto della sua benevolenza quando eravamo ancora ostili a lui e ribelli, al punto da sacrificare per l’umanità peccatrice il suo unico Figlio. Perciò ci viene ordinato: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano (Lc 6,27); che è una cosa bellissima, facile da dire ma difficilissima da mettere in pratica. Benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano (Lc 6, 28). Gesù non si è limitato a suggerircelo a parole, ce lo ha insegnato con la vita. Già confitto alla croce, ha invocato sui suoi uccisori la misericordia di Dio: Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34).

    L’amore più arduo da esercitare è proprio l’amore misericordioso, cioè l’amore che sa raggiungere anche i colpevoli e coloro che, sbagliando, si sono messi contro la verità, contro la Chiesa, contro di noi. Ma appunto di questo amore il creatore ci ha dato l’esempio; e ce lo dà continuamente, sopportando la malvagità e le offese che a lui sciaguratamente sono rivolte. Perciò ci viene raccomandato: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36).

    Senza dubbio la comprensione verso i nostri nemici non deve significare assenza di reazione nei confronti del male, della menzogna, del travisamento della realtà delle cose. A questo proposito mette conto di rileggere quanto è stato insegnato dal Concilio Vaticano II. “Certamente l’amore e l’amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo ad annunziare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra l’errore, sempre da rifiutarsi, e l’errante, che conserva sempre la dignità di persona… Solo Dio è giudice e scrutatore dei cuori, perciò ci vieta di giudicare la colpevolezza interiore di chiunque” (Gaudium et spes, 28).

    “Non giudicate” è in effetti uno dei precetti più caratteristici e importanti di tutto il Vangelo. Ogni uomo è per gli altri uomini un mistero insondabile: che cosa ci sia nel suo cuore, da che cosa siano condizionati i suoi pensieri, in che misura gli accadimenti e i suoi dati fisici e psichici determinino le sue deliberazioni, tutto questo non è consentito a noi di sapere. Resta il segreto di Dio. Noi possiamo e dobbiamo valutare l’oggettività degli atti, ma non le intenzioni profonde e le responsabilità personali. Sarebbe ugualmente sbagliato sia non distinguere più tra bene e male, ritenendo che le azioni siano sottratte alle valutazioni della morale oggettiva, sia pretendere di sostituirci al Signore nel giudicare il mondo intimo e segreto del soggetto che agisce.”

    (Stilli come rugiada il mio dire. Omelie per le Domeniche del Tempo Ordinario. Anno C, cit., pp. 48-50)

    “È interessante rilevare come Gesù sia pieno di compassione e di affetto per una persona che ha sbagliato, ed è pentita e determinata a mutare condotta; ma non attenua affatto la colpa e la sua gravità. Non assomiglia affatto a quanti oggi credono di esprimere misericordia per l’uomo e comprensione per le sue reali e innegabili difficoltà, alterando le regole della vita morale o svigorendo la legge di Dio. E così si fanno maestri di perdizione.

    Alla donna, che il mondo aveva prima lusingato e poi coperto di disprezzo, Gesù non dice: “I tuoi non sono peccati”. Dice : “Ti sono perdonati i tuoi peccati”; e su quella creatura tormentata discende la salvezza e la pace. Questa è la strada che anche noi dobbiamo seguire: il vivo desiderio di capire, alleviare, soccorrere, si deve sposare sempre alla passione per la verità e la giustizia, sul modello di colui che è l’unico Redentore degli uomini.”

    (Stilli come rugiada il mio dire. Omelie per le Domeniche del Tempo Ordinario. Anno C, cit., p. 67)

  10. Il problema che Costanza affronta è uno solo: quello di dire la Verità. Dire la Verità è sempre stato offensivo e
    pericoloso. Giovanni Battista ci rimise la testa!
    La faccenda dei muri e dei ponti puzza di ipocrisia,
    Oggi il precursore di Gesù sarebbe accusato di fondamentalismo e di intolleranza!

    Gesù era l’ Amore in persona ma proprio per questo diceva la Verità agli uomini! Proprio per quasto fu messo in croce! Non oso pensare quali sarebbero i commenti dei “costruttori di ponti”, se egli si trovasse a passare tra le nostre strade a parlare di salvezza ultraterrena, di inferno e paradiso, di castigo divino, dell’ esistenza di satana e della necessità
    del pentimento per potere essere accolto in cielo!

  11. Pierangelo

    Buonista, espressione che non compare nel vocabolario della lingua italiana. Trattasi di un neologismo senza senso in bocca ad un cristiano. Contiene in sè una buona dose di disprezzo verso chi non condivide la stessa idea..
    “Il vostro dire sia si si, no, no, tutto il resto viene dal maligno” Quindi una cosa , una idea, un atteggiamento può essere in sè buono o cattivo, non altro.

  12. Fabio

    È proprio vero; il compromesso non serve a nessuno. Come disse San GiovanniPaolo II abbiamo bisogno di una fede radicalmente realizzata e radicalmente vissuta. Questo salva il mondo.
    Ti ringrazio cara Costanza, sarà un valido aiuto per la catechesi di stasera.

  13. Alessandro

    “Buonista, espressione che non compare nel vocabolario della lingua italiana”

    Sei male informato:

    Vocabolario Treccani:

    – buonista s. m. e f. e agg. [tratto da buonismo] (pl. m. -i). – Chi, o che, ostenta buonismo.

    – buonismo s. m. [der. di buono]. – Ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversarî, o nei riguardi di un avversario, spec. da parte di un uomo politico; è termine di recente introduzione ma di larga diffusione nel linguaggio giornalistico, per lo più con riferimento a determinati personaggi della vita politica.

    “Trattasi di un neologismo senza senso in bocca ad un cristiano”

    Allora si vede che Papa Francesco usa neologismi senza senso in bocca ad un cristiano, visto che nel Messaggio per la GMG del 2016 ha scritto:

    “E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.
    Come vedete, la misericordia non è “BUONISMO”, né mero sentimentalismo. Qui c’è la verifica dell’autenticità del nostro essere discepoli di Gesù, della nostra credibilità in quanto cristiani nel mondo di oggi.”

    http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/youth/documents/papa-francesco_20150815_messaggio-giovani_2016.html

  14. Ma che ci importa a noi di “sapere” che però, nonostante tutto, non moriremo mai?
    A noi ci importerebbe di più non vedere soffrire, non vedere morire le persone amate,
    non di trovarsi poi su una nuvola, a fare che? A pigliare il caffè come nelle pubblicità?
    A bearsi di dio in eterno? Come sotto morfina? La fatica di vivere è la sola cosa che abbiamo
    e che non va sciupacchiata in astruse illusioni!

    1. Giusi

      Alvise dall’origine dei tempi si soffre e si muore. Perché? Fatti una domanda e datti una risposta. Per il resto: Quelle “cose che occhio non vide, né orecchio udì,
      né mai entrarono in cuore di uomo,
      queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”.

    2. Alessandro

      Sì, hai capito tutto, il paradiso è stare su una nuvola sotto morfina a bearsi di Dio. Quanto hai sciupacchiato finora la tua vita per arrivare a pensare queste bischerate?

      ps
      se ti importa non veder soffrire e morire le persone amate, sappi che in Paradiso le persone non muoiono e non soffrono più.
      Però il Paradiso non è assicurato a prescindere, bisogna metterci del proprio per arrivarci, darsi da fare, non sciupacchiare la fatica di vivere.
      Quanto a un mondo assolutamente senza morte e senza sofferenza, mi spiace per te ma non sei Dio, e quindi non puoi crearlo così; ti conviene accantonare vagheggiamenti illusori e accettare che nel mondo reale si soffre, si ama e si muore. Ma non si va in nulla (che tu ci creda o no).

    3. Beatrice

      @filosofiazzero
      Le persone che credono in quelle che tu chiami “astruse illusioni” sono proprio quelle che non “sciupacchiano” la vita seguendo le sirene ingannevoli della mondanità, ma la spendono per ciò che conta davvero: amare Dio e il prossimo più di se stessi. Parlo ovviamente dei cristiani che cercano di seguire Gesù in maniera il più possibile fedele, per quanto lo consentano le umane debolezze (non so se hai presente Madre Teresa di Calcutta e altre persone così!). Quello che promette Gesù non è solo il Paradiso dopo la morte (che sicuramente non ha nulla a che fare con l’immagine da te proposta), ma il Paradiso già in questa vita, perché la sofferenza non può essere debellata dalla vita delle persone ma può essere sconfitta attraverso la sua coraggiosa accettazione. È questa la buona novella trasmessa da Gesù: qualunque sia la ragione per cui soffri (le conseguenze del peccato, una malattia, un lutto, un tradimento), qualunque sia il tipo di morte spirituale che stai vivendo, Lui ti dice “io sono la Resurrezione e la Vita”, perché chiunque si affida a Dio non rimane deluso, attraverso la Grazia offerta per mezzo dei Sacramenti si ottiene la forza necessaria per sopportare persino con gioia qualunque croce. E le persone che vivono già nel Paradiso in questa vita le riconosci subito, le riconosci dallo sguardo e dal sorriso, in cui emerge sempre un accenno della beatitudine che alberga nei loro cuori.

    4. Luigi

      “A bearsi di dio in eterno? Come sotto morfina?”

      Secondo me non sei mai stato sotto morfina.

      Ciao.
      Luigi

  15. cinzia

    Alla base di tutto ci deve essere la Verità. Senza la Verità non si va da nessuna parte.

    “Gesù ha insegnato a non giudicare le persone, ma i fatti li ha giudicati, eccome. Giudicare è l’atto più nobile e umano che ci sia chiesto: esercitare un giudizio sulla nostra storia, sulla nostra realtà ci salva!!”
    Come possiamo capire cosa è giusto e cosa no se non giudichiamo? Certo che dobbiamo giudicare! E inevitabilmente finiamo col non approvare. Dire NO o ricordare quello che le Sacre scritture dicono non significa automaticamente costruire muri. Senza tralasciare che ponti e muri servono entrambi…. ognuno nel giusto contesto!

  16. enrico venturoli

    A proposito di pensieri deboli

    IL BUON SENSO DI BERGOGLIO
    Il povero Bergoglio (ma, peggio, poveri noi) non fa in tempo, finalmente, ad esprimere un concetto sensato, come quando ha parlato di “prudenza” nell’accogliere i migranti, che subito si sente risucchiato dal suo populismo e dalla sua pigra vena demagogica: “il denaro è terrorismo che vuole dominare il mondo”. Si vede che il buon senso per lui è una cosa insopportabile e non deve trovare spazio nella sua mente e, come tale, deve essere eliminato il prima possibile. E poi i migranti e le banche. Ma quale tipo d società ha in mente l’argentino? Non farebbe meglio a dircelo invece di continuare a lanciare anatemi? Forse pensa che sia auspicabile un regime sul modello sovietico che ha procurato drammatiche miserie economiche e morali, o una nazione governata in stile Maduro, dove la gente rischia l’incolumità anche solo per andare a procurarsi qualcosa da mangiare e non sempre ci riesce. La vita organizzata è un fatto maledettamente concreto e non può basarsi solo su rancorose e populistiche condanne: specie da parte di chi indice il giubileo della misericordia.
    (enrico venturoli roma 6 novembre)

    1. Pierangelo

      Papa Francesco avrà anche un pensiero debole, ma ,in compenso, ha un senso evangelico forte poco accettato da chi vive nostalgicamente nel passato.

  17. “..Ma il fatto che vediamo in noi il peccato, e che lo vediamo negli altri, non significa che si debbano fare sconti sul giudizio…”

    Se il giudizio viene dall’uomo, se lo portiamo da soli e lo indirizziamo da soli verso fatti o persone.. a poco o niente.. spezziamo quella relazione con l’umanità della singola persona che invece tu in tanti articoli, convegni e libri dipingi e difendi così bene quando racconti della tua esperienza, famiglia.. è simbolica. e qui forse sta il vero coraggio: difendere una relazione ( quando nello scorso articolo dici ” a me non importa essere una brava persona, ma proteggere la relazione con..”- scusa se non ho riportato letteralmente- è fatta, hai detto tutto, che vogliamo di più..?? ) che non giudica, ma critica, ammonisce, si reinventa continuamente- è creativa la critica, il giudizio no…- nella storia e poi lascia liberi.. ci sono persone, ragazzi come me che muoiono sotto il peso- presunto o meno- del giudizio.. di una morale schiava del giudizio- sempre autoreferenziale- che non è libera.. perché non è più relazione.. con Dio, con il cuore dell’uomo, soprattutto del peccatore.. e allora, se non è più relazione, come può un giudizio umano comunicare qualcosa di divino, verità debole o forte che sia? non arriverà mai perché si sente che non proviene da uno sguardo di misericordia, quello che ha salvato zaccheo, il buon ladrone, l’emorroissa.. Gesù non giudicava ne i fatti ne le persone, non era mai autoreferenziale, era talmente creativo nella critica che non faceva comizi, ma mostrava semplicemente un’altra via.. non aveva nemmeno bisogno di pensare, parlare e scrivere come alcuni si aspettavano che pensasse, parlasse.. parlava per parabole, a tavola, con tutti.. perfino con le prostitute..uno scandalo! e scrivere.. quello lo ha lasciato a noi.. a te.. perché?
    Meno persone brave e buone, giudiziose., ma più creative…critiche..libere
    Perché c’è scritto che i pubblicani e le prostitute ci precederanno nel regno dei cieli?

    1. Cavaliere di San Michele

      …ma, come diceva il grande cardinal Biffi, non nell’esercizio delle loro funzioni!

      E comunque provo un discreto fastidio verso questo “cogliere fior da fiore” del Vangelo: Gesu’ ha parlato eccome di giudizio, sia di quello finale (sempre piu’ clamorosamente assente dalla maggior parte della predicazione….), che spetta a Lui ma che non sara’ esattamente buonista (leggere prego TUTTO il cap. 25 del Vangelo di Matteo), sia di quello sui fatti, che si chiama DISCERNIMENTO e che, come dicevano i Padri della Chiesa, dovrebbe essere caratteristico di un cristiano (cfr. cap 24 di Matteo, ecc. ecc.).

      1. meno male che parlano meno del giudizio finale nelle prediche..e più di come far nuove tutte le cose.. ma comunque lascio a loro, a chi ne sa, il compito di fare prediche. Grazie comunque per i tuoi spunti ( sono sincera ) andrò a rivedermi i cap. che hai consigliato. Ciao!

        1. Fabrizio Giudici

          “meno male che parlano meno del giudizio finale nelle prediche..e più di come far nuove tutte le cose..”

          E infatti, a furia di parlar meno del giudizio finale, si vede come tutte le cose le hanno fatte nuove, e malamente.

          @Beatrice
          Grazie.

          Traparentesi, il video è arrivato pure nelle mani di Socci, che l’ha commentato allo stesso modo. Purtroppo continuando ad incartarsi sulla questione dei castighi, per cui ora sembra che l’unico che ci abbia mai capito qualcosa sia Benedetto XVI. Ha anche scritto qualcosa sulle letture vetero-testamentarie che, se non spiegato bene, si presta ad interpretazione gravemente erronea. Spero che passi ad altro argomento al più presto.

          1. Giusi

            Letto. Sconcertata anch’io. Cavalcoli se pecca di qualcosa è d’ingenuità o forse, giustamente, se ne frega. Alla fin fine che ha detto? Che la morte è entrata nel mondo con il peccato e che la sodomia è peccato. E non è forse così? Poi è chiaro che noi non siamo più buoni dei terremotati ma è stata per caso abolita la Comunione dei Santi? O dobbiamo dire che Dio odiava la piccola Giacinta quando l’ha scelta come vittima di espiazione?

          2. Beatrice

            @Fabrizio
            Io penso che la posizione di Socci derivi dal linciaggio mediatico patito pochi giorni prima del “caso Cavalcoli”: la rete, aizzata da svariati giornalisti, lo aveva infatti attaccato per qualcosa che semplicemente non aveva mai detto. Il tweet incriminato di Socci diceva testualmente: “il Papa, invece di andare a omaggiare Lutero, consacri l’Italia sotto il patrocinio della Madonna”, qualcosa di ben diverso da “il terremoto è colpa del Papa”, come invece è stato interpretato dai più. Addirittura il capo della redazione digital del Corriere, Marco Castelnuovo, è arrivato a invocarne le dimissioni dalla Scuola di giornalismo Rai di Perugia, di cui è direttore. Solo pochi gli chiesero scusa, una volta appurata la verità.

            Socci è uno dei giornalisti che più si è esposto nel criticare il Papa e questo lo ha messo spesso sotto il tiro dei vari papolatri credenti e non, quindi penso abbia voluto evitare di tornare nuovamente nel tritacarne per difendere un teologo verso cui evidentemente non prova molta simpatia a causa delle idee espresse sull’Amoris laetitia. Detto questo, io personalmente non condivido la sua posizione sulla vicenda, ma continuerò a seguirlo, perché ritengo coraggioso e assai utile il suo lavoro a difesa della sana dottrina, visto i tempi di confusione in cui viviamo. Certo è che poteva anche non esprimersi su quanto è accaduto, invece di arrampicarsi sugli specchi per difendere la posizione del Vaticano.

            Comunque sia, per la mia tesi di laurea lessi un libro di Socci intitolato “La dittatura anticattolica. Il caso don Bosco e l’altra faccia del Risorgimento”. In quel libro, alle pagine 128-132, il giornalista parla chiaramente di un caso eclatante in cui Dio ha punito i Savoia a causa dell’approvazione di una legge contro la Chiesa che aboliva tutti gli ordini mendicanti e contemplativi per incamerarne i beni: si tratta della famigerata legge Rattazzi, approvata nel 1855. Come disse Cavalcoli la punizione anche in quel caso non aveva un senso afflittivo, ma di richiamo alle coscienze dei governanti: Dio si servì di don Bosco per invitare i Savoia a ritirare la legge prima che fosse approvata. Il santo sognò un bambino che gli portava in messaggio la frase: “una grande notizia! Annuncia: gran funerale a corte”. Don Bosco scrisse allora al re raccontandogli il sogno per scongiurare l’approvazione della legge, ma invano. Il sogno si ripeté con una leggera differenza, la frase pronunciata dal bambino ora diceva: “annuncia: non gran funerale a corte, ma grandi funerali a corte”. Anche questa volta però don Bosco non venne ascoltato. Risultato: morirono nel giro di pochi mesi, uno dopo l’altro, la regina madre a 54 anni, la moglie e il fratello del re, entrambi a 33 anni, e il figlio più giovane, Vittorio Emanuele Leopoldo. Dopo il primo lutto, il santo scrisse al re: “Persona illuminata ab alto ha detto: Apri l’occhio! E’ già morto uno. Se la legge passa, accadranno gravi disgrazie nella tua famiglia. Questo non è che il preludio dei mali. Erunt mala super mala in domo tua (saranno mali su mali in casa tua). Se non recedi, aprirai un abisso che non potrai scandagliare”. Insomma i sogni di don Bosco ebbero la stessa funzione delle piaghe d’Egitto: servivano da monito per indurre i regnanti ad abbandonare un’ingiusta condotta. Dopo i numerosi lutti che colpirono Casa Savoia, il santo fu additato da molti come un menagramo, oggi probabilmente lo si definirebbe un profeta di sventura, il conte d’Angrogna, in veste di emissario del re, quando lo incontrò lo riempì d’ingiurie come “fanatico”, “impostore”, “jettatore”, a cui il povero sacerdote rispose in modo mite, senza peraltro rinnegare i suoi ammonimenti profetici. Don Bosco, non pago delle previsioni sognate e avveratesi in poco tempo, sempre nel 1855 pubblicò su un opuscolo la seguente profezia: “la famiglia di chi ruba a Dio è tribolata e non giunge alla quarta generazione”. Vittorio Emanuele II ha infatti avuto tre successori prima che i Savoia andassero in esilio. Di questa vicenda riguardante don Bosco ne parla anche Vittorio Messori in “Pensare la storia”.
            Quindi se Socci sostiene che non possiamo sapere se il terremoto recente sia una punizione divina per le unioni civili, ha ragione. Se invece sostiene che Dio non sia mai intervenuto con castighi non per vendicarsi ma per spingere alla conversione i peccatori, contraddice quanto ha scritto nel libro sopra citato.

            1. @Beatrice, non si capisce poi perché Socci può criticare come e quando crede il Santo Padre, ma se taluni criticano lui per la sua critica, ipso facto diventano “papolatri”…

              Ma prendo atto che per te così è.

              Se poi abbia “voluto evitare di tornare nuovamente nel tritacarne”, cosa di cui non ho la minima idea e non mi pronuncio, rientrerebbe tra quei “pavidi” qui mal sopportati da taluni, ma per i quali spero avrei un occhio di riguardo come hai per Socci.

              Personalmente tutto posso pensare di Socci (si fa per dire), tranne che sia un “pavito” 😉

              1. Beatrice

                @Bariom
                Io non ho detto che tutti quelli che criticano Socci sono per forza papolatri, ho detto che spesso il giornalista senese è sotto il tiro dei papolatri, i quali talvolta lo attaccano anche in modo vile e meschino tirando in ballo la triste vicenda della figlia che tutti conosciamo. Ho letto tante di quelle cattiverie gratuite in giro su di lui che mi chiedo come faccia a sopportarle.

                Si può certamente dissentire da Socci sia per i modi che per i contenuti delle critiche, questo non lo metto in dubbio, per esempio non considero Fabrizio un papolatra per il fatto di aver disapprovato la posizione tenuta dal giornalista nei confronti di padre Cavalcoli. Anche a me capita a volte di non condividere certe tesi da lui sostenute e non ho alcun problema a dirlo quando è così (e infatti l’ho detto che non sono d’accordo con lui per quanto riguarda il caso Cavalcoli, il quale non ha affermato “il terremoto è colpa delle unioni civili”, ma ha fatto un discorso molto più complesso che è stato manipolato da chi di dovere).

                Certamente Socci ha dimostrato di non essere pavido per niente, però anche lui è un essere umano con tutti i suoi limiti, che può avere momenti di debolezza e farsi condizionare da antipatie personali. Il fatto è che inizialmente i lupi famelici si sono accaniti su di lui accusandolo di aver additato il terremoto come castigo divino contro il Papa. Lui poi riesce a dimostrare la sua innocenza, perché effettivamente aveva detto tutt’altro. Ebbene, subito dopo salta fuori un’altra vittima accusata più o meno della stessa cosa di cui accusavano lui, solo che stavolta causa del castigo sarebbero le unioni civili e non la visita del Papa a Lund. Ovviamente lui, con tutta la fatica che aveva fatto per discolparsi, ha pensato bene di non ributtarsi sulla gogna pubblica a subire tutte le accuse precedentemente rispedite al mittente con successo. Per questo secondo me, sbagliando (perché ribadisco che io penso abbia sbagliato in questo caso), invece di starsene zitto e lasciar passare la polemica, si è aggrappato ad alcune dichiarazioni di Benedetto XVI per motivare il suo inspiegabile accodarsi all’indignazione vaticana.

                Ad essere sincera in generale non amo i pavidi, però se una persona coraggiosa ha un momento di debolezza in cui mostra pavidità non perde automaticamente la mia stima, perché essendo anch’io umana e fallibile comprendo benissimo che si possano avere attimi di defiance momentanea. Ovvio che se accade il contrario e la pavidità diventa il modus vivendi di una persona, quest’ultima non suscita la mia spontanea ammirazione (bisogna poi distinguere i pavidi dal cuore grande che hanno solo bisogno di incoraggiamento per emergere e i pavidi meschini che da una parte tartassano i deboli e dall’altra leccano i piedi ai potenti). Nel caso di Socci l’occhio di riguardo deriva dal fatto che è stato uno dei primi a dire che le cose non stavano andando proprio bene nella Chiesa e l’ha fatto quando il Papa godeva di grandissima considerazione nel mondo cattolico (e infatti in quel periodo piaceva molto anche a me, tanto che smisi di leggere i libri del giornalista proprio per l’atteggiamento tenuto verso il Santo Padre). Se per me è dura criticare il Papa su internet dove nessuno mi conosce (perché quante Beatrici esistono in Italia?), quanto di più lo è per un personaggio pubblico come lui, che ha tutto da perdere nel contrapporsi ai poteri politici e religiosi. E infatti lui stesso ha lamentato il fatto di sentirsi un emarginato in quella che considera la sua casa, il mondo cattolico, si è messo in gioco completamente rischiando la carriera ed esponendosi al pubblico ludibrio solo e unicamente per amore di Gesù e della Chiesa, a uno che si comporta così qualche caduta la concedo.

              2. Luigi

                “non si capisce poi perché Socci può criticare come e quando crede il Santo Padre”

                Mi permetto una chiosa, caro Bariom.

                Quando Socci critica Francesco I, non so quanto si possa affermare che egli contesti “il Santo Padre”.
                La sua tesi sull’invalidità dell’elezione dell’aprile 2013 porterebbe a concludere che per lui Jorge Mario Bergoglio non sia il Papa regnante.

                Attenzione, non sto dicendo che Socci abbia ragione (anzi, personalmente ritengo che sia quasi certamente in torto).
                Osservo solo che, se il cardinale Bergoglio non è Papa, allora le sue critiche hanno altro “peso”.

                Detto questo, visto che se ne parlava in altro luogo, a me risulta che l’Italia sia già stata consacrata al Cuore Immacolato di Maria:
                http://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1970/documents/hf_p-vi_spe_19700404_cuore-immacolato.html

                Ciao.
                Luigi

                1. Beatrice

                  @Luigi, Bariom
                  Il filosofo francese Gustave Thibon scrisse: “Nelle epoche classiche, le istituzioni morali, politiche o religiose superavano e sorreggevano gli uomini che le rappresentavano. La monarchia era più del re, il sacerdozio più del prete, il matrimonio più degli sposi. Tale fatto rendeva possibile a volte disprezzare un re o un papa senza che il principio della monarchia o della potestà pontificia venisse infirmato. Si pensi alle invettive d’una santa quale Caterina da Siena contro il clero del tempo, a un grande cattolico come Dante che apostrofa all’inferno il papa regnante! Oggi, come in tutti i periodi di decadenza, assistiamo al fenomeno inverso: le istituzioni non sono tollerate e amate che nell’individuo”.
                  Penso che Thibon abbia centrato il problema di oggi: nella nostra epoca super-decadente non crediamo più veramente nell’istituto del Papato e nella sua sacralità, per questo lo personalizziamo troppo, con il risultato che chiunque accenni minimamente a criticare l’uomo che detiene le chiavi petrine viene sottoposto alla pubblica accusa da parte di molti cattolici.
                  Caterina da Siena e Dante non criticarono i Pontefici regnanti perché avevano poca fiducia nel Papato, ma al contrario perché ne avevano molta più di quanta ne abbiamo noi oggi. È il loro esempio che voglio seguire proprio perché anche io credo nella sacralità della Chiesa come istituzione gerarchica voluta così da Cristo. È la mia fede nel Papato in quanto istituto sacro stabilito da Gesù a consentirmi di criticare le scelte discutibili degli uomini fallibili che quell’istituto presiedono.

                  1. Luigi

                    <>

                    Certamente.
                    È quello che scrissi anch’io, a luglio, citando Dumas; che ora ri-cito spudoratamente, tanto è bello:

                    “Raoul, sappiate sempre distinguere il Re dalla Regale Sovranità; il Re non è che un uomo, la Sovranità è lo spirito di Dio. Quando sarete in dubbio di sapere chi dovete servire, abbandonate l’apparenza materiale per il principio invisibile, perché il principio invisibile è tutto. Dio ha voluto soltanto rendere questo principio evidente incarnandolo in un uomo… Se questo Re è un tiranno, poiché l’onnipotenza ha la sua vertigine che la spinge alla tirannia, servite, amate e rispettate la dignità regale, cioè quella scintilla celeste che fa la polvere tanto grande e tanto santa, per cui noi, pur gentiluomini d’alto grado, siamo così poco davanti a quel corpo steso sull’ultimo gradino di questa scala, come quel corpo medesimo dinanzi al trono del Signore”

                    Il mio “Attenzione, non sto dicendo che Socci abbia ragione (anzi, personalmente ritengo che sia quasi certamente in torto)” era da riferirsi esclusivamente all’aspetto dell’eventuale invalidità dell’elezione di Francesco I.

                    Ciao.
                    Luigi

                  2. @Beatrice, Dante a parte (che aveva le sue ragioni…), stiamo parlando di Santa Caterina…

                    Per il resto sulla perdita del valore dell’Istituzione rispetto l’esaltazione del “singolo”, della “persona”, può essere vero, ma questo talvolta porta a non vedere con chiarezza quanto o come la spietata critica (dico spietata), la denigrazione, la messa in burla, della “persona”, finisca per intaccare il valore e soprattutto le prerogative della stessa Istituzione, proprio in un tempo in cui l’Istituzione pare non avere più credibilità.

                    Vero è anche che l’Istituzione può perdere di credibilità per precisa colpa di chi l’Istituzione incarna e rappresenta.

    2. Fabrizio Giudici

      “Oggi il precursore di Gesù sarebbe accusato di fondamentalismo e di intolleranza!”

      Effettivamente molti vescovi direbbero che san Giovanni Battista era pre-cristiano.

      “Se il giudizio viene dall’uomo”

      Appunto. Se viene dall’uomo. Invece un buon cristiano giudica le cose secondo la parola di Dio e il Magistero della Chiesa. Che non vengono dall’uomo.

      Di tutta la parte intermedia dell’intervento penso di non avere capito niente.

      “Gesù non giudicava ne i fatti ne le persone,”
      Falso. “Va’ e non peccare più”.

      ” non era mai autoreferenziale,”
      Più che falso, assurdo. Dio è auto-referenziale per definizione. Ne deduco che non credi che Gesù fosse Dio. O sbaglio?

      “Perché c’è scritto che i pubblicani e le prostitute ci precederanno nel regno dei cieli?”
      C’è scritto che i pubblicani e le prostitute che si convertiranno precederanno altri nel regno dei cieli. Quelli che non si convertiranno finiranno all’inferno.

      Se c’è un esempio di autoreferenzialità, è il tuo commento.

      1. Non volevo fare polemica, solo esprimere un’opinione, porre domande ad una scrittrice che stimo e che mi ispira. Grazie comunque per le tue luci, ne farò tesoro..
        Silvia

    3. Giusi

      Se un giorno farò harakiri sarà dopo aver letto per l’ennesima volta dei pubblicani e delle prostitute che ci precederanno nel Regno dei cieli e di Davide che ballava intorno all’arca (nudo non lo aggiunge nessuno…). Sappiatelo!

  18. Grande Costanza condivido in tutto tranne il napalm, è troppo scomodo da usare, se non lo lanci da un aereo rischi di ustionarti anche tu. Rimarrei sul classico, un mio caro amico mi dice in questi casi ” La Bibbia dice “non uccidere” non c’è scritto da nessuna parte “Non ferire gravemente” 🙂 . A parte le battute, i nostri amici cattocomunisti che ci dicono che non si lotta per non fare approvare una legge sbagliata, ma si lavora per educare le persone perché non facciano cose sbagliate, ( vedi aborto, eutanasia e matrimonio gay ) li vorrei vedere se per assurdo fosse in discussione una legge che alza il limite di velocità a 100 Kmh nei centri abitati e abbassa a 16 anni l’età per la patente. Dobbiamo cercare di fermare la legge o dobbiamo lavorare pazientemente per convincere i ragazzini ad andare più adagio?

  19. Luigi I.

    grande Costy! non so perché si vorrebbero far venir meno quelle certezze di fede su cui si basa la nostra vita. Queste certezze non sono un recinto o una serie di pre concetti che “fermano” il cristiano, ma piuttosto quel voler edificare sulla rocccia affinché la fede non crollo col cambiar del tempo…

  20. elena

    Che Dio ti colmi di benedizioni! Grazie Costanza, perchè non hai nascosto i talenti che Dio ti ha donato, ma li hai messi al servizio degli altri, dando voce a un popolo a cui il mondo vuole tappare la bocca. Grazie, grazie e grazie!

  21. Pierangelo

    prinsep58
    E’ vero esistono i cattocomunisti, come esistono i cattofascisti, i cattoanarchici e così via ……

        1. Giusi

          Ma cosa rappresenta una foto? Si conoscono le persone tramite una foto? Io sono contrarissima a parlare di sé o postare foto personali sul web: è pieno di pazzi e pure di satanisti. Si mostra chi ha un motivo per farlo tipo Costanza o Adinolfi che hanno una missione. Non argomenti proprio né finemente né rozzamente……

        2. Giusi

          Peraltro non ce l’avevo con te ma con Pierangelo. Anche il non argomentare si riferisce a lui

          1. Pierangelo

            @Giusi
            Io lascio le argomentazioni-fiume a chi le sa fare; in base alla mia formazione storicofilosofica prediligo la sintesi secondo la definizione che ne da’ Kant.

  22. Fabrizio Giudici

    @prinsep58

    Il meccanismo di risposta di WordPress non funziona bene: capita che uno risponda esplicitamente a Tizio premendo il tasto giusto, ma nel messaggio di posta elettronica che arriva viene riportato un interlocutore diverso. Per cui è necessario fare riferimento al contesto o – meglio – esplicitare a chi ci si sta rivolgendo.

  23. Confesso che all’inizio della lettura del post mi sono “incagliato” sul fatto di non poterne più dei discorsi di misericordia e ponti.
    Poi sono rimasto perplesso sull’esempio dell’islamico, perchè io penso che non esista altro Dio che Dio, e che Dio non sia islamico o cattolico, ma al di là di ogni differenza culturale, di tradizione, di opinione, unico Dio. Che poi la gente lo possa travisare è un’altro discorso.
    Piuttosto io non riconosco Maometto, ma solo Cristo come via, verità e vita.
    Sulle conclusioni invece sono d’accordo al 101% con Costanza: amare il peccatore, condannare il peccato. Cristo è venuto per i malati, non per i sani. E noi siamo chiamati ad imitarlo in tutto.

    1. Luigi I.

      Dio é Dio ma ogni religione lo rifá alla sua determinata visione pertanto in questo contesto Dio cambia a seconda della religione. Il Dio cristiano é diverso dal Dio Islamico perché uno é “configurato” su Cristo e l’altro su Maometto, benché di base ci sia quello ebraico… Non é che Dio sia cattolico o altro, ma quale sia la vera visione di Dio é determinante. Ecco perché dire che si prega lo stesso Dio indipendentemente dal credo io la reputo come una frase senza senso, perché una cosa é vedere il Dio rappresentato da Gesù Cristo e altro quello raccontato da Maometto ed altro ancora quello fermo all’antico testamento o al tamuld che non ne mostrano l’intera immagine come espressa pienamente da Gesú.

  24. Pingback: cpnews-20161107-all | News Archive

  25. Pingback: Gesù ha insegnato a non giudicare le persone, ma i fatti li ha giudicati, eccome. | Sopra La Notizia

  26. Pingback: cristpolit-20161107-all | News Archive

  27. Pingback: cristpolit-20161107 | News Archive

  28. vfiore

    “Non-judgmentalism is not really non-judgmental. It is the judgment that […] everything is the same, nothing is better. This is as barbaric and untruthful a doctrine as has yet emerged from the fertile mind of man.”

    1. Alessandro

      Grazie Giusi.

      Bravo padre Scalese. Evidenzio un passaggio:

      “Se nella Bibbia si parla di “castighi”, dovremo sforzarci di capire qual è il senso e lo scopo di essi, ma non possiamo, come vorrebbe Socci, disfarci «di un linguaggio pre-cristiano ed entrare piú profondamente nel mistero di Dio».

      Se vogliamo entrare nel mistero di Dio, dobbiamo necessariamente servirci del linguaggio usato dalla Scrittura, perché è attraverso quel linguaggio che Dio si è rivelato a noi.

      Semmai dovremmo preoccuparci del fatto che quel linguaggio sia diventato per noi incomprensibile. È davvero un passo avanti aver perso il senso del castigo? A giudicare dai risultati dei metodi pedagogici oggi in voga, si direbbe proprio di no.”

  29. Giusi

    Aldo Maria Valli risponde a Sorge. Molto bello.
    “Amoris laetitia”, la legge, la libertà. Risposta al padre Sorge

    Evidenzio alcuni pezzi. Val la pena leggere tutto l’articolo:
    Il dramma della modernità è tutto in questo ribaltamento, che è penetrato anche nella Chiesa e in base al quale l’uomo diventa l’idolo di se stesso. E così si condanna alla schiavitù e quindi, alla fin fine, all’infelicità. Quando non c’è più la libertà di seguire il vero bene, ma solo la libertà di interpretare la Verità di Dio a seconda dei propri bisogni e di ciò che è bene in base a una valutazione soggettiva, semplicemente non c’è alcuna libertà. E se non c’è la libertà c’è la schiavitù. E se c’è la schiavitù non c’è la felicità.
    Stupisce che uomini di Dio mostrino la tendenza a considerare la legge, nella sua oggettività e chiarezza, quasi come un ostacolo sulla strada che porta a Dio, quando invece la legge oggettiva e chiara è l’unico strumento che permette la scelta responsabile e quindi l’autentica libertà e quindi la felicità.
    Tutti gli attacchi di questi giorni contro il padre Giovanni Cavalcoli, che a Radio Maria ha osato accennare al castigo divino come conseguenza del peccato originale, nascono in buona parte dalla difficoltà, ormai manifesta anche fra tanti buoni credenti, di rapportarsi a Dio in quanto legislatore. Colpa e castigo sono categorie troppo nette. Non ci siamo più abituati. Ci sentiamo più a nostro agio nel giustificazionismo, dove tutto è vago e indeterminato, dove non si sa bene quale sia lo spazio della responsabilità. Non ci stiamo costruendo un Dio misericordioso e che perdona, ma un Dio comprensivo e che giustifica. Sono due cose diverse.
    «Oltre le mura del tempio» è il titolo di un libro che abbiamo scritto insieme nel 2012. Ma non mi sento in contraddizione. Resto convinto che la testimonianza, specialmente da parte del laico credente, vada portata ovunque, ben oltre le mura del tempio. Ma quale testimonianza? Di un Dio genericamente comprensivo o di un Dio autenticamente misericordioso? Di un Dio che cancella la colpa dell’uomo o di un Dio che la assume in Gesù, suo mediatore e mio redentore? Di un Dio che mi offre una consolazione superficiale o di un Dio che mi libera dal peccato? Di un Dio che si è fatto uomo o di un uomo che vuole farsi Dio?
    Aldo Maria Valli

    http://www.aldomariavalli.it/2016/11/10/amoris-laetitia-la-legge-la-liberta-risposta-al-padre-sorge/

  30. Per tornare alla “questione terremoti”, fermo restando che chi si pronunzia individuando in questa o quella sciagura un – preciso – disegno di Dio, o lo fa per precisa ispirazione divina (e difficilmente sarà creduto) o è un scellerato, il Vangelo di questa XXXIII Domenica è piuttosto in tema e ribadisce chiaramente che intervento divino e (anche) accadimenti terreni legati alla natura e non, non sono casuali e possono avere preciso significato.

    VANGELO (Lc 21,5-19)

    + Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
    Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
    Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
    Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
    Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
    Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

    Come ben sappiamo ogni Tempo può riservarci i Segni qui ricordati, discernimento quindi, che la Fine dei Tempi non debba arrivare per noi come il crollo della famosa torre di Siloe, senza che se ne abbia né avvisaglia, né contezza.

I commenti sono chiusi.