È il tempo della responsabilità personale

2016-10-05_132525

di Costanza Miriano

La bambina dopo un pomeriggio di musi mi abbraccia con la consueta grazia da escavatrice e mi scaraventa sul lettone. Poi con la faccia nascosta sotto la mia ascella prosegue:

“La verità è che per tutte le cose brutte che mi succedono – se ho sonno, se non mi piace la merenda, se non mi va di fare i compiti – io preferisco arrabbiarmi con te. È più semplice”.

Guardo mia figlia come se fossi davanti a un prodigio. Ha solo dieci anni, ma ha fatto un passaggio di consapevolezza a cui certi – certe – cinquantenni faticano ad arrivare (e tenderei a pensare che dopo una certa età, salvo miracoli, è difficile che ci si arrivi). Capire che il problema siamo noi e non gli altri è un punto cruciale, direi il punto di svolta della conversione, o della maturazione se vogliamo usare un termine laico.

Ci sono persone che sembrano aver sempre qualcosa da recriminare, ed è sempre colpa di qualcosa o di qualcuno se non sono felici, perché capire che ognuno di noi è responsabile del proprio stato d’animo è davvero un passaggio di maturazione decisivo. E qui siamo ancora sul piano semplicemente umano.

Poi c’è quello di fede, che come sempre non smentisce ma si sovrappone al dato di ragione e di realtà e lo completa: io decido di prendere atto della mia realtà e di abbracciarla facendomene pienamente carico, portando tutto il mio peso (piccolo, come la merenda sbagliata, o grande che sia) e poi magari anche quello di qualcun altro, perché credo fermamente che c’è un Padre che mi ama, che mi dà la grazia di farlo, che mi ama gratuitamente e immeritatamente, e allora tutta la mia realtà è redenta e trasfigurata, tutti i pesi accolti con fiducia sono occasione di guarigione, di redenzione, perché la croce salva ed è preziosa ed è stata studiata al millimetro da Dio, della misura e pesantezza perfetta per noi, perché ci possa salvare. Pur nel mistero del dolore, del dolore innocente in particolare, questo sguardo di bene sulla realtà non ci deve mai mancare, se crediamo nella buona notizia: che la cosa più brutta che ci possa succedere, la morte, è stata sconfitta.

E invece farsi carico e non dare la colpa agli altri è difficile, per esempio nei miei figli maschi questo passaggio l’ho visto avvenire più tardi, non a dieci anni. Perché è faticoso, e i maschi di solito, esclusi i presenti, non hanno questo slancio zelante verso la fatica, e sottolineo di solito. Se la devono fare, la fanno, ma se la possono evitare, meglio (atteggiamento che peraltro spesso li rende più sani di mente di noi femmine, ma questo è ancora un altro argomento).

Insomma, in queste riflessioni in ordine sparso da madre che piega biancheria ed è in piedi da 18 ore, mi è venuto in mente un pensiero che trotterellava indietro, un po’ scostato dal gregge. Mi è venuto in mente che questo invece è per noi credenti, tutti, maschi e femmine, proprio il tempo della responsabilità. Siamo assediati da pressioni mediatiche (e politiche, e, al fondo, economiche) molto forti, tutte in direzione decisamente, ferocemente a volte, anticristiana. Ma anche nella Chiesa, inutile nasconderci dietro un dito, tanti di noi si sentono a volte un po’ lasciati soli da tanti pastori che invece che rafforzarci in questo assedio, tendono piuttosto ad andare incontro al mondo. Il rapporto col mondo è il nodo centrale della questione. Si può andare incontro al mondo senza dimenticare cosa gli si va a portare al mondo, cioè non il nostro povero e incostante amore, ma quello di Cristo? Si può uscire senza dimenticare di custodire i piccoli nella fede che hanno bisogno di pastori (nella fede siamo tutti piccoli, sennò non saremmo di fede, ma uomini di cultura innamorati di una civiltà cattolica dai bei principi, non mendicanti dello Spirito che cercano assetati un incontro col Signore)? Si può accogliere ogni volto, senza accogliere però insieme anche ogni eredità spirituale, ricordando ogni istante che essere cristiani è per forza andare contro corrente, rompere radicalmente con ogni altro modello culturale e interpretativo del mondo?

Questo per noi cristiani è il tempo della responsabilità personale. Custodire meglio che possiamo quello che ci è stato affidato in duemila anni di traditio, cioè di tesori tramandati e passati di mano in mano da generazioni di santi (cioè peccatori consegnati). Vagliare con cura decisioni e comportamenti. Difendere ciascuno, è un’immagine che usa sempre il mio amico Giampaolo, il proprio metro di trincea. Mettere intelligenza e forza e discernimento nella vita spirituale, viverla con più impegno e serietà.

***

A questo proposito, e, lo prometto, è l’ultimo pensiero non esattamente armoniosamente collegato col resto – a forza di panni sistemati ci avviamo verso la ventesima ora di veglia – volevo ricordare che il 21 ottobre in Senato la Fondazione Rosario Livatino ha organizzato un convegno sull’obiezione di coscienza, un tema col quale presto temo dovremo confrontarci in molti: non solo i medici e i farmacisti sui quali c’è una stretta sul piano amministrativo perché non si oppongano all’aborto, non solo i sindaci ai quali verrà chiesto di celebrare le cosiddette unioni civili, non solo gli insegnanti ai quali verrà chiesto di insegnare “sbagli della mente umana” come le teorie gender. Ma per esempio anche noi genitori, se non ci verrà riconosciuto il diritto al consenso informato e saremo costretti a far frequentare ai nostri figli lezioni di “sbaglio”. Per esempio anche noi sposati, se il nostro matrimonio diventerà una farsa, una volta che dovesse essere equiparato a una qualsiasi altra forma di accompagnamento affettuoso o sessuale, come quello fra due persone dello stesso sesso. Come diceva Rosario Livatino a cui è intitolata la fondazione, il magistrato ucciso dalla mafia e in odore di santità, l’obiezione di coscienza è il riconoscimento del foro interno da parte dello stato laico.

E’ prezioso dunque che il 21 ottobre (è un venerdì) alle 15, alla Camera, nell’ Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari , in Via di Campo Marzio n. 78, a parlarne siano magistrati e giuristi, oltre che medici, farmacisti, dirigenti della pubblica amministrazione, con un occhio a quello che succede in altri paesi europei: dopo il saluto di Piercamillo Davigo parleranno, moderati dai Vice Presidenti del Centro Studi Rosario Livatino Domenico Airoma Alfredo Mantovano Filippo Vari, Grégor Puppinck Direttore dell’European Centre for Law and Justice , Giacomo Rocchi Consigliere della Corte di Cassazione. A seguire le testimonianze sull’obiezione di coscienza di: Massimo Gandolfini, tutti sappiamo chi è, Ermanno Pavesi,Segretario generale della Federazione Internazionale della Associazioni dei Medici Cattolici, Piero Uroda, Presidente dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani, Paolo Maria Floris, Dirigente della Pubblica Amministrazione (nonché CDNF!). La relazione conclusiva sarà di Mauro Ronco Presidente del Centro studi Rosario Livatino.  

 L’ingresso al convegno è libero per tutti, a condizione di : 1)  segnalare la propria partecipazione, con l’indicazione del nome e del cognome, a cerimoniale.adesioni@camera.it o a info@centrostudilivatino.it   (l’ideale è a entrambi). Una volta mandata l’adesione il posto viene riservato, quindi se poi ci si ripensa è necessario informare che non si va più, 2) giungere sul posto non oltre le 14.45 a causa dei necessari controlli di sicurezza, 3) per gli uomini, obbligo di giacca e cravatta.

***

Lo so, ho buttato là due o tre temi da niente, la responsabilità personale e la conversione, il disorientamento dei fedeli, l’obiezione di coscienza e il convegno… Per ognuno ci vorrebbero due o tre volumi ma ho finito le energie. Confido nei vostri commenti, che sono sempre più intelligenti dei miei spunti.

 

 

118 pensieri su “È il tempo della responsabilità personale

  1. inseminarista

    Ma perche’ i cristiani di oggi rivolgono se stessi solo a livello personale? ma la parte comunitaria e sociale ha ancora qualche senso?
    Eppoi sta generalizzazione che i maschi sono deboli, incostanti ed ora devono essere pure sodomizzati come a Terni.
    Anche qui, taluni cristiani stanno devirilizzando l’umanita’ e si ritrovano ad essere parte del mondo. L’aveva ben capito Ida Magli: il maschio ha bisogno di una figura di riferimento virile ed invece e’ stato lasciato in balia di una societa’ femminilizzata.
    L’importanza delle donne e’ fondamentale come l’importanza degli uomini.

    1. Respingo al mittente l’accusa. Se c’è una che va in giro per tutta Italia da anni a dire quanto sono preziosi i maschi, sono io. Dico solo che un maschio ottimizza le energie, non si complica la vita se non costretto. Non che non si ponga le grandi domande, ma se le pone in modo diverso da noi. E’ un dato di fatto e come ho scritto questo spesso li rende più sani di mente di noi. Meno male che sono così!

      1. A.A.S.

        Buona sera Dott.ssa Miriano, innanzitutto complimenti!!! Lei riesce sempre a far riflettere e, peraltro, mi trova quasi sempre d’accordo.
        C’è solo una questione di fondo che mi vede ancora perplesso, forse perché mi interessa particolarmente, essendo un legale, e cioè il giusto rapporto tra fede e politica, Chiesa e Stato, Libertà interiore, tolleranza ed imposizione giuridica, generale ed astratta.
        Cosa significa in concreto: Dai a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio?
        Mi spiego meglio.
        Nella tradizione della Chiesa, abbiamo avuto vari modelli di rapporto uomo di fede e mondo, Chiesa – Stato.
        Facendo una brevissima sintesi, potremmo richiamare alla memoria i primi tre secoli, ad esempio, dove abbiamo conosciuto i martiri, ed al contempo, l’esperienza delle piccole comunità di credenti che addirittura pregavano per l’osservanza della legge e del diritto romano, senza ovviamente mai piegarsi al culto di Stato.
        Successivamente, abbiamo conosciuto il modello imperiale, il cristianesimo come religione di Stato e la politica come braccio secolare a tutela dei precetti evangelici, sanzionando l’inosservanza del Vangelo, come fosse un nuovo decalogo da osservare nei suoi risvolti morali attraverso il diritto e le sue sanzioni.
        Infine, dall’illuminismo stile rivoluzione francese in avanti, stiamo conoscendo la cd secolarizzazione, cioè la pretesa di autonomia, sempre più spinta, quasi di separazione, direi, che la ragione, compresa quella di Stato, porta avanti nei confronti di tutto ciò che somiglia al cristianesimo e più in generale nei confronti di tutto ciò che somiglia ad una morale oggettiva, trascendente, immutabile basata su una verità oggettiva altresì immutabile.
        Lo spirito dell’Europa attuale sta quasi vomitando, mi permetta l’espressione colorita, tutto ciò che ricorda o che odora, anche solo vagamente, di cristianesimo, visto come esperienza di oppressione da cui liberarsi nel più breve tempo possibile, in tutti i sensi.
        Non dico che questo sia giusto, anzi, lo trovo orrendo ed osceno e mi spaventa pure tremendamente, perché pare di tornare al cd paganesimo, ma resta pur sempre la realtà che registro ed in cui mi pare di vivere ogni giorno.
        Ciò premesso, mi chiedo, la Verità di fede implica il suo essere una proposta che chiama in causa, come dice Lei perfettamente, la libertà e la responsabilità dell’uomo; la politica, invece, e soprattutto il diritto che ogni politica determina, non sono “proposte”, sono imposizioni, garantite dalla sanzione, penale, civile, amministrativa etc etc.
        Per la serie, mentre la fede non si impone, non si suppone ma si propone, la regola giuridica o si impone con la forza pubblica o semplicemente è inutile e finisce per estinguersi di fatto per desuetudine.
        Come si possono conciliare strumenti così ontologicamente diversi?!
        Cesare può mettersi al servizio delle esigenze di Dio? E, soprattutto, ammesso che ciò sia vero e giusto, come può riuscirci dato che gli strumenti di Cesare sono pur sempre di tipo coercitivo e sanzionatorio?
        Cosa dovrebbe fare oggi il cristiano impegnato in politica o nel diritto?
        Di certo, guardando alle figure della Scrittura, indubbiamente, esiste una differenza di stile fra Giovanni Battista e Gesù nel rapporto dialettico scontro-incontro col mondo…
        Come possiamo batterci, senza tradire l’essenza del Cristo, sul piano politico e giuridico, nella difesa di valori che suppongono l’esperienza liberante, intima e personale dell’incontro con lo Spirito Santo.
        Non è che possiamo imporre per legge l’incontro con il Mistero di Dio che alberga anche al fondo delle nostre anime.
        A prescindere dal fatto che non ne avremmo neppure la forza, essendo oramai minoranza la cristianità autentica in questo genere di Europa.
        Ed infine, cosa deve assicurare in fondo uno Stato a noi cristiani, se non l’ordine pubblico e quindi la libertà e la possibilità di seguire Gesù?! Non possiamo pretendere che lo Stato segua Gesù o la società, se la maggioranza di fatto non vuole.
        E soprattutto, non credo che ci serva neppure l’aiuto di stato e delle sue leggi, se non al fine dell’ordine pubblico, per seguire Gesù.
        Battersi affinché le leggi umane siano il più possibile cristiane quando di fatto il cristiano sa che non è per effetto della legge umana, mutevole, spesso frutto di compromessi fra poteri e logiche di interesse contrastanti e garantita dalla paura della sanzione, che la sua fede si accrescerà mi pare sia perdente come impostazione.
        E poi, mi pare spesso di vedere una commistione strana fra Chiesa e Stato in questo periodo, dove gli uomini di Chiesa chiedono allo Stato di essere un fedele osservante della morale cristiana, vedi ad esempio il tema dell’accoglienza ai profughi, in una sorta di Stato misericordioso e redentore dell’umanità, capace di liberare la persona dallo stato di bisogno, compreso quello esistenziale, mentre gli uomini di Stato chiedono alla Chiesa meno parole e più fatti, cioè maggiore impegno sociale, per i poveri e per le ingiustizie del mondo e nelle varie pratiche di assistenza sociale, rinunciando di fatto a diffondere Dio, il Trascendente, il luogo in cui l’umano incontra il divino, che da sempre rappresenta la specificità cristiana.
        Lo Stato e la Chiesa uniti nell’impegno sociale, mentre Dio, l’esperienza di Dio, della Sua Verità e Misericordia, sembrano albergare altrove.
        E’ come se anche noi cristiani chiedessimo allo Stato ed alle sue leggi (oramai del tutto pagane) di confermarci nella fede o di proteggerci stile riserva indiana. Ma ne abbiamo davvero bisogno?? Non sarebbe meglio dare a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio? Ripartire dalle comunità cristiane e non dagli Stati che suppongono una massa di sudditi??
        Non so se sono stato chiaro, e cmq mi scuso per l’estrema lunghezza del commento e per le tante questioni.
        Con autentica stima ed ammirazione, Tanti Cari saluti e Buon lavoro!!!
        A.A.S.

        1. inseminarista

          Vede e’ proprio questo ritirarsi a livello personale e privato che e’ originario dell’illuminismo secolare e fa il suo gioco.
          Invece come cristiani siamo chiamati a costruire la citta’ di Dio che non finisce in terra ma che ne e’ l’inizio.
          Benedetto XVI ripeteva che la politica ci importa perche’ ci importa l’uomo e l’uomo e’ relazione. Altro punto questa cosa che la coercizione non funziona e’retaggio sessantottino libertario. Chi l’ha detto che dalla coercizione che porta a pensare all’altro non conduca a nulla?. Soprattutto perche’ se faccio la carita’ ad un uomo sono considerato santo e se mi chiedo perche’ quell’uomo non ha da mangiare sono un comunista sovversivo? Un carattere privatistico della societa’ porta solo all’autoconsistenza dello stesso ed e’ quello che vediamo. Di fatto questa cosa l’avevano compresa bene gia’ nel medioevo e Leone XIII l’aveva ben ricordato. Scrolliamoci di dosso i panni del liberista libertario.

          1. A.A.S.

            Forse ha ragione. Ma resto dubbioso sul fatto che la città di Dio coincida con lo stato dalle leggi cristiane… Anche perché in fondo Israele c’era riuscito con i 10 comandamenti applicati politicamente.
            Ho dei dubbi che adoratori in spirito e verità possano nascere dalla presa del potere politico e dalle leggi degli uomini.
            Ma magari mi sbaglio. Cordiali saluti.

        2. Marco

          Avrei un piccolo e prezioso libro che offre qualche risposta ad alcune delle domande fatte in questo serio intervento da A.A.S.: Rivoluzione e controrivoluzione, di Aurelio De Oliveira. Lo consiglio vivamente.

          1. Roberto

            L’intervento di A.A.S. è davvero consistente, perciò è difficile condensare una risposta soddisfacente Qualche “consiglio di lettura” può essere davvero la soluzione migliore, ricordando che di certo non è possibile proporre oggi la visione di una società cristiana, senza subire quelle reazioni di rigetto a cui si accenna, ma che è importante per noi sapere di che parliamo quando parliamo di società cristiana.
            Al consiglio di Marco aggiungerei qualche ebook scaricabile gratuitamente (basta registrarsi senza impegni al sito TotusTuus).

            http://www.totustuus.it/modules.php?name=Downloads&d_op=viewdownload&cid=4

            “Chiesa e Stato tra “Separazione, Distinzione e Confusione” nei secoli”

            “Diciamo subito la tesi che soggiace a questo excursus storico: quando la Chiesa Cattolica e lo Stato collaborano, ciascuno nel suo ambito distinto (Distinzione), si realizzano epoche di grande felicità per gli uomini. Quando invece i due poteri tendono a convivere in uno solo (Confusione) come nel caso delle teocrazie islamiche, ma non solo, si verifica una situazione di vita insopportabile. Infine, quando come ai nostri giorni, i due poteri drammaticamente si separano (Separazione), la società perde il senso della propria vita e si diffondono fenomeni quali ad esempio il suicidio, mentre la Chiesa perde in realismo e dedica molto tempo ad attività amministrativo-burocratiche, filantropiche o intimistiche rendendo meno efficace la propria missione.”

            e magari anche

            http://www.totustuus.it/modules.php?name=Downloads&d_op=viewdownload&cid=30

            “P. Philippe CSSR: Catechismo dei diritti divini sull’ordine sociale”

            “Parole di Pio XI, in occasione dell’instaurazione della Festa di Cristo Re: ” Se comandiamo che Cristo Re venga venerato da tutti i cattolici del mondo, con ciò Noi provvederemo alle necessità dei tempi presenti, apportando un rimedio efficacissimo a quella peste che pervade l’umana società.
            La peste della età nostra è il così detto laicismo coi suoi errori e i suoi empi incentivi; e voi sapete, o Venerabili Fratelli, che tale empietà non maturò in un solo giorno ma da gran tempo covava nelle viscere della società. Infatti si cominciò a negare l’impero di Cristo su tutte le genti; si negò alla Chiesa il diritto – che scaturisce dal diritto di Gesù Cristo – di ammaestrare, cioè, le genti, di far leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna felicità. E a poco a poco la religione cristiana fu uguagliata con altre religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste; quindi la si sottomise al potere civile e fu lasciata quasi all’arbitrio dei principi e dei magistrati. Si andò più innanzi ancora: vi furono di quelli che pensarono di sostituire alla religione di Cristo un certo sentimento religioso naturale. Né mancarono Stati i quali opinarono di poter fare a meno di Dio, riposero la loro religione nell’irreligione e nel disprezzo di Dio stesso.
            (Pio XI, Enc. Quas primas dell’11/12/1925)”

            e

            “T. S. Eliot: L idea di una società cristiana”

            “Presentazione con parole dell’autore: “Una volta accettata l’opinione che la nostra unica alternativa ad un progressivo ed insidioso adattamento al processo di laicizzazione totalitario, pel quale sono già date le premesse, sta nella ricerca di una società cristiana, dobbiamo esaminare prima di tutto quale è la società dove viviamo ora, e poi quali sarebbero i caratteri di una società cristiana. Dovremmo anche essere ben certi di ciò che desideriamo: se i nostri veri ideali si riassumessero nell’efficienza materialistica, allora sarebbe meglio rendercene conto al più presto ed affrontarne le conseguenze”.”

            1. vale

              questo,invece il futuro prossimo della società. e forse neppure poco duraturo.:

              http://www.corrispondenzaromana.it/dallinvasione-migratoria-alla-guerra-civile/

              di Roberto de Mattei

              “….Le centinaia di migliaia di immigrati che approdano sulle nostre coste non fuggono né i conflitti, né la miseria. Sono giovani in ottima salute, ben curati nell’aspetto, senza segni di ferite né di denutrizione, come accade a chi proviene da zone di guerra o di fame.

              Ma anche se, tra di essi, i terroristi fossero un’esigua minoranza, tutti i clandestini che sbarcano in Europa sono portatori di una cultura antitetica a quella cristiana e occidentale.

              I migranti non vogliono integrarsi in Europa, ma dominarla, se non con le armi, attraverso il ventre delle loro e delle nostre donne. Dove questi gruppi di giovani maschi islamici si insediano, le donne europee rimangono incinte, si formano nuove famiglie “miste”, sottomesse alla legge del Corano, le nuove famiglie richiedono allo Stato moschee e sussidi economici. Ciò avviene con l’appoggio dei sindaci, delle prefetture e delle parrocchie cattoliche.

              La reazione della popolazione è inevitabile e in paesi ad alto tasso di immigrazione come la Francia e la Germania sta diventando esplosiva. «Siamo sull’orlo di una guerra civile», ha dichiarato Patrick Calvar, capo della DGSI, la Direzione generale della sicurezza interna francese, davanti a una commissione parlamentare (Le Figaro, 22 giugno 2016).

              Il governo tedesco, da parte sua, ha redatto un “piano di difesa civile” di 69 pagine, in cui si invita la popolazione a fare scorte di cibo e di acqua e a «prepararsi in maniera appropriata ad un evento che potrebbe minacciare la nostra esistenza» (Reuters, 21 agosto 2016).

              …..”

              1. vale

                Una decina d’anni fa lo scrittore Michel Houellebecq, notava in Europa “il collasso massiccio, di rapidità stupefacente, delle credenze religiose. In paesi come la Spagna, la Polonia, l’Irlanda, un cattolicesimo profondo, unanime, massiccio, strutturava la vita sociale e l’insieme dei comportamenti da secoli, determinava la morale come le relazioni familiari, condizionava l’insieme delle produzioni culturali e artistiche, le gerarchie sociali, convenzioni, regole di vita. Nello spazio di qualche anno, in meno di una generazione, in un tempo incredibilmente breve, tutto ciò era sparito, evaporato nel nulla. In questi paesi ora nessuno credeva più in Dio, non ne teneva il minimo conto, non si ricordava nemmeno di aver creduto. E ciò senza difficoltà, senza conflitto, senza violenza né protesta alcuna, senza nemmeno una vera discussione, così facilmente come un oggetto pesante un tempo tenuto su da un ostacolo esterno, torna appena lo si lascia in posizione d’equilibrio. Le credenze spirituali forse erano lungi dall’essere quel blocco solido e irrefutabile che ci si rappresentava abitualmente, esse erano al contrario quel che c’era nell’uomo di più fugace, di più fragile, di più pronto a nascere e morire”.

                (La possibilité d’une ile, 2005).

                http://www.maurizioblondet.it/anamnesi-prognosi-fine-dei-tempi-nostri/

              2. Luigi

                Vale,

                posto che abbiamo letture molto simili – e alquanto politically uncorrect – mi permetto un’osservazione su questa frase da te riportata:

                “Dove questi gruppi di giovani maschi islamici si insediano, le donne europee rimangono incinte, si formano nuove famiglie “miste”, sottomesse alla legge del Corano, le nuove famiglie richiedono allo Stato moschee e sussidi economici”

                La natura ha orrore del vuoto.
                Non è che se io abbandono il campo, nessuno si farà avanti ad occuparlo solo perché è teoricamente mio.

                Si ritorna ogni volta al famoso passo de “Il trattato del ribelle” di Jünger, non a caso morto cattolico: non è il codicillo di legge che lo prevede, a garantire l’efficacia di un diritto; bensì il padre di famiglia che lo difende con l’ascia in mano, spalleggiato dai figli maschi (aveva capito tutto, lo scrittore tedesco).

                Una volta venuto meno questo katechon, è destino noto fin dalla notte dei tempi quale sia la sorte che tocca alle donne del vinto… Colonia e dintorni sono stati solo l’aperitivo prima dell’antipasto.

                Un giorno, forse – forse – sarà resa giustizia ai Denoix de Saint Marc, ai Raspail, agli Schramme, ai Larteguy, che avevano compreso ma non furono ascoltati.

                Ciao.
                Luigi

      2. vale

        ed infatti è buona norma- se non strettamente necessario- rimandare a domani, anche a dopodomani e, se possibile al 31 febbraio, quel che si potrebbe fare oggi….

    2. Giusi

      Io ho un’altra teoria e l’ho espressa diverse volte. Pure l’uomo è responsabile della devirilizzazione. E lo sai perché? Perché essere devirilizzati fa comodo così non ci si assumono le responsabilità. Conosco diversi baldi giovani che si lamentano delle donne ma poi, se ne trovano una giusta, fuggono a gambe levate perché è più comodo lamentarsi e continuare a fare i vitelloni che mettere su famiglia. Perciò, prima di lamentarvi, tirate fuori le p…….! E’ vero che la donna fa l’uomo ma pure l’uomo fa la donna. Ho visto donne cambiare dopo l’incontro con un vero uomo: qualcuno ce n’è….

        1. Alessandro

          http://www.tempi.it/no-monsignore-quello-che-propone-non-e-cattolico-studenti-contro-il-vescovo-di-anversa-che-vuole-benedire-le-unioni-gay#.V_YmWCTIaFo

          http://www.lanuovabq.it/it/articoli-belgio-il-dramma-di-una-chiesa-che-insegue-il-mondo-11365.htm

          “Nonostante questo reiterato tentativo di andare incontro al mondo il cattolicesimo in Belgio, così come in Olanda, sta letteralmente morendo.

          Nell’anno scolastico 2014-2015 si contano in tutto il Belgio circa 100 seminaristi, di cui solo 20 al primo anno di cammino (ad Anversa, diocesi di mons. Bonny, con oltre 1 milione di abitanti, in tutto vi sono 4 seminaristi di cui 1 al primo anno), la partecipazione alla messa domenicale è ai minimi termini (sotto al 5%), il numero dei battesimi è intorno al 50% dei nati vivi registrati (era oltre il 90% nel 1967), quello dei matrimoni religiosi sotto il 25% (era intorno all’85% nel 1967).”

          1. Alessandro

            “Nonostante questo reiterato tentativo di andare incontro al mondo il cattolicesimo in Belgio, così come in Olanda, sta letteralmente morendo.”

            O meglio: PROPRIO A CAUSA di questo reiterato tentativo di andare incontro al mondo il cattolicesimo in Belgio, così come in Olanda, sta letteralmente morendo

          1. Alessandro

            Sono gli effetti dell’applicazione dell’agenda Martini…

            https://costanzamiriano.com/2016/09/29/vogliamo-la-giornata-mondiale-dellestrazione-dentaria-in-anestesia/#comment-118046

            D’altronde il cardinal Martini, spalancandosi al mondo, affermò:

            “Però non è male, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli.
            Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili. Io sostengo il matrimonio tradizionale con tutti i suoi valori e sono convinto che non vada messo in discussione.
            Se poi alcune persone, di sesso diverso oppure anche dello stesso sesso, ambiscono a firmare un patto per dare una certa stabilità alla loro coppia, perché vogliamo assolutamente che non sia?
            Io penso che la coppia omosessuale, in quanto tale, non potrà mai essere equiparata in tutto al matrimonio e d’altra parte non credo che la coppia eterosessuale e il matrimonio debbano essere difesi o puntellati con mezzi straordinari perché si basano su valori talmente forti che non mi pare si renda necessario un intervento a tutela.
            Anche per questo, se lo Stato concede qualche beneficio agli omosessuali, non me la prenderei troppo. La Chiesa cattolica, dal canto suo, promuove le unioni che sono favorevoli al proseguimento della specie umana e alla sua stabilità, e tuttavia non è giusto esprimere alcuna discriminazione per altri tipi di unioni”

            http://espresso.repubblica.it/palazzo/2012/03/23/news/il-cardinale-martini-io-e-i-gay-1.41690

            Lo disse nel 2012… E’ grossomodo la linea, dettata dal segretario mons. Galantino, che la CEI ha tenuto lungo l’iter del disegno di legge Cirinnà. Con gli effetti che abbiamo tutti sotto gli occhi.

            Questo per dire che è tempo di responsabilità, certamente: ogni fedele eserciti la fortezza e si assuma la doverosa responsabilità di rifiutare assenso e obbedienza a indicazioni e disposizioni dei Pastori se queste risultano in chiaro contrasto con il Magistero autentico della Chiesa.

            Garantito che si sarà emarginati e osteggiati e irrisi anche all’interno della Chiesa, ma questo è da mettere in conto se (pur con tutte le cadute e le infedeltà anche gravi lungo il cammino) si è deciso di stare con Cristo e non con il mondo.

            1. Fabrizio Giudici

              E anche in Italia, ecco le prime gesta di mons. Borghetti, che Francesco ha mandato a sostituire il prematuramente dimissionato Oliveri:

              http://blog.messainlatino.it/2016/10/diocesi-di-albenga-iniziata-la-riforma.html

              Coppia di omosessuali uniti civilmente in comune e subito dopo a festeggiare nella sala parrocchiale, con la benedizione del parroco e del vescovo.

              Vicinanza dimostrata dalla comunità cerialese alla coppia e da parte di Don Antonio. Riferisce Ferdy: “Ci ha detto che ci avrebbe accolto così come i principi cristiani vogliono e così come ha detto il Vescovo di Albenga ed il Papa”.

              […]

              Conclude specificando ulteriormente la questione sorta sulla sala delle Opere Parrocchiali concessa per i festeggiamenti “Abbiamo chiesto la sala per una festa e senza discriminazioni il parroco l’ha concessa a noi come avrebbe fatto con chiunque. Abbiamo lasciato la nostra offerta ed abbiamo fatto una festa elegante e senza eccessi, consona al posto dove ci trovavamo. So che il parroco ha chiesto il consenso anche del Vescovo di Albenga il quale, ci ha riferito Don Antonio , ha dato il suo pare re positivo chiedendo solo rassicurazioni, come è ovvio, che non si sarebbe trattata di una festa che potesse risultare fuori luogo dimostrando anche lui una grande apertura nei nostri confronti”.

              1. Giusi

                E in Italia, per voce del ministro della Difesa, sono usciti dall’ipocrisia: ha detto che celebrerà un matrimonio gay. Bisognerebbe avvisare Galantino. Nota Introvigne su facebook:

                Massimo Introvigne

                Oggi Repubblica ci informa di una lettera del ministro della Difesa a un’associazione di militari LGBT in cui scrive tra l’altro: “Tengo a rendervi partecipi che il prossimo 8 ottobre celebrerò, a Genova, un matrimonio tra due persone dello stesso sesso” (due lesbiche).
                Ora, avevamo sempre previsto che i giornali avrebbero parlato di matrimonio e non di unioni civili, preparando così il terreno (come è avvenuto in Inghilterra) a una leggina che cambierà il nome da unioni civili a matrimoni “tanto tutti le chiamano già così”.
                Però una cosa sono i giornali e una cosa è una lettera ufficiale e pubblica di un Ministro della Repubblica, esponente di quel governo che ci aveva assicurato che non era assolutamente un matrimonio ma una semplice “formazione sociale”, lucrando anche il voto favorevole di qualche cattolico (“voto le unioni civili perché non sono matrimoni”).
                Come volevasi dimostrare, sulla base della legge il Ministro “celebra matrimoni”…

                http://www.repubblica.it/esteri/2016/10/06/news/omofobia_la_condanna_della_ministra_della_difesa_e_annuncia_sposero_due_donne_-149195463/?ref=HRER2-1

            2. Alessandro

              Sempre a proposito di agenda Martini come nefasta ispiratrice dell’Amoris laetitia.

              Tra i fautori di quell’agenda liberal-lassista c’è notoriamente il cardinale Kasper. Il quale è entusiasta di Amoris laetitia, poiché con essa Papa Francesco ha inteso ammettere all’Eucarestia divorziati risposati conviventi more uxorio, sulla base di una valutazione caso per caso condotta sotto la guida di un sacerdote.

              Che Kasper sia entusiasta non meraviglia, perché questa “soluzione” caso per caso in foro interno è esattamente quella che egli propose nel luglio del 1993 (in veste di arcivescovo di vescovo di Rottenburg-Stuttgart, insieme con Oskar Saier, arcivescovo di Freiburg, e Karl Lehmann, vescovo di Mainz):

              Leggere per credere:

              “manca ancora la decisione circa la richiesta di partecipazione alla celebrazione dei sacramenti. Non si può – come è stato già detto – dare nessuna ufficiale autorizzazione generale e formale, perché ne verrebbe oscurata la fedeltà della chiesa all’indissolubilità del matrimonio. Tanto meno si può, qui, esprimere una autorizzazione parziale per il caso singolo, di cui sarebbe responsabile solo l’autorità. Tuttavia nel dialogo pastorale chiarificatore dei partner di un secondo vincolo matrimoniale insieme a un sacerdote – nel quale è chiarita tutta la situazione sostanzialmente, sinceramente e obbiettivamente, può risultare evidente, nel caso singolo, che ambedue i coniugi (o anche per sé solo uno dei coniugi) si sentano autorizzati in propria coscienza ad accedere alla mensa del Signore (cf. per questo CIC can. 843, $1).

              È questo il caso, tutto particolare, in cui domina la convinzione di coscienza che il matrimonio precedentemente e insanabilmente fallito non è stato mai valido (cf. anche Familiaris consortio, n. 84). Una situazione simile è ben naturale se gli interessati hanno già percorso un cammino molto lungo di meditazione e di penitenza; c’è inoltre l’urgenza di considerare un insolubile conflitto di doveri, dove l’abbandono della nuova famiglia provocherebbe una grave ingiustizia.

              Una tale decisione può essere presa soltanto dal singolo, insostituibilmente, in una personale decisione di coscienza. Egli ha, però, a questo scopo, bisogno di un’assistenza illuminante e di un accompagnamento imparziale dell’autorità ecclesiale, che affini la coscienza e si preoccupi che l’ordinamento della chiesa non ne venga ferito. Gli interessati devono per questa ragione permettere, fiduciosamente, il consiglio e l’accompagnamento. Ogni singolo caso deve essere approfondito; né autorizzare indistintamente, né indistintamente escludere. Senza un dialogo spirituale-pastorale, così scrupolosamente condotto, che contenga anche elementi di contrizione e di conversione, non può darsi nessuna partecipazione all’eucaristia. L’intervento di un sacerdote in questo processo di chiarificazione è necessario, perché l’accesso all’eucaristia è un atto pubblicamente e significativamente ecclesiale. Tuttavia il sacerdote non esprime nessuna autorizzazione ufficiale, formalmente parlando.

              Il sacerdote rispetterà il giudizio di coscienza del singolo, che, dopo l’esame della sua coscienza, fosse pervenuto alla convinzione di potersi assumere la responsabilità davanti a Dio dell’accesso alla santa eucaristia. Questa stima ha di certo diversi gradi. Può infatti verificarsi presso gli interessati un’indubbia situazione-limite, molto complessa, nella quale il sacerdote non può totalmente vietare l’accesso alla mensa del Signore, e, dunque, deve tollerare. Ma è anche possibile che un interessato, nonostante la manifestazione di obiettivi segni di colpa, non si ascriva soggettivamente nessuna colpa grave. Qui il sacerdote, dopo un esame scrupoloso di tutte le circostanze, può piuttosto incoraggiare ad un esame di coscienza, che già sta maturando nell’interessato.

              Il sacerdote proteggerà la decisione di coscienza, a cui si è in questo modo pervenuti, dai pregiudizi e dai sospetti, ma si preoccuperà anche che la comunità non ne riceva alcuno scandalo.”

              https://stefanoceccanti.wordpress.com/2014/02/17/il-testo-del-1993-dei-vescovi-kasper-lehmann-e-saier-sulla-possibile-ammissione-dei-divorziati-risposati-alleucarestia/

              – Questa pubblica presa di posizione di Kasper e colleghi fece molto scalpore, e la Congregazione per la Dottrina della Fede intervenne nel 1994 BOCCIANDOLA su tutta la linea (la proposta-Kasper non è menzionata testualmente, ma a chi legge il documento della Congregazione è evidentissimo che soprattutto quella proposta è presa di mira) come INCOMPATIBILE con la giovanpaolina Familiaris Consortio (con cui la proposta-Kasper si accreditava invece compatibile) e con il Magistero autentico al riguardo:

              http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_14091994_rec-holy-comm-by-divorced_it.html

              Insomma: la Congregazione per la Dottrina della Fede è già intervenuta per precisare e chiarire OLTRE OGNI DUBBIO che è IN OGNI CASO INCOMPATIBILE con il Magistero autentico della Chiesa l’ammissione alla Comunione eucaristica dei divorziati risposati perseveranti nella convivenza more uxorio. NO a “soluzioni” caso per caso in foro interno:

              “per i fedeli che permangono in tale situazione matrimoniale, l’accesso alla Comunione eucaristica è aperto UNICAMENTE dall’assoluzione sacramentale, che può essere data «SOLO a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio. Ciò importa, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione, “assumano l’impegno di vivere in PIENA CONTINENZA, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi”» (Familiaris consortio, n. 84)”

              Dopo vent’anni, tuttavia, Kasper è tornato all’attacco, spalleggiato sventuratamente dal Papa. Amoris laetitia, al capitolo 8, è il frutto avvelenato di questa sventurata “riscossa”.

              Ma il fedele deve sapere che, come inequivocabilemente chiarificato dalla Congregazione per la dottrina della Fede, la vecchia proposta-Kasper, ora sventuratamente riesumata e avallata da Amoris laetitia, è INCOMPATIBILE con il Magistero autentico della Chiesa.

              E ogni fedele è tenuto a non aderire in alcun modo a ciò che è incompatibile con il Magistero autentico della Chiesa, nonché a mettere in guardia i fratelli dall’aderirvi. Anche questa è responsabilità…

              1. Bri

                @Alessandro

                Mi sto avventurando in una possibile risposta/precisazione al mio precedente “non completamente esaustivi” riferito al tuo commento dei giorni scorsi. Prima o poi penso che la proporrò, ma data la delicatezza del tema ho preferito non essere frettoloso come davo per certo avrei finito per essere.

                Comunque, mentre penso e (s)ragiono, mi son accorto di non sapere una cosa e mi permetto di sottoporla al tuo (e degli altri) parere: a me verrebbe da dire che i divorziati risposati che vivono in continenza rimangono comunque degli adulteri.
                Sbaglio?

                PS.
                Rispondi (rispondete) per cortesia solo alla domanda, motivandola se avete voglia, ma non invadete altri campi che i ragionamenti fan presto a scappare di mano. Grazie

                1. Alessandro

                  @Bri

                  i divorziati risposati che vivono in piena continenza (ma, per adempiere un dovere che grava su di loro – quale l’educazione dei figli -, non cessano dalla coabitazione) non sono adulteri, altrimenti il Magistero autentico della Chiesa da un lato indicherebbe ai divorziati risposati adempiendo a quale necessaria e sufficiente condizione cessano di essere adulteri, dall’altro – contraddicendosi palesemente – seguiterebbe a considerarli adulteri malgrado adempiano la condizione che il Magistero stesso ha indicato loro come necessaria e sufficiente per cessare di essere adulteri.

                  In altri termini:

                  1) poiché il Magistero autentico insegna che i divorziati risposati possono accedere all’assoluzione sacramentale e quindi all’Eucaristia se e soltanto se cessano di essere adulteri

                  2) poiché il Magistero autentico insegna che i divorziati risposati possono accedere all’assoluzione sacramentale e quindi all’Eucaristia (“remoto scandalo”) se praticano la piena continenza (pur non recedendo dalla convivenza qualora incomba loro un grave dovere il cui adempimento sia incompatibile con la cessazione della convivenza)

                  si conclude necessariamente che il Magistero autentico insegna che i divorziati risposati che praticano la piena continenza (pur non recedendo dalla convivenza qualora incomba loro un grave dovere il cui adempimento sia incompatibile con la cessazione della convivenza stessa) cessano di essere adulteri, ossia non sono (più) adulteri.

                  Si consideri inoltre che, se così non fosse, la Chiesa, attraverso il Suo Magistero autentico, contraddittoriamente ammetterebbe all’Eucaristia persone che considera degli adulteri!

                  1. Roberto

                    Possiamo aggiungere, perché forse sta qua il senso della domanda:
                    non sono adulteri, ma si trovano in occasione prossima di peccato di adulterio. Non dimentichiamo che, in assenza di gravi ragioni che solitamente si riducono all’educazione dei figli nati dalla unione, il primo dovere è di interrompere la convivenza adulterina. Questo impegno si accompagna al proposito di non peccare più; proposito che viene nella sostanza negato se invece ci si fa in quattro per accampare ragioni per mantenere ingiustificatamente una convivenza adulterina della quale ci si sta accusando. E’ importante ricordarsi che il mantenimento della convivenza _sarebbe_ un’eccezione (la è sul serio?).
                    Come, anche tra i possibilisti (epikeia) dell’interpretazione estensiva di cap. VIII AL, tale ipotesi sarebbe sulla carta eccezione ed eccezionale (in quanto tempo anch’essa si farebbe regola, preferisco non dire… ).

                    1. Alessandro

                      @Roberto

                      Certo, non sono adulteri ma si trovano in occasione prossima necessaria di adulterio. Perché essi non siano adulteri la necessità di questa occasione prossima deve essere tale (cioè, appunto, deve incombere loro un acclarato e grave dovere cui non possono adempiere cessando la convivenza).
                      Quindi, se tale grave dovere non sussiste ed essi non interrompono la convivenza permangono in stato d’adulterio. C’è poco da fare i furbi al riguardo…

                    2. bri

                      @alessandro @roberto
                      Grazie innanzitutto
                      Però a questo punto mi trovo a non saper più cosa sia l’adulterio.
                      Lasciare il coniuge per vivere con un’altra persona farci figli entrare in età andromenopausale si risolve a non esser più adulteri? Ovvero dato che a quell’età non ci saran ragionevolmente figli piccoli si cessa adulterio solo tornando al primo coniuge? Ovvero ancora finchè ci son figli piccoli che possan soffrire la separazione basta astenersi dall’ avere rapporti ma non appena questi crescono questo non basta più?

                      Lasciando perdere i casi sopra a questo punto mi serve sapere cosa è davvero adulterio

                    3. Alessandro

                      @Bri

                      Guarda che non è difficile capire chi è un adultero, non è che il controragionamento ti sta friggendo qualche neurone?

                      Tizio è adultero se ha contratto matrimonio canonico con Caia e intrattiene un rapporto con Sempronia come se Sempronia fosse sua moglie (ma sua moglie è Tizia, non Sempronia).

                      Putacaso che Tizio abbandona la moglie Caia e va a vivere con Sempronia: è un adultero
                      Putacaso che dall’unione adulterina di Tizio e Sempronia nascono figli: perché a Tizio sia rimesso il peccato di adulterio è necessario che egli si confessi manifestando sincera contrizione per questo peccato e fermo proposito di emendarsene, cioè concretamente di smettere di vivere modo uxorio con Sempronia (impegno di piena continenza), il che comporta anche cessazione della coabitazione (a meno che non sussista grave e accertato dovere – es. educazione dei figli nati da unione adulterina – non adempibile interrompendo la convivenza), giacché convivere (se non per adempiere grave dovere ecc.) con chi non è la propria sposa è già attentare al vincolo sponsale…

                      Tizio e Sempronia invecchiano e non è più necessario che convivano per il bene della prole? Allora sono tenuti a cessare dalla convivenza.

                      Tizio si impegnerà anche a ristabilire la convivenza con la propria sposa, ma ciò ovviamente non dipende solo da lui…

                    4. La questione mi pare piuttosto semplice visto che lo stesso Gesù ne ha parlato chiaramente:

                      Marco 10,11

                      “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei;

                      Senza dimenticare che:

                      Matteo 5,28

                      “ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.”

                      Il primo adulterio che si compie é poi quello verso Dio, perché anche da non-sposati, siamo chiamati primariamente ad essere tutti suoi e ad amare Lui sopra (e prima) di ogni altra cosa…
                      Chi è consacrato visibilizza in modo speciale ed unico questa unione di tipo “sponsale” che oltre che spirituale, si fa fisica nella perfetta castità.

                      Giusto per richiamare noi tutti e senza per questo uscire dalle specifiche casistiche richiamate.

                    5. Miles

                      “Tizio e Sempronia invecchiano e non è più necessario che convivano per il bene della prole? Allora sono tenuti a cessare dalla convivenza.”

                      Certo, dopo una vita insieme, da vecchi, devono vivere da soli senza avere neanche il conforto dell’affetto reciproco e della mutua affezione (e da vecchi c’è solo quella visto che il sesso non c’è più”.

                      Che durezza di cuore spietata.

                    6. Giusi

                      Il fatto che i due conviventi dell’Isola di Patmos siano apprezzati da Vincent Vega non fa che rafforzare la mia profonda disistima nei loro confronti e la mia ammirazione per le bravissime catechiste ingiustamente attaccate. Peraltro la Sirenetta fino a poco tempo fa non faceva che lodarle poi hanno fatto la fine del Mastino…… ‘Sto tizio agisce così….. Va avanti a rancori personali…..

  2. Non so questo mio se verrà annoverato tra i commenti intelligenti, ciononostante …
    Ah, i fedeli disorientati
    Sarò sbrigativo solo perchè ritengo la questione vada trattata così se si vuol riorientarli (*)

    Sono semplicemente fedeli tentati
    Non serve dire da chi
    Sei cristiano? Hai letto il vangelo? Ricordi le parabole?
    Bravo
    Ora alzati e cammina

    (*) verso la loro stessa fede non verso qualcosa di diverso come in un processo di rieducazione, per evitare fraintendimenti

  3. M. Cristina

    Io avrei tirato un’altra conclusione dal ragionamento di tua figlia…nell incazzatura e nella confusione sono certa di una presenza buona, una guida buona, una presenza buona per me, e con questa presenza mi posso lamentare, arrabbiare, tutto quei che vuoi…è più semplice, come dice lei. Ed è l’unica cosa che serve nella vita, che ti fa superare i disorientamenti ( intelligentemente critici sui dettagli ma certi della guida), ti fa uscire senza perderti (idem) ti rende coraggioso nelle battaglie. La responsabilità personale, come dice la parola stessa, è “rispondere”, render conto a qualcuno che ci guida, con cui possiamo discutere e incazzarci ma solo perché siamo certi che Lui, nella Chiesa, è nostro padre. E, da mamma a mamma con 4 ore di sonno alle spalle, dormire di più a volte aiuta…

    1. Riconosco un linguaggio ciellino nella risposta!
      Sì, certo, è ovvio che mia figlia parte dalla certezza, ed è per questo che me lo dice abbracciata a me, con la testa sotto l’ascella. E’ lo stesso motivo per cui noi continuiamo a tenere il capo sotto la testa della madre Chiesa nonostante a volte ci ferisca con le sue macchie. Questo non toglie, a noi adulti, la fatica di rispondere ad alcune domande che certe incoerenze sollevano, e ti assicurano che le sollevano in tantissimi, di tutti i movimenti e le appartenenze. Non mi scandalizzano, ma mi invitano molto seriamente a essere una cristiana migliore, sempre partendo dalla certezza dell’amore di Dio.

  4. Pingback: È IL TEMPO DELLA RESPONSABILITÀ PERSONALE | girobloggando

  5. Lisa

    Recriminare, che mi piace dire “le lamentazioni”, è per me quella roba (pensieri, parole, immagini, pianificazioni di vendetta, fate voi) che ci viene soffiata nella mente, non esattamente dallo Spirito Santo, e che ha l’unico dannato scopo di farci perdere altro tempo. Ore buttate, giornate buttate, perchè tanto la colpa è di quello o quell’altro quindi non faccio nulla per cambiare, cambiarmi, evolvermi, amarmi, amare. E il tempo passa e passano le occasioni per farci e fare del bene vero. Foss’anche solo per questo, non possiamo permetterci di recriminare, di demandare ad altro/altri la responsabilità del nostro immobilismo/negativismo. Alzare il sedere, dire “Alt!” (meglio ad alta voce, a me funziona di più) ai pensieri recriminanti, abbracciare la croce, e così sia. Sulla responsabilità personale, ne vogliamo parlare? Se le mie amiche non mi inviteranno più fuori per pranzo, so qual’è il motivo. Ma non si può star zitti, quando ad oggi laureati e professionisti (e medici!) ancora ignorano cosa sia la teoria gender e cosa pensa la Chiesa in merito. Per dirne una. È davvero trincea, ma diamine, ben venga, anzi è poca cosa, visto che c’è da ricambiare il favore di uno che si è messo sulla croce per andare fino in fondo alle sue responsabilità di Padre!

  6. Luigi G.

    Cara Costanza, per me sei un aiuto illuminato alla riflessione ed alla comprensione della realtà ! Sei “Grande” per intelligenza, sensibilità e carità cristiana. Ciò si coglie nei pensieri che esprimi! Pieni di preoccupazione, spesso. Io li condivido! Certamente non siamo la maggioranza, visto come vanno le cose! Molto piu’ diffusa e’ la superficialità e perciò la distrazione. Nella confusione e nella banalizzazione di ogni cosa, avanza una civita’ sempre meno umana! Come sempre, e’ il tempo della responsabilità. Grazie mille! Auguro ogni bene!

  7. Maria

    I genitori non sono “costretti a far frequentare ai figli lezioni di “sbaglio” “.Rimane la possibilita’ della piena assunzione della propria “responsabilita’ personale” e genitoriale. Si chiama educazione parentale, o homeschooling in inglese.

  8. Luigi

    Raccolgo il guanto di sfida finale e concedo un paio di lance a Costanza 🙂
    Questa frase mi lascia, infatti, perplesso:

    “E invece farsi carico e non dare la colpa agli altri è difficile, per esempio nei miei figli maschi questo passaggio l’ho visto avvenire più tardi, non a dieci anni. Perché è faticoso, e i maschi di solito, esclusi i presenti, non hanno questo slancio zelante verso la fatica, e sottolineo di solito. Se la devono fare, la fanno, ma se la possono evitare, meglio (atteggiamento che peraltro spesso li rende più sani di mente di noi femmine, ma questo è ancora un altro argomento).”

    tanto da spingermi a riflettervi intorno.

    Da che mondo è mondo è infatti dell’uomo “vir” il richiamo alla responsabilità
    È suo il compito, il dovere, il diritto, a imporre il limite, a costruire l’argine, a erigere il muro.
    La donna non è in grado di fare ciò se non in misura minima, perché vi è del tutto inadatta la sua natura tesa (fin dal fatto biologico) ad abbracciare, accogliere, comprendere; che poi è il motivo per cui, lungi dall’esser un fallimento, la maternità è invece la più profonda realizzazione dell’essere femminile.

    Per quel che interessa – poco o nulla, cioè – il primo insegnamento impartitoci in caserma, ambiente virile per eccellenza fino a pochissimi anni or sono, è stato questo: quando sbaglierete, non perdete tempo a scusarvi, a cercare giustificazioni, a chiedere comprensione. Gli uomini pagano per i loro errori.
    Sembra duro. Lo è.
    Ma sparate un colpo d’arma, uno solo, nella direzione sbagliata, e poi vedrete quanto potrebbero essere ben più dure, le conseguenze di questo errore.

    Come sempre, già il semplice dato di natura rende evidente la realtà.

    Il maschio sa fin dal primo sorso di latte materno che là fuori c’è il caos, il disordine, la violenza. Il male, se vogliamo.
    Lo intuisce da quel rendersi conto che la madre che lo nutre è diversa da lui. Da quel momento il suo “destino” sarà, in ogni caso, il distacco, la distanza, la tenera sprezzatura per ciò che dovrà un giorno conservare e difendere. Pena, il fallimento.
    Ma comprende anche, da quella differenza subito lancinante, che suo sarà il mestiere di richiamare all’ordine, alla legge, al nomos, al logos. Non chiedetemi a che livello, se nel cuore o nel cervello o nel sangue o nell’animo: lo sa.

    Avverte inoltre che, se le donne hanno il potere di trarlo verso l’alto, lui ha il potere di contenerne l’esuberanza debordante.
    La tenera fragilità delle donne, caratteristica che ogni uomo ama oltre ogni dire nel suo cuore, non può reggere da sola l’impatto della vita.
    Per questo deve essere armata, come si arma il cemento col ferro perché abbia ben altra resistenza e durata.
    Lo stesso recriminare, ricordato nel testo, sulle infelicità derivanti da altri è proprio delle donne più che degli uomini. Questi, piuttosto, si distruggono sbrigativamente con alcool et similia; ma è difficile trovare in loro la “macerazione” e l’odio per l’universo “che non mi ha capita”.

    (Se qualcuno/a pensa che il mio sia un discorso maschilista, dico solo che il problema non è mio.
    L’Occidente è pieno di donne che fingono di non aver bisogno degli uomini; e viceversa, sia chiaro. Se ne vedono però anche le conseguenze)

    Leggo poi, aggiunta nel frattempo:

    “Dico solo che un maschio ottimizza le energie, non si complica la vita se non costretto”

    Non per niente il mondo di un uomo è racchiuso, per il solito, in un portafoglio strizzato nella tasca dei jeans. Le donne, invece… 😀

    È naturale anche questo. Lo scudo pesa.
    Ci pensi due volte, a portare roba che non serve, quando sai che è il tuo scudo che difende prima di tutto il compagno al tuo fianco e poi i campi, le città, i bambini, le donne dietro la linea della fanteria. Linea sempre tremendamente sottile, osservo a margine. E che altrettanto tremendamente si consuma in fretta…
    Purtroppo il dato di natura è ormai oggi sempre più dimenticato. Chi vuole più portare lo scudo, fra gli uomini?

    Osservo infine che non a caso – il caso non esiste – il più alto riconoscimento mai tributato al valore militare è, ancora oggi, anche il più profondo omaggio alla virilità:
    “Viandante, va’ e riferisci a Sparta che noi qui giacciamo in obbedienza alle sue leggi”.

    Ciao.
    Luigi

    P.S.: ovviamente la mia sbrodolata è del tutto superflua.
    Sarebbe infatti bastato osservare, tra maschi, le condizioni-capestro scritte in piccolo:
    “3) per gli uomini, obbligo di giacca e cravatta”
    A seguire, facezie varie e irriferibili 😉

          1. Luigi

            Psssttt… il carico l’aveva già messo Vale… ma quanti assi ci sono in questo mazzo? 😀

            Comunque, volendo chiudere il cerchio, si vorrà immaginare il generale dire al politico: “Hollande, possa tu vivere in eterno”.

            Ciao e buona domenica.
            Luigi

  9. Maria

    Buongiorno sign.ra Costanza Miriano, volevo farle tanti complimenti per questo articolo perché è davvero bello, interessante e, a parer mio, afferma la Verità della vita. Mi colpiva in particolare l’affermazione della bambina di 10 anni che ha detto una frase da adulta. Incredibile davvero, un prodigio appunto.
    Le porgo i miei più cordiali saluti,
    Maria Marchesi

  10. Valeria

    Ho esercitato per trenta anni la professione di farmacista ed ho vissuto l’obiezione di coscienza quando si trattava di dispensare la “pillola del giorno dopo”, che ai miei tempi richiedeva ancora la ricetta medica che andava trattenuta. A proposito di responsabilità personali: io l’ ho sempre detto che avrei obiettato…sia al titolare che ai colleghi e sapete cosa ho ottenuto? Massimo rispetto , anzi quando si verificava che la ricetta arrivava in mano mia, le colleghe me la prendevano dalle mani e la evadevano loro al mio posto.Sono grata a loro che hanno capito e che mi hanno permesso di tornare a casa tranquilla e serena con me stessa.
    Nessun cristiano provi mai vergogna per quello in cui crede .

  11. Roberto

    Ci sono persone che sembrano aver sempre qualcosa da recriminare, ed è sempre colpa di qualcosa o di qualcuno se non sono felici. Amen. “Eminenza, io non sono felice.” “Perché dovrebbe essere felice? Il suo compito non è questo.” Fellini, Otto e mezzo.

    Perché è faticoso, e i maschi di solito non hanno questo slancio zelante verso la fatica. Amen 2.0 E’ rimasta la modalità di risparmio energetico, ma si perde sempre più la ragione per cui tale modalità esiste (mai avuto slancio zelante verso la fatica in vita mia, per questo preferisco i catechismi a domanda-risposta).

    Siamo assediati da pressioni molto forti, tutte in direzione decisamente, ferocemente a volte, anticristiana. Amen 3.0

    Ma anche nella Chiesa, inutile nasconderci dietro un dito, tanti di noi si sentono lasciati soli da tanti pastori che invece che rafforzarci in questo assedio, tendono piuttosto ad andare incontro al mondo. Amen e basta.

    Sopra non ho messo le virgolette perché qua e là ho lasciato per strada qualche parola.

    “Il rapporto col mondo è il nodo centrale della questione.” “Si può andare incontro al mondo senza dimenticare cosa gli si va a portare al mondo, cioè non il nostro povero e incostante amore, ma quello di Cristo? Si può uscire senza dimenticare di custodire i piccoli nella fede che hanno bisogno di pastori?”

    Questo mi ricorda una delle prime cose che mi chiesi relativamente a una delle prime cose dette da Papa Francesco, l’invito di andare verso il mondo formulata attraverso la famosa immagine della Chiesa incidentata piuttosto che chiusa: immagine valida, mi dissi, domandandomi però se il Papa si rendesse conto com’era messa la massa a cui veniva rivolto tale invito.
    [naturalmente ho smesso di chiedermelo da un pezzo: si veda punto 2), sopra]

    “3) per gli uomini, obbligo di giacca e cravatta” lol

  12. Alessandro

    cardinal Biffi su cattolici, mondo e responsabilità

    “Di tutte le idolatrie che ci affliggono, l’adorazione del mondo è senza dubbio la più clamorosa. Oggi uno può impunemente parlare male della Sposa di Cristo senza avere il minimo fastidio ecclesiale; ma se azzarda a scrivere due righe contro il “mondo”, deve aspettarsi almeno qualche tiratina di orecchie anche da parte dei recensori più benevoli e pii.

    Questa “cosmolatria” fa tanto più spicco in quanto stride con tutta la consuetudine linguistica dell’ascetica tradizionale: la “fuga dal mondo”, la “rinuncia al mondo”, il “disprezzo del mondo” dai primordi del cristianesimo fino a pochi anni fa sono, stati temi classici della riflessione e della predicazione; ebbene, di essi nelle comunità cristiane di oggi non si trova più traccia. Al loro posto si propone l’ “inserimento nel mondo” e perfino il “servizio del mondo”.

    A esaminare con attenzione alcuni testi ecclesiastici recenti (per esempio, alcuni formulari suggeriti da qualche parte per le preghiere dei fedeli) si ha l’impressione che i due vocaboli “mondo” e “Chiesa” rispetto all’uso di prima si siano semplicemente scambiati di senso.

    Si implora sempre infatti che la Chiesa capisca, riconosca, si converta, abbandoni il suo egoismo e la sua volontà di potenza ecc.; e per contro si prega perché il mondo venga riconosciuto e appagato nelle sue aspirazioni, aiutato nelle sue necessità, esaltato nei suoi valori. Ad ascoltare certe celebrazioni del mondo viene da domandarci perché mai a Gesù Cristo sia venuto in mente di fondare la Chiesa, peggiorando notevolmente le cose.

    Almeno sul piano terminologico è innegabile la rottura con tutta la tradizione precedente. Ma è davvero soltanto una questione di vocabolario?…

    Proprio perché la parola di Dio non sia incatenata (cfr. 2 Tm 2,9), ne trascriviamo un po’ per comodità del lettore:

    “Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive” (Gv 7,7).
    “Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori” (Gv 12,31).
    “Lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce” (Gv 14,27).
    “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelto dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15,18-19).
    “Quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia, al giudizio” (Gv 16,8).
    “Voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà” (Gv 16,20).
    “Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 17,9).
    “Io ho dato loro la mia parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Gv 17,14).
    “Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto” (Gv 17,25).
    “Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui” (1 Gv 2,15).
    “Il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!” (1 Gv 2,17).
    “La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui” (1 Gv 3,1).
    “Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia” (1 Gv 3,13).
    “Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa é la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?” (1 Gv 5,4-5).
    “Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno” (1 Gv 5,19).
    “Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo” (Gc 1,27).
    “Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio!” (Gc 4,4).
    “Il mondo con tutta la sua sapienza non ha conosciuto Dio” (1 Cor 1,21).
    “Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio” (1 Cor 2,12).
    “La sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio” (1 Cor 3,19).
    “La tristezza del mondo produce la morte” (2 Cor 7,10).
    “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14).

    Sappiamo benissimo che, accanto a queste frasi, ci sono nel Nuovo Testamento altre espressioni nelle quali la parola “mondo” indica la creazione di Dio che è buona, e l’umanità che è in attesa della salvezza ed è amata da Dio. Non potremmo non saperlo, perché sono passi che giustamente ci vengono sempre ricordati da tutte le parti; sicché un problema del loro recupero oggi, dopo la Gaudium et spes, fortunatamente non si pone.

    Si pone invece per quelle che abbiamo sopra elencate: dove è andata a finire tutta questa tematica nella cristianità dei nostri tempi? Anche a supporre che si sia mutato soltanto il linguaggio, sotto quali locuzioni dei nostri giorni questa dottrina si cela?

    Tutto sembra farci pensare che si tratti non del disuso di una terminologia, ma di un insegnamento esplicito della Rivelazione che non ha più posto nell’odierna riflessione teologica e pastorale. Così, privo delle naturali difese immunizzatrici, l’organismo ecclesiale resta pericolosamente esposto al contagio di quella “cosmolatria” che stiamo qui denunciando.

    Occorre ripartire dal dato rivelato preso nella sua integrità, senza operarvi nessuna aprioristica selezione.

    Una frase del vangelo di Giovanni ci ricorda da sola tutta la multiformità della parola di Dio a proposito di “mondo”.
    “Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe” (Gv 1,10).

    In due righe il vocabolo compare tre volte e sempre con sfumature diverse.
    “Era nel mondo”: si riferisce al fatto della incarnazione e alla presenza del Verbo nella realtà creaturale. E’ una indicazione che non implica alcuna valutazione. Nello stesso senso la parabola del seme dice: “il campo è il mondo” (Mt 13,38).

    “Il mondo fu fatto per mezzo di lui”: qui è implicitamente affermata l’originaria bontà del mondo, e quindi la presumibile disposizione di accoglienza verso il Figlio di Dio. Allo stesso modo è detto che “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16).

    “Eppure il mondo non lo riconobbe”: qui la parola “mondo” esprime il grande enigma della opposizione sistematica, permanente, ineliminabile, nella quale si è imbattuta e si imbatterà sempre l’iniziativa salvifica. E il discepolo di Gesù è ripetutamente ammonito di non perdere mai di vista e non sottovalutare questa tragica realtà.

    Il mondo è dunque o un semplice spazio o una realtà nativamente buona ma da redimere o una forza malvagia che resiste alla redenzione e cerca di vanificarla. Nessuna di queste tre verità va trascurata

    Ciò che NON c’è nel Nuovo Testamento è l’idea che la Chiesa debba essere istruita, illuminata o addirittura salvata dal mondo. NEPPURE c’è l’idea che il mondo sia realtà così buona e santa da non aver bisogno della restaurazione di Cristo, attualizzata nella Chiesa.

    Chi muove dalla pur giusta convinzione dell’intrinseco e inalienabile valore delle cose, create da Dio e da lui riconosciute come “buone” (cfr. Gn 1), e ritiene che qui si esaurisca quanto il cristiano ha da dire sul “mondo”, rischia obiettivamente di non riconoscere la presenza attiva e continua del male, di banalizzare la redenzione e di rendere superflua la croce di Cristo. Molti atteggiamenti rilevabili nei cristiani di oggi nei confronti del “mondo” sarebbero plausibili in un ordine di cose di incontaminata innocenza; un ordine bello in sé e desiderabile, che però non esiste.

    L’irenismo a ogni costo nei confronti di tutto e di tutti è forse una nostalgia per la pace del Paradiso terrestre (dove per altro non mancava il serpente); o, se si vuole, è un’abusiva pregustazione dello stato d’animo che ci rallegrerà nell’eterna Gerusalemme: rispetto al tempo di lotta che stiamo vivendo è una indebita anticipazione.”

    http://www.paginecattoliche.it/lamentazioni.htm

  13. Renata

    Grazie infinite per tutte le ancore di salvezza che mi poni, spero a mia volta di saperle donare!

  14. Pingback: È il tempo della responsabilità personale | Sopra La Notizia

  15. Signori e Signore,

    voi si che veramente vi fate anima e corpo, dottrina e luce della Buona Novella.

    Provvidenziali le parole del Santo Padre Francesco: siamo fuori strada.

    Non so che Sacre Sritture o Vangelo leggete e che interpretazione catechetica date a Parola. Tradizione e Magistero secondo Santa Madre e Maesta Chiesa Romana?

    A mio insignificante parere mi pare che andiamo di bene in meglio verso l’apostasia generale alla Fede, Speranza e Carita’ come da dottrina di Cristo.

    Se mi sbaglio tirate sassi e avete ragione, ma al tempo stesso santificatevi che il resto e solo apostasia.

    Cordiali saluti, Paul

  16. @alessandro
    “Guarda che non è difficile capire chi è un adultero, non è che il controragionamento ti sta friggendo qualche neurone?”
    Ma certo che sì. Mentre cerco di capire sto solo evidenziando le mie confusioni (che poi è uno degli scopi principali del mio cercar di capire). Quindi anche la prossima domanda prendila per quel che è, e cioè non una provocazione (quelle le dichiaro di solito) ma un bisogno di chiarezza

    “Tizio e Sempronia invecchiano e non è più necessario che convivano per il bene della prole? Allora sono tenuti a cessare dalla convivenza.”
    Ma sei sicuro? Sempre è comunque? Perchè quest’affermazione consente di delineare uno scenario che … boh … non saprei

    Tizio celibe, bravo ragazzo, comunione ok
    Tizio incontra Caia, bravi ragazzi, comunione ok
    Tizio e Caia si sposano, comunione ok
    Tizio e Caia si lasciano, tornano single. Comunione?
    Tizio incontra Sempronia e intesse relazione casta. Comunione non consentita, è adulterio.
    Tizio sposa civilmente Sempronia continuando per suo desiderio la relazione in castità. Comunione non consentita in quanto adulteri con in più l’obbligo di separazione
    Tizio e Sempronia si concedono un paio i figliuoli. Un po’ peggio ma con uno spiraglio
    Tizio e Sempronia tornano ad abbracciare la castità, decaduto l’obbligo di separazione per il bene dei figli, comunione ok con la dovuta discrezione
    20/30 anni di castità dopo, coi figli adulti e cervelli in fuga, ritorna l’obbligo di separarsi e a non essere consentita la comunione?

    C’è sicuramente qualcosa di sbagliato qui sopra. Aiutami a capirlo.
    Tieni presente che in ogni caso da che Tizio s’è messo con Sempronia, io li chiamerei adulteri, che siano o no in condizione di accedere al Sacramento.

    1. E perché non torniamo un poco alla genesi del problema?

      Tizio e Caia si “lasciano”… Perché???
      In quale errori e/o peccati incorrono?

      Già a quel punto qual è la loro situazione spirituale?

      Vero che qui stiamo (state) dibattendo su situazioni “irregolari” conclamate, ma tornare alla loro “genesi”, non è inutile esercizio teorico, a mio modo di vedere…
      Perché io sento un gran parlare di pastorale x le coppie “irregolari”, ma per quelle “regolarmente in crisi” prossime destinate all’adulterio (9 su 10), che facciamo??!!

      Anzi mi permetto di dire: la Chiesa ce fa?

      Siamo o no consapevoli che, guarda caso, oggi il primo attacco é proprio rivolto alla Famigliafacendo leva sulle umane debolezze?

    2. fra' Centanni

      Scusami Bri se mi intrometto, ma non resisto.

      “Tizio e Caia si lasciano, tornano single. Comunione”? Se si tratta solo di una separazione utile a far progredire la relazione coniugale o, comunque, a non farla degenerare, allora si, certo: comunione possibile. Se invece si tratta di una separazione funzionale al divorzio, allora no: niente comunione.

      “Tizio incontra Sempronia e intesse relazione casta. Comunione non consentita, è adulterio”. Falso! Se la relazione è casta non c’è nessun adulterio: comunione si. Se però c’è convivenza, allora no, niente comunione, perché si è in occasione prossima di peccato.

      “Tizio sposa civilmente Sempronia continuando per suo desiderio la relazione in castità. Comunione non consentita in quanto adulteri con in più l’obbligo di separazione” Sbagliato, l’adulterio non c’è se la relazione è casta. Tuttavia: comunione no, perché si vive costantemente in occasione prossima di peccato.

      “Tizio e Sempronia si concedono un paio i figliuoli. Un po’ peggio ma con uno spiraglio” Se vivono in castità (dopo aver avuto i figli), non c’è adulterio; quindi, se la convivenza è per l’educazione dei figli: comunione si, ma fatta in segreto. Se invece continuano ad avere relazioni sessuali, allora: comunione no.

      “Tizio e Sempronia tornano ad abbracciare la castità, decaduto l’obbligo di separazione per il bene dei figli, comunione ok con la dovuta discrezione” Se convivono in castità per il bene dei figli, comunione si, certo.

      “20/30 anni di castità dopo, coi figli adulti e cervelli in fuga, ritorna l’obbligo di separarsi e a non essere consentita la comunione”? Certo, quando i figli sono cresciuti torna l’obbligo della separazione, anche se si vive in castità, per evitare l’occasione prossima di peccato.

      Ci può essere adulterio solo quando c’è sesso, anche solo desiderato. Se si vive castamente non ci può essere adulterio. Tuttavia, vivere castamente non è sufficiente, bisogna anche evitare le occasioni prossime di peccato, se possibile.

      Spero di non aver sbagliato niente.

      1. Thelonious

        “Ci può essere adulterio solo quando c’è sesso, anche solo desiderato”, cioè se due persone hanno desiderio di fare sesso ma non lo fanno perché sanno che è sbagliato, commettono adulterio? In base a quale principio?

        1. fra' Centanni

          @Thelonius
          Con l’espressione non troppo felice di “sesso desiderato” intendevo semplicemente fare riferimento alle parole di Gesù: “Io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”.

        2. Fabrizio Giudici

          @Thelonious ““Ci può essere adulterio solo quando c’è sesso, anche solo desiderato”, cioè se due persone hanno desiderio di fare sesso ma non lo fanno perché sanno che è sbagliato, commettono adulterio? In base a quale principio?”

          Più che principio, è un avvertimento decisamente esplicito:

          Matteo 5,27-28: “Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”

          Commentato da GPII qui (sotto è un estratto):

          https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/1980/documents/hf_jp-ii_aud_19801008.html

          L’analisi, che finora abbiamo fatto dell’enunciato di Matteo 5,27-28: “Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”, indica la necessità di ampliare e soprattutto di approfondire l’interpretazione anteriormente presentata, riguardo al senso etico che tale enunciato contiene. Ci soffermiamo sulla situazione descritta dal Maestro, situazione nella quale colui che “commette adulterio nel cuore”, mediante un atto interiore di concupiscenza (espresso dallo sguardo), è l’uomo. È significativo che Cristo, parlando dell’oggetto di tale atto, non sottolinea che è “la moglie altrui”, o la donna che non è la propria moglie, ma dice genericamente: la donna. L’adulterio commesso “nel cuore” non è circoscritto nei limiti del rapporto interpersonale, i quali consentono di individuare l’adulterio commesso “nel corpo”. Non sono tali limiti a decidere esclusivamente ed essenzialmente dell’adulterio commesso “nel cuore”, ma la natura stessa della concupiscenza, espressa in questo caso attraverso lo sguardo, cioè per il fatto che quell’uomo – di cui, a titolo di esempio, parla Cristo – “guarda per desiderare”. L’adulterio “nel cuore” viene commesso non soltanto perché l’uomo “guarda” in tal modo la donna che non è sua moglie, ma appunto perché guarda così una donna. Anche se guardasse in questo modo la donna che è sua moglie commetterebbe lo stesso adulterio “nel cuore”.

          1. Miles

            @ Fabrizio Giudici

            In pratica, per chi divorzia, l’unica soluzione per non peccare è farsi fare il lavaggio del cervello. Non basta imporsi di vivere in castità (cosa che solo pochi divorziato risposati riescono a fare, fino a quando non sono arrivati all’età anziana, visto che la castità non è uno stato “naturale”), no, bisogna anche imporsi di NON AMARE la persona con cui si sta, perché, amandola, si commette adulterio.

            Dal che ne consegue che se una persona divorziata risposata continua ad amare la persona con cui sta (e, di grazia, come fa uno/a a imporsi di non amare la tal persona, se la ama? Deve farsi fare un brainwashing stile Arancia Meccanica? ) commette adulterio, e che se muore verrà schiaffata all’inferno e nel giorno del giudizio torturata con fuoco e zolfo davanti all’Agnello e agli eletti.

            Tutto questo per cosa? Per aver fallito una relazione e per amare sinceramente un’altra persona.

            Questa sarebbe la Buona Novella? Buona Notizia???????? E cosa c’è di buono in questa notizia?

            1. Miles

              Questo commento https://costanzamiriano.com/2016/10/06/e-il-tempo-della-responsabilita-personale/#comment-118320 è ovviamente provocatorio, quando chiedo “cosa c’è di buono in questa notizia” è per mettere in guardia dall’idea di Dio inquisitore che traspare da alcuni commenti.

              Personalmente l’idea di imporre ad una coppia addirittura di lasciarsi e di non coabitare più, quando si amano sinceramente, e dire che se non lo fanno sono in stato di peccato grave perché si mettono volontariamente in situazione prossima di peccato trovo che sia aberrante e di una durezza di cuore esasperante, e che dia l’idea di un Dio inquisitore e nemico della felicità umana da sottomettere alla Legge che è ben lontana dalla verità, visto che Cristo ha insegnato che “il Sabato è per l’uomo e non l’uomo per il Sabato”.

              Giusto per chiarire il perché del mio commento.

              1. Alessandro

                @Miles

                Il suo commento non è provocatorio, è semplicemente dettato dall’ignoranza o dalla negazione del Magistero della Chiesa sul matrimonio, cioè dall’ignoranza o dalla negazione della volontà di Dio per il bene dei coniugi. Da questa ignoranza-negazione deriva la tirata sull’amore.

                Quanto a questa domanda

                “e, di grazia, come fa uno/a a imporsi di non amare la tal persona, se la ama? Deve farsi fare un brainwashing stile Arancia Meccanica?”

                domanda dettata dall’ignoranza-negazione di cui dicevo, se vuole la metto in contatto con divorziati risposati che hanno saputo trasformare un legame adulterino in un’amicizia che non mima l’amore coniugale. L’hanno fatto affidandosi alla Grazia di Dio, senza la quale nulla di buono ci è consentito fare.

                1. Miles

                  “divorziati risposati che hanno saputo trasformare un legame adulterino in un’amicizia che non mima l’amore coniugale. ”

                  Certamente ci sono queste persone, ma ce ne sono anche altre che non riescono a convincersi che il loro amore sia detestato da Dio e che cercano di fare del loro meglio nella situazione in cui si trovano.

                  Mi sono fatto l’idea che Dio abbia un piano specifico per ognuno, al cattolico il compito di scoprirlo insieme alla Chiesa, nella Confessione e nella penitenza.

                  Detto questo vi saluto e mantengo fede a ciò che ho scritto sotto a Fabrizio: niente muro contro muro (perché finirebbe certamente così), che Dio ci aiuti tutti, che senza il Suo aiuto e la Sua Misericordia saremmo (perlomeno, io lo sarei di sicuro) perduti al 10.000%.

                  1. Alessandro

                    @Miles alias Vincent Vega alias ecc.

                    Anzitutto è peccato, e non lieve, insinuarsi in un blog declinando sempre generalità diverse (e quindi mentendo) pur di insistere pervicacemente nel propagandare le proprie personali opinione spacciandole per Magistero autentico della Chiesa, così seminando confusione e disorientamento tra i fedeli più deboli. Forse sarebbe il caso di vergognarsi e di fare visita a un confessore (non lassista, perché i confessori lassisti portano alla rovina sé stessi e i fedeli che confessano).

                    Nel merito dell’obiezione, le sue convinzioni sono incompatibili con il cattolicesimo, poiché il Magistero cattolico autentico (non quello orecchiato o fai-da-te) insegna

                    1) che i divorziati risposati risposati possono accedere all’assoluzione sacramentale se e soltanto se abbracciano la piena continenza

                    2) che i comandi di Dio, come è quello per gli adulteri di cessare dall’adulterio (nel caso: per i divorziati risposati conviventi more uxorio di cessare dalla convivenza more uxorio), non possono essere per alcuno impossibili a osservarsi:

                    “Se qualcuno dice che anche per l’uomo giustificato e costituito in grazia i comandamenti di Dio sono impossibili ad osservarsi, sia anatema.”
                    (Concilio di Trento, Canoni sulla giustificazione, 18)

                    Ricordo anche questi altri Canoni sulla giustificazione:

                    “Se qualcuno afferma che l’uomo giustificato e perfetto quanto si voglia non è tenuto ad osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa, ma solo a credere, come se il Vangelo non fosse altro che una semplice e assoluta promessa della vita eterna, non condizionata all’osservanza dei comandamenti: sia anatema” (n. 20)

                    “Se qualcuno afferma che Gesù Cristo è stato dato agli uomini da Dio come redentore, in cui confidare e non anche come legislatore, cui obbedire: sia anatema” (n. 21)

                    1. Miles

                      “Anzitutto è peccato, e non lieve, insinuarsi in un blog declinando sempre generalità diverse (e quindi mentendo) pur di insistere pervicacemente nel propagandare le proprie personali opinione spacciandole per Magistero autentico della Chiesa, così seminando confusione e disorientamento tra i fedeli più deboli. Forse sarebbe il caso di vergognarsi e di fare visita a un confessore (non lassista, perché i confessori lassisti portano alla rovina sé stessi e i fedeli che confessano).”

                      Ma anche “Vincent Vega” è un nick. Ad ogni modo da ora in poi userò questo.

                      Io comunque non ho affatto propagato delle idee contrarie al Magistero. So bene qual’è la regola per quelle persone (ovvero che vivano in piena continenza ecc ecc), ma so altrettanto bene che spesso la vita se ne frega del diritto canonico e porta a situazioni molto complesse, tutto li.

                      Non è nulla di nuovo, nel Vangelo facevano una colpa a Gesù del fatto che guariva di Sabato perché era vietato dalla Legge.

                      Ad ogni modo ribadisco ancora una volta quanto ho scritto qui https://costanzamiriano.com/2016/10/06/e-il-tempo-della-responsabilita-personale/#comment-118345

                      Se conoscete delle persone in quella situazione potete stare certi che con quegli aiuti datici da Cristo si salveranno certamente, perché Lo ha promesso (e riguardo alle promesse di Dio vedere Rm 11,29).

                      E con buona pace di tutti, la Legge non ha mai salvato nessuno, anzi la Legge condanna e basta, visto che è la forza del peccato, senza la quale il peccato è senza vita.

                      1 Cor 15,56

                      “Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge”

                      Rom 7,8

                      “Senza la Legge infatti il peccato è morto.”

                      Perció, veramente, fate conoscere la Coroncina a chi è vicino a voi e non può accedere ai Sacramenti per qualsivoglia motivo, è davvero importante.

                    2. Alessandro

                      @Miles alias Vincent Vega alias ecc.

                      L’arrampicamento sui vetri per difendere la sua condotta è penoso.

                      Ripeto: è peccato, e non lieve, insinuarsi in un blog declinando sempre generalità diverse (e quindi mentendo) pur di insistere pervicacemente nel propagandare le proprie personali opinione spacciandole per Magistero autentico della Chiesa, così seminando confusione e disorientamento tra i fedeli più deboli.
                      Forse (anzi, toglierei il “forse”) sarebbe il caso di vergognarsi e di fare visita a un confessore (non lassista, perché i confessori lassisti portano alla rovina sé stessi e i fedeli che confessano).

                      A beneficio dei fedeli tratti in errore o in dubbio dalla sue recenti gragnuola di esternazioni sconsiderate, ricordo che il Magistero autentico della Chiesa cattolica al riguardo esprime fedelmente i disegni e la volontà di Dio per l’uomo e insegna che i divorziati risposati conviventi more uxorio si trovano in stato di peccato grave permanente (di quelli che, non rimessi, possono condurre alla dannazione eterna).

                      L’assoluzione sacramentale, che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico, “può essere accordata SOLO a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio.
                      Ciò comporta, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione, «assumono l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi» (Giovanni Paolo PP. II, Omelia per la chiusura del VI Sinodo dei Vescovi, 7 [25 Ottobre 1980]: AAS 72 [1980] 1082).”
                      (GIOVANNI PAOLO II, Familiaris Consortio, n. 84)

                      CHIUNQUE affermasse che per i divorziati risposati l’assoluzione sacramentale – e quindi l’Eucaristia – sia accessibile per altra via si pone in contrasto con il Magistero autentico della Chiesa e pertanto è in errore e svia i fedeli, concorrendo a mettere a repentaglio la loro salvezza eterna: perciò non va assecondato in alcun modo, non bisogna dargli retta.

                    3. Miles

                      Ripetizione inutile, non ho messo in dubbio che la Legge ora è quella e che non è stata ancora cambiata ufficialmente e che, quindi, i Confessori non posso dare l’assoluzione e ammettere quelle persone all’Eucaristia.

                      Ho scritto che se un Confessore assolve un penitente, il quale si è confessato sinceramente, questi è comunque assolto e la colpa dell’errore ricade sul Confessore, non certo su colui che si confessa.

                      Se uno si confessa sinceramente e gli viene data l’assoluzione questa è valida, caro il mio dottore della Legge, al massimo la colpa ricade sul Confessore che non avrebbe dovuto impartirla.

                      Tutto qui. Risparmiati pure altre ripetizioni.

                    4. Miles

                      Riguardo a chi non può accedere ai Sacramenti ho già detto cosa consigliargli per assicurare loro la salvezza.

                      Se davvero ci tenete che non mettano a repentaglio la loro salvezza insegnategli quella devozione e Cristo non mancherà (fosse anche nell’ora estrema della morte) di salvarli.

                      Se vi interessa davvero di queste persone (e non solo di mettergli davanti la Legge) fatelo.

                2. Miles

                  Mi permetto di consigliare due cose ai commentatori e ai lettori:

                  1) la devozione del Sacro Cuore (ovvero confessarsi e prendere la Comunione il primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi); http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/g-i-primi-venerdi-del-mese.asp

                  2) la Coroncina della Divina Misericordia (questa la consiglio sia nel caso che possiate fare la devozione del Sacro Cuore sia nel caso -anzi ancora di più- che siate esclusi dai Sacramenti per qualsiasi motivo) http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/coroncina-della-divina-misericordia.asp

                  Come vede53 le promesse di Cristo stesso per chi Lo onorerà con queste devozioni sono a dir poco fondamentali: niente meno che la salvezza eterna, addirittura, come ha detto a Santa Faustina, anche se uno fosse il peccatore più indurito.

                  Se un Cattolico è a conoscenza di questi doni di Gesù e non ne fa tesoro beh…. Vedete, Gesù non è quell’inquisitore che alcuni vogliono fare apparire, oltre alla Chiesa e ai Sacramenti ci da queste “ancore” d’appoggio di valore inestimabile. Se volete ascoltare il mio consiglio non richiesto io dico di farne tesoro, poiché del domani non v’è certezza, poi vedete voi.

                  In particolare la Coroncina della Divina Misericordia va assolutamente fatta conoscere a chi, per questo o quel motivo, è escluso dai Sacramenti, come ho già detto.

                  Buona Domenica a tutti!

      2. Fra’, Comunione no perché in “occasione prossima di peccato”??

        Cos’è ‘sta cosa???

        In occasione prossima di peccato potremmo trovarci tutti, visto che poi basta guardare una donna con desiderio… Dirò di più, se guardiamo nostra moglie con uno sguardo che è pura concupiscenza che ha come fine il semplice appagamento di un desiderio carnale, pecchiamo ugualmente…

        Quindi?

        Tanto più che la Comunione é l’unico mezzo (assieme ad una intensa preghiera) che ci permette di mantenere il buon proposito che abbiamo nel cuore.

        1. fra' Centanni

          @Bariom
          Dobbiamo evitare le occasioni prossime di peccato, se possibile. La convivenza tra un uomo ed una donna non sposati è da evitarsi proprio perché è occasione prossima di peccato.

          1. Perfettamente d’accordo, ma da qui a dire che un uomo e una donna non possono accedere alla Comunione per il solo fatto di vivere sotto lo stesso tetto e dando la caduta nel peccato come fatto certo e matematico per cui NO Eucarestia ce ne corre…

            Vogliamo parlare allora di tutte le situazioni promiscue che si generano sul lavoro, quando il tempo passato assieme e spesso superiore a quello passato in casa?
            Secondo la tua logica, occasioni prossime di peccato…

            Naturalmente sto parlando di quelle convivenze in cui é dichiarata la volontà (non al mondo tutto, ma al confessore/ padre spirituale) di voler convivere come fratello e sorella.
            Mi pare parlassimo di queste…

            1. Miles

              @Bariom

              Però è un dato di fatto che, specie dopo Al, ci siano diversi Confessori che, quando valutano che ci sono delle circostanze attenuanti (che diminuiscono la colpa del divorziato risposato da mortale a veniale), assolvono il penitente e gli danno il permesso di fare la Comunione anche se questi non vive in castità.

              Ce n’erano molti prima di Al e molti adesso, ancora di più visto ciò che ha detto Al e la lettera ai Vescovi, sono la netta maggioranza.

              Ora, se il penitente si è confessato in buona Fede ed è stato assolto vuol dire che è assolto punto, al massimo l’errore può essere del Confessore ma se il penitente è in buona Fede è assolto (ovviamente se la Confessione è sincera e il Confessore ha valutato che non pecca mortalmente).

              1. Alessandro

                @Miles

                “Però è un dato di fatto che, specie dopo Al, ci siano diversi Confessori che, quando valutano che ci sono delle circostanze attenuanti (che diminuiscono la colpa del divorziato risposato da mortale a veniale), assolvono il penitente e gli danno il permesso di fare la Comunione anche se questi non vive in castità.”

                E questi confessori commettono un gravissimo abuso di cui ci dovremmo addolorare tutti, poiché essi tradiscono il Magistero autentico della Chiesa, sviliscono il valore intrinseco del Matrimonio, abusano del sacramento della Penitenza, ingannano gravemente i fedeli (o comunque li confermano nell’errore), favorendo la ricezione indegna nientemeno che del Santissimo Sacramento.

                Amoris laetitia non ha apportato (né poteva farlo) alcun mutamento al Magistero autentico al riguardo, il quale insegna che:

                “La riconciliazione nel sacramento della penitenza – che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico – può essere accordata SOLO a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio.

                Ciò comporta, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione, «assumono l’impegno di vivere in PIENA CONTINENZA, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi» (Giovanni Paolo PP. II, Omelia per la chiusura del VI Sinodo dei Vescovi, 7 [25 Ottobre 1980]”
                (GIOVANNI PAOLO II, Familiaris Consortio, n. 84).

                1. Miles

                  So che la legge relativa ai divorziati risposati non è ancora stata cambiata formalmente (come diceva Padre Cavalcoli sull’isola di Patmos è probabile che verrà cambiata in un futuro Motu Proprio), quello che ho detto è che se queste persone ricevono l’assoluzione dopo essersi confessate sinceramente sono assolte e punto, al massimo l’errore si può imputare al Confessore, non certo a loro.

                  Se il penitente viene assolto è assolto e basta (a meno che non abbia mentito in Confessione, nel qual caso commetterebbe sacrilegio), di questo ne sono certo perché ne ho parlato direttamente con Padre Cavalcoli (non è difficile da contattare eh http://www.arpato.org/chi_siamo_cavalcoli.htm ) .

                  Ad ogni modo, ribadisco quanto ha scritto in questo https://costanzamiriano.com/2016/10/06/e-il-tempo-della-responsabilita-personale/#comment-118345 post.

                  Se (anzi soprattutto se) conoscete delle persone in situazione irregolare che non sono state assolte e che al momento non riformano la loro posizione fategli conoscere quella devozione e si salveranno sicuramente (per promessa di Cristo, non certo mia, come potete leggere).

                  GPII considerava talmente importante quella rivelazione che sulla sua base ha istituito la Festa della Divina Misericordia e ha sempre diffuso quella devozione. Perciò ripeto, oltre alla devozione del Sacro Cuore (che consiglio a chiunque possa fare la Comunione) consigliate a chiunque sia escluso dai Sacramenti la Coroncina della Divina Misericordia e il Signore poi ci penserà Lui.

                  Cito le Sue promesse al riguardo:

                  1) Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola (Quaderni…, II, 122)

                  2)Quando verrà recitata vicino agli agonizzanti, mi metterò fra il Padre e l’anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso.Gesù ha promesso la grazia della conversione e della remissione dei peccati agli agonizzanti in conseguenza della recita della Coroncina da parte degli stessi agonizzanti o degli altri (Quaderni…, II, 204 – 205)

                  3) Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e reciteranno la Coroncina nell’ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia li proteggerà in quell’ultima lotta (Quaderni…, V, 124).

                  http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/coroncina-della-divina-misericordia.asp

                  1. Alessandro

                    @Miles alias Vincent Vega alias alias alias

                    Ancora una volta esternazioni a vanvera che confondono i fedeli e concorrono così sciaguratamente a mettere a repentaglio la loro salvezza eterna. Vale quello che ho scritto qua:

                    https://costanzamiriano.com/2016/10/06/e-il-tempo-della-responsabilita-personale/#comment-118380

                    1) “So che la legge relativa ai divorziati risposati non è ancora stata cambiata formalmente (come diceva Padre Cavalcoli sull’isola di Patmos è probabile che verrà cambiata in un futuro Motu Proprio)”

                    FALSO. Il Magistero autentico della Chiesa a riguardo delle condizioni che i divorziati risposati devono soddisfare per ricevere l’assoluzione sacramentale e quindi l’Eucarestia NON può essere mutato da nessuno, nemmeno dal Papa, e quindi i fedeli devono tener fermamente presente che:

                    “La riconciliazione nel sacramento della penitenza – che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico – può essere accordata SOLO a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio.

                    Ciò comporta, in concreto, che quando l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione, «assumono l’impegno di vivere in PIENA CONTINENZA, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi» (Giovanni Paolo PP. II, Omelia per la chiusura del VI Sinodo dei Vescovi, 7 [25 Ottobre 1980]”
                    (GIOVANNI PAOLO II, Familiaris Consortio, n. 84).

                    Affermare ciò che è in contrasto con quanto insegnato al riguardo dal Magistero autentico è fuorviare i fedeli, concorrendo a mettere a repentaglio la loro salvezza eterna. Ricordo che i divorziati risposati conviventi more uxorio versano in stato di peccato grave, sicché insinuare in loro false rassicurazioni è colpa non lieve.

                    2) “Se (anzi soprattutto se) conoscete delle persone in situazione irregolare che non sono state assolte e che al momento non riformano la loro posizione fategli conoscere quella devozione e si salveranno sicuramente (per promessa di Cristo, non certo mia, come potete leggere).”

                    Ecco un altro modo subdolo e dannosissimo per INGANNARE i fedeli e contribuire a mettere a repentaglio la loro SALVEZZA ETERNA.

                    “Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola….(Quaderni, II, 122)”

                    Santa Faustina Kowalska, come costa, scrive che Cristo ha promesso che la recita (fatta debitamente) della Coroncina alla Divina Misericordia otterrà la grazia della conversione.
                    Ciò significa che, nel caso del divorziato risposato convivente more uxorio, la recita otterrà di contrirsi per lo stato di peccato di adulterio in cui si trova.
                    E che cosa comporta, precisamente, contrirsi per uno stato di adulterio? Comporta pentirsi di aver perseverato in questo stato, cioè pentirsi di non essere andati dal Confessore per accusarsi e contrirsi di questo grave peccato, contrizione che NON può darsi senza il fermo proposito di emendarsi del peccato stesso, cioè di CESSARE la convivenza more uxorio: ESATTAMENTE ciò che insegna il Magistero autentico della Chiesa (Catechismo n. 1650; Familiaris consortio n. 84)!

                    Come si vede:
                    a) non c’è contrasto (e come potrebbe esserci?) tra il Magistero autentico della Chiesa e la devozione della Coroncina

                    b) è da irresponsabili, perché fornisce pericolosissime false rassicurazioni sulla salvezza eterna della sua anima, suggerire a un divorziato risposato NON di contrirsi dello stato adulterino in cui giace, ossia di cessare di convivere more uxorio, ricevendo così l’assoluzione sacramentale (donde l’accesso all’Eucaristia), ma di recitare la Coroncina: così si contribuisce a far perseverare un fratello in stato di peccato grave (di quelli che mettono in serio pericolo la salvezza eterna) anziché spronarlo a liberarsene. Si instilla la falsa e perniciosissima convinzione che la devozione della Coroncina sia alternativa e in contrasto con il Magistero autentico della Chiesa, sia un modo per salvarsi l’anima alternativo e in contrasto con quello insegnato dal Magistero!!

                    Sarebbe questo usare misericordia nei confronti del divorziato risposato? E’ questo che vuole Santa Faustina Kowalska? E’ questo che vuole San Giovanni Paolo II? E’ questo che vuole Nostro Signore Gesù Cristo misericordioso?

                    1. Miles

                      “b) è da irresponsabili, perché fornisce pericolosissime false rassicurazioni sulla salvezza eterna della sua anima, suggerire a un divorziato risposato NON di contrirsi dello stato adulterino in cui giace, ossia di cessare di convivere more uxorio, ricevendo così l’assoluzione sacramentale (donde l’accesso all’Eucaristia), ma di recitare la Coroncina: così si contribuisce a far perseverare un fratello in stato di peccato grave (di quelli che mettono in serio pericolo la salvezza eterna) anziché spronarlo a liberarsene. Si instilla la falsa e perniciosissima convinzione che la devozione della Coroncina sia alternativa e in contrasto con il Magistero autentico della Chiesa, sia un modo per salvarsi l’anima alternativo e in contrasto con quello insegnato dal Magistero!!”

                      Mi hai attribuitl cose che io non ho mai sostenuto.

                      Quello che ho scritto è che quella è una devozione che, per promessa di Cristo, porterà la persona a morire in stato di Grazia. Poi può succedere che la Grazia della contrizione vera per determinati peccati avvenga subito oppure che avvenga in punto di morte, quello su cui siamo sicuri (perché l’ha promesso Cristo stesso) è che non lascerà perdersi nessuno che vi si affidi.

                      Non ho mai escluso che uno possa pentirsi subito e riformare la sua vita subito, ho detto che o in quel modo o nell’ora estrema della morte Cristo salverà questa persona. Di nuovo, non perché l’ho detto io ma perché l’ha promesso Lui stesso.

                      Quando ho scritto “lasciamo fare a Lui” (riferendomi a Gesù) ho detto la stessa cosa che hai detto tu, Alessandro, solo in termini diversi. Quello che ha promesso tramite Santa Faustina è che salverà chiunque si affidi a Lui tramite quella Coroncina, FOSSE ANCHE IL PECCATORE PIÙ INDURITO (parole Sue anche queste) poi il COME farà ciò, se subito, fra pochi anni, o addirittura nell’ora estrema della morte, questa è una cosa che deciderà Lui.

                      Il discorso era tutto qui.

                      Evita di deformare quello che dico.

                      Riguardo al solito copiaincolla sulla disciplina dei Sacramenti avevo già detto che non ne avevo bisogno, so già come stanno le cose. Ho detto che se uno si confessa sinceramente e riceve l’assoluzione al massimo l’errore ricade sul Sacerdote, non su di lui, visto che la persona non ha colpa degli eventuali errori del Confessore.

                      Pertanto non ho messo in dubbio che , ufficialmente, fino a quando il Papa non scriverà un Motu Proprio o qualcosa del genere, la Legge relativa alla ricezione dei Sacramenti rimarrà la medesima.

                    2. Miles

                      In estrema sintesi: non ho, come mi hai erroneamente detto, incitato nessuno a permanere in stato di peccato grave, ci mancherebbe. Ho scritto, invece, che Cristo ha garantito tramite quella Coroncina la salvezza (o meglio: grazie sovrabbondanti e speciali per la salvezza): poi come questo avverrà, se facendo pentire la persona in stato di peccato grave immediatamente oppure nell’ora estrema della morte, questo non lo so e non dipende da me.

                      Perciò non ho nai consigliato (o anche solo fatto intendere nell’implicito) che sia bene permanere in una situazione di peccato grave, ho detto che chiunque si affida a Cristo tramite quella Coroncina morirà in Grazia di Dio perché Cristo non sarà per lui giusto giudice ma Salvatore Misericordioso.

                      Se poi un divorziato risposato, recitando la Coroncina, riceve subito la Grazia di smettere con la sua situazione e riforma la sua vita TANTO MEGLIO, ci mancherebbe, anzi è la cosa ideale.

                      Quello che sappiamo tramite Santa Faustina (la cui rivelazione privata è stata diffusa sia da San Giovanni Paolo II che da Papa Francesco) è che anche il peccatore più incallito si salverà affidandosi a Cristo tramite la Coroncina, poi il COME ciò accadrà (se con una conversione dal peccato immediata -che sarebbe la cosa migliore- o nell’ora estrema)non dipende da noi.

                      Quello che sappiamo è che Gesù ha detto che chi la reciterà “otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola….(Quaderni…, II, 122″ e che se viene recitata per i morenti ” mi metterò fra il Padre e l’anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso.Gesù ha promesso la grazia della conversione e della remissione dei peccati agli agonizzanti in conseguenza della recita della Coroncina da parte degli stessi agonizzanti o degli altri (Quaderni…, II, 204 – 205)” ergo in entrambi i casi (sia di chi la recita per se sia di chi la recita per la salvezza di un agonizzante) Cristo darà Grazie straordinarie e non usuali per far si che questa persona si salvi.

                      Lo ripeto ANCORA UNA VOLTA (sperando così di evitare altre accuse e altri straw men): se la Coroncina farà si che il peccatore si redima subito o dopo poco tempo e riformi la sua vita MEGLIO COSÌ (è infatti meglio vivere liberi dal peccato) ma non sta a noi deciderlo questo.

                      Quello che sappiamo è che chunque si affidi a Cristo tramite quella preghiera morirà in stato di Grazia di Dio, e questo NON perché lo dico io, ma perché l’ha promesso Cristo stesso.

                      Questi post non li ho certo scritti per ingannare qualcuno, ma per far conoscere meglio i doni della Misericordia di Cristo. Se ho detto falsità sulla Coroncina mi vengano mostrate, perché io più che citare le parole di Cristo non so che fare.

                    3. Miles

                      E, giusto per far capire meglio la potenza della devozione che ho consigliato, e quanto sia importante soprattutto (ma non solo, ovviamente) per chi vive in stato di peccato grave, cito due brani del diario di Santa Faustina:

                      “Quando entrai un momento in cappella, Gesù mi disse:
                      “Figlia Mia, aiutaMi a salvare un peccatore in agonia; recita per lui la coroncina che ti ho insegnato».
                      Quando cominciai a recitare la coroncina, vidi quel moribondo fra atroci tormenti e lotte. Era difeso dall’angelo custode, il quale però era come impotente di fronte alla grande miseria di quell’anima. Una moltitudine di demoni stava in attesa di quell’anima, ma mentre recitavo la coroncina vidi Gesù nell’aspetto in cui è dipinto nell’immagine. I raggi che uscirono dal Cuore di Gesù avvolsero il malato e le potenze delle tenebre fuggirono provocando scompiglio. Il malato spirò serenamente. Quando rientrai in me compresi che questa coroncina è importante accanto ai moribondi, essa placa l’ira di Dio.”” (Diario, p. 816-817)

                      “Oggi è venuto da me il Signore ed ha detto:
                      «Figlia Mia, aiutaMi a salvare le anime. Andrai da un peccatore agonizzante e reciterai la coroncina e con ciò gli otterrai la fiducia nella Mia Misericordia, poiché è già nella disperazione’ Improvvisamente mi trovai in una capanna sconosciuta, dove stava agonizzando fra dolori tremendi un uomo già avanti negli anni. Attorno al letto c’era una moltitudine di demoni e la famiglia in lacrime. Appena cominciai a pregare, gli spiriti delle tenebre si dispersero con sibili indirizzando minacce contro di me. Quell’anima si rasserenò e piena di fiducia si addormentò nel Signore. Nello stesso istante mi ritrovai nella mia stanza. Come ciò avvenga, non lo so. (Diario, p. 929)”

                      La stessa promessa di Cristo come mediatore di salvezza, come ho già detto e ripetuto, vale non solo per i morenti, ma anche per chi è in buona salute e la recita per se stesso, come potete leggere qui http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/coroncina-della-divina-misericordia.asp

                      La cosa più importante, la morte in stato di Grazia, Cristo non la farà mancare a nessuno che si affidi a Lui tramite quella preghiera. E questo non va affatto contro il Magistero.

                      La stessa promessa vale per chi farà la devozione del Sacro Cuore (ovvero i primi nove venerdì del mese), devozione che chi non vive in una situazione irregolare non avrà difficoltà a fare.

                      Entrambe quelle devozioni sono sempre state appoggiate dalla Chiesa e dai Papi.

                    4. Alessandro

                      @miles alias Vincent Vega alias alias

                      Vedo che continua a mentire sfacciatamente. Ma io sono paziente, i lettori non sono fessi, quindi casca male.

                      – “non ho, come mi hai erroneamente fatto dire, incitato nessuno a permanere in stato di peccato grave, ci mancherebbe. Ho scritto, invece, che Cristo ha garantito tramite quella Coroncina la salvezza (o meglio: grazie sovrabbondanti e speciali per la salvezza): poi come questo avverrà, se facendo pentire la persona in stato di peccato grave immediatamente oppure nell’ora estrema della morte, questo non lo so e non dipende da me.”

                      FALSO. Lei afferma che quella che il Magistero autentico della Chiesa insegna essere per i divorziati risposati l’unica via per ricevere l’assoluzione sacramentale, cioè la sincera contrizione e il fermo proposito di emendarsi, ossia di interrompere la convivenza more uxorio, possa non essere (e non lo sarà in un futuro imminente) l’unica via per ricevere l’assoluzione sacramentale:

                      “Miles
                      10 ottobre 2016 alle 04:11
                      So che la legge relativa ai divorziati risposati non è ancora stata cambiata formalmente (come diceva Padre Cavalcoli sull’isola di Patmos è probabile che verrà cambiata in un futuro Motu Proprio)”.

                      Come ogni lettore può facilmente constatare, quindi, lei afferma che quanto insegna il Magistero autentico al riguardo possa mutare, addirittura che il Magistero autentico al riguardo in un prossimo avvenire giungerà a insegnare che i divorziati risposati possano accedere all’assoluzione sacramentale anche sottraendosi dal fermo impegno a interrompere la convivenza more uxorio.

                      Affermare ciò è palesemente confondere i divorziati risposati, fornendo loro falsa rassicurazione sulla possibilità che la loro perdurante convivenza more uxorio sia compatibile con l’uscita dal loro stato di peccato grave.
                      La sua affermazione è dunque a tutti gli effetti un invito neanche tanto implicito ai divorziati risposati a non preoccuparsi se non recedono dalla convivenza more uxorio (ossia, oggettivamente, un invito a perseverarvi, e con ciò a perseverare nel loro stato di peccato grave), tanto il Magistero sta(rebbe) per insegnare che anche se non recedono può essere che non siano in stato di peccato grave.

                      Questo è quanto.

                      Non cerchi di far finta di non aver detto ciò che ha detto (non è che i lettori siano fessi), e soprattutto cessi di trolleggiare a danno dei fedeli.

                    5. Miles

                      “FALSO. Lei afferma che quella che il Magistero autentico della Chiesa insegna essere per i divorziati risposati l’unica via per ricevere l’assoluzione sacramentale, cioè la sincera contrizione e il fermo proposito di emendarsi, ossia di interrompere la convivenza more uxorio, possa non essere (e non lo sarà in un futuro imminente) l’unica via per ricevere l’assoluzione sacramentale:”

                      E io confermo. Chiaro? C O N F E R M O. Per la terza volta: CONFERMO. Dovrò ripeterlo ancora?

                      Ma questo riguarda la Legge della Chiesa riguardante la Comunione e la Confessione, NON riguarda le promesse del Cristo sulla Coroncina (ovvero la morte in stato di Grazia).

                      Ho consigliato quella devozione soprattutto a chi è escluso dai Sacramenti (ovvero a chi non viene assolto in Confessione e non può fare la Comunione) come potentissimo aiuto spirituale d salvezza proprio perché sono le persone che ne hanno più bisogno, e Cristo ha detto che chiunque lo onorerà in quel modo non morrà in peccato mortale. Stop. Non mi permetterei mai e poi mai di dire cose del genere se non fossero promesse dateci da Nostro Signore stesso.

                      Poi, per l’ennesima volta, riguardo all’attuale disciplina eucaristica, ho semplicemente detto che i penitenti divorziati risposati che si vanno a confessare e ricevono l’assoluzione e il permesso per accedere alla Comunione ricevono un’assoluzione valida SE SI SONO CONFESSATI SINCERAMENTE (perché è chiaro che se qualcuno mente su qualcosa in confessione commette un sacrilegio).

                      È chiaro che, stando alle attuali leggi della Chiesa, non potrebbero essere assolti, ma se vengono assolti è il Confessore che commette un abuso e la colpa ricade su di lui, non sul penitente. In questi casi Ecclesia supplet (vedere qui http://www.unionecatechisti.it/Catechesi/Lezioni/F_Cat_I/2003_12_13.htm#11 al punto numero 11) poichè sono penitenti in buona Fede che non hanno colpa dell’errore del loro Confessore.

                      Ci siamo su questo? Questo perché molti Confessori, NONOSTANTE la legge della Chiesa in merito non sia ancora cambiata, stanno assolvendo queste persone. Stanno sbagliando? A rigor di legge si, ma, da capo, l’errore è il loro, dei Confessori, non dei penitenti, se un penitente viene assolto è assolto punto anche se il Confessore ha sbagliato ad assolverlo e nell’assolverlo è andato contro una Legge della Chiesa.

                      Questo lo so con certezza perché ne ho parlato con Padre Cavalcoli (che non da la Comunione ai divorziati, tanto perché lo sappiate. Lui dice che motiva questa scelta ai suoi fedeli non perché siano ipso facto in peccato mortale, ma perché non vuole andare contro la Legge della Chiesa, che non è ancora cambiata ufficialmente) visto che ho delle persone dare in questa situazione e volevo esserne sicuro.

                      Riguardo al fatto che io avrei detto che la Legge della Chiesa possa cambiare nel prossimo futuro al riguardo, si, è ciò che penso, ma questo non cambia il fatto che al momento non si ancora cambiata.

                      Ma il Papa, se vorrà, potrà certamente cambiare tale Legge http://isoladipatmos.com/circa-la-infelice-lettera-del-santo-padre-ai-vescovi-argentini-una-nota-sulla-questione-della-comunione-ai-divorziati-risposati/ . Ora non l’ha ancora fatto ma è possibile che lo faccia in futuro, come spiega Padre Cavalcoli in quell’articolo.

                      Poi, il Papa effettivamente cambierà la Legge della Chiesa al riguardo con un Motu Proprio o qualcosa del genere? NON LO SO, naturalmente, è possibile che ciò accada ma, fino a quando non sarà successo, la Legge (nonostante Al e la lettera ai Vescovi argentini) rimane ufficialmente la stessa di Familiaris Consortio.

                      Ci siamo su questo? Che fatica, spero di essermi chiarito una volta per tutte.

                    6. admin @CostanzaMBlog

                      Spero anch’io che vi siate chiariti perché questa discussione sta diventando un po’ pesante.

                    7. Alessandro

                      Per me la cosa è chiusa perché non c’è niente da “chiarire”.
                      Ci sono i commenti, ogni lettore può farsi (se vuole) la sua valutazione.

                      E’ falso che “il Papa, se vorrà, potrà certamente cambiare tale Legge”.
                      Agli argomenti di padre Cavalcoli, citato da Vincent Vega per suffragre questa tesi sbagliata, ha già risposato mons. Livi:

                      http://www.fidesetratio.it/files/su-Cavalcoli-8112015.pdf

                      Passo e chiudo.

            2. fra' Centanni

              Risposta del sacerdote
              Carissimo,
              1. la convivenza, anche se è vissuta in maniera pura, porta turbamento e chiacchiere in tante persone.
              In una parola non è esemplare, soprattutto per i più giovani e soprattutto se uno è cattolico praticante e con una certa responsabilità all’interno della comunità cristiana.

              ……

              9. Ti esorto a vivere risplendendo di luce evangelica in modo da essere trascinatore nel bene.
              Dio ti benedirà largamente.
              Ti ringrazio del quesito che mi hai posto. Mi hai dato la possibilità di mettere in luce il valore della risonanza del nostro comportamento presso gli altri.

              http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2544

              1. Miles

                Li si stava parlando dei divorziati risposati, non dei conviventi (la risposta del Sacerdote Angelo Bellon riguarda i conviventi).

                Ad ogni modo, se mi è concesso (nessuno si offenda, per piacere), quel Sacerdote a volte mi lascia perplesso, come qua http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1599 dove tira fuori mille manfrine addirittura per un esame con lo spermiogramma.

                Ma stiamo scherzando? Sono queste esagerazioni che poi portano all’estremo opposto (ovvero la pornografia e la sessuomania). Voler regolamentare la vita dei fedeli persino su uno spermiogramma mi fare francamente eccessivo.

                Senza nulla togliere a Padre Bellon, ma ho fatto presente questo perché ho letto altri suoi scritti ed è eccessivamente conservatore, a mio parere.

                Anche perché poi uno legge nelle epistole di San Paolo che noi cristiani siamo stati liberati dalla schiavitù della Legge e che il Sabato deve essere per l’uomo e non l’uomo per il Sabato e poi troviamo regolamentate anche queste cose….

                Insomma, bisogna cercare di essere equilibrati.

                Io capisco che oggi molti fedeli siano costernati di fronte alla scelta della Chiesa di non immischiarsi più ossessivamente nelle vite dei fedeli, ma forse questo è successo/sta succedendo perché in passato si è esagerato nel senso opposto.

                1. fra' Centanni

                  @Miles

                  Non sai che satana è il padre della menzogna? Perché continui a mentire sulla tua identità? Ti ho riconosciuto: sei Vincent-Vega.

                  Debbo correggerti, padre Bellon non sta affatto parlando dei divorziati risposati, sta rispondendo ad un giovane che convive con la sua ragazza.

                  Sullo spermiogramma ha risposto quello che è giusto: la masturbazione è sempre illecita.

                  1. Miles

                    Hai ragione Fra centanni, da adesso, come detto, quando dovrò intervenire userò questo nick sempre.

                    Ad ogni modo non sono d’accordo su Padre Bellon, nè penso che sssere cattolici debba voler dire avere la propria vita regolata addirittura se uno deve fare uno spermiogramma (e infatti sfido a trovare un solo Confessore, anche il più conservatore, che faccia dei problemi per una cosa del genere, oggi) , ma comunque è inutile discuterne.

                    P.s: so perfettamente che Padre Bellon non stava parlando dei divorziati risposati in quell’articolo, ti mi hai citato il suo articolo sulle convivenze che non centrava con ciò di cui stavo parlando, per questo ho risposto “Li si stava parlando dei divorziati risposati, non dei conviventi (la risposta del Sacerdote Angelo Bellon riguarda i conviventi)”.

        2. Fabrizio Giudici

          @Bariom “Cos’è ‘sta cosa??? In occasione prossima di peccato potremmo trovarci tutti, visto che poi basta guardare una donna con desiderio… ”

          Mica vero. Uno può trovarcisi per caso, ma un altro può mettercisi a bella posta, sapendo di mettersi in una situazione di pericolo. Mi pare che Fra’ si riferisca a questo secondo caso.

          http://www.iltimone.org/32587,News.html

          […]

          Chi si mette volontariamente in un’occasione prossima di grave peccato, senza una vera e grave necessità, è reo di peccato mortale volta per volta che si mette in quel pericolo, anche se eventualmente non cedesse alla tentazione, perché è peccato il mettersi nel grave pericolo di cadere.

          È così importante questo punto di morale, che la santa Chiesa lo ricorda espressamente nell’Atto di Dolore, che si recita nella Confessione: «… E propongo di fuggire le occasioni».

          Col fuoco non si scherza… perché il fuoco brucia. Con le forti tentazioni volute e cercate non si scherza! Dice lo Spirito Santo: «Chi ama il pericolo, in esso perirà» (Ecclesiaste, III – 27).

          1. Ma non vedo perché debba essere portata a “regola” una situazione che nel caso che descrivi presuppone ipocrisia e una cattiva coscienza.
            Ciò presupporrebbe un pre-giudizio di tipo negativo e non mi pare sia questo l’atteggiamento giusto…

            Come ho detto, se ipocriti non siamo, tutti possiamo trovarci in mille simili situazioni.
            Che uno ci si ficchi a bella posta é tutta un’altra storia.

    3. Beatrice

      @Bri
      “Tizio incontra Sempronia e intesse relazione casta. Comunione non consentita, è adulterio.
      Tizio sposa civilmente Sempronia continuando per suo desiderio la relazione in castità. Comunione non consentita in quanto adulteri con in più l’obbligo di separazione.”

      Scusa se m’intrometto anch’io, so che stai aspettando una risposta da Alessandro, però volevo dirti lo stesso qual è il mio pensiero in merito alla questione da te proposta.
      Ti parlo per esperienza personale perché conosco coppie di divorziati risposati cattolici: nella maggior parte dei casi non c’è alcuna volontà di mantenere la relazione casta, quindi lo scenario che proponi tu è alquanto improbabile. Comunque il peccato dei divorziati risposati, così come quello dei conviventi e delle coppie omosessuali non è la convivenza in sé ma l’avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio sacramentale valido, anche perché io posso benissimo convivere con un’amica o un amico in maniera del tutto pura e innocente.
      La verità è che noi nel nostro cuore lo sappiamo benissimo se stiamo prendendo in giro Dio o se lo stiamo seguendo in tutto e per tutto anche in mezzo alla quotidiana fatica e alle numerose cadute in cui può capitare di incorrere. Un po’ di tempo fa, commentando su questo blog, una ragazza non più giovanissima chiese se davvero dopo l’Amoris laetitia era cambiata la morale sessuale cattolica tanto da rendere lecita una sua eventuale relazione futura con un uomo divorziato. Ricordo che Bariom le aveva detto una cosa molto giusta, cioè che di sicuro lei conosceva già la risposta dentro di sé, anche se probabilmente non era quella che voleva sentirsi dire. Tutti i discorsi sulla casuistica, sul cercare ad ogni costo dei cavilli per aggirare la legge divina, mi ricordano i discorsi legalistici dei farisei a cui importava solo di apparire giusti agli occhi della comunità e a tal scopo usavano tanti bei ragionamenti pur di non fare la volontà di Dio continuando però a mantenere un alone di rispettabilità. Dio si è incarnato e ha smascherato l’origine di tutte quelle macchinazioni: la durezza del loro cuore.
      Una volta stavo raccontando a mio fratello della pratica del “matrimonio temporaneo” o “matrimonio di piacere” in uso presso diversi stati islamici: un uomo musulmano, dato che non può avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, può decidere di sposare una ragazza per il tempo necessario a soddisfare le sue voglie dietro il pagamento di una dote. Si tratta in pratica di vera e propria prostituzione legalizzata: questo tipo di matrimoni possono essere contratti in maniera illimitata dagli uomini e hanno una durata che può andare da un’ora a 99 anni sulla base di quanto è stato stabilito all’inizio. Mio fratello, che è ateo o agnostico (non l’ho ancora capito), mi disse all’epoca: “come se Dio fosse un burocrate fesso che si lascia fregare da questo tipo di macchinazioni meschine volte solo a permettere agli uomini di peccare con l’approvazione delle autorità religiose! Come se Dio non vedesse nel cuore di quegli uomini i loro propositi malvagi attuati apparentemente nel rispetto della legge”. Possiamo raccontare tante favole a noi stessi, possiamo addurre tutte le scuse e tutte le giustificazioni del mondo agli altri, ma a Dio non si può mentire, perché Lui è la Verità e con quella Verità prima o poi dovremo confrontarci tutti che lo vogliamo oppure no.

      1. @beatrice
        No, figurati, in tema intromettetevi pure
        Io ad esempio in questo momento non so se la prima delle mie due frasi-ipotesi che citi sia corretta o meno.

        In merito all’improbabilità dico solo che lo scenario proposto serve per capire come dove quando c’è adulterio e dove come quando c’è possibilità di far la comunione. Quindi, raro o impossibile conta poco.
        Ripeto solo che in questo preciso momento non ci sto capendo quasi più nulla 🙁

        Ps.
        Tuo fratello ha ragione

  17. @bariom
    Anch’io la sapevo come scrivi tu
    Ma alcune risposte di Alessandro non mi tornano e … non so. Gli ho chiesto altri chiarimenti. Vediamo

  18. Gentile Signora Beatrice,

    personalmente non sono capace di trovare molto di cio’ che scrive nel senso di fare la Volonta’ di Dio (10 comandamenti) e dove sia andata a finire la Verita’ Evangelica di Gesu’ Cristo nella Sacre Scritture e Catechesi Ufficiale della Chiesa.

    Rivelazione perfetta di Verita’, sovrabbondanza di Grazia Divina e completa di aiuto da parte dello Spirito Santo per la sicura Via e Luce verso la nostra salvezza eterna.

    ( Per caso se ne parla ancora al giorno d’oggi di queste Sacre Scritture e Chiesa )

    Scrivo questo in ralazione a cristiani cattolici romani, per altre denominazioni di fede e credi religiosi no comment.

    Alle volte leggendo queste convuluzioni mentali dei commenti mi chiedo se la catechesi cattolica ricevuta da preti, suore e frati e’ ancora viva o devo credere di aggiornarmi all’apostasia del modernismo, razionalismo,materialismo trasformado la catechesi di sempre e optare per il fai da te interpretazione della Legge di Dio che tutto fa brodo.

    Cordiali, rispettosi saluti Paul

    1. Beatrice

      Gentile Paul,
      lungi da me il voler avere convinzioni ascrivibili al modernismo, razionalismo e materialismo. Se mi dice quali delle mie precedenti affermazioni ritiene eterodosse fa un’opera di carità nei miei confronti, perché non sono onnisciente e non ho avuto una formazione catechetica eccelsa, quindi la prego di essere più esplicito sui miei errori così posso capire quali siano ed evitarli in futuro.

  19. Alessandro

    @Bri

    oltre ad invitarti a leggere quanto linkato, ho tempo ora di dirti due parole sulle tue domande. Queste precisazioni non sostituiscono la lettura di quanto indicato.

    “20/30 anni di castità dopo, coi figli adulti e cervelli in fuga, ritorna l’obbligo di separarsi e a non essere consentita la comunione”?

    Ti ho già risposato e ti rispiego la cosa nel modo più lineare che mi riesce.

    I divorziati risposati possono accedere alla Comunione se e soltanto se ottemperano agli obblighi di 1) interrompere la convivenza 2) praticare piena continenza.
    Poiché al primo obbligo è concesso derogare se e soltanto se su di loro incombe un grave dovere cui non potrebbero adempiere qualora interrompessero la convivenza (es.: educazione dei figli nati dall’ unione adulterina), è evidente che, nel momento in cui cessa di gravare su di loro tale dovere, viene meno il fondato motivo della deroga e quindi corre loro l’obbligo di interrompere la convivenza per poter accedere alla Comunione. Il discorso è logicissimo e linearissimo, come vedi.

    Alla stessa conclusione si può pervenire per altra via, quella giustamente indicata da fra’ Centanni e Fabrizio.

    I divorziati risposati praticanti piena continenza ma conviventi in fondata deroga all’obbligo di interrompere la convivenza si trovano in occasione prossima necessaria di peccato grave.

    Ebbene, è del tutto evidente che, venuta meno la necessità (nella fattispecie: l’educazione della prole), i suddetti, seguitando a convivere, si troverebbero in occasione prossima NON necessaria di peccato grave. Ma – come ci impegniamo a fare con l’Atto di dolore, l’ha giustamente annotato Fabrizio – le occasioni prossime NON necessarie di peccato vanno fuggite, è peccato non fuggirle: quindi, nella fattispecie, i divorziati risposati che, decaduta la necessità di non ritrarsi dall’occasione prossima di peccato grave, cioè di non interrompere la convivenza, non interrompono la convivenza, trasgrediscono l’imperativo di fuggire l’occasione prossima (non più necessaria) di peccato grave, e quindi non possono accedere alla Comunione.

    Naturalmente, non è escluso che, pur venendo meno il fondato motivo di una deroga all’obbligo di interruzione della convivenza, sussista altro fondato motivo di deroga al medesimo obbligo.

    Al riguardo nel documento CEI al n. 28 si legge:

    “Qualora la loro situazione non presenti una concreta reversibilità per l’età avanzata o la malattia di uno o di ambedue, la presenza di figli bisognosi di aiuto e di educazione o altri motivi analoghi, la Chiesa li ammette all’assoluzione sacramentale e alla Comunione eucaristica se, sinceramente pentiti, si impegnano ad interrompere la loro reciproca vita sessuale e a trasformare il loro vincolo in amicizia, stima e aiuto vicendevoli. In questo caso possono ricevere la assoluzione sacramentale ed accostarsi alla Comunione eucaristica, in una chiesa dove non siano conosciuti, per evitare lo scandalo”.

    Insomma, può essere che le esigenze di mutuo aiuto dovute a età avanzata o malattia configurino altro fondato motivo per derogare all’obbligo di interruzione della convivenza.
    Ma, come più che opportunamente segnalava Roberto, nel vagliare quale possa configurarsi come fondato motivo di deroga bisogna sempre tenere fermamente presente che vige l’obbligo di interruzione della convivenza, e che accampare motivi inconsistenti o lievi per derogare a tale obbligo è equiparabile a disattenderlo, cioè a peccare gravemente, ponendosi in condizione di non poter accedere all’Eucaristia.

    Insomma: un obbligo è un obbligo, non bisogna fare i furbi, escogitare deroghe con leggerezza, altrimenti si cade in peccato grave.

    1. Alessandro

      A proposito di separazione e Comunione:

      “Separati non divorziati e non conviventi
      Chi è colpevole di aver distrutto una famiglia (analogamente a chi è colpevole di qualunque altro tipo di peccato) deve:
      • riconoscere la propria colpa e pentirsi;
      • riparare per quanto è possibile il danno e ricostituire, se opportuno, la convivenza coniugale;
      • ottemperare agli obblighi che ha verso il coniuge e i figli, obblighi che sussistono anche se non definiti dal giudice.
      A queste condizioni può accostarsi ai sacramenti.

      Chi non è moralmente il principale responsabile della separazione (anche se l’ha richiesta per evitare gravi danni), se in qualche modo porta anch’egli qualche responsabilità, deve pentirsi e, per quanto possibile, riparare i danni e favorire, se opportuno, il ripristino della convivenza coniugale.
      Per il solo fatto di essere separato, questi non è escluso dai sacramenti”

      Vedere qui:

      http://www.chiesadomestica.org/materials/pastorale_separati.pdf

      a p. 14

      1. Paul Candiago

        Astratto:

        Signor Alessandro,

        non so se e’ sacerdote, ma per ora la Chiesa Romana ci offre il confessionale o un rapporto personale sacerdote fedele per la nostra unica situazione morale.

        Se continuiamo a commentare cosi’ fra 50 anni la catechesi della Chiesa diventa l’opinone del mondo.

        E sara’ cosi’ perche’ gia detto dalla Fonte della Verita’ :

        “ quando il Figlio dell’ uomo ritornera’ con Potenza e gloria trovera’ ancora la Fede sulla Terra”.

        Come sempre la Parola Divina dice atemporalmente tutto.

        Cordiali saluti e buona domenica, Paul

  20. Astratto:

    Signor Alessandro,

    non so se e’ sacerdote, ma per ora la Chiesa Romana ci offre il confessionale o un rapporto personale sacerdote fedele per la nostra unica situazione morale.

    Se continuiamo a commentare cosi’ fra 50 anni la catechesi della Chiesa diventa l’opinone del mondo.

    E sara’ cosi’ perche’ gia detto dalla Fonte della Verita’ :

    “ quando il Figlio dell’ uomo ritornera’ con Potenza e gloria trovera’ ancora la Fede sulla Terra”.

    Come sempre la Parola Divina dice atemporalmente tutto.

    Cordiali saluti e buona domenica, Paul

    1. Alessandro

      Signor Paul Candiago,

      nei miei commenti mi sforzo di attenermi al Magistero della Chiesa. Infatti, come può constatare, ciò che scrivo è distantissimo dall’opinione del mondo, e anche dall’opinione di ecclesiastici inclini ad assecondare l’opinione del mondo.

      Non ho nessuna intenzione (da dove l’ha desunto?) di sostituirmi al sacerdote nel rapporto personale col fedele. Ho solo indicato, a beneficio dei fedeli, a quali criteri di discernimento fondamentali è vincolato a soddisfare il sacerdote in tale rapporto. Criteri che non è il sottoscritto a insegnare, ma il Magistero della Chiesa.

  21. Fabrizio Giudici

    @Bariom “Che uno ci si ficchi a bella posta é tutta un’altra storia.”

    Appunto. Prima di arrivare “a bella posta”, però, c’è anche l’imprudenza.

    @Paul “Se continuiamo a commentare cosi’ fra 50 anni la catechesi della Chiesa diventa l’opinone del mondo.”

    Il CVII ha ribadito l’impegno diretto di ciascun fedele a testimoniare ed evangelizzare. La confessione e i sacramenti rimangono certamente competenza dei preti, ma la testimonianza spetta a tutti. La Chiesa è diventata già in gran parte l’opinione del mondo, proprio anche perché troppi fedeli negli ultimi decenni se ne sono stati zitti.

    @Miles ““e, di grazia, come fa uno/a a imporsi di non amare la tal persona, se la ama? Deve farsi fare un brainwashing stile Arancia Meccanica?””

    Ha già risposto Alessandro. Io aggiungo in commento che sottolinea l’assurdità della domanda: ma se uno si innamora di una donna sposata, che fa? Deve farsi fare un brainwashing stile Arancia Meccanica oppure far di tutto per iniziare una relazione extra-coniugale? Altro che uomini: una pallida imitazione degli uomini siamo diventati, se riteniamo che ci voglia un “lavaggio del cervello” per governare le proprie passioni.

    Tralasciando il fatto che “amore” può essere “eros”, “agape”, “caritas” e sono tre cose diverse. Roba consolidata da tempo, ma BXVI pensò di scriverci su un’enciclica:

    http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20051225_deus-caritas-est.html

    Qui un commento sintetico:

    http://www.toscanaoggi.it/Dossier/Speciali/Benedetto-XVI/Enciclica-Deus-Caritas-est/Eros-agape-caritas-il-Papa-spiega-l-amore

    La Chiesa – scrive, riferendosi tra l’altro anche al filosofo Nietzsche – con i suoi comandamenti e divieti non ci rende forse amara la cosa più bella della vita? Non innalza forse cartelli di divieto proprio là dove la gioia, predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa pregustare qualcosa del Divino?». Per Benedetto XVI, la risposta è molto profonda, e va oltre una limitata visione emozionale ed egoistica del sentimento umano più diffuso: «L’eros ebbro ed indisciplinato non è ascesa, estasi verso il Divino ma caduta, degradazione dell’uomo. Così diventa evidente che l’eros ha bisogno di disciplina, di purificazione per donare all’uomo non il piacere di un istante, ma un certo pregustamento del vertice dell’esistenza, di quella beatitudine a cui tutto il nostro essere tende».

    CORPO E ANIMA
    L’uomo, composto «di corpo e di anima» diventa «veramente se stesso, quando corpo e anima si ritrovano in intima unità». Da ciò – per Benedetto XVI – deriva che «l’eros degradato a puro sesso diventa merce, una semplice cosa che si può comprare e vendere, anzi, l’uomo stesso diventa merce». L’amore vero ha, quindi, necessità di «un cammino di ascesa e di purificazione»; necessità di «esclusività» e del suo essere «per sempre» in quanto «mira all’eternità». «L’eros rimanda l’uomo al matrimonio, a un legame caratterizzato da unicità e definitività (…) all’immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa». L’amore è definito «estasi», intesa come«cammino, come esodo permanente dall’io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé».

    Da questa dimensione di «agape», l’amore può poi scalare le vette dell’offerta totale e assoluta non solo a una persona, come è nella normalità del rapporto di coppia, ma a più persone fino all’intera umanità, come avviene nelle famiglie aperte alla vita e all’accoglienza e anche, in altro ambito, nella vocazione presbiterale o religiosa, facendosi «tutto a tutti». L’amore esige una intima compenetrazione e un profondo equilibrio tra corpo e anima, tra l’eros e l’agape, tra l’umano e il divino. Scrive il Papa: «L’uomo non può sempre soltanto donare, deve anche ricevere. Chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono». E la «sorgente» primordiale dell’amore è Dio.

    1. Miles

      Io non stavo parlando di passioni, ma di amore. E tra due persone che hanno un matrimonio fallito alle spalle, non tra due persone sposate (si lo so che per noi il concetto di matrimonio fallito non esiste teoreticamente, visto che un matrimonio valido è indissolubile, ma purtroppo esiste fattualmente).

      Ad ogni modo non ho intenzione di aprire un dibattito, ho abbastanza esperienza per sapere che ognuno rimarrà sulle sue posizioni, perciò fare un muro contro muro non serve proprio a nulla.

      Buona Domenica a tutti e che Dio abbia pietà di noi.

    2. L’imprudenza però non è sempre una colpa (ma qua ormai sembra si giochi all’estensione di ogni tipo di atteggiamento a “colpa grave”).

      Talvolta è inesperienza, talvolta è sottovalutazione, talvolta il signore la permette e utili sono le conseguenze affinché ci si faccia più avveduti e prudenti…

      O siamo nati tutti “saggi e prudenti”? (o no Eucarestia anche agli “imprudenti”?)

      1. fra' Centanni

        Caspita, Bariom, ma qui stiamo parlando di due giovani di venticinque anni (ma anche se fossero quarantacinque anni) che vanno a convivere e pretendono di vivere in piena continenza. Altro che imprudenza!

        1. @Fra’ allora chiedo scusa ma mi devo essere perso un pezzo…

          Se parliamo di una relazione che “passa alla convivenza” per scelta (25 – 35 – 45 poco cambia), vale quanto avete detto tu e Fabrizio.

      2. Fabrizio Giudici

        “O siamo nati tutti “saggi e prudenti”? (o no Eucarestia anche agli “imprudenti”?)”

        Diciamo che, tanto per dare un punto di riferimento, ogni cattolico dovrebbe essersi letto il Catechismo, almeno nelle sezioni principali. Non ci sono molte giustificazioni per non averlo fatto: gli occidentali di oggi hanno a disposizione tutte le fonti di conoscenza che servono, a differenza di quanto accadeva in passato. Se uno non l’ha letto, o se avendolo letto preferisce seguire “love is love”, è decisamente imprudente.

        Che il Signore la permetta non vuol dire molto: il Signore permette il male, anche in vista di un maggior bene, ma il male è male comunque.

  22. Signor Alessandro,

    grazie della sua risposta e di farmi capire che il Magisterio della Chiesa Romana e’ la via, la verita’, e la vita di ogni suo credente.

    Corollario personale a cui i commenti devomo far capire questo in modo ben chiaro ed integrale sotto tutte le considerazioni fino al dettaglio della singola persona; o e’ carta straccia di errore ed apostasia.

    Non faccia caso a come scrivo, non e’ importante e mi scuso di non saper far di meglio, ma i Comandamenti vengono da Dio e non dal razionalismo umano: cosi’ diabollicamnete in voga ai nostri giorni.

    Non ho ancora saputo che Dio o Gesu’ Cristo ne abbia modificato qualcuno per adattarli alle presunte esigenze del modernismo.

    Cordiali saluti, Paul

    1. Alessandro

      Signor Paul Candiago,

      sono contento che ci siamo capiti.

      Neppure io ho ancora saputo che Gesù Cristo abbia modificato qualche comandamento per adattarlo alle presunte esigenze del modernismo.

      Cordiali saluti, Alessandro

  23. Gentile Signora Costanza Miriano,

    come vede/mo dai commenti l’abbondanza di ignoranza catechetica predomina.

    E’ stata una occasione pre dimostrare quali cristiani integrali siamo e quanto conosciamo la Verita’ delle Sacre Sritture che riceviamo infallibilmente, nel loro contenuto di Verita’, attraverso la Una Santa Cattolica Apostolica Chiesa Romana nelle sue forme reali e spirituali di Parola, Tradizione e Magisterio.

    Beneficiamo inolttre della costante cura dello Spirito Santo che protegge il Deposito della Fede.

    Poveri noi se non fosse cosi’ Ordinato dalla Provvidenza Paterna.

    Siamo stati avvisati dalla fonte della Verita’ e della Grazia: “Puo’ un cieco guidare un altro cieco…”

    Cordiali saluti, Paul

    1. Miles

      ” È stata una occasione pre dimostrare quali cristiani integrali siamo e quanto conosciamo la Verita’ delle Sacre Sritture”

      Mmmm…. Questo mi ricorda qualcosa

      Lc 18,11-12

      ” il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”

      Anche lui era fiero del suo essere un ebreo integrale e della sua conoscenza della Torah. Similitudini.

    2. Miles

      Paul Candiago scrive

      “E’ stata una occasione pre dimostrare quali cristiani integrali siamo e quanto conosciamo la Verita’ delle Sacre Sritture”

      Diamine, questo mi ricorda qualcosa

      Lc 18,11-12

      ” il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuni due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.

      Anche lui ci teneva a dimostrare quale ebreo esemplare fosse e quanto conoscesse superbamente il Tanakh. Similitudini.

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