La ferita illuminata

2016-04-12_210331

di Emanuele Fant

È più che superare le difficoltà, è ritenerle un regalo. È figlia naturale della Croce che stamattina, contraddicendosi, emette un bagliore. Penso al santino stropicciato che ho nei pantaloni: nel dipinto di Gesù misericordioso i raggi fuggono esattamente dal buco nel cuore; non dal sorriso, non dagli intensi occhi marroni.

Dentro il mio uovo pasquale quest’anno trovo le storie di coloro che hanno dimostrato che le lacrime sono embrioni di lampadine (stessa trasparenza, stessa forma; diverso orientamento e dimensione). Un ragazzino impacciato inventa un linguaggio cifrato per comunicare in segreto con l’unico coetaneo che lo prende sul serio. La passione per i codici cresce finché Alan Turing (questo è il nome) contribuisce a decifrare gli incomprensibili messaggi dei nazisti, collaborando alla chiusura della Seconda guerra mondiale. Cambio scenario. Dodici mila anni fa finisce l’ultima glaciazione: salgono i mari, muoiono gli animali che l’uomo era solito cacciare (pensate la paura dei progenitori). In questa incerta condizione germoglia l’agricoltura, quindi i villaggi, la società che permette cultura. Vallo a spiegare ai mammut, che per noi è stato un bene. Il piccolo argentino Lionel Messi, figlio di una donna della pulizie e di un operaio delle acciaierie, non ha i soldi per comprarsi un pallone. La fame di gioco lo trasforma in pochi anni nel miglior calciatore del mondo. Se fosse nato in centro a Milano, già con il tesserino dei pulcini dell’Inter?

L’annuncio non è che il dolore si può superare in una alba primaverile che sostituisce il cioccolato alle erbe amare. La proposta della Pasqua mi pare più estrema: è la stessa ferita che ha il potere di trasformarsi in occasione, per chi la ha saputa abitare, per chi non ha sprecato i giorni bui cercando, a tastoni, il maniglione antipanico. È la stessa stanza senza colori che si accende, non cambia arredamento né i muri. E a me non viene in mente un mistero che mi accechi con lo stesso stupore.

 

fonte: Credere

6 pensieri su “La ferita illuminata

  1. …lo diceva (molto più semplicemente ) anche il titolo di un film di Humphrey Bogart: “Solo chi cade può risorgere”.
    E’ quello che (senza tanti alambicchi liturgici) “eroicamente” cercano di fare tutti gli esseri viventi (cosiddetti)!

  2. Lisa

    Tutto vero… Però a volte che faticaccia!!!… Le ferite e le lacrime. Quanto fanno male se a provocarle è un amico? Per non parlare di un familiare, di un marito? Quanta forza ci vuole… E non sempre la ferita si trasforma in occasione, non immediatamente. Può volerci tempo. Anni. E nel mezzo, bisogna avere una tenacia che davvero si può mantenere solo per grazia divina. Non facile. Non scontato. Anche se la ricompensa, alla fine della fine, riscatterà questo ed altro.

  3. vale

    È più che superare le difficoltà, è ritenerle un regalo. È figlia naturale della Croce che stamattina, contraddicendosi, emette un bagliore.

    L’annuncio non è che il dolore si può superare in una alba primaverile che sostituisce il cioccolato alle erbe amare. La proposta della Pasqua mi pare più estrema: è la stessa ferita che ha il potere di trasformarsi in occasione…

    “stiamo con i nostri fratelli azeri ( fratelli perché musulmani,ndr) preghiamo (preghiamo,eh!) perchéprevalgano nei combattimenti con il minore numero di morti possibile ( ed ovviamente non si riferisce ai cristiani).supporteremo l’Azerbaigian fino alla fine” Erdogan

    ( tempi: i nostri fratelli cristiani armeni coinvolti in una guerra che bisogna fermare a tutti i costi. di r.farina)

    dopo cento anni si prepara la “soluzione finale,come in iraq e in siria,aggiungo io, della questione armena.

    per loro,il calvario, sembra non finire mai.

    1. ola

      Grazie per ricordarci queste tragedie che troppo spesso passano sotto silenzio. Un pensiero e una preghiera per tutti i ( troppi ) cristiani perseguitati nel mondo.

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