Redde rationem

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di Paolo Pugni

Faccio fatica. Faccio molta fatica. Non è tanto un dolore, come ha descritto di recente Costanza nel suo post qui apparso ed intitolato Ponti muri e porta in faccia.

Non è proprio rabbia la mia, se lo è spero sia pulita, più propensa allo sdegno che non al livore,  ma fortissima irritazione sì per l’atteggiamento di coloro che, travolti da una marea di emotivismo,  non capisco assolutamente che la loro posizione nega di fatto quella che pretendono essere la loro fede. Non è tanto il fatto che si definiscono adulti associando alla parola cattolico un aggettivo curioso, dato che nelle parole del fondatore, Colui che si pretendeva Dio, su questo punto sono molto chiare: Se non vi farete come bambini non entrerete mai!

Quanto si tratta del fatto che non capiscono che cosa voglia dire credere.

Perché l’affermazione “Io credo e quindi agisco così ma chi sono io per negare agli altri quello che vogliono fare” Di fatto sottintende una serie di conseguenze di cui non si rendono minimamente conto.

Perché se io credo in una religione, o in una ideologia se volete, è perché esse hanno la pretesa di spiegare la vita e proporre ciò che è bene. E non solo per un gruppo limitato.

Ogni ideologia, ogni religione, si basa su questo: ho capito che cos’è l’uomo, ho capito che cos’è la vita, ho capito che cos’è la natura e quindi ti fornisco le istruzioni per poter essere felice e queste istruzioni valgono per chiunque.

Quindi colui che dice “questa cosa vale per me che credo e non per gli altri” di fatto sta dicendo che non crede in ciò in cui crede, scusate il bisticcio di parole. Oppure è così egoista che non vuole che gli altri abbiano accesso al medesimo bene. Perché non posso immaginare che alcune delle scelte, che vengono compiute in nome di una fede personale, di fatto abbiano lo scopo di sottrarre dei beni.

Parliamo di sesso ad esempio.

Se la scelta della fedeltà e della castità non è un bene in sé, ma solo un’opzione per coloro che credono in un predicatore palestinese chiamato Gesù che pretendeva di essere il Cristo e di essere quindi contemporaneamente vero Dio e vero Uomo, mentre per coloro  che non credono in Lui,  né tantomeno nell’organizzazione da lui creata – la Chiesa- fare sesso con chiunque in qualunque momento è un valore (perché questo vuol dire: loro sono liberi di farlo e chi sono io per impedirlo a loro), per quale ragione, per quale insana ragione dovrei credere?  Molto meglio divertirmi in ogni occasione!!

A meno che coloro che affermano di lasciarmi libero non lo fanno per fregarmi, cioè sanno benissimo che questo mio libertinaggio è male di me ma non vogliono fare nulla per impedirmelo perché vogliono tenere solo per sé il bene derivante da castità e fedeltà.

Quindi coloro che continuano a scegliere di non scegliere, scegliere di non applicare le opere di misericordia spirituali che appunto impongono di aiutare coloro che sono nell’errore indicando loro la strada maestra per la felicità personale, delle due l’una:

o sono maligni e non vogliono aiutare gli altri per tenersi bene tutto per sé

o fingono di credere in un Dio per quali realtà non si fidano.

Stanno affermando di fatto che questi sono per loro dei pesi, delle limitazioni gravi che sono costretti a seguire per via dei capricci di un dio cattivo che nega loro il meglio della vita, così come dice quella famosa battuta popolare secondo la quale tutto ciò che dà piacere o è velenoso, o fa ingrassare, o è peccato!

Non vedo una terza strada: se io avessi la piena consapevolezza che ciò che Dio mi chiede di fare esattamente ciò che mi renderà felice, anche se in questo momento non sono in grado di comprenderlo; se riuscissi realmente a capire che Dio mi ama e quindi vuole il mio bene, non solo non esiterei a stargli sottomesso e ad obbedirgli –perché ubbidire in questo caso non è assoggettarsi ad un tiranno cattivo, ma seguire la strada della verità- ma farei di tutto perché tutti coloro che mi sono accanto e che amo, perché questo il punto: io li devo amare, io li voglio amare, capiscano. E gioiscono della medesima felicità.

Cerchiamo di ragionare bene sulle conseguenze di ciò che affermiamo, cerchiamo di capire la gravità di quello che stiamo dicendo, colleghiamo ciò che stiamo facendo a una causa scatenante e a delle conseguenze! Se viviamo solo dell’attimo presente trascinati dal cuore che ci porta dove vuole lui, e poi spesso il cuore è un moto nobile di chiamare i capricci se non la sensualità, rischiamo di rendere non solo i felici noi ma di condannare un’infelicità  anche coloro che ci stanno accanto.

 

 

 

33 pensieri su “Redde rationem

  1. Eugenio

    Ma è stato riletto quest’articolo prima di pubblicarlo. Ci sono una quantità spropositata di errori di battitura che lo rendono assai difficilmente leggibile!

  2. Gabriella

    Ottimo ragionamento con cui concordo pienamente! (Certo si fa fatica a leggerlo, non si puó correggerlo e ripubblicarlo??) grazie!

    1. paolopugni

      fatto, scusate, un errore tecnico risolto. Grazie della tempestiva segnalazione. Colpa mia. Scusate.

  3. Non te la prendere, è che loro non hanno il coraggio di dire che la Verità esiste. Dirlo è diventato molto difficile, è considerato “scorretto” e se lo fai, te la fanno pagare.

  4. Emanuele

    Il ragionamento è corretto, ma è anche vero che quando si tratta di avvicinare l’altrui libertà, molto spesso la velata imposizione al prossimo (o anche il semplice ammonimento) sulle osservanze cristiane per la felicità dell’uomo, produce una risposta negativa, ci etichetta come dei moralisti, e il tutto naufraga in una considerazione non proprio edificante dell’altro su di noi. Non è così semplice proporre a coloro che sono lontani dalla fede le scelte cristiane, e soprattutto non è possibile farlo a suon di divieti o prescrizioni che sanno tanto di moralismo e molto poco di fede.

    1. @Emanuele, il fatto è credo che pirima dovrebbe venire la testimonianza del nostro vivere, poi quella che è “dare ragione della nostra speranza”…
      Di fatto è il nostro vivere che dovrebbe suscitare nell’altro le domande.

      Certo alle volte può rendersi necessario un “ammonimento”, per il bene altrui, ma quante volte questo può essere accettato? Quante volte siamo noi stessi capaci di accettarlo (anche la correzione fraterna…)

      Quello che resta nella sostanza è che nei rapporti interpersonali è ben difficile avere la regoletta certa.
      Altra cosa è nascondere la verità o mistificarla, adattarla alle circostanze preoccupati di “rimetterci la faccia”.

  5. E’ un problema diffuso, questo della maggiore età dei cattolici. Molto diffuso. Questa idea ha dilagato a tal punto da essere stata accolta perfino da alcuni sacerdoti (uno di mia conoscenza) che si permettono di dire che il Cattolicesimo NON è l’unica religione, ma non nel senso pratico, oggettivo, bensì introducendo l’ipotesi che anche altre confessioni o filosofie possano essere cosa buona per l’uomo. Di fatto ammettendo che il vitello d’oro tutto sommato non è uno sbaglio, anzi: siccome ci può essere chi non “sopporta” una religione così pesante, bisogna proporre qualcosa di più fruibile (creando una pericolosa distinzione tra uomini superiori e uomini inferiori).
    In questo modo ci si lava le mani (i sacerdoti in particolare) dalla missione evangelica e sacerdotale con un “tanto non capiscono” commettendo una sfilza di peccati, dall’ignavia, alla superbia, all’egoismo, dannosi per la nostra anima più di quanto gli arrosticini di Antonella siano dannosi per la nostra linea.
    Preghiamo per questi adulti, che rischiano di non vedere la maggiore età della loro anima.

    1. Ed ecco spiegato Filippo il meccanismo del perché “proporlo ad altri”…

      Ma di fondo è il problema serio è: se la Verità e il Vangelo possono per taluni divenire “fardello troppo pesante” (smentendo di fatto Cristo che parla di “giogo leggero”) tanto da giustificare altre scelte, perché ciclicamente non possono esserlo anche per me medesimo e quindi con “adulta (che suona come adultera) decisione”, sottrarmi a questo o quella indicazione Evangelica o della Chiesa stessa? Perché, ad esempio stare in obbedienza (vedi un laico rispetto il proprio confessore o il consacrato/a rispetto il proprio superiore o Vescovo)?

      Il resto è un pietra che rotola divenendo frana…

      1. Certo, mettere le mani avanti fa sempre comodo. Con la scusa di non apparire farisaici evitiamo di esporci con critiche, giudizi e indicazioni (ancorché costruttive e fraterne) per non essere poi additati come ipocriti in caso di errore.
        Non solo, questo capita soprattutto, come dici tu, quando, con una progettualità demoniaca, ipotizziamo un giorno di poter aver comodità di sganciarci dalla dottrina e dalle indicazioni di Gesù.
        Un modo complesso e pericoloso di tenere i piedi su due staffe.

        1. paolopugni

          estote perfectis è per tutti… non per gli iniziati. Qualcuno fa finta di non sentirlo…

  6. Emanuele

    Aggiungo che molto spesso non è la sfiducia il meccanismo che ci impedisce di diffondere le cose in cui crediamo al prossimo, quanto una comunicazione che sia anche più incisiva del semplice enunciare la regoletta. Voglio dire: se io andassi in giro a destra e a sinistra a dire “non dovete far sesso!” a ragazzi non sposati, probabilmente mi beccherei tanti di quei “vaffa”, che non sarebbe questo il modo corretto di evangelizzare. Di predicatori è pieno il mondo, mentre è molto più difficile dare l’esempio.
    “non abbiamo bisogno di buoni maestri, ma di buoni testimoni”.

  7. “Ogni ideologia, ogni religione, si basa su questo: ho capito che cos’è l’uomo, ho capito che cos’è la vita, ho capito che cos’è la natura e quindi ti fornisco le istruzioni per poter essere felice e queste istruzioni valgono per chiunque.”

    No. io penso, invece, che, nel pensiero (serio) contemporaneo, non ci sia posto né per la felicità né per le istruzioni per essere felici (o infelici). Tutti noi ci trasciniamo, alla nostra maniera, insieme con gli altri, lungo la vita, il meno peggio che sia possibile, fino alla voragine della morte.

  8. Giuseppe reato

    Cara Costanza, da Socci in giù tutti criticano il Papa per quello che dovrebbe dire e non dice, e vai! Con tutte le congetture . Mi sembra un atteggiamento da condannare , non cristiano, arrogante. Anche Gesù non risponde ai superbi in malafede.
    Brava Costanza anche troppo brava, dono di Dio.

  9. Luigi

    Ottimo scritto.

    Mette in luce le tragiche conseguenze della fondamentale vittoria del ’68: la morte della logica classica.
    Ovvero la pressoché totale scomparsa della capacità intellettuale di derivare le semplici conseguenze delle premesse poste; che siano premesse religiose, politiche, ideologiche, poco importa.

    Viva il principio di non contraddizione!

    Ciao.
    Luigi

  10. Silvia

    …mi scusi : leggo che ” da alcuni sacerdoti (uno di mia conoscenza) che si permettono di dire che il Cattolicesimo NON è l’unica religione, ma non nel senso pratico, oggettivo, bensì introducendo l’ipotesi che anche altre confessioni o filosofie possano essere cosa buona per l’uomo. Ma ..che sacerdote di Santa Romana Chiesa è questo..suo amico ?
    Non è meglio che lascia il sacerdozio e non offende più Gesù Cristo diffondendo eresie,..ne va della salvezza delle anime a lui affidate, e dellla dannazione della sua..se continua così. Siamo veramente nella confusione, apostasia , permessivismo, aperture e progressismo che distruggono la CHiesa e la Fede, stiamo correndo verso il precipizio e baratro, …rimaniamo invece fedeli al Catechismo , ognuno, ora, deve pensare seriamente alla propria salvezza eterna,.

  11. Silvia

    ,scusi – Giuseppe reato – ma A. Socci ..scrive e dice la verità dei fatti,..anche se in modo .spesso graffiante: ma parla, racconta il vero, avverte che c’è il pericolo di perdere la fede se…si aprono le porte al modernismo e cambiamenti della Fede , della Tradizione,.scambiando il misericordismo sdolcinato, con la vera Misericordia non disgiunta dalla Verità e Giustizia. Se una persona sta male,.è nel pccato,.io, per Misericordia-vera,..l’avverto che deve cambiare,cambiare-non accettarla per com’è,..e lasciarla nel suo stato, NO, il mio dovere-amore di creistiano è : salvargli l’anima, avvertirla,cer-care di scuoterla,..anche se le farà male,..curarla, no facendola morire. Pertanto non sono d’accordo con il suo pensiero su A.Socci: Mi sembra un atteggiamento da condannare , non cristiano, arrogante.Ricordi come parlavano S. Caterina da Siena, e S.Ildegarda di Bingem ??=usavano la mano pesante..anche contro il papa,..ma era, è amore fare una critica positiva, ,,questa è carit cristiana-vera.

    1. Già… però era Santa Caterina 😉

      Le poi non ha mai letto dal succitato frasi assolutamente arroganti, gratuite e persino offensive rivolte al Santo Padre?
      No? Io diverse (forse abbiamo metri di misura diversi…) e a me questo basta per qualificare ogni altra supposta verità indicata come tale…
      Poi se per lei è “carità cristiana”…

      Ma questo è un altro degli aspetti negativi, di alcuni che si definiscono (o ritengono) “adulti” nella fede.

      1. Giusi

        Bariom faccio io la prezzemola. No, non le ho lette. Ho letto critiche virili di uno che ama la Chiesa (apprezzate dallo stesso Papa non dimentichiamolo). Ma poi Caterina santa lo è diventata dopo, in vita ha subito pure processi, che ne sai non ti debba ritrovare un sant’Antonio Socci martire? 😀

        1. A Dio tutto è possibile, ma dubito sarà per “questa questione”… 😉
          Sull’apprezzamento come tu ben sai e ribadisci puntualmente, il Papa è “uno di larghe vedute”, no?

          P.S. Se non le hai lette, amen… non starò qui a riportarle.
          Se fai la prezzemola mi va bene, basta poi non rinfacci a me di fare lo stesso 😀

  12. L’ha ribloggato su l'ovvio e l'evidentee ha commentato:
    “Cerchiamo di ragionare bene sulle conseguenze di ciò che affermiamo, cerchiamo di capire la gravità di quello che stiamo dicendo, colleghiamo ciò che stiamo facendo a una causa scatenante e a delle conseguenze!”

  13. “Se la scelta della fedeltà e della castità non è un bene in sé, ma solo un’opzione per coloro che credono in un predicatore palestinese chiamato Gesù che pretendeva di essere il Cristo e di essere quindi contemporaneamente vero Dio e vero Uomo, mentre per coloro che non credono in Lui, né tantomeno nell’organizzazione da lui creata – la Chiesa- fare sesso con chiunque in qualunque momento è un valore (perché questo vuol dire: loro sono liberi di farlo e chi sono io per impedirlo a loro), per quale ragione, per quale insana ragione dovrei credere? Molto meglio divertirmi in ogni occasione!!”

    Il mondo è così sessuo-manicheo?

  14. Diana

    Condivido con lei questa fatica.

    Quanto faccio fatica a non fare il “Pietro-nell’orto-degli-ulivi” di turno, tagliando orecchie a destra e a manca!
    Ma per grazia di Dio, questa rabbia è diventata prima voltastomaco, poi pian pianino pietà. Pietà per questa povera umanità che “ha occhi e non vede, ha orecchi e non ode”.
    Così spesso la preghiera resta l’unico strumento a nostra disposizione.
    Ma resta il nostro dovere di tentare, di consigliare, di parlare.

    E il problema antichissimo di conciliare la carità con la verità: correggere, senza offendere.

    Ma come si fa? Per questo troppo spesso credo di peccare di omissione, rifugiandomi nella preghiera!

    Grazie a voi tutti, che mettete i vostri talenti – la vostra preparazione , la vostra dialettica – a servizio della verità!

  15. sweety

    Il problema principale è che spesso i cristiani che vogliono condividere la loro “felicità” non sono felici affatto. Vedo con allarmante frequenza che più si è arrabbiati, indignati, irritati, frustrati, più si tende a pretendere che gli altri debbano vivere come noi, e si finisce non solo per non attrarre nessuno, ma per far scappare quelli che convinti lo erano.
    La mia esperienza personale è che i cristiani più attraenti sono quelli che sono felici, che accettano e che rispettano e amano la felicità – vera – degli altri anche quando, secondo le regole, tale felicità non dovrebbe esserci. Soprattutto senza pretendere che gli altri siano infelici a tutti i costi, anche quando gli altri lo ripetono fino allo sfinimento che si scusano di esistere ma sono felici anche se ebrei, musulmani, indù o atei.
    Questi cristiani ti fanno domandare “ma come fa a essere così felice, sereno?”. Oppure “ma come fa a conservare la fede anche se soffre, e anche se è umanamente incavolato come tutti a volte (non che i cristiani debbano essere sempre nirvanamente sereni)?”. Insomma, persone normali, che ti vogliono bene così come sei.
    Invece i cristiani che sono perennemente incavolati col mondo – santo zelo, per carità, ma una rottura di scatole infinita -, che ripetono sempre che la felicità degli altri non è una vera felicità ma è falsa, non mi risulta attraggano nessuno; né con prediche né con testimonianza: se devo convertirmi al cristianesimo per diventare un rompiscatole incavolato col mondo – anche se la mia è rabbia santa – grazie, resto ateo, credo sia quello che pensano in molti…
    Lo so che sembra ingiusto, ma mi pare sia così….

  16. domenico

    Al di la delle parole, dei ragionamenti, delle ideologie, filosofie, delle religioni ( da religo)….al di la dell’etica, della morale, del bene e del male….essere cristiano per me è l’incontro con una persona: Il Risorto!!! ….tutto il resto viene di conseguenza…. !!!!!!!!!

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