Sotto la Croce

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di Salvatrice Mancuso

Può arrivare e può succederti: nella tua vita entra un gigantesco strumento, un enorme pacco mai commissionato. Sei certo che non sia tu il destinatario, controlli sulla posta e nei carrelli di acquisti e non trovi nessun riscontro. Un po’ inquieto, sebbene abbastanza sicuro di non aspettare niente, lo guardi con la coda dell’occhio, leggi  l’etichetta con apprensione crescente, e il tuo nome  e il tuo indirizzo, battuti senza errori, non lasciano equivoci: vi appartenete.

L’ansia arriva d’un colpo: ne avevi vagamente sentito parlare, continuavi a dubitare della sua esistenza, ma adesso è tutto vero, perché anche a te è stata assegnata “la croce”. Il sangue viene all’improvviso risucchiato, tu e il mondo girate in controsenso, la voce ti esce strozzata…è lei, massiccia, di legno ruvido, pesante, anelastica. Si  colloca sulle spalle e diventa la tua compagna. Te ne vuoi subito liberare: si attivano meccanismi neurologici ancestrali di fuga, scappi, ingrani la marcia, non dormi, non mangi, cammini, esci,parli, piangi, gridi, non credi a nessuno, non ascolti nessuno, ma vuoi parlare con tutti, chiedi aiuto per rimuovere l’oggetto. Ma ormai è attaccato a te e fa paura a tutti, e chiunque vuole evitarne la vista. Voi due, tu e la croce.

E’ innanzitutto sproporzionata al tuo peso: cerchi di mantenere la stazione eretta, ma inesorabilmente ti schiaccia. Il mondo sfreccia davanti a te, le immagini della vita diventano ormai sfocate, i suoni si mescolano in un stridente rumore di fondo: tu rimani da solo in coda, restando a fissare i pochi centimetri che il tuo sguardo limitato riesce a comprendere. Finisci per non appartenere più a niente e a nessuno, solo alla croce. Se stai sotto una croce, sei nudo, non possiedi più nulla. Retrocedi  ad un’entità primordiale, con bisogni minimi: aggiustare un muscolo, spostare una spalla, bere un goccio d’acqua, poter respirare in profondità, avere asciugato il sudore..esigenze lontanissime da quando sciolto, ti muovevi liberamente, viaggiavi, facevi sport, shopping, non ti perdevi un film della stagione e gozzovigliavi per ristoranti e locali..un’altra realtà con altre dimensioni. Quel mondo è morto per te, o meglio tu sei morto per quel mondo, calpesti una nuova terra.  Abitando sotto la croce, la prima fase è di sottrazione – viene meno la normalità  e viene rimossa  gran parte della vita- e, contemporaneamente,  di segregazione  in un nuovo cluster di portatori di croce.

Poi giunge il peggio: cadi e ricadi, inciampando in più ostacoli che un campo visivo limitato non riesce a farti evitare; ti ferisci ancora di più, gemi nella disperazione senza limiti. Vuoi morire. Ma inciampando e con ferite che non si riescono più a contare, capita che qualcuno passando ti sfiori e ti presti un piccolo soccorso; qualcun altro medica le tue ferite, qualcun altro ancora ti ristora con un po’ d’acqua. E incontri anche nuove situazioni e circostanze che ti aiutano a percepire che la scena dove ti trovi è forse meno aspra, meno scoscesa, più aperta, con nuove luci che in qualche modo ti orientano. Il dolore è fortissimo, la croce è pesantissima, ma la tua vita viene raccontata con parole nuove  da persone che incrociano il tuo cammino. Brani accennati, frasi convulse, pezzi di storia,  pagine scritte,  danzano nella tua mente ricongiungendosi, intrecciandosi, aiutandoti nello svolgimento del compito cui sei stato destinato. E poi la strada si spiana, aprendosi in una verdissima prospettiva. Alzi lo sguardo rinfrancato e trovi davanti a te la spiegazione: si verifica un big bang e incontri il Cristo che ti inonda di una nuova e inverosimile energia. La forza non ti scende nei muscoli ma nel cuore, lì dove ti accorgi per la prima volta  essere operativa la cabina di regia della tua vita. Le lacrime che hanno alluvionato il terreno su cui inciampavi hanno deterso come acqua miracolosa i tuoi occhi e la tua visione: come piccole gocce di pioggia, rifrangono la realtà e la rilevano nella loro bellezza multicolore. Sei ancora più lontano dalla vita di prima, ma molto più immerso. Capisci che devi giocarti tutto, non per scrollarti la croce, ma per goderti un amore totale che è un assaggio robusto e sostanzioso del regno dei cieli che ti attende. Si finisce per continuare ad essere assegnati formalmente alla postazione di sempre: abiti lo stesso numero civico, guidi la stessa automobile, frequenti il supermercato di sempre. Ma c’è un fenomeno nuovo: gioia infinita scaturita da un amore incontenibile. E’ troppo questo amore, te lo senti montare da dietro le orbite ed esce dagli occhi che sembrano sciogliersi alla vista degli altri: l’incontro con ogni persona che gravita attorno a te non è un fatto come tanti, ma è un evento, unico, irrepetibile. E’ un abbraccio che viene immortalato nel repertorio della nostra meravigliosa vita ordinaria, vissuta all’ombra della Croce. E il dolore? Non si stanca di addolorarti, è un dolore puro, sine materia, un suono dell’anima che mantiene il cuore aperto, pulsante, sempre pronto a ricorrere all’incontro con Gesù. Dolore profondo, di massima intensità, che vive nella stessa persona che ha il privilegio di  gustare un insperato anticipo della  gioia futura. Come si fa a sopravvivere a tanto impegno spirituale? Alla fine cosa fa tutti i santi giorni una persona che ha già percorso tanta strada trascinando la croce? Inganna il tempo e lo spazio : non pensa all’anno che verrà, cristallizza ogni attimo come se fosse l’eternità, fa le prove generali di resurrezione, vive lo spazio meraviglioso su cui muove i suoi passi come anticamera di cio’ che abiteremo (un regno!)..la vita diventa un demo, su cui giochiamo la vera partita del cuore, quella per cui verremo premiati per sempre.

9 pensieri su “Sotto la Croce

  1. Angelo

    sono quasi tre mesi che sto vivendo “sotto la croce” esattamente come la descrivi tu.
    sotto la mia croce ho imparato a pregare di più, a dire il mio si anche a denti stretti… molto stretti,
    a non maledire la storia che Dio vuole fare con me e trovare non di rado una pace nel cuore inaspettata e mai provata.
    splendido finale!
    “la vita diventa un demo, su cui giochiamo la vera partita del cuore, quella per cui verremo premiati per sempre.”
    grazie di cuore
    Angelo

  2. Gabriella

    Grazie, di cuore! Forse non ho mai vissuto personalmente “sotto la croce” ma accanto a persone che l’hanno portata e ti assicuro che sono profondamente commossa dalle tue parole! Le sento realisticamente vere, fanno percepire il dolore di chi è sotto la croce, ma danno pace.
    Dio ti benedica

  3. lele

    se non si puo’ scegliere…tanto vale fare il santo. Ma potendo scegliere…la vorreste la croce?
    Non abbiamo scelta, quindi le nostre azioni non sono giudicabili.

    1. Come se “fare il santo” fosse un semplice abito che si sceglie e si indossa!
      Il Santo semmai è colui che della Croce ha scoperto il valore, tanto che mette in dubbio il suo cammino se si accorge che non è presente nela sua vita.
      Anche nella croce c’è la scelta… anche scelta semplicemente umana.
      Ogni nostra azione è “giudicabile”, la Misericordia valuterà quanto e come a noi imputabile.

  4. ” lì dove ti accorgi per la prima volta essere operativa la cabina di regia della tua vita”

    (ma per piacere) (che poi non è tanto la cosa detta, ognuno ci ha la sua croce, dalla nascita, o più tardi, si cerca di fare buon viso a cattiva sorte, ma le parole come è detta “cabina di regia”(!!!)) (continuando a usare questi modi di esprimerci sprofonderemo sempre più nel linguaggio mirianesco e non ne usciremo più fuori) (innumerevoli gli esempi lungo il corso del blog)

  5. Articolo più pasquale che natalizio, anche se il Natale pone la base necessaria (anche umana) della venuta della Pasqua, della Morte e Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo… non a caso nell’iconografia classica, la culla del Bambino è in realtà già piccolo sepolcro.

    La premessa (il pacco, la spedizione) ricorda questo altro articolo (o post) apparso su questo blog: http://costanzamiriano.com/2013/06/23/quel-regalo-incartato-male/

    Detto questo, in toto per esperienza personale in quanto scritto mi ritrovo, ma credo si possano spendere due parole in più su questo passaggio:
    “E poi la strada si spiana, aprendosi in una verdissima prospettiva. Alzi lo sguardo rinfrancato e trovi davanti a te la spiegazione: si verifica un big bang e incontri il Cristo che ti inonda di una nuova e inverosimile energia.”

    Questo è il passaggio nodale, il cambiamento, la luce che può illuminare la Croce, la strada che può portare alla esperienza della Resurrezione, la croce che più non ti schiaccia, che più non è esperienza di sola morte, ma diviene “gloriosa”, esperienza dell’Amore di Dio (paradossale vero?!), scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani.
    Ma, ma…
    Come avviene questo incontro con Cristo? Come pu avvenire prorprio nell’esperienza di croce?
    Come avviene materialmente, concretamente, sarebbe come raccontare quanti sono i granelli della spiaggia del mare, tale è la fantasia di Dio e le vie che la Provvidenza apre di fronte all’Uomo, ma più semplice può essere provare a riassumere le “casistiche” in cui l’Uomo può trovarsi di fronte a questa esperienza tragica, ma ineludibile della vita di OGNUNO.

    Per cui, troviamo chi già Cristo conosce, ma forse conosce “per sentito dire”, e non parlo dei “lontani”, ma proprio dei “vicini”, nati e cresciuti “all’ombra del campanile” (come usa dire). Coloro i quali non riescono a vedere la relazione tra la loro vita e soprattutto la loro Croce, e la vita, l’esperienza di Cristo, tra la loro sofferenza e la resurrezione di Cristo e la famosa frase: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.»
    Coloro i quali hanno sempre visto la sequela come la semplice osservanza di una serie di precetti (cosa buona e giusta, giustissima), ma ai quali la Croce chiede un “salto in avanti”… un po’ come per il Giovane Ricco che già osservava la Legge, ma si arresta davanti a quel “vendi i tuoi beni”… “rinnega te stesso” accetta quell’annullamento che la Croce ti impone (e che anche l’articolo qui ben descrive), anche quello della tua mente, di quello che credevi sapere e sai, di quello che credevi giusto o meno. Non per niente sulla croce Cristo ha mani e piedi inchiodati (con tutte le forze), il capo trafitto di spine (con tutta la mente), il cuore trafitto e spaccato dalla lancia e che talune ricerche dicono aver già ceduto nell’Orto degli Ulivi (con tutto il cuore).

    Poi troviamo chi Cristo non conosce neppure “per sentito dire”, i pagani, gli atei, anche i “nemici” se volete. Coloro i quali magari il Crocefisso non lo vorrebbero vedere neppure “dipinto” (e oggi non è un modo di dire).
    A questi, Charitas Christi uget nos, la Carità di Cristo ci spinge, spinge coloro che della Croce Gloriosa, della Resurrezione di Cristo, hanno fatto esperienza, che la Croce non è strumento di morte ma di Salvezza, non è condanna ma Grazia, non è motivo di bestemmia ma di Benedizione… ma soprattutto che c’è Qualcuno che viene in tuo soccorso e si fa carico di portare quella Croce. E non è solo il Cireneo, quei Fratelli in Cristo, che di volta in volta ti aiutano e sostengono nel portare la tua Croce, ma è Colui che in te viene a sostenerne tutto il peso, come già ha fatto una volta per sempre, caricandosi del peso di tutte le Croci e di tutti i peccati del mondo.
    Cosicchè si fa esperienza che si, il giogo rimane (per il tempo necessario a che resti), ma si fa “gioco soave”. Strumento unico di una Comunione irripetibile con il Cristo.

    Ed ecco la necessità, l’urgenza che la propria esperienza della Croce vissuta santamente, nella Santità che viene dallo Spirito Santo, venga riportata e annunziata, perché se non hai esperienza della Croce, non puoi andare da chi la sta sperimentando a raccontare una “storiella”, qualcosa di letto sui libri… solo se si è fatta carne nella tua carne, avrai vera compassione di chi è sulla Croce e chi vi è, riconoscerà in te un suo simile e potrà darti ascolto e scoprirai che la Croce, questo strano assurdo Dono che Cristo ci ha lasciato in eredità (assieme alla Vita Eterna), non ha un valore per te solo, ma per tutti coloro che ti stanno accanto… allora si, sarà Natale e sarà Pasqua.

  6. lele

    bella la metafora del pacco. Solo che il pacco lo puoi rispedire al mittente.
    Nel nostro caso invece…il pacco te lo tieni.

    Ripeto: datemi la possibilita’ di “scegliere” e poi vedrete dove ve le mando le croci.

  7. paola

    Grazie. l’articolo esprime quanto ho realmente vissuto anni fa quando, lontana da Dio, la croce non è stata una obiezione ma strada per la conversione. davvero Dio ci sorprende e ci aspetta. Buon Natale !

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