Per carità

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 di Emanuele Fant

Ho scoperto ultimamente le parole “pragmatismo borghese”, e devo dire che mi piacciono davvero, le vorrei al più presto utilizzare. Sono termini, come “società liquida”, che messi a un certo punto della frase fanno immediatamente capire chi ha le carte per condurre la discussione. “Società liquida”, però, mi ha sempre fatto una certa impressione, mi sembra che mi possa macchiare (e poi trova il detersivo che va bene). “Pragmatismo borghese” è decisamente un modo di dire più capace di stare al suo posto. Significa più o meno quell’atteggiamento di chi non ha tempo per le cose che non si possono misurare, perché ama esclusivamente le fattive soluzioni. Quindi oggi dirò qualcosa in cui lo posso sfoggiare. Iniziamo.

Per raggiungere il centro di Milano io devo superare il piazzale della stazione. Già prima di lasciare il vagone li sento arrivare, e vorrei tirare il freno di emergenza e fuggire come un passero-pendolare dal finestrino. Eccoli, puntuali, gli esattori del debito che non sapevo di avere: i ragazzi a caccia di offerte per le associazioni a fin di bene. L’implicazione di ogni passeggero nelle disgrazie del Terzo Mondo, come nell’estinzione delle balene, è per loro un dato certo da cui partire, un allegato del peccato originale. “Ma a lei non interessano proprio i bambini?”, (“Come no, pensi che ne allevo alcuni”). “E se, per colpa del suo disinteresse, nella prossima ora un lupo grigio muore?”, (“Mi mandi a questo indirizzo le spese per il funerale, ma mi lasci andare oltre che ritardo”).

Delusi dal mio cuore di mattoni, stretti nelle loro pettorine, i ragazzi delle associazioni a fin di bene abbracciano la cartellina come se solo lei li potesse capire. Glielo direi, fossi bravo a parlare: “Concludere ogni approccio con il portafoglio in mano è pragmatismo borghese che non risolve nessun problema. La carità che scuote il mondo prevede due anime nude con il coraggio di starsi a guardare. Manca la confidenza perché io mi spogli adesso, in stazione”.

fonte: Credere

6 pensieri su “Per carità

  1. lele

    “Concludere ogni approccio con il portafoglio in mano”

    mi ricorda qualcosa. Anche questa “cosa” ha MOLTO a che fare con il pragmatismo borghese. Pur essendo la predetta “cosa” antecedente alla nascita della borghesia. Vuoi vedere che eravamo borghesi gia’ nell’antichita’ classica e preclassica?

  2. vale

    Il poeta tedesco Rilke abitò per un certo periodo a Parigi. Per andare all’università percorreva ogni giorno, in compagnia di una sua amica francese, una strada molto frequentata. Un angolo di questa strada era permanentemente occupato da una mendicante che chiedeva l’elemosina ai passanti. La donna sedeva sempre allo stesso posto, immobile come una statua, con la mano tesa e senza mai alzare gli occhi su chi le dava qualcosa.

    Rilke non le dava mai nulla. La sua compagna le dava spesso una moneta.

    Un giorno la giovane francese gli domandò:” Ma perché non dai mai nulla a quella poveretta?”.

    Rilke poiché era un poeta, rispose:” Dovremmo regalare qualcosa al suo cuore, non alle sue mani”.

    Alcuni giorni dopo, Rilke arrivò con una bellissima rosa appena sbocciata, la depose nella mano della mendicante e fece l’atto di andarsene.

    Allora accadde qualcosa di inatteso: la mendicante alzò gli occhi, guardò il poeta, si sollevò a stento da terra, prese la mano dell’uomo e la baciò. Poi se ne andò stringendo la rosa al petto.

    Non si vide per una settimana. Otto giorni dopo la mendicante era di nuovo seduta nel solito angolo della strada. Silenziosa e immobile come sempre.

    “Ma di che cosa avrà vissuto in tutti questi giorni in cui non ha ricevuto nulla?” chiese la giovane francese. Il poeta rispose :” Della rosa”.

    http://www.angelibuoni.it/angeli/natale/natale2004/La_rosa.htm

  3. Matteo

    “La carità che scuote il mondo prevede due anime nude con il coraggio di starsi a guardare”

    Grande Emanuele!

    Ho sempre pensato che il problema più grande della cosiddetta “società liquida” (vediamo se riesco a sfoggiare il termine senza macchiarmi!) di oggi sia proprio la mancanza di intimità, possibile solo se riesco a riconoscere l’Altro come “diverso-da-me” e a rimanervi di fronte nella Verità.

    E per fare questo ci vuole molto, molto coraggio!

    Grazie davvero di cuore per questa preziosa riflessione!

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