La vita dopo l’aborto

deep-end

di Costanza Miriano

Alessandra aveva diciannove anni quando si è accorta di essere incinta. Era stata cresciuta da una madre emancipata, separata, fieramente autonoma. Alessandra era libera di fare tardi la sera, di dormire fuori, di fare quello che voleva con i ragazzi. La sua mamma per lei era un mito, così diversa dalle altre, così poco opprimente. Perciò è stato naturale per lei correre dalla madre per quell’emergenza, come è stato naturale per la madre portarla dal suo ginecologo, che senza battere ciglio l’ha indirizzata verso l’”eliminazione di quel grumo di cellule”, del quale si è ben guardato di mostrare la vera natura – un cuore che batte, una vita che pulsa da subito! – alla ragazza, “per non impressionarla”. Nessuna alternativa proposta, neppure uno dei colloqui previsti, obbligatori, dalla 194.

Alessandra è stata portata in uno stanzone da cui le madri, una ad una, venivano portate via, addormentate, e liberate del problema. Il risveglio per lei è stato traumatico, per una brutta infezione, e poi, guarita nel corpo, le cose sono andate sempre peggio. Angoscia, tristezza, impossibilità di avere rapporti col suo ragazzo. Una storia finita, poi qualche altra, ma niente che colmasse il vuoto. Intanto per lei era diventato insopportabile il solo pensiero di uccidere un essere vivente, così è diventata vegetariana di stretta osservanza, e se vedeva una coccinella annaspare nell’acqua dal bordo della piscina si spogliava e si tuffava a salvarla, anche se si era appena rivestita per andare a casa, tanto era il dolore che le procurava  l’idea di non avere fatto niente per salvare quell’insettino. Per connettere il dolore alla sua vera causa, l’aborto, ci sono voluti un sacco di anni. Anni in cui ha anche deciso di essere pronta per avere bambini, che però poi non sono più arrivati. Quasi venti anni di sofferenza, mutante, strisciante, sotterranea o esplosiva, manifesta. Culminata con un tentativo di suicidio che è stato per lei come toccare il fondo con le gambe e così darsi una spinta per risalire.

So che ci sono tante sostenitrici dell’aborto che negano che debba essere necessariamente per tutte un trauma, ma io faccio molta fatica a crederlo. Alessandra per esempio era, per sua dichiarazione, atea e bestemmiatrice convinta. Nessun senso di colpa indotto dalla Chiesa può essere responsabile di quello che le è successo dopo. Lei è il prototipo della donna libera, priva di condizionamenti religiosi, bella, bellissima, se questa informazione c’entra qualcosa, intelligente, simpatica e piena di amici. Ma non riusciva proprio a perdonarsi, perché non aveva chiamato per nome quello che aveva fatto, e quindi era lei la prima a non chiederlo, quel perdono, a pensare di non meritarlo.

Poi nella sua vita è arrivato l’amore sconfinato e misericordioso di Gesù, che l’ha ripescata a un passo dal baratro, e la sua vita ha cominciato a rifiorire. È stata perdonata con sovrabbondanza di tenerezza, e ha ricominciato a sorridere. Si è avvicinata, prima piano piano poi con l’ardore di chi non può più respirare senza, alla preghiera, ai sacramenti.

Ho ascoltato la testimonianza di Alessandra due anni fa, al convegno il giorno prima della Marcia per la Vita; una grandissima donna che ha avuto il coraggio di  mettere a nudo il suo cuore, buttato in pasto a trecento ragazzi, esposta al loro giudizio, parlando dei suoi errori senza farsi sconti, prendendosi tutte le responsabilità, forse anche quelle non sue. Perché io ascoltandola continuavo a pensare a tutti i condizionamenti che ha subito senza difese, senza anticorpi, senza strumenti per farsi un giudizio diverso da quello dell’ideologia imperante. Nessuno le ha mai prospettato una strada diversa, nessuno si è messo a camminare al fianco di una ragazzina giovanissima e inesperta, per vedere se c’era il modo di aiutarla a tenere il suo bambino. Tutti quelli che aveva intorno, anzi, le hanno detto che era coraggiosa e forte a liberarsi di quel problema per seguire la sua strada, per realizzare i suoi sogni. Non so davvero cosa avrei fatto al posto suo, non lo so.

Alessandra racconta la sua storia, forse con dolore e fatica (ma non si vede, è così dolce e sorridente!), ma lo fa perché spera di aiutare qualche ragazza a capire che l’aborto è una morte doppia, di una mamma e di un bambino. Accetta di farsi umile, umilissima, e di farlo davanti a tutti, anche senza conoscere i suoi interlocutori, anche a rischio di essere giudicata. Accetta di farlo per amore, per salvare qualche vita.

Sono sicura che già lo ha fatto, che già con le sue parole ha salvato almeno un bambino, ed è così diventata madre, in un altro modo, coraggioso, umile, senza avere niente in cambio.

***

  LA MARCIA PER LA VITA 2015

ROMA 10 MAGGIO

ore 12:00 – Angelus

ore 14:00 – partenza della Marcia da  Castel sant’Angelo

Percorso: Castel sant’Angelo – Corso Vittorio – Largo Argentina – Piazza Venezia

ore 16:00 – arrivo al Piazzale Bocca della Verità

82 pensieri su “La vita dopo l’aborto

  1. lele

    “atea e bestemmiatrice convinta” mi fa pensare a delle idee alquanto confuse. Tipicamente italiane peraltro.

    1. Anonimo69

      “atea e bestemmiatrice convinta”: è indubbiamente una contraddizione. Purtroppo i cattolici sono stati rovinati dalla filosofia di s.Tommaso d’Aquino, che ha preteso di applicare la logica aristotelica a tutta la realtà. Mentre la realtà, soprattutto quella concerne l’uomo E’ CONTRADDITTORIA.
      Gli uomini (e lo sperimentiamo continuamente) VIVONO le contraddizioni senza superarle logicamente.
      Che poi, in Italia, contraddizioni come quella suddetta siano la “regola”, è una verità incontestabile. A69

      1. Thelonious

        “Purtroppo i cattolici sono stati rovinati dalla filosofia di s.Tommaso d’Aquino, che ha preteso di applicare la logica aristotelica a tutta la realtà”….buona questa ! un’altra ancora, su..

          1. Thelonious

            Certo che era aristotelico. La cosa comica è che tu lo consideri “la rovina dei cattolici”. Ma tu credi davvero a quello che scrivi?

            1. Anonimo69

              @ Theloniuos

              in un certo senso è stato la rovina dei cattolici, perchè gli ha dato l’illusione di possedere una logica a cui tutto il reale fisico e metafisico si conforma.
              E spesso, ho notato che si tende, da parte di molti cattolici, a valutare i comportamenti umani in base alla suddetta logica (come se l’uomo non fosse un essere solo PARZIALMENTE logico).
              Non nego di certo che s.Tommaso d’A. sia stato un grande filosofo e che abbia sistematizzato (con una notevolissima facoltà di sintesi) il pensiero filosofico cattolico. A69

          2. Anonimo69

            @ Thelonious

            ti risulta forse che Aristotele non sia il padre della logica classica, il quale ha preteso di applicare quella logica, non solo alla fisica, ma anche alle realtà metafisiche? A69

    2. fra' Centanni

      @ lele @A69

      Credo che la stragrande maggioranza di coloro che dicono e credono di essere atei, in realtà, non siano affatto atei. Il fatto che bestemmino, poi, dimostra che sanno benissimo che Dio esiste.

      Il vero ateismo e qualcosa di peggiore: è un rifiuto categorico di Dio. Il non bestemmiare del vero ateo è la sua professione di fede: Dio non esiste, per questo non lo bestemmio. Direi che il non bestemmiare dell’ateo è la peggiore delle bestemmie.

      In tutto questo, l’Italia non c’entra niente.

      1. Anonimo69

        @ fra’ centanni

        se gli uomini fossero essere logici ed evitassero, perciò, di entrare in contraddizione con sè stessi, avresti ragione te, ma il fatto è che non lo sono.
        Gli Atei italiani non credono in Dio, ma essendo nati e cresciuti in una società cattolica, per abitudine e per provocare i cattolici (di cui non fanno parte) bestemmiano.
        Io non vedo, nella bestemmia degli atei, l’intima consapevolezza, da parte loro, che Dio esiste;al massimo si potrebbe dire che, a livello inconscio, l’idea di Dio è presente, ma questo non vuol certo dire che ne riconoscano, razionalmente, l’esistenza.
        Ripeto: non applichiamo la logica aristolelica ai fatti umani: l’uomo è un essere, solo parzialmente ,logico. A69

        1. fra' Centanni

          Prima cosa, una domanda: perché scrivi la parola “atei” con la A maiuscola?

          Io non so niente di logica aristotelica, so però che Dio esiste, non perché sono più intelligente degli altri ma perché è evidente. Tutti, anche gli atei sanno che Dio esiste. Del resto, sapere (o credere) che Dio esiste non ha niente a che fare con la fede. La fede consiste nel credere alla Sua Parola, non alla Sua esistenza (che è evidente). L’ateismo, invece, consiste nel rifiutare la Sua Parola e solo secondariamente diventa rifiuto della Sua esistenza. Ma, in realtà, non credere all’esistenza di Dio serve agli atei solo per giustificare il rifiuto della Sua parola.

          Questo è quello che penso degli atei.

              1. Sara

                Già, proprio in ALTRE parole, perché non mi pare che Giancarlo abbia detto niente del genere…

              2. Forse per il “fra”… che pare debba sempre trovare il peggio del peggio nelle cose e nelle persone, per cui (questa me la segno) “è peggio un ateo che NON bestemmia che chi bestemmia” o è meglio un “ateo che bestemmia piuttosto che uno che non lo fa?”… chissà?

                Chissà se il “fra” sa che ci sono TANTI, ma TANTI modi per bestemmiare…

                1. Vanni

                  Secondo la tradizione la Misericordia di Firenze è nata a furia di bestemmie, settecento anni fa. Dio trae il bene dal male.

              3. Sara:

                ..uno che non crede alla Sua esistenza (che “è evidente” ) e non “vuole” credere nemmeno alla Sua Parola di amore eccetra, te lo definiresti una persona buona, brava, intelligente,

                1. Sara

                  Per me non è escluso. E non mi azzarderei mai a definire un ateo “cattivo, stupido e disonesto”, a meno che non dimostri di esserlo. Il fatto che sia ateo, per me, significa altro e mi fa trarre altre conclusioni.

                2. Vanni

                  Ateo, intelligente, in buona fede : solo due di queste qualità possono sussistere insieme in un individuo.

                  (E’ una parafrasi di una vecchia battuta sui comunisti, non vi offendete).

            1. No, un vero ateo dovrebbe aver “conosciuto” Dio e quindi rifiutato, il che lo rende effettivamente cattivo, dal latino captivus, cattività: prigioniero di sè stesso, cioè all’inferno.

              1. Si concretizzerebbe infatti il peccato contro lo Spirito Santo…
                Il rifiuto delle Verità pienamente conosciuta.
                Il peccato senza ritorno e senza possibilità di perdono (checché ne dicano taluni) che è stato proprio di Satana e dei suoi demoni.

                  1. Si, credo di fatto siamo passati dall’ateismo “puro e semplice” all’essere “nemici di Dio”.

                    Come sempre non è male riandare a ciò che è scritto nel CCC, vi è più di un passaggio che fa riflettere:

                    L’ateismo

                    2123 « Molti nostri contemporanei […] non percepiscono affatto o esplicitamente rigettano l’intimo e vitale legame con Dio, così che l’ateismo va annoverato fra le cose più gravi del nostro tempo ».75

                    2124 Il termine ateismo indica fenomeni molto diversi. Una forma frequente di esso è il materialismo pratico, che racchiude i suoi bisogni e le sue ambizioni entro i confini dello spazio e del tempo. L’umanesimo ateo ritiene falsamente che l’uomo «sia fine a se stesso, unico artefice e demiurgo della propria storia».76 Un’altra forma dell’ateismo contemporaneo si aspetta la liberazione dell’uomo da una liberazione economica e sociale, alla quale «si pretende che la religione sia di ostacolo, per natura sua, in quanto, elevando la speranza dell’uomo verso una vita futura e fallace, lo distoglierebbe dall’edificazione della città terrena».77

                    2125 Per il fatto che respinge o rifiuta l’esistenza di Dio, l’ateismo è un peccato contro la virtù della religione.78 L’imputabilità di questa colpa può essere fortemente attenuata dalle intenzioni e dalle circostanze. Alla genesi e alla diffusione dell’ateismo «possono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione».79

                    2126 Spesso l’ateismo si fonda su una falsa concezione dell’autonomia umana, spinta fino al rifiuto di ogni dipendenza nei confronti di Dio.80 In realtà, il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla dignità dell’uomo, «dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione».81 La Chiesa sa «che il suo messaggio è in armonia con le aspirazioni più segrete del cuore umano».82

                    L’agnosticismo

                    2127 L’agnosticismo assume parecchie forme. In certi casi l’agnostico si rifiuta di negare Dio; ammette invece l’esistenza di un essere trascendente che non potrebbe rivelarsi e di cui nessuno sarebbe in grado di dire niente. In altri casi l’agnostico non si pronuncia sull’esistenza di Dio, dichiarando che è impossibile provarla, così come è impossibile ammetterla o negarla.

                    2128 L’agnosticismo può talvolta racchiudere una certa ricerca di Dio, ma può anche costituire un indifferentismo, una fuga davanti al problema ultimo dell’esistenza e un torpore della coscienza morale. Troppo spesso l’agnosticismo equivale a un ateismo pratico.

                    1. Anonimo69

                      @ Bariom e @ preghierecorte

                      l’ateismo pratico lo si trova anche in molti sedicenti credenti, ecco perchè è un errore, quantificare il numero dei cattolici, dal numero dei battezzati.

                      Mi vi è proprio difficile accettare l’idea che qualcuno non creda proprio all’esistenza di Dio? Credete davvero che colui, il quale, nega Dio, non abbia alcun argomento (leggete certe pagine del credente Dostoevskji, e vedrete se gli atei mancano di frecce al loro arco)?

                      Il fatto che bestèmmino, può avere ben altre spiegazioni che una recondita ed avversata fede in Dio (come ho detto più sopra, nel mio post del 9. c.m. ore 17,04). Io non sono ateo, ma comprendo le loro ragioni, ed ancor più quelle degli agnostici. A69

          1. Anonimo69

            @ fra centanni

            “Atei” è stato semplicemente un refuso; 2 righe più sotto l’ho scritto on la minuscola (come va scritto). A69

  2. Serena

    Consiglio “Dare un nome al dolore” un libro sull’elaborazione del trauma post aborto di Benedetta Foà

  3. Simone

    Consentitemi qualche appunto.
    Non è detto che una madre emancipata e fieramente autonoma sia la causa diretta della gravidanza imprevista della propria figlia. Può accadere e spesso, anche quando la mamma ha una visione tradizionale del proprio ruolo ed è una bravissima e semplice casalinga.
    E di nuovo non è il “far tardi” o “il dormire fuori la sera” la causa dell’accaduto. Se l’obiettivo è quello, può bastare una breve sosta pomeridiana in un qualsiasi luogo in compagnia del proprio ragazzo.
    Ciò che è mancato del tutto ad Alessandra è la presenza di una madre degna di questo ruolo, che seppur emancipata e fieramente autonoma, si fosse preoccupata fin dall’inizio di imbastire quell’insostituibile rapporto e quel dialogo confidenziale tra madre e figlia. Dialogo che avrebbe consentito alla mamma di guidare la figlia, di spiegarle al momento opportuno e con parole adeguate come gira il mondo, di conquistarsi la fiducia e di starle vicino. Condizione indispensabile per un genitore che vuol esser sempre presente con discrezione e prevenire in tempo ciò che è possibile.
    Una madre incapace dunque di creare un attento e amorevole dialogo non poteva certo affrontare il dramma della gravidanza della figlia nei modi dovuti e con la necessaria sensibilità. Il resto della storia è la conseguenza diretta del dramma subito, ma soprattutto l’esito della mancanza di una guida amorevole capace di ascoltare.
    Simone

    1. Sara

      Mi pare che nell’articolo la madre emancipata sia indicata come causa diretta non della gravidanza imprevista della propria figlia, ma del modo in cui è stata gestita la situazione. Costanza scrive: “PERCIO’ è stato naturale per lei correre dalla madre per quell’emergenza, come è stato naturale per la madre portarla dal suo ginecologo”.
      Certo, però, sebbene non immediatamente inferito nell’articolo, non si può negare che vivere con genitori emancipati che lasciano i figli vivere liberi e senza regole favorisca che si verifichino certe conseguenze. Dunque, anche fosse stato affermato, non mi sembrerebbe cosa su cui controbattere.
      A voler per forza puntualizzare, si potrebbe infatti anche dire che, persino con i genitori perfetti che tu auspichi si debbano avere, si possono tuttavia verificare degli imprevisti, in quanto i figli sono liberi (a meno che non li si voglia rinchiudere in una torre!, ma allora non si sarebbe più genitori modello…): persino Santa Monica aveva un figlio scapestrato!

      1. Simone

        Io non voglio controbattere nulla.
        Osservo soltanto, in relazione alla prima parte del racconto e all’esperienza di genitore di due figlie di 29 e 26 anni, che se Alessandra avesse avuto una madre attenta, amorevole e capace di ascolto, prima e naturalmente dopo, l’intera vicenda avrebbe potuto svilupparsi in modo diverso.
        Non credo che scrivere: “Era stata cresciuta da una madre emancipata, separata, fieramente autonoma”, sia un modo per esaltare le caratteristiche della madre. E’ chiaro che per chi è cattolico il fatto che la madre fosse separata, emancipata e addirittura fieramente autonoma piuttosto che sottomessa, rappresenti il massimo delle negatività.
        Che cosa vuol dire essere genitori emancipati, è per caso una caratteristica negativa tout court?
        Si può essere genitori emancipati e riuscire a costruire quel rapporto stretto, vicendevole di fiducia e confidenza necessario per accompagnare i figli a distanza, concedendo loro la massima libertà e intuire prima del tempo ciò che sta per accadere. E questa condizione un genitore la raggiunge soltanto se ha iniziato quel dialogo fin dai primi anni, quando i bambini amano raccontare tutto quanto è accaduto durante la giornata a scuola o con gli amichetti e naturalmente pretendono attenzione e ascolto.
        Mi sembra naturale che Alessandra corra dalla madre dopo quell’emergenza, come è naturale per la madre portarla dal suo ginecologo. A chi avrebbe potuto rivolgersi Alessandra se non alla mamma? E a chi avrebbe dovuto portarla la mamma se non dal ginecologo?
        Manca invece un passaggio molto importante che la mamma secondo il racconto non ha compiuto. Prima di portarla dal ginecologo e proporre l’aborto avrebbe dovuto coinvolgere la figlia, renderla consapevole delle conseguenze del suo gesto e poi decidere e valutare insieme il da farsi.
        Dal racconto sembra che tutto questo non sia avvenuto e che la ragazza abbia subito le decisioni della mamma prima e del ginecologo poi.

  4. Mariella Beduschi

    Con il dono della maternita’ Dio ci ha avvicinato al Suo essere Creatore,ci ha fatto partecipi della sua essenza generativa.Ma non abbiamo capito ele donne che ho incontrato nella mia professione di terapeuta che hanno abortito sono state o sono persone di grande sofferenza:non si sono mai perdonate, solo cercando di dare un nome a quell’embrione e di pensarlo insieme ad altri in un posto felice trovano un po’ di pace. Grazie per quello che scrivi:e’ il mio angolo di riflessione mariella beduschi

    1. Anonimo69

      @ Mariella Beduschi

      ma lei ha incontrato le donne che hanno avuto bisogno di uno psicoterapeuta (son venute da lei!), e, chi ha bisogno di uno pisicoterapeuta, è ovvio che avverte un malessere psicologico (e talvolta anche fisico); ed è parimenti logico che lei abbia incontrato donne che non si siano mai perdonate di aver abortito.
      Ma ci anche donne che hanno accettato l’IVG da loro compiuta, se ne sono fatte una ragione e non hanno fatto ricorso alla psicoterapia.
      Lei mi insegna che non tutti hanno gli stessi scrupoli morali.
      Con tutto il rispetto non consideri TOTALIZZANTE la sua esperienza. A69

        1. Anonimo69

          @ Paola

          il mio era semplicemente un invito a considerare che ci sono esperienze alternative. Tutto qua. A69

            1. Anonimo69

              @ Paola

              ha parlato della SUA esperienza, io le ho semplicemente detto: “ce ne sono delle altre”. Non si può? A69

  5. Roberta

    “atea e bestemmiatrice”, “mamma emancipata”…eccesso di difese, sembra la storiella costruita apposta per sostenere qualcosa.
    Conosco varie ragazze che hanno abortito, né atee, né “bestemmiatrici”, né con famiglie progressiste. (Ah no, una bestemmiatrice la conosco, anche lei oggi felicemente mamma).
    Non penso che sia una cosa da fare con leggerezza, al contrario, ma dire che lasci cicatrici tutta la vita è semplicemente falso.
    Tutte le ragazze che hanno abortito ora hanno famiglia e figli, senza nessun problema e nessuno strascico.
    Forse oggi non lo rifarebbero, ma oggi non hanno 19 anni, hanno un compagno di vita, etc.
    Certamente sarebbe bello non trovarsi mai nella condizione di dover abortire. Ma se succede, se l’idea di avere un figlio distrugge psicologicamente la donna, credo sia giusto ci sia la possibilità di abortire legalmente, in modo sicuro.
    Abolire l’interruzione di gravidanza, poi, avrebbe un impatto soprattutto sulle fasce più deboli e meno informate, sulle ragazzine, sulle donne in piccoli paesi, su quelle senza istruzione e senza soldi – in breve proprio su quelle donne meno in grado di gestire un figlio. Perché quelle con un minimo di possibilità andrebbero all’estero, se vogliono, un’ora di volo o qualche ora d’auto.
    A mio avviso serve più educazione emotiva e più contraccezione per ragazze e anche per i ragazzi, spesso non abbastanza consapevoli dei rischi delle loro azioni.
    Ah ma certo, siamo in un paese cattolico, e di sesso non si può parlare….

    1. Thelonious

      “Ah ma certo, siamo in un paese cattolico, e di sesso non si può parlare….” andare avanti per luoghi comuni negando la realtà che si ha davanti agli occhi (ormai il sesso è spiattellato ovunque) non è una buona cosa, gentile Roberta.

    2. Abolire l’interruzione di gravidanza (ma anche solo metterla interamente a carico del richiedente) avrebbe come effetto il tener le gambe ben chiuse per molte ragazze che oggi non si pongono il problema, e che prima magari se lo ponevano.
      Qua si vuole risolvere il problema delle morti per incidente stradale distribuendo gratuitamente caschi da tenere in automobile, e li si vuole distribuire a gente senza patente che vuole andare a duecento all’ora senza le cinture perchè è uno sballo.
      Non siamo un paese cattolico, signora mia, e proprio per questo il sesso senza regole lo si vede da ogni parte, mentre di UNA CERTA MANIERA di fare sesso non si può proprio parlare, pena la gogna e la derisione.

        1. Bravo, proprio quella invoco, la pazienza!
          Quella che si dovrebbe insegnare ai ragazzi per meglio gustare la vita, invece che volere tutto subito e distruggere se stessi e gli altri nel processo.

  6. Una bella testimonianza che aiuta a comprendere la gravità di ungesto come l’aborto. Purtroppo al giorno d’oggi in nome di una falsa “libertà” siamo stati disposti a rinunciare perfino alla vita….

  7. Vanni

    @Roberta

    “Tutte le ragazze che hanno abortito ora hanno famiglia e figli, senza nessun problema e nessuno strascico.”

    Forse non tutte hanno sentito il bisogno di confidarsi con Lei.

    “A mio avviso serve più educazione emotiva e più contraccezione per ragazze e anche per i ragazzi, spesso non abbastanza consapevoli dei rischi delle loro azioni.”

    A suo avviso, ma non a quello di diversi studi che dicono il contrario: la massiccia diffusione dei contraccettivi favorisce i rapporti casuali e dà un falso senso di sicurezza. Aborti in aumento.

    http://www.postaborto.it/2011/01/aborto-e-contraccezione.html

    Chiudo ripetendo l’aforisma del presidente Reagan:

    “Ho notato che quelli favorevoli all’aborto sono tutti vivi”.

    1. Anonimo69

      @ Vanni

      ma, forse ci sono anche molte donne che non hanno sentito il bisogno di confidarsi con gli pscoterapeuti dopo l’IVG. In ogni caso, ribadisco quanto detto sopra: non tutte le persone hanno gli stessi scrupoli di coscienza (c’è gente che è persino priva di coscienza).

      Poi, per l’amor di Dio, cita tutte le sentenze morali di santi e prelati che vuoi contro l’aborto, ma evitiamo d riferirci a Reagan: pessimo,attore, pessimo presidente, affossatore dello stato sociale, guerrafondaio, ecc. Inoltre era una persona sommamente incolta e probabilmente non sapeva nemmeno cosa fosse un’aforisma. A69

      1. Vanni

        @Anonimo

        “Inoltre era una persona sommamente incolta e probabilmente non sapeva nemmeno cosa fosse un’aforisma.”

        Nemmeno te, aforisma è maschile.

        Su Reagan pensala come ti pare, ma “omne verum, a quocumque dicatur, a spiritu sancto est”.

      2. Anonimo69

        Non vorrei essere equivocato: vorrei dire solo che fra le donne che hanno abortito, ce ne sono alcune che hanno sofferto profondamente e non si sono perdonate, e ce ne sono altre che se ne sono fregate o quasi. Non siamo mica tutti uguali. A69

        1. Anonimo69

          @ Vanni

          non scriviamo facendo attenzione ad ogni vocabolo; scriviamo velocemente e i refusi (soprattutto in chi è sommamente distratto come il sottoscritto) abbondano. Poi non è che rileggiamo più volte un post prima di inviarlo……..figurati che quando, in ufficio, scrivo una lettera, sono costretto a lasciarla “ferma” per un’ora e, poi, a rileggerla per trovarvi gli errori.

          Lo spirito santo che si è servito di Reagan per dire una verità mi ricorda la punizione di Dio sul Regno d’Israele, tramite gli assiri.

          Riguardo agli aforismi, potrei ribattere alla “massima” di Reagan, con una paradossale e geniale (non pedestre come quella di quel funesto presidente) di Mark Twain: “Spesso il modo più sicuro per trasmettere disinformazione è quello di dire la pura verità”.

          @ senm_webmrs

          perchè, come mi disegnano?

          A69

          1. Vanni

            Mi sembra di capire che ce l’hai con Reagan. Comunque l’aforisma corretto suona così:

            “Ho notato che tutti gli abortisti sono già nati”. Segnatelo.

          2. @ A69: la disegnano (o piuttosto «si autodisegna da se stesso medesimo») come una persona che quando sembra aver esaurito il repertorio delle nefandezze di Reagan («pessimo attore, pessimo presidente, affossatore dello stato sociale, guerrafondaio, … e persona sommamente incolta») riesce ancora a toccarne il nadir – ma che dico il nadir, la Caina – con l’affermazione che «probabilmente non sapeva nemmeno cosa fosse un aforisma».
            Orrore! come avrebbe detto il povero Tortora ai tempi di Portobello 😉

            1. Anonimo69

              @ senm_webmrs

              probabilmente ha ragione. Certo è che con personaggi come Reagan e Thatcher, io ce l’ho parecchio.
              Il fatto poi che mi sia “disegnato” male, dipenderà dalla mia scarsa bravura, a scuola, in disegno (mi piaceva di più la storia dell’arte). A69

              1. Direi che non ci voleva una laurea magistrale per capire da che parte propendono le sue simpatie e le sue antipatie.
                Affari suoi 🙂
                Però – in ispirito di terza opera di misericordia spirituale – le rappresento che classificare chicchessia in ragione del suo titolo di studio (o della carenza del medesimo o del fatto di averlo avuto dalla scuola Radio Elettra Torino invece che dal King’s di Cambridge) non è da “vero signore”.

                1. Anonimo69

                  @ senm_webmrs

                  lungi da me l’idea di classificare qualcuno in ragione del suo titolo di studio. So benissimo che ci sono tanti laureati di limitato intelletto (uno sono io).
                  Le ragioni per cui ce l’ho con Reagan e la Thatcher sono POLITICHE; il fatto che fosse anche incolto non fa altro che aggiungere una mano di nero su una superficie nera. A69

  8. Signor Filosofiazzero, l’ateo che sia cattivo o no non lo so, ma che per il momento sia privo di Luce questo e’ certo.
    A lui cercarla con l’ intelligenza che le e’ stata donata e le assicuro le basta, se la vuol usare. Alla fine si accorgera’ che ha anticipato di una vita la Tenebra eterna e ovviamente le conseguenze verso la Giustizia divina di cui non si deve preoccupare perche’ non crede esista. Come sempre il meraviglioso e supremo dono che abbiamo di far uso del Libero Arbitrio come ci pare e piace. Cordiali saluti, Paul

  9. Stefano

    Accompagnavo all’asilo mio figlio. E notavo una donna che piangeva. Non è che piangesse sempre. Piangeva quando passavamo noi. Io e mio figlio. O mia moglie e mio figlio. Mio figlio Giovanni. Che è il settimo mio figlio. Ed è Down. Piangeva perché aveva abortito un figlio che forse avrebbe avuto la sindrome di Down. E vedere Giovanni ogni giorno era per lei un’accusa insostenibile. Una mattina si è confidata con mia moglie e quando mia moglie le ha detto che questa sofferenza era il segno di una consapevolezza acquisita e che il senso di colpa poteva essere cancellato dal perdono di Dio lei ha risposto: “Lo so che Dio mi perdona. Sono io che non mi perdonerò mai!”

    1. Infatti i films che ci colpiscono di più sono quelli che prendono spunto o ci riportano alla via reale (con o senza musica o titoli di coda) 😉

    2. Thelonious

      Alvise, non è che sei sempre obbligato a commentare, magari dicendo sciocchezze ciniche anche su fatti drammatici che succedono ad altri

    1. Vanni

      Certe uscite, qui, di Alvise
      sopra i muri, sulle rupi
      con chiarezza vanno incise,
      perle ai porci in tempi cupi.

      E’ così? Sarò sincero:
      nonostante il grande impegno,
      raramente coglie il vero
      (triste spreco di un ingegno!).

  10. Elisa

    s’enza.
    Ad ogni modo io non so se tutte le donne che hanno abortito soffrono, di certo è che tutti i bambini muoiono, e questo dovrebbe bastare.

  11. Solo il vero rivelato
    Può dell’uomo esser la pace,
    Tutto il resto è immaginato
    Da chi frigge sulla brace!
    Melnconici, scontenti,
    Facce lunghe, occhi insinceri,
    Si ritengono sapienti,
    Ma non pensano pensieri.
    I pensieri può pensarli
    Solo chi ha l’ispirazione
    Che lo Spirito gli parli,
    Come scritto sul copione!
    E sennò ci avrà la Chiesa
    Colle sue dichiarzioni
    Ed i Santi e i Concistori
    O quant’altre enunciazioni.
    Coi già morti tutti insieme
    Nella grande Comunione
    Che va avanti e nulla teme
    Fino alla Resurrezione

  12. Pingback: La vita dopo l’aborto: la storia di Alessandra (VIDEO) | Sopra La Notizia

  13. Sara

    Ad A.:
    di là è chiuso, quindi rispondo qui, ma per l’ultima volta.
    – Sul paragone con la donazione di organi ho già detto: a ripetersi si diventa noiosi.
    – Non esistono “sottocategorie” tra gravidanze, così come non esistono sottocategorie di vite umane. Si tratta di vite: come siano venute al mondo è un altro discorso e riguarda ormai il passato.
    – E’ un altro discorso anche il pericolo di vita della madre.
    – Purtroppo, nessuno “può contare tranquillamente che la sua vita non cambi drasticamente”.
    – “E se facessi un’attività dove il fisico conta, per esempio la danza? Se non volessi NESSUN effetto secondario di gravidanza e di parto sul mio corpo, in una gravidanza mai conseguita attivamente?”: ecco, su questo potremmo parlare di tante cose, tra le quali l’egoismo o l’erba voglio, per non citare le priorità, ma capisco che ognuno abbia le proprie.
    – “ogni donna vivrebbe questo pericolo in ogni momento”: credo che il sostantivo “pericolo” si commenti da sé.

    Ringrazio Admin per la pazienza, promettendo di chiudere qui la discussione.

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