La famiglia è naturale?

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di Andrea Torquato Giovanoli

L’altro giorno in macchina stavo ascoltando “The King”, e canticchiando con lui il ritornello di “Can’t help falling in love”, mi sono accorto di come l’espressione inglese per definire l’innamoramento renda molto bene il senso dell’amore cristiano.

“To be in love”: essere in amore.

Essere nell’Amore dona l’idea esatta di come l’amore, di cui l’uomo è pur capace, abbia in realtà origine al di fuori di esso. L’uomo, infatti, non ha in sé l’Amore, egli è creatura e come tale finita, limitata, fatta però ad immagine di Dio è stata creata adatta a farsi veicolo dell’Amore, incarnandoLo con un’adesione libera e volontaria, ma non possedendoLo in sé può rimanervi soltanto frequentandoLo.

Perciò, nella relazione di coppia, nessuno dei due componenti è autosufficiente, ma entrambi hanno bisogno di trarre l’amore da Colui che è Amore: ecco perché nell’unione tra un uomo e una donna è il Sacramento che fa la differenza.

Ogni altro tipo di unione (tra maschio e femmina, che di questi tempi è bene specificarlo), e di conseguenza di famiglia, lo è di fatto, ma non può essere intesa come “naturale” secondo quell’origine propria con cui Dio l’ha definita. Gesù stesso ne ha rivelata questa origine chiarendo una volta per tutte come il Creatore, nel Suo divino progetto «da principio li fece maschio e femmina, per questo l’uomo si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne; cosicché non sono più due, ma una sola carne, perciò l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (Cfr. Matteo 19,4-6). Ed il Cristo ha quindi stabilito in maniera imperitura questa natura originale del matrimonio e della famiglia suggellandola nello sposalizio con la Sua Chiesa: l’unione Sacramentata tra l’uomo e la donna.

Alla luce di tale rivelazione si evince come il matrimonio cristiano sia l’unica forma che davvero corrisponde alla reale natura dell’uomo e della sua relazione sponsale (e genitoriale) e la Verità di questa natura si estrinseca nella corresponsabilità di Dio stesso nel matrimonio come nuovo sigillo dell’incarnazione: il Dio d’Amore ancora una volta, nel Cristo, si fa carne nella sola carne in cui vengono stabiliti i coniugi nel Sacramento.

È la “grazia di stato” la discriminante, ma è anche il punto di forza, poiché nel Sacramento gli sposi stringono un’alleanza di reciproca responsabilità tra loro e Dio stesso, il quale li ha scelti e li unisce in matrimonio nel Suo stesso Spirito: nei momenti di crisi allora, i coniugi, in virtù proprio di quella “natura” di origine divina che caratterizza il loro sodalizio, possono appellarsi a quella corresponsabilità di Dio nella loro relazione ed aggrappandosi a Lui reclamare ed ottenere la grazia necessaria per rinnovare la reciproca promessa d’essere l’uno per l’altro veicolo privilegiato dell’Amore che li ha fatti una sola carne, risorgendo ogni volta dalle ceneri della propria, ontologica, inadeguatezza.

Ecco perché ed in quale senso la famiglia naturale è solo quella formata sull’unione sacramentata da Dio, ed ecco perché tale unione è e rimane indissolubile. La sua origine orientata al progetto divino la distingue da ogni altro consorzio umano, quali le coppie e le famiglie “di fatto”, poiché in altri termini intesa, naturale sarebbe anche la coppia e la famiglia formata dagli animali.

Tale è il privilegio della dignità umana innalzata una volta e per sempre da Cristo alla figliolanza divina; e drammaticamente impegnativa pure, tanto che davanti alla sentenza definitiva di Gesù sull’argomento persino i suoi Apostoli rimasero sconcertati (Matteo 19,10). Eppure, ciò nonostante, il Signore non fece sconti: “Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso” (Mateo 19,11).

Perché nessuno ti obbliga a sposarti, ma se decidi di farlo sei chiamato a prendere sul serio la cosa: se l’Amore ti voca a corrisponderLo nel coniuge non puoi prenderLo alla leggera.

È l’Amore di Dio, ed è cosa serissima: in ‘sta cosa ti ci giochi l’anima, letteralmente.

18 pensieri su “La famiglia è naturale?

  1. vale

    ecco.
    poi ti viene fuori il melloni di turno, recensito oggi su “il Foglio”,con un nuovo libro( amore senza fine amore senza fini) dove -pare- la famiglia ed il matrimonio come li intende la chiesa( cattolica,che lui chiama “latina”) non sono un enunciato biblico e neppure evangelico.
    anzi,Gesù “relativizza” proprio quei valori che millenni dopo diventeranno ” non negoziabili”.
    per lui-melloni,eh- è stato-il matrimonio cristiano- nient’altro che maschile sopraffazione e violenza negatrice della condizione omosessuale.( e ti pareva…)così come la scelta del convento fu per le donne soprattutto rifugio omosessuale ( e te ripareva…) e fuga dalla schiavitù(?) della maternità.

    la battaglia continua.
    come sosteneva Caffarra ” l’edificio del matrimonio non è stato distrutto. è stato decostruito,smontato pezzo per pezzo. esistono ancora tutte le categorie che costituiscono l’istituzione matrimoniale:coniugalità,paternità-maternità,figliazione-fraternità. ma esse non hanno più un significato univoco”

    basta cambiar significato alle parole…

  2. Alessandro

    “La prima dimensione della questione antropologica è la seguente.
    E’ noto che secondo la dottrina cattolica, il matrimonio SACRAMENTO coincide col matrimonio NATURALE.

    Ciò che la Chiesa intendeva ed intende per “matrimonio naturale” è stato demolito nella cultura contemporanea. E’ stata tolta la “materia”, mi sia consentito dire, al sacramento del matrimonio.
    Giustamente teologi, canonisti, e pastori si stanno interrogando sul rapporto fede-sacramento del matrimonio.

    Ma esiste un problema più radicale. Chi chiede di sposarsi SACRAMENTALMENTE, è capace di sposarsi NATURALMENTE? Oppure: non la sua fede, ma la sua umanità è così devastata da non essere più in grado di sposarsi? Sono certamente da tenere presenti i cann. 1096 e 1099, tuttavia la praesumptio iuris del §2 del can. 1096 non deve essere un’occasione di disimpegno nei confronti della condizione spirituale in cui molti versano in ordine al matrimonio naturale…
    La seconda necessità è la riscoperta della coincidenza del matrimonio NATURALE col matrimonio-SACRAMENTO. La separazione fra i due finisce da una parte a pensare la sacramentalità come qualcosa di aggiunto, di estrinseco, e dall’altra parte rischia di abbandonare l’istituto matrimoniale a quella tirannia dell’artificiale di cui parlavo.”

    Cardinale Caffarra, “Fede e cultura di fronte al Matrimonio”, 12 marzo 2015

    http://www.bologna.chiesacattolica.it/caffarra-carlo-cardinale-arcivescovo-metropolita-testo-del-2015-03-12.html

    “L’importanza della sacramentalità del matrimonio, e la necessità della fede per conoscere e vivere pienamente tale dimensione, potrebbe anche dar luogo ad alcuni equivoci, sia in sede di ammissione alle nozze che di giudizio sulla loro validità. La Chiesa non rifiuta la celebrazione delle nozze a chi è “bene dispositus”, anche se imperfettamente preparato dal punto di vista soprannaturale, purché abbia la retta intenzione di sposarsi secondo la realtà NATURALE della coniugalità. NON si può infatti configurare, accanto al matrimonio NATURALE, un altro modello di matrimonio cristiano con specifici requisiti soprannaturali.

    Questa verità non deve essere dimenticata al momento di delimitare l’esclusione della sacramentalità e l’errore determinante circa la dignità sacramentale (cfr can. 1099) come eventuali capi di nullità. Per le due figure è decisivo tener presente che un atteggiamento dei nubendi che non tenga conto della dimensione soprannaturale nel matrimonio, può renderlo nullo SOLO SE ne intacca la validità sul piano NATURALE nel quale è posto lo stesso segno sacramentale.”

    Giovanni Paolo II al Tribunale della Rota, 30 gennaio 2003

    http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/2003/january/documents/hf_jp-ii_spe_20030130_roman-rota.html

      1. …perché è fatto di pezzi incollati insieme (prima) e reinterpretati (poi) ) come se lì (nel passo di Matteo) si parlasse della congiunzione secondo il sacramento del matrimonio, il che non è! (o è?)

        Ubi Deus ibi veritas, anche, dovrebbe!

        1. …perché è fatto di pezzi incollati insieme (prima) e reinterpretati (poi)

          Spiegati meglio per favore.

          come se lì (nel passo di Matteo) si parlasse della congiunzione secondo il sacramento del matrimonio, il che non è! (o è?)

          Perché non dovrebbe essere?

          Ubi Deus ibi veritas, anche, dovrebbe!

          Lo so che lo sai e che la tua è tutta una grande boutade 😉 Dici bene!

  3. …mi permetto inoltre di citare dal post “Famiglie sfinite” di Costanza Miriano di pochi giorni fa:

    “È vero, la stabilità è necessaria ai figli, e infatti nei secoli si è cercato di organizzare la famiglia stabilmente, in modo che potesse durare. L’idea dell’amore romantico, e poi della morale borghese che si è sovrapposta a quella cristiana, hanno introdotto nella cultura l’idea che il matrimonio fosse naturale, ma oggi non possiamo più dire questo.”

  4. giuliana Filipetto

    É piacevole leggere certi commenti costruttivi ma di queste continue provocazioni verbali non se ne può più. Altro di meglio da fare no è ?

  5. @ Giuliana: se posso, prendi troppo seriamente un blog. Un blog è anche spazio per amabili provocazioni… Ed Alvise è maestro in ciò.

    Pensa, ad esempio, che io salto quasi sempre a pie’ pari i messaggi più lunghi di 30 righe. I commenti in un blog non devono – a mio avviso – essere trattati sistematici o lunghi soliloquii.
    Personalmente trovo provocatorio un commento da 50, 60 righe (e ho fatto anche di queste provocazioni, con Anonimo69).

    Ti auguro di vivere santamente questo Triduo Pasquale. 🙂

    1. Anonimo69

      @ Ubi Deus

      effettivamente, a volte (specialmente io) siamo un po’ troppo verbosi e bisognerebbe essere più sintetici.
      Nel mio caso mi dilungo spesso, perchè, mentre scrivo, mi immagino le possibili obiezioni del miio interlocutore e cerco di prevenirle.

      Stra-d’accordissimo sul fatto che un blog deve essere luogo di amabili provocazioni, sono come il sale nella minestra- A69

  6. Pubblicità ecclesiastica 🙂

    Il 1° aprile l’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI nella nota con gli auguri pasquali ai giornalisti accreditati ha aggiunto la seguente informazione:

    dal 2 aprile è disponibile su Google Play (per smartphone con Android) o su App Store (per smartphone con iOS) la nuova applicazione sulla Liturgia delle Ore, la preghiera ufficiale della Chiesa cattolica di rito latino, sviluppata da Seed Edizioni Informatiche per conto della Conferenza Episcopale Italiana.

    La particolarità di questa nuova app “ufficiale”, rispetto ai ben noti predecessori come iBreviary (app sviluppata da un sacerdote italiano) o ePrex, è che contiene anche i file audio di ogni Ora, con salmi e altre parti previste in canto eseguiti da coro, organo e cetra.

    Maggiori dettagli qui:
    http://www.chiesacattolica.it/appliturgiadelleore/ o http://www.chiesacattolica.it/appliturgia
    e qui per l’elenco degli interpreti (voci recitanti, componenti del coro, voci soliste, organista e cetrista):
    https://play.google.com/store/apps/details?id=cei.liturgiadelleore.app
    https://itunes.apple.com/us/app/cei-liturgia-delle-ore/id976201977?l=it&ls=1&mt=8

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