Per una vecchiaia come compimento della vita

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di Innocenza Laguri

“Condivido quello che hai detto, ma come si fa a vivere una vecchiaia non censurata, non rimbambita, ma saggia e consapevole come auspicavi nel testo precedente?” Così ha osservato mia cognata  che ha letto le cosette scritte e un’altra mi ha ringraziato se posso aiutare …

Inevitabili domande, che impegneranno tutte  le cosette che ho trovato e troverò da sagge fonti. Intendiamoci: quelle  che illuminano la mia esperienza, non teorie.

Comincio da spunti  trovati in un testo  intitolato Le età della vita: accelerazione del tempo e identità sfuggente, Glossa. Sono raccolti gli atti di un convegno che a sua volta si ispira al bel libro  di R. Guardini  Le età della vita. Consiglio tutti e due i libri.

Ne riporto  A) alcune suggestioni interessanti che rappresentano per così dire l’ideale della vecchiaia, mi servono per un verso a vedere la questione in positivo, per un altro a far luce  consapevole degli impedimenti verso questo ideale. B) alcuni suggerimenti che mi aiutano a valorizzare la mia esperienza di nonna  come occasione per avvicinarsi al positivo.

A)   tracce per una vecchiaia ideale

Nel testo suddetto  si afferma che le singole età della vita  non dovrebbero susseguirsi in modo che l’una decreti la fine della precedente. Approfondendo: ogni  nuova età  porta a manifestazione e insieme realizza  la verità annunciata nella precedente. Non è facile capire tale asserto , forse è utile dirlo anche in altro modo : in ogni singola età c’è qualcosa che non è del tutto capita, c’è qualcosa che non è ancora stata detta, perciò nell’età successiva è importante la memoria dell’età precedente, perché ciò che in essa  non è stato ancora detto, si riveli  nella successiva e consenta di apprendere il senso di quest’ultima .C’è dunque nelle età della vita (infanzia giovinezza, maturità, vecchiaia) un accumularsi di rivelazioni, così che l’età matura e quella finale dovrebbero aver tutto questo spessore e questa ricchezza.  Lo ridico  ancora così:ciascuna età della vita contiene  un verità indimenticabile, una verità che vale sempre e che prefigura un aspetto che permette il compimento della vita umana, ma queste verità  solo nell’età matura e nella vecchiaia rivelano  tutta la loro oggettività.

Faccio un esempio importante per la mia esperienza di nonna,  l’infanzia è l’età in cui  appaiono  con la massima spontaneità queste verità:  l’essere voluti e attesi da altri,la meraviglia davanti alle cose, la fiducia in un ordine del mondo. Nell’infanzia si vivono intensamente queste verità  ma se ne diviene consapevoli facendone memoria e rivivendole  nelle età successive.  O anche: la verità della prima obbedienza della infanzia, della prima meraviglia dell’infanzia, della prima fede dell’infanzia  ha bisogno di essere recuperata  poi.

Questo è l’ideale per   una vecchiaia che sia il compimento dell’umano, ma, se penso al mondo in cui sono immersa, tanti sono gli impedimenti. Intanto in molti casi le singole età della vita sono impedite dal rivelare la loro verità. Se parliamo dell’infanzia, senza evocare l’infanzia violata, si può fare riferimento ad una incapacità di ascolto e di dare tempo ai bimbi senza inseguire modelli di autosufficienza da imporre loro. Poi c’è il grande tentativo di fermare le età della vita. Io sono certamente vittima  della prestanza fisica che è un carattere della giovinezza: ci sono delle mie  immagini fotografiche o delle mie immagini quando mi specchio che mi mettono in crisi e o non mi faccio fotografare o vado alla ricerca di immagini specchiate meno crudeli…Sono anche vittima della progettualità e dell’attivismo che hanno caratterizzato la mia età matura , mi piace ancora fare cento cose in una giornata, con l’occhio all’orologio per fare tutto.

B) tracce di aiuto per recuperare quel pezzo di verità dell’uomo, di verità antropologica  che sta nell’età dell’infanzia

Come recuperare quella verità umana che è dentro l’infanzia per volontà del Creatore, così importante per avvicinarsi al senso della vita? Ebbene sempre questo testo mi ha confermato che non occorre andare lontano: sono nonna, anche di un solo nipotino  (si parla ben poco dell’esperienza dei nonni..a parte qualche cenno del Papa attuale).

Questo recupero della dimensione dell’infanzia, questo suo inveramento quando si è adulti ha un’occasione unica sia quando si è genitori, sia quando si è vecchi attraverso l’essere nonni. Cioè da genitori e da nonni, stando accanto al bimbo, si può rivivere il sentimento di meraviglia, la fiducia in un ordine del mondo..

Può succedere, dice il testo, che tutto acquisti, attraverso la presenza e lo sguardo del bambino, un nuovo significato, che il mondo intero torni  ad essere agli occhi degli adulti  quello che era stato all’origine  ma che avevano dimenticato o vissuto solo  in modo totalmente spontaneo. Trovo questa osservazione molto vera: mio nipotino mi sollecita a porre gesti rassicuranti, mi chiede di testimoniare un ordine, una positività del reale. Ma il testo mi corrisponde  anche per quest’altra affermazione: può essere un ordine del mondo in cui magari  faccio fatica a credere finchè si tratta solo di me  stessa. Ciò è molto vero per me. Confesso che qualche volta, con il mio nipotino, mentre faccio questa testimonianza, mi sento per un verso “trascinata” per un altro imbarazzata perché, da vecchia  messa alla prova dai fatti circa la positività del reale, mi viene il dubbio  di raccontare bugie e di illuderlo.

Il testo però mi soccorre ancora: come nonna divento interprete di una verità elementare della vita che posso riapprendere   soltanto attraverso la fiducia del nipote. Insomma:la fiducia del mio nipotino può rigenerare in me nonna  quella fiducia  che spesso non ho. Il testo dice che la fiducia del bimbo  attende dai gesti e dalle parole dell’adulto   le risorse per articolarsi e divenire una visione del mondo, i gesti che io nonna  compio in prima battuta,  assistito dalla spontaneità (mi viene naturale farlo)  impegnano il mio agire successivo , ci sarà bisogno della mia scelta, ossia della  mia fede. La meraviglia del bambino si esprime nella domanda “cos’è?”, lo stupore è perché appare certo che le cose hanno a che fare con noi. Rispondergli dando  il nome alle cose  significa assumere un impegno, significa rendersi garanti del senso di tutte le cose, equivale a fare una promessa, una promessa che mi impegna.

Mia suocera, morta ieri a 91 anni, non troppo lucida negli ultimi otto mesi, ripeteva, spesso nel giro di un’ora, le stesse cose, tra queste, riferendosi ai bisnipoti diceva:”I bambini sorprendono sempre”.E non avete mai notato il volto di un vecchio sul tram quando vede un bimbo? In nuce c’è dietro questa possibilità di resurrezione.

Da ex insegnante  so e vivo spesso (come ho appena detto) la leopardiana convinzione dell’inganno della natura nei confronti della positività giovanile- infantile, ma come dicono molti dei maestri che ho letto e incontrato nella vita: si avverte drammaticamente il negativo solo perché c’è un prima positivo. C’è la sfida di riconoscerlo.

4 pensieri su “Per una vecchiaia come compimento della vita

  1. reggioassunta@libero.it

    Per favore, si possono avere le case editrici dei due libri consigliati, quello di Guardini e l’altro “Le età della vita”? Ve ne sarei molto grata, Assunta Reggio

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