Ministero della pubblica rieducazione?

di Costanza Signorelli

Malgrado smentite e formali prese di distanza, è sempre più evidente che il Ministero dell’Istruzione (Miur) è sempre più pesantemente condizionato dalla lobby Lgbt, che ne decide gli indirizzi.

La conferma arriva da alcuni clamorosi fatti che stanno capitando in questi giorni. Ma andiamo con ordine: nei giorni scorsi il Ministero ha inviato una circolare ai dirigenti degli istituti scolastici di ogni ordine e grado (clicca qui) per promuovere la “Settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione”, che si terrà il prossimo 24-30 novembre. 

L’iniziativa è rivolta a tutte le «istituzioni scolastiche al fine di attivare opportuni e significativi percorsi di sensibilizzazione, di informazione, di prevenzione e di contrasto a tutte le forme di violenza e di razzismo».

L’indicazione è piuttosto generica, troppo per non generare sospetti visto che a promuovere la settimana, insieme al Miur, è l’Unar, contestatissimo Ufficio nazionale Anti-discriminazioni razziali, protagonista nei mesi scorsi di iniziative illecite per diffondere l’ideologia di genere (leggi omosessualismo) nelle scuole (clicca qui).

Viene perciò da chiedersi a che tipo di “percorsi” faccia riferimento il Ministero. E chi sono i relatori? Quali i libri di testo e il materiale utilizzato? La settimana è alle porte, ma il Miur non diffonde alcuna specifica, nessun dettaglio si conosce. In poche parole, non è dato sapere cosa si insegnerà agli studenti italiani da 0 a 18 anni in questi sette giorni.

C’è però un punto che ricorre con insistenza nella missiva, e cioè, il continuo riferimento alle discriminazioni basate sull’ “orientamento sessuale”, sull’ “identità di genere” e, ancora, sulla “violenza di genere”. Considerato che l’Unar è fra i protagonisti dell’iniziativa non è difficile intuire dove si voglia andare a parare. E infatti anche in Parlamento è scattato l’allarme.

Giovedì 20 novembre quindici senatori – tra cui Giovanardi, Sacconi e Formigoni – hanno presentato un’interpellanza (ieri replicata alla Camera dal atri deputati tra cui Roccella) per sapere «quale iniziativa il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per escludere l’identità di genere dal programma della settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione». Il motivo della preoccupazione sta proprio nei precedenti dell’Unar che nella interpellanza sono ricordati.

Creata nel 2003 presso la Presidenza del Consiglio per promuovere “parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza e l’origine etnica”, l’Unar ha recentemente – e illegittimamente – allargato la sua competenza anche alle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender); dal novembre 2012 tale Ufficio ha istituito un gruppo nazionale di lavoro costituito da 29 associazioni che raggruppano gli omosessuali italiani; con tali associazioni ha redatto la “Strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”, adottato dal Dipartimento per le pari Opportunità e pubblicato sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri; nel dicembre 2013 ha anche redatto le linee guida per giornalisti in materia di LGBT (“Comunicare senza pregiudizi”), un fatto che – affermano i 15 senatori – è «senza precedenti se non al tempo delle veline del Ministro della cultura popolare in epoca fascista». Il direttore dell’Unar, Marco De Giorgi, inoltre era stato pesantemente censurato dallo stesso governo Letta per la distribuzione nelle scuole, di opuscoli intitolati “Educare alla diversità a scuola”, «contenenti pesanti giudizi sulla religione cattolica e sul ruolo educativo nella chiesa e nella società, con inaccettabili ed offensivi apprezzamenti negativi sul ruolo di istituti fondamentali nella storia e nella cultura del nostro Paese». Inutile dire che De Giorgi è sempre saldamente al suo posto (e anche di questo i senatori chiedono ragione).

Ma il bello deve ancora venire, perché il Miur ha già pronte le «Linee guida per azioni di contrasto al bullismo e al cyberbullismo», che saranno presentate ufficialmente proprio in occasione della Settimana contro violenza e discriminazione. E se i contenuti della circolare ministeriale erano vaghi nell’annunciare un «percorso formativo stabile», nelle linee guida tali contenuti si chiariscono.

L’unica forma di bullismo su cui ci si sofferma infatti è quella denominata “omofobia”. Ma ciò che lascia interdetti è come sia lo stesso testo ministeriale a parlare il linguaggio gender. «Il bullismo omofobico condizionato dall’orientamento sessuale della vittima o dall’identità di genere reale o percepita (?) poggia le basi sulla disinformazione e sui pregiudizi molto diffusi che portano una parte degli adulti, a partire da genitori e insegnanti, a non comprendere la gravità dei casi, a sottostimare gli eventi, e a manifestare maggiore preoccupazione per l’orientamento sessuale della vittima che per la violenza in sé. (…) A tal proposito Scuola e Famiglia possono essere determinanti nella diffusione di un atteggiamento mentale e culturale che consideri la diversità come ricchezza e che educhi all’accettazione».

Identità di genere percepita, indifferenza per l’orientamento sessuale, la famiglia che deve essere “educata” dallo Stato. Insomma, se non l’avevate capito, siamo tutti da educare, anzi da ri-educare. La macchina della rivoluzione culturale è partita, prossima tappa lunedi 24 novembre. E stavolta al Miur non possono fare finta di non sapere.

fonte: La nuova Bussola Quotidiana

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leggi anche le parole di papa Francesco nel discorso dell’aprile scorso all’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia

40 pensieri su “Ministero della pubblica rieducazione?

  1. Antonella

    Questa è una grande contraddizione: affermare la diversità come ricchezza ma volendole annientare. O le diversità sono una ricchezza e quindi le si rispetta e le si valorizza, oppure NON sono una ricchezza tanto da volerle annientare, appiattire, eliminarle!

  2. maria.vigorelli@libero.it

    la tappa di novembre diventa sempre più complicata, mi pare di capire. aspetto di vedere chiarita la decisione, e poi ragiono su cosa fare per l’attività di Icore. Oltre a tutto , la violenza alle donne passa in terzo piano. E’ più importante parlare di gender che di una violenza sempre più diffusa. e’ pur vero che il prossimo novembre potremmo non esserci più …

  3. L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energia in relazionee ha commentato:
    Identità di genere percepita, indifferenza per l’orientamento sessuale, la famiglia che deve essere “educata” dallo Stato. Insomma, se non l’avevate capito, siamo tutti da educare, anzi da ri-educare. La macchina della rivoluzione culturale è partita, prossima tappa lunedi 24 novembre. E stavolta al Miur non possono fare finta di non sapere.

  4. Mari

    Educare all’accettazione…..dice il documento ministeriale …quindi accettare tutti anche chi non si adegua alla corrente ‘”gender” questa e’ democrazia, questo e’ accettare la diversità come ricchezza.
    Tutti insieme appassionatamente , recitava il titolo di un film.
    Ogni discriminazione e’ da condannare …ergo …non possono ,questi fautori della rieducazione, “discriminare” chi non la pensa come loro ,chi non si adegua alle loro scelte …se così non fosse saremmo schiavi di una nuova dittatura

  5. Alessandro

    Papa Francesco, 11 aprile 2014:

    “vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini.
    Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”.
    Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”.”

    http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/april/documents/papa-francesco_20140411_ufficio-cattolico-infanzia.html

    Cardinale Angelo Bagnasco, 24 marzo 2014, prolusione al consiglio permanente della Cei:

    “È la lettura ideologica del “genere” – una vera dittatura – che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”.
    Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti.
    I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga”.

  6. Alcuni avranno già letto questo articolo… altri no.

    Al di là di ogni altra, si potrebbe dire “ovvia” considerazione, mi verrebbe da aggiungere che sembra un certo ti po di “mentalità germanica” di applicazione del potere e di ciò che chi il potere detiene, non cambi negli anni… e a ben tragici anni mi riferisco 😐
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    TEMPI.it

    di Leone Grotti

    Il 24 ottobre un ufficiale di polizia si è presentato alla porta della famiglia Martens a Eslohe, piccolo comune della Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania. Mentre apriva la porta, Eugen conosceva già lo scopo di quella visita: l’arresto della moglie e madre dei suoi nove figli Luise. Sapeva tutto in anticipo perché per lo stesso motivo lui stesso era già stato arrestato il 15 agosto del 2013.
    Che cosa hanno fatto dunque i due coniugi di 37 anni di così grave da meritare l’arresto? Non hanno ucciso, non hanno rubato né danneggiato alcuno. La loro unica colpa è di essere padre e madre di una bambina che si è rifiutata di partecipare due volte ai corsi di educazione sessuale previsti per le elementari. L’anno scorso Luise non è stata portata in carcere insieme al marito perché era incinta. Quest’anno, l’ufficiale di polizia non l’ha «prelevata con la forza come dovrei» perché sta ancora allattando l’ultimo figlio. «Purtroppo però non finisce qui. L’ufficio del procuratore farà applicare la decisione del giudice», afferma il poliziotto. […]

    «Tantissime famiglie sono nella stessa situazione dei coniugi Martens in Germania», dichiara a tempi.it Mathias Ebert, sposato con quattro figli, che dopo essere venuto a conoscenza della storia dei Martens, ha deciso di fondare a Colonia l’associazione Besorgte Eltern (“Genitori preoccupati”). Il movimento ha già organizzato diverse manifestazioni in Germania con migliaia di partecipanti perché «si discuta pubblicamente di questo scandalo gigantesco e si impedisca la corruzione dei nostri figli», che a partire dai sei anni devono partecipare a corsi di educazione sessuale dove si propugna l’ideologia del gender.
    Perché se una bambina salta due ore di scuola i genitori vengono messi in carcere?
    In Germania la scuola è obbligatoria e se un bambino salta le lezioni la scuola ha la facoltà di denunciare i genitori e il tribunale può multare la famiglia. I coniugi Martens hanno per questo ricevuto una multa di circa 30 euro. Questo è assurdo perché la figlia ha abbandonato di sua iniziativa la lezione.

    La famiglia non poteva pagare e basta?
    No, perché è una questione di principio. Quello che fa arrabbiare è che il tribunale usi due pesi e due misure. Alcuni bambini non vanno a scuola per mesi e ai genitori non succede niente. Però quando una bambina salta due ore di educazione sessuale, ecco che la famiglia viene subito denunciata. È ingiusto e infatti nel video che abbiamo realizzato il poliziotto è imbarazzato e dà tutta la colpa alla procura.

    Perché la bambina non voleva partecipare ai corsi di educazione sessuale?
    Perché il contenuto delle lezioni è perverso. Non solo si mostra ai bambini come funziona il sesso dei maschi e delle femmine, ma li si mette davanti alla “varietà” delle pratiche sessuali: sesso orale, sesso anale e molto altro. Si dice anche ai bambini, fin dalle elementari, che il loro genere non è determinato e che non possono sapere se sono maschietti o femminucce, che devono pensarci su. Questa per me si chiama manipolazione dei più piccoli.

    Ci sono stati altri casi oltre a quello della famiglia Martens?
    Certo. Non conosco il numero esatto dei genitori incarcerati, ma solo il piccolo gruppo dei genitori della città di Paderborn (150 mila abitanti, ndr) ha scontato negli ultimi anni complessivamente 210 giorni di galera. È uno scandalo gigantesco anche perché sono gli stessi bambini a voler uscire dalle classi. Nella città di Borken, ad esempio, in una classe la lezione ha turbato così tanto i bambini che sei di loro sono svenuti.

    Quanto devono stare in carcere i genitori?
    Dipende. Un padre con cui ho parlato recentemente qui nella Renania Settentrionale-Vestfalia ha passato in galera 21 giorni e sua moglie rischia la stessa pena perché il figlio ha abbandonato le lezioni di sua spontanea volontà. Altri restano in carcere anche 40 giorni ma nessuno li ascolta. Nessuna consente loro di alzare la voce e protestare.

    La storia dei Martens però ha fatto il giro della Germania.
    Sì, perché sono persone molto coraggiose. Hanno scelto di rendere pubblica la loro storia e non è scontato, visto che la maggior parte degli altri genitori non parla di questa cose.

    Perché?
    Perché ha paura. In Germania quando si viene puniti, si viene subito considerati come “criminali”. Quindi non è difficile farsi intimidire. Io però sto cercando di mobilitare queste famiglie perché le loro storie escano alla luce del sole. La famiglia Martens ha da subito parlato pubblicamente ed è stato grandioso: se tanta gente verrà a conoscenza di questi fatti, finalmente se ne discuterà. Alle cose non si dà il giusto peso: in Germania uno stupratore viene lasciato a piede libero se non era pregiudicato, mentre si rinchiudono in prigione i genitori onesti.

    Che cosa chiedete nelle vostre manifestazioni?
    Che non vengano turbati i sentimenti dei bambini. Non è giusto. È una violenza nei loro confronti. È chiaro che se abbandonano le classi è per il clima che respirano in casa, ma questo è forse sbagliato? È sbagliato che un bambino si porti addosso determinati valori trasmessi in famiglia e viva in base ad essi? Io credo di no. Il nostro primo obiettivo però è che si parli di queste cose: ecco perché scenderemo in strada, faremo manifestazioni, discuteremo con i media, perché tutto il Land ne venga a conoscenza.

    Perché ha fondato l’associazione Besorgte Eltern (“Genitori preoccupati”)?
    Ho quattro bambini, sono testardo proprio come il mio amico Eugen e quando toccherà a me so che potrei fare la stessa fine. Ma questa è una follia. Inoltre ho scoperto che migliaia di genitori tedeschi sono uniti da questo trauma e stanno dalla nostra parte. Abbiamo le spalle coperte dalla gente e questo ci dà forza. Abbiamo cominciato a protestare a gennaio e ora ci hanno raggiunto migliaia di persone. Questo movimento è importante, perché solo se si è informati è possibile difendersi. E se i nostri bambini oggi vengono corrotti, il futuro del nostro paese sarà presto corrotto. Allora non potremo più rimediare.

    articolo del 13/11/2014
    …………………………………………
    Ciò che risulta ancor più tragico (o meglio che aggiunge carico al peso…) è che con molta probabilità a manifestazioni di protesta come quelle che si vanno organizzando (simili a quelle delle “Sentinelle in piedi”), la “piazza” risponderà, se va bene con l’indifferenza o, nel peggiore dei casi, con la violenza (fisica o verbale). E il problema non sta tanto o solo nella violenza in sé, ma nel fatto che con questo rifiuto NON si comprende che la difesa di questo preciso diritto alla scelta libera dell’educazione dei figli, è a vantaggio di TUTTA LA COMUNITA’ civile.
    Ma viene bollata come atteggiamento “omofobo” che affonda le radici in visioni fideistiche e “integraliste”… ma si sa, l’ignoranza (nel senso etimologico) o peggio la stupidità, sono sempre accompagnate da una inevitabile cecità.

    1. Nel mentre, celebrando l’odierna Festa di Cristo Re dell’Universo, confidiamo nella parole che sono proclamate nella colletta della Liturgia Eucaristica:

      «O Padre, che hai posto il Tuo Figlio come unico Re e Pastore di tutti gli uomini, per costruire nelle tormentate vicende della storia il Tuo Regno d’Amore, alimenta in noi la certezza di Fede, che un giorno, annientato anche l’ultimo nemico, la morte, Egli Ti consegnerà l’opera della Sua redenzione, perché Tu sia tutto in tutti.»

    2. Elena Maffei

      Solidarietà alle famiglie tedesche che resistono…come è accaduto in altri anni cupi, quando genitori ed educatori tedeschi, austriaci e italiani hanno saputo tenere alta la fiaccola della Ragione. Ieri a Trieste, in piazza, le Sentinelle in piedi hanno manifestato, in mezzo agli insulti e alle provocazioni. Ma noi andiamo avanti: i cattolici oggi pregano Cristo Re dell’Universo e serenamente continuano per la loro strada di testimonianza silenziosa, con tanto amore anche per chi ci odia.

  7. Laura C.

    Tutto questo mi crea un’angoscia incredibile… Admin: ma tu e Costanza cosa fate? Fate qualcosa? Bariom, Alessandro, di voi mi fido: che cosa devo fare con mia figlia che è in terza media? Mi sono scaricata la lettera segnalata sopra e domani vorrei portarla personalmente a scuola… Va bene?

    1. Elena Maffei

      Cara Laura, per prima cosa “no panic”!
      Da insegnante e genitore so che mette ansia affidare l’educazione dei propri figli ad un’istituzione di cui non c’è troppo da fidarsi. Ma consideriamo che la famiglia cattolica e una sana vita comunitaria sono ancora ottimi antidoti. Come insegnante io già l’altr’anno ho sensibilizzato i genitori su cio’ che si stava proponendo nelle scuole della nostra regione, ho “rotto le scatole” al vescovo, ai movimenti, a chiunque incontrassi sul mio cammino. Nella mia scuola il progetto non è stato attuato…sarei stata pronta all’obiezione di coscienza, come ho dichiarato in collegio docenti. Avrei aperto una nuova via, che non escludo di dover percorrere, prima o poi. Come genitore, ho spedito alla dirigente scolastica una lettera in cui la diffidavo dal coinvolgere mia figlia in progetti da me non approvati e ho avvisato della mia contrarietà i rappresentanti dei genitori. Le lettere si trovano nei siti: inviate per raccomandata con ricevuta di ritorno o, se consegnate a mano, pretendete che sia protocollata. È utile che si capisca bene il concetto di “diffida”. Neanche in classe di mia figlia e’ passato il progetto. E mi raccomando: serenità con i nostri cuccioli, che affidiamo sempre e comunque al Padre. E una preghiera per noi prof…in molti veglieremo sempre su di loro.

  8. @Laura ti rispondo visto che mi hai interpellato tra altri direttamente, ma non pretendendo di poter “dare consigli” che è sempre onere gravoso, soprattutto se non si conoscono le precise situazioni…

    Ad esempio: la scuola di tua figlia, ha già messo in atto (o sai per certo lo voglia fare), “linee guida” o programmi che prefigurino le intenzioni o le *non dichiarate intenzioni facilmente ipotizzabili* descritte dall’articolo?

    Qual’è eventualmente la posizione dei professori? Nessuno dissenziente, con cui confrontarsi e magari fare fronte comune?
    Lo stesso dicasi per altri Genitori.

    Io purtroppo o per fortuna non ho più figli in età scolare delle fasce che possono essere coinvolte, ma quando c’erano già anni addietro, le più blande (ma comunque non condivisibili) ore di educazione sessuale o “all’affettività”, semplicemente non facevo partecipare i miei figli.
    Grazie a Dio NON siamo ancora messi come in Germania e lo possiamo fare (anche venendo additati a mo’ di questi o quelli…).

    Se la lettera di cui parli è questa: http://comitatoarticolo26.it/wp-content/uploads/2014/11/Richiesta-di-consenso-informato-per-dirigenti-scolastici_1.0.pdf, direi vada benissimo e che presentarla ante-qualunque iniziativa sia buono.
    Come sopra, meglio se presentata in più Genitori perché certamente in questi casi anche “fare numero” (brutta espressione…) conta.
    Se poi si è “mosche bianche”… amen.

    Credo che sarebbe buono, nell’eventuale confronto con altri Genitori, puntare sulla questione dell’opportunità da un punto di vista squisitamente psicologico e pedagogico, più che su problematiche che per molti di noi affondano le radici su una visione religiosa.

    Mi spiego meglio: io non riesco a credere che al di là del credo o del non-credo, un papà o mamma che abbiano un minimo a cuore l’equilibrio dei loro figli e che non siano per loro precise scelte di segno completamente opposto sulla visone dell’affettività e della sessualità, possano essere contenti o quanto meno non dubbiosi, rispetto l’eventualità che i loro fanciulli vengano messi a conoscenza di “pratiche”, “usi e costumi”, “posizioni”, “ipotesi di cambiamento di sesso”, invitati a “giochicchiare” con il proprio sesso (anche in senso fisico intendo) per poi magari (già che ci siamo) giochicchiare con quello altrui… 😐

    Quindi Laura, senza angoscia, cercando di usare il raziocinio, “pregandoci sopra” coinvolgendo e in comunione con tuo marito (se c’è ovviamente) …e un passo alla volta che a ogni giorno basta la sua pena 😉

    Spero di esserti stato un minimo d’aiuto.

    1. Laura C.

      Grazie Bariom, si mi sei stato di aiuto! Grazie di cuore. Grazie Alessandro! Grazie Elena! Ora va un po meglio…

      1. saras

        Cara Laura, sorrido pensando a…come ti capisco! Pensa che vivo in Germania e la mia più grande ha appena iniziato le elementari! Quando ho letto l’articolo di Tempi, mi sono confrontata con mio marito e con amici – con famiglie, sacerdoti e insegnanti- che vivono in altri Laender tedeschi dal nostro. Dal giro di mail e colloqui è venuto fuori che:
        1.ad un’attenta ricerca su chi sono questi genitori e su come la legge procede prima di arrestare un genitore che non manda i figli a scuola, l’articolo risulta un po’ superficiale ed allarmista. Sembra che appena tu non mandi il figlio alle 6 ore di educazione sessuale all’anno scattano immediate le manette. Non è così, per ora. C’è ancora una certa libertà di insegnanti e di genitori che ci possiamo giostrare. Quindi sto imparando anch’io a usare cautela anche con giornali di un certo orientamento che tante volte sono un po’, come dire, approssimativi.
        2. Non essere allarmisti non significa non essere accorti, anzi accortissimi. Bisogna dirsi che anche se i contenuti di queste lezioni non sono ORA improntati alla teoria gender, lo saranno presto, molto probabilmente. Quindi: antenne alzate.
        3.come dice Bariom bisogna cercare genitori non per forza cattolici ma insomma intelligenti e che hanno a cuore il bene dei figli, far fronte comune, mai da soli possibilmente
        4.cercare di essere eletti rappresentanti di classe, e stimati, per poter avere più il polso della situazione e farsi seguire con più facilità da altri
        5.chiedere di leggere i programmi e chiedere di omettere se è il caso ( cosa che qua è stato possibile ad un conoscente senza troppi problemi). Infatti la maggior parte delle schifezze passano più per disattenzione delle famiglie, direi per banale distrazione.
        6.bruciare sui tempi e i modi queste lezioni, affrontando nel modo opportuno coi propri figli tali questioni. Siamo noi che dobbiamo dare la corretta impostazione, non potremo evitare che ne sentano di tutti i colori questi ragazzi, ma sarà il nostro metro di giudizio quello dovrà guidarli nel pantano!

        Su tutto io voglio fidarmi del cuore dei miei figli e della bontà dell’esperienza di amore e famiglia che stanno vivendo (nonostante le urlate!), voglio fidarmi della realtà “ostinata” che si impone su ogni ideologia del momento. Per cui a me spetta il grande compito di insegnargli” la differenza tra il bene e il male, e ad aver in odio la menzogna” (sant’ambrogio). Se c’è questo e c’è Dio, posso dormire sonni tranquilli!
        coraggio!

        1. @Saras, la tua testimonianza rincuora…

          Io per primo spesso ho sostenuto (e non ho cambiato idea), che delle notizie sui giornali bisogna fare un bella “tara”, ma visto che l’articolo è impostato come intervista, spero non sia inventato di sana pianta o che l’intervistato non sia un egocentrico con manie di persecuzione… anzi sarebbe quasi meglio sperarlo visti i fatti in questione.

          Peraltro non è che non essere sbattuti in galera “appena si…” piuttosto che “dopo un po’ di volte che…” sia consolante.

          Ad ogni modo tienici aggiornati, la tua esperienza e preziosa 😉

          Nel frattempo magari qualcuno riuscirà ad avere notizie più dettagliate sul “caso Ebert”.

          1. saras

            ok, vi tengo aggiornati , ma spero di non doverlo fare dal carcere:)
            No, nell’articolo non ci sono invenzioni di sana pianta, ma sottili differenze con la realtà che è molto più complessa (e complessa anche da raccontare, altrimenti basterebbe google… infatti certi giornalisti fanno così, cioè quello che potrei fare anch’io avendone tempo e voglia).
            Ciò non toglie gravità alla questione di fondo, però può gettare panico ingiustificato e di certo non aiuta a capire le cose e a intraprendere le giuste misure…davvero controproducente!
            E rispetto al “controproducente”, un’altra cosa interessante che notava uno dei miei amici : “Ci sono iniziative che combattono anche per i fini giusti, ma in un’ottica di “è in corso la dura lotta tra bene e male, e noi combattiamo contro il male”. (…) Innanzitutto (…) non è vero che noi siamo i buoni e gli altri i cattivi. Al massimo abbiamo ricevuto la grazia di una certa educazione, e per trasmetterla non serve dichiarare guerra al resto del mondo”
            su questo devo pensarci un po’ su…

  9. Angelo

    Articolo perfetto, commenti perfetti di persone che hanno compreso la situazione che viviamo. Ma serve ancora qualcosa parlarne tra di noi ?
    Concordo con chi chiede di fare qualcosa di concreto, ma il problema è: con quali mezzi ? Io insegno da 22 anni e sono ormai giunto alla depressione più totale. Ho vissuto sulla mia pelle il degrado crescente, strutturale, culturale, soprattutto morale della scuola, voluto da governi di ogni colore, ma stimolato e/o appoggiato da tante parti sociali e sto vivendo l’avanzata apparentemente inarrestabile dell’ideologia della morte e della distruzione, in modo subdolo e nascosto ma feroce. Nella mia scuola la dirigente, una delle persone più sciocche e arroganti che abbia conosciuto, va avanti su questa strada perversa. La maggior parte degli insegnanti cosiddetti laici la appoggiano, la maggior parte degli insegnanti cattolici o laici veri voltano le spalle per timore o menefreghismo o interesse personale. Io dovrei intraprendere una battaglia persa insieme ai pochi insegnanti di religione, peraltro non sicuro del fatto che tutti mi seguirebbero. Tra i genitori la situazione è più o meno la stessa. I ragazzi, che rimangono l’unica ragione per cui continuo a svolgere questa professione ( oltre, ovviamente, il bisogno di risorse per mantenere insieme a mia moglie una famiglia numerosa), quei ragazzi che percepisco ancora come la parte migliore, più genuina di questa società occidentale pigra e decadente, non trovano negli adulti validi sostegni. Mettiamoci pure che i nostri pastori, come scriveva giustamente qualcuno nel commento ad altro articolo, sembrano preoccupati di piacere agli uomini piuttosto che a Dio e spesso non ci sostengono e non ci guidano, prigionieri di una misericordia male intesa e male attuata, che si dimentica di alzare la voce quando è necessario testimoniare la verità, come fecero S.Giovanni Battista e Gesù Cristo. In questo clima di buonismo controproducente, di accondiscendenza generale, di colpevole ignoranza, si può ancora fare qualcosa di concreto?
    Nonostante tutto, è necessario agire, creare una intesa tra studenti, genitori e insegnanti di buona volontà. Non importa il numero, importa la fede in ciò che si fa e la forza della verità. Ma non è più tempo di perdere tempo in chiacchiere inutili, è tempo di fare per quanto si può, confidando in Cristo. Nonostante la mia depressione, forse se ancora riesco a entrare in aula e a trascorrere un’ora edificante insieme a Dante e a constatare l’interesse e la curiosità dei giovani, forse è perchè in me questa piccola speranza non è ancora vinta. Sia come genitori che come educatori possiamo fare molto all’interno delle nostre famiglie e dei gruppi di giovani che ci sono affidati, ma dobbiamo anche prendere iniziative comuni visibili, che costringano gli “altri” a parlarne ( proteste scritte e parlate, manifestazioni, iniziative di vario genere anche legale ).
    Scusate per lo sfogo, ma domani mattina entrerò in classe ostinandomi a parlare di Dante e Costantino, di salvezza eterna e di Paradiso, ben consapevole che questo potrebbe costarmi, vista l’aria che tira e l’incombente riforma della scuola, il posto di lavoro. A tanto è giunta la persecuzione, credetemi. Ai dirigenti scolastici verrà presto dato un potere ancora più grande e chi non sarà disposto a genuflettersi ai profeti di morte dovrà essere disposto al martirio.
    Che Dio vegli su di noi.

    1. Elena Maffei

      Dai Angelo! Da collega a collega, teniamo duro come abbiamo sempre fatto. Cerchiamo ogni giorno di essere i migliori insegnanti della scuola, a maggior gloria di Dio. Questo basta e se non basta pregheremo ancora. Cari Costanza e Admin, in queste giornate difficili per noi prof in trincea, fateci leggere qualcosa di bello… quello che scrive Angelo è drammaticamente vero e solo sentire vicina la comunità ci può aiutare. Pregate per noi.

      1. Sara

        Angelo, forza! Continuiamo a leggere Dante e affidiamoci a Dio! Il nostro lavoro vero è in classe e i ragazzi capiscono (soprattutto quando – l’ho sperimentato e lo sperimento ogni giorno – prima di entrarvi recitiamo una preghiera al nostro Angelo Custode per aiutarci a dare il meglio e una al loro per illuminarli e renderli capaci di afferrare il meglio)!
        Mi associo alla richiesta di Elena: pregate per noi.

  10. Dario paoletti

    Come padre di tre figli ed aspirante cristiano (nel senso che oggi è molto difficile definirsi veri cattolici) rimango sempre stupito dalla distanza che esiste tra persone che condividono la stessa fede. Personalmente questo dibattito non mi appassiona nel senso che questo levare gli scudi per un presunto sconfinamento sul tema omofobia da parte del ministero lascia veramente il tempo che trova. La scuola in realtà può fare molto poco altro che rieducazione. Chi scrive con tante certezze evidentemente non ha mandato i figli alla scuola pubblica. La verità che su questi temi ed altri come l’educazione sessuale siamo semplicemente inadempienti. Basta vedere il livello di ignoranza di questo tema degli adolescenti (siamo tra i peggiori d’europa). Le famiglie sorvolano ed i ragazzi si documentano con internet con dei pessimi risultati, il che è tutto dire. Tralascio poi di commentare l’insegnamento della religione cattolica a mio avviso inutile ed addirittura dannosa in quanto spesso portata avanti da docenti incapaci o insignificanti che ne svalutano l’importanza che dovrebbe avere ( ma si sa, basta aver il certificato di idoneità del parroco, non le competenze). Questa è la mia esperienza dopo 3 interi cicli scolatici. Di sicuro posso dire che al di là della retorica del crocifisso od altre battaglie di retroguardia la chiesa cattolica in questi anni non ha contribuito a migliorare la qualità dell’insegnamento della scuola pubblica e non lo miglioreranno di sicuro questi per me inutili allarmismi. Il mondo sta cambiando in fretta e noi siamo rimasti a Peppone e Don Camillo… Con amicizia Dario

      1. Beh ho provato a dire la mia opinione, ma vedo che come già altre volte anche qui siamo per il pensiero unico. Io tutte queste certezze non ne ho e a dire il vero nonostante il gran parlare di famiglia e di valori i risultati di questi ultimi 20 anni mi pare siano stati nel nostro paese decisamente miseri. Vi rispetto ma non mi avete convinto. Sarei curioso di sapere quanti di questi ferventi combattenti in prima linea si siano chiesti quanto è educativo regalare l’iphone alla prima comunione….ma magari questa è un altra storia.

    1. Maria Crisitna

      Il Mondo sta cambiando in fretta, ma non sempre in meglio e quindi non mi sembra il caso di assecondare i cambiamenti sempre e comunque. Come aspirante Cristiano dovrebbe capire che siamo noi che ci dobbiamo adeguare a Dio e non il contrario.
      Anche se l’Italia non è ai livelli di altri paesi occidentali, qualcosa inizia a succedere. Nella scuola elementare pubblica del mio paese è stata tenuta una lezione dal titolo “La principessa vuole il pisello”, con tanto di libretto illustrato, piuttosto pornografico, e tra le varie cose ai bambini è stato detto che si nasce maschi e femmine, ma ad un certo punto si può anche decidere di cambiare sesso. Non voglio commentare , ma “Pisello” non mi sembra un termine scientifico! Il tutto è stato finanziato dal ministero dell’istruzione.
      Ho frequentato scuole pubbliche in Italia, non ho mai fatto educazione sessuale, però ho studiato biologia sia alle medie che al liceo, e in entrambe le occasioni mi è stato spiegato come è fatto il corpo femminile, quello maschile, come nasce un bambino, come funziona la pillola anticoncezionale, l’esistenza di malattie veneree, etc…
      Riguardo la tanto decantata educazione sessuale insegnata nelle scuole pubbliche dei paesi “civilmente più evoluti ” (???) del nostro , questa svilisce il tutto ad un puro evento biologico-fisiologico-igienico in cui l’unico problema è quello di evitare gravidanze ( eventualmente si ricorre ad un aborto) e malattie. Ma nulla spiegano riguardo l’affettività, l’emotività (propria e dell’altro), la responsabilità.
      Ho vissuto 3 anni in USA, qui l’educazione sessuale viene insegnata ormai da decenni, mentre la religione è stata abolita in quanto contrasta con il pensiero scientifico. In America esistono distributori di profilattici nei bagni di scuole medie,superiori, università ed i tutti luoghi pubblici (bar, ristoranti, etc). I genitori non hanno il diritto di consultare le cartelle mediche dei figli che hanno compiuto il dodicesimo anno di età, quindi i medici possono prescrivere contraccettivi e aborti senza chiedere il permesso ed informare i genitori.
      Nonostante gli USA siano l’avanguardia dell’educazione sessuale, nella capitale Washington, nel 2008 3 persone su 100, tra i 12 ed i 60 anni, erano HIV-positive. E’ stato stimato che il 50% dei sieropositivi non è consapevole di esserlo. Il problema delle bambine madri è un problema così diffuso che alcuni anni fa in alcune scuole furono somministrati cerotti anticoncezionali a ragazzine di scuola medie. Un insigne scienziato di Harvard ha recentemente dovuto dare ragione a Papa Benedetto il quale fu l’unico, anni fa, a dire che non si poteva evitare la diffusione dell’AIDS in Africa con il preservativo. Per questo fu infamato, oggi dati scientifici pubblicati dalla migliore Università al Mondo danno ragione a Papa Ratzinger.
      I giovani hanno bisogno di valori, ancor prima che di regole e credo che la banalizzazione della sessualità e non la morale sessuale sia alla base di bullismo, baby prostituzione ed alti comportamenti aberranti degli adolescenti.
      Vorrei sottolineare che la scuola non è l’unica organizzazione che ha il dovere di educare, esiste anche la Famiglia! Purtroppo oggi molti genitori preferiscono delegare ad altri l’educazione dei propri figli, ma credo che l’educazione sia priorità della Famiglia, e questo diritto-dovere non le può essere negato. Ognuno può educare i figli come crede o no?

  11. Angelo

    Grazie Elena per il sostegno. A volte è sufficiente una parola del prossimo per aiutarci ad andare avanti. Preghiamo Dio e sentiamoci in comunione come suo popolo

  12. admin

    Riceviamo dall’avvocato Edoardo Panunzio

    Il problema delle “manifestazioni formative” che la scuola attuerà in settimana prossima è che… nessuno sa di cosa si tratti!
    Si sa solo che si potrà parlare di gender, orientamento sessuale, omosessualità … ma in che modo? Con quale materiale didattico?
    Sul punto, la circolare ministeriale (che puoi trovare qui: http://www.istruzione.it/allegati/2014/prot3357_14.pdf) è molto vaga.
    Insomma, nella prossima settimana non sapremo cosa viene detto a scuola ai nostri figli.
    Qui non si parla più di istruzione, ma di educazione. Un compito che spetta a noi genitori, non alla scuola. E che perciò la scuola non può e non deve sottrarci.
    Un compito che ciascun genitore è libero di assolvere secondo le proprie convinzioni, come dice la Convenzione Europea sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali.
    Dunque:

    Che cosa è il documento allegato?
    E’ una dichiarazione con la quale il genitore chiede alla scuola di essere informato su quali “percorsi formativi” verranno fatti, e di sapere in dettaglio cosa si dirà ai nostri figli, con quali materiali (gli faranno vedere film? leggere libri? verrà uno psicologo? ecc…). E comunica alla scuola che se non verrà preventivamente informato, non intende dare il consenso a che lo Stato si sostituisca al genitore nell’educare proprio figlio.

    E’ legittimo essere informati prima?
    Certo che sì! Tant’è che ciascuna scuola deve sottoporre al genitore il POF (Piano dell’Offerta Formativa) nel quale comunica al genitore quali sono gli obiettivi didattici, i libri utilizzati, le linee giuda, ecc… Perché ci comunicano prima come insegneranno Storia ai nostri figli, ma non come insegneranno cosa è la discriminazione e l’orientamento sessuale?

    Come “si usa”?
    Va semplicemente compilato, indicando l’Istituto al quale vanno i nostri figli, i nostri dati (nome e cognome, data e luogo di nascita, residenza), e firmato. Poi va consegnato alla Segreteria dell’Istituto, o spedito alla stessa a mezzo posta raccomandata (magari raccomandata1, che viene consegnata entro 24 ore, sennò arriva che la settimana è già finita…).
    Si può usare anche la pec (posta elettronica certificata): ciascuna Amministrazione Pubblica deve averne una, quindi ce l’ha ogni scuola, per legge. Se tu sei in possesso di una pec, puoi inviarlo alla pec della scuola: ha lo stesso valore di una raccomandata.

    Ma io non ho tempo di andare a scuola o alla posta lunedì mattina!
    Ok, allora puoi compilare e firmare il modello, e mandarmelo a: edoardopanunzio@gmail.com, in allegato ad una email nella quale mi autorizzi ad inviarlo alla scuola di tuo figlio, indicandomi città e nome dell’Istituto scolastico (e se puoi anche l’indirizzo pec). Lo manderò io lunedì mattina, tramite la mia pec (faccio l’avvocato, e quindi come ogni avvocato ho una pec), alla pec dell’Istituto scolastico. L’Istituto, naturalmente, comunicherà con te, io non avrò nessun’altra comunicazione con la scuola. Sarò semplicemente “l’ufficio postale” che ti eviterà la fila in segreteria o alla posta. Non ti costerà nulla.

    E poi?
    E poi la scuola dovrà comunicare a te genitore cosa farà in questa settimana con tuo figlio. Dopo questa comunicazione, potrai scegliere se acconsentire o no, così come chiedono il tuo consenso a che tuo figlio partecipi ad una gita, potendo tu liberamente dire di sì come di no.

    E dopo?
    In questa settimana si potrebbe raccogliere tutte le comunicazioni che sono state inviate alle Scuole. Essere coesi, fare gruppo. Un genitore che scrive alla scuola è un rompiscatole. Dieci genitori che scrivono a dieci scuole sono un caso editoriale. Cento genitori che scrivono a cento scuole sono un piccolo popolo che si riappropria dei propri diritti di scegliere come educare i propri figli.
    Dopodiché raccogliamo le “risposte” delle scuole, e se vi sono comportamenti non legittimi delle scuole o casi di abusi (per esempio: la scuola non mi ha comunicato nulla, e poi ha fatto a mio figlio una “lezione” che non mi piace), si invia una relazione al Ministero dell’Istruzione.

    Ma perché dovrei farlo?
    La domanda è un’altra: perché la Scuola ti informa per filo e per segno su cosa insegna nell’ora di matematica a tuo figlio, e invece non ti dice nulla su come educa tuo figlio su questi argomenti?
    Siccome lo Stato si comporta in modo poco chiaro, allora io genitore cerco di fare chiarezza: non manderò mio figlio in un posto dove non so cosa si faccia.

    Un caro saluto.

    Edoardo Panunzio

    ALLEGATO DEL MODULO SCARICARE

    1. Ottimo contributo grazie Admin e grazie all’Avvocato Panunzio.

      Aggiungo che CHIUNQUE può avere un indirizzo di Posta Certificata e che lo stesso Governo Italiano ha reso da tempo disponibile un servizio gratuito per registrare la propria PEC.

      Trovate qui il portale dedicato, il tutto è piuttosto semplice e basta seguire le istruzioni:
      https://www.postacertificata.gov.it/home/index.dot

      Al di là dell’esigenza contingente, avere una PEC (indirizzo di Posta Elettronica Certificata) è utilissimo per comunicare con qualunque Ente Pubblico e, come è già stato detto, queste comunicazioni hanno lo stesso valore di una raccomandata.

  13. Pingback: Responsabili dell’educazione dei nostri figli: per inviare alla Scuola una “richiesta di consenso informato” via PEC | Costanza Miriano

  14. Mi scuso ma ho proprio sbagliato blog, non sapevo che Costanza Miriano era quella di ‘Sposati e sii sottomessa’. Il mondo è bello perchè vario….ma sinceramente mi ci ritrovo molto poco, quando poi ho visto la partnership con il ‘redento’ Adinolfi mi ci ritrovo ancora di meno.

    1. 61angeloextralarge

      E’ andata bene, direi visto la linea del giornale.
      Si capirà prima o poi che le donne che fanno parte della Chiesa, se non sono monache e consacrate, non sono brutte, vecchie, depresse, pelose anzi baffute ma soprattutto non si sono buttate sulla Chiesa perché non hanno trovato marito? Ahahahah! 😉
      L’importante è che poi non esageriamo dalla parte opposta: sono stufa di vedere in tv monache con rossetto, rimmel, scarpe con il tacco, che quando tolgono il velo hanno una folta chioma di capelli che cadono sulle spalle in modo sexy e che si vede lontano un miglio che si sono fatte ora ora la tinta. Uffa! Le monache quando fanno la vestizione tagliano i capelli! Suor Angela, lo vuoi capire o no? E l’altra suora… quella rosso fuoco di tempestosi amori? Va bene che anche nei film in bianco e nero le suore erano truccate… ma basta… 😉

  15. Pingback: Ministero della pubblica rieducazione? | Infodirilievo

  16. Gabriele

    Scusate tanto, ma com’è che allora l’insegnamento della religione cattolica alle scuole dell’infanzia (all’asilo…) vi va bene?
    Lì non vedete nulla di strano?

  17. Pingback: Consenso informato sui contenuti della “Settimana contro le discriminazioni”

  18. Angelo

    Scusate, leggo solo ora altri commenti di sostegno. Grazie di cuore a tutti. Ripeto: a volte è sufficiente una semplice parola di incoraggiamento e di condivisione. Ne ho trovata più in voi che in tanti che mi conoscono personalmente. Dio fa sempre sentire la Sua presenza e con questa presenza possiamo vincere qualunque angoscia. Sara’ Lui a sconfiggere il male, non noi con le nostre sole forze.Grazie

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