Giovanni Lindo Ferretti e l’incredibile incontro con Benedetto

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di Giovanni Lindo Ferretti*  
È l’accettarne tanto la dimensione di dolore e fatica quanto l’occasione di meraviglia a rendere la vita un dono prezioso che ogni giorno si rinnova. Nel suo mistero, se accettato, c’è la continua quotidiana dimostrazione di cosa significhi conversione, convertirsi. Ho incontrato Benedetto XVI, Papa emerito, mai l’avrei immaginato o considerato possibile fino a quando mi è stato chiesto, in dimensione realistica anche se teorica: – vorresti incontrarlo? -. Un concatenarsi inarrestabile di pensieri e ricordi.

Breve riepilogo. Era cardinale, prefetto della Congregazione della Fede, io vivevo secondo modi e ritmi che più passava il tempo più si rivelavano angusti. Senza soddisfazione. Potevo ricondurre tutte le mie scelte di vita all’impatto adolescenziale con il mondo moderno. «I can’t get no satisfaction» cantavano i Rolling Stones ed io ne fui rapito ma ero cresciuto nella tradizione cattolica, avevo imparato e sperimentato molte cose. Una primogenitura, una dote, che alla prova dei fatti si sarebbero dimostrate inalienabili.
Nei miei giorni di uomo Ratzinger era l’esemplificazione ostentata di tutte le colpe della Chiesa Cattolica e della Reazione alle magnifiche sorti e progressive, summa di ogni oscurantismo ideologico, fino ad ombreggiare simpatie naziste. «Il troppo stroppia» diceva mia nonna e dopo aver letto un ennesimo articolo che lo denigrava decisi di entrare in libreria: – ma questo Ratzinger ha scritto qualcosa? – uscii con alcuni suoi testi e cominciai leggendoli un’altra tappa del mio cammino sulla terra. Avevo trovato un maestro. Ritagliai una sua fotografia, l’incorniciai posizionandola bene in vista e divenne una presenza quotidiana, familiare. Ne parlavo con gli amici, litigavo per lo più; piansi di gioia e commozione quando venne eletto al soglio pontificio. L’ho difeso sempre e mi ha fatto ridere scoprire che c’è stato un periodo in cui una clausola, a mia insaputa, era stata aggiunta ai miei contratti: è proibito parlare del Papa in presenza dell’artista.

A settembre è arrivata una lettera con lo stemma vaticano: Sua Santità il Papa emerito acconsente ad un breve incontro. Mia nonna sarebbe rimasta annichilita dalla commozione cercando rifugio nel rosario, mio zio Clemente, il miscredente di famiglia, avrebbe detto – bimbo, sei del gatto – una complessità gergale che fonde dolcezza e pericolo, timore e delicatezza in patina domestica. Ho anche pensato: entro nello studio, mi inginocchio, bacio l’anello e il Santo Padre mi da due ceffoni intimandomi – non si vergogna, Ferretti? -. Io che so perfettamente di cosa vergognarmi ne sarei sollevato e mi terrei cari i due ceffoni che non stonerebbero nella benedizione della sua presenza. Quello che ho fatto è stato confessarmi, comunicarmi, prepararmi all’incontro con mente libera e cuore puro. Benedetto XVI accoglie il fratello mons. Georg Ratzinger, giunto in Italia per l'85.mo compleanno del pontefice

Non edulcorare, non ideologizzare, non psicologizzare la realtà dei propri giorni; la confessione inizia con l’esame di coscienza: pensieri, parole, opere, omissioni.

La consapevolezza che molti accadimenti possibili in ordini molto diversi potevano annullare l’incontro, e una naturale ritrosia, mi hanno consentito di non dirlo che a poche persone, meno di una mano e solo due giorni prima. Poche ore dopo ero già gravato dal racconto di un dolore così lancinante da lasciar spazio solo a parole di preghiera, richiesta di un aiuto che non si sa, non si può formulare in altro modo. Me ne sono fatto carico, l’avrei presentato all’intercessione del Santo Padre. Una preghiera per Etti, sua madre, suo padre, le persone che l’hanno cara e vivono nella disperazione. Il gran giorno è arrivato, sono andato a Messa da padre Maurizio e da Chiesa Nuova a Piazza San Pietro continuavo a pensare che molti, forse tutti, avevano più motivi di me per essere ricevuti e non tanto per meriti o valori di cui non posso sapere ma perché io so delle mie colpe, del mio misero valere. Anche la guardia svizzera che mi ha bloccato sulla porta di Sant’Anna la pensava come me e prima che potessi proferir parola mi ha intimato: – di qua non si passa -. A coloro che frequentano il Vaticano non è concesso rendersi conto di cosa possa significare per un cattolico che arriva da lontano varcare quella soglia.

È luogo di potere non riducibile a dimensione politico sociale, esplicita una funzione verticale tra terra e cielo. Uno spazio di concentrazione abissale. Dominus Deus Sabaoth, anche. Un breve viaggio in macchina salendo il colle. Il Vaticano è fortezza, monastero, prigione, ospedale, governo e burocrazia, nessuna dimensione storico sociale gli è estranea ma tutte insieme non lo esauriscono. Arte a profusione e giardini ben curati. Un muro, un cancello, un cortile di ghiaia, un prato, una casa che fa tutt’uno con una piccola chiesa; all’interno una dimora come tante sulle colline d’Italia.

La porta si apre e nel piccolo salotto anche il Papa sta entrando da un’altra porta, mi inginocchio, bacio l’anello e la sua mano, che alzandosi leggera mi sfiora il braccio invitandomi a seguirlo e ci accomodiamo su due poltrone, di fronte, vicini. Una dimensione familiare. – Lei viene da lontano, è stato un lungo viaggio che l’ha portata qui. Mi racconti -.
– Santo Padre il mio è un mondo di umane miserie e miserevoli esperienze, raramente concede tempo e spazio al manifestarsi della grazia ma non è impermeabile alla divina misericordia – le parole escono leggere, a volte timorose, ma una benevolenza palpabile le sostiene. I suoi occhi vibrano di una luce che solo una vita di preghiera al cospetto dell’Altissimo può produrre come riverbero. Occhi di grazia che contemplano, consapevoli, l’immane dolore, la disgrazia senza rabbuiarsi solo aumentando la profondità dello sguardo, volgendolo all’interno. Esile, fragile, affaticato nel muoversi, contratto nel sedersi. Sono gli occhi di cristallina purezza a determinarne autorità e autorevolezza. Bagliori di lucida intelligenza nutrita di sapienza non lascerebbero scampo imponendo il silenzio ma un’attitudine dolcissima dell’essere, nei gesti ritenuti, nell’ascolto, permettono un parlar franco e sereno. Ho rimesso nelle sue mani la mia vita e tutte le persone che ne fanno parte: i concerti, la montagna, anche i cavalli; lo sconforto, la stanchezza, la gioia, la riconoscenza
– lei è molto giovane – sorriso
– Santo Padre sono vecchio da ogni punto di vista, non fosse per la Fornero sarei in pensione – sorriso
– No, no lei è molto giovane, il suo viaggio non è ancora finito, ha molte cose da fare -.
– Santo Padre mi benedica e con me benedica i peggiori, quelli che non hanno possibilità alcuna se non nella misericordia, nella compassione, nell’amore di Dio -.

Di nuovo in Piazza San Pietro, beatificato senza merito ma per contiguità, osservo quantità e qualità della folla di cui sono parte. Famiglie, comitive, coppie, singoli, gruppi e gruppetti, laici e consacrati. Il popolo cattolico, mescolanza di tutti i popoli, tutte le condizioni e le contraddizioni dell’umanità sulla tomba di Pietro, dove vive, celebra, governa il Papa, suo successore. La Tradizione vivente, irrisolta e irrisolvibile fino alla fine dei tempi. Sono giornate speciali, è in atto il Sinodo sulla famiglia: come metter mano ad una bomba ad orologeria. La famiglia con annessi e connessi è la centralità conclamata di ogni sgretolamento del contemporaneo, il punto cruciale della condizione umana così come la conosciamo: pubblico e privato, intimità e socialità, sessualità e procreazione, figli e genitori, matrimonio e patrimonio. Han voglia teologi e politici dell’immutabile cerimoniale a lucidare specchi in cui rimirarsi.

Molte cose sono cambiate, molte cose sono in repentino mutamento, certo non cambia l’anima dell’uomo, non muta la Buona Novella di cui la Tradizione è testimonianza viva e vivificante ma tutto il resto è soggetto a contingenza. Abbiamo un Santo Padre regnante ed un Santo Padre emerito. Il primo è un dono, imprevisto e imprevedibile, del secondo. Benedetto con gesto profetico, umiltà e potenza al massimo livello, ha mutato il paradigma papale per ciò che era in suo potere. Il gesto di Benedetto ha mutato anche il paradigma europeo certificandone la fine di spazio centrale nella storia ma questo è un altro discorso. Il Santo Padre è Francesco e già cumula rimostranze intellettuali, teologico morali, viscerali antipatie. Piace troppo, si dice alla fiera della malevolenza. C’è da rimanere sconcertati nel leggere gli attacchi dei tradizionalisti al Santo Padre così come al tempo di Benedetto si leggevano gli attacchi dei progressisti innovatori.

Basta rileggere i giornali dopo il discorso di Ratisbona, accorato e lucido appello a quella che fu la civiltà della cristianità, o tornare alla vicenda della Sapienza, alla glaciale solitudine in cui è stato relegato, per trovare lo stesso livore, la stessa arroganza, da campi opposti che la miseria umana non concede sconti d’appartenenza politico teologica.
Il Santo Padre Francesco è un dono di Dio agli uomini di questi giorni nostri, va ascoltato con mente limpida e cuore puro, almeno per quel che si può e già basterebbe. Se no si è: protestanti, evangelici, riformati, controriformati, sedevacantisti, ortodossi no che è un altro discorso, magari moralmente ineccepibili e persino intellettualmente molto dotati, ma non cattolici.

Che ci sia o no salvezza fuori dalla Chiesa è questione rinviabile al giudizio di Dio ma che ci sia salvezza nella Chiesa contro il Papa è paradosso clericale. “Quanta tristezza, quanta malinconia” per dirla con una canzonetta della mia infanzia. Quanta meraviglia anche nell’attesa di “tornar per sempre a casa mia”. Molte le cose da fare nel frattempo.

fonte: Avvenire
*Molti conoscono l’autore di questo articolo, Giovanni Lindo Ferretti, come il “front man” dei «CCCP Fedeli alla linea», gruppo “filosovietico” di musica punk tra i più ascoltati degli anni Ottanta in Italia, poi dei Csi e dei Pgr. È stato ed è una delle voci e dei volti del punk italiano. Già militante di estrema sinistra, Giovanni Lindo Ferretti (classe 1953) ha compiuto in seguito un lungo e tortuoso percorso artistico e umano che l’ha avvicinato alle posizioni della Chiesa cattolica, in particolare a Benedetto XVI. Oggi Ferretti vive appartato sull’Appennino emiliano e si dedica, oltre che all’allevamento dei cavalli e alla musica, alla scrittura. Su «Avvenire» ha pubblicato fra il 2011 e il 2012 una rubrica intitolata «Dal crinale», poi raccolta nel 2013 da Mondadori nel volume «Barbarico».

20 pensieri su “Giovanni Lindo Ferretti e l’incredibile incontro con Benedetto

  1. L’ha ribloggato su Andrea Puccie ha commentato:
    …Quest’uomo riesce sempre a commuovermi, per la sua candida semplicità, che è il tratto di tutti quelli che ritrovano se stessi ritrovando Dio…

  2. …Quest’uomo riesce sempre a commuovermi, per la sua candida semplicità, che è il tratto di tutti quelli che ritrovano se stessi ritrovando Dio…

  3. Elena Maffei

    Non è mai troppo tardi per tornare a casa. Mi commuove la frase sulla primogenitura indelebile. Quel battesimo ci salva perché ci rende figli del Padre e fratelli, anche se ci perdiamo per le vie del mondo. Solo chi torna alla Chiesa può capire la fatica della ri-conversione. Vuol dire uccidere una parte di sé. Grazie ai fratelli e ai sacerdoti che tengono sempre aperta la porta della casa del Padre.

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  5. Una pagina SUBLIME!

    Chi viene da molto “lontano”, da sofferenze profonde, da una ricerca lacerante, da una concreta presa di coscienza del proprio peccato, ha spesso la capacità di cogliere il TUTTO, l’essenza delle cose.
    Abbandonata la propria pretesa di capire e di sapere, riesce a vedere al di là e al di sopra dell’umano percepire, dei sofismi e di tutte le dietrologie che si vogliono spacciare per sapienza, per profezia, per verità…

    Grazie Giovanni

  6. Thelonious

    bellissimo. Grazie Giovanni. Se non ritorneremo come bambini – e uno che scrive queste cose ha lo sguardo di un bambino – non entreremo nel regno dei Cieli. Dovremo ricordarcelo spesso, e dovrebbe ricordarselo soprattutto chi ha avuto il dono di poter scrivere pubblicamente.

  7. “….solounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapiasolounaterapia….”

  8. Elisabetta

    Che invidia (buona!), quanto mi piacerebbe anche solo ricevere la benedizione di Benedetto.

  9. Mari

    Le stesse emozioni,lo stesso pathos ho provato leggendo la conversione dell’innominato del Manzoni ….Giovanni Lindo Ferretti commuove,avvince..

  10. Emanuela

    Grazie Giovanni tutte le volte che ti leggo è un emozione forte ma soprattutto grazie a Dio Padre per averti donato al mondo nel bel mezzo delle nostre montagne.

  11. Maria Crisitna

    Gentile Signor Ferretti, mi son sentita chiamata in causa nell’ultima parte dell’articolo. Le posso assicurare che son Cattolica, sicuramente peccatrice e con cuore impuro, ma Cattolica Romana Apostolica, certamente non protestante. Rispetto le sue idee, ma la prego sia più rispettoso e tollerante verso chi nutre dubbi, perplessità e sgomento per quello che sta succedendo nel mondo e nella Chiesa. Ognuno di noi ha un proprio percorso di fede personale e particolare, con molti fallimenti e ben pochi successi. Ho provato grande gioia nel sapere del suo ritorno “a Casa”, ho ammirato il suo coraggio nell’affrontare il suo vecchio pubblico e nel difendere Papa Benedetto. Per questo certi giudizi feriscono molto. Le posso assicurare che io, così come le persone chiamate in causa nell’ultima parte dell’articolo , siamo molto combattuti , confusi e addolorati . Ma la Barca di Pietro sta affondando inesorabilmente, non per attacchi esterni ma interni come disse il Cardinale Ratzinger nell’ultima Via Crucis di Papa Giovanni Paolo II; migliaia di persone in tutto il mondo sono perseguitate, torturate uccise per testimoniare la loro fede in Cristo e noi in occidente cosa facciamo?!..gli struzzi? mettiamo la testa sotto la sabbia per non sentire e vedere in nome del quieto vivere e del politicamente corretto?

      1. Viene sempre da domandarsi perché in taluni casi ci si sente chiamati in causa direttamente, tanto addirittura da sentirsi offesi o colpiti da “giudizi che feriscono molto”…

        Il succo del discorso di Ferretti (che si può leggere come “giudizio intollerante e intollerabile” se così piace) non fa una piega (altro giudizio del tutto personale…)

        L’affermazione poi che “la Barca di Pietro sta affondando inesorabilmente” – si noti bene *inesorabilmente*…
        la lascio tutta e volentieri, ai moderni e di ogni tempo “profeti di sventura” (da qual spirito illuminati bene non comprendo) che, come in ogni tempo sono stati poi sbugiardati e così le loro profezie.

        E non mi si venga come sempre a parlare di Santi che hanno avuto doni di profezia di serio e grave ammonimento, come fu preciso compito di taluni Profeti della Scrittura, giacché prima appaia la santità di chi si lancia in facili e funeste profezie, poi si potranno eventualmente tenere in debito conto, le loro parole.

        La persecuzione e la morte di tanti Fratelli e Sorelle in Cristo è in determinati periodi (un periodo che è sempre esistito da dopo la venuta di Cristo anche se con accessi più o meno violenti e terrificanti), la conseguenza diretta di attacchi che vengono da Demonio (sotto qualunque altra bandiera li si voglia dipingere) e fanno parte del DNA di colui che si assimila a Cristo (hanno trattato così il legno verde…). Chi alzò allora la voce in suo favore? Oggi vi è un “silenzio assordante”? Forse si, forse no, forse il tono è troppo dimesso?
        Può essere, non saprei, come non saprei se “alte grida” fermerebbero le persecuzioni… o se posso giudicare colpevole ciò che esce dai miei parametri di giudizio (dei silenzi parlo non certo delle persecuzioni), per cui si invoca tolleranza per le proprie posizioni, ma se ne ha ben poca per quelle altrui – specie per quelle della Chiesa che ci è Madre.

        Certo so che il Sangue dei Martiri sempre ha sempre fecondato e portato moti frutti in ogni generazione e che Cristo, a cui tutti dovremmo aspirare somigliare, non ha visto il compimento della sua vita su questa terra “sdraiato su un letto di rose”…

  12. Maria Crisitna

    Gentile signor Bariom,
    La ringrazio per il commento, ma credo di aver capito il testo di Ferretti (il diploma di terza media me lo hanno dato!)
    Nell’ultima parte del testo vengono chiamati in causa quei cattolici, che come me, nutrono perplessità su questo papato. Per quanto a Papa Francesco vada tutto il nostro rispetto, in quanto Vicario di Cristo, non approviamo in toto il suo agire e dire. Questo non fa però di noi dei protestanti o quant’altro. E’ un giudizio molto pesante a cui credo di avere il diritto di controbattere. Nutriamo dei dubbi, ci poniamo degli interrogativi, vorremmo semplicemente delle risposte. E’ normale che un Papa si dimetta ? E’ normale che ci siano due Papi? Non tutti vedono una continuità tra questo papato e quelli precedente , anzi una rottura con la tradizione millenarie della Chiesa. E’ sicuramente l’opinione di alcuni, non di tutti, ma anche noi abbiamo diritto a esprimere un’opinione. Anche noi siamo stati toccati dalla Grazia della Fede.
    Essere Cattolici non vuol dire essere passivi e acritici. Il Papa è infallibile solo quando parla “ex Cathedra”, ma per il resto anche un Papa può sbagliare. Del resto anche Borgia era un Papa.
    Non critico il fatto che a Ferretti piaccia tanto Papa Francesco tanto da consideralo un dono di Dio; sono anzi felice per lui perché , non ha l’annoso e doloroso problema dal dover dissentire da colui che è il Vicario di Cristo in terra e a cui va sempre e comunque il nostro amore e rispetto . Al Papa si deve obbedienza, fintanto che i suoi insegnamenti sono conformi a quelli del Vangelo.
    La Chiesa è una barca che affonda sono parole di papa Benedetto, una fonte decisamente fondata ed autorevole. L’inesorabile effettivamente lo ho aggiunto io, è una mia sensazione (Cogito ergo sum). Non mi sembra di aver parlato di profezie, per quanto alcune profezie e apparizione Mariane siano approvate dalla Chiesa Cattolica, e sebbene non siano dogma di Fede, chi vuole può crederci. Del resto la Seconda venuta di Cristo è parte integrante del credo cattolico, e sebbene nessuno sa quando se non Dio, Gesù ci invita a leggere i segni dei tempi. Riguardo ai martiri ci son sempre stati, ma è noto (dati pubblicati) ,ed è stato sottolineato da entrambi i Papi viventi, che il numero dei martiri in questi ultimi dieci anni è grandemente superiore al numero dei martiri in tutta la storia del Cristianesimo , di gran lunga maggiore del numero dei martiri durante l’impero romano. …E su questo l’occidente tace! In occidente del resto noi cattolici veniamo derisi e vorrebbero imporci il silenzio. Le Sentinelle in Piedi, non hanno il diritto costituzionale come tutti ad esprimere pubblicamente una loro opinione? eppure vengono volgarmente contestati (hanno picchiato un bambino di 14 anni) o pubblicamente ostacolati (vedi Siena) proprio da coloro che hanno fatto del diritto di sciopero e che del “non son d’accordo con quel che dici ma morirei perché tu possa farlo” una ragione di vita. Secondo lei la Barca di Pietro (la Chiesa comprende tutti i battezzati) veleggia su acque sicure e tranquille ?
    Riguardo al “non tiriamo in ballo i Santi”.. tiriamoli in ballo eccome, La Chiesa è(!!!) la comunione dei Santi! Comunque non ho ne ho tirato in ballo alcuno.
    Per quando mi piaccia il pensiero di Ferretti non credo nella sua infallibilità e in materia di Fede preferisco appellarmi ad altri Testi!

  13. Baldo

    Ho letto con piacere questo articolo su Avvenire e l’ho riletto qui con altrettanto piacere sia per il suo stile sia perché mi piace l’abbandono di Ferretti, con “mente limpida e cuore puro”, a Dio e alla sua Chiesa. Grazie!

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